In punta di sellino n. 0 - maggio 2023

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8 in punta di sellino IL MITO Coppi è per sempre Le sue vittorie hanno ispirato libri, canzoni e articoli di giornali. Le sfide con i suoi avversari hanno acceso il tifo di migliaia di appassionati. Ecco qualche spigolatura attorno al mito del Campionissimo La tappa più lunga del Giro 2023, la Camaiore-Tortona di 219 km, arriva dove Fausto Coppi si spense il 2 gennaio 1960. Un omaggio al Campionissimo per eccellenza, il corridore più amato e celebrato nella storia. Ci sono libri – sterminata è la bibliografia – canzoni, articoli, filmati e rappresentazioni teatrali che ancora oggi parlano di lui. E poi ci sono i collezionisti di memorabilia, i cippi sulle strade, i monumenti, i musei e le mostre che raccolgono i ricordi della sua storia. L’eterna sfida fra i corridori colloca Merckx tra i più forti e vincenti, ma Coppi rimane sempre una spanna sopra tutti per la qualità delle sue imprese. Ad alimentarne il mito ci sono il dualismo con Gino Bartali, le vittorie epiche sui tornanti delle grandi salite, la misteriosa fine dopo aver contratto la malaria in Africa e, a contorno, le chiacchieratissime – all’epoca - vicende extrasportive, in particolare la storia d’amore con Giulia Occhini, la “dama bianca”. Nel giornalismo e in letteratura Coppi I busti di Fausto Coppi e Gino Bartali che si trovano presso il santuario della Madonna del Ghisallo a Magreglio (CO) fu protagonista principale di tante storie raccontate da illustri uomini di penna. Mario Fossati – uno dei giornalisti più efficaci a raccontare il ciclismo - scrisse un libro solo sulla sua vita e lo dedicò proprio a lui: Coppi. Alpe d’Huez, Galibier, Pirenei. Il Campionissimo verso la gloria nel Tour del’52. (Il Saggiatore, 2014). Gianni Brera scrisse uno strepitoso romanzo, Coppi e il diavolo (Rizzoli, 1981), in cui dalla viva voce del Campionissimo raccolse racconti e confidenze per riversarle sulla pagina con la sua proverbiale maestria. Anche Dino Buzzati, al seguito del Giro del 1949, scrisse, a modo suo, della rivalità fra Coppi e Bartali. La celebre immagine che immortala lo scambio della borraccia fra Bartali e Coppi
IL MITO in punta di sellino 9 Castellania, uno scrigno di ricordi Oggi sono soprattutto alcuni luoghi a raccontare di Fausto Coppi, a partire dalla natìa Castellania, un borgo piemontese in provincia di Alessandria, abbarbicato sulla collina, che all’epoca del Campionissimo era un insieme irregolare di case e cascine abitate da contadini. Una terra, quella di Castellania, raccontata come impegnativa, dura da lavorare. Oggi a Castellania-Coppi – dal 25 marzo il Comune ha assunto questo nome in suo onore – c’è la casa museo della famiglia, che introduce i visitatori in una full immersion, per qualche ora, nel mood coppiano. I tavoli, le sedie, il lettone dei genitori… Tutto ciò parla dei Coppi. Sono queste le sue radici, simili a quelle del suo rivale di sempre, Gino Bartali. La favola di Fausto nasce sui sentieri polverosi che percorre in bici per la prima volta e dove si accorge di avere talento nel pedalare. Dalla campagna fugge presto: troppo duro il lavoro di contadino. Giovinetto, va a fare il garzone da un salumiere a Novi Ligure. Consegna la merce ai clienti con una bicicletta pesante. La bici gli è alleata per allontanarsi dal destino altrimenti segnato che lo avrebbe avvinghiato alla zolla e al mestiere della terra. Inizia a correre e a vincere da ragazzino. L’incontro con un massaggiatore cieco, carismatico allenatore e direttore sportivo, Biagio Cavanna, gli apre le porte alla carriera di corridore. Con Fausto corre anche il fratello, Serse. L’opposto. L’uno taciturno e chiuso di carattere, l’altro solare, aperto, sempre con la voglia di divertirsi. E uno splendido sorriso. Serse vinse poco, pochissimo, rispetto al fratello e morì ancor giovane dopo essere caduto durante una corsa, il Giro del Piemonte del 1951. Un tragico destino. In questa pagina. Sopra: Una corte di Castellania- Coppi, in provincia di Alessandria, la città natale del Campionissimo A lato: Fausto e Serse Coppi raffigurati su uno dei murales di Castellania-Coppi Sotto: Alcune stanze della Casa Museo del Campionissimo con alcuni cimeli appartenuti al corridore. La colonna sonora di una generazione La storia di Coppi è condensata anche nelle canzoni a lui dedicate; struggenti, belle, poetiche: “Un omino con le ruote – canta Gino Paoli – contro tutto il mondo, un omino con le ruote contro l’Isoard, che va su, che va su, ancora, che va su…/ Vien su dalla fatica e dalle strade bianche, la fatica muta e bianca, che non cambia mai, che va su ancora/ Qui da noi per cinque volte, poi due volte in Francia/ Per il mondo quattro volte, contro il vento due/ Occhi miti e naso che divide il vento, occhi neri e seri guardano il pavé…”. Di Coppi si sono occupati giornalisti e anche fior di scrittori. Curzio Malaparte mise a confronto i due avversari con alcune pungenti osservazioni, che si possono leggere all’interno di un agile libretto edito da Adelphi, Coppi e Bartali. Interessante la nota finale di Gianni Mura, che riassume così le differenze fra i due corridori: Bartali è pio, Coppi un libero pensatore, Ginettaccio è uomo in senso antico, classico mentre il Campionissimo è uomo in senso moderno, scientifico. E via dicendo. Per gli osservatori del tempo e per Curzio Malaparte, Gino rimaneva il vecchio sia pur carico di gloria come un eroe omerico, mentre Fausto era il nuovo. Purtuttavia il vecchio, e la tradizione, sopravvisse al nuovo; Fausto infatti morì prematuramente a 40 anni, per colpa della malaria non diagnosticata contratta in Africa. Nella narrazione del mito ci viene proposto il Coppi ragazzino che insegue il sogno di diventare corridore affrancandosi dalla vita da contadino, poi c’è il Fausto, giovane e vincente che trionfa nel suo primo Giro d’Italia, poco prima che l’Italia entrasse in guerra. Dopo la guerra arriva il Campionissimo, che raccoglie vittorie ed è osannato dalle foglie. Poi l’ultimo Coppi è a fine carriera, che si ostina a correre anche alla soglia dei quarant’anni, forse per mantenere l’alto livello di vita borghese acquisito. Ma nell’anima e nel cuore rimase sempre fedele alla sua natura, appena cambiato dagli eventi. Fausto Coppi da Castellania.
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