La Torre di Veglia n 2 marzo-aprile 2024
marzo-aprile 2024
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Marzo•
Aprile
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LA TORRE DI VEGLIA VEGLIA
Le nostre liturgie
con diaconi e laici
quando il sacerdote
non può esserci
Domenica scorsa il diacono permanente Andrea
Venturini si è presentato davanti all’altare di due
chiese dell’arcidiocesi di Udine per annunciare che
l’Eucaristia non ci sarebbe stata. «Oggi il sacerdote
non può essere presente - ha spiegato. Così celebreremo
insieme la liturgia della Parola». Erano in settanta
in una parrocchia; in trenta nell’altra. E nessuno si
è stupito a Ospedaletto di Gemona e Campolessi
di Gemona quando Venturini ha preso il posto del
prete per la celebrazione festiva. «La gente sa che
non è una Messa se entra un diacono o un laico, invece
del presbitero - racconta lo stesso Venturini che
è marito, padre e nonno. Ma ogni volta teniamo a ribadire
che la liturgia in assenza del prete non va equiparata
alla Messa, anche se viene distribuita la Comunione».
Non accade tutte le domeniche che nella
zona pastorale di Gemona del Friuli l’Eucaristia
sia “sostituita” dalla liturgia della Parola. Cinque
parrocchie con numerose chiese sparse sul territorio.
«I preti sono sufficienti nell’ordinario per coprire le
celebrazioni festive. Però, se ne manca anche uno
solo, qualche comunità resta scoperta», dice il diacono.
Allora tocca a lui. «I fedeli sono ormai abituati.
E, soprattutto nelle aree meno vicine ai centri più
popolosi, il fatto che non si chiuda la chiesa e non si
sospendano le celebrazioni viene visto in maniera positiva:
è considerato un gesto d’attenzione alle comunità
più ridotte e lontane», aggiunge Venturini [...].
A Vicenza risale al 2018 il documento diocesano
“L’assemblea domenicale
nell’impossibilità
della celebrazione eucaristica”.
«Liturgia
della Parola e liturgia
della Comunione
sono i due cardini»,
spiega Graziano
Cazzaro. Impiegato
comunale, sposato,
è uno dei laici a cui
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è successo di presiedere l’appuntamento festivo
quando il sacerdote non c’era nella sua unità pastorale:
quella di Barbarano-Mossano-Villaga. «Abbiamo
due preti residenti e altri due di aiuto», spiega.
Accade che qualcuno manchi. Ma nessun incontro
settimanale intorno all’altare viene cancellato. «Si tiene
in altra forma - precisa Cazzaro -. È un modo per
celebrare comunque il giorno del Signore. Sono liturgie
preparate, accompagnate dal canto, che la nostra
gente accoglie senza difficoltà». Neppure se un laico
si presenta all’ambone. «Tutti sanno chi sono all’interno
delle parrocchie», ribatte.
Nell’arcidiocesi di Torino sono le piccole comunità
rurali o di montagna ad avere le liturgie della
Parola se la Messa festiva non “arriva”. A guidarle
i diaconi. «Sotto stretta sorveglianza - avverte don
Alexandru Rachiteanu, addetto dell’Ufficio liturgico
-. Perché è il vescovo che insieme ai moderatori
delle unità pastorali incarica i diaconi a svolgere questo
servizio in paesi con pochi abitanti. Perché questa
possibilità non vada a discapito dell’Eucaristia,
infatti la stessa comunità destinataria è invitata
a spostarsi per partecipare alla Messa». In quest’ottica
l’arcivescovo Roberto Repole ha lanciato nella sua
Lettera pastorale il progetto dei Centri eucaristici.
«Sono fari per più parrocchie dove l’Eucaristia viene
celebrata in tutta
la sua dignità e dove
le comunità possono
ritrovarsi intorno alla
mensa del Signore in
pienezza, valorizzando
i diversi ministeri».
Giacomo Gambassi
da Avvenire
11/10/2023