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STORIE | A cura <strong>di</strong> Paolo Costa<br />
in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 13<br />
Silvano Contini: quell’amore (sofferto)<br />
per la maglia rosa<br />
La salita che porta a Plan <strong>di</strong> Montecampione<br />
da Artogne, in Val Camonica,<br />
è lunga una ventina <strong>di</strong> chilometri e<br />
ha pendenze impegnative. Ma arriva al<br />
termine <strong>di</strong> una tappa anomala per via<br />
della lunghezza o meglio della brevità<br />
(85 km.). Alla fine del Giro ’82 mancano<br />
quattro giorni e tre ostacoli: Montecampione,<br />
appunto, la Cuneo-Pinerolo coi<br />
cinque colli a rievocare la cavalcata <strong>di</strong><br />
Coppi del ’49 e la crono <strong>di</strong> Torino <strong>di</strong><br />
42,5 km. Ma Silvano Contini, giovane<br />
campioncino della Bianchi, ha due minuti<br />
e 14 secon<strong>di</strong> su “Napoleone” Bernard<br />
Hinault: un vantaggio importante,<br />
che autorizza sogni <strong>di</strong> gloria a una tifoseria<br />
italiana che non vede l’ora <strong>di</strong> farsi<br />
beffe del francese. Quattro giorni, da<br />
mercoledì a domenica, e la maglia rosa<br />
potrà definitivamente avvolgere le spalle<br />
del sorridente alfiere in biancoceleste,<br />
espressione della nostrana nouvelle vague,<br />
già maglia bianca <strong>di</strong> miglior giovane<br />
al Giro del debutto nel 1979 e vincitore<br />
<strong>di</strong> tre tappe nella e<strong>di</strong>zione in corso.<br />
La cotta<br />
Ma Contini va alla deriva. Man mano<br />
che la strada sale, perde terreno e a nulla<br />
possono servire i compagni <strong>di</strong> squadra…<br />
è una cotta terribile. Che cosa<br />
può essere mai successo in ventiquattro<br />
ore per passare da una forma smagliante<br />
a una crisi del genere? Dirà il <strong>di</strong>rettore<br />
sportivo Ferretti: “La verità è che<br />
a Silvano la maglia rosa invece <strong>di</strong> fargli<br />
raddoppiare le forze gliele fa <strong>di</strong>mezzare”.<br />
<strong>In</strong>somma, siamo <strong>di</strong> fronte a un crollo<br />
psicologico? Può essere, ma i manuali <strong>di</strong><br />
ciclismo, alla voce “tattiche e strategie”<br />
dovrebbero riportare come caso esemplare<br />
anche quanto escogitato da Hinault<br />
e compagni.<br />
I francesi, infatti, considerati i chilometri<br />
non eccessivi della tappa, sono usciti in<br />
bici due ore prima della partenza pedalando<br />
come in gara. Non solo un riscaldamento,<br />
ma un’azione che permette a<br />
Hinault <strong>di</strong> scattare subito dopo il via. È<br />
questo atteggiamento spavaldo, <strong>di</strong> forza<br />
ostentata, che mette in <strong>di</strong>fficoltà Contini,<br />
il quale non ha problemi fisici (nelle<br />
tappe successive andrà bene), ma si lascia<br />
vincere dal panico e alla fine perde<br />
quasi quattro minuti. Ad<strong>di</strong>o Giro. Un’altra<br />
volta. Sì perché il giovane campione<br />
varesino ha un feeling con la corsa rosa<br />
corrisposto solo in parte. <strong>In</strong> totale al<br />
termine della carriera avrà collezionato<br />
14 maglie rosa ed è parere generale<br />
Da sinistra, Giuseppe Saronni,<br />
Silvano Contini e, a destra,<br />
Paolo Costa, l’autore del libro.<br />
dei cultori che una vittoria finale se la<br />
sarebbe anche meritata. “Non però quella<br />
del 1982 - ricorda Contini- perché Hinault<br />
era imbattibile. Era il più forte <strong>di</strong><br />
tutti ed ero io il primo a sapere che alla<br />
fine avrebbe vinto lui. Il Giro che avrei voluto<br />
e potuto portare a casa è stato quello<br />
del 1981. <strong>In</strong> quei primi mesi dell’anno<br />
volavo, ma purtroppo alla vigilia del Giro<br />
L’AUTORE<br />
Paolo Costa, che ha scritto l’articolo in pagina, è anche l’autore<br />
del libro de<strong>di</strong>cato a Silvano Contini nel quale sono raccolte<br />
storie e aneddoti relativi a questo corridore degli anni ’70 e<br />
’80. Costa è un innamorato del ciclismo, giornalista occupato<br />
in tutt’altro settore, ma al mondo della bicicletta ha sempre<br />
de<strong>di</strong>cato grande attenzione. Il suo interesse si esprime soprattutto<br />
nei confronti dei personaggi che si nascondono <strong>di</strong>etro a<br />
ogni impresa sportiva. Per i tipi della E<strong>di</strong>ciclo ha pubblicato<br />
Gino Bartali, la vita, le imprese, le polemiche (2015).<br />
mi ero beccato un attacco influenzale e<br />
ho dovuto prendere gli antibiotici per tutta<br />
la durata della corsa. Anche Battaglin<br />
in quel periodo volava, certo, e il Giro ha<br />
avuto un degno vincitore. Ma quello era il<br />
mio anno”. Contini è stato protagonista<br />
<strong>di</strong> un inizio <strong>di</strong> corsa scoppiettante (titolo<br />
<strong>di</strong> un quoti<strong>di</strong>ano: “Solo Contini recita<br />
da Merckx”), ma i malanni fisici alla lunga<br />
sono esplosi e hanno costretto Silvano<br />
alla resa sulle Tre Cime <strong>di</strong> Lavaredo,<br />
dove i “girini” hanno trovato pioggia<br />
e gran<strong>di</strong>ne.<br />
Hinault, il gigante<br />
Il Giro d’Italia in quegli anni è stato preda<br />
<strong>di</strong> Hinault per tre volte su tre partecipazioni.<br />
Tra gli italiani era allo zenith<br />
la rivalità tra Saronni e Moser e alla loro<br />
ombra era <strong>di</strong>fficile emergere. Eppure<br />
si è fatta largo una generazione <strong>di</strong><br />
ottimi corridori tra i quali spiccava appunto<br />
Contini (tra le sue vittorie la Liegi<br />
’82). Lui era una <strong>punta</strong> del tridente della<br />
Bianchi con Tommy Prim e Giovanbattista<br />
Baronchelli e il Giro d’Italia era il<br />
loro palcoscenico. Non riuscirono a vincerlo,<br />
ma ci andarono molto vicini. Dopo<br />
l’esperienza in Bianchi, Contini ha<br />
fatto il girovago accasandosi in <strong>di</strong>verse<br />
squadre. Nel 1989, a fine carriera, è riuscito<br />
(in maglia Malvor Si<strong>di</strong> Colnago)<br />
a indossare ancora cinque volte la maglia<br />
rosa. “Ormai non avevo più velleità<br />
<strong>di</strong> vittoria finale - ricorda Silvano - ma indossare<br />
<strong>di</strong> nuovo il simbolo del primato è<br />
stata una bella sod<strong>di</strong>sfazione”. Le avventure<br />
<strong>di</strong> Contini, dagli esor<strong>di</strong> nelle categorie<br />
giovanili alle imprese nel mondo dei<br />
professionisti, sono ora raccolte in un libro<br />
(“Sorrisi e fantasia: il ciclismo <strong>di</strong> Silvano<br />
Contini”, ricavato in beneficenza,<br />
da chiedere a info@sunriseme<strong>di</strong>a.it).