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IL MITO<br />
in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 9<br />
Castellania, uno scrigno <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong><br />
Oggi sono soprattutto alcuni luoghi a<br />
raccontare <strong>di</strong> Fausto Coppi, a partire<br />
dalla natìa Castellania, un borgo piemontese<br />
in provincia <strong>di</strong> Alessandria,<br />
abbarbicato sulla collina, che all’epoca<br />
del Campionissimo era un insieme irregolare<br />
<strong>di</strong> case e cascine abitate da conta<strong>di</strong>ni.<br />
Una terra, quella <strong>di</strong> Castellania,<br />
raccontata come impegnativa, dura da<br />
lavorare. Oggi a Castellania-Coppi – dal<br />
25 marzo il Comune ha assunto questo<br />
nome in suo onore – c’è la casa museo<br />
della famiglia, che introduce i visitatori<br />
in una full immersion, per qualche<br />
ora, nel mood coppiano. I tavoli, le<br />
se<strong>di</strong>e, il lettone dei genitori… Tutto ciò<br />
parla dei Coppi. Sono queste le sue ra<strong>di</strong>ci,<br />
simili a quelle del suo rivale <strong>di</strong> sempre,<br />
Gino Bartali. La favola <strong>di</strong> Fausto<br />
nasce sui sentieri polverosi che percorre<br />
in bici per la prima volta e dove si accorge<br />
<strong>di</strong> avere talento nel pedalare. Dalla<br />
campagna fugge presto: troppo duro<br />
il lavoro <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>no. Giovinetto, va a fare<br />
il garzone da un salumiere a Novi Ligure.<br />
Consegna la merce ai clienti con<br />
una bicicletta pesante. La bici gli è alleata<br />
per allontanarsi dal destino altrimenti<br />
segnato che lo avrebbe avvinghiato alla<br />
zolla e al mestiere della terra. <strong>In</strong>izia<br />
a correre e a vincere da ragazzino. L’incontro<br />
con un massaggiatore cieco, carismatico<br />
allenatore e <strong>di</strong>rettore sportivo,<br />
Biagio Cavanna, gli apre le porte alla<br />
carriera <strong>di</strong> corridore. Con Fausto corre<br />
anche il fratello, Serse. L’opposto. L’uno<br />
taciturno e chiuso <strong>di</strong> carattere, l’altro solare,<br />
aperto, sempre con la voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirsi.<br />
E uno splen<strong>di</strong>do sorriso. Serse<br />
vinse poco, pochissimo, rispetto al fratello<br />
e morì ancor giovane dopo essere caduto<br />
durante una corsa, il Giro del Piemonte<br />
del 1951. Un tragico destino.<br />
<strong>In</strong> questa pagina.<br />
Sopra: Una corte<br />
<strong>di</strong> Castellania-<br />
Coppi, in provincia<br />
<strong>di</strong> Alessandria, la<br />
città natale del<br />
Campionissimo<br />
A lato: Fausto e Serse<br />
Coppi raffigurati su<br />
uno dei murales <strong>di</strong><br />
Castellania-Coppi<br />
Sotto: Alcune stanze<br />
della Casa Museo<br />
del Campionissimo<br />
con alcuni cimeli<br />
appartenuti al<br />
corridore.<br />
La colonna sonora<br />
<strong>di</strong> una generazione<br />
La storia <strong>di</strong> Coppi è condensata anche<br />
nelle canzoni a lui de<strong>di</strong>cate; struggenti,<br />
belle, poetiche: “Un omino con le ruote –<br />
canta Gino Paoli – contro tutto il mondo,<br />
un omino con le ruote contro l’Isoard,<br />
che va su, che va su, ancora, che va<br />
su…/ Vien su dalla fatica e dalle strade<br />
bianche, la fatica muta e bianca, che non<br />
cambia mai, che va su ancora/ Qui da noi<br />
per cinque volte, poi due volte in Francia/<br />
Per il mondo quattro volte, contro il vento<br />
due/ Occhi miti e naso che <strong>di</strong>vide il vento,<br />
occhi neri e seri guardano il pavé…”.<br />
Di Coppi si sono occupati giornalisti e<br />
anche fior <strong>di</strong> scrittori. Curzio Malaparte<br />
mise a confronto i due avversari con<br />
alcune pungenti osservazioni, che si<br />
possono leggere all’interno <strong>di</strong> un agile<br />
libretto e<strong>di</strong>to da Adelphi, Coppi e Bartali.<br />
<strong>In</strong>teressante la nota finale <strong>di</strong> Gianni<br />
Mura, che riassume così le <strong>di</strong>fferenze<br />
fra i due corridori: Bartali è pio, Coppi<br />
un libero pensatore, Ginettaccio è uomo<br />
in senso antico, classico mentre il Campionissimo<br />
è uomo in senso moderno,<br />
scientifico. E via <strong>di</strong>cendo. Per gli osservatori<br />
del tempo e per Curzio Malaparte,<br />
Gino rimaneva il vecchio sia pur carico<br />
<strong>di</strong> gloria come un eroe omerico, mentre<br />
Fausto era il nuovo. Purtuttavia il vecchio,<br />
e la tra<strong>di</strong>zione, sopravvisse al nuovo;<br />
Fausto infatti morì prematuramente<br />
a 40 anni, per colpa della malaria<br />
non <strong>di</strong>agnosticata contratta in Africa.<br />
Nella narrazione del mito ci viene proposto<br />
il Coppi ragazzino che insegue il<br />
sogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare corridore affrancandosi<br />
dalla vita da conta<strong>di</strong>no, poi c’è il<br />
Fausto, giovane e vincente che trionfa<br />
nel suo primo Giro d’Italia, poco prima<br />
che l’Italia entrasse in guerra. Dopo<br />
la guerra arriva il Campionissimo, che<br />
raccoglie vittorie ed è osannato dalle foglie.<br />
Poi l’ultimo Coppi è a fine carriera,<br />
che si ostina a correre anche alla soglia<br />
dei quarant’anni, forse per mantenere<br />
l’alto livello <strong>di</strong> vita borghese acquisito.<br />
Ma nell’anima e nel cuore rimase sempre<br />
fedele alla sua natura, appena cambiato<br />
dagli eventi. Fausto Coppi da Castellania.