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In punta di sellino n. 0 - maggio 2023

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in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 11<br />

RITRATTO<br />

Miro Panizza, lo stakanovista del Giro d’Italia<br />

Il corridore <strong>di</strong> Fagnano Olona, mancato nel 2002, vanta ben 18 partecipazioni alla corsa<br />

rosa: un record assoluto. Fu un gregario <strong>di</strong> lusso e quando smise <strong>di</strong> fare il corridore si<br />

de<strong>di</strong>cò al volontariato. Il suo ricordo nelle parole del figlio Massimiliano<br />

La storia <strong>di</strong> Miro Panizza – Wla<strong>di</strong>miro<br />

all’anagrafe – è stato un gregario <strong>di</strong><br />

lusso, ma riuscì comunque a ritagliarsi<br />

un ruolo da protagonista e a vincere<br />

molte corse. Partecipò a ben 18 e<strong>di</strong>zioni<br />

del Giro d’Italia (record assoluto),<br />

dove si aggiu<strong>di</strong>cò due tappe. Il corridore<br />

<strong>di</strong> Fagnano Olona nel Giro del 1980<br />

sfiorò ad<strong>di</strong>rittura il colpaccio: sei giorni<br />

in maglia rosa prima che l’immenso<br />

Hinault rimettesse a posto le gerarchie.<br />

Sofferente <strong>di</strong> cuore, ci ha lasciato<br />

nel 2002 a soli 57 anni. Ecco Miro nelle<br />

parole del figlio Massimiliano.<br />

Ci racconta un aneddoto?<br />

Nel 1967, da neoprofessionista all’esor<strong>di</strong>o<br />

nel Giro d’Italia, nella tappa delle<br />

Tre Cime <strong>di</strong> Lavaredo va in fuga. Dietro,<br />

nella nebbia, i campioni ricevono<br />

spinte dai tifosi. Mio papà aveva più <strong>di</strong><br />

un minuto <strong>di</strong> vantaggio sui vari Motta<br />

e Gimon<strong>di</strong>. Pensava <strong>di</strong> aver vinto, ma a<br />

250 metri dal traguardo è raggiunto a<br />

doppia velocità dagli inseguitori. Torriani<br />

annulla la tappa. Mio papà s’arrabbia,<br />

vuole lasciare il Giro, me<strong>di</strong>ta ad<strong>di</strong>rittura<br />

<strong>di</strong> smettere <strong>di</strong> fare il corridore. Al Processo<br />

alla Tappa, Sergio Zavoli gli consegna<br />

una medaglia d’oro. Poi ci ripenserà<br />

e continuerà a correre.<br />

Si ricorda qualcosa dei suoi<br />

allenamenti?<br />

Mio papà si alzava molto presto al mattino<br />

e prima <strong>di</strong> raggiungerli aveva già pedalato<br />

per 35 chilometri incontrando gli<br />

operai che andavano in fabbrica. Per via<br />

<strong>di</strong> quelle uscite all’alba <strong>di</strong>venne un personaggio<br />

molto conosciuto nella zona.<br />

Che tipo era? Si <strong>di</strong>ce abbia sempre<br />

avuto un bel caratterino…<br />

Era reattivo, sanguigno, ma amato da<br />

molti. Era un grande amico <strong>di</strong> Adriano<br />

De Zan, mentre Torriani, l’organizzatore<br />

del Giro, ascoltava lui quando doveva<br />

parlare con i corridori. Si costruì la fama<br />

<strong>di</strong> sindacalista del gruppo ed era anche<br />

rispettato anche dai corridori belgi che si<br />

sentivano superiori a noi italiani. Poi sì,<br />

era un tipo deciso, d’azione, sapeva imporsi.<br />

Fece passare Mario Lanzafame<br />

tra i professionisti e quando cambiava<br />

squadra riusciva a portarsi <strong>di</strong>etro alcuni<br />

corridori a cui era legato.<br />

Scontri con i colleghi?<br />

Nel 1975 è il gregario <strong>di</strong> Roger De Vlaeminck.<br />

Partecipa e vince la Milano –<br />

Torino. All’arrivo il capitano è furibondo,<br />

è sul punto <strong>di</strong> scaraventargli addosso<br />

la bici. Voleva vincere lui. Mio papà non<br />

fa una piega, gli si para davanti e <strong>di</strong>ce:<br />

“Con tutte le corse che ti ho fatto vincere…”<br />

La storia finì lì.<br />

Si è scritto che fosse comunista.<br />

È vero?<br />

Mio padre è nato in una famiglia povera:<br />

padre comunista, mentre la mamma<br />

andava in chiesa, era devotissima. È stato<br />

anche molto amico <strong>di</strong> due sacerdoti,<br />

don Mario Galfrascoli, che giocava<br />

benissimo a calcio e tifava per il Torino,<br />

e don Peppino Catturino, lo storico<br />

parroco <strong>di</strong> Cassano Magnago. E poi ci<br />

fu la grande amicizia con Gino Bartali<br />

che <strong>di</strong>venne il mio padrino <strong>di</strong> battesimo.<br />

Con papà si vedevano spesso.

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