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In punta di sellino n. 0 - maggio 2023

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IL MITO<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 9<br />

Castellania, uno scrigno <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong><br />

Oggi sono soprattutto alcuni luoghi a<br />

raccontare <strong>di</strong> Fausto Coppi, a partire<br />

dalla natìa Castellania, un borgo piemontese<br />

in provincia <strong>di</strong> Alessandria,<br />

abbarbicato sulla collina, che all’epoca<br />

del Campionissimo era un insieme irregolare<br />

<strong>di</strong> case e cascine abitate da conta<strong>di</strong>ni.<br />

Una terra, quella <strong>di</strong> Castellania,<br />

raccontata come impegnativa, dura da<br />

lavorare. Oggi a Castellania-Coppi – dal<br />

25 marzo il Comune ha assunto questo<br />

nome in suo onore – c’è la casa museo<br />

della famiglia, che introduce i visitatori<br />

in una full immersion, per qualche<br />

ora, nel mood coppiano. I tavoli, le<br />

se<strong>di</strong>e, il lettone dei genitori… Tutto ciò<br />

parla dei Coppi. Sono queste le sue ra<strong>di</strong>ci,<br />

simili a quelle del suo rivale <strong>di</strong> sempre,<br />

Gino Bartali. La favola <strong>di</strong> Fausto<br />

nasce sui sentieri polverosi che percorre<br />

in bici per la prima volta e dove si accorge<br />

<strong>di</strong> avere talento nel pedalare. Dalla<br />

campagna fugge presto: troppo duro<br />

il lavoro <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>no. Giovinetto, va a fare<br />

il garzone da un salumiere a Novi Ligure.<br />

Consegna la merce ai clienti con<br />

una bicicletta pesante. La bici gli è alleata<br />

per allontanarsi dal destino altrimenti<br />

segnato che lo avrebbe avvinghiato alla<br />

zolla e al mestiere della terra. <strong>In</strong>izia<br />

a correre e a vincere da ragazzino. L’incontro<br />

con un massaggiatore cieco, carismatico<br />

allenatore e <strong>di</strong>rettore sportivo,<br />

Biagio Cavanna, gli apre le porte alla<br />

carriera <strong>di</strong> corridore. Con Fausto corre<br />

anche il fratello, Serse. L’opposto. L’uno<br />

taciturno e chiuso <strong>di</strong> carattere, l’altro solare,<br />

aperto, sempre con la voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirsi.<br />

E uno splen<strong>di</strong>do sorriso. Serse<br />

vinse poco, pochissimo, rispetto al fratello<br />

e morì ancor giovane dopo essere caduto<br />

durante una corsa, il Giro del Piemonte<br />

del 1951. Un tragico destino.<br />

<strong>In</strong> questa pagina.<br />

Sopra: Una corte<br />

<strong>di</strong> Castellania-<br />

Coppi, in provincia<br />

<strong>di</strong> Alessandria, la<br />

città natale del<br />

Campionissimo<br />

A lato: Fausto e Serse<br />

Coppi raffigurati su<br />

uno dei murales <strong>di</strong><br />

Castellania-Coppi<br />

Sotto: Alcune stanze<br />

della Casa Museo<br />

del Campionissimo<br />

con alcuni cimeli<br />

appartenuti al<br />

corridore.<br />

La colonna sonora<br />

<strong>di</strong> una generazione<br />

La storia <strong>di</strong> Coppi è condensata anche<br />

nelle canzoni a lui de<strong>di</strong>cate; struggenti,<br />

belle, poetiche: “Un omino con le ruote –<br />

canta Gino Paoli – contro tutto il mondo,<br />

un omino con le ruote contro l’Isoard,<br />

che va su, che va su, ancora, che va<br />

su…/ Vien su dalla fatica e dalle strade<br />

bianche, la fatica muta e bianca, che non<br />

cambia mai, che va su ancora/ Qui da noi<br />

per cinque volte, poi due volte in Francia/<br />

Per il mondo quattro volte, contro il vento<br />

due/ Occhi miti e naso che <strong>di</strong>vide il vento,<br />

occhi neri e seri guardano il pavé…”.<br />

Di Coppi si sono occupati giornalisti e<br />

anche fior <strong>di</strong> scrittori. Curzio Malaparte<br />

mise a confronto i due avversari con<br />

alcune pungenti osservazioni, che si<br />

possono leggere all’interno <strong>di</strong> un agile<br />

libretto e<strong>di</strong>to da Adelphi, Coppi e Bartali.<br />

<strong>In</strong>teressante la nota finale <strong>di</strong> Gianni<br />

Mura, che riassume così le <strong>di</strong>fferenze<br />

fra i due corridori: Bartali è pio, Coppi<br />

un libero pensatore, Ginettaccio è uomo<br />

in senso antico, classico mentre il Campionissimo<br />

è uomo in senso moderno,<br />

scientifico. E via <strong>di</strong>cendo. Per gli osservatori<br />

del tempo e per Curzio Malaparte,<br />

Gino rimaneva il vecchio sia pur carico<br />

<strong>di</strong> gloria come un eroe omerico, mentre<br />

Fausto era il nuovo. Purtuttavia il vecchio,<br />

e la tra<strong>di</strong>zione, sopravvisse al nuovo;<br />

Fausto infatti morì prematuramente<br />

a 40 anni, per colpa della malaria<br />

non <strong>di</strong>agnosticata contratta in Africa.<br />

Nella narrazione del mito ci viene proposto<br />

il Coppi ragazzino che insegue il<br />

sogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare corridore affrancandosi<br />

dalla vita da conta<strong>di</strong>no, poi c’è il<br />

Fausto, giovane e vincente che trionfa<br />

nel suo primo Giro d’Italia, poco prima<br />

che l’Italia entrasse in guerra. Dopo<br />

la guerra arriva il Campionissimo, che<br />

raccoglie vittorie ed è osannato dalle foglie.<br />

Poi l’ultimo Coppi è a fine carriera,<br />

che si ostina a correre anche alla soglia<br />

dei quarant’anni, forse per mantenere<br />

l’alto livello <strong>di</strong> vita borghese acquisito.<br />

Ma nell’anima e nel cuore rimase sempre<br />

fedele alla sua natura, appena cambiato<br />

dagli eventi. Fausto Coppi da Castellania.

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