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In punta di sellino n. 0 - maggio 2023

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STORIE | A cura <strong>di</strong> Paolo Costa<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 13<br />

Silvano Contini: quell’amore (sofferto)<br />

per la maglia rosa<br />

La salita che porta a Plan <strong>di</strong> Montecampione<br />

da Artogne, in Val Camonica,<br />

è lunga una ventina <strong>di</strong> chilometri e<br />

ha pendenze impegnative. Ma arriva al<br />

termine <strong>di</strong> una tappa anomala per via<br />

della lunghezza o meglio della brevità<br />

(85 km.). Alla fine del Giro ’82 mancano<br />

quattro giorni e tre ostacoli: Montecampione,<br />

appunto, la Cuneo-Pinerolo coi<br />

cinque colli a rievocare la cavalcata <strong>di</strong><br />

Coppi del ’49 e la crono <strong>di</strong> Torino <strong>di</strong><br />

42,5 km. Ma Silvano Contini, giovane<br />

campioncino della Bianchi, ha due minuti<br />

e 14 secon<strong>di</strong> su “Napoleone” Bernard<br />

Hinault: un vantaggio importante,<br />

che autorizza sogni <strong>di</strong> gloria a una tifoseria<br />

italiana che non vede l’ora <strong>di</strong> farsi<br />

beffe del francese. Quattro giorni, da<br />

mercoledì a domenica, e la maglia rosa<br />

potrà definitivamente avvolgere le spalle<br />

del sorridente alfiere in biancoceleste,<br />

espressione della nostrana nouvelle vague,<br />

già maglia bianca <strong>di</strong> miglior giovane<br />

al Giro del debutto nel 1979 e vincitore<br />

<strong>di</strong> tre tappe nella e<strong>di</strong>zione in corso.<br />

La cotta<br />

Ma Contini va alla deriva. Man mano<br />

che la strada sale, perde terreno e a nulla<br />

possono servire i compagni <strong>di</strong> squadra…<br />

è una cotta terribile. Che cosa<br />

può essere mai successo in ventiquattro<br />

ore per passare da una forma smagliante<br />

a una crisi del genere? Dirà il <strong>di</strong>rettore<br />

sportivo Ferretti: “La verità è che<br />

a Silvano la maglia rosa invece <strong>di</strong> fargli<br />

raddoppiare le forze gliele fa <strong>di</strong>mezzare”.<br />

<strong>In</strong>somma, siamo <strong>di</strong> fronte a un crollo<br />

psicologico? Può essere, ma i manuali <strong>di</strong><br />

ciclismo, alla voce “tattiche e strategie”<br />

dovrebbero riportare come caso esemplare<br />

anche quanto escogitato da Hinault<br />

e compagni.<br />

I francesi, infatti, considerati i chilometri<br />

non eccessivi della tappa, sono usciti in<br />

bici due ore prima della partenza pedalando<br />

come in gara. Non solo un riscaldamento,<br />

ma un’azione che permette a<br />

Hinault <strong>di</strong> scattare subito dopo il via. È<br />

questo atteggiamento spavaldo, <strong>di</strong> forza<br />

ostentata, che mette in <strong>di</strong>fficoltà Contini,<br />

il quale non ha problemi fisici (nelle<br />

tappe successive andrà bene), ma si lascia<br />

vincere dal panico e alla fine perde<br />

quasi quattro minuti. Ad<strong>di</strong>o Giro. Un’altra<br />

volta. Sì perché il giovane campione<br />

varesino ha un feeling con la corsa rosa<br />

corrisposto solo in parte. <strong>In</strong> totale al<br />

termine della carriera avrà collezionato<br />

14 maglie rosa ed è parere generale<br />

Da sinistra, Giuseppe Saronni,<br />

Silvano Contini e, a destra,<br />

Paolo Costa, l’autore del libro.<br />

dei cultori che una vittoria finale se la<br />

sarebbe anche meritata. “Non però quella<br />

del 1982 - ricorda Contini- perché Hinault<br />

era imbattibile. Era il più forte <strong>di</strong><br />

tutti ed ero io il primo a sapere che alla<br />

fine avrebbe vinto lui. Il Giro che avrei voluto<br />

e potuto portare a casa è stato quello<br />

del 1981. <strong>In</strong> quei primi mesi dell’anno<br />

volavo, ma purtroppo alla vigilia del Giro<br />

L’AUTORE<br />

Paolo Costa, che ha scritto l’articolo in pagina, è anche l’autore<br />

del libro de<strong>di</strong>cato a Silvano Contini nel quale sono raccolte<br />

storie e aneddoti relativi a questo corridore degli anni ’70 e<br />

’80. Costa è un innamorato del ciclismo, giornalista occupato<br />

in tutt’altro settore, ma al mondo della bicicletta ha sempre<br />

de<strong>di</strong>cato grande attenzione. Il suo interesse si esprime soprattutto<br />

nei confronti dei personaggi che si nascondono <strong>di</strong>etro a<br />

ogni impresa sportiva. Per i tipi della E<strong>di</strong>ciclo ha pubblicato<br />

Gino Bartali, la vita, le imprese, le polemiche (2015).<br />

mi ero beccato un attacco influenzale e<br />

ho dovuto prendere gli antibiotici per tutta<br />

la durata della corsa. Anche Battaglin<br />

in quel periodo volava, certo, e il Giro ha<br />

avuto un degno vincitore. Ma quello era il<br />

mio anno”. Contini è stato protagonista<br />

<strong>di</strong> un inizio <strong>di</strong> corsa scoppiettante (titolo<br />

<strong>di</strong> un quoti<strong>di</strong>ano: “Solo Contini recita<br />

da Merckx”), ma i malanni fisici alla lunga<br />

sono esplosi e hanno costretto Silvano<br />

alla resa sulle Tre Cime <strong>di</strong> Lavaredo,<br />

dove i “girini” hanno trovato pioggia<br />

e gran<strong>di</strong>ne.<br />

Hinault, il gigante<br />

Il Giro d’Italia in quegli anni è stato preda<br />

<strong>di</strong> Hinault per tre volte su tre partecipazioni.<br />

Tra gli italiani era allo zenith<br />

la rivalità tra Saronni e Moser e alla loro<br />

ombra era <strong>di</strong>fficile emergere. Eppure<br />

si è fatta largo una generazione <strong>di</strong><br />

ottimi corridori tra i quali spiccava appunto<br />

Contini (tra le sue vittorie la Liegi<br />

’82). Lui era una <strong>punta</strong> del tridente della<br />

Bianchi con Tommy Prim e Giovanbattista<br />

Baronchelli e il Giro d’Italia era il<br />

loro palcoscenico. Non riuscirono a vincerlo,<br />

ma ci andarono molto vicini. Dopo<br />

l’esperienza in Bianchi, Contini ha<br />

fatto il girovago accasandosi in <strong>di</strong>verse<br />

squadre. Nel 1989, a fine carriera, è riuscito<br />

(in maglia Malvor Si<strong>di</strong> Colnago)<br />

a indossare ancora cinque volte la maglia<br />

rosa. “Ormai non avevo più velleità<br />

<strong>di</strong> vittoria finale - ricorda Silvano - ma indossare<br />

<strong>di</strong> nuovo il simbolo del primato è<br />

stata una bella sod<strong>di</strong>sfazione”. Le avventure<br />

<strong>di</strong> Contini, dagli esor<strong>di</strong> nelle categorie<br />

giovanili alle imprese nel mondo dei<br />

professionisti, sono ora raccolte in un libro<br />

(“Sorrisi e fantasia: il ciclismo <strong>di</strong> Silvano<br />

Contini”, ricavato in beneficenza,<br />

da chiedere a info@sunriseme<strong>di</strong>a.it).

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