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AUDIO-LIBRO<br />
Racconti e storie della famiglia Marini e di Pieve Torina.<br />
Le interviste di Kai Nebel con l'audio originale.<br />
<strong>imarini</strong>.<strong>com</strong>
anno di stampa 2011
Introduzione<br />
L'idea di fare interviste ai residenti di Pievetorina mi è venuta dagli studi per la tesi<br />
che scrissi alla Princeton University.<br />
I miei genitori erano immigrati.<br />
Io ho molti amici di discendenza italiana i cui genitori erano immigrati nei primi<br />
anni del 1900.<br />
Decisi di fare la mia tesi su "L'integrazione degli immigrati Italiani tra il 1900 e il<br />
1950 a Geneva, New York", mia città natale.<br />
Questo studio, precursore di quello realizzato a Pievetorina, ha richiesto numerose<br />
interviste e cattura frammenti di vita prima che possano svanire nel passato.<br />
Spero di salvare, ancora una volta, un pezzetto di storia prima che vada perduto.<br />
Ringrazio Ugo Paolo Marini per il suo generoso impegno, senza il quale nessuna<br />
pubblicazione sarebbe stata possibile.<br />
Dedico questo lavoro alla mia amata moglie, Maria Marini, che ho da poco perduto.<br />
introduzione<br />
Kai Nebel<br />
I
L'elenco delle interviste, qui sotto riportato dal sito internet <strong>com</strong>prende un primo gruppo<br />
di parenti o quasi parenti (fino a Mario Salvi), seguito da una serie di personaggi che<br />
raccontano soprattutto episodi relativi alla seconda guerra; nel gruppo finale (da<br />
Fernando Mattioni in poi) ci sono le altre senza un ordine particolare.<br />
personaggio<br />
intervistato<br />
Venanzo Marini<br />
Adorna e Maria 1<br />
Adorna e Maria 2<br />
Adorna e Maria 3<br />
Lucio Antognoli<br />
Alessio Marchetti<br />
Mario Salvi<br />
Fausto Servili 1 + 2<br />
Fausto Servili 3<br />
Mario Bettacchi<br />
Giuseppe Simoni 1 + 2<br />
leggi e<br />
ascolta<br />
introduzione<br />
durata<br />
minuti<br />
45<br />
pagina<br />
nel libro<br />
1<br />
46 8<br />
45 21<br />
46 32<br />
18 50<br />
45 56<br />
10 65<br />
53 68<br />
37 84<br />
43 92<br />
60 103<br />
II
Remigio Matteucci 1/5<br />
Remigio Matteucci 2/5<br />
Remigio Matteucci 3/5<br />
Remigio Matteucci 4/5<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
Fernando Fulgenzi<br />
Fernando Mattioni<br />
Amilcare Carioli<br />
Angelo e Pierina<br />
Enzo Luzi e moglie<br />
Maria Lapucci<br />
Raffaele Bellanti<br />
introduzione<br />
30 122<br />
30 127<br />
30 132<br />
30 139<br />
30 145<br />
31 150<br />
39 157<br />
59 169<br />
39 190<br />
25 200<br />
46 208<br />
16 220<br />
III
introduzione<br />
IV
Venanzio Marini<br />
Venanzio Marini<br />
Venanzio Marini, 20 maggio 1929 a Foligno. La mia famiglia si è trasferita in quell’anno,<br />
nel mese di marzo, da Camerino a Foligno. Mio padre aveva l’ufficio postale di Camerino,<br />
aveva fatto un concorso e si è trasferito a Foligno. Tutti si ricordano la neve del 29,<br />
ancora dopo tanti anni.<br />
Mio padre <strong>com</strong>prò una casa (a Foligno) con un bel giardino e la famiglia si trasferì il mese<br />
di marzo.<br />
Il mese di febbraio era famoso perché ci fu la Conciliazione tra la chiesa e lo stato: ci fu<br />
un patto tra Mussolini e il Vaticano. Perché prima lo stato e la chiesa non si<br />
riconoscevano a vicenda… tu sai la storia: Roma nel 1870 è stata conquistata e allora<br />
quando le truppe italiane sono entrate in Vaticano è finito il regno temporale dei papi e i<br />
papi non parlavano più con il re. Dicevano: “non possumus” (non possiamo) perché loro<br />
consideravano che Roma apparteneva al papa. Prima la capitale stava a Torino, poi da<br />
Torino a Firenze …però la capitale naturale era Roma, ma Roma non si poteva fare<br />
perché c’era il papa che era protetto anche dai francesi. Aveva provato Garibaldi a<br />
conquistare Roma, ci fu una battaglia anche, ma sono arrivate le truppe… Il 20 settembre<br />
era quando sono arrivati gli italiani, ma Garibaldi ci aveva provato prima, però sono<br />
arrivati i francesi a difendere perché Garibaldi contro il papa vinceva facile, però<br />
Napoleone 3° (mi sembra) che era il re dei francesi, proteggeva il papa. Per questa<br />
ragione Garibaldi non riuscì a… ci fu una battaglia a Mentana, prima di Roma, e Garibaldi<br />
perse e finì la cosa.<br />
Allora, l’11 febbraio del 1929 Mussolini e il Vaticano fecero un patto, la Conciliazione.<br />
Essendo l’Italia un paese cattolico fu un avvenimento importante: era un giorno vacanza<br />
per le scuole. Si considerava importante per la pacificazione delle persone… perché tanta<br />
gente, ad esempio i cattolici, non riconoscevano molto lo stato, non partecipavano alla<br />
vita politica (quelli che erano fedeli). Per la nobiltà di Roma il 20 settembre era giorno di<br />
lutto perché per tutti quelli che erano vicini al papa era la fine di un’epoca.<br />
Questo a Febbraio. A Marzo mio padre si è trasferito da Camerino e c’aveva 3 figli e mia<br />
madre era in cinta di me e dopo due mesi sono nato a Foligno, il 20 maggio 1929.<br />
Kai: e c’è una festa di quel giorno adesso?<br />
Una festa nazionale! (ridono)<br />
Io la faccio ogni 10 anni: l’abbiamo fatta su a Castelluccio due anni fa, ti ricordi?<br />
Venanzio Marini<br />
1
Le prime cose che ricordo … il terremoto a Foligno nel 1935, avevo 6 o 7 anni: buttò giù<br />
il camino, si andò a dormire fuori. Ricordo mio padre in divisa da ufficiale, perché tutti gli<br />
anni andava a Roma all’aeroporto di Ciampino a fare training per pilotare (era pilota)…<br />
andava a casa dei Salvi … ed era una buona entrata perché lui era ufficiale, era capitano,<br />
e allora lo pagavano.<br />
Di Foligno mi ricordo diversi anni: dopo è nata Maria e Adorna.<br />
Quando nacque Adorna è forse uno dei primi ricordi che ho, perché è nata a casa (io<br />
avevo 3 anni) c’era la zia, c’era la mamma di Giuseppina… ho un vago ricordo della<br />
nascita di Adorna: avevo 3 anni e mezzo perché lei è nata il 7 novembre, io il 20 maggio<br />
di 3 anni prima.<br />
In politica mi ricordo molto bene quando gli italiani sono andati in Abissinia, la presa nel<br />
1935, il nuovo impero con Mussolini che entrò…<br />
Mi ricordo la guerra di Spagna. Mi ricordo ancora di giornali: “Barcellona occupata!”<br />
Perché c’era la guerra civile in Spagna e Mussolini era con Franco, molti invece erano<br />
dall’altra parte: francesi, inglesi, volontari, anche americani. Morirono anche parecchi<br />
italiani: a Camerino il fratello di Gabriella è morto in Spagna. Erano quasi volontari<br />
quando andavano a <strong>com</strong>battere dalla parte di Franco: da un punto di vista militare non fu<br />
un bella battaglia per gli italiani, non fu un grande onore.<br />
Poi ricordo molto bene quando ci siamo trasferiti da Foligno a Ferrara quando avevo 7-8<br />
anni.<br />
Poi a Ferrara siamo stati 5 anni, dal 37 al 42.<br />
Nel 41 mio padre fu chiamato di nuovo militare per la guerra e allora la famiglia si<br />
trasferì a Camerino per studiare. Andavamo a Pievetorina e a Camerino.<br />
Quando scoppiò la guerra nel 41 mio padre e Peppino vennero richiamati. Peppino<br />
doveva partire per la Russia, poi sapeva che mio padre era andato in Libia e allora chiese<br />
di andare in Libia anche lui e si sono visti diverse volte.<br />
Quando siamo stati in Libia noi, Peppino ci è venuto a trovare e ci ha fatto vedere<br />
l’aeroporto che <strong>com</strong>andava babbo che stava vicino alla Tunisia. Ci siamo stati insieme<br />
con mamma; Albina pure se lo ricorda.<br />
Io sono stato in Libia 4-5 anni e sono venuti a trovarmi tutti i fratelli e anche mia madre;<br />
Maria no, solo i fratelli: Giovanni è venuto ad ac<strong>com</strong>pagnare mamma e poi a riprenderla<br />
è venuto Peppino con Albina. Era la prima volta che Albina volava con l’aeroplano, credo,<br />
(prima non voleva volare). Allora andammo a visitare i posti… perché 4 o 5 volte si sono<br />
incontrati… perché mio padre fino al 1929 era pilota, dopo, sic<strong>com</strong>e aveva un polipo al<br />
naso, passò ai servizi: c’era scritto AARS Arma Aeronautica Ruolo Servizi, prima invece<br />
era ruolo Naviganti.<br />
Tutte ste robe però mi sembrano che siano un pò eccessive… tutti sti dettagli… questi<br />
riguardano più la famiglia che l’ambiente…<br />
Kai: quali sono i tuoi primi ricordi di Mussolini?<br />
Eravamo balilla: il sabato si andava vestiti da Balilla, anche a Ferrara.<br />
Mi ricordo per esempio quando è scoppiata la guerra c’era la raccolta del rame perché<br />
l’Italia c’aveva poco rame e allora tutte le famiglie che avevano oggetti di rame dovevano<br />
regalarli e mi ricordo quando ci fu la guerra con l’Abissinia, con l’Etiopia, le nazioni unite<br />
di allora, allora non si chiamava l’ONU, fecero le sanzioni contro l’Italia, ma erano più<br />
sanzioni all’acqua di rose (nessuno dove <strong>com</strong>merciare con l’Italia). Allora per rispondere<br />
a queste sanzioni, Mussolini (questo me lo ricordo molto bene) tutte le donne italiane<br />
davano la fede, l’oro che c’era a casa, e ti davano un anello di acciaio. Era una cosa<br />
volontaria, ma se tu portavi un anello d’oro la gente ti guardava <strong>com</strong>e un po’ disfattista.<br />
Questo me lo ricordo molto bene, risale credo al 1935. Poi nel 41 la raccolta del rame<br />
(tutti portavano gli oggetti di rame) che doveva servire per fare le bombe e queste cose<br />
qui…<br />
L’unico a casa che non è stato mai fascista, anche da giovane, era Peppino.<br />
Peppino leggeva, cercava di leggere giornali per avere informazioni: leggere i libri<br />
contrari non era facile. Per leggere il Manifesto di Marx per esempio (tu non potevi<br />
<strong>com</strong>prarlo), ma c’era un cugino che aveva un’enciclopedia di economia politica per cui tra<br />
20 volumi c’era anche quello… per cui c’era poca diffusione, l’informazione era molto<br />
limitata, però Peppino anche quando aveva 18-20 anni era sempre un po’ contrario<br />
Venanzio Marini<br />
2
all’idea di Mussolini.<br />
Dopo la guerra la ricordo giorno per giorno.<br />
Quando scoppiò la guerra stavamo a Pieve Torina, c’era mio padre, era il settembre del<br />
39. Perché nel 39 scoppiò la guerra fra la Germania e l’Inghilterra; l’Italia entrò un anno<br />
dopo. Sic<strong>com</strong>e in principio la guerra andava molto bene, Mussolini aveva fretta (andò<br />
anche in Francia con la speranza di prendere un pezzo di…). Io mi ricordo per le strade si<br />
facevano le manifestazioni: Nizza e Savoia. Volevamo che Nizza ritornasse all’Italia… la<br />
Tunisia, la Corsica. Dopo la guerra invece i francesi si sono presi una cittadina italiana<br />
che si chiama Mentone, noi volevamo andare avanti e siamo andati avanti, ma pochi<br />
giorni prima che la Francia cadesse. La guerra tra Francia e Germani era già decisa:<br />
Mussolini arrivò giusto per poter prendere qualche cosa.<br />
Le manifestazioni si facevano a scuola (favorevoli alla guerra): “noi dobbiamo <strong>com</strong>battere<br />
contro la perfida Albione! (Albione sarebbe l’Inghilterra) che mangiano cinque volte al<br />
giorno!” Questa era una propaganda del fascismo… ma si capisce perché allora mangiare<br />
cinque volte al giorno era un privilegio di pochi… era contro la plutocrazia, contro la<br />
ricchezza, era presentata così. E c’era anche una parte di verità, diciamo pure, perché di<br />
fronte all’Inghilterra e all’America e anche di fronte alla Francia l’Italia (specie l’Italia<br />
Meridionale, la Sardegna) stava… L’Italia del Nord era molto più avanzata, ma l’Italia<br />
meridionale … anche le stesse Marche dove vivevamo noi… Tu devi pensare che Pieve<br />
Torina aveva tremila abitanti nella prima guerra mondiale (più del doppio di adesso) e<br />
non c’era nessun industria, nessuna attività, erano quasi tutti in agricoltura… Per esempio<br />
la terra che avevamo noi a Villanova era considerata di prima qualità perché molti<br />
l’avevano verso la montagna.<br />
Racconta Raffaele Bellanti che sopra a Roti c’era un campo che lo chiamavano tri tri tri,<br />
perché mettevi un quintale di grano e ne raccoglievi tre quintali: per dire quanto rendeva<br />
poco. Adesso se metti un quintale di grano ne raccogli 60 quintali.<br />
Non era questa la regola per Pieve Torina perché il raccolto era basso, ma non così<br />
basso: ma avevano messo a coltura anche dei terreni pieni di sassi, in discesa, per cui tu<br />
pensa quanto lavoro … mettevi un quintale per raccoglierne tre quintali.<br />
Nell’ambiente dove il 90 per cento viveva nell’ agricoltura, noi eravamo una famiglia<br />
relativamente ricca perché nonna veniva da un’impiego delle poste, aveva uno stipendio<br />
…<br />
Poi allora c’era la differenza che nonno, il mio omonimo, era proprietario terriero: uno era<br />
proprietario della terra, gli altri erano mezzadri, c’era la mezzadria; e difficilmente un<br />
mezzadrio si sposava un proprietario della terra, erano due categorie…<br />
C’erano i mezzadri, i coltivatori diretti che lavoravano la terra ed erano proprietari, poi<br />
c’erano i proprietari <strong>com</strong>e mia madre; poi c’erano i professionisti: il farmacista, il medico,<br />
il prete e alcuni artigiani, il falegname, il fabbro che era molto importante allora più di<br />
adesso perché le vacche che servivano per lavorare la terra… i trattori non esistevano (il<br />
primo trattore è venuto dopo la guerra) allora alle vacche (<strong>com</strong>e anche al cavallo)<br />
bisognava fargli le scarpe sotto, dei pezzi di ferro per andare a lavorare, e allora il fabbro<br />
aveva una grande attività. In qualche posto ancora si vede: la vacca veniva fissata su un<br />
pezzo di legno e poi dopo tagliavano l’unghia e ci mettevano… <strong>com</strong>e fanno anche adesso<br />
per il cavallo…<br />
Adesso se tu mi domandi qualche cosa perché sennò…<br />
Kay: c’era la guerra?<br />
La guerra me la ricordo quando scoppiò, (<strong>com</strong>e ti ho detto) stavamo a Pieve Torina e<br />
vedevo babbo… a settembre.<br />
Poi l’altra invece quando entrò l’Italia il 10 giugno: stavamo con Mario e Santa Brusciotti<br />
a Vari e allora mia zia (la sorella di mio padre) c’aveva la radio. Era una cosa grossa<br />
averci la radio e tutto il paese veniva a sentire, era l’unica radio del paese.<br />
Questo nel 40. Nel 38 c’erano i campionati mondiali di calcio (che sai che in Italia è molto<br />
importante) e noi stavamo a Ferrara e nel nostro vicinato c’era una certa fruttivendola<br />
che si chiamava Malvina che c’aveva la radio e mio padre mi mandò a casa di questa<br />
fruttivendola per sapere (perché quell’anno l’Italia vinse il campionato mondiale)… c’era<br />
l’ultima partita (non mi ricordo se era con la Francia o con la …) e allora lui mi disse “vai<br />
a sentire”… Questo nel 38, quando in America… tu pensa che la televisione… nel 55<br />
Venanzio Marini<br />
3
quando io venni negli Stati Uniti la televisione già avevano tanti programmi; in Italia<br />
furono i primi. Io mandai i soldi a casa per <strong>com</strong>prare la televisione (in parte per lo meno)<br />
e ce n’erano due a Pieve Torina allora nel 55-56 e tutti quanti venivano o a casa nostra o<br />
a casa di Mosca perché…<br />
Anzi mi ricordo nelle lettere che scrivevo: “pensate che qui l’uomo che viene a fare le<br />
pulizie c’ha una televisione! E ne vuole <strong>com</strong>prare un’altra perché quando lui vede un<br />
programma i figli ne vogliono vedere un altro…!” Era una favola… perché in America un<br />
operaio… noi eravamo una delle famiglie più benestanti e c’avevamo questa televisione…<br />
Kai: <strong>com</strong>’era l’Italia dopo la resa?<br />
Questo lo ricordo bene. Mi ricordo tanti fatti importanti della guerra.<br />
Mi ricordo quando affondarono una nave (non mi ricordo <strong>com</strong>e si chiamava) la prima<br />
nave tedesca che io già seguivo … C’era una nave tedesca che era seguita dagli inglesi…<br />
Kai: la Bismark<br />
Si la Bismark, che stava in Sud America… Mi ricordo molto la guerra tra Finlandia e<br />
Russia…<br />
Kai: anch’io mi ricordo quello…<br />
Mi ricordo che i finlandesi erano degli eroi… mi sembra che era il generale Mannaimen<br />
(un nome pressappoco così, era il capo dello stato finlandese) che lottavano vicino al lago<br />
(la Doga, lassù verso Pietroburgo).<br />
Mi ricordo poi quando i tedeschi sono arrivati in Austria (in Austria poco ma in<br />
Cecoslovacchia...). Quando hanno occupato la Cecoslovacchia prima della guerra…<br />
Mi ricordo il discorso di Mussolini, mi ricordo le sconfitte italiane… in Grecia…<br />
Mi ricordo una frase particolare del discorso di Mussolini perché ci fu un momento in cui<br />
gli italiani si erano ritirati: “noi spezzeremo le reni alla Grecia!” e tutti a battere le mani!<br />
(ridono).<br />
Che ci aveva fatto la Grecia? C’era questa guerra pechè due anni prima avevamo<br />
occupato l’Albania… allora i greci erano aiutati dagli inglesi e avanzavano… Però la gente<br />
si rendeva conto che noi non eravamo preparati… I soldati c’avevano delle fasce per<br />
coprirsi qua (le calzature…) invece di averlo <strong>com</strong>e l’abbiamo adesso noi, c’era un pezzo di<br />
stoffa che tu lo mettevi attorno (che costava meno, era più economico). Ma c’avevano<br />
anche…<br />
Dopo man a mano che è scoppiata la guerra… ci fu un momento quando gli italiani<br />
arrivarono ad El Alamein, ci fu un momento che sembrava che… noi c’abbiamo un libro,<br />
se vuoi te lo faccio leggere, dove parla di Curzio Malaparte.<br />
Curzio Malaparte è uno scrittore italiano molto famoso (c’ha una villa giù a Capri, ci<br />
siamo stati insieme… quella villa che si vedeva…) questa villa di Malaparte lui l’ha lasciata<br />
ai cinesi pechè in ultimo era molto amico con i cinesi. Lui ha <strong>com</strong>inciato a fare il<br />
giornalista in guerra che aveva 16-17 anni: prima è stato favorevole a Mussolini, poi è<br />
stato un po’ contrario. Questa villa adesso è stata lasciata all’associazione per l’amicizia<br />
tra Italia e Cina e questo libro parla di mio zio Mazzolini (Serafino Mazzolini per la biografia clicca<br />
qui) che stava a Derna con Mussolini, una cittadina ai confini con l’Egitto, e si preparavano<br />
(non ad attaccare perché loro non erano coi soldati) per entrare al Cairo con i cavalli<br />
bianchi. Questo Mazzolini era stato ambasciatore in Egitto e doveva diventare<br />
governatore: erano così sicuri che … ne parla in un libro che si chiama “Kaputt”… per dire<br />
che c’era un momento che sembrava sicuro che … poi invece da allora ha <strong>com</strong>inciato a<br />
fare marcia indietro fino a quando… mi ricordo quando ci fu, mi sembra il 13 marzo (non<br />
lo so) quando l’Italia lasciò tutta l’Africa del Nord, la Tunisia, e andarono… Mio padre<br />
andò prigioniero con i francesi e Peppino con gli inglesi. Peppino lo portarono in Egitto,<br />
mio padre in Algeria dove hanno avuto un trattamento pessimo. Gli inglesi fecero un<br />
trattamento normale da prigionieri di guerra, invece i francesi non rispettavano molto<br />
quelle che sono le convenzioni…<br />
Mi ricordo dopo l’8 settembre (già c’avevo 14 anni) babbo era prigioniero con i francesi,<br />
Peppino con gli inglesi, Gabriele si era nascosto. Gabriele e Mario dovevano andare a fare<br />
il militare: loro aveva rifiutato di fare il militare e si andarono a nascondere su a<br />
Montecavallo: quando vai sulla strada dal paese per andare a Collattoni, a metà strada,<br />
sulla sinistra, c’è una casa e in quella casa si rifugiarono loro due insieme ad un amico<br />
Venanzio Marini<br />
4
loro (mi pare si chiamasse Marcello; Nicola stava da un’altra parte). Allora, sic<strong>com</strong>e io<br />
avevo 14 anni, andavo in giro, gli portavo le notizie…<br />
Mi ricordo benissimo, mi dicevano (perché io non c’ero mai stato): “tu troverai un ponte…<br />
e in questo ponte ci avevano fatto una freccia… e allora noi stiamo lì vicino… questo il<br />
mese di ottobre-novembre… però stavano sulla strada e potevano arrivare i tedeschi.<br />
Quella era la loro base, però la mattina uscivano e avevano fatto sulla montagna in un<br />
posto dove ci fa il nido l’aquila, avevano messo una tenda nascosta in mezzo alle piante.<br />
Se c’erano i tedeschi o i fascisti mettevano un lenzuolo bianco e allora si capiva che non<br />
potevano tornare a casa.<br />
Questo risale subito dopo l’8 settembre perché davano dei premi a chi faceva la spia per<br />
catturare questi qui… perché dovevano presentarsi per il militare, chi non si presentava<br />
rischiava la pena di morte.<br />
Io ero abbastanza… anche se c’era un <strong>com</strong>pagno di scuola che c’aveva due anni più di me<br />
che anche se era giovane, era Innocenzi (erano due fratelli li presero e li portarono in<br />
Germania…) perciò io stavo un po’ ai limiti perché questo <strong>com</strong>pagno di scuola che c’aveva<br />
appena due anni più di me, era del 27, te lo ricordi Innocenzi? Tempo fa ci ha invitato qui<br />
a mangiare fuori…<br />
E’ un’ora che parlo ancora siamo arrivati ancora a 13-14 anni…<br />
Ti ho detto, a Pieve Torina erano quasi tutti contadini, era un livello piuttosto povero, non<br />
c’erano… le strade non erano asfaltate per esempio, le automobili ce n’erano due o tre:<br />
c’era il medico che c’aveva l’automobile, il veterinario… Tu pensa che quando il<br />
veterinario andava in giro con la moglie e arrivava alla Maddalena, alla curva faceva<br />
scendere la moglie per vedere se sulla strada c’era qualcuno!<br />
Maria: è peggio di te Kai! (ridono)<br />
Lui veniva da Pieve Bovigliana, passava alla Maddalena e la moglie scendeva… questo ti<br />
da un’idea…<br />
Noi avevamo questo zio Marchetti di Lucciano che era geometra (zio Checco) e questo ti<br />
può dare l’idea di cos’era la proprietà terriera perché allora si faceva guerra per una<br />
pianta. Molte cause andavano dagli avvocati per dire: “questa quercia appartiene a me!”<br />
perché delle volte stava a metà fra il confine… c’era un attaccamento enorme alla<br />
proprietà terriera e quando questo qui … i Marchetti erano una delle famiglie più ricche…<br />
erano quattro fratelli.<br />
Questo episodio c’è da riportarlo a futura memoria: erano tre ragazzi e una ragazza che<br />
era coetanea di mamma, si chiamava Anna (Annetta e morì giovane a 26 anni durante la<br />
guerra…) la mamma per consolare i figli, i fratelli che piangevano disse: rallegratevi<br />
perché avete da pagare una dote di meno! Perché la proprietà rimaneva ai maschi; alle<br />
femmine gli si dava una somma, la dote, il corredo…<br />
Maria: la madre disse: “vi ha risparmiato tanti soldi!”.<br />
Questo per dire… era una donna conosciuta, si chiamava Santina… allora di questi tre<br />
fratelli uno studiava ingegneria a Torino (è morto perché ci fu una fuga di gas in albergo)<br />
poi uno era geometra e uno era medico (noi lo chiamavamo lo zio medico). Un giorno<br />
questi due si incontrarono e dissero: “ci dobbiamo decidere: o sposi tu o sposo io!”,<br />
perché non si poteva concepire che tutti e due si sposavano perché dopo avrebbero<br />
diviso la proprietà! Perciò doveva sposare uno solo e quello che non si sposava doveva<br />
lasciare.<br />
Maria: doveva giurare di lasciare tutto all’altro!<br />
E così hanno fatto: uno non si è sposato, l’altro si è sposato e ha ereditato tutta quanta<br />
la terra perché era la terra quello che ti dava prestigio, ricchezza e tutto quanto…<br />
Prima c’era la mezzadria, che poi è migliorata un po’ perché nella mezzadria le piante<br />
erano del padrone, raccoglieva il padrone l’uva, ecc…, poi dopo si è fatto tutto alla metà e<br />
dopo la guerra ci fu un po’ di ribellione da parte dei contadini e De Gasperi fece una<br />
legge, lo chiamavano il Lodo De Gasperi che i contadini prendevano un po’ più della<br />
metà. Non proprio 60 e 40, ma ci fu un fatto grosso e poi dopo la mezzadria è morta di<br />
morte naturale perché tutti i contadini andavano via … apposta a Pieve Torina da 3000 si<br />
è ridotta perché… lo sbocco di Pieve Torina era Roma. A Roma molti facevano attività<br />
<strong>com</strong>e fornai, <strong>com</strong>e portinai (ogni palazzo c’aveva una specie di custode, nei palazzi ricchi<br />
ancora c’è…).<br />
Venanzio Marini<br />
5
Così a Pieve Torina la gente diminuiva; si ritrovava d’estate che era un turismo di ritorno:<br />
erano i pievetorinesi che stavano fuori e ritornavano…<br />
La piccola prima industria (che poi è stata una disgrazia per Pieve Torina) è stata quella<br />
dei maiali…<br />
Maria: tanto che babbo ebbe un attacco al cuore! (da <strong>com</strong>e me lo disse Mario nostro) …<br />
si era messo d’accordo con Fidelia e Giovanni Salvi di non vendere ad Angiolini, così non<br />
si sarebbe fatta: il giorno dopo scoprì che Giovanni e Fidelia si erano riuniti e<br />
vendettero…<br />
Ma non era proprio così… ad ogni modo se non trovavano la terra lì la trovavano… per<br />
fare uno stabilimento non è che ci volesse.<br />
Maria: per tanti anni Mario non parlò ai Salvi a Giovanni…<br />
Questo non lo so, perché io nel 55 lasciai…stavo in America…<br />
Quando ritornò babbo dalla prigionia io, insieme a Peppino, seguii babbo a Cagliari;<br />
l’università l’ho <strong>com</strong>inciata a Cagliari. Il primo anno praticamente lo feci a Cagliari.<br />
Andavo avanti e indietro, ancora mi ricordo tutte le stazioni: ma poi le abbiamo viste<br />
insieme no? Siamo stati a Iglesias…<br />
Poi siamo andati a Milano e appena laureato cercavo per andare all’estero: scrissi 70<br />
lettere…<br />
Poco dopo laureato cercai di andare in Africa fondamentalmente; io ho fatto la tesi in<br />
psichiatria: o pensavo di fare lo psichiatra in Italia, o il medico generico …<br />
Kai: qual’è il nome della tesi?<br />
Sulle terapie da shock: c’è l’elettroshock che è un’invenzione italiana, lo sai <strong>com</strong>’è nato<br />
l’elettroshock? Il direttore del mani<strong>com</strong>io di Roma un giorno andò ai macelli, dove<br />
uccidevano i maiali, e vedeva che sparavano un colpo al maiale con una scarica elettrica<br />
per fargli perdere la coscienza e poi dopo con questo maiale lo aprivano e… Lui si era<br />
accorto che se per caso ritardavano a levargli il sangue, ad aprirlo, a lavorarlo, il maiale<br />
ritornava vivo: era una morte apparente, andava in <strong>com</strong>a. Allora gli venne in mente,<br />
sic<strong>com</strong>e per la schizofrenia non c’era nessuna cura, dice: “chissà che cosa succede se<br />
facciamo la stessa cosa alle persone…<br />
Allora trovarono uno che non c’aveva famiglia a Roma, alla stazione che aveva problemi<br />
mentali e fecero la prima. Sai in cosa consiste l’elettroshock? E’ una scarica elettrica che<br />
ti fanno che tu c’hai <strong>com</strong>e un attacco epilettico, era uno spettacolo brutto. Quando io l’ho<br />
fatta su al mani<strong>com</strong>io di Milano che è una piccola città, circa 2000 persone c’erano, allora<br />
tu vedevi queste corsie con 30-40 letti e passava questo medico a fare l’elettroshock e<br />
tutti gli altri vedevano. Era considerata un pò <strong>com</strong>e una punizione: “se fai il cattivo te lo<br />
faccio anche a te”! Adesso la fanno in una stanza, con più garbo, danno dei rilassanti:<br />
ancora si fa, anche se in certi paesi (non so se anche in America) ci vuole per lo meno<br />
l’opinione di due medici. Le fanno molto poco… nei casi di depressioni persistenti, quando<br />
c’è tendenza al suicidio… è una cosa rara però non è stato abolito <strong>com</strong>pletamente.<br />
Allora io feci la tesi sulle terapie da shock, perché oltre a questa terapia fatta con<br />
l’elettricità, c’erano altre tre terapie che si facevano con le medicine, una era con<br />
l’insulina. Se tu ti fai l’insulina e c’hai la glicemia alta, torna normale… ma se tu fai<br />
l’insulina ad uno che è già normale, l’abbassi, c’hai l’ipoglicemia e allora vai in <strong>com</strong>a, sudi<br />
molto e quella è ancora più pericolosa dell’elettroshock: c’era una certa mortalità, non<br />
molto alta, ma c’era. E allora tu vedevi che questi qui dal sudore bagnavano<br />
<strong>com</strong>pletamente il letto, dovevano essere cambiati. Poi c’era una medicina che si dava per<br />
il cuore che si chiamava Cardiazol che si faceva endovena ad un certo dosaggio e tu<br />
avevi lo stesso effetto. Poi gli italiani ne avevano inventata ancora un’altra con un altro<br />
medicinale, ma l’effetto era lo stesso per cui la tesi era sulle terapie da shock.<br />
Maria: (a Kai) quando cercarono di controllare il tuo apparecchio defibrillatore per vedere<br />
se funzionava ti fecero una specie di shock, no? Lui sobbalzò di mezzo metro… per<br />
vedere se funzionava…<br />
Si però quello era al cuore, questo era al cervello, perdevi la coscienza: tu sei rimasto<br />
cosciente?<br />
Kai: no, perché mi hanno dato un dosaggio fatale.<br />
Venanzio Marini<br />
6
No fatale, quasi fatale perché se fatale allora non stavi qui: fatale vuol dire che è<br />
mortale, che muori.<br />
Kai: si muori. Muori e poi ti mettono questo…<br />
Maria: allora lui muore e poi l’apparecchio lo fa resuscitare.. quindi lui morì!<br />
B’è, morì, nel senso che il cuore per un momento non aveva…<br />
Kai: non era abbastanza per…<br />
Per andare in paradiso! (ridono)<br />
Kai: ma si sentiva <strong>com</strong>e funzionava questo fibrillatore dopo perché quello funzionava, e<br />
tu avevi un altro shock per <strong>com</strong>inciare il cuore….<br />
Maria: oh, Jacopo che piacere vederti!<br />
Kai: Ciao Jacopo!<br />
Venanzio Marini<br />
7
Adorna e Maria Marini 1/3<br />
Adorna Marini<br />
Adorna: io sono Adorna Marini, sono nata a Foligno il 7 novembre del 1932.<br />
I ricordi che ho di Foligno sono pochissimi. Il primo che ricordo (e lo ricordo con un po’ di<br />
paura) è il terremoto: ricordo che babbo, mamma e i fratelli dal terrazzo buttavano i<br />
materassi perché andammo a dormire nell’orto. E questo mi rimase molto impresso con<br />
paura.<br />
Kai: quanti anni avevi?<br />
Adorna: il terremoto non ricordo che anno era… forse 3 anni.<br />
Poi di Foligno ho un altro ricordo: che veniva la nostra cugina Elisa Lucarelli. Era ospite di<br />
mamma perché era venuta ad imparare a fare la sarta. Era venuta a scuola di taglio.<br />
Kai: chi era?<br />
Adorna: Elisa Lucarelli, la sorella di Gianbattista, di Giannina, di Adele. E mi ricordo che<br />
eravamo a sedere vicino al focolare e lei mi faceva i boccoli nei capelli con strisce di<br />
carta: prendeva la carta, faceva tutte strisce e mi faceva questi boccoli.<br />
Poi mi ricordo di Foligno un’altra cosa: che avevamo un orto che per me era grandissimo,<br />
che c’erano due filari di frutta (che erano pere, non mi ricordo se che frutta era), poi<br />
ricordo la casa di Belluccini (lui faceva il ferroviere) che aveva dei figli che suppergiù<br />
avevano la nostra età (di Gabriele, di Mario, di Venanzo e forse anche di Maria e la mia).<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
8
Perché anche loro erano 3 maschi e 3 femmine (me sembra, Maria forse ricorda meglio).<br />
Ricordo questa casa che era sopra la nostra, più su, e andavamo a giocare lì.<br />
Mi ricordo della signora… lui si chiamava Belluccini Eugenio e lei… non mi viene in mente!<br />
(Maria se lo ricorda). E mi ricordo però che la casa loro era… da noi c’erano più piante…<br />
questa casa era un 30-40 metri più su, grande… dalla finestra parlavamo… la signora,<br />
<strong>com</strong>e si chiamava la Belluccini Maria?<br />
Maria: Sora Dina.<br />
Adorna: Sora Dina! Volevo dirlo la signora Dina, però mi sembrava che non mi suonava,<br />
e Sor Eugenio: ho ricordo di loro. Poi ho ricordo nella strada di sotto ho ricordi di Foligno,<br />
non molti, e poi ricordo di Foligno che noi partimmo col treno a Foligno e ci venne a<br />
salutare Paglialunga (però io ero un po’ più grandina) perché andavamo a Ferrara e<br />
salimmo sul treno (e lì proprio rimasi male e questo ricordo che Venanzo me lo ricorda<br />
sempre): io salii sul treno e mi feci la pipì addosso! Te lo ricordi?<br />
Maria: no questo non me lo ricordo.<br />
Adorna: questo me lo ricordo perché io diventai rossa rossa e ci ac<strong>com</strong>pagnò al treno con<br />
il ca…<br />
Maria: con la macchina zio Checco.<br />
Adorna: no! A Foligno vene Paglialunga te lo ricordi?<br />
Maria: si Paglialunga me lo ricordo.<br />
Adorna: e non mi ricordo con chi andammo là… ci venne a salutare lì al treno e io mi<br />
ricordo proprio che ero salita (sul treno c’è quel pezzetto) e mi feci la pipì. Che Venanzo<br />
me lo ricorda sempr … o Venanzo o Mario non me ricordo.<br />
Maria: perché non osavamo dire “devo andare in bagno”<br />
Adorna: no, perché feci brutta figura!<br />
Maria: ma anche perchè te la facesti addosso perché fino ad allora non potevamo dire<br />
“devo andare al bagno”<br />
Adorna: no, me la feci addosso, Maria. Me l’ha fatta addosso! Se perché non lo so<br />
(ridono): non c’è scusante!<br />
Maria: si c’è, c’è: non osavamo dire niente Adorna mia. Io non osavo nemmeno dire ciò<br />
sete!<br />
Adorna: ecco io di Foligno per esempio non mi ricordo né di Peppino, né di Gabriele, né di<br />
Mario, per me non<br />
Maria: ricordo di babbo che aveva lasciato l’ombrello e il cappello nella sala d’aspetto<br />
Adorna: sul treno, sì, anch’io!<br />
Maria: allora eravamo già sul treno belli e tranquilli… vedo babbo di corsa “oh il cappello<br />
e l’ombrello!” saltare i binari (perché invece bisognava andar sotto), invece vedo queste<br />
gambe lunghe di babbo saltare i binari … per… noi che guardavamo<br />
Adorna: e noi sul treno ad aspettarlo!<br />
Maria: e ritornò col cappello e l’ombrello.<br />
Adorna: si, questo me lo ricordo anch’io. Però sennò di Foligno non ricordo neanche… che<br />
siamo andati dalle suore, no? Io no!<br />
Maria: io si, all’asilo con Venanzo: le suore erano proprio cattive Adorna! Qualsiasi cosa si<br />
rompeva era colpa o mia o di Venanzo. Forse perché tutte le altre bambine erano molto<br />
ricche: le madri venivano, dicevano alle suore quello che volevano per la figlia loro,<br />
mentre mamma, sai, sempre molto modesta, ma ci incolpavano sempre di tutto. E io mi<br />
sentivo proprio un <strong>com</strong>plesso, ma capii che c’era giustizia in questo mondo quando<br />
andammo… l’ultimo giorno di scuola mamma andò a ritirare i vari quaderni di disegno e<br />
sic<strong>com</strong>e i miei, mi ricordo, erano tutti molto brutti perché non li sapevo fare e loro non<br />
mi aiutavano… però quel giorno non riuscivano a trovare il mio quaderno, allora me<br />
dettero uno di un’altra (di un’altra ragazza che forse ne aveva due, non lo so), ma<br />
insomma erano tanto belli che dissi: vedi, il Signore ha fatto giustizia; il mio era brutto e<br />
adesso c’ho quello della più brava della classe! E mi ricordo questo <strong>com</strong>e fosse adesso<br />
perché era una grande ingiustizia.<br />
Adorna: del terremoto ti ricordi tu?<br />
Maria: mi ricordo, ma tu pure.<br />
Adorna: mi ricordo solo che dal terrazzo (te lo ricordi?) buttavano giù i materassi, le<br />
lenzuola, per andare a dormire in cima a questo orto che a me sembrava immenso che<br />
poi invece ho rivisto è piccolissimo.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
9
Maria: però nell’ultimo angolo c’era la casina dei polli: lì, dietro lì, misero su la tenda<br />
dopo questo terremoto che babbo diceva che gli era caduta la bicicletta che aveva<br />
appoggiato contro il muro era caduta fuori e io stavo male, stavo a letto nella camera di<br />
sopra e stavo lì tutta tranquilla e contenta perché vedevo questi calcinacci che cadevano,<br />
Adorna, e facevano un disegno sulla coperta rossa nel letto e tranquilla mi stavo a vedere<br />
i disegni…<br />
Adorna: era la coperta quella rossa di seta che mamma poi ce l’ha messa negli stracci.<br />
Maria: <strong>com</strong>unque, poi vedo mamma che precipitosamente arriva e dice “figlia mia vieni,<br />
vieni, vieni”. Mi prese su con tutta la coperta e mi ricordo <strong>com</strong>e fosse adesso andò giù<br />
per le scale così in fretta che quasi cadeva e si teneva alla ringhiera e mi portò fuori.<br />
Kai: e tu?<br />
Adorna: io no, questo non lo ricordo. Ricordo che mamma… (io stavo in fondo alle scale)<br />
andò a prendere Maria e ricordo queste scale che facevano così… poi andammo fuori che<br />
buttavano questi materassi per dormire la notte.<br />
Kai: era pomeriggio?<br />
Adorna: non mi ricordo neanche che anno era…<br />
Maria: c’era il sole… durante il giorno, era metà giorno.<br />
Adorna: era inverno, estate, che era?<br />
Maria: era estate o mezza stagione perché stavamo fuori a dormire tranquilli per più di<br />
una notte.<br />
Adorna: si che poi mamma aveva tanta paura, mamma aveva tanta paura. Poi di Elisa<br />
Lucarelli ti ricordi niente tu?<br />
Maria: che veniva ad imparare il taglio e dopo faceva la sarta per mamma, faceva<br />
qualche cosa per mamma e per noi ci fece quei due vestitini con le rondini in fondo,<br />
bellissimi.<br />
Adorna: molto belli. C’abbiamo le fotografie (mi sembra?), ce l’avevamo. Poi io di Foligno<br />
i ricordi di Peppino, Gabriele e Mario non ne ho.<br />
Maria: io ne ho nel senso che facevano arrabbià mamma, mamma si spazientiva delle<br />
volte e diceva: “via, fuori! Andate fuori”. E mi ricordo che ero gelosa perché loro delle<br />
volte andavano a giocare dai loro amici maschietti e non mi ci volevano a me.<br />
Adorna: ah, ecco, mi ricordo questo: che ci tiravano i sassi! Ecco, mi ricordo che erano su<br />
da Belluccini, su in cima alla strada; noi (ecco, vedi, adesso mi ricordo) non ci volevano<br />
far entrare, ci tiravano i sassi!<br />
Kai: mamma, che fratelli!<br />
Adorna: a me sembravano grossi, no Kai? Però mi ricordo che una volta ci fu questo<br />
lancio ...<br />
Maria: perché non volevano che li seguissimo<br />
Adorna: poi mi ricordo una volta che la Belluccini mise un figlio in castigo, non so chi era,<br />
e l’aveva chiuso dentro una stanza e lui <strong>com</strong>unicava con noi dalla finestra. Mi ricordo che<br />
diceva “non posso uscire, mi hanno…<br />
Maria: Fernando?<br />
Adorna: non mi ricordo. Era un figlio. Perché era molto severa questa Belluccini, credo<br />
che picchiava… anche lei aveva 3 maschi e 3 femmine, no? Era Rosella, Mariola e<br />
quell’altra <strong>com</strong>’è che si chiamava? Va bene. Poi c’era Nando, Angelo e quello che è<br />
morto…<br />
Maria: quello era Nando, Nando morì.<br />
Adorna: Nando morì, poi c’è Angelo che vive ancora, poi c’è quell’altro che è più giovane<br />
che tante volte veniva a Pieve Torina, <strong>com</strong>’è che si chiamava?<br />
Maria: si durante la guerra…<br />
Adorna: quello che veniva durante la guerra, ecco, l’unico…<br />
Kai: allora, andando a Ferrara?<br />
Maria: prima di lasciare Foligno voglio dire che mi ispirò. Nando era un po’ artistico: ci<br />
fece vedere il presepio un Natale, ti ricordi? Che l’aveva fatto in cantina e lui l’aveva fatto<br />
con delle carte blu il cielo, poi aveva ritagliato tutte le stelle e poi aveva fatto piccole<br />
montagne con pezzi di legno ricoperti di muschio e poi queste figurine che andavano<br />
verso la chiesa… 3 o 4 edifici che l’aveva fatti col sughero delle botti: ritagliava il<br />
sughero, col rosso faceva le finestrine, la porta, ma mi ispirò talmente tanto, Adorna, che<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
10
io credo che da lì <strong>com</strong>inciò il mio amore per l’arte, cioè per fare quello facile no?<br />
Disegnare…<br />
Kai: chi ha fatto quello?<br />
Maria: Nando, questo che poi è morto perché c’aveva la tubercolosi, mi sembra.<br />
Adorna: sì, era malato di tubercolosi e per curarla non è <strong>com</strong>e adesso, Kai, che ti danno i<br />
soldi, ti aiutano: vendettero la casa per curare il figlio! Che poi morì. Hanno venduto la<br />
casa, quella sopra a noi.<br />
Kai: mamma mia.<br />
Adorna: eh, e poi andarono proprio ad abitare in una casetta di … glie la dettero i<br />
ferrovieri, sic<strong>com</strong>e lui era un ferroviere, ti ricordi? Adesso non succede perché ti<br />
aiutano... lui vendette la casa!<br />
Maria: quindi tutti questi esempi, Kai, di generosità, è quello che ci hanno formato a noi<br />
ad essere generosi <strong>com</strong>e … anche <strong>com</strong>e genitori, no? Io corro sempre: se un figlio c’ha<br />
bisogno io sò pronta…<br />
Adorna: si, ma anche mamma, babbo, anche i Salvi l’aiutarono questi Belluccini perché<br />
andò a Roma a curarsi Nando e zia Nicolina ospitava, i genitori aiutava… capito?<br />
Maria: si, ma quello <strong>com</strong>e minimo, <strong>com</strong>e minimo, ma tutti gli esempi che ci faceva<br />
mamma: “pensa” diceva “guarda, guardate, vedete <strong>com</strong>e sono bravi”. ...Allora dopo da lì<br />
andammo a Ferrara e io mi ricordo il trasloco perché mi ricordo avevo paura che mi<br />
lasciassero lì!<br />
Adorna: è forse il trasloco dove io sul treno, quando ho fatto la…<br />
Maria: eh, sì, forse.<br />
Adorna: eh sì, perché c’erano tutti a salutare … i Paglialunga, i Belluccini…erano tutti lì al<br />
treno che ci salutavano: era il trasloco per Ferrara.<br />
Maria: ed io avevo tanta paura che mi lasciassero lì e allora stavo sempre vicino ad un<br />
<strong>com</strong>ò, un cassetto lì … lo tenevo proprio per mano per paura che mi lasciassero lì.<br />
Adorna: poi Foligno…<br />
Maria: la vita di Foligno niente, solo quella in famiglia, di questi figli, di questi fratelli che<br />
erano, che appunto… però ci volevano bene perché giocavamo insieme: per questo io ero<br />
offesa quando loro uscivano e non ci volevano più perché andavano a giocare con gli<br />
amici. Allora ero un po’ offesa, un po’ gelosa.<br />
Adorna: io non me lo ricordo.<br />
Kai: tu ricordi quel tempo quando Venanzo ti teneva…<br />
Adorna: coglievi le mele; le pere.<br />
Maria: quello me lo ricordo <strong>com</strong>e una storia che diceva sempre mamma: che un giorno<br />
andarono… mamma aprì la porta dell’orto… oppure era andata a far la spesa<br />
Adorna: era andata a far la spesa e aveva lasciato Venanzo <strong>com</strong>e guardiano mio e tuo.<br />
Maria: e quando tornò trovò che io col grembiule tenevo il grembiole così, la gonna forse<br />
così e Venanzo raccoglieva le pere e metteva le pere sul grembiule.<br />
Adorna: ma le pere non erano mature però!<br />
Maria: non erano mature, no, non era ora.<br />
Adorna: lo trovò che stava cogliendo tutta la frutta. Ecco vedi io non esisto in queste<br />
storie!<br />
Maria: Venanzo ed io perché eravamo più vicini.<br />
Adorna: non me le ricordo proprio: io proprio Peppino, Mario… Gabriele… proprio niente!<br />
Non lo so perché. Dopo magari…<br />
Kai: forse eri troppo giovane.<br />
Adorna: no è un anno Kai…<br />
Maria: ma un anno vuol dire tanto.<br />
Adorna: no, ma il fatto è che quando lei dice qualcosa, allora mi viene in mente!<br />
Kai: certo<br />
Adorna: per esempio io non ricordo niente di quando mi hanno lasciato qui che sono<br />
andata a Vari.<br />
Maria: per un anno intero!<br />
Adorna: sì, non ricordo il giorno se ho pianto, se… non mi ricordo niente… perché invece<br />
raccontavano, mamma raccontava che una volta Maria era piccola e zia Blandina se la<br />
portò a Vari.<br />
Maria: ma c’avevo 2-3 anni, due forse nemmeno … perché non parlavo.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
11
Adorna: no parlavi, parlavi. Allora si andava da Pieve Torina a Vari… zia aveva un somaro<br />
e il carretto e veniva giù zia col somaro, guidava lei. E portò via Maria e mamma diceva<br />
“non prenderla stanotte perchè la notte è difficile” e infatti Maria quando si fece buio<br />
volle tornare a casa. Piangeva.<br />
Maria: e dicevo a zia Blandina: “metteme le tappette mia (perché non sapevo parlare,<br />
no?) e portami giù da mamma”. E zia Blandina, pensa quanto psicologa, gentile, che<br />
capiva che a quell’età era traumatico di sentirsi sola senza la madre, attaccò il carretto e<br />
mi portò giù a casa era più di mezzanotte, le due.<br />
Adorna: tardissimo, era notte.<br />
Maria: le due o le tre di notte era. Quindi io questo l’ho sempre ammirata zia.<br />
Adorna: ma io l’ho ammirata anche per altre cose. Io invece non mi ricordo quando sono<br />
andata da zia Blandina facevo la terza per cui dovrei ricordami: io non mi ricordo né il<br />
giorno che sono andata, non mi ricordo di niente!<br />
Maria: perché, uno dice, cancella i ricordi brutti. Si cancellano dalla memoria.<br />
Adorna: ma non so se sono brutti però!<br />
Maria: e si! Star via sola per tanto tempo... vedere noi riman<br />
Adorna: io ricordo solo di… le cose che mi sono successe a Vari, mentre ero lì. E poi mi<br />
ricordo quando è finito l’anno e a luglio sono tornati da Ferrara loro, ci siamo incontrati in<br />
questa casa.<br />
Maria: venimmo qua.<br />
Adorna: zia Blandina mi ha portato qui proprio; mentre salivamo le scale però io mi<br />
sentivo, non una sorella, mi sentivo estranea! Estranea con mamma, estranea con tutti.<br />
Kai: con tutti certo.<br />
Adorna: <strong>com</strong>e se io fossi una così…<br />
Maria: e ma in quei tempi, a quell’età un anno intero…<br />
Adorna: però non mi ricordo di essere stata dispiaciuta, niente!<br />
Maria: dice che si cancellano no, queste cose…<br />
Kai: si, si, si.<br />
Adorna: e no, magari non…<br />
Maria: non soffrivi? E no, <strong>com</strong>e no.<br />
Adorna: non lo so; non ce l’ho.<br />
Maria: io infatti mi ricordo i discorsi che si facevano prima di decidere di lasciarti.<br />
Adorna: ecco, vedi, io non me li ricordo.<br />
Maria: e perché forse tu non c’eri, no? Mamma diceva con babbo: “ma sarà bene? Sarà<br />
male? Ma dobbiamo lasciarla o poi sarà male che la lasciamo?” E poi ci fu, la forza fu che<br />
avevamo bisogno di una razione extra di pane perché Venanzo mangiava questi panini<br />
tutti interi solo per merenda, Kai! Quindi mamma poverina non mangiava più il pane, era<br />
dimagrita moltissimo perché non mangiava la sua razione per lasciarla a noi e se la<br />
mangiava tutta Venanzo perché aveva 14 anni e cresceva <strong>com</strong>e un…<br />
Adorna: io mi ricordo che quando ero a Vari, zia Laura (la sorella di babbo) andava a<br />
Ferrara. Io ero a Vari lei andava a Ferrara a trovarli e poi scriveva a zia Blandina “manda<br />
subito un pacco con della roba da mangiare a Ugo perché lassù stanno morendo di<br />
fame”. Zia Laura non capiva molto perché lei la famiglia non ce l’aveva, ma io però non<br />
capisco (lo chiesto anche a Venanzo) se perché zia Laura, sola, con l’ufficio che lei aveva<br />
ereditato che poteva averlo zio Ivo, poteva averlo babbo…<br />
Maria: aveva ereditato l’ufficio postale no?<br />
Adorna: lei non ha mai aiutato babbo! Mentre zia Blandina dava tutto, Kai, zia Laura<br />
dava tutto alla chiesa. Anche il corredo, tutta la roba che era bella, aveva lasciato scritto<br />
di darla alla chiesa.<br />
Maria: alle suore.<br />
Adorna: alle suore. Perciò, volevo dire, <strong>com</strong>e mai sta zia, che babbo pure voleva molto<br />
bene…<br />
Maria: era tanto intelligente e non capiva che era più facile per lei portare da mangiare a<br />
noi quando ci veniva a trovare anziché zia Blandina a fare dei pacchi e il pane arrivava<br />
tutto secco.<br />
Adorna: ecco, zia Blandina si arrabbiava: non si arrabbiava perché doveva fare il pacco,<br />
però si arrabbiava perché zia Laura faceva un po’ di confusioni, no Kai?<br />
Kai: si.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
12
Adorna: perché io invece ricordo che babbo quando andava a trovare zia Laura a<br />
Fontespina, quando <strong>com</strong>prò quella casa, la <strong>com</strong>prò proprio per zia Laura, per la sorella.<br />
Perché disse "almeno tu hai una casa tua e non stai lì a …", capito?<br />
Maria: a girovagare di qua e di là <strong>com</strong>e una zingara.<br />
Adorna: perché sennò lei, Kai, non consumava niente perché viveva con un vestito nero<br />
d’estate e d’inverno sempre uguale e tutti i soldi che prendeva …<br />
Maria: tutto alla chiesa, tutto alle suore.<br />
Adorna: ne prendeva perché babbo ci manteneva una famiglia. Aveva <strong>com</strong>prato una casa<br />
a Loreto che proprio era una stanza sopra e una sotto e sotto il gabinetto. Te la ricordi?<br />
Maria: si, si, me la ricordo.<br />
Kai: a Loreto?<br />
Adorna: a Loreto zia Laura, dopo in ultimo, <strong>com</strong>prò una casa proprio vicino alla Madonna<br />
Maria: alla basilica<br />
Adorna: qui c’è la basilica, no Kai?, proprio a fianco scendevi … in modo che lei doveva<br />
stare vicino alla Madonna. Invece dove pensare anche a zio Ivo per dire no?<br />
Maria: ai nipoti.<br />
Adorna: bhè, i nipoti lasciali fare, però anche i fratelli… E mamma diceva: “ogni volta che<br />
viene Laura a casa ci fa mandare di traverso il pranzo!”<br />
Maria: dice “ se <strong>com</strong>inciamo bene…” nonno Venanzo diceva “Laura mia..." alla fine<br />
"<strong>com</strong>inciamo il pranzo sempre bene e felici e tu ce lo fai…"<br />
[interruzione audio]<br />
Maria: dopo però arrivammo… si però dopo arrivammo… si, avevo paura di essere<br />
lasciata lì quindi stavo sempre vicino. Però dopo non so se… ci fu un qualcosa, qualcosa<br />
cadde…<br />
Adorna: quando andammo a Ferrara, Giovanni era nato?<br />
Maria: si, si.<br />
Adorna: no perché Giovanni è nato dopo che siamo andati via da Foligno.<br />
Maria: Giovanni è nato a Pieve Torina.<br />
Adorna: perché io ricordo che sul treno Giovanni era su un cuscino dove uno dorme: un<br />
cuscino con la fodera bianca e avevano messo Giovanni su questo cuscino.<br />
Maria: allora era piccolo piccolo.<br />
Adorna: però Giovanni è nato nel 38, io avevo 6 anni… sì era nato. No.<br />
Maria: era nato quell’estate.<br />
Adorana: io a 6 anni a Foligno non c’eravamo.<br />
Maria: no tu no. Io ne avevo 5 perché andavo all’asilo.<br />
Adorna: io ne avevo 4.<br />
Maria: tu 4 … 3 e mezzo<br />
Adorna: perciò il ricordo di Giovanni è da Ferrara a Camerino. Io ricordo questo Giovanni<br />
sul treno da Camerino a Ferrara: quando qui è nato, ad agosto<br />
Maria: nel 38. Allora babbo era già a Camerino?<br />
Adorna: no! Giovanni quando è nato, agosto del 38, a settembre <strong>com</strong>inciano le scuole<br />
siamo andati a Ferrara. Giovanni è stato a Ferrara. E’ nato qui a Montalbano, noi<br />
eravamo da zia Laura, te lo ricordi?<br />
Maria: e <strong>com</strong>e no, Adorna mia, che le suore mi fecero finire il pranzo e io vomitai tutto<br />
perché mi forzarono, no?<br />
Kai: non si sente niente!<br />
Maria: dovevo finire il piatto, dovevo pulire il piatto e allora mi ricordo che io vomitai, ma<br />
tra di noi dicevamo: “tu che preferisci una sorellina o un fratellino” e dicevamo “sarebbe<br />
meglio una sorella, no?” senonchè sapevamo che babbo voleva un maschio dicevamo<br />
“però, lo stesso, se è un maschio sarà lo stesso perché piace a babbo.” Te lo ricordi<br />
questo?<br />
Adorna: no. Mi ricordo solo che ce lo disse zia Laura “dobbiamo ritornare, dobbiamo<br />
ritornare a Pieve Torina perché è nato… avete un fratellino”. E mi ricordo che zia Laura<br />
prese una macchina: con che ritornammo? Prese un taxi.<br />
Maria: un taxi? Quello non me lo ricordo.<br />
Adorna: arrivammo a Pieve Torina, andammo a casa lì a Montalbano, Giovanni era in<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
13
mezzo al letto dove dormite voi.<br />
Maria: su in cima, in cima.<br />
Adorna: io mi ricordo che rimasi sulla porta a guardalo così: era biondo biondo. E lo<br />
guardavo però non mi accostavo.<br />
Maria: e perché?<br />
Adorna: non lo so, lo guardavo, lo guardavo… così… ciò questo ricordo, però non so se<br />
sia vero.<br />
Maria: e sì perché ci avevano tenuto così lontano, non dovevamo vedere.<br />
Adorna: non dovevamo sapere da dove era venuto questo figlio.<br />
Maria: aveva paura zia Laura che gli chiedessimo <strong>com</strong>e era nato Giovanni.<br />
Adorna: <strong>com</strong>e era nato.<br />
Kai: ah, questo è interessante, eh?<br />
Adorna: si, niente!<br />
Maria: quindi arrivammo e vedemmo questo bambino … credo che fu babbo. Babbo ci<br />
disse: “venite qua, venite qua” e ci portò vicino al letto.<br />
Adorna: ma c’erano anche altre persone, mi ricordo che c’erano anche parecchie<br />
persone.<br />
Maria: e mi ricordo, sic<strong>com</strong>e piangeva Giovanni (aveva solo un giorno o due) babbo<br />
faceva su un pezzettino di stoffa, un fazzolettino, metteva un po’ di zucchero, lo bagnava<br />
nell’acqua e lo faceva succhiare a Giovanni. Sai quanto era bravo babbo? Perché poi io<br />
per ogni figlio che ho avuto, Adorna,<br />
Adorna: facevi così?<br />
Maria: per quando lo portavo all’ospedale, urlavano <strong>com</strong>e pazzi: ma il latte mio non era<br />
ancora arrivato, l’ospedale non m’aveva dato niente oppure mi dava l’acqua, mi dicevo<br />
“dagli l’acqua”, ma i bambini urlavano e m’ero ricordata di babbo, però non mi venne…<br />
non lo feci.<br />
Adorna: me lo ricordo anch’io, facevano così: mettevano così, poi facevano così e poi<br />
facevano …<br />
Maria: sui fazzolettini, esatto.<br />
Kai: allora che ricordi avete di Pieve Torina a quel tempo?<br />
Maria: casa, solo casa. Io mi ricordo solo di casa, Kai. Mi ricordo solo che casa era tanto<br />
grande perché per me era un castello, perché tutte quelle scale per andar su, poi altre<br />
scale e poi scura, molto scura, buia no? C’erano tante porte, perché adesso abbiamo tolto<br />
due muri, quello della cucina e quello della sala da pranzo di là<br />
Adorna: non c’era la luce: c’era una lampada celeste, te la ricordi?<br />
Maria: si, di ceramica.<br />
Adorna: ceramica, bhè vetro ceramica, quelle belle, antiche.<br />
Maria: no, no, era proprio un bel celeste.<br />
Adorna: era celeste, un bel celeste, si.<br />
Kai: si metteva l’olio dentro?<br />
Adorna: si, e andavamo con questa…<br />
Maria: ne avevamo 2 o 3. Chi andava prima su portava una e quell’altro un’altra…<br />
Adorna: e noi, noi dormivamo nella camera dove avete fatto il bagno: c’era una camera<br />
che c'erano i materassi fatti di foglie di granturco.<br />
Maria: si, ancora adesso ce l’hanno alcuni contadini, no?<br />
Adorna: no, non ce l’ha nessuno, non credo (ridono).<br />
Kai: non credo, ma quando io arrivai a Pieve Torina c’erano ancora.<br />
Adorna: si, 40 anni fa c’erano si, si.<br />
Kai: 50 anni fa.<br />
Adorna: 50 anni fa, c’erano, c’erano.<br />
Maria: quindi a me Pieve Torina, la casa di Pieve Torina mi piaceva per tutti queste porte,<br />
finestre, tuguri… ma invece a Mario e Venanzo non hanno mai detto…<br />
Adorna: ma noi avevamo sotto Teresina no? Che c’erano i mattoni che erano buchi, che<br />
Teresina diceva che ero io che buttavo giù il grano.<br />
Maria: infatti noi per dispetto gli buttavamo giù il grano!<br />
Adorna: ha detto che ero io.<br />
Maria: eri tu? Ma no tutti e tre.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
14
Kai: <strong>com</strong>e? Non ho capito.<br />
Adorna: allora, sai su dove c’è il camino su, sopra?<br />
Kai: si<br />
Maria: nel corridoio era.<br />
Adorna: nel corridoio, proprio nella finestra per andare in quella stanza, proprio appena<br />
tu vai su, lì i mattoni erano tutti, Kai, aperti.<br />
Kai: ah!<br />
Maria: c’eratra uno e l’altro … era andata via … la calce., allora si vedeva sotto.<br />
Adorna: se tu guardavi vedevi quello che faceva sotto zia Ninetta. Allora sic<strong>com</strong>e zio Ivo<br />
aveva sempre il grano per le galline, i piccioni, allora andavamo a prendere questo grano<br />
e poi glielo buttavamo giù (ridono) dice che ero io che glielo buttavo, Teresina.<br />
Maria: ma forse tu si, però insieme: tu, io e chi c’era … Vanda delle volte che glielo<br />
avevamo fatto vedere… chi era quell’altro che giocavamo insieme?<br />
Adorna: poi a Montalbano il ricordo quello brutto è quando io mi nascosi dietro una porta<br />
che non c’è più, quando si entrava (c’è il muro) dove c’è il camino, quando entri.<br />
Maria: tra la porta e il camino c’era un muro.<br />
Adorna: la porta, quando tu l’aprivi, Kai, non si apriva tutta, rimaneva angolo, perché<br />
c’era il muro, non si apriva tutta e rimaneva così… qui è il muro, rimaneva così: io mi ero<br />
nascosta qui.<br />
Maria: ma nemmeno apposta…<br />
Adorna: io o feci per fare… ma non mi ricordo se… per fare uno scherzo forse.<br />
Maria: oppure proprio per coincidenza: si aprì la porta e tu stavi lì, qualcuno entrò e la<br />
porta, quando si spalancava la porta così creava quest’angolo e non si vedeva che c’era<br />
dietro e allora tu ti trovasti rinchiusa così, ti piacque forse al principio, non uscisti fuori<br />
subito.<br />
Adorna: però, io non uscii, però sentivo che tutti mi cercavano e mi ricordo che Teresina<br />
e un’altra persona dice “sono arrivati fino al fiume, al ponte, sono arrivati al ponte, ma<br />
non c’è”!<br />
Maria: a cercare Adorna... "a Capecchiara anche!", andammo a Capecchiara…<br />
Adorna: perciò era passato… dunque mi ricordo questo tavolo, Kai, quello lì dove<br />
mangiate voi adesso, che era lì in quella posizione, che era apparecchiato, la tavola<br />
bianca, ma eravamo tanti perché era pieno pieno!<br />
Maria: e tu lo vedevi...<br />
Adorna: no è il ricordo. Il mio ricordo è che… e c’erano gli spaghetti al pomodoro, però<br />
non so se è vero: questo è il mio ricordo.<br />
Kai: si, si, va bene.<br />
Adorna: allora, io sentivo tutte queste cose, però tremavo, avevo paura di uscire perché<br />
…<br />
Maria: noi eravamo tutti preoccupati e aveva paura…<br />
Adorna: allora dico “adesso se esco che succede”?<br />
Maria: la picchiavamo, capisci?<br />
Adorna: avevo paura delle botte: avevo paura proprio di prendere le botte!<br />
Maria: certo perché ci aveva fatto disperare.<br />
Adorna: e mi ricordo proprio questo che dice “sono andati perfino al ponte!” (quel ponte<br />
che quando si va su quando tu giri, capito? Lì. “Non c’è, non c’è da nessuna parte…”<br />
Maria: io mi ricordo a Capecchiara, perché andavamo a prendere l’acqua a Capecchiara,<br />
ti ricordi? Babbo ci mandava con il fiasco.<br />
Adorna: si perché babbo per…<br />
Maria: e allora dice “sarà andata a Capecchiara”: tutti di corsa a Capecchiara e invece<br />
non c’era; e allora più il tempo passava e più lei si impauriva.<br />
Adorna: mi ero impaurita. Quando alla fine …<br />
Maria: uno ha chiuso la porta<br />
Adorna: non lo so <strong>com</strong>’è successo<br />
Maria: perché era ora di pranzo, gli spaghetti erano a tavola<br />
Adorna: era tutto tutto apparecchiato, gli spaghetti, tutti i piatti pieni, Kai!<br />
Kai: si…<br />
Adorna: quando mi trovarono … <strong>com</strong>inciai a piangere e mi ricordo che babbo mi prese in<br />
braccio e io piangevo, piangevo. Però non lo so se è vero.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
15
Maria: si, vero, è vero. Io me lo ricordo perché dicevo: “ma quant’è stupida: adesso che<br />
è stata ritrovata perché piange, no? Piangerai prima no…?” (ridono)<br />
Adorna: mamma mia, me ricordo che io ero lì che dicevo “adesso se esco me menano,<br />
perciò non posso uscire!”<br />
Maria: infatti, avrei pensato anch’io così.<br />
Adorna: e… allora ero lì, ero lì, e sentivo tutti questi.<br />
Kai: era naturale<br />
Maria: e sì, perché sai mamma diceva: “ma dove si sarà ficcata?” no? Gli dava…<br />
Adorna: si ma dopo un certo momento erano tutti preoccupati…<br />
Maria: è cerco perché fino al ponte.<br />
Adorna: mi ricordo che Teresina era venuta qua e forse era lì a far <strong>com</strong>pagnia a mamma.<br />
Maria: e certo, a cercare anche lei…<br />
Kai: Teresina …?<br />
Adorna: quella che è morta, quindi potevamo chiederlo a lei… Lei, Teresina, si ricordava<br />
di tante cose…<br />
Poi Montalbano mi ricordo questo letto con questi materassi che quando venivamo fuori,<br />
che dopo che zia Vincenza ha sposato era pieno di scarpe, te lo ricordi? Non te lo ricordi?<br />
Zia Vincenza ce metteva le scarpe e le lasciava!<br />
Maria: dentro a dove?<br />
Adorna: sotto al letto!<br />
Maria: sotto al letto? Ma pensa!<br />
Adorna: non ti ricordi!<br />
Maria: questo no. Mi ricordo che arrivammo un giorno e c’era una bella torta (ciambella)<br />
sopra al tavolo, quel tavolo dove mangiamo, una bella ciambella, e mamma disse “ma<br />
che pensiero gentile Vincenza mia, proprio giusto giusto siamo stanchi morti!” (perché<br />
venivamo da Ferrara, dovevamo cambiare il treno ad Albacina, poi Camerino a<br />
Castelraimondo a Camerino, Kai era un macello eravamo stanchi stanchi …) “No, no, no!”<br />
Lei mise le mani davanti alla torte e disse: “No, per carità non lo toccate perché questo è<br />
per domani per gli aiutanti”. Per la trebbiatura, for the workman…<br />
Kai: mamma mia.<br />
Maria: ma ne vuoi dare un pezzettino, magari, eh!<br />
Adorna: questo Mario lo raccontava con tanto astio, te ricordi (ridono).<br />
Maria: soprattutto perché aveva offeso mamma, no? Se mamma avesse detto: “ma certo<br />
mica è per noi, no?” E’ sempre la reazione dei genitori che fa effetto sui figli, io ho<br />
scoperto, troppo tardi forse. Perché quando un figlio casca e tu dici “oddio, oddio,<br />
poverino, caro mio, piccolino, un bacione qua, vuol dire che… invece bisognerebbe<br />
lasciarli alzare da soli e far finta che non è niente. Ma tutto quello che fai, fai male con<br />
loro.<br />
Adorna: io no, io non ce l’ho i figli! (ride)<br />
Kai: mha…<br />
Adorna: però, ecco, mo ora Ferrara, perché da Foligno, a Pieve Torina andavamo…<br />
perché poi da Ferrara si andava anche a Fontespina al mare, ti ricordi?<br />
Maria: ogni anno, dopo che ci siamo trasferiti a Ferrara, noi venivamo in vacanza, no? Il<br />
primo mese al mare, il secondo e il terzo a Pieve Torina. Un mese di mare e due mesi di<br />
montagna.<br />
Adorna: prendeva una casa in affitto, mamma. Mamma non è mai andata al mare, mai,<br />
mai in spiaggia.<br />
Maria: mai in spiaggia, però ci portava sempre. Per un mese; perché faceva bene alla<br />
salute; così non prendevamo i raffreddori d’inverno, queste cose così c’erano, queste<br />
idee, no?<br />
Adorna: era un lusso, era!<br />
Maria: Se lo dico adesso, dice “ma allora eravate milionari, eravate tanto ricchi” eh, dico,<br />
sì, sì! (ridono) dico, che vuoi dire? Io dico, io mi sentivo molto privilegiata, certo, però<br />
c’erano i ricchi veri ricchi…<br />
Adorna: si, perché poi quando andavamo al mare, non eravamo soli, venivano sempre<br />
uno o due Salvi, capito?<br />
Kai: si.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
16
Adorna: perciò mamma aveva sette figli più due nove. Sempre due, minimo.<br />
Maria: c’abbiamo le foto con Pietro, Giovanni, Mario, tutti e tre delle volte. E poi a Pieve<br />
Torina però era quello che ci gustava di più perché c’erano i cugini: io mi ricordo c’era<br />
Roberto dell’età mia (o un anno di più)<br />
Adorna: io Roberto non lo ricordo.<br />
Maria: un anno di più Roberto, io me lo ricordo bene perché spesso se uscivamo da<br />
Montalbano dove lui era venuto con zia Nicolina o coi fratelli, facevamo il bagno insieme<br />
… sai tu vedi gli sguardi della gente che ti vede “guarda un po’ che bella coppietta che<br />
passa” no? Io mi vergognavo da morire perché io avevo 12 anni, lui 13, ma me lo ricordo<br />
bene perché a babbo gli gustava sempre farci fare le gare di matematica. Diceva “chi sa<br />
meglio la tabella del 4”? “4x1, 4” e allora io moltiplicavo più svelta di Roberto e vincevo<br />
io sempre, babbo tutto contento. Solo perché ero più veloce, perché babbo me le faceva<br />
ripetere, no? 4, 8, 12, 16, 20, 24, 28, 32, sai io andavo bru bru bru bru e babbo tutto<br />
contento.<br />
Adorna: io anche Roberto non me lo ricordo. Chissà, io tante cose non mi ricordo.<br />
Maria: embè, perché appunto sic<strong>com</strong>e aveva un anno più di me, non veniva nè con te nè<br />
con me perché…, né con …, con me veniva perché aveva un anno più, meno, un anno<br />
meno.<br />
Adorna: più, è del 30 era.<br />
Maria: lui è del 30, quindi un anno più di me: tu eri troppo piccola no?<br />
Adorna: nooo! 32!<br />
Maria: però di novembre: avevi 3 anni di meno.<br />
Adorna: va bè, io <strong>com</strong>unque non ricordo!<br />
Maria: e poi eri sempre piccolina, Adorna mia!<br />
Adorna: noo! Comunque ricordo a Foligno, che avevo 4 anni … certe cose proprio me le<br />
ricordo … e invece le cose che c’avevo 6, 8 anni non me le ricordo!<br />
Kai: si, così siamo.<br />
Adorna: ah! Tutti?<br />
Kai: si tutti, tutti.<br />
Adorna: mha.<br />
Maria: forse perché io ancora adesso mi ricordo quello che mi provoca o gioia o dolore o<br />
offesa. Se una cosa mi umilia, mi offende, mi fa sentire male, non me la dimenticherò<br />
mai.<br />
Kai: allora parliamo di Ferrara.<br />
Maria: parliamo di Ferrara. Lui mi riporta sempre…<br />
Adorna: al dovere.<br />
Maria: allora a Ferrara io facevo la terza elementare, penso, e tu?<br />
Adorna: io ho <strong>com</strong>inciato con la prima. Perché quando abbiamo fatto la prima <strong>com</strong>unione<br />
che ho visto il ricordino (ce l’hai tu?) che è del 19…<br />
Maria: 38, quando è nato Giovanni.<br />
Adorna: 38, per cui io avevo sei anni.<br />
Maria: tu ne avevi 6 e io 7 o 8<br />
Adorna: e no, 7.<br />
Kai: tuo padre era uscito dalla casa per il militare a quel punto per un anno?<br />
Maria: no, babbo non faceva il militare a quel tempo.<br />
Adorna: no in quel periodo no; quando siamo stati a Ferrara no, perché quando eravamo<br />
a Ferrara e lui è partito noi da Ferrara siamo venuti via e non siamo più andati. Quando<br />
lui è andato in guerra babbo, che è partito volontario, eravamo tutti a Ferrara. Da lì è<br />
partito, no?<br />
Maria: però da lì, sul treno, no…da lì perché c’abbiamo… Quando è partito lui per la<br />
guerra…<br />
Adorna: ma era venuto in visita!<br />
Maria: ah, si?<br />
Adorna: era venuto lì con … Giovanni<br />
Maria: e c’abbiamo le foto.<br />
Adorna: e c’abbiamo le foto: lui era in divisa, ma credo che era venuto <strong>com</strong>e… <strong>com</strong>e si<br />
dice, <strong>com</strong>e vacanza, credo. Perché …<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
17
Maria: non me lo ricordo.<br />
Adorna: non me lo ricordo neanch’io! Però mi ricordo che a Ferrara siamo andati… Io non<br />
sono più andata a Ferrara! Da Vari io non sono più andata a Ferrara.<br />
Maria: e nemmeno noi.<br />
Adorna: e nemmeno loro.<br />
Maria: stavamo a Pieve Torina tutta la guerra.<br />
Adorna: perciò per me, bisogna sentire Venanzo, ma per me babbo è partito quel<br />
periodo, capito? Quel periodo che io ho finito … Vari e non siamo più andati. E infatti io<br />
dopo sono andata a scuola a Pieve Torina.<br />
Maria: e noi a Camerino.<br />
Kai: allora parla di Vari.<br />
Adorna: ah! Vari. Con zia Blandina… Ho detto: non ricordo né quando sono arrivata, né<br />
non ricordo…<br />
Maria: ti ricordi di zia Blandina che ti faceva mangiare…<br />
Adorna: mi ricordo di zia Blandina che mi dava sempre l’uovo battuto<br />
Maria: ogni mattina<br />
Adorna: sì, mi teneva molto, molto bene. Poi zia Blandina aveva due contadini che<br />
avevano dei figli che però erano più grandi di me e tutti mi facevano giocare, tutti mi<br />
volevano bene.<br />
Maria: certo, perché tu eri piccolina…<br />
Adorna: adesso vivono ancora due.<br />
Kai: è Gino…?<br />
Adorna: Gino andavamo a scuola insieme: sic<strong>com</strong>e si andava da Vari ad Appennino,<br />
andavamo a a piedi, tutte le mattine a piedi e poi ritornavamo a piedi. Ed eravamo di<br />
Vari, eravamo 7 - 8. Per cui ci trovavamo tutti lì davanti a casa di zia e poi andavamo su.<br />
Perché c’era una maestra Kai, che faceva tutte e cinque le classi. Quelli di Vari e quelli di<br />
Appennino.<br />
Maria: tutti insieme.<br />
Adorna: lei faceva tutti insieme. Poi c’aveva la scuola e la casa. C’aveva una figlia, che è<br />
morta, Giovannina no?<br />
Maria: a si? Giovannina? Veniva a scuola con te allora?<br />
Adorna: ebbè è la più piccola, è del 35 c’aveva 3 anni meno di me. Lei andava a<br />
Cucinare, Kai, ci lasciava soli, mi ricordo che… andavamo a scuola, ma era più per<br />
giocare.<br />
Kai: a scuola?<br />
Adorna: sì.<br />
Maria: perché la maestra continuava a cucinare per la famiglia, c’aveva marito, c’aveva<br />
figli…<br />
Kai: la scuola non c’era?<br />
Maria: si c’era una scuola, ma era attaccata alla casa.<br />
Adorna: la scuola era nella casa della maestra. La maestra aveva una casa molto bella<br />
che era proprio quella di Pasqualini, e lei aveva affittato una stanza alle scuole, al<br />
<strong>com</strong>une, e dentro casa sua andavamo a scuola. Perciò lei, sai, c’aveva quello della prima,<br />
quello della seconda, quello della terza, ma ne aveva 3 o 4 capito? Cioè era una gran<br />
confusione, no Kai?<br />
Maria: <strong>com</strong>e poteva insegnare? Perché nello stesso tempo lei cucinava, Kai…<br />
Adorna: no, no, anche non cucinare, una maestra che fa cinque classi, Kai…<br />
Maria: bhè, quello era di moda, anche in America. In America se tu vai in certi paesetti<br />
c’è solo una casa...<br />
Adorna: certo, se gli alunni non sono molti<br />
Maria: certo non sono molti per questo li mettono insieme, perché…<br />
Adorna: noi di Vari eravamo anche … c’erano anche i figli di Cencio… 3 erano, poi le figlie<br />
de La Pucci, Gino, c’aveva Anita, Maria …<br />
Maria: tre o quattro<br />
Adorna: insomma eravamo parecchi. Poi io non mi ricordo mai di aver fatto i <strong>com</strong>piti.<br />
Kai: ah!<br />
Adorna: non ricordo, non ricordo!<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
18
Maria: pensa un po’…<br />
Adorna: ricordo che qualche volta so andata da sola da Vari a Appennino il pomeriggio,<br />
non so se dovevo <strong>com</strong>prare una cosa, e mi ricordo, un paio di volte mi ricordo io… però<br />
se è vero… credo di sì che è vero perché si doveva passare davanti al cimitero, Kai, allora<br />
facevo un pezzo tutto di corsa perché avevo paura. Però non mi ricordo <strong>com</strong>e mai zia<br />
Blandina mi mandò da sola.<br />
Maria: magari la maestra ti voleva vedere nel pomeriggio per fare i <strong>com</strong>piti…<br />
Adorna: no, no, perché andavo e tornavo.<br />
Kai: quell’uomo che è già proprietario di questo alimentari<br />
Maria: Miconi<br />
Adorna: Miconi<br />
Kai: lui era con voi a quel tempo?<br />
Maria: è più giovane, penso<br />
Adorna: lui, io ricordo per esempio molto bene, i Miconi avevano il negozio anche allora<br />
quando c’ero io, e sposò… Lui c’aveva una sorella e mi ricordo che andammo … perché<br />
buttavano i confetti e noi andammo a raccogliere questi confetti con tutti quanti. Dalla<br />
scuola uscimmo perché sposava questa, il matrimonio di questo Miconi.<br />
Maria: della figlia di quello del negozio.<br />
Adorna: … del negozio, magari anche lui, non so, quanti anni avrà?<br />
Maria: lui mi sembra più giovane<br />
Adorna: mi sa che è più giovane, Kai<br />
Kai: più giovane<br />
Adorna: ma sarà il figlio?<br />
Kai: il figlio, si<br />
Adorna: no, anche il figlio è un po’… di quella che ha sposato!<br />
Maria: nooo<br />
Kai: forse si.<br />
Maria: no, allora dovrebbe avere<br />
Adorna: ne dovrebbe avere 50.<br />
Maria: quindi dovrebbe avere 20 anni più di te, perché se tu ne hai … oggi<br />
Adorna: no, meno, se è il figlio di quello…<br />
Maria: è, … 20 anni di meno, perché quella non ha avuto un figlio da…<br />
Adorna: sai dopo i miei ricordi… magari, che non era la sorella, perciò la sorella non…<br />
lui…<br />
Maria: poteva essere più piccola, poteva essere più grande…<br />
Kai: allora a Ferrara? Come era Ferrara a quel tempo?<br />
Adorna: a Ferrara ricordo la scuola, bene, ricordo che c’erano un 3 o 4 <strong>com</strong>pagni… Una<br />
che era molto ricca, me ricordo c’ho la fotografia me la ricordo; che un giorno sò andata<br />
a casa e mi ricordo che, rimasi, che andai… non ero stata invitata, lei mi disse passa.<br />
Passai a casa sua e c’aveva la crema! Non era festa!<br />
Maria: non aspettava inviti…<br />
Adorna: noi la crema la facevamo, Kai, quando era festa, no? Invece la trovai …<br />
Maria: già fatta!<br />
Adorna: e mi dette, e mi fece mangiare questa crema e una casa… bellissima! Guardavo:<br />
una casa bellissima! Infatti nella fotografia … ce l’ho. Mi sa che sta vicino a me. Poi mi<br />
ricordo…<br />
Maria: non sarà stata Checchi? Il cognome te lo ricordi?<br />
Adorna: e, non me lo ricordo…<br />
Maria: perché appunto io andando a scuola incontrai questa mia amica che veniva a<br />
scuola con lo schaffer<br />
Adorna: magari erano sorelle<br />
Maria: e che mi aprì la porta per farmi salire. Senonchè mamma con tutte le istruzioni:<br />
“per carità non parlate con nessuno”, “non andate se vi invitano in qualche posto”, io mi<br />
infilai in un negozio lì di macelleria, perché pensavo a quello che mi aveva detto mamma:<br />
avevo paura che mi stavano per rapire! E invece quello della macelleria dice “Và su, no?<br />
Vedi che ti portano in macchina!”. E salii e per fortuna vidi subito la mia amica sennò al<br />
volante c’era un uomo che io non avevo mai visto prima. E anche quella era molto ricca,<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
19
si me lo ricordo, e non credo che successe anche altre volte, oppure successe, ma io<br />
oramai ero tranquilla.<br />
Adorna: io non so; con questa ci volevamo tanto bene, ma non so perché. Poi quando<br />
andavamo a scuola mi ricordo la strada. Mi ricordo quei pezzi di legno si mangiavano, ti<br />
ricordi?<br />
Maria: si muccicavano<br />
Adorna: si muccicavano<br />
Maria: era legno… zucchero di legno<br />
Adorna: no. Il legno che si mastica lo sai tu <strong>com</strong>e si chiama?<br />
Kai: sugar can?<br />
Lucio: no, liquirizia era.<br />
Adorna: no, non era liquirizia.<br />
Maria: la canna da zucchero.<br />
Adorna: non era la liquirizia, era proprio legno.<br />
Maria: legno.<br />
Lucio: è legno. Legno che fa la liquirizia: dopo lo spremono e ci fanno la liquirizia.<br />
Adorna: aahh, allora forse noi mangiavamo…<br />
Lucio: ce l’avevamo noi là al campo<br />
Adorna: si forse non la mangevamo quando non era ancora liquirizia...<br />
Lucio: noo! Se mangia anche in quella maniera anche: se succhia, se tene<br />
Adorna: da Malvina, lo <strong>com</strong>pravamo da una che si chiamava Malvina<br />
Maria: quella della frutta<br />
Adorna: della frutta: grassa, grossa, te ricordi?<br />
Maria: eh, <strong>com</strong>e no.<br />
Adorna: poi vicino c'era quello del gelato, che mamma la domen<br />
[interruzione audio]<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
20
Adorna e Maria Marini 2/3<br />
Maria Marini<br />
Kai: allora… andiamo?<br />
Maria: allora, ritorniamo a Ferrara che abitavamo vicino al Montagnone, che era<br />
leggermente fuori Ferrara, ma molto bello.<br />
Adorna: ma nello stesso tempo vicino però al centro.<br />
Maria: al centro, perché a piedi andavamo a scuola, andavamo a piazza Ariostea, vuol<br />
dire che la casa dell’Ariosto era lì vicino, il palazzo dei Diamanti… tante cose belle e un<br />
gran giardino che poi io ho ritrovato su quel romanzo che abbiamo letto …<br />
Adorna: i Conti Fonzini<br />
Maria: il diario dei Conti Fonzini?<br />
Lucio: il giardino!<br />
Maria: il giardino dei Conti Finzini! [Il giardino dei Finzi Contini] Che ciò ritrovato tutte<br />
queste cose: le vie, il Montagnone… infatti lei parla dove abitava lei, il giardino confinava<br />
con il Montagnone, saltava la siepe ed era lì. Noi delle volte andavamo a camminare<br />
lungo questo Montagnone.<br />
Adorna: si perché era 200 metri … <strong>com</strong>e qui la madonna dei Lumi. E a scuola eravamo<br />
tantissime.<br />
Maria: a scuola eravamo tante. Io a scuola mi ricordo<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
21
Adorna: io ho fatto la prima<br />
Maria: tu la prima io la terza, mi pare, la prima passavamo davanti a via Mortara<br />
Adorna: tu la prima l’hai fatta a Foligno?<br />
Maria: prima e seconda a Foligno… no, la seconda devo averla fatta a Ferrara.<br />
Adorna: perché a sette anni, io a sei anni, tu a sette anni abbiamo fatto la prima<br />
<strong>com</strong>unione: tu a sette anni eri a Ferrara facevi la seconda.<br />
Maria: dalle suore. La seconda dalle suore. Alla terza tornammo alla scuola pubblica; e<br />
passavamo da via Mortara. Si, si, e mi ricordo che mamma era innamorata di una<br />
ragazza, un’amica che veniva a scuola con me che abitava di fronte a noi. Non so se era<br />
figlia dell’osteria lì…<br />
Kai: un po’ più alto…<br />
Maria: Sic<strong>com</strong>e era biondina, Kai, era tutta di pelle bianca, così tutta trasparente,<br />
mamma diceva: “io mi incanto a vedere quella bella bambina, sempre pulita, sempre<br />
pettinata!” Era bionda: per questo sembrava sempre più pulita di noi, no? Mamma ci<br />
insegnava le cose portandoci altre ragazze per esempio. Non diceva: “vatti a pettinare”,<br />
“sei spettinata”, “rifatti le trecce” … non so che c’avevamo a quel tempo, no: diceva<br />
“guarda quant’è bella quella ragazza, pulita sempre, no?<br />
Adorna: poi vicino a noi c’era <strong>com</strong>e una casa si campagna grande<br />
Maria: una villa<br />
Adorna: tipo casolare, un casolare molto grande<br />
Maria: ah, tu dici di Vasco<br />
Adorna: di Antonietta… Antonio<br />
Maria: bhè prima c’era Vasco e la Sora Lia che c’aveva tre figlie.<br />
Adorna: ecco, allora, si, però in questo casolare c’era un appartamentino piccolino, un<br />
giar con tutti i fiori… e c’era una signora, che si chiamava signora Gorinna, che aveva<br />
l’amante! Era un pittore.<br />
Maria: ah, si?<br />
Adorna: si! Che dentro la sua casa andavamo a vedere tutte cose… cuscini, tutta roba un<br />
po’…<br />
Maria: un po’ barocca.<br />
Adorna: un po’ barocca. E’ quelli che fecero la fotografia a Giovanni quando aveva 9<br />
mesi: gliela fece questa signora Gorinna, che c’aveva questo signore che era pittore.<br />
Perciò per noi era una signora. Invece i vicini non erano ricchi.<br />
Maria: erano contadini.<br />
Adorna: erano contadini e le figlie venivano con noi.<br />
Maria: c’aveva un gran campo.<br />
Adorna: un gran campo, e le figlie una aveva l’età mia, una aveva l’età tua.<br />
Maria: una aveva l’età mia, sì, sì.<br />
Adorna: e mamma ci mandava lì, io, Maria e Giovanni. Io mi ricordo di Giovanni che era<br />
piccolo, piccolo.<br />
Maria: per giocare…<br />
Adorna: per giocare e delle volte si litigava, allora tornevamo a casa a piangere, io mi<br />
ricordo che mamma diceva: “tu non dar fastidio che nessuno…”<br />
Maria: “…che nessuno dà fastidio a te!”<br />
Adorna: e non ci ha mai difeso!<br />
Maria: Mai, mai, mai. Non dava mai la colpa a nessuno: era colpa nostra!<br />
Adorna: colpa nostra …<br />
Maria: perché se tu stai nel tuo, se tu sei brava, nessuno ti disturba!<br />
Adorna: e allora raccontava che lei a Foligno, Kai, aveva le sue amiche, no? Appunto<br />
ricordo anch’io quelle sotto casa, eccetera, che delle volte litigavano e una volta<br />
andarono a finire in tribunale.<br />
Maria: perché quella aveva detto che quello aveva detto questo, aveva detto quell’altro…<br />
Adorna: e la denunciò<br />
Maria: e mamma ci raccontava: “a me in tribunale non mi ha mai portato nessuno perché<br />
io ho fatto sempre…<br />
Maria: il motto di mamma era: “il silenzio è d’oro!” Quindi non parlare e nessuno ti<br />
accuserà mai di niente! Hai capito? Infatti noi non parlavamo, Adorna, molto quando<br />
eravamo più giovani: non parlavamo per niente!<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
22
Adorna: e mi ricordo questo gran camerone, che mamma…, andavamo lì per giocare con<br />
queste tavole di legno, nella casa che c’era questa stufa.<br />
Maria: e sotto c’era il vino, c’erano quelli che vendevano il vino…<br />
Adorna: e a me sembra che noi andavamo a levare le etichette…<br />
Maria: eh, si… per far chè? Perché ce lo dicevano loro?<br />
Adorna: non lo so, facevamo qualcosa magari ce regalava il vino, non lo so. Io mi ricordo<br />
che stavamo lì a … mi sembra, però, non me lo ricordo.<br />
Maria: io non me lo ricordo. Mi ricordo che Venanzo faceva gli esperimenti nella stufa e<br />
ad un certo momento scoppiava e mamma con la scopa gli andava dietro: “Venanzo,<br />
basta! Esci di casa! Se non esci tu esco io: mi fai impazzire!” Ti ricordi?<br />
Adorna: mi ricordo mamma sempre con la scopa.<br />
Maria: glielo detto a Venanzo, ma si è offeso! Si è offeso perchè lui vuole essere il figlio<br />
perfetto.<br />
Adorna: e invece di Venanzo anche Mario raccontava che quando erano a Ferrara, Kai,<br />
che uscivano dalla scuola Peppino, Gabriele, Mario, Venanzo, uscivano sempre insieme<br />
no? Loro andavano vicino, loro andavano tranquilli… e Venanzo o davanti o di dietro o gli<br />
cosava, gli faceva con le gambe…<br />
Maria: li disturbava sempre.<br />
Adorna: ha detto disturbava sempre.<br />
Maria: ed io devo confessare … poi ad un certo momento uscivo anch’io dallo stesso<br />
ginnasio, no? E mi ricordo che Venanzo a 14 anni o 15, a quell’età era brutto Adorna!<br />
C’aveva tutti questi denti…<br />
Adorna: sì perché era alto, ancora non era alto abbastanza.<br />
Maria: era magro.<br />
Adorna: magro, magro<br />
Maria: era magro, era un po’ giù<br />
Adorna: mamma gli dava più da mangiare<br />
Maria: sì, ma con le gambe secche, secche, Kai<br />
Adorna: <strong>com</strong>e Jacopo.<br />
Maria: <strong>com</strong>e Jacopo, ma di più: Jacopo adesso è bello, 5 o 6 anni fa quando era… e allora<br />
io mi vergognavo, non dicevo alle mie amiche che era mio fratello! Non glielo dire eh?<br />
Per carità! Perché mi vergognavo, perché lui appunto cercava di stuzzicarmi. Capisci?<br />
Adorna: no, io glielo dico: quand’eri piccolo…sic<strong>com</strong>e doveva…<br />
Maria: forse un po’ <strong>com</strong>e Jonatan che stuzzica la sorella, Venanzo stuzzicava a me perché<br />
voleva farsi vedere dalle amiche, forse. E io non dicevo che era mio fratello! Era bruttino,<br />
il naso lungo<br />
Adorna: era un momento che era, che non aveva finito ancora a … tutte gambe … tutto…<br />
questi gran denti.<br />
Maria: tutti denti!<br />
Adorna: e poi mi ricordo quando abbiamo fatto la prima <strong>com</strong>unione, che noi eravamo<br />
molto… dovevamo, partivamo la mattina e tornavamo la sera.<br />
Maria: perché era dalle suore, eravamo state mandate dalle suore<br />
Adorna: tre giorni, tutte preghiere, Kai, dovevamo fare le prove della confessione, e poi,<br />
ma una cosa…<br />
Maria: dovevamo essere pure.<br />
Adorna: io avevo paura di fare questa <strong>com</strong>unione, proprio avevo paura!<br />
Maria: sì perché ci avevano fatto sentire peccatrici, no? Perché per prendere la<br />
<strong>com</strong>unione, per tre giorni non dovevamo parlare, non dovevamo pensare cose brutte,<br />
dovevamo essere pure, Kai, pure, pure, no?<br />
Adorne: la vanità, non dovevamo essere vanitose.<br />
Maria: non dovevamo vestirci, non dovevamo guardare i nostri vestiti l’una con l’altra; se<br />
tu dicevi “oh, guarda che bel golf…” anche lo pensavi… non dovevi pensarle le cose!<br />
Finalmente la <strong>com</strong>unione arrivò…<br />
Adorna: si, che ci dicevano che il peccato era anche nel pensiero!<br />
Maria: e <strong>com</strong>e no!<br />
Adorna: queste proprio mi sono rimaste qui dentro. E quando tornavamo a casa la sera,<br />
Kai, mi ricordo<br />
Kai: dopo quanti giorni? tre giorni?<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
23
Adorni: questi tre giorni, tornavamo a casa che era notte, era l’ora di cena.<br />
Maria: anche a casa non dovevamo parlare.<br />
Adorna: non dovevamo parlare, dovevamo stare zit… e i fratelli ci stuzzicavano! Ti<br />
ricordi? Ti ricordi?<br />
Maria: si, si…<br />
Adorna: e mamma che faceva: “basta, basta…” e noi zitte, lì.<br />
Kai: (ride) poverine.<br />
Adorna: e mi ricordo poi che ecco, noi non potev…, io non potevo, lei non lo so, io non<br />
potevo mettere neanche un fiocco.<br />
Maria: e <strong>com</strong>e no, io mi ricordo le parole di Venanzo, me li tirava vie e diceva: “non<br />
essere stupida <strong>com</strong>e tutte le altre!” Peppino e Venanzo perché Mario non era … Mario era<br />
un po’ più gentile.<br />
Adorna: io te l’ho detto, non mi ricordo che era, ma so che…<br />
Maria: “non essere così stupida <strong>com</strong>e tutte le altre … stupidine…”<br />
Adorna: io ecco il ricordo mio di più di tutti è Giovanni, che era piccolino lì a Ferrara, e di<br />
Venanzo, un po’, ma sennò non mi ricordo niente. Altri fratelli per me non esistono.<br />
Maria: Peppino aveva 10 anni di più…<br />
Kai: e c’era la guerra a quel tempo?<br />
Maria: no, non ancora, fino alla prima <strong>com</strong>unione non c’era la guerra.<br />
Adorna: dopo la prima <strong>com</strong>unione… dunque la guerra quand’è che è <strong>com</strong>inciata?<br />
Maria: nel 38 o 39…<br />
Kai: forse si<br />
Adorna: nel quaran… quand’è <strong>com</strong>inciata la guerra, Lucio?<br />
Lucio: nel 40.<br />
Maria: e l’Italia è entrata nel 40, sì.<br />
Adorna: nel 40 è <strong>com</strong>inciata…<br />
Kai: prima di quello c’era la guerra con la Libia, … Abissinia, mi sembra, o Algeria.<br />
Adorna: però babbo è partito nel 40; allora nel 39 io ero a Vari.<br />
Kai: ho capito. 39? Ah, bene...<br />
Adorna: eh, si. Infatti avevo 7 o 8 anni.<br />
Maria: e si, perché … era razionata, c’avevamo la tessera… era per risparmiare la tessera,<br />
no?<br />
Adorna: per risparmiare la…, però babbo ancora non era partito. Babbo era ancora a<br />
Ferrara. E c’era Giovanni infatti, le fotografie di Giovanni e Ferrara piccolino.<br />
Maria: e fu quell’anno che Peppino partì volontario, no?<br />
Adorna: si, e partì babbo.<br />
Maria: e babbo, stesso anno. Lo stesso anno allora.<br />
Adorna: perché noi… ci sono le fotografie di Giovanni con Gabriele a Ferrara, no? E c’è<br />
una fotografia di Gabriele a Ferrara che ac<strong>com</strong>pagna babbo.<br />
Maria: che ac<strong>com</strong>pagna babbo e un’altra con Giovanni piccolino di 3 anni (guarda le<br />
foto!).<br />
Adorna: Gabriele ac<strong>com</strong>pagnava babbo per la partenza per la guerra?<br />
Maria: bhè, non è che lo ac<strong>com</strong>pagnava, loro attraversavano la piazza…<br />
Adorna: no, mi sembrava che c’era una partenza?<br />
Maria: no, in quella foto no, non credo, l’ac<strong>com</strong>pagnava perché<br />
Adorna: non era in divisa babbo?<br />
Maria: si era in divisa quindi era quei giorni che si preparava senz’altro, però lì erano a<br />
Ferrara, attraversavano una strada e c’erano quei fotografi a quei tempi che ti scattavano<br />
e te la davano subito, no?<br />
Adorna: ce ne so tante di fotografie così, no?<br />
Maria: così estemporanee.<br />
Adorna: Peppino per esempio con Nanda Servili, da studenti a Camerino. Ecco allora io<br />
non ricordo più quel periodo, però non mi ricordo… mi ricordo di Vari<br />
Maria: io ricordo…<br />
Kai: tu ricordi <strong>com</strong>e sei stato in militare a quel tempo?<br />
Maria: mha, io ricordo Mussolini, tu te lo ricordi?<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
24
Adorna: mi ricordo a Ferrara che arrivò…<br />
Maria: c’eri anche tu, piccola italiana che marciammo fino…<br />
Adorna: con la divisa, mi ricordo, questa fascia qui, che andammo tutte quante insieme<br />
Maria: tutta la scuola, no? E io andai…<br />
Adorna: una volta venne Ciano, chi era? Ciano, che mettemmo fuori dalla fin…, ti ricordi<br />
quella volta nella finestra… o era morto? Che si mise la bandiera a lutto…<br />
Maria: ah, la nera, la bandiera nera, forse…<br />
Adorna: insomma due volte. Quando venne Mussolini eravamo vestite …<br />
Maria: da piccole balill… da piccola italiana. E i maschi erano piccoli balilla. E allora…<br />
Adorna: io una volta sola però.<br />
Maria: tu una volta sola. Allora la prima volta, forse tu eri troppo piccola, io arrivai tardi,<br />
perché con mamma, sai tanti figli, non è che mi ac<strong>com</strong>pagnava a scuola, no?<br />
Adorna: no, non ci ac<strong>com</strong>pagnava; andavamo da sole.<br />
Maria: da sole. Mi ricordo corri, corri, corri, corri, arrivai tardi. La maestra mi rimproverò<br />
perché oramai le file erano state fatte. Due per due, due per due. Allora mi mise davanti:<br />
da sola davanti al battaglione, no? E io una paura che non trovavo il passo, che<br />
camminavo troppo svelta o troppo piano, però mi ricordo l’orgoglio di essere lì di fronte e<br />
tutta la gente dalla finestra che guardava a noi.<br />
Adorna: si tutte le finestre, tutti a guardare.<br />
Kai: tenevi una bandiera?<br />
Maria: e forse tenevo anche la bandiera, ma non mi ricordo. Comunque arrivate allo<br />
stadio facemmo: “evviva il duce!” Marciando a destra, a sinistra, ci mettemmo in fila:<br />
“evviva il duce!”<br />
Adorna: no questo io no; mi ricordo che ero in fila così, però non mi ricordo di aver fatto<br />
niente.<br />
Maria: e formavi la linea senza saperlo, perché la maestra ci aveva messo in fila lì. E si<br />
vedevano tutte le camicette bianche, capisci?<br />
Adorna: mi ricordo che c’erano dei problemi in questo vestito che avevamo, che mamma<br />
prese, non mi ricordo se era per il berretto, prese un bottone, non te lo ricordi?<br />
Maria: no.<br />
Adorna: mi ricordo che doveva farci un berretto, bianco, e mi ricordo che ci mise un…<br />
Mamma fece…<br />
Maria: e ci fece il berretto?<br />
Adorna: mamma ci cuciva i vestiti, a me e Maria ce li faceva mamma.<br />
Maria: qualche volta… E dopo… la guerra, <strong>com</strong>inciò la guerra no? Però prima della guerra<br />
mi ricordo quando Gabriele, Mario e Giovanni Salvi partirono in bicicletta per andare a …<br />
Adorna: e questo però me lo ricordo anch’io, c’ero anch’io a Ferrara.<br />
Maria: c’eri anche tu, ti ricordi?<br />
Adorna: andammo a salutarli al cancello.<br />
Maria: al cancello, brava.<br />
Kai: che cosa?<br />
Maria: in bicicletta, Giovanni e Peppino, Giovanni Salvi, in bicicletta decisero di andare a<br />
Pieve Torina! Però mamma era preoccupatissima, quindi dovevano, non so, in due o tre<br />
punti loro dovevano o telefonare… ma <strong>com</strong>e si telefonava? Non c’era il telefono.<br />
Adorna: no, no.<br />
Maria: allora dovevano lasciare un…<br />
Kai: un telegramma forse?<br />
Adorna: non mi ricordo.<br />
Maria: mamma, babbo aveva escogitato un modo; che si fermavano in qualche ufficio<br />
postale...<br />
Adorna: in qualche ufficio postale con babbo, forse.<br />
Maria: probabilmente da zia Laura.<br />
Kai: … loro potevano mandare … un telegramma<br />
Adorna: si.<br />
Maria: ecco, a Civitanova senz’altro da zia Laura dovevano fermarsi… a Fontespina.<br />
Adorna: a Civitanova erano arrivati …<br />
Maria: embè, tutta la montagna…<br />
Adorna: però mi ricordo che, quando decisero di partire, Peppino tutto entusiasta,<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
25
Giovanni era entusiasta però … aveva paura!<br />
Maria: aveva …. Aveva paura di non farcela.<br />
Adorna: non c’aveva la forza e allora diceva: “…ma Peppino, per davero? Andremo?<br />
Maria: fino all’ultimo diceva: “… ma sei sicuro?”<br />
Adorna: aveva paura.<br />
Maria: voleva tornare indietro.<br />
Adorna: questo mi è rimasto impresso.<br />
Maria: eh, si, <strong>com</strong>e no.<br />
Kai: Giovanni Salvi?<br />
Adorna: Giovanni Salvi, si.<br />
Maria: e poi era gracilino, no? Io avevo paura anch’io che ci sarebbe arrivato!<br />
Kai: e che faceva lui a Ferrara?<br />
Maria: a Ferrara cosa era venuto a fare?<br />
Adorna: ma venivano spessissimo i Salvi.<br />
Maria: per stare con i cugini. Si volevano tanto bene.<br />
Adorna: poi babbo a Ferrara aveva fatto venire Gian Battista Lucarelli, che voleva che<br />
prendesse il diploma, per farlo studiare. Poi abbiamo avuto il fratello di Beppe Cianni a<br />
Ferrara, perciò noi…<br />
Maria: che ha finito gli studi a Ferrara<br />
Adorna: perché lui era in seminario e quando uscì dal seminario, babbo voleva che<br />
seguitasse, che prendesse il diploma da maestro. Allora lo fece venire a studiare a<br />
Ferrara, due anni.<br />
Maria: certo perché la famiglia stava a Pieve Bovigliana e non c’era modo.<br />
Adorna: perciò due anni, Kai, mamma c’aveva: noi sette figli,<br />
Maria: Vittorio e Nino<br />
Adorana: c’aveva Nino Cianni, più il figlio di un amico di babbo di Pieve Torina, Vittorio<br />
Rivelli, che babbo gli aveva trovato una pensione, ma questo qui non voleva stare in<br />
pensione, veniva …<br />
Maria: dovette stare a casa di mamma perché<br />
Adorna: aveva paura, non ci voleva stare.<br />
Maria: aveva la nostalgia della famiglia sua.<br />
Adorna: era timido timido, non mangiava… e babbo se lo portò a casa. Eravamo in 11!<br />
Kai: mamma mia!<br />
Adorna: ti ricordi?<br />
Maria: e poi arrivò zia Anita e Vittorio, anche loro stettero da noi prima che trovassero<br />
una casa<br />
Adorna: mamma era stanca<br />
Maria: era stanca, era proprio stanca.<br />
Adorna: babbo chiamava tutti i parenti, babbo faceva venir tutti!<br />
Maria: senza chieder niente a mamma, senza dirglielo. Glielo diceva dopo.<br />
Adorna: Allora venne questa zia Anita, che era la cugina di babbo da piccolo…<br />
Maria: tu l’hai conosciuta.<br />
Kai: si<br />
Adorna: di parte di Mazzolini, ecco; che non ci sentiva, il marito era già… era morto zio<br />
Alessandro?<br />
Maria: si, si, <strong>com</strong>e no.<br />
Adorna: e il figlio babbo lo fece venire, ma lei era uno molto signora, Kai…<br />
Maria: molto esigente, no?<br />
Adorna: molto esigente, si faceva servire, aveva la donna, ma la cosa più grande che<br />
mamma ci diceva: “ma volete sapere che cosa ha fatto Anita? Ha <strong>com</strong>prato un tavolo per<br />
stirare! Un tavolo lungo…” te lo ricordi?<br />
Maria: “… apposta per stirare le lenzuola!”<br />
Adorna: e poi, Kai, si venivano a prestare i soldi da babbo!<br />
Kai: mamma mia!<br />
Adorna: perché lei alla fine del mese non ci arrivava mai, mai, mai.<br />
Kai: <strong>com</strong>e Quinto è?<br />
Adorna: eh, si, <strong>com</strong>e zio Quinto. E allora mamma si lamentava e dice “quella lì…”<br />
Kai: povera Peppina.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
26
Adorna: però lei faceva le ripetizioni, ti ricordi?<br />
Maria: zia Anita.<br />
Adorna: zia Anita perché era professoressa.<br />
Maria: anche Vittorio faceva ripetizioni.<br />
Adorna: anche Vittorio, però lei… e avevano una donna che costava… poi faceva una<br />
vita… una casa che doveva essere bella … la casa, Kai, mobili… ma quello che io ricordo<br />
quando mamma disse “ma vuoi sapere? Anita ha <strong>com</strong>prato un tavolo per stirare!<br />
Kai: non per lei, ma per nonna Peppina?<br />
Adorna: no, no, per lei, alla donna perché stirava le lenzuola… era molto esigente,<br />
capito?<br />
Maria: e che faceva spese stupide, no? Perché si può usare lo stesso tavolo della cucina<br />
per stirare, no?<br />
Adorna: poi mamma c’aveva, Kai, per fare la spesa, vediamo se te lo ricordi…<br />
Maria: si, si…<br />
Adorna: una borsa di cuoio, era fatta…<br />
Maria: di pelle<br />
Adorna: di pelle. Era fatta tutta a quadretti così, fatta così, di pelle e mamma ci faceva la<br />
spesa. E non so <strong>com</strong>e, andò da zia Anita e Anita gliela prese.<br />
Maria: no; era a casa nostra, dove portarsi a casa qualcosa e mamma gliela imprestò,<br />
dice “mi impresti la borsa?” per metterci dei libri o qualcosa che mamma magari da<br />
mangiare che gli aveva fatto mamma! E poi finalmente dopo un anno, ma dopo tanti<br />
mesi…<br />
Adorna: non gliela ridata mai!<br />
Maria: non gliela ridette mai, però continuava a dire, ogni volta che veniva a trovarci:<br />
“ecco Peppina, tu mi hai imprestato quella borsa ed hai fatto male perché io adesso te la<br />
devo ridare!”<br />
Adorna: la devo ri<strong>com</strong>prare: non gliela ridata più!<br />
Kai: (ride)<br />
Maria: non gliela ridata mai!<br />
Adorna: no, per dire di mamma…<br />
[interruzione audio]<br />
Adorna: babbo, quando veniva questo amico suo, che mamma, lo capiva solo mamma.<br />
Kai: si<br />
Adorna: mamma era molto brava ad interpretare questa sua parlata, perché aveva<br />
questa gola, aveva questo tumore e parlava male; e babbo ogni tanto se lo portava a<br />
pranzo, ma non avvisava mamma. Non è che diceva “Peppa, oggi viene…” no? Allora<br />
babbo stava a capotavola col signore a fianco, prendeva il piatto e babbo gli dava da<br />
mangiare. Mamma dice “devo fare la cattiva” perché babbo non pensava che poi doveva<br />
dar da mangiare a tutti i figli: questo qui gli dava, giù! Hai capito? Babbo non… gli diceva<br />
mamma: “ma Ugo, ma devono mangiare tutti!” Hai capito?<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: lui a quello che gli stava vicino, a quel signore gli dava… e noi eravamo lì che<br />
guardavamo…<br />
Kai: la fame!<br />
Adorna: non la fame no, perché mamma faceva sempre tanto, infatti…, però voglio dire,<br />
babbo non aveva un’idea di quello che era, di quello che mamma poteva aver cucinato,<br />
che questo signore era venuto all’improvviso, no? Venuto all’improvviso… bisogna che tu<br />
gli dici che … Allora lui sempre, babbo sempre, sempre, sempre, quando dava il piatto a<br />
quello vicino buttava giù, e mamma dice “devo fare la cattiva, devo levare il piatto,<br />
sennò noi non se mangia!”<br />
Kai: (ride)<br />
Adorna: e babbo dava tutti i soldi a mamma, perché era mamma che amministrava,<br />
perché babbo non aveva il senso del … babbo ha guadagnato sempre molto perchè ha<br />
fatto, oltre che andava in ufficio, andava sempre a fare … sic<strong>com</strong>e era aviatore, andava a<br />
fare degli esercizi che lo pagavano bene, e lì guadagnava, no Maria? Babbo ha<br />
guadagnato sempre molto, si ingegnava.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
27
Maria: aveva sempre qualche extra…<br />
Adorna: però lui non aveva il senso dei soldi, Kai, lui…<br />
Maria: ma nemmeno del valore delle cose, ti ricordi quando stavamo a Milano …<br />
Kai: questo dopo<br />
Maria: ah, aspetta, questo dopo… perché lui deve andare preciso… per carità, vai, vai!<br />
Adorna: sì, allora a Ferrara, ecco questo qui, poi dopo appunto Gian Battista, lui dice<br />
“venite a casa nostra!” e faceva venire… avevamo sempre, sempre persone.<br />
Maria: “si, si, a Peppina gli piace, sai? A Peppina gli piace!” (ironica)<br />
Adorna: e quando abbiamo fatto la prima <strong>com</strong>unione, era venuta zia Nannina, zia<br />
Blandina… ma dove andavamo a dormire Maria?<br />
Maria: bhè, zia Blandina non venne…<br />
Adorna: chi era? La madrina tua chi era? Zia Blandina!<br />
Maria: però l’avrà fatta per procura.<br />
Adorna: perché a me zia Blandina me la ricordo bene!<br />
Maria: si, quella me la ricordo.<br />
Adorna: allora è zia Laura? Le tue madrine chi erano? Io ciò avuto Zia Nannina, sia per il<br />
battesimo che per la cresima, e tu?<br />
Maria: io invece zia Blandina…<br />
Adorna: e quell’altra chi era?<br />
Maria: zia Laura<br />
Adorna: zia Laura. Allora c’era zia Laura. Insomma… e mamma faceva tutto a casa, Kai<br />
Kai: si… allora basta per oggi.<br />
Adorna: oggi basta.<br />
[interruzione audio]<br />
Adorna: a Ferrara eravamo noi sette figli, perché c’era già anche Giovanni no?<br />
Kai: parla un po’ più alto<br />
Adorna: e babbo sia i figli delle sorelle di mamma, Gian Battista, poi c’era il cugino Nino<br />
Cianni che era uscito dal seminario, e babbo lo portò a casa per fargli prendere la licenza<br />
da maestro. Poi il figlio di un amico di babbo, Vittorio, per fargli prendere la terza scuola<br />
media per poi metterlo, impiegarlo nelle poste. Infatti è stata la sua carriera: è diventato<br />
direttore dell’ufficio in provincia di Pesaro. Poi è venuto Gian Battista che poi però non<br />
durò molto (non aveva voglia di studiare) e niente e partì.<br />
Maria: ma vedi l’idea di babbo che c’erano questi ragazzi di 17 anni, 18, voleva che<br />
dovevano studiare, che dovevano prendere un… era molto intelligente babbo no?<br />
Dovevano prendere un diploma o per lo meno la terza media, l’ottavo grado, perché<br />
avrebbero trovato il posto sennò a quei tempi che facevi senza niente? Se non eri andato<br />
a scuola che poteva fa uno che aveva solo la quinta elementare? Come Fausto: solo se<br />
c’avevi il negozio potevi lavorare, sennò ti impiegavi dove? Dove ti impiegavi?<br />
Adorna: ma Gian Battista non aveva bisogno di lavorare…<br />
Maria: Gian Battista era ricco già, aveva tante terre… quindi venne, ma credo che durò<br />
una settimana lontano da casa o un mese…<br />
Adorna: non me ricordo, un mese sicuro però. Però andò via. O venne a dar l’esame?<br />
Forse venne a dar l’esame perché studiava a Camerino, infatti Lucio ricorda che andava a<br />
fare i <strong>com</strong>piti con Gian Battista.<br />
Maria: no…<br />
Adorna: si, perché stava con lo zio Rodolfo, te lo ricordi?<br />
Maria: a pensione?<br />
Adorna: no, lo zio Rodolfo lo teneva, ma erano ricchi, era molto ricco, e Lucio andava a<br />
fare i <strong>com</strong>piti con Gian Battista ed era contento perché c’aveva sempre il dolce e poi le<br />
fette di pane con ciabuscolo! A detto che andava lì a Gian Battista e faceva una grande<br />
merenda.<br />
Maria: questa è una tradizione che poi Gian Battista ha continuato, ti ricordi?<br />
Adorna: ha continuato.<br />
Maria: mi ricordo ogni volta che andavamo a trovarlo<br />
Adorna: dovevamo mangiare.<br />
Maria: ciauscolo e salame!<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
28
Adorna: allora, studiava a Camerino, però non riusciva a prendere la licenza. Sic<strong>com</strong>e<br />
babbo a Ferrara conosceva i professori… (ti ricordi anche <strong>com</strong>e per Nino Cianni?)<br />
conosceva i professori e volle che andasse a Ferrara per dare l’esame della terza scuola<br />
media. Però non mi ricordo (dillo un po’ a Venanzo), non credo che …<br />
Maria: che ci riuscì<br />
Adorna: dette qualche esame e poi mi sa che andò via. Però era per dà la terza.<br />
Kai: e che tipo di corsi ha fatto tuo padre? Hai detto che ha fatto sempre qualche cosa…<br />
Adorna: sì, a Ferrara però andava sempre perché lui, essendo aviatore, ogni tanto<br />
andava …<br />
Maria: per un mese lo richiamavano, faceva il volontario.<br />
Adorna: e Venanzo dice che quando lui andava a Roma gli davano molti soldi.<br />
Maria: perché era uno straordinario.<br />
Adorna: però io non ti so dire che cosa lui andava a fare.<br />
Maria: ma era sempre in <strong>com</strong>binazione con l’aviazione, con la sua carriera di pilota.<br />
Adorna: si perché poi mi ricordo che Mario Salvi… Mario Salvi ho un ricordo che babbo…<br />
babbo ogni tanto prendeva un brevetto perché inventava qualche cosa.<br />
Kai: mmm!<br />
Adorna: allora Mario Salvi si ricorda che aveva inventato … che lo metteva fuori dalla<br />
finestra (me lo racconta sempre) non so io che<br />
Maria: un termometro?<br />
Adorna: un affare, un termometro, ma no, che si poteva vedere da lontano … io bisogna<br />
che da Mario Salvi me lo faccio spiegare bene … lui a Roma appunto quando andava … e<br />
aveva preso questo brevetto, che poi c’ha un nome, Mario me l’ha detto.<br />
Maria: ma tu pensa che noi siamo talmente modesti, mamma è talmente modesta che<br />
non abbiamo mai parlato di questa grande qualità di babbo!<br />
Adorna: tante cose di brevetti… un altro brevetto era (che c’avevamo in soffitta) una<br />
cassa in legno era, tipo cassa, che era per dividere il riso!<br />
Maria: ma pensa!<br />
Adorna: per pulire il riso! Adesso non mi ricordo <strong>com</strong>’era, era qualche cosa del riso, non<br />
mi ricordo…<br />
Maria: io mi ricordo di una macchina pure che lui inventò per misurare il grano: quando<br />
trebbiavano…<br />
Adorna: e forse io dico il riso, invece era grano.<br />
Maria: ecco, quando trebbiavano…<br />
Kai: forse tutte e due le cose<br />
Adorna: non lo so<br />
Maria: il grano doveva essere diviso in due: metà il contadino, quindi un sacco al<br />
contadino e un sacco a babbo; e dovevano sempre misurare sulla bilancia. Babbo aveva<br />
inventato uno strumento che invece lo mettevi… tu buttavi il grano in una stanza, tutto<br />
insieme: dall’altezza di questa macchina vedevi quant’era! Quanti quintali, quanti chili.<br />
Infatti è l’apparecchio che tu dici stava in soffitta, era tipo un pezzo di metallo con una<br />
cosa che veniva su e giù, ma Venanzo lo saprà senz’altro.<br />
Adorna: Venanzo lo saprà senz’altro, certo.<br />
Maria: perché era più grande di noi…<br />
Adorna: e poi io, noi certe cose, io le sentivo, però non è che …<br />
Maria: ma Mario mi disse un giorno che 19 brevetti babbo aveva! Diciannove!<br />
Adorna: aveva … molto… si<br />
Maria: molta inventiva, una mente molto creativa.<br />
Kai: si, e ricordi qualcosa della sua carriera <strong>com</strong>e pilota?<br />
Adorna: io ricordo che quando eravamo a Foligno, mamma raccontava (l’ha sempre<br />
raccontato mamma), che babbo passò capitano. Era, prima di capitano che cos’era?<br />
Tenente?<br />
Kai: si, tenente.<br />
Adorna: era stato promosso capitano e andarono a casa a Foligno, babbo non c’era,<br />
bussarono e dissero<br />
Maria: per annunziarlo a mamma…<br />
Adorna: no, no, chiedevano “capitano Marini?” e mamma diceva “no”, mamma lo sapeva<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
29
già che era capitano però non…<br />
Maria: diceva “no, no, no, avete sbagliato casa!”<br />
Adorna: “no, no, qui capitano!” ecco mamma ci ha sempre raccontato questo fatto, tanto<br />
che io, Kai, quando a Camerino (vedi me lo so sempre ricordato di questo fatto di<br />
mamma che ci ha sempre detto che non dovevamo mai… essere molto superiori, hai<br />
capito? Dire quello che…)<br />
Maria: essere superiori o superbi…<br />
Adorna: ero diventata direttore dell’ufficio postale di Camerino, no?<br />
Maria: e non lo dicesti a nessuno!<br />
Adorna: no non lo dissi a nessuno. Però mi ricordo che Polone, Polone Napoleoni<br />
Maria: il marito della sorella di Lucio<br />
Adorna: il marito della sorella di Lucio, sic<strong>com</strong>e che c’era stato un problema col<br />
tribunale… insomma in poche parole aveva visto che avevo firmato una cosa… il direttore<br />
Adorna Marini. Allora venne in ufficio (venne lui con Amelia) a farmi i rallegramenti e io<br />
gli dissi: “ma, va là che è tutte stupidaggini”. Allora Amelia fece: “ah, ma allora non è<br />
vero?” Hai capito? Perché io…<br />
Maria: perché troppo, talmente modesti siamo, Kai, che la gente pensa che: io non ho<br />
mai studiato, che lei non ha mai fatto niente, chissà che cosa pensano, perché quando lui<br />
disse “rallegramenti, so che sei stata promossa direttrice!” lei disse ma, no che vuoi che<br />
sia, ma non è niente, no? E allora Amelia dice “ma allora non è vero?”<br />
Adorna: perché io avevo firmato però, direttore Adorna Marini.<br />
Maria: “…allora” dice “hai firmato falso?”<br />
Adorna: lei non disse questo: lei disse “allora non è vero!”.<br />
Maria: ma voleva dire quello. Per dirti quanto siamo modeste fino alla stupidità. Fino alla<br />
stupidità!<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: ti volevo dirti questo per dirti <strong>com</strong>e mamma questo fatto di babbo che era<br />
diventato che è … era una cosa…<br />
Maria: lo raccontava <strong>com</strong>e… con grande … con orgoglio! Che lei i titoli … non gli<br />
importava niente dei titoli, non valevano niente. Anche i marchesi, i conti… Di zio Quinto<br />
Mazzolini diceva sempre “si, so conti a nome, ma mica di fatto!” Perché lui arriva con<br />
tanti regali, manda fiori, portava i cioccolatini e poi arrivavano quelli a riscuotere i soldi!<br />
Adorna: e babbo pagava i conti.<br />
Maria: e mamma doveva pagare.<br />
Adorna: anche Giovanni per esempio: Giovanni ha parlato in televisione, ma l’abbiamo<br />
visto per <strong>com</strong>binazione!<br />
Maria: più di una volta!<br />
Adorna: più di una volta. E una volta mi ricordo che proprio l’ho sentito … parlava… era<br />
un dottore, no? Non ha mai detto niente!<br />
Maria: nemmeno i figli!<br />
Adorna: nemmeno i figli lo sapevano, Kai! E allora io adesso mi accorgo che veramente<br />
mamma proprio…<br />
Maria: troppo!<br />
Adorna: ma tante, tante cose: ecco ho raccontato quella lì di Amelia per dire <strong>com</strong>e…<br />
Maria: fino a che punto!<br />
Adorna: fino a che punto.<br />
Kai: ci sono qualche storie sulla vita <strong>com</strong>e pilota?<br />
Maria: <strong>com</strong>e pilota me lo ricordo io; che mi raccontavano sempre che lui era molto<br />
spericolato, voleva volare a qualsiasi costo, e c’era la regola, la legge proprio, che<br />
quando è una giornata di pioggia non devono, i piloti non dovevano volare. E allora c’era<br />
il <strong>com</strong>andante dell’aeroporto (che proprio doveva addestrarli) che passeggiava lì<br />
nell’aeroporto con il suo assistente (o un altro capitano) e fa: “chi è quello stupido che<br />
sta volando con questo tempo?” Era babbo. Era babbo e babbo doveva atterrare, no?<br />
Volava con la pioggia e doveva atterrare proprio davanti a lui, davanti a questo<br />
<strong>com</strong>andante! Credo che gli dette… non so, lo punì, lo punì … o gli dette un grado più<br />
basso, che non gli fece passare quell’esame, insomma lo punì molto.<br />
Adorna: poi quella volta che atterrò nel campo?<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
30
Maria: ah, quella volta che atterrò qua nel campo, si<br />
Kai: che cos’è questo?<br />
Maria: l’aeroplano c’aveva l’elica…<br />
Adorna: era fatto, sai quegli aeroplani, Kai, che erano scoperti, no? Il pilota si vedeva<br />
fuori, no? Erano le tavole, le ali scoperte…<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: e prendevano quota, <strong>com</strong>inciavano… cioè si accendeva il motore girando l’elica.<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: dovevi girare l’elica. Allora lui un giorno atterrò in un campo di contadini e chiamò<br />
i contadini per aiutarlo a girare l’elica, perché era rimasto li…<br />
Adorna: però il problema era che lui, si era rotto l’aereo, doveva atterrare e trovò questo<br />
campo che era lavorato.<br />
Maria: era stato arato.<br />
Adorna: arato. Allora dice che babbo con questo aereo faceva bububum bububum e<br />
rimase… e dovette chiamare…<br />
Maria: rimase incastrato lì<br />
Adorna: i contadini per tirarlo fuori.<br />
Maria: dovette chiamare i contadini per tirarlo fuori. Poi gli chiese di girare l’elica perché<br />
sperava di…<br />
Kai: <strong>com</strong>e poteva alzarsi se c’era un problema con l’aereo?<br />
Maria: e ma loro l’hanno aiutato a venir fuori…<br />
Adorna: non so se, Maria, lui poi è ripartito perché l’aereo s’era rovin, era rotto.<br />
Maria: bhè, io so che babbo raccontava che poi lui è riuscito a ripartire e l’elica ancora<br />
girava… perché forse c’era un problema dove fino all’ultimo… e ha visto questi due<br />
contadini per aria, con le gambe e le zampe tutti rivoltati perché sono stati caporivoltati<br />
per aria! Mentre lui partiva, vedeva questi due su per aria che giravano e cadevano per<br />
terra. E però non si so fatti niente perché appunto c’era … la terra era così. Babbo<br />
descriveva questi due che piroettavano nell’aria, ridendo! Ma io dicevo “ma che<br />
coraggio!” Come si può ridere di due che magari si so feriti, chissà… era spericolato<br />
Adorna: quando era studente, a Camerino, lui ha preso un serpente! Sai un serpente?<br />
Lungo, lungo: se l’è portato a scuola! Hai capito? E poi faceva le…<br />
Kai: sii<br />
Maria: l’ha messo sotto la cattedra della maestra, della professoressa!<br />
Adorna: era molto…<br />
Maria: oppure in una scatola… che lei aprì la scatola e questo serpente stava dentro…<br />
Adorna: so che questo serpente fu una cosa proprio… questo fu la prima cosa che noi di<br />
babbo<br />
Maria: gli urli della professoressa…<br />
Adorna: di babbo che racconta poi quando… era bravo a scuola: quando fecero l’esame,<br />
in questo problema che c’era di matematica, che era molto difficile, lui (insieme ad un<br />
altro di Pieve Torina, Palmieri e questo padre di Angela Prusciotti, Giuseppe Prusciotti)<br />
fecero questo problema, Kai, l’hanno risolto superiore a quello che si poteva fare (si vede<br />
in due volte). So che loro fecero …<br />
Maria: ancora di più.<br />
Adorna: ancora di più. Poi andarono a leggere i risultati, furono bocciati!<br />
Maria: perché i professori non avevano capito!<br />
Adorna: l’avevano bocciati, tutti e tre! Sai cosa fecero? Presero i banchi della scuola e li<br />
buttarono tutti dalla finestra!<br />
Maria: babbo e questi altri due<br />
Adorna: babbo e loro tre, babbo<br />
Maria: si arrabbiarono molto<br />
Adorna: ma, molto probabilmente babbo sarà stato…<br />
Maria: si arrabbiarono così tanto che tutti i banchi della scuola, uno per uno, li buttarono<br />
fuori dalla finestra. E la scuola, Kai, aveva le finestre sopra le mura, sopra le mura di<br />
Camerino, tu pensa!<br />
Kai: mamma mia!<br />
Maria: e caddero tutte queste cose giù sotto, che magari era fuori alle mura, sottocorte,<br />
probabilmente quella parte sotto l’università di Camerino, no? Sotto corte.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
31
Adorna: e allora raccontavano… adesso se è vero: l’ho detto ad Angela ...Angela neanche<br />
lo sapeva! Raccontava sempre babbo, furono espulsi da tutte le scuole del regno! Perciò<br />
non potevano più… allora questo Brusciotti, che era molto ricco, aveva terreni, che lui<br />
non aveva bisogno di studiare per guadagnare la vita, si prese la responsabilità lui: disse<br />
che era stato solo lui.<br />
Maria: che l’idea era stata la sua.<br />
Adorna: allora babbo e questo Palmieri hanno seguitato.<br />
Kai: mamma mia!<br />
Maria: ritornarono a scuola.<br />
Adorna: io la sapevo così, tu?<br />
Maria: io? Bhè questa è un’aggiunta che mi fa piacere…<br />
Adorna: io la sapevo così, però non so se è verità…<br />
Maria: io sapevo che l’idea era stata di Peppe, di Giuseppe, dall’inizio; e io non sapevo la<br />
cosa degli esami. Cioè io pensavo che così, un giorno, un’idea … si erano annoiati e<br />
<strong>com</strong>inciarono a buttare…<br />
Adorna: no! no, no, no no,<br />
Maria: e questo dell’esame è una bella aggiunta<br />
Adorna: però io non lo so se è giusto: io la ricordo così.<br />
Maria: e si, sennò <strong>com</strong>e te la inventavi?<br />
Adorna: ecco, questo qui bisognerebbe chiederlo a Venanzo. Perché questo io l’ho sentito<br />
una volta, due volte… venti volte questo discorso; l’hanno raccontato tante volte, Kai,<br />
però magari adesso faccio confusione.<br />
Maria: però quando adesso dici che Peppe si prese la… sì adesso mi viene in mente.<br />
Adorna: ti viene in mente?<br />
Maria: si, quello si.<br />
Adorna: sic<strong>com</strong>e veramente era ricco, però c’aveva una moglie, Kai, che gli ha speso<br />
tanti di quei soldi che è rimasto senza…<br />
Kai: mamma mia.<br />
Adorna: che in ultimo, Angela (quella che è stata a pranzo…) è lei che ha mantenuto il<br />
fratello più piccolo alla scuola, è lei che ha fatto tutto… che hanno venduto tutto, tutto,<br />
tutto: non avevano neanche casa<br />
Maria: e per fortuna lei aveva studiato ragioneria e trovò un posto<br />
Adorna: all’ufficio delle imposte.<br />
Maria: e manteneva la famiglia. Pagava proprio…<br />
Adorna: perché invece Santa andò via a 20 anni, credo.<br />
Maria: Santa si, anche Santa trovò il posto <strong>com</strong>e maestra, ma talmente difficile era<br />
trovare un posto che lei trovò ad insegnare in un piccolo paese sopra Collattoni (sai<br />
quando andiamo a Collattoni?)<br />
Kai: si<br />
Adorna: Selvapiana.<br />
Maria: Selvapiana, più piccolo ancora. Però erano solo 4 bambini e la scuola apriva solo<br />
se ce n’erano 5: allora lei si portò il fratellino che aveva 4 o 5 anni, per fare cinque! E<br />
così gli dettero il posto da maestra dell’asilo in questo piccolo paese che un giorno,<br />
raccontava Santa, un giorno questo fratellino si ammalò di scarlattina (sai quelle malattie<br />
dei bambini): lei, (non c’era il dottore a Selvapiana e c’era la neve così alta) lei con<br />
questo fratellino in braccio e gli scarponi fino a qui, gli stivaloni, da Selvapiana fino a<br />
Muccia, Kai, in braccio con questo bambino per andare dal dottore!<br />
Kai: mamma mia.<br />
Maria: sai perché quelle malattie dei bambini delle volte sono pericolose<br />
Kai: molto pericolose … molti morti.<br />
Maria: e questo lo raccontava Santa.<br />
Adorna: si, no, questo non lo sapevo.<br />
Kai: e altre storie di tuo babbo?<br />
Adorna: babbo tante, kai.<br />
Kai: <strong>com</strong>e pilota nella guerra? Lui mi ha sempre detto qualche storia che lui ha violato<br />
un’amnistia con un bombardamento…<br />
Adorna: ah, questo non lo sapevo… ha violato un’amnistia?<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
32
Kai: un’amnistia con un bombardamento… <strong>com</strong>e si dice?<br />
Adorna: ah, ha fatto bombardare?<br />
Kai: ma gli Austriaci lo hanno messo in carcere per un po’, e poi avevano bisogno di un<br />
oratore [traduttore], per uno che parlava…<br />
Maria: questo non me lo ricordo<br />
Kai: tu, tu mi hai detto… e poi lo hanno tolto di prigione per fare questo lavoro di<br />
traduttore…<br />
Maria: ma questo nella seconda guerra mondiale?<br />
Kai: no prima.<br />
Maria: nella prima guerra mondiale, però non me lo ricordo.<br />
Kai: si, si, e anche lui mi diceva che giocava a biliardo con il sindaco della città di New<br />
York.<br />
Adorna: ah, giocava a biliardo… babbo giocava molto: babbo giocava a carte, a biliardo…<br />
Maria: <strong>com</strong>e si chiamava?<br />
Kai: La Guardia<br />
Maria: La Guardia<br />
Adorna: ah, sii? Io non lo sapevo.<br />
Maria: il sindaco La Guardia che era il sindaco di New York. Ed erano tutti e due (perché<br />
a quei tempi, nella prima guerra mondiale?)<br />
Kai: si<br />
Maria: l’Italia è stata alleata con gli americani.<br />
Kai: si<br />
Maria: per cui molti americani hanno <strong>com</strong>battuto in Italia nella prima guerra mondiale, e<br />
infatti io qualche volta li ho conosciuti: “ah, si, in Italia… io ci sono stato … nella prima<br />
guerra mondiale…” e molti erano figli e nipoti di italiani. Erano italo-americani e La<br />
Guardia era uno di questi, italo americano, che poi dopo, dopo diventò sindaco di New<br />
York.<br />
Kai: si<br />
Maria: dopo, quando ha fatto carriera è tornato a New York… poi raccontava babbo<br />
un’altra storia per dire quant’era … quant’era distinto e ben educato il duca d’Aosta.<br />
Un’altra volta era in un banchetto dove c’era il duca d’Aosta …<br />
Kai: questo vuol dire…<br />
Maria: duca d’Aosta. Duca d’Aosta vuol dire un duca…<br />
Adorna: fratello del re, era.<br />
Maria: che era fratello del re<br />
Adorna: cugino<br />
Maria: o cugino ed era duca di questo ducato in Aosta, in Piemonte. In Piemonte c’è una<br />
cittadina che si chiama Aosta, Asti, Aosta e lui era duca di questa contea, di questo<br />
ducato … ma che belle scarpine Adorna!<br />
Adorna: si, dai adesso non infierire… (ride)<br />
Kai: Maria! Maria! Come? … Cambia discorso! (ride)<br />
Maria: ma è più bello così, no? E allora, dice quant’era educatissimo quest’uomo, era una<br />
tavolata lunghissima, Kai, babbo arrivò un po’ in ritardo e stava seduto in fondo, in<br />
fondo, lui stava in cima, e ad un certo momento avevano tutti finito a mangiare e il duca<br />
si alza e si alzano tutti. Tutti i soldati si alzano, i capitani, i maggiori, perché lui doveva<br />
essere il primo ad alzarsi. Lui si alza e sta per uscire dalla stanza quando vede che babbo<br />
ancora sta mangiando ritorna al suo posto, tutti seduti per aspettare babbo che doveva<br />
finire a mangiare. Ha detto “quanto era…”… vedi che …”<br />
Kai: tuo padre non si era alzato? (ride)<br />
Maria: no, no, lui… bhè lui aveva visto … lui adesso esce io finisco a mangiare, magari<br />
aveva fame, eh?<br />
Kai: (ride)<br />
Maria: si, ogni tanto raccontava qualche storia così… ogni tanto.<br />
Adorna: si, si, e mamma diceva “tu, Ugo, dovevi rimanere a <strong>com</strong>andare una caserma!”<br />
“una caserma di soldati, dovevi…”<br />
Maria: di soldati… doveva essere generale!<br />
Adorna: dovevi fare<br />
Maria: era un generale, veramente, per quello che era; era un generale anche con noi,<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
33
con tutti.<br />
Adorna: ma infatti, quando babbo rimase prigioniero e in Italia successero tante cose,<br />
no? Tra le quali … anche quando morì Gabriele, no?<br />
Kai: si<br />
Adorna: ah, dopo raccontiamo una, si, importante… eh… mamma, no, mamma e tutti fu<br />
detto: “forse è stato bene che babbo era prigioniero!”<br />
Kai: esatto<br />
Adorna: “perché se stava qui…”<br />
Maria: si sarebbero ammazzati…<br />
Adorna: avrebbe… insomma non sarebbe stato fermo, tranquillo, no. Allora quando lui<br />
era sposato da poco e stava a Camerino, Came<br />
[interruzione audio]<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
34
Adorna e Maria Marini 3/3<br />
Adorna: un’altra storia di babbo, che raccontavano: erano sposati da poco, erano a<br />
Camerino, e babbo veniva tutte le domeniche, tutte le feste a Pieve Torina dalla mamma,<br />
perché lui era molto attaccato alla mamma e alle sorelle, più che al babbo e a zio Ivo. Si,<br />
palava sempre di… Io non so bene, non ricordo, so che c’era un corteo<br />
Kai: corteo vuol dire?<br />
Adorna: un corteo politico, <strong>com</strong>e un… un corteo!<br />
Maria: c’era un discorso, qualcuno faceva un discorso<br />
Kai: si, si<br />
Adorna: e in questo corteo, però io non ti so dire se, per quale motivo…<br />
Maria: c’era chi era fascista e chi era antifascista<br />
Adorna: in questo corteo c’era, che era anche amico di babbo, un Benzo Antonelli,<br />
avvocato, che <strong>com</strong>e dice Maria o era sindaco o era stato sindaco, non so… Babbo<br />
credette opportuno che questo qui non doveva andare a questo corteo, allora babbo andò<br />
là, forse prima ebbe una discussione con questo, non lo so, so che gli dette un cazzotto.<br />
Lo picchiò. Un pugno. Lo picchiò. Naturalmente questo lo ha denunciato e babbo fu<br />
condannato a sei mesi di esilio, cioè per 6 mesi lui non potette venire a Pieve Torina. Lui<br />
aveva l’ufficio postale di Camerino, e per sei mesi non… ebbe questa condanna.<br />
Maria: è che veniva a Pieve Torina ogni sabato, anzi mamma diceva non ogni domenica,<br />
tornava dalla madre ogni festa. Quindi se durante la settimana era San Giovanni, Santo<br />
Stefano, Sant Antonio, tornava anche durante le feste.<br />
Adorna: per la mamma! E tutte le volte portava la cioccolata. Alla mamma gli portava la<br />
cioccolata.<br />
Giuseppina Mazzolini e Ugo Marini con i nipoti Roberto e Gabriele<br />
Maria: io è lì che ho preso … da nonna… Mazzolini<br />
Adorna: perché nonna la cioccolata la nascondeva. Faceva <strong>com</strong>e Lucio con la sorella:<br />
nascondeva la cioccolata perché la mangiava solo lei, non la dava neanche ai figli! Al<br />
marito poi niente.<br />
Maria: il marito non c’era abituato…<br />
Adorna: non c’era abituato, faceva il contadino! Come me che faccio la contadina<br />
adesso… eh… Poi babbo tante cose babbo…<br />
Kai: si. Fausto mi ha detto che Ugo era un fascista, ma lui aveva un argomento… qualche<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
35
cosa che … era stato fascista di Camerino e per quella ragione che lui andò a Foligno?<br />
Adorna: ah, no, no. Lui andò… a Foligno babbo andò perché vinse il concorso, non perché<br />
per via della politica, Maria. Babbo <strong>com</strong>inciò…<br />
Maria: Fausto ha detto questo? Ma è folle.<br />
Adorna: ha detto Fausto, ma no, perché babbo poi dette un’altra volta il … allora c’erano i<br />
concorsi: secondo tu <strong>com</strong>e avevi… da Foligno andò a Ferrara. Lui aumentava sempre,<br />
sempre aumentava di grado perché lì si andava a gradi insomma. Una volta … eh… no,<br />
no, io non ho mai saputo questo, Maria.<br />
Maria: no, nemmeno io.<br />
Adorna: ma magari avrà avuto sì dei problemi, perché babbo litigava con tutti! Quando<br />
ritornò da Milano babbo si presentò in <strong>com</strong>une nella lista della democrazia cristiana, te lo<br />
ricordi?<br />
Maria: a Pieve Torina o a Camerino?<br />
Adorna: Camerino. A Camerino l’abbiamo votato noi! Io mi sembra che il primo voto…<br />
Maria: io venni da Milano per votarlo.<br />
Adorna: per votare babbo. E fu eletto. Fu eletto e lui era… non era sindaco, però…<br />
Maria: assessore<br />
Adorna: assessore.<br />
Kai: di dove?<br />
Adorna: del <strong>com</strong>une di Camerino. Cominciò, <strong>com</strong>inciarono a <strong>com</strong>andar a prendere decis<br />
Kai: questo è dopo Milano.<br />
Adorna: si, si. Quando da Milano ritornò a Camerino. Aveva 65 anni, 64… 60, dopo i<br />
sessant’anni. Che dopo un po’ andò in pensione. E naturalmente tutto quello che<br />
facevano a babbo non andava bene, Kai. Effettivamente aveva ragione: c’era un certo<br />
Cingolani che era elettricista, è anche lui amico di babbo (che la figlia veniva a scuola con<br />
te); quando c’erano… nel <strong>com</strong>une c’erano le ditte che dovevano fare un lavoro, no?<br />
C’erano <strong>com</strong>e si dice…<br />
Maria: i concorsi<br />
Kai: gli appalti<br />
Adorna: cioè ci sono tante ditte che fanno…<br />
Kai: gli appalti<br />
Adorna: gli appalti! Elettricista… lo prendeva sempre questo Cingolani, capito? E invece<br />
babbo non voleva. Voleva le cose giuste, allora <strong>com</strong>inciò a litigare con uno, litigò con un<br />
altro, alla fine dovette dimettersi perché non … le cose erano tutte fatte male. Per quello<br />
che raccontava babbo era vero. Era vero. Perché si metteva anche contro gli amici!<br />
Contro Cingolani te lo ricordi?<br />
Maria: ehh, pensa, io non lo sapevo.<br />
Adorna: eh, dopo c’era un altro per esempio che faceva l’elettricista ed era poveretto<br />
(Cingolani era ricco, era proprio…) sic<strong>com</strong>e lui era iscritto alla democrazia cristiana,<br />
Cingolani, l’altro no, babbo queste cose non le poteva vedere.<br />
Maria: le ingiustizie<br />
Adorna: le ingiustizie non le poteva vedere e fu costretto a andar via.<br />
Maria: si lo cacciarono quasi via<br />
Adorna: fu costretto ad un certo momento perché… litigava con tutti. Ma litigava<br />
giustamente.<br />
Kai: anche (forse Venanzo mi ha detto) che lui litigava con qualcuno in Africa: aveva<br />
scoperto un collega che aveva venduto benzina a…<br />
Adorna: a sì, può darsi. Io ho sentito, questo della benzina no, io sentii solo che babbo<br />
non poteva vedere quelli della croce rossa. Della croce rossa babbo diceva che non erano<br />
onesti (c’ha sempre detto) perché quando ci fu questa ritirata, tutti quanti (i maggiori)<br />
portavano via l’argento (perché allora quando andavano a pranzo questi colonnelli<br />
avevano tutte robe… gran lusso, Kai, tutte robe in argento) e anche la croce rossa dice<br />
che portavano via, rubavano. Rubavano.<br />
Maria: pensavano che facevano un’opera buona, no?<br />
Adorna: tu pensavi, magari si, tu davi 10, 5 l’avranno date ad opera buona, ma babbo<br />
voleva che se tu davi 10 ne dessero 11 per opera buona, lui; hai capito Kai?<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: ecco. A noi ci ha detto sempre male della croce rossa.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
36
Kai: anche i soldati americani hanno detto sempre male della croce rossa.<br />
Adorna: a si? E babbo è tornato… Babbo diceva<br />
Maria: “non date un soldo alla croce rossa”<br />
Adorna: ecco, e poi diceva che i suoi capitani, colonnelli, son tornati a casa tutti con la<br />
roba. E babbo non è tornato neanche con un cucchiaino, per dire, no? Per dire la<br />
differenza.<br />
Kai: si, si. E allora adesso voi siete “piccole italiane” in Ferrara?<br />
Maria: siamo "piccole italiane”!<br />
Kai: parla di quello…<br />
Adorna: e si, però qui Kai, di Ferrara io so partita e non so più tornata.<br />
Maria: abbiamo chiesto anche a Venanzo se si ricordava…<br />
Adorna: eh, ma però Venanzo non vuol dire<br />
Maria: Venanzo non vuol dire qualcosa,<br />
Adorna: Venanzo non vuol dire perché io gli ho detto “Venanzo…”<br />
Maria: non vuol parlare.<br />
Adorna: “Venanzo per favore dimmi se io ho pianto, se io ho… perché io non ricordo<br />
proprio niente!” Allora lui ha detto: “no, sei andata perché avevamo bisogno della<br />
tessera…”, però la cosa è finita così senza… non so se io ho subito. Io non mi ricordo<br />
perciò non ho subito niente, Kai.<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: io so che a Ferrara non so più tornata.<br />
Kai: tu andavi da zia…<br />
Maria: Blandina, a Vari.<br />
Adorna: da zia Blandina… si, ecco Venanzo ha detto che quando loro son tornati, che io<br />
parlavo in dialetto<br />
Maria: marchigiano.<br />
Adorna: in dialetto… infatti io ricordo quello che dice Maria, che lei mi raccontava una<br />
cosa e io… Però io avevo soggezione: per loro … non è che quando li ho visti ho fatto …<br />
ero contenta quando io li ho visti, io non ricordo, Maria: perché a quell’età che sei un<br />
anno distaccata… non ti ricordi<br />
Adorna: non ricordo proprio se quando ho visto mamma se ho fatto festa, non ricordo<br />
niente. Ricordo solo che Maria mi raccontava una storia, ma non ricordo che storia…<br />
Maria: ti dissi: “hai saputo, lo sai che andiamo ad abitare giù dall’ufficio postale”<br />
Adorna: ahhh<br />
Maria: erano riusciti a mandar via…<br />
Adorna: Filipponi<br />
Maria: Filipponi dalla casa, non dall’ufficio. Sarebbe rimasto nell’ufficio, ma noi andavamo<br />
nella casa. Entravamo…<br />
Adorna: nel… <strong>com</strong>e quando Kai è venuto…<br />
Maria: dal giardino, mi sembra?<br />
Adorna: si, anche quando è venuto Kai si entrava dal giardino.<br />
Maria: si, si entrava dal giardino. E murarono la porta che adesso da sulle scale, no? E io<br />
dissi “sai che andiamo…”, io ero tutta contenta, non so perché. Perché mi piaceva questa<br />
casa, però credo laggiù… c’era più gente, c’era… si giocava forse, c’erano più …<br />
Adorna: e non c’erano zia Vincenza e zio Ivo!<br />
Maria: Gabriella Bellanti, no?<br />
Adorna: ma non c’era, dico, neanche …<br />
Maria: e non c’era zia Vincenza che con mamma si stuzzicavano, sai Adorna.<br />
Adorna: no, infatti non c’era zia Vincenza perché zio Ivo non credo che abbia dato…<br />
Maria: eh, oh, zio Ivo per tanti anni solo zio Ivo, mamma cucinava anche per lui… è stato<br />
sempre bello. Ma quando arrivammo e zia Vincenza aveva questa torta sul tavolo e<br />
mamma disse “ma che bel pensiero, che pensiero gentile, Vincenza mia!” no? Perché noi<br />
eravamo tutti stanchi, mamma mi ricordo con Giovanni in braccio, tu piccolina… Perché<br />
anche se tu c’avevi solo due anni meno di me, ma eri tanto più piccolina.<br />
Adorna: ma io uno meno di te!<br />
Maria: ma… anche due! Eri tanto più piccolina! Perché non mangiavi!<br />
Kai: (ride)<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
37
Adorna: anche tre, diciamo, va!<br />
Maria: non mangiavi, Adorna, ti ricordi? Che dovevamo raccontarti…<br />
Adorna: appunto! adesso io vorrei venire qui …<br />
Maria: mamma ti imboccava…<br />
Adorna: vorrei venire qui a lavarti i piatti perché tu mi dici sempre che mamma diceva<br />
“lasciamola fa …” e tu lavavi i piatti.<br />
Maria: “lasciala giocà” no, io asciugavo, mamma lavava sempre i piatti.<br />
Adorna: ah. Sennò vorrei venì qui a contraccambiare!<br />
Maria: ah, ah, hai capito?<br />
Adorna: lei ha lavato per me… adesso io lavo per te!<br />
Maria: è quello che dico io alle figlie no? Mi rimproverano perché loro non hanno vestito<br />
mai bene, mentre le amiche loro erano sempre vestite con tutti questi “nomi” no? E<br />
invece loro erano sempre quelle più modeste e allora io adesso ogni tanto (quando è il<br />
<strong>com</strong>pleanno e …) gli do i soldi invece. Dico: “andata a <strong>com</strong>prare tutti i vestiti più belli del<br />
mondo!”<br />
Adorna: che volete? (ride)<br />
Kai: ecco; allora, parla un po’ dell’esperienza <strong>com</strong>e “piccole italiane”<br />
Adorna: no, io ce so stata poco perché dopo so venuta via, Kai. Ho fatto solo una… una<br />
sola volta. E mi ricordo quando è morto… era Italo Balbo che morì?<br />
Maria: o Ciano…<br />
Adorna: Ciano? mi ricordo che…<br />
Maria: era il marito della figlia di Mussolini.<br />
Adorna: che mettemmo fuori, a Ferrara, la bandiera e fu messa a lutto. E mi ricordo<br />
Maria: c’era un nastro nero.<br />
Adorna: un nastro nero che mi sembrava un’idea. Perché… che era la cravatta nera di<br />
babbo!<br />
Maria: può darsi.<br />
Adorna: embè adesso mi è venuto!<br />
Maria: mamma mica andava a <strong>com</strong>prà il fiocco.<br />
Adorna: però vedi che ricordi uno ha?<br />
Maria: queste stupidaggini… questo è un bel ricordo!<br />
Adorna: infatti adesso, quando Lucio c’è… festeggiano la libertà… no? Invece lui fa lutto!<br />
Lui fa lutto, mette fuori la bandiera e la lega con un nastro nero no? Cerca un nastro e gli<br />
ho detto “prendi la cravatta, nera, <strong>com</strong>e ha fatto mamma!”<br />
Maria: certo<br />
Adorna: però magari non è vero, Kai! Magari è un’idea mia così…<br />
Maria: ma però va bene, <strong>com</strong>bacia molto con…<br />
Kai: questo quando?<br />
Adorna: però a Ferrara, perciò, dopo…<br />
Maria: quando Mussolini dette ordine di uccidere il marito della figlia.<br />
Kai: il marito della figlia: quello era molto tardi.<br />
Adorna: che anno era però? Era molto tardi <strong>com</strong>e dice Kai.<br />
Maria: verso la fine della guerra.<br />
Kai: si<br />
Adorna: no, no, non era quello lì. Era… doveva essere un grand… a me me sembrava…<br />
che nome ho detto io?<br />
Maria: Italo Balbo. Può darsi Italo Balbo?<br />
Kai: non lo so.<br />
Adorna: no, non lo so. Io so che era morto un pezzo grosso dovevamo mettere la<br />
bandiera a lutto e ho sempre pensato a Italo Balbo che poi invece magari non c’entra.<br />
Kai: si, forse è Italo Balbo.<br />
Maria: ma forse era Italo Balbo, mi sa, si forse era… … tutti insieme…<br />
Adorna: ah, poi volevo chiedere a Venanzo se è vero che andavamo, piccoline, lì da<br />
quello che vendeva il vino… a levare l’etichette sui fiaschi.<br />
Maria: ah, a levare l’etichette sui fiaschi, bhè, ma quello lui non se lo ricorderebbe<br />
Kai: che cosa facevi?<br />
Adorna: io, ma non è vero magari.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
38
Maria: c’era sotto a noi, sotto l’appartamento nostro, c’era un grande magazzino che<br />
vendeva il vino, vendeva vino nelle damigiane, nelle botti, in tutti i modi…<br />
Adorna: era un cortile grandissimo, Kai, c’entravano col camion: era un cortile, metti, da<br />
là fino a qua. Molto grande.<br />
Maria: e io me lo ricordo perché io rubavo i tappi delle botti, perché so belli grossi, no? E<br />
ci facevo le casine per il presepio.<br />
Kai: ah!<br />
Maria: <strong>com</strong>e avevo visto a fare questo amico nostro a Foligno, il figlio dell’amico di<br />
mamma a Foligno, no? Che mi ha… per tutta la vita! Io adesso faccio collezione di<br />
presepi!<br />
Adorna: <strong>com</strong>e Luigino.<br />
Maria: <strong>com</strong>e Luigino: non l’ho detto perché sennò me ne dava uno subito, no?<br />
Adorna: embè? Era meglio che lo dicevi! (ride)<br />
Maria: ma anche lui tutti piccolini? Io ce n’ho uno così, Adorna, proprio così con le<br />
figurine piccolissime<br />
Adorna: davvero?<br />
Maria: che viene dal Messico.<br />
Adorna: da quand’è che lo fai? Da quanti anni?<br />
Maria: uno dal Messico, uno dal Guatemala… quando vedo qualcosa, specialmente quelli<br />
di altri posti, no? Ma ce n’avrò una decina. Dopo facendo, cambiando casa, Adorna mia,<br />
ma lo sai che non c'avevo nemmeno uno scaffaletto così da mettere niente! Ma lo sai che<br />
non mi so portata nemmeno il ferro? Il ferro...<br />
Adorna: da stiro<br />
Maria: no il ferro da stiro... la tavola per stirare, perchè non c'avevo posto: tutti gli<br />
armadi a muro tutti pieni, e non c'avevo posto per cui li ho messi su un coso di plastica;<br />
dico bhe, li terrò sulla plastica, su un sacchetto finchè non trovo posto... però non c'era<br />
posto per il sacchetto, Adorna mia. Noi quando arrivammo all'appartamento, il giorno<br />
dopo o la stessa sera del trascloco<br />
Kai: dove?<br />
Maria: a Chicago<br />
Kai: oh, questo non...<br />
Maria: Dete, a dete street, il giorno dopo incontravamo la gente nell'ascensore, no? Io<br />
cercavo di fare amicizia, dico: "Hello, io sono Maria Nebel e questo e mio marito Kai<br />
Nebel..." "ah, voi siete quelli dei tanti mobili? voi siete arrivati ieri con tanti mobili?"<br />
Perchè le regole sono che per le 4 deve essere tutto a posto perchè l'ascensore deve<br />
essere lasciato per quelli che tornano dal lavoro. Ci sono due ascensori, però tutti e due<br />
devono essere usati da quelli. E noi posponemmo di mezzora, Adorna mia, questi poveri<br />
ragazzi che poi gli demmo un extra, 10 dollari extra perchè giovani...<br />
[interruzione audio]<br />
Maria: allora adesso a Ferrara è finito perchè è partita Adorna...<br />
Kai: no, tu non hai parlato dei...<br />
Adorna: no tu dopo che hai fatto?<br />
Maria: io della "piccola italiana" mi ricordo solo che arrivai tardi, stetti la davanti al tutto<br />
lo squadrone e mi sentivo imbarazzata perchè non sapevo se andavo troppo forte... Tu<br />
devi andare al passo, no? Io non sapevo andare al passo, nemmeno... Oppure dovevi<br />
andare sicura che tutte le altre andassero al passo, insomma, mi sentivo un pò nervosa,<br />
però nello stesso tempo orgogliosa perchè tutte a guardarci dalle finestra, a battere le<br />
mani, sventolavano le bandiere...<br />
Adorna: anche tu fu poi l'ultimo? Non ne hai fatti più poi di saggi?<br />
Maria: di saggi quello fu l'ultimo.<br />
Adorna: eh, vedi, fu l'ultimo, Kai.<br />
Maria: fu l'ultimo perchè poi la guerra, poi andammo a Pieve Torina.<br />
Adorna: ecco, dopo ci fu... no, dopo tu rimanest, voi rimaneste un anno ed io venni a<br />
Vari.<br />
Maria: tu andesti a Vari...<br />
Adorna: e babbo partì?<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
39
Maria: quindi noi l'anno dopo allora andammo a Pieve Torina, l'anno dopo per sempre.<br />
Adorna: quando andammo a casa Filipponi...<br />
Maria: no, prima venimmo qui. L'incontro con te fu qui.<br />
Adorna: qui, me ricordo, sulle scale.<br />
Maria: vicino alla porta, vicino alle scale.<br />
Adorna: io adesso non ricordo se quelle scale o queste scale<br />
Maria: penso queste perchè c'era quella porta, c'era il muro e tu dicesti<br />
Adorna: io so quasi sicura che era a metà scale lì perchè mi ricordo questa grande luce,<br />
mi ricordo queste scale grandi...<br />
Maria: allora sarà così<br />
Adorna: però, mi ricordo, però non è detto.<br />
Maria: ma io ero tanto... mi ricordo che ero eccitata, perchè vedevo mia sorellina, che<br />
volevo e che volevamo ... saremmo andati giù... chissà perchè andando giù mi sembrava<br />
di andare in città! In città.<br />
Adorna: ma anche la casa, no?<br />
Maria: forse la casa più moderna... forse la casa più moderna, ma no proprio mi<br />
sembrava di andare in città, vicino ai negozi, capisci? E allora ero molto eccitata e tu<br />
dicesti "lo sapìu!" A me mi si gelò il cuore ti devo dire, Adorna, perchè in quel momento ti<br />
sentii che<br />
Adorna: ero un'altra!<br />
Maria: che venivi da un'altro mondo!<br />
Adorna: infatti io, per me erano tutte persone estranee.<br />
Maria: venivi da un'altro mondo.<br />
Adorna: no, io... ma perchè io avevo dimenticato così?<br />
Maria: perchè forse zia Blandina non te ne parlava molto e sic<strong>com</strong>e non c'era il telefono<br />
Adorna: ma no, mi ricordo le lettere. Ricordo le lettere di zia Laura che scriveva... le<br />
lettere di mamma no che da me, per me non mi ha scritto mai nessuno.<br />
Maria: vedi?<br />
Adorna: non ricordo mai di aver avuto una lettera.<br />
Maria: quindi<br />
Adorna: no, ma magari...<br />
Maria: non avendo le lettere, non parlando con nessuno magari per telefono...<br />
Adorna: no, ma magari hanno scritto: so io che non ricordo!<br />
Maria: ma no.<br />
Adorna: so io che non ricordo.<br />
Kai: non c'era il telefono.<br />
Adorna: io ricordo solo questo fatto che zia... che si pensava sempre a voi a Ferrara che<br />
non avevate da mangiare.<br />
Maria: eh, sì, quello è vero.<br />
Adorna: questo era un incubo di zia Laura.<br />
Maria: ma questa stupida zia Laura che diceva "fai i pacchi!" Zia Blandina ci mandava i<br />
pacchi con una grande fila di pane, Kai, così! Ma per quando arrivava era il pane era<br />
secco, secco. Mi ricordo che mamma lo metteva a bagno, però non era, non ci sfamava<br />
<strong>com</strong>e quello fresco, no? Però senz'altro aiutava perchè mamma ci faceva il brodo, no? ci<br />
faceva cose...<br />
Adorna: eh, io non capisco poi perchè zia Laura, lei stava in ufficio postale, era più al<br />
centro...<br />
Maria: più vicina<br />
Adorna: l'ho chiesto a Venanzo, Venanzo non risponde.<br />
Maria: non risponde<br />
Adorna: cioè, o non ha capito la mia domanda.<br />
Kai: ci sono certe cose che Venanzo non vuole dire?<br />
Adorna: no! Magari non ... non lo so!<br />
Maria: Venanzo non è per ricordare troppo: bisogna andargli davanti.<br />
Adorna: anche Giovanni, eh?<br />
Maria: bisogna essere presenti e davanti.<br />
Adorna: anche Giovanni; Giovanni dice: "lascia perdere".<br />
Maria: perchè lui stesso non vuol pensarci.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
40
Adorna: anche lui non...<br />
Kai: la vita è qui a Pieve Torina a quel tempo? Com'era?<br />
Maria: la vita a Pieve Torina era di una semplicità estrema. Tutto semplice semplice<br />
semplice. I divertimenti erano tra<br />
Adorna: tra <strong>com</strong>pagni.<br />
Maria: tra <strong>com</strong>pagni, tra amiche, ma tutte fatte a mano. Per esempio tic-tac-to: si faceva<br />
il disegno sulla strada, sul pavimento<br />
Adorna: sul monumento<br />
Maria: sul monumento, giocavamo sul monumento, infatti giocavamo molto e a quel<br />
tempo era molto amica la nipote di Irma. Irma quella che fece...<br />
Adorna: Maria Luisa.<br />
Maria: Maria Luisa, che poi è andata in Belgio...<br />
Adorna: no, no no.<br />
Maria: sai che fine ha fatto?<br />
Adorna: è a Cappadocia.<br />
Maria: a Cappadocia?<br />
Adorna: sta a Roma, sposata con figli.<br />
Maria: ah, bene, bene. Diventammo amiche quell'estate, ti ricordi?<br />
Adorna: si lei solo d'estate, pechè veniva solo d'estate.<br />
Maria: solo d'estate, pechè lei veniva da Roma...<br />
Adorna: però non ... Erano poche le famiglie che babbo e mamma ci mandavano. Non<br />
avevamo molto...<br />
Maria: molte amiche.<br />
Adorna: mamma preferiva che le <strong>com</strong>pagne venivano a casa, ma se noi dovevamo<br />
andare a casa di un'amica, venivano (veniva Bianca) venivano le amiche e dicevano: "<br />
sor Ugo, che manda Maria e Adorna a casa stasera?" Babbo diceva sempre di si. Però, ti<br />
ricordi? Se non gli andava bene la famiglia o non gli andava bene che noi uscivamo, a<br />
mamma gli diceva: "adesso tu fai in modo di non mandarle!"<br />
Maria: digli di no.<br />
Adorna: hai capito? era mamma. Lui diceva ...<br />
Maria: lui diceva di si perchè voleva essere...<br />
Adorna: generoso<br />
Maria: e voleva essere simpatico, voleva che noi gli volessimo bene, però a mamma<br />
diceva "tu digli di no".<br />
Kai: perchè?<br />
Maria: perchè non gli piaceva il padre, la madre...<br />
Adorna: non voleva, non... non piaceva che noi uscivamo: babbo non era molto<br />
contento. Ci teneva molto... io me ricordo babbo non...<br />
Maria: si, si, eh, figuriamoci.<br />
Adorna: zia Laura, avevamo già 20 anni Maria, anche più... zia Laura era ospite... è<br />
l'ultimo dell'anno, era qui da noi a Pieve Torina, e noi andammo a casa di una famiglia<br />
che si chiamava Rossetti che c'aveva due figlie <strong>com</strong>e me e Maria<br />
Maria: Bianca Maria e la sorella erano<br />
Adorna: ah, Bianca Maria e la sorella; e andavamo a giocare... in tanti eravamo, tanti di<br />
Pieve Torina, tanti ragazzi e ragazze e andavamo a giocare per aspettare l'anno nuovo.<br />
Zia Laura non voleva, ti ricordi? Allora Kai...<br />
Kai: che età avevate? c'era la guerra?<br />
Adorna: più di vent'anni, avevamo vent'anni...<br />
Kai: ...più tardi, dopo la guerra.<br />
Adorna: si, si, si, si. Perciò 20 anni Kai, era nel 50... 52, 53.<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: anche babbo era qui... E allora... si eravamo tornati da Milano, nel 54 sarà stato.<br />
Allora noi eravamo a giocare, Kai. Sai cosa fece zia Laura? Prima non voleva che<br />
c'andassimo, diceva "Peppina non mandarle!" Poi alla fine, quando era verso le 11 e<br />
mezzo, ci vennero a chiamare a me e a Maria di andare subito a casa perchè zia Laura<br />
stava morendo! Ma te lo ricordi? Tornammo a casa prima della mezzanotte e trovammo<br />
zia Laura nella camera dove dorme Roberto, mi ricordo, che stava male, che doveva<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
41
morire... Hai capito?<br />
Kai: si<br />
Adorna: <strong>com</strong>e eravamo noi?<br />
Maria: l'influenza di zia Laura su noi e su babbo anche perchè babbo pure era così.<br />
Adorna: perchè babbo voleva molto bene, più a zia Blandina forse, però voleva molto<br />
bene alle sorelle e a zia Laura; e allora era influenzato dalle idee di zia Laura. Zia Laura ci<br />
diceva che dietro lo specchio c'era il diavolo, Kai. Non ci dovevamo specchiare!<br />
Kai: mamma mia.... Mamma mia!<br />
Adorna: sic<strong>com</strong>e io ero stupida, non mi specchiavo. Maria no! Maria non ci credeva.<br />
Maria: non ci credevo, facevo così... (ride)<br />
Adorna: io invece ci credevo che dietro lo specchio... "No! Dietro lo speccio c'è il diavolo!<br />
Non vi specchiate!"<br />
Kai: mamma mia!<br />
Adorna: tu pensa: eravamo piccole così... fino a che... non è morta.<br />
Kai: questo lei diceva sempre a voi?<br />
Adorna: a noi, sempre! Poi dopo noi andavamo al mare da zia Laura, io e Maria<br />
andavamo al mare: quando mamma non veniva più... andavamo da zia Laura. Zia Laura<br />
ci portava alla mattina dalle suore! Ti ricordi? Noi eravamo sempre dalle suore. Con tutti<br />
bambini, pieno pieno, noi eravamo lì...<br />
Maria: e non ci guardavano nemmeno...<br />
Adorna: con tutti trovatelli: chi erano?<br />
Maria: si, un orfanotrofio.<br />
Adorna: un orfanotrofio: ci mandava lì, mica andavamo alla spiaggia eh? mica ce<br />
mandava in spiaggia...<br />
Kai: mamma mia.<br />
Maria: bhè, torniamo indietro quando eravamo a Pieve Torina, durante la guerra ancora,<br />
non era finita<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: e allora... però si mangiava meglio perchè c'avevamo...<br />
Adorna: zia Blandina<br />
Maria: ...il contadino e quindi c'avevamo il grano, e anche infatti mamma dava il grano<br />
alle persone, lo dava via perchè c'erano tante persone che avevano bisogno di mangiare<br />
e non c'era. E rimase tanto male quando un giorno vennero i carabinieri a casa a vedere<br />
pechè gli avevano fatto la spia! Avevano detto che mamma aveva grano nel magazzino,<br />
e trovarono 2 o 3 sacchi di grano e gli fecero la multa! E lo faceva per opera di bene, no?<br />
Lo dava proprio alle persone, alle persone: mi ricordo <strong>com</strong>e ci rimase mamma!<br />
Adorna: si, noi quando eravamo piccole, Kai, il venerdì, due giorni la settimana, una<br />
volta mamma una volta zia Margherita, ci mandavano a portare il pranzo a due vecchie.<br />
Poverette: una era, te la ricordi? Alla Rocca...<br />
Maria: alla Rocca si, ma il nome non me lo ricordo.<br />
Adorna: si chiamava... oddio, vabbè, non me viene in mente.<br />
Maria: una vecchietta era; e un'altra? a Capecchiara?<br />
Adorna: eh, non me ricordo. Erano due, sia mamma che la sorella Margherita<br />
Maria: la madre di Gian Battista<br />
Adorna: la mamma di Gian Battista. Allora noi una volta la settimana vacevamo questa<br />
carit... andavamo a portargli il pranzo, te lo ricordi? Ginevra! Una si chiamava Ginevra.<br />
Ginevra, che una volta, me ricordo, la trovai che fumava il sigaro! Fumava il sigaro, Kai!<br />
Maria: si, si; ma mamma no, queste cose non è che... se è un'altra persona dice "se<br />
fuma il sigaro io non glielo porto da mangiare, no?"<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: potrebbe spendere quei soldi... mamma accettava questi difetti delle persone...<br />
Kai: ma questo grano, lei aveva il grano nel magazzino: che poteva fare senza grano?<br />
<strong>com</strong>e potevano fare la multa se...<br />
Adorna: perchè si portava all'ammasso, Kai: il grano, quello che era in più, si doveva<br />
portare allora se diceva "all'ammasso".<br />
Kai: all'ammasso?<br />
Maria: dovevi darlo al <strong>com</strong>une<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
42
Adorna: dovevi darlo al <strong>com</strong>une, loro magari lo pagavano un pò, senz'altro, capito? però<br />
era obbligatorio.<br />
Kai: ah, capito.<br />
Adorna: per te ne potevi tenere tanto, però non più di quello.<br />
Maria: dovevi denunciare tutto quello che c'avevi, tutto. E io mi ricordo sotto i letti pieno<br />
di patate, un'altro letto pieno di mele ... quindi c'era abbondanza per mangiare, per<br />
questo mamma tornò a Pieve Torina, proprio per queste ragioni, perchè non avevamo<br />
tanto cibo a Ferrara. E poi anche i bombardamenti erano <strong>com</strong>inciati...<br />
Adorna: e perchè poi babbo non c'era più che lavorava a Ferrara, babbo non c'era...<br />
Maria: non c'era bisogno che stessimo a Ferrrara, babbo era già partito. Quindi era molto<br />
più semplice e però più sicura. Più sicura. Andavamo a Camerino a studiare, no? Con<br />
l'autobus.<br />
Adorna: dopo andammo in collegio però noi!<br />
Maria: ah, vero: in principio in collegio, credo dopo andammo...<br />
Kai: collegio di...?<br />
Adorna: dalle suore!<br />
Maria: e tu che ricordo hai del collegio delle suore?<br />
Adorna: io il collegio delle suore ho il ricordo di una suora che quando si arrabbiava<br />
diceva: "te possa venì la gobba di cioccolata! Così te la mangi..." Te la ricordi quella li?<br />
Maria: nooo!<br />
Adorna: "te possa venire una gobba di cioccolata!"<br />
Kai: ah, si<br />
Maria: così te la mangi...<br />
Adorna: bhè, era una cosa bella no? La gobba di cioccolata...<br />
Maria: perchè la suora non può dire "che te possino..."<br />
Adorna: perchè le suore, Kai, avevano un reparto che tu, ragazze, non potevi entrare.<br />
Nella cucina, nelle camere, perchè loro dormivano in ogni camerata... eravamo tante, te<br />
ricordi?<br />
Maria: tantissime<br />
Adorna: in ogni camerata in fondo c'era una... <strong>com</strong>e un separè con la tenda che lì<br />
dormiva una suora, per controllare tutti noi; dovevamo... zitti! Poi la preghiera, il rosario,<br />
no? Lei però dietro la tenda perchè non si dovevano far vedere senza cuffia, senza ... e<br />
poi non potevamo entrare in cucina. Allora me ricordo che io, eravamo con altre ragazze,<br />
che quando vedevamo le porte aperte andavamo in cucina a vedere, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: allora questa suora che diceva: "te possa venire la gobba di cioccolata"! (ride)<br />
Me lo ricordo sempre.<br />
Kai: (ride) ... la gobba di cioccolata...<br />
Adorna: perchè loro non devono dire...<br />
Maria: <strong>com</strong>e zia Margherita che diceva "mannaggia ai pesci fritti sulla padella!" (ridono)<br />
Adorna: non dicevano le parolacce, Kai<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: adesso diciamo le parolacce, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: allora questa della gobba di cioccolata... Gabriella Bellanti vedrai che se lo<br />
ricorda: glielo voglio chiedere.<br />
Kai: si, si. E quando vennero i tedeschi?<br />
Adorna: ah, quello fu brutto, quello fu un periodo brutto, di paura. Io avevo tanta paura.<br />
Kai: parla un pò di quello.<br />
Adorna: bhè, perchè magari Maria si ricorda forse di più, perchè noi abitavamo sempre<br />
quaggiù, qui dov'è casa adesso di Gabriele e Roberto, però alla mattina andavamo alla<br />
Rocca a casa di zia Margherita perchè passavano di continuo questi tedeschi, Kai...<br />
Maria: was the retrit<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: era la ritirata. Ah, io forse ho sbagliato, ho parlato della ritirata.<br />
Maria: vai troppo in fretta.<br />
Adorna: si, tu allora parla prima.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
43
Maria: quando... ebbè si, quando vennero i tedeschi <strong>com</strong>inciarono...<br />
Adorna: però prima, prima quando morì Gabriele, io parlo dopo.<br />
Maria: bhè certo. Prima morì Gabriele e morì quando appunto c'erano i partigiani<br />
Kai: si<br />
Maria: i partigiani scendevano di notte a rubare, a prendere i soldi ...<br />
Adorna: e andavano a casa dei fascisti<br />
Maria: e andavano a casa dei fascisti, quindi andarono a casa di zio Duilio che abitava<br />
vicino a noi<br />
Adorna: Ceccarelli<br />
Maria: e mamma sentiva che dicevano "dove stanno i soldi? dateci i soldi sennò<br />
v'ammazzo!" Sentiva colpi... e chiuse tutte le finestre, tutte le porte perchè che poteva<br />
fare una madre con sei figli senza il marito e Mario già stava...<br />
Adorna: ce dormiva zio Ivo con noi<br />
Maria: ce dormiva zio Ivo eh? Mamma già stava ... Mario già stava nascosto per star via<br />
dai partigiani e dai tedeschi, da tutti. Era nascosto verso Muccia, no? In quelle montagne<br />
verso Collattoni...<br />
Kai: tu hai detto sopra Montecavallo<br />
Adorna: sopra Montecavallo, si.<br />
Maria: ho detto Muccia, intendevo dire sopra Montecavallo.<br />
Adorna: sopra Montecavallo, a coso, si chiama, aspetta, dopo me viene in mente il<br />
nome...<br />
Maria: verso il ponte, sai, dal ponte andavi su...<br />
Adorna: si chiama... Valcaldara?<br />
Maria: bhè, non lo so<br />
Adorna: Valcaldara mi sembra che il paese verso...<br />
Maria: ma, mi ricordo che Venanzo andava su in bicicletta a portargli da mangiare...<br />
Adorna: era insieme a tutti questi, Remo Cairoli ...<br />
Maria: Mario era insieme a Nicola Scamaci e Venanzo c'aveva un segnale da rispettare:<br />
se i tedeschi stavano in giro a Pieve Torina, metteva, su questo ponte lui metteva non so<br />
un pezzo di carta, un qualcosa bianco, qualcosa bianco sul ponte, per cui loro vedevano<br />
da lontano e non scendevano a prendere da mangiare, sarebbero venuti un'altra volta.<br />
Perchè c'era il pericolo delle spie: anche se la grotta era ben nascosta loro dovevano<br />
sapere se ... bhè questo Venanzo certo se lo ricorda...<br />
Adorna: si, ha raccontato poco tempo fa, lo ha raccontato.<br />
Maria: devono sapere... così non sarebbero usciti dalla grotta; se invece c'era un segnale<br />
giusto potevano uscire dalla grotta, magari, e andare ...<br />
Adorna: c'era un segnale sia da parte di Venanzo che da parte loro.<br />
Maria: ma mi ricordo anche di un prete di Seggiole...<br />
Adorna: don Mario<br />
Maria: eh, don Mario, che veniva, confabulava, anche lui era un spia!<br />
Adorna: eh, ma poi è andato, l'hanno messo in carcere, lo sai? E' finito male eh?<br />
Maria: era una spia.<br />
Kai: spia per i tedeschi?<br />
Adorna: lui era un tipo molto, molto brillante e i ragazzi gli andavano molto appresso:<br />
quello che diceva lui era molto.... capito? E allora lui ha <strong>com</strong>binato un pò di... fatto<br />
molte... è andato a finire in galera anche dopo la guerra...dopo tutto...<br />
Maria: veniva a trovare a mamma in cucina, mi ricordo mamma cucinava e lui lì che<br />
parlava con Gabriele e forse a mamma non piaceva perchè voleva attirare Gabriele dalla<br />
sua parte. E quindi tante cose so successe durante quel periodo.<br />
Adorna: tante, tantissime.<br />
Maria: e io avevo questo terrore che i tedeschi venissero e buttassero giù la porta che ci<br />
separava dall'ufficio postale ... e ci... e ci ammazzassero.<br />
Adorna: appunto dopo Gabriele, venne... facevano...<br />
Maria: allora sic<strong>com</strong>e avveniva questo di notte, ebbero questa idea di formare una specie<br />
di guardia; una guardia nottura per non permettere a questi partigiani di venire nelle<br />
case.<br />
Adorna: per difendere i paesani.<br />
Kai: si, perchè ci sono stati quegli slavi che sono stati in prigione a Colfiorito...<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
44
Adorna: si, si. Come sta succedendo adesso quelli che hanno preso quelle due ragazze,<br />
no?<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: dice che l'hanno prese, che ha detto la il principe... ha detto che l'hanno preso i<br />
delinquenti, diciamo. Una banda che non c'ha niente a che fare col governo ... l'ha detto<br />
re Hussein, <strong>com</strong>e si chiama quello...<br />
Maria: si, si.<br />
Adorna: che domani va a Roma, no?<br />
Maria: quello della Giordania.<br />
Adorna: quello della Giordania, si.<br />
Kai: re di Giordania, molto bravo.<br />
Adorna: molto bravo, dice, perchè il padre era molto bravo, vero?<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: ecco anche lì erano delle bande che non c'entravano niente, Kai, nè con i fascisti<br />
nè con i <strong>com</strong>unisti.<br />
Kai: si, sono stati i banditi.<br />
Maria: erano banditi.<br />
Adorna: erano banditi; dopo mi ricordo che ammazzarono uno di Foligno, che era andato<br />
alla Rocca, che aveva ammazzato non so chi, che poi ci furono i funerali... lo seppellirono<br />
fuori del cimitero! Te lo ricordi? Fuori del cancello.<br />
Maria: me lo ricordo benissimo perchè mamma aveva perduto Gabriele nel gennaio del<br />
25,<br />
Kai: del 24<br />
Maria: 25, gennaio<br />
Kai: 25?<br />
Adorna: si, 25.<br />
Kai: 25 ok.<br />
Maria: e 10 giorni dopo, a febbraio, 10 o 15, 2 settimane dopo, vennero a chiamare<br />
mamma, dissero: "c'è un ragazzo dell'età di Gabriele, 20 anni, che sta morendo alla<br />
Rocca nella casa di uno perchè l'avevano portato lì per aiutarlo, perchè era stato ferito<br />
dai partigiani in uno scontro;<br />
Kai: uhm<br />
Maria: in uno scontro; allora lo portarono in questa casa alla Rocca per metterlo su al<br />
letto, per vedere se potevano aiutarlo, non c'era nemmeno il dottore a quei tempi, non<br />
esisteva nessuno. E allora...<br />
Adorna: si, c'era magari però non ... difficile da trovare...<br />
Maria: mi ricordo mamma che si mise il cappotto e andò su, si mise il velo e anche il<br />
fazzoletto in testa, e andò su per assistere questo ragazzo ventenne a morire. Perchè era<br />
proprio ferito molto grave.<br />
Adorna: ci furono due morti però.<br />
Maria: due?<br />
Adorna: perchè uno lo seppellirono dentro al cimitero e uno lo seppellirono, te lo ricordi?<br />
Maria: quello fuori, si.<br />
Adorna: fuori del cancello. Quando tu...<br />
Kai: perchè fuori?<br />
Adorna: perchè allora Kai, se tu non eri...<br />
Maria: cattolico<br />
Adorna: avevi <strong>com</strong>messo, per esempio... se tu ti ammazzavi allora no? Come fu anche di<br />
Gabriella ... non eri ammesso nè in chiesa, nè al cimitero, eh!<br />
Kai: ah!<br />
Adorna: poi è cambiato. Poi ci volevano permessi speciali... dimostravi..., ma allora se tu<br />
avevi <strong>com</strong>messo qualche cosa non potevi entrare neanche al cimitero. E quello lì aveva<br />
ammazzato appunto quell'altro e mi ricordo che lo seppellirono fuori del cimitero, fuori al<br />
muro.<br />
Kai: chi ammazzò?<br />
Adorna: era uno di Foligno che era, <strong>com</strong>e dici tu, un bandito, che aveva ammazzato<br />
questo ragazzo che poi mamma andò ad assistere.<br />
Maria: ma sembrava che fosse un incidente...<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
45
Adorna: ma no, no, fu una cosa grave. Per lo meno io la ricordo così. Ricordo che questo<br />
funerale che ... uno buono e uno cattivo, ecco.<br />
Maria: uno dentro e uno fuori.<br />
Adorna: e infatti era uno dentro al cimitero e uno fuori del cimitero.<br />
Maria: <strong>com</strong>unque mamma andò e lui gli parlò e gli disse di dare i suoi baci a sua madre,<br />
disse di dov'era, era di Bevagna.<br />
Adorna: ecco, vedi, Foligno, Bevagna...<br />
Maria: e mamma tornò piangendo ... perchè...<br />
Kai: si.<br />
Adorna: si, quello è stato il periodo più brutto.<br />
Kai: e i soldati tedeschi dove sono stati? sulla strada? a Camerino?<br />
Maria: si mettevano, prendevano le case più grandi e facevano lì il loro centro.<br />
Kai: questo è prima di questa ritirata.<br />
Maria: prima della ritirata<br />
Adorna: prima della ritirata, si.<br />
Maria: prima della ritirata erano buoni, erano bravi...<br />
Adorna: ma no, anche nella ritirata, cioè, se tu non davi fastidio... a noi non hanno mai<br />
dato fastidio. Mi ricordo che mamma raccontava...<br />
Maria: ah, poi io racconto sempre questo, anche in America lo racconto...<br />
Kai: questo è la ritirata?<br />
Maria: questa è la ritirata, però è simile, Kai.<br />
Adorna: è simile, è tutto...<br />
Maria: perchè anche prima loro andavano dal Sud a Nord. Venivano da Roma e si<br />
fermavano nei paesi sulla strada: a casa di zia Blandina si fermarono, si fermarono...<br />
volevano fermarsi qui. Per fortuna Teresina, perchè dice "qui grandi signori, grande casa:<br />
dove avete tutte le cose?" No? Volevano l'argento, volevano i soldi... e Teresina disse:<br />
"ma no, casa non nostra, noi siamo in affitto!" Diceva, per far vedere che non era ricca,<br />
non voleva dire che era ricca, dice: "noi in affitto, questa casa non è nostra!" E allora non<br />
si fermarono qui, ma vennero giù, a casa di Gabriele e Roberto, volevano fermarsi lì! Ti<br />
ricordi? Tu c'eri?<br />
Adorna: perchè gli dissero: "qui, in questa casa c'è stato un morto!" Mamma<br />
raccontava...<br />
Maria: lui vide,vide la fotografia di Gabriele tra nonno e nonna...<br />
Kai: questa è la ritirata?<br />
Adorna: questo nella ritirata<br />
Maria: nella ritirata. Si è vero, ma è questione di mesi.<br />
Adorna: è sempre tutto un pò mescolato.<br />
Maria: è tutto un miscuglio, Kai, è difficile. Quando non erano in ritirata facevano la<br />
stessa cosa: si fermavano nelle grandi case, ammazzavano la vacca, mangiavano la<br />
vacca o ammazzavano il maiale, ammazzavano tutto quello di cui avevano bisogno.<br />
Prendevano tutto, quindi hanno continuato così anche nella ritirata, andando da un paese<br />
all'altro e da Pieve Torina infatti andarono a Camerino. E a Camerino, si fermarono anche<br />
a Camerino e infatti quando vennero gli americani, Venanzo fu il primo ad entrare a<br />
Camerino in bicicletta! Perchè i tedeschi erano partiti da Camerino, avevano lasciato<br />
Camerino, e Venanzo arrivò e ha detto: tornando indietro a Pieve Torina incontrò gli<br />
americani sulla salita (o la discesa lì di Ponti o di Strada) e gli chiesero: "sò partiti i<br />
tedeschi?" Gli chiesero se erano partiti tutti i tedeschi.<br />
Adorna: e allora dice sì<br />
Maria: allora andarono, perchè non volevano confrontarsi con le armi, no? volevano<br />
essere in pace, volevano fare tutto in pace. E poi ci sono tante storie di Venanzo con<br />
Vittorio Mazzolini.<br />
Adorna: perchè Vittorio Mazzolini al tempo dei fascisti era antifascita, Kai, quando è<br />
caduto il fascismo, lui diventò fascista!<br />
Kai: ah!<br />
Adorna: andò in galera. Andò in galera prima perchè non era, dopo perchè... Hai capito?<br />
Kai: si.<br />
Maria: quindi era sempre in battaglia con qualcuno.<br />
Adorna: lui era un gran fumatore, Vittorio... fumava...<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
46
Maria: una dietro l'altra<br />
Adorna: una dietro l'altra. Era proprio tutto nero, bruciato. Quando vennero gli<br />
americani, lui era andato a Vari da zia Blandina, incontrarono a metà strada, le sigarette<br />
non si trovavano... lui le faceva, Kai, con le foglie, prendeva la carta, le faceva con<br />
tutto... per fumare. Gli offrirono gli americani le sigarette e Vittorio gli rispose "non fumo,<br />
grazie!" Perchè non le volle da... capito?<br />
Maria: non le voleva dagli americani.<br />
Adorna: dagli americani non volle le sigarette perchè lui era cambiato, era diventato...<br />
hai capito?<br />
Maria: era diventato anti governo.<br />
Adorna: ... era con Venanzo, no? ... tutte ste sigarette... Vittorio che era un gran<br />
fumatore rispose: "non fumo, grazie!" (ride)<br />
Kai: ah, che tipo.<br />
Adorna: era matto.<br />
Maria: ma tante storie... quello bisognerebbe farselo dire da Venanzo.<br />
Adorna: quello Venanzo bisognerebbe che scrivesse tutto. Ma Vittorio era un pò... dopo<br />
lo misero in carcere a Camerino.<br />
Kai: Vittorio.<br />
Adorna: Vittorio, si, si. Poi me ricordo c'aveva la mamma che andava, Kai, nelle carceri e<br />
lo chiamava dalla finestra "Vittorio!"<br />
Maria: perchè non la facevano entrare...<br />
Kai: questo a Camerino?<br />
Adorna: a Camerino.<br />
Maria: a Camerino o a Ancona a Fano...<br />
Adorna: no a Camerino, anche Camerino, io me ricordo a Camerino...<br />
Maria: era Camerino forse<br />
Adorna: ... che zia Anita andava sotto le finestre e chiamava<br />
Maria: sic<strong>com</strong>e lui era <strong>com</strong>pletamente ...<br />
Adorna: isolato.<br />
Maria: isolato, non poteva ricevere nemmeno la madre!<br />
Adorna: forse <strong>com</strong>e dici tu: non era Camerino.<br />
Maria: perchè era veramente un sacrificio per zia Anita di andare con l'autobus, col<br />
treno... dove andare lì, Kai, e da sotto la finestra chiamava: "Vittorio!" e Vittorio da<br />
dentro al carcere chiamava "mamma!" e così si visitavano così, Kai.<br />
Adorna: perchè tra di loro è stato un rapporto madre e figlio...<br />
Maria: molto, molto stretto, perchè era figlio unico, poi il padre non sentiva e mi ricordo<br />
e questa è la storia e anche un'altra storia di Vittorio, più tardi quando mi insegnava<br />
matematica a me perchè dovevo dare gli esami, non so... ci insegnava un pò a tutti...<br />
Adorna: si perchè lui era laureato in fisica, no?<br />
Maria: fisica e matematica<br />
Adorna: però insegnava matematica. Lui faceva sempre il contrario di quello... era<br />
bravissimo poi in matematica, però faceva sempre il ...<br />
Maria: e mentre mi insegnava, poi insegnava bene eh, perchè io dopo so stata brava<br />
proprio per lui, insegnava con tanta logica, no? Però mangiava la carta, Kai! Quando<br />
faceva un esempio, non so un teorema ... poi lo attorcigliava tutto, se lo metteva in<br />
bocca e lo mangiava, lo mangiava.<br />
Adorna: perchè lui quand'era stato coi tedeschi ...dov'era stato?<br />
Maria: perchè lui quand'era stato coi tedeschi era stato molto male. Si, coi tedeschi, dice<br />
li lasciavano per fare i bisogni, no? Il treno si fermava per... e lasciavano... mangiavano<br />
l'erba dei binari.<br />
Adorna: e bevevano l'urina!<br />
Maria: mamma mia, quello non lo sapevo.<br />
Adorna: a mamma fece impressione quella volta che dormì, la prima volta che dormì in<br />
camera, no?<br />
Maria: eh...<br />
Adorna: che aveva fatto l'urina negli scarponi, non era andato al bagno ed era appunto<br />
tutta... aveva mangiato la carta ... aveva in camera, dormiva, e non era andato al<br />
bagno: aveva fatto l'orina negli scarponi! Mamma lo raccontava sempre.<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
47
Kai: ma questo quando?<br />
Adorna: lui era ritornato allora dalla guerra. Era ritornato dalle carceri... ancora seguitava<br />
a mangiare la carta.<br />
Kai: ma i tedeschi lo hanno portato via?<br />
Adorna: l'avevano portato via? questo non...<br />
Maria: l'avevano richiamato in guerra<br />
Kai: che guerra?<br />
Maria: perchè reclutavano i giovani, per questo Mario e ...<br />
Adorna: andarono in montagna.<br />
Maria: ... e Nicola si nascosero nelle montagne.<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: perchè i tedeschi e i fascisti...<br />
Adorna: però Vittorio era molto più grande, più di Peppino, perciò!<br />
Maria: eh, ma loro prendevano tutti, tutti, tutti.<br />
Adorna: ma no, bisognerebbe sapere lui quand'è venuto che lo avevano messo in<br />
carcere, dove era stato? Non lo sappiamo: se era stato in prigione, prigioniero, forse era<br />
prigioniero, non lo so.<br />
Maria: era stato in Austria o in Germania, forse in Germania<br />
Adorna: ecco lì, babbo, zia Anita era una cugina di babbo<br />
Kai: si.<br />
Adorna: babbo se la portò prima a Ferrara, Kai<br />
Maria: con Vittorio pure<br />
Adorna: con Vittorio. Poi dopo babbo è venuto via da Ferrara, è venuto a Camerino.<br />
Maria: e ha trovato anche il posto a Vittorio.<br />
Adorna: a Vittorio, insegnava a Camerino. Babbo se l'è port... zia Anita, poi babbo, da<br />
Camerino è venuto via, a Pieve Torina, zia Anita, hai capito?<br />
Kai: si<br />
Adorna: babbo a questi cugini...<br />
Maria: dava tutti questi <strong>com</strong>piti a mamma, tutto a mamma<br />
Adorna: ... gli trovava la pensione<br />
Maria: gli trovava la pensione, gli trovava il posto del lavoro, e gli trovava anche casa!<br />
Cioè, li metteva a casa nostra per un pò...<br />
Adorna: poi gli trovava la pensione, Kai, poi venivano a mangiare a casa nostra, molto<br />
spesso<br />
Kai: questo è Vittorio?<br />
Maria: e la madre.<br />
Adorna: Vittorio, la madre, ma no, ancora zio Tonio<br />
Maria: zio Tonio<br />
Adorna: un'altro cugino di babbo, figlio di un fratello di nonna<br />
Maria: il fratello di Quinto Serafino Mazzolini<br />
Adorna: il più grande si chiamava Antonio<br />
Maria: Antonio<br />
Adorna: non era sposato neanche lui, quando andò in pensione...<br />
Maria: babbo lo invitò a Pieve Torina.<br />
Adorna: venne qui in pensione. Gli trovò una pensione e venne a fare la vecchiaia a Pieve<br />
Torina. Babbo diceva: "venite, venite!".<br />
Maria: questo grande desiderio di aiutare la gente ...<br />
Adorna: Venanzo<br />
Maria: Venanzo ce l'ha anche lui, certo...<br />
Kai: si, si.<br />
Adorna: <strong>com</strong>e ha preso zia Vincenza... Venanzo prese zia Vincenza, la prese Venanzo.<br />
Maria: però...<br />
Adorna: io non l'avrei presa!<br />
Maria: ma in quel caso c'era, Adorna, veniva pagato. Babbo non veniva pagato.<br />
Adorna: ah, no, babbo niente.<br />
Maria: non lo pagavano nessuno<br />
Adorna: ma babbo ...<br />
Maria: la povera mamma...<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
48
Adorna: il conte Tonio Mazzolini, Quinto, quello che era a Roma, Kai, che aveva una casa<br />
bellissima!<br />
Kai: a Roma, si.<br />
Adorna: aveva una donna...<br />
Maria: una cameriera<br />
Adorna: no, ma anche la donna...<br />
[interruzione audio]<br />
Adorna e Maria 3/3<br />
49
Lucio Antognoli<br />
Lucio Antonioli<br />
Lucio: … Antognoli. Sono nato a Camerino. Vivo a Pieve Torina causa terremoto e c’ho la<br />
bell’età di 80 anni a gennaio. Anche più di 80 anni… Oggi siamo il 2 o 3… bho. 2 o 3 luglio<br />
del …<br />
Kai: no, no, agosto!<br />
Lucio: agosto del 2001. E niente, se devo dire qualcosa della mia vita, oddio, ci sarebbe<br />
da scrivere un romanzo! Però mi attengo un pò ai fatti quelli che sono un po’ più specifici,<br />
un po’ più importanti per la mia vita, non tanto importanti per chi mi sente perché eh, chi<br />
sente ha vissuto <strong>com</strong>e me, specialmente se c’ha la mia età.<br />
In quei tempi, quando io ero ragazzino e vivevo a Camerino, ho fatta una vita molto,<br />
molto, molto avventurosa in seguito, ma da ragazzo ho cercato sempre… ho studiato per<br />
carità, però ho cercato sempre di lavorare e di rendermi indipendente.<br />
Il bello era che purtroppo, per questi signori che non vogliono capire, in quei momenti<br />
erano momenti di gioia: perché bastava poco per essere felici in quei tempi! No <strong>com</strong>e<br />
oggi che per essere felici bisogna prende la droga! Allora ce bastava un’amicizia. Queste<br />
amicizie erano sincere: no amicizie di oggi che te ne fai nei night, in questi posti dove si<br />
balla, dove si piglia le pasticche, se pigliano le droghe, se ammazzano i genitori, e se fa…<br />
poi voi lo vedete meglio di me quello che succede. Allora queste cose, non dico che non<br />
succedevano, ma non erano così frequenti: na porcheria quella che è oggi. Un branco<br />
d’assassini, un branco de delinquenti e basta: allora c’erano, nessuno lo può negare che<br />
c’erano anche allora, ma non era così sfacciatamente, così numerosi da mette paura.<br />
Io me ricordo che da ragazzo … non so, andavamo a spasso, sai sti signori ai giardini ai<br />
cosi … lasciavano per caso (sembra un detto, ma purtroppo è verità, purtroppo perché<br />
non succede più) lasciavano la loro giacca … se dimenticavano qualche cosa sulla<br />
panchina del giardino, il giorno dopo se ricordavano, andavano giù, la rtrovavano lì:<br />
questa era l’Italia di allora!<br />
Loro dice c’era stata la dittatura, ma quala dittatura?<br />
Ma la dittatura bisogna andare fuori a trovare, bisogna andarla a trovare in Russia,<br />
bisogna andare a trovare in Cina, bisogna andarla a trovare… quella era un ordine, una<br />
disciplina, che se venisse oggi un po’ d’ordine e di disciplina, non dico fascismo, perché il<br />
fascismo è superato (poi chiudo, in politica) fascismo è superato, però un po’ d’ordine…<br />
tu fermi qualsiasi persona e dici “vorresti un po’ d’ordine in Italia?”.<br />
“Ec<strong>com</strong>e no! E tutti lo desideriamo.”<br />
Perché allora l’amicizia era l’amicizia, l’affetto della famiglia era l’affetto della famiglia, si<br />
Lucio Antognoli<br />
50
ispettavano i desideri dell’altri (fino a che non andavi a stuzzicare quelli del vicino è<br />
logico: ognuno deve avere il suo campo e non oltrepassare a dà fastidio agli altri, questo<br />
è chiaro) … oggi non è più. Oggi non c’è un amico, non ti puoi fidare dell’amicizia.<br />
Non dico dalle parti nostre perché voi … non ci dobbiamo basare su Pieve Torina,<br />
Camerino, oddio, Camerino aggià <strong>com</strong>incia a travalicare i confini, ma basiamoci sulle<br />
grandi città, perché qui ancora c’è amicizia, c’è affetto, c’è famiglia, c’è tutto quello che<br />
volete … e però nelle città non ci sta più queste cose qui. Una volta, era diverso.<br />
Se uno pensa che da ragazzo io me ne andavo, dopo alle vacanze, me ne andavo dai<br />
nonni e i nonni erano a mezzadria (e c’avevano il terreno che non so … lo sapete meglio<br />
di me, raccoglievano 100 quintali di grano, 50 anzi 45 circa al mezzadro e 55 al padrone,<br />
era chiamata la mezzadria.<br />
Cioè se lavorava a mezzadria, che poi oggi non esiste più. Io non lo so, non voglio<br />
discutere se era un bene o un male eccetera, però si lavorava. E quando io avevo fame,<br />
perché sai da ragazzi io c’avevo sempre fame <strong>com</strong>e tutti i ragazzi, e prendevo un bel<br />
pezzo di pane fatto a casa, lì da nonna, e me ne andavo giù l’orto, me n’andavo giù il<br />
campo. Pigliavo una mela: me mangiavo il pane con una mela. Oppure una fetta di pane<br />
con un coso, con un raspo d’uva, raspo d’uva… per me era la cosa più bona che esista al<br />
mondo! La cosa più bona che esisteva al mondo. Ebbene, mangiatela oggi una mela che<br />
<strong>com</strong>prate col pane che <strong>com</strong>prate, mangiatela, diteme un anziano gli voglio chiede se<br />
sente lo stesso sapore di quello di una volta.<br />
Con questo voglio dire che tutto è cambiato, che la società va avanti. Io su questo so<br />
d’accordo: c’è la televisione, ce sta il <strong>com</strong>puter, ce sta tutto quello che volete voi, però la<br />
vita felice e gioiosa <strong>com</strong>e una volta, non c’è più.<br />
E non verrà più!<br />
Perché qui noi ce ammazziamo uno co un antro, ce ammazziamo uno co un antro.<br />
Perché? Per delle sciocchezze, per delle stupidaggini … e de quillo perchè glie vole fregà<br />
lu moturino, quell’artro perché … non si vive in questo….<br />
Noi anziani, ma pure è vero, anche vero che ogni persona anziana ricorda e dice che era<br />
meglio prima. Questo so pienamente d’accordo perché l’evoluzione l’anziano la segue<br />
poco. Si la segue nel senso che gli da fastidio questa evoluzione, ma in un certo senso se<br />
non ci fosse questa evoluzione saremmo rimasti ai tempi di Adamo ed Eva e giù di lì. No?<br />
L’evoluzione … va bè, però l’evoluzione porta con se tante colpevolezze, tante mancanze,<br />
tante cattiverie, tanti … dov’è andato a finì per esempio il <strong>com</strong>andamento “onora il padre<br />
e la madre”, “ama il tuo prossimo <strong>com</strong>e te stesso”, ma quando mai?<br />
Una volta si. Una volta se aiutavano tra vicini, se … adesso solo cattiverie.<br />
Io ricordo quesso lì.<br />
Poi c’è stata la gioventù. La gioventù mia un po’ scura, una gioventù … scura per gli altri,<br />
per me è tutta gioia eh? Per carità, io ho fatto le mie guerre, ho fatto … sono stato in<br />
Albania poco tempo, poi ho fatto la Marcia di Giovinezza, o fatto … l’Africa, Bir El Gobi,<br />
sono venuto in Italia ho fatto con la Repubblica Sociale perchè io ho mantenuto al mio<br />
giuramento, poi sono stato in campo di concentramento mi hanno messo, poi so stato<br />
incarcerato per18 mesi <strong>com</strong>e fascista repubblichino…<br />
Poi non so voluto uscire dal carcere, non ho voluto accettare la legge, il condono<br />
dell’onorevolissimo <strong>com</strong>unista Togliatti, ho voluto la causa, mi è stato fatto il processo,<br />
sono stato assolto per non aver <strong>com</strong>messo fatti che possono oltraggiare la mia persona e<br />
gli altri.<br />
E poi so stato epurato, ho vinto il concorso a Camerino al <strong>com</strong>une so stato epurato, ma<br />
questa è una storia che riguarda me, non riguarda gli altri.<br />
Io sono contento.<br />
Se potessi ritornà giovane rifarei tutto e non se ne parla più.<br />
Questo, chiudiamo la parentesi.<br />
Per quanto concerne (ritorniamo alla vita di una volta) me ricordo che quando stavo dalla<br />
pora nonna, io andavo sempre da nonna perché le vacanze me piacea … dovevo parà i<br />
maiali, c’avevo due pecore e c’avevo una passione enorme per queste cose qui …<br />
La sera, perché più di tutti ci radunavamo la sera perché a mezzogiorno c’era il<br />
“bocconcillo” chiamato il bocconcillo che se portava da mangià sul posto, no?<br />
E la sera ci trovavamo con questi piattini piccolini, tutta una intavolata de nipoti, de<br />
Lucio Antognoli<br />
51
vecchi, eccetera, e se faceva li cosi, i “tagliolini co lu schioppo”, … molti sanno quello che<br />
è, tanti non lo sanno, i vecchi lo sanno: c’erano dei tagliolini fatti senz’uovi e il fuoco che<br />
boll…, l’acqua che bolliva, al momento del bollore se mettevano giù e<br />
contemporaneamente se metteva giù lo “spritticcio” chiamato.<br />
Mentre mettevano giù pak: facìano il lampo. Una specie de lampo, no? Perché questo<br />
frigg… erano chiamati i tagliolini co lu lampu.<br />
E noi eravamo felici di questo: pensate dove arrivava la nostra giovinezza! La nostra<br />
contentezza quando eravamo giovani. Questo, i tagliolini… oppure un pezzettuccio de<br />
salciccia, ma pocu, pocu, pocu, che ce doveva bastà per tutta la giornata. Però eravamo<br />
felici.<br />
Faccio <strong>com</strong>e Cesare quando quell’oratore che dicea che Bruto aveva ammazzato Cesare<br />
però Bruto era una brava persona. E ce gustava. Poi pè merenda, al di fuori del pasto<br />
principale che poi si risolveva quasi tutto qui, io me arrangiavo, <strong>com</strong>e dicevo prima, col<br />
pane e la mela eravamo felici. Anzi c’erano dei contadini che dove c’era l’uva bona,<br />
mettevano dei fili spinati per non mandà su noi a mangialla! Allora senza perde tempo,<br />
noi vedevamo già qual’era l’uva bona!<br />
(ride) stavamo lì… “guarda che lì l’ha recintata: l’uva è bona!”<br />
E pulivamo quell’albero lì.<br />
E’ tutto qui.<br />
E ora mi dicono di parlare un po’ di me, raccontando questa mia piccola e grande storia,<br />
e dei fatti militari e dei fatti politici e dei fatti di allora che in molti ha creato lutti e<br />
purtroppo ogni nazione ha avuto la sua battaglia interna diciamo, no?<br />
E allora voglio dire solo questo.<br />
Ma io non è che mi voglio vantare o mi voglio sminuire o aumentare la mia personalità in<br />
fatto di politica e in fatto di coso...<br />
Io di politica ho seguito sempre le mie idee e rimarrò sempre delle mie idee senza mai<br />
aver dato fastidio a nessuno.<br />
Ho cercato di aiutare tutti quelli che ho potuto in campo politico e in campo personale, e<br />
tutti lo sanno.<br />
Io ho lavorato a Pieve Torina con le ditte, ho fatto le strade … la strada da Pieve Torina a<br />
Colfiorito e ho messo tutti operai di Pieve Torina. Ho fatta la strada da Maddalena, ho<br />
fatta… i dipendenti dell’impresa dove stavo io… e… io ero dirigente, eccetera.<br />
Avevo fatto dalla Maddalena a Visso, avevo messo tutti operai di Pieve Torina, nessuno<br />
mai… ho fatto lavorare… ho aiutato più … ma <strong>com</strong>unque questo non è un vanto, è<br />
naturale nelle cose.<br />
Dico: per carità non è che io mi voglio vantare di questo, ci mancherebbe altro! Voglio<br />
dire che io ho fatto il mio dovere; nel bene o nel male ho fatto il mio dovere.<br />
Se pensate che io a 14-15 anni già facevo i campeggi Lux e a 18 anni ho prestato<br />
giuramento al partito… io de giuramento ne mantengo solo uno… ho pigliato moglie, ho<br />
giurato davanti all’altare: ancora c’ho questa qui che me sta appresso!<br />
E perciò io i giuramenti li mantengo.<br />
E poi a 18 anni sono sbarcato in Albania, e poi so tornato il giorno dopo perché la<br />
destinazione nostra era un’altra! Prima avevo fatto la Marcia di Giovinezza famosa<br />
partendo da Genova, famosa nel senso di gioventù, di allegria, di festeggi, di gioie, di<br />
tutto quello che volete…<br />
Lucio Antognoli<br />
52
Sarà per questi quattro che non sono d’accordo, sarà stata una tristezza per loro, ma noi<br />
eravamo felici, eravamo giovani, eravamo spensierati: non mi vengano a dire che ci<br />
tenevano legati perché eravamo liberi di ridere, di giocare, eccetera, ma logicamente non<br />
eravamo liberi di insultare chi ce <strong>com</strong>andava e che oggi invece si fa ogni giorno, ogni<br />
minuto, ogni ora.<br />
Poi a 18 anni sono partito volontario per l’Africa e ho fatto la guerra in Africa coi giovani<br />
fascisti; e io lì … eravamo in 24 mila, siamo tornati in 800 perciò pensate che razza di<br />
fortuna che c’ho avuto!<br />
E abbiamo <strong>com</strong>battuto veramente: è stata una battaglie … battaglie nel deserto, mai in<br />
un posto di ristoro, sempre noi avanti, avanti, avanti.<br />
Eravamo i migliori attrezzati, avevamo i 47-32 famosi che agli inglesi gli avevamo (eh!)<br />
consumato tutti i carri armati; dopo è intervenuta l’America ha portato quello che ha<br />
portato, per noi la guerra era finita.<br />
Lucio Antognoli<br />
53
Poi il sottoscritto è venuto in Italia, si è salvato con l’ultimo aereo e sic<strong>com</strong>e avevamo<br />
iniziato una guerra e io, non volendola finire col tradimento nei miei riguardi da un<br />
giuramento che avevo prestato, ho aderito immediatamente alla Repubblica Sociale<br />
Italiana.<br />
O nel bene, o nel male. O per quello ho sbagliato, per me ho indovinato: per quello che<br />
mi stava addietro posso avè indovinato, quest’altro posso avè sbagliato, quello ho<br />
indovinato, a me riguarda quello che penso io, io, io, me, me stesso. Io penso di aver<br />
fatto bene nella mia coscienza.<br />
Ho fatto la Repubblica Sociale, <strong>com</strong>e dicevo sopra, e… quello che ho potuto fare ho<br />
aiutato tutti, ho cercato a Camerino sempre di tenere le paci finché non ci hanno dato<br />
disgraziatamente l’assalto alla caserma dove c’è stato un morto e… bho, circa 70-80-90<br />
partigiani, noi eravamo 5 che stavamo a, 5 o 6 che stavamo a tenè d’occhio le finestre<br />
che di notte non fossero illuminate pé gli aerei sennò ce bombardavano, e … tutto qui.<br />
Dopo la Liberazione hanno messo dentro tutti, sti pori missini, sti pori repubblichini, e a<br />
me non mi hanno toccato perché dice Lucio, diceano che Lucio non era da fagli niente.<br />
Sennonché, passati 4 o 5 mesi vennero a prendere anche a me. Vennero a prendere<br />
anche a me e me portarono prima in campo di concentramento a Piediripa, vicino<br />
Macerata, poi me portarono alle carceri di Camerino dove ho fatto 18 mesi. 18 mesi di<br />
gioia nel senso. Nel senso che loro dicevano che ci tenevano lì perché … perché… per<br />
salvaguardare … sennò ce facevano fuori, c’è ammazzavano: ma chi c’è ammazzava? …<br />
non ci ammazzava nessuno perché del male non ne avevamo fatto a nessuno.<br />
Sennonché dopo 17 mesi arriva l’ordine di uscire dalle patrie galere perché… perché<br />
Togliatti aveva fatto il condono, l’amnistia. Togliatti era diventato ministro della Giustizia<br />
… pensate un po’!<br />
E mandò questo … sic<strong>com</strong>e voleva tirà fuori dei partigiani, perché la storia bisogna dirla<br />
quella che è: voleva tirà fuori dei partigiani che s’erano … avevano fatto dei crimini<br />
proprio brutti. Avevano ammazzato le… quelli dei partigiani bianchi insomma io non lo so,<br />
avevano fatto tutte queste… allora dice “damo l’amnistia, ce chiappamo quessi quattro<br />
tanto, quessi repubblichini tanto li dovemo tirà fuori, e fece l’amnistia.<br />
E io invece la rifiutai. La rifiutai l’amnistia: io non ho bisogno dell’amnistia, né da<br />
Togliatti, né da altri bianchi, rossi o verdi. Io non ho bisogno. Io non ho fatto niente,<br />
voglio la causa!<br />
Allora il giudice venia ogni giorno, me dicea:<br />
“Lucio vuoi uscire?”<br />
“No, non esco!”<br />
“Ma guarda che sei rimasto solo!”<br />
“E che me frega a me? Sto meglio solo, no?”<br />
E infatti dopo una ventina di giorni, 20-22-23 giorni, me arrivò… venne il giudice e mi<br />
disse è stata fatta la causa, questa è la carta, ecco, sei assolto in istruttoria. Allora sono<br />
uscito.<br />
Sono uscito, ho fatto il concorso, il concorso al <strong>com</strong>une e c’erano, eravamo 120-130<br />
Lucio Antognoli<br />
54
concorrenti, c’erano 4 posti, venne una <strong>com</strong>missione d’Ancona, non mi conoscea, e vinsi<br />
io, arrivai terzo.<br />
Se era una <strong>com</strong>missione di Camerino arrivavo… se erano 108 arrivavo 109! Ma no per<br />
quello che potevo sapere, per quello che… è perché ancora c’era quella cattiveria, uno<br />
contro un’andro e…; iniziata quando volete, voi dite che è iniziata il 22, facciamo che sia<br />
iniziata il 22, io che vi devo dire.<br />
Ad ogni modo … il concorso, presi il posto, lavorai un mese.<br />
Un ex fascista, quando annava a prenne lo stipendio, stava ad aspettammi per le scale,<br />
ed era assessore, mi disse “guarda Lucio che tu non puoi venire più a lavorare”. Questa<br />
io la chiamo epurazione e delinquenza bella e buona. Non c’è niente da fare: è<br />
delinquenza. E me mandarono via.<br />
Trovai meglio, dopo so stato meglio, per carità (ride): è stata una fortuna. Però appunto<br />
questo…<br />
Io chiudo, non è perché… voglio dire chiudendo che ho detto questo no perché … sa, sono<br />
cose che uno c’ha dentro bisogna che ogni volta, ogni tanto le esterna perché sennò<br />
moreno dentro de me. La gente tanto me conosce, sa quello che sono, sa <strong>com</strong>e la penso,<br />
sa che morirò con queste idee e non do fastidio a nessuno. Grazie. Grazie di cuore a<br />
questa intervista che mi hanno voluto fare.<br />
Lucio Antonioli<br />
Lucio Antognoli<br />
55
Alessio Marchetti<br />
Kai Nebel e Alessio Marchetti<br />
Mi chiamo Alessio Marchetti, adesso faccio l’agricoltore a tempo pieno. In passato ho<br />
fatto il medico facendo carriera negli ospedali italiani. Sono internista: mi sono occupato<br />
di malattie cardiovascolari e sono stato per lunghi anni primario negli ospedali italiani.<br />
Poi sono andato in pensione e mi sono dedicato all’altra passione che ho sempre avuto<br />
oltre la medicina: l’agricoltura. Ho smesso di fare il medico e faccio l’agricoltore.<br />
Ho ripreso a condurre un’azienda di famiglia: la nostra azienda è una delle più antiche<br />
aziende agricole qui nella zona e quando dico qui nella nostra zona parlo dell’alta collina e<br />
della montagna della provincia di Macerata nella zona di Camerino.<br />
Camerino è un’antichissima città (adesso è una piccola città) e ha avuto una grande<br />
storia in epoca pre romana, era abitata dagli umbri, da popolazioni umbre e poi ha molto<br />
collaborato con i romani tanto che ai tempi di Caio Mario in una battaglia contro i Galli<br />
Zeloni i soldati camerinesi <strong>com</strong>batterono tanto bene che furono fatti sul campo: furono<br />
promossi cittadini romani.<br />
Sembra che Caio Mario abbia pronunciato questa frase in latino “estote cives adque<br />
pugnate camertes” cioè una promozione sul campo.<br />
Questa zona quindi ha radici antichissime. E’ una zona prevalentemente agricola fin da<br />
quei tempi, poi c’è stato il medioevo con il suo degrado e questa zona fu occupata dai<br />
Longobardi che hanno dominato per tanto tempo, adesso non so dire con precisione, ma<br />
c’era un ducato longobardo di Spoleto e un ducato longobardo di Camerino che durò<br />
meno tempo, <strong>com</strong>unque successivamente ci fu questa influenza del ducato longobardo di<br />
Spoleto, tant’è che in questo paese dove siamo, nella zona di Camerino e noi siamo a<br />
Pieve Torina, a pochi chilometri di qui a valle sul Chienti, c’era il confine tra una zona di<br />
influenza del ducato di Spoleto e la signoria dei Varano di Camerino, prima che i Varano<br />
si espandessero anche a scapito di questi territori un tempo occupati dai longobardi.<br />
Qui a ridosso della nostra zona, nelle nostre montagne, in una famiglia di miei parenti c’è<br />
stato a suo tempo un condottiero che ha vinto una battaglia, la famosa battaglia di<br />
Alessio Marchetti<br />
56
Sellano (famosa qui da noi, sconosciuta altrove) tra gli spoletini ed i camerinesi e fu vinta<br />
da Spoleto e le truppe di Spoleto erano <strong>com</strong>andate dal capitano Corzi appartenente ad<br />
una famiglia qui a Dignano nel <strong>com</strong>une di Serravalle a pochi chilometri in linea d’aria. La<br />
famiglia adesso è estinta, ma praticamente ci siamo imparentati anche noi con questa<br />
famiglia che adesso è estinta. Quindi loro <strong>com</strong>battevano contro Camerino e questa<br />
origine prima umbra nella zona di Camerino, longobarda qui da noi, ha fatto dire ad<br />
Emilio Betti (il drammaturgo) parlando delle popolazioni di questa zona ristretta: “Umbria<br />
non fu, Umbria non è, ne fu mai Marche”. Tanto per dire che c’è questa specificità,<br />
questa particolarità delle popolazioni che hanno vissuto qui.<br />
Durante la signoria dei Varano, la zona di Montecavallo, pochi chilometri distante dal<br />
posto dove noi stiamo, da Pieve Torina, c’era il castello della famiglia Baschi: famiglia di<br />
Foligno che si contrapponeva ai Varano, quindi questa è una zona di confine tra i Varano<br />
di Camerino e le signorie che son seguite ai longobardi nella zona di Spoleto.<br />
Poi i da Varano si sono espansi e siamo diventati tutti marca di Camerino perché il ducato<br />
di Varano era molto, molto esteso; era molto importante.<br />
A quei tempi la città di Camerino era molto fiorente, aveva piccole industrie, soprattutto<br />
della seta, della lana e soprattutto aveva ricchissimi <strong>com</strong>merci.<br />
Sotto i Varano Camerino ha raggiunto il massimo della ricchezza, il massimo dello<br />
splendore anche da un punto di vista culturale: c’è stata una scuola pittorica, ci sono<br />
stati degli studiosi, degli scrittori.<br />
Quindi era una vera e propria corte e con la s<strong>com</strong>parsa dei da Varano in<strong>com</strong>incia il<br />
declino di Camerino ed in<strong>com</strong>incia anche il declino di questa zona perché noi siamo stati<br />
poi condizionati dallo splendore camerinese.<br />
Dopo i Varano questo territorio è caduto sotto la camera apostolica, sotto il diretto<br />
dominio del papa; mi sembra che la data fosse intorno al 1570, posso sbagliare di<br />
qualche anno, quando Camerino fu dominata dalla camera apostolica che però ha lasciato<br />
una larga autonomia.<br />
C’era il vescovo e c’era un legato pontificio che controllava, però il governo era in mano<br />
al patriziato di Camerino che era <strong>com</strong>posto da 90 membri (mi sembra) che erano eletti<br />
da tre terzieri, da tre quartieri.<br />
Per tanti anni, fino all’occupazione napoleonica nel 1797, ha <strong>com</strong>andato il patriziato<br />
camerinese; poi è arrivato Napoleone e ha cambiato <strong>com</strong>pletamente le regole.<br />
Questa zona era una zona agricola e man mano che Camerino si impoveriva, che perdeva<br />
i suoi traffici, è sempre dipesa dall’agricoltura, ma l’agricoltura è sempre stata molto<br />
povera.<br />
Perché è stata molto povera? Perché noi siamo alta collina e montagna.<br />
La mia azienda, la mia casa padronale qui dove parliamo, siamo a 550 metri sul livello<br />
del mare, ma io arrivo ad aver terre fino a 1300-1400 metri e bisogna fare 15 chilometri<br />
per arrivare in cima a quei monti! Questo per dire che noi sfruttiamo i boschi e sfruttiamo<br />
il pascolo di alta montagna, ma essendo il nostro Appennino dell’Italia centrale d’estate<br />
molto siccitoso (<strong>com</strong>e quest’anno: un’annata <strong>com</strong>e quest’anno … quando non arriva la<br />
pioggia le bestie soffrono molto) la produzione è molto limitata.<br />
Alessio Marchetti<br />
57
Quindi la produzione agricola è stata sempre scarsa. Per ovviare a questa povertà,<br />
intrinseca a questa scarsa produzione, si era sviluppato un sistema economico basato<br />
sulla zootecnia, sull’allevamento delle pecore in particolare, tra le nostre montagne e la<br />
Maremma laziale e la Maremma toscana.<br />
La Maremma è una vasta zona che <strong>com</strong>prende l’alto Lazio e la bassa Toscana (Grosseto)<br />
ed erano zone molto selvagge, acquitrinose, povere, però c’era un clima abbastanza<br />
buono che consentiva d’inverno di pascolare vasti pascoli e vasti boschi. In questa<br />
Maremma c’era il latifondo, cioè c’erano delle grosse famiglie nobili, signorili, che<br />
avevano migliaia di ettari e li affittavano a dei mercanti i quali d’inverno svernavano con<br />
greggi di migliaia e migliaia di capi in Maremma e d’estate venivano a fare l’alpeggio nei<br />
nostri monti.<br />
Questo era favorito dal governo pontificio che aveva regolato le cose in maniera tale che<br />
questi grossi mercanti potessero utilizzare le nostre montagne, cioè gli alti pascoli,<br />
utilizzando vecchi diritti feudali che appartenevano ai grossi feudatari, ai grossi conventi<br />
e alla camera apostolica che era subentrata alle vecchie signorie.<br />
Queste vecchie signorie, questi nobili feudatari, avevano diritto di tagliare la legna,<br />
avevano diritto di pascolare ed anche nelle proprietà private dei piccoli proprietari, dopo<br />
fatto il primo raccolto avevano il diritto loro di pascolare. Quindi praticamente facevano<br />
gestire a persone da loro delegate questi diritti e si era creato un sistema economico<br />
basato sulla transumanza.<br />
Transumanza, cioè grosse greggi venivano d’estate sulla cima delle montagne e d’inverno<br />
andavano a svernare in Maremma. Il personale era a basso costo perché questa povera<br />
gente delle nostre montagne in alternativa alla fame e alla morte per fame, per miseria,<br />
si accontentava di magri stipendi e di una vita randagia perché in Maremma non c’erano<br />
abitati, non c’erano le case, non c’erano le costruzioni, si abitava in capanne fatte con<br />
l’erba, con gli arbusti e c’era tutta una serie di regole, c’era un sistema gerarchico molto<br />
rigido che regolava la vita di questi pastori.<br />
C’era un vergaro, c’erano i capi pastori, c’erano dei servi, era molto molto <strong>com</strong>plessa e<br />
questo sistema è durato fino alla prima metà del secolo trascorso cioè praticamente è<br />
cessato nel dopoguerra, dopo la seconda guerra mondiale, con la riforma agraria che è<br />
stata fatta dai governi:<br />
praticamente c’è stata l’espropriazione dei grossi proprietari e l’affidamento di questa<br />
terra espropriata ai coltivatori diretti, ai contadini insomma.<br />
Quindi non essendoci più nella Maremma questo latifondo che veniva affittato a basso<br />
prezzo a questi grossi mercanti che avevano grossi greggi …almeno di 3000-4000-5000<br />
pecore e poi ognuno aveva magari più di uno di questi greggi, magari aveva 2 o 3 greggi<br />
di 3000-4000 pecore ciascuna: le 3000-4000 pecore era una unità produttiva e c’era chi<br />
aveva più di una unità produttiva.<br />
Quindi si era creato un sistema economico basato sulla transumanza; per il resto chi<br />
faceva agricoltura in quelle zone, mancando o essendo scarsissimi i grossi proprietari<br />
(prima ce n’era qualcuno a Camerino, adesso non ce n’è più praticamente perché sono<br />
rimasti coinvolti nella crisi agricola italiana degli ultimi anni, le trasformazioni che ci sono<br />
state… praticamente l’attività agricola in queste zone in mano a piccoli e medio piccoli<br />
proprietari era molto aleatoria, molto povera.<br />
Alessio Marchetti<br />
58
Noi apparteniamo ad una famiglia di proprietari non piccoli, forse medi proprietari non<br />
grandi proprietari. Io dico, quando ho occasione di parlare della nostra famiglia, che noi<br />
eravamo forse i più piccoli dei grandi proprietari perché la nostra dimensione era al di<br />
sopra di quella del piccolo proprietario coltivatore. Noi praticamente anche 200 anni fa …<br />
le mie carte, il mio cartiglio arriva fino ai primi del 700: questa casa è stata rogitata nel<br />
1698 … quindi abbiamo 3 secoli di documenti in casa… e praticamente noi la facevamo<br />
arare dai mezzadri.<br />
Il mezzadro era una evoluzione dei “clientes romani”, del tardo impero romano, cioè<br />
erano gli addetti alle coltivazioni. Erano gente legata alla terra, qui da noi non c’era la<br />
servitù della gleba dei secoli scorsi, però c’era stata forse in Italia, e praticamente il<br />
mezzadro era colui che coltivava la terra per conto di un proprietario e nella nostra zona<br />
c’era la zona che il capitale fondiario lo anticipasse il proprietario, cioè la casa, il terreno.<br />
Invece il capitale mobile, cioè il bestiame, doveva essere anticipato per metà dal<br />
proprietario e per metà dal mezzadro, quindi questo mezzadro non era un mero<br />
dipendente, anche lui era un piccolo imprenditore, tanto che i migliori mezzadri<br />
seguitavano a fare i mezzadri presso un proprietario, ma a loro volta avevo uno o due<br />
mezzadri.<br />
Io ho conosciuto dei mezzadri ricchi, e ne abbiamo avuto anche noi uno particolarmente<br />
ricco, che investiva in borsa! Ma parlo prima della seconda guerra mondiale. Avevano dei<br />
soldi forse più del proprietario. Perché erano famiglie numerose dove c’era un capo<br />
famiglia e due o tre figli sposati, tutti lavoravano sotto lo stesso tetto, c’era una gerarchia<br />
inflessibile, c’era l’autoconsumo.<br />
Praticamente non si <strong>com</strong>prava niente fuori perché loro producevano il grano,<br />
producevano il vino, solo l’olio e il sale si <strong>com</strong>prava perché non ci sono gli ulivi nella<br />
nostra zona, e non <strong>com</strong>pravano neanche la stoffa perché d’inverno le donne e anche gli<br />
uomini tessevano la stoffa e in queste nostre case, in ogni casa c’è un telaio. Tu l’avrai<br />
visto nel museo della nostra terra. Quindi era una famiglia che si dedicava<br />
all’autoconsumo, in più veniva venduto il vino eccedente il consumo perché si faceva la<br />
vigna, c’erano degli alberi… C’era una forma particolare di produzione del vino: si<br />
piantavano degli alberi che erano aceri e ci si maritava la vite. Si chiamava “vite<br />
maritata”. Non era un vigneto, c’erano pochi vigneti, ma spesso c’erano tutte queste<br />
alberature nei campi che adesso non ci sono più praticamente.<br />
Soprattutto questa zona 200 anni fa era ricca la produzione del baco da seta; c’era<br />
l’allevamento del frugello. C’erano i gelsi e soprattutto le donne (mentre gli uomini<br />
andavano ad arare o facevano la stalla) badavano al baco da seta. Quindi, tutto<br />
sommato, 200 anni fa la gestione della terra in questa zona era più intelligente di quello<br />
che facciamo oggi. Perché loro differenziavano la produzione mentre noi tendiamo alla<br />
monocultura. L’evoluzione politica di questa zona è stata quella dello stato pontificio che<br />
poi fu incrinato fortemente dall’occupazione napoleonica, e quella è stata una grossa<br />
frattura e forse val la pena che ci spendiamo un attimo di tempo.<br />
Perché? Perché noi siamo a 25 chilometri da Tolentino dove fu firmato, nel 1797 mi<br />
sembra, il trattato di Tolentino tra l’invasore Napoleone Buonaparte ed il Papa.<br />
Naturalmente Napoleone poi rispettò fino ad un certo punto questo trattato tant’è che poi<br />
Roma fu occupata e ci furono due anni di repubblica romana.<br />
Durante la repubblica romana qui fu sovvertito ogni ordine costituito. Praticamente ci fu<br />
un ordinamento politico amministrativo che era tutto il contrario, tutto diverso da quello<br />
Alessio Marchetti<br />
59
che c’era prima. Ma non solo era diverso il modo di amministrare, ma era tutto diverso<br />
quella che era la volontà politica e la mentalità degli amministratori. Cioè praticamente<br />
c’è stato un ribaltamento generale di quello che era l’amministrazione papalina prima:<br />
molto conservatrice, molto miope e soprattutto arcaica. Cioè praticamente tutti i segnali<br />
che arrivavano dalla Francia, ma anche prima della rivoluzione francese c’era<br />
l’illuminismo, arrivavano qua. Perché nelle famiglie nobili, nelle famiglie ricche a livello di<br />
studiosi, c’erano l’enciclopedie di Dideròt, però lì si fermava, non travasava nelle<br />
istituzioni, nel modo di vivere. Mentre in Toscana l’arciduca fece un serie di riforme,<br />
qualche altro stato italiano impostò piani di riforme (riforma agraria, caute riforme) lo<br />
stato pontificio niente, tutto fermo, tutto retrogrado.<br />
Quindi nello stato pontificio l’occupazione francese è stata più destruente, ha fatto più<br />
effetto perché ha trovato un sistema più arcaico, più chiuso. Praticamente cosa hanno<br />
fatto i francesi? Prima di tutto hanno cambiato le sedi amministrative ed il modo di<br />
amministrare. Cioè hanno diviso le Marche in vari dipartimenti che non coincidevano con<br />
quelli che c’erano prima, per tagliare il potere a quelli che c’erano prima.<br />
Noi fummo messi sotto il dipartimento di Fermo. Ma per punire Camerino, che a parer dei<br />
francesi era troppo papalina perché c’era l’arcivescovo potente, c’erano questi nobili,<br />
questi patrizi molto potenti (erano tutti papalini con le dovute eccezioni: c’erano uno o<br />
due che erano abbastanza Giacobini, cioè avevano sposato le tesi della rivoluzione<br />
francese), per demolire questo potere conservatore a Camerino, invece di fare un solo<br />
dipartimento ne hanno fatti tre.<br />
Pardon: più che dipartimenti (il dipartimento era quello di Fermo) erano dette<br />
municipalità.<br />
Quindi Camerino, invece di fare una municipalità ne hanno fatte tre: municipalità del<br />
centro storico, municipalità del contado di Camerino e municipalità a se stante di Pieve<br />
Torina, qui dove siamo noi.<br />
Quindi hanno messo gli esclusi, gli oppressi contro i padroni. Noi eravamo sempre sotto<br />
Camerino … ci hanno dato un’individualità amministrativa, con il capo della municipalità,<br />
con un’amministrazione nostra, col nostro gendarme o due gendarmi.<br />
Ci hanno imposto l’assunzione di un maestro (non c’era mai stato un maestro a Pieve<br />
Torina) con uno stipendio di 220 scudi! Dato che il maestro non poteva seguire tutta<br />
questa municipalità, nelle frazioni l’istruzione era stata affidata ai parroci però a loro<br />
venivano dati 22 scudi, non 220! Però era imposto l’obbligo.<br />
Poi l’amministrazione era divisa in quattro o cinque uffici: boreau de justice, cioè l’ufficio<br />
della giustizia che c’era la polizia e penso la magistratura giudicante per cause piccole,<br />
erano escluse le cause criminali, le pene detentive lunghe e la pena di morte. Poi c’era<br />
l’ufficio degli approvvigionamenti, dell’istruzione… c’erano cinque uffici in tutto che prima<br />
non esistevano.<br />
C’era l’obbligo di fare il corpo dei gendarmi, di amministrare, di rifornirsi, di curare i<br />
rifornimenti per la popolazione eccetera eccetera. Quindi è stato fatto uno strappo<br />
enorme.<br />
Successivamente c’è stato dopo breve interregno, l’occupazione napoleonica con il regno<br />
d’Italia che è durato fino al 1814 con la caduta definitiva di Napoleone. Noi siamo entrati<br />
nel regno d’Italia nel 1807- 1808 ed è rimasta più o meno la stessa impostazione però<br />
Alessio Marchetti<br />
60
invece che essere dipartimento di Fermo siamo stati creati <strong>com</strong>e dipartimento del<br />
Musone, ci hanno unito con Recanati, con Loreto praticamente, però l’impostazione è la<br />
stessa.<br />
Venivano assunti localmente i cosiddetti edili che erano funzionari che erano a contatto<br />
con il popolo e tra questi edili, quando poi c’è stato il crollo del sistema napoleonico e la<br />
restaurazione, tra queste persone che erano state assunte con Napoleone, ci sono state<br />
quelle che sono stati i semi, i germogli del nostro Risorgimento. Perché avevano sposato<br />
la causa francese e non intendevano più vivere in un sistema oppressivo circoscritto, del<br />
papa re praticamente, che in certe occasioni governava con il gendarme e con la forca.<br />
Lui (il papa) lasciava molto vivere però non ci si poteva permettere il lusso di pensare<br />
con la propria testa: non veniva tollerata la cosa politica. Se uno si accontentava di<br />
vivacchiare, divivere e di dire signor si, allora forse si viveva meglio a quei tempi, però se<br />
uno si permetteva di dire no allora veniva cacciato o esiliato o addirittura giustiziato.<br />
Tantè che nel 1817, due anni dopo la Restaurazione, furono denunciati e condannati (in<br />
prima istanza 7 condanne a morte) mi sembra 180 cittadini marchigiani nella provincia di<br />
Macerata proprio,e ci sono stati tanti processi perché erano i Carbonari, gente che non ci<br />
stava più a stare sotto il Papa e gente che credeva nella “libertè, egalitè e ugualitè<br />
insomma, e praticamente sono stati coloro che hanno gettato le basi del Risorgimento<br />
nazionale che non è che ne possiamo parlare adesso: è stata una gestione abbastanza<br />
travagliata che ha portato all’Unità d’Italia, ma che è stata una cosa d’elite, non è stato<br />
un movimento popolare. Anche se molti popolani in ogni occasione di battaglie nel<br />
Risorgimento, andavano volontari: noi abbiamo degli esempi qui nelle Marche … Perché<br />
parlo delle Marche perché insisto con le Marche?<br />
Le Marche hanno avuto pochi riconoscimenti, ma tanti meriti: perché erano forse una<br />
delle popolazioni più <strong>com</strong>presse che ha cercato di esplodere. Praticamente la piccola<br />
borghesia, la media borghesia e pochissimi della nobiltà sono stati quelli che hanno<br />
partecipato al Risorgimento e devo dire molti del popolo, però non il popolo, erano pochi<br />
quelli del popolo però ce n’erano.<br />
Noi abbiamo un Leopoldo Elia, che è stato presidente della Corte Costituzionale adesso,<br />
qualche anno fa: suo nonno, che si chiamava Leopoldo Elia, era il capitano di una piccola<br />
barca del porto di Ancona e lui è stato uno dei carbonari, uno dei più rivoluzionari, ed i<br />
suoi figli lo stesso.<br />
Pieve Torina ha dato due volontari nella guerra del 1848, andarono su in Piemonte nella<br />
prima guerra di indipendenza: un Bellanti e un altro non mi ricordo <strong>com</strong>e si chiamava. Ma<br />
dalle Marche, soprattutto Tolentino e Macerata, (dico Tolentino perché era stata<br />
un’enclave di simpatie napoleoniche diciamo: lì c’era stata sia il …. di Tolentino, sia i<br />
<strong>com</strong>andi dell’esercito francese per lungo tempo e poi, caduto Napoleone, c’è stata la<br />
sconfitta di Gioacchino Murat proprio a Tolentino). E Tolentino e Macerata e le zone<br />
limitrofe hanno dato molti molti volontari a tutte le campagne del Risorgimento e ne<br />
partivano in tanti, centinaia e centinaia.<br />
Ti porto un esempio alla battaglia di Mentana, 1867, che fu la sconfitta di Garibaldi alle<br />
porte di Roma, fu un tentativo di liberare Roma con forze italiane di gente che non<br />
credeva nel re, ma erano repubblicani. Cioè loro non volevano che Roma fosse annessa<br />
all’Italia per merito dei Savoia (prima c’era Cavour che poi è morto nel 1862, c’era lo<br />
stato sabaudo che cercava di mettersi d’accordo per via diplomatica oppure aspettava di<br />
occupare Roma militarmente) e c’era un <strong>com</strong>itato a Roma che era filo monarchico e un<br />
Alessio Marchetti<br />
61
altro <strong>com</strong>itato che era estremista, era repubblicano, e questo <strong>com</strong>itato repubblicano<br />
organizzò un motto del 1867 che fallì miseramente a Villa Glori con l’uccisione dei fratelli<br />
Cairoli ed a Mentana con la sconfitta di Garibaldi. Garbaldi occorse generosamente, ma….<br />
partì una colonna garibaldina da Macerata: di 120 uomini ne sono tornati 18 o 19, gli altri<br />
ferito o morti. Li <strong>com</strong>andava un certo Ciccarelli di famiglia operaia di Macerata, erano 3<br />
fratelli, solo questo era sopravvissuto. Questo per dire era gente che ci lasciava la pelle,<br />
è gente che ci credeva. Io ho letto qualcosa di quando c’era il tam tam per partire e<br />
c’erano ragazzi di 17-18 anni che vedevano partire la gente e partivano anche loro senza<br />
dire niente al padre a alla madre, cioè era una cosa così, era gente che ci credeva anche<br />
per uscire da questa società…<br />
Diciamo che nelle nostre famiglie piccolo borghesi ci sono stati molti che hanno… io sono<br />
orgoglioso di dire anche nella nostra famiglia… io sono stato nel <strong>com</strong>itato romano<br />
rivoluzionario, però in quello moderato.<br />
E abbiamo invece un cugino loro, questi si chiamano Raffaele e Filippo Marchetti che sono<br />
figli di quel Leo Marchetti che è uscito da questa casa, era fratello del il mio bisnonno o<br />
trisnonno. Abitano a Roma, uno era un grosso avvocato uno un musicista abbastanza<br />
affermato, e tutti e due erano nel <strong>com</strong>itato. L’avvocato difese Monti e Toglietti che furono<br />
gli ultimi due decapitati dal Papa Pio IX e sono stati quelli che hanno messo le mine nel<br />
movimento rivoluzionario del 1867 sotto la caserma Serristori per ammazzare gli Zuavi<br />
Francesi; invece gli Zuavi Reggimento, gli armati erano usciti perché su spiata erano<br />
andati ad intercettare in una vigna vicino a Porta San Paolo il convoglio delle armi degli<br />
insorti e in questa caserma erano rimasti solo quelli della banda degli Zuavi e sono morti<br />
solo quelli della banda poveretti. Monti era un paesano nostro di Fermo, un marchigiano<br />
di 31 anni, muratore, Tognetti era il suo aiutante muratore, romano, e furono processati<br />
e decapitati sulla ghigliottina e furono difesi da questo Raffaele Marchetti (io ho l’arringa<br />
a casa). Perché lui non solo era del <strong>com</strong>itato, lui li ha difesi e nello stesso tempo ha dato<br />
l’apporto del <strong>com</strong>itato liberale e gli aiuti alla famiglia di questi poveretti, di sicuro. Questo<br />
Raffaele che era una persona politica di primo piano a quei tempi a Roma, è entrato nella<br />
prima giunta dopo la liberazione di Roma, dopo che i bersaglieri sono entrati a Porta Pia,<br />
dopo quattro giorni lui è stato eletto, insieme ad altri, nella prima giunta che ha condotto<br />
il <strong>com</strong>une di Roma. Poi subito dopo è stato eletto deputato ed è stato consigliere a Roma,<br />
ma soprattutto è stato tra i primi amministratori di Roma dopo che è stata tolta al Papa<br />
ed è passata sotto l’Italia. Quindi molto importante.<br />
Un cugino di questi due Marchetti è stato garibaldino: io sto facendo una ricerca e mi<br />
risulta che abbia <strong>com</strong>battuto nel Veneto nel 66 e a Mentana con Garibaldi nel 67. Quindi<br />
era uno di quei 18-19 ritornati da Mentana con la legione marchigiana.<br />
Dopo che è stato fatto il Regno d’Italia questa zona ha vivacchiato perché è stata sempre<br />
una zona molto marginale: l’attività agricola era molto limitata e praticamente la zona<br />
d’alta montagna viveva sulla transumanza e noi su modeste porzioni di vino e di grano e<br />
di lana di piccole greggi.<br />
Nella mia famiglia è stato capito subito che non si poteva vivere solo di agricoltura e fin<br />
dalla metà dell’800 c’è sempre stato in ogni situazione almeno un professionista. Per tale<br />
motivo noi abbiamo conservato la proprietà di queste terre perché con i guadagni “extra<br />
agricoli” c’è stato un po’ di benessere in casa. Quindi il padre di mio padre che è nato nel<br />
1850 era un geometra, ha avuto tre figli maschi: due laureati ed un diplomato. Uno era<br />
geometra, gli altri due, uno medico (che era mio padre) ed uno ingegnere che è stato<br />
Alessio Marchetti<br />
62
molto sfortunato: una persona di eccelse qualità intellettive che si laureò in elettrotecnica<br />
a Torino e morì per una disgraziata fuga di gas in albergo appena laureato.<br />
Una giovane vita stroncata. Lui era un persona di un’intelligenza superiore: io ho delle<br />
lettere e anche la sua tesi di laurea che mio figlio (laureato in Fisica) ha apprezzato molto<br />
per la modernità dell’impostazione.<br />
Mio padre è morto nel 1948, mio zio è morto nel 1950 e praticamente abbiamo ereditato<br />
un’azienda abbastanza dotata di bestiame, di macchine,… poi io ho fatto il medico ed i<br />
miei guadagni sono stati riversati in azienda e noi speriamo di sopravvivere, ma sarà<br />
molto difficile perché c’è una crisi agricola per le aree marginali che non è semplice.<br />
Io non so per quanto riguarda il terzo millennio quali sono le nostre prospettive.<br />
Io prevedo che la sopravvivenza di un’azienda <strong>com</strong>e questa non è basata sulla quantità,<br />
ma sulla qualità di quello che produciamo. Noi qui (l’avrai sentito anche tu) abbiamo una<br />
carne finissima, di un sapore squisito ed io già adesso sono sul mercato con dei prezzi<br />
che sono molto più alti di quelli del mercato normale. Diciamo che se l’Australia o la<br />
Nuova Zelanda o gli Stati Uniti dove stai tu, riescono a portare in Europa la carne a 2500<br />
lire al chilo, cioè poco più di un dollaro al chilo in carcassa, se certi allevamenti europei<br />
riescono a portare la carne a 2 dollari in carcassa, io prendo più di 3 dollari sul vivo. Cioè<br />
io prendo 4 o 5 volte di più degli australiani e dei neozelandesi e prendo il doppio o il<br />
triplo… Noi la vendiamo in macellerie specializzate (ce ne sono qualche centinaio in Italia<br />
centrale) dove vendono carne di origine garantita, DOC, che deriva dalle antiche razze<br />
italiane. Io produco con il metodo biologico, cioè rispettando la terra e rispettando gli<br />
animali. Prima di tutto non adopero concimi o pesticidi, niente che sia di sintesi chimica:<br />
tutto naturale deve essere. Quindi <strong>com</strong>e concimi do il letame della mia stalla<br />
(opportunamente trattato, io faccio il <strong>com</strong>postaggio) per rinforzare la fertilità del suolo<br />
alterniamo colture di leguminose alla colture graminace (le leguminose catturano l’azoto<br />
atmosferico e arricchiscono il suolo).<br />
Cioè io preservo la fertilità del suolo sia dando i concimi organici della mia azienda, cioè il<br />
letame, sia alternando colture che arricchiscono il terreno a quelle che lo impoveriscono.<br />
Cioè noi abbiamo una categoria di piante che noi chiamiamo leguminose, la fava, i piselli,<br />
l’erba medica (l’alfa alfa la chiamate negli Stati Uniti, no?) che hanno degli orfanelli nelle<br />
radici che captano l’azoto atmosferico e lo mettono sotto terra. L’anno dopo io metto il<br />
grano che impoverisce la terra e gode di questo azoto atmosferico catturato dalle<br />
leguminose e in più metto il mio letame e quindi riesco a mantenere la sostanza organica<br />
del suolo e la fertilità del suolo. Da due anni non <strong>com</strong>pro più un chilo di concime.<br />
Gli animali vengono allevati nel rispetto delle loro esigenze vitali e biologiche, cioè<br />
devono avere possibilità di muoversi liberamente, quindi è vietata la catena.<br />
Io ho due stalle una libera e una a catena e ho una deroga di due anni cioè entro il<br />
prossimo anno debbo eliminare la catena sennò mi tolgono …<br />
Cioè per chi entra nel metodo biologico e ha una stalla alla vecchia maniera con bestie<br />
legate (tradizionalmente qui da noi… negli Stati Uniti già le bestie sono tutte libere, qui<br />
da noi in montagna resiste qualche stalla con la catena) la catena è proibita, non è<br />
accettata dal biologico: le bestie devono essere libere e devono andare al pascolo. Quindi<br />
se uno ha una stalla con bestie legate alla catena ha due anni di tempo per fare stalle<br />
libere.<br />
Alessio Marchetti<br />
63
Quindi preserviamo la fertilità del suolo rispettandolo, rispettiamo le bestie che debbono<br />
avere la libertà di muoversi e soprattutto devono avere a disposizione il pascolo perché<br />
quando la bestia sta fuori sta bene, si sente libera. Riescono a partorire tranquillamente<br />
da sole le bestie, ci sono meno incidenti di parto fuori che dentro perché la bestia è<br />
libera, si muove, fa esercizio. C’è maggiore fertilità perché il toro è con loro e soprattutto<br />
ingrassiamo questi vitelli che nascono da questi bovini prevalentemente con erba.<br />
Alessio Marchetti<br />
64
Mario Salvi<br />
Sono Mario Salvi.<br />
Quello che vi racconto, non è che l’ho vissuto, è perché me lo ha raccontato il mio povero<br />
padre.<br />
Io sono nato nel 28, quindi non posso raccontare, però, avendoci avuto la fortuna di non<br />
averci la televisione, il mio telegiornale era mio padre, e logicamente poverello, 6 anni di<br />
guerra (dal 13 al 18, la grande guerra) ce ne aveva da raccontare quanto uno ne voleva.<br />
Mario Salvi<br />
In modo particolare, ricordava che era riuscito una volta ad avere un contatto con<br />
Vittorio Emanuele, no perché era nessuno, ma il Re andava spesso in mezzo ai soldati …<br />
imbattutisi con lui, lui <strong>com</strong>inciò a protestare (mio padre) perché dice: “Maestà, qui noi<br />
stiamo facendo la guerra ai carabinieri, non agli austriaci, perché loro ammazzano noi,<br />
noi ammazziamo loro!”<br />
Infatti a scuola non ce l’hanno mai insegnato, ma dopo ho trovato su delle letture che<br />
addirittura furono 6000 i soldati italiani fucilati dai carabinieri italiani perché quando c’era<br />
Cadorna, <strong>com</strong>e generale (stiamo parlando sempre della guerra 13-18, no?) quando c’era<br />
Cadorna dava l’ordine di dare l’assalto, a petto nudo, sulle colline … tanti ne partivano e<br />
tanti ne rimanevano morti lì per terra.<br />
Qualche plotone che si rifiutava, arrivano i carabinieri … che allora si erano scambiati i<br />
segnali gli aereoplani, e quindi i soldati sparavano ai carabinieri perché i carabinieri<br />
facevano la decimazione.<br />
Questo è un fatto storico che a noi non ce l’ha raccontato nessuno.<br />
Quindi quando riuscì, secondo mio padre … così, porello, a parlare con Vittorio Emanuele,<br />
dirgli appunto che facevano la guerra più ai carabinieri più che agli Austriaci, dopo poco<br />
arrivò Diaz … ma può darsi che neanche il Re manco l’avrà visto mio padre (tanto per<br />
dirti), però con Diaz le cose cambiarono, perché il primo ordine proibì le fucilazioni, tanto<br />
che si arrivò alla vittoria.<br />
Queste storie, sono andato io in onore de mì padre, sia a Verona che … primo<br />
bombardamento austriaco, dove le gente rimanevano appiccicate sulle colonne, dove<br />
avevano fatto le trincee, sul monte Grappa, monte Nero, eccetera, proprio in onore a lui,<br />
eccetera … però, primo impatto politico (questo me lo porto ancora dietro): dopo questi<br />
anni qui di sacrifici, mio padre fu congedato e raccontava … ve immaginate ragazzi, a noi<br />
figli, quando il treno entrò alla stazione Termini a di Roma, cioè a casa, prima che<br />
Mario Salvi<br />
65
finissero a fermarsi, io con tutto il drappello dei bersaglieri (che era bersagliere mio<br />
padre) scendemmo giù di corsa trionfanti e felici.<br />
Non l’avessimo fatto mai.<br />
Le due ali di gente che ci stava ad aspettare <strong>com</strong>inciano a sputarci addosso: prendemmo<br />
una doccia dai capelli fin agli scarponi di questa gente.<br />
E allora noi, indignati (ragazzini) a papà: “ma perché non li ammazzavi?”<br />
E lui diceva: “e no, sennò andavo in galera.”<br />
Però io vi posso garantire che tolti i proiettili dal moschetto, me ne servivo <strong>com</strong>e<br />
bastone, lo sanno le costole …<br />
Chi era quelli che gli sputava?<br />
Erano i signori bolscevici.<br />
Perché ormai, vinta la rivoluzione in Russia nel 17, cioè appena l’anno prima, questo<br />
bolscevismo che dilagava, se la prendevano a morte con i soldati e con i poliziotti, perché<br />
diceva, voi zozzi soldati difendete il Re e noi non lo vogliamo più. Non volevano più la<br />
monarchia. Erano un po’ i padri dei <strong>com</strong>unisti d’oggi che soprattutto non volevano il<br />
governo, ma soprattutto non volevano il Padrone. E quindi giù botte e ste cose …<br />
Il periodo più difficile d’Italia fu appunto quello 19-20, perché la nazione era stremata, i<br />
governi cascavano ogni 15-20 giorni; Vittorio Emanuele nominava un altro, ma non c’era<br />
più… non era facile mettere… Poi per di più questi benedetti o maledetti bolscevici<br />
<strong>com</strong>plicavano la vita perché addirittura si permettevano di fermare i treni in aperta<br />
campagna per controllare i passeggeri: se trovano un prete, un frate o una monaca …”o<br />
scendi e abbandoniamo qui, o il treno non riparte!”<br />
Generi di queste violenze me ne ha raccontate tante mì padre.<br />
Tutto fino al 1920, quando nell’ultimo periodo, il capo del governo Facta, (forse Antonio)<br />
<strong>com</strong>unque Facta, non sapendo più che pesci prendere, fece la legge del 50 per cento.<br />
Io lo so perché me l’ha raccontata mio padre, a scuola non me l’hanno insegnata questa,<br />
neanche a te.<br />
Allora che cos’era questo 50 per cento?<br />
Da domani mattina gli stipendi e le pensioni tutte la metà! Lo stato non può far meglio di<br />
questo.<br />
Quindi baraonde, impicci … che poi, dopo qualche mese… mì padre raccontava … certo la<br />
gente mugugnava, i pensionati che c’avevano 80 lire ne prendevano 40 de pensione, chi<br />
c’aveva 100 lire di stipendio 50, però si dovevano adattare su quello.<br />
Il disastro del 50 per cento, raccontava sempre mio padre, quando lo mise sulle merci.<br />
Quindi mettendo sulle merci il 50 per cento chi ti vendeva un prodotto a metà prezzo,<br />
non c’aveva più soldi per ri<strong>com</strong>pralo. Era un problema tecnico, più che finanziario.<br />
E questo portò a saccheggi dei negozi, a semirivoluzioni, eccetera.<br />
Perché, mi diceva mio padre, noi dicemmo: “grazie Signore che c’hai dato l’uomo della<br />
provvidenza!” (che era Mussolini)?<br />
Perché questo signor socialista, Mussolini, accettò l’incarico. Stava a Bologna, era il<br />
fondatore del giornale dei socialisti, l’Avanti: fondatore Benito Mussolini.<br />
Quindi arrivò sto Mussolini, ebbe il coraggio d’accettare l’incarico, e l’accettò anche con<br />
una certa autorità perché gli bastarono 3 o 4 mesi per varare una legge proprio sugli<br />
stipendi.<br />
Ossia, tagliò le gambe ai sindacati in questo modo.<br />
Disse: “Signori impiegati – raccontava mio padre – signori impiegati, lo stipendio lo<br />
stabilisce il parlamento perché è l’ente supremo della nazione!”<br />
Perciò sindacati e partiti tutti sciolti, via!<br />
Ripeto, detto oggi così sembrerebbe chissà quale sopruso, ma nei disagi che vivevano<br />
quelli, mio padre disse, noi ci inginocchiavamo e dicevamo “Signore grazie che ci hai dato<br />
l’uomo della provvidenza!”<br />
Sennò non si viveva più, capisci?<br />
Dopo … l’ultimo atto a contatto di Mussolini, perché dal 30 al 39 furono fatti enormi lavori<br />
in Italia: uno dei più grossi la bonifica Pontina.<br />
Perché sò questo? Perché alla prima trebbiatura del grano, che ci serviva (l’Inghilterra ci<br />
aveva fatto l’embargo, le sanzioni… non ci dava né petrolio né grano) però fu puntati i<br />
piedi, la gente lavoravamo tutti, per la patria (non c’era tutto sto sabotaggio de adesso)<br />
Mario Salvi<br />
66
…<br />
Le prime trebbiature del grano della pianura Pontina, un campo con 80 chilometri di lato,<br />
da Velletri a Terracina, veniva personalmente Mussolini, andavamo giù 100-200 ragazzini<br />
delle scuole romane, per fare il passamano, le cove, da quei grossi mucchi fino a… non<br />
c’era la mietitrebbia, non te confondere: toccava trebbiarlo uno per uno fino a notte<br />
inoltrata. Questa era diventato per noi un rito, questa battaglia del grano eccetera.<br />
Poi l’altro grossissimo pallino di Mussolini era il carbone bianco che tu non sai che cos’è,<br />
te lo spiego io: è l’energia elettrica fatta con l’acqua, l’idroelettrica.<br />
Tanto che proprio in quegli anni lì nacque il più grosso impianto d’Italia (tuttora<br />
funzionante) da Amatrice Campotosto fino giù a Pescara, tutto intubato con le gallerie,<br />
cinque scalini, cinque centrali; è la più grossa centrale.<br />
Poi gli piaceva stare a contatto coi giovani.<br />
Un po’ le scuole: non esistevano le scuole medie. Fatte le elementari noi dovevamo<br />
l’avviamento al lavoro; proprio soprattutto era quello per creare la mentalità che lavorare<br />
non è vergogna.<br />
Quello che invece purtroppo adesso è tutto l’incontrario.<br />
Allora in modo particolare avviamento al lavoro, andavamo a portare la birra dentro<br />
queste gallerie (il lago ancora non era fatto) … ecco però vorrei che tu <strong>com</strong>inciassi un po’<br />
…; le gallerie venivano fatte con la mazza, la mazzetta, lo scalpello, la pala, il piccone,<br />
non è che c’erano <strong>com</strong>e adesso le “talpe”, eccetera.<br />
Però, mi ricordo che noi scaricavamo quella po’ di birra che caricavamo a Via Alessandria<br />
da Peroni, dentro ste gallerie con un po’ di cerini, con qualche candeletta, poi<br />
s’accendevano i riflettori, arrivava Mussolini.<br />
E andava addosso alla parete, quella sfondata il giorno prima: “Bravi ragazzi! Altri 40<br />
centimetri!”<br />
Per darti un po’ il concetto di <strong>com</strong>e siamo vissuti noi.<br />
Mario Salvi<br />
67
Fausto Servili (intervista doppia del 17-10-2000)<br />
Fausto Servili, luglio 2003.<br />
Dunque, gennaio 1924 …<br />
Kai: 24? Molto giovani.<br />
Si, si.<br />
Kai: e la famiglia?<br />
La famiglia era <strong>com</strong>posta di altri due fratelli, Giovanni e Silvio e Giuseppina, una<br />
femmina.<br />
I miei genitori, Bianca e Luigi. E mia nonna Annunziata, Lucarini.<br />
Kai: è questa nella fotografia?<br />
Si. Mio nonno era morto. Servili Domenico era morto da qualche anno.<br />
Kai: allora, che cosa faceva la tua famiglia?<br />
C’avevano un negozietto di articoli misti… tipo… allora i negozi erano… prendevi gli<br />
alimentari, pasta, riso, mercerie, magliettine, era un po’ negozi… non erano <strong>com</strong>e adesso<br />
tutti specifici.<br />
I negozi erano un po’ unici.<br />
Kai: in Pievetorina?<br />
Sempre a Pievetorina, sullo stesso posto.<br />
Kai: e ci sono stati altri negozi?<br />
Si.<br />
Kai: che negozi c’erano?<br />
C’erano sempre negozi di alimentari essenzialmente. Essenzialmente alimentari. Perché<br />
per esempio scarpe non c’erano; abbigliamenti e le confezioni ancora non esistevano:<br />
sono arrivate dopo gli anni 45-50, della guerra. Le confezioni non esistevano: tutti i<br />
tessuti a metraggio. Le donne prendevano la stoffa e poi cucivano loro le camice, le<br />
mutande per gli uomini. Per le giacche c’era il sarto, artigiano, che faceva i vestiti. Però<br />
<strong>com</strong>e confezioni sono arrivate dopo la guerra, prima non esistevano.<br />
Kai: e che alimentari?<br />
Alimentari per mangiare: pasta, riso, spaghetti, conserva, tonno, alici, tutte queste cose<br />
qui. Conserve per fare il sugo rosso, per fare la pasta, no? Non è che c’era molto, cerano<br />
spezie, il pepe la cannella… c’era queste che era chiamate le spezie era chiamate, per<br />
Fausto Servili<br />
68
saporire un po’ i prodotti.<br />
I negozi erano tutti quanti articoli misti, tutti. Poi vicino a queste qui c’erano i tessuti, no?<br />
E la gente <strong>com</strong>prava magari la camicia e il tonno per mangiare… che posso dire… poi<br />
<strong>com</strong>prava… e venivano tutti la domenica perché la domenica erano aperti gli uffici, era<br />
aperto il <strong>com</strong>une, le poste... la caserma, il sindaco, un po’ tutto quanto, allora la gente<br />
venivano tutti la domenica perché la campagna attorno gli altri giorni lavorava.<br />
Questo negli anni però che io ero piccolo; fino alla guerra, nel 40, esisteva ancora il<br />
sistema unico, antico, di una volta.<br />
Kai: e in quel tempo nei paesi c’erano le automobili? Che cosa c’erano?<br />
Poche, poche macchine, poche macchine: ce l’avevamo noi, qualche <strong>com</strong>merciante,<br />
qualche <strong>com</strong>merciante di legna, ma le altre categorie non potevano permettersi il lusso<br />
della macchina.<br />
Kai: con che cosa andavano? Camminavano?<br />
Camminavano a piedi oppure prendevano i muli, i somari, i cavalli col carrettino, col<br />
birroccio, e venivano giù in quattro, cinque a secondo. Le donne anche a piedi. Quando la<br />
donna veniva sola, veniva a piedi. A piedi scalza, poi quando s’arrivava al paese se<br />
metteva le ciabatte, gli zoccoli.<br />
Kai: gli zoccoli che cosa sono?<br />
Di legno, <strong>com</strong>e quelli che c’hanno le infermiere che so bianchi, no? All’ospedale gli<br />
infermieri c’hanno…<br />
Kai: questi zoccoli. Chi ha fatto questi zoccoli?<br />
Da per loro. Gli uomini prendevano il legno, c’avevano la cosa…<br />
Kai: il padre di queste famiglie faceva gli zoccoli?<br />
Si…, faceva gli zoccoli.<br />
Kai: e che legno?<br />
Il legno quello che capitava, la quercia più che altro perché c’era la quercia allora.<br />
Kai: si, si.<br />
Il legno di quercia, li cosavano, venivano tutti fori colorati, anche bianchi. Erano anche<br />
chiari, non bianchi proprio, però… E gli uomini facevano anche per loro, per il fondo della<br />
scarpa, il fondo era di legno. Poi, questa è chiamata la tomaia, no? Sotto era di legno, e<br />
la tomaia con le … la cosavano, la fermavano. Però era sempre freddo, il legno era… la<br />
tomaia pelava perché, senza calzini…<br />
Loro i calzini li facevano con il cotone: <strong>com</strong>pravano le matassine, matasse di cotone e<br />
con i ferri facevano i calzini.<br />
Kai: sempre in casa?<br />
Sempre in casa, tutto in casa.<br />
Kai: c’era qualcuno che faceva...<br />
Imparavano da loro, da loro stessi. Oppure dopo prendevano la lana, la filavano e ci<br />
facevano i guanti. Sapevano fare i guanti le donne, anche i calzini sapevano fare.<br />
Dovevano saper fare tutto perché non se trovava niente.<br />
Kai: e le donne facevano i vestiti?<br />
C’erano le sarte. Però la donna di casa già era un po’ pratica, quindi faceva la sarta, gli<br />
aiutava.<br />
Aiutava la sarta: non so, sottopunti, tagliavano gli orli, no? Perché la sarta misurava e<br />
faceva la sarta, ma anche le sarte erano poche.<br />
Kai: <strong>com</strong>e era Pievetorina al quel tempo, quanti casi?<br />
Pievetorina faceva 3500 abitanti.<br />
Kai: ma con altri piccoli posti?<br />
Con le frazioni. Pievetorina centro era piccola, perché tutti sulle frazioni, no? La<br />
campagna… qui c’era poche case.<br />
Kai: e nella prima guerra mondiale ci sono stati tanti morti di qua.<br />
Si. Più di 100 morti nella guerra 15-18.<br />
Kai: e c’erano molte famiglie senza padri, senza uomini a quel tempo?<br />
Si, si, si.<br />
Kai: che faceva una famiglia senza uomini?<br />
Qui lo stato gli dava qualche cosa. Era chiamato sussidio, però non bastava per vivere,<br />
allora doveva arrangiarsi in tutte quante le maniere. Quindi ci so stati per esempio tanti<br />
Fausto Servili<br />
69
agazzi piccoli che andavano a pascere le pecore. Gli passavano da mangiare e basta:<br />
senza soldi, senza niente. Molte donne lavavano i panni a qualcuno, però il coso era<br />
sempre misero, perché anche chi si serviva di queste donne, non aveva molte possibilità<br />
finanziarie per pagare queste. Allora, non so, se facevano un lavoro di 100 lire (a quei<br />
tempi) gliene davano 50 perché non ce le avevano e quelle si contentavano. Mangiavano<br />
magari a casa, il pane… Io ho visto i lavoratori, per cui rimasi molto male, che vuotando<br />
quelle portine… quei porta pranzi, no? Che s’avvitavano… c’erano pane e l’erbe soltanto,<br />
senza carne, senza niente.<br />
Kai: senza niente.<br />
Senza vino, senza niente… appena glie davi un goccetto de vino… quindi, era proprio<br />
misera la giornata.<br />
Kai: davvero.<br />
Mangiare pane e verdure sempre per uno che lavorava, con il freddo poi.<br />
Kai: e per l’acqua?<br />
Per l’acqua… l’acqua c’era, però…<br />
Kai: nella casa?<br />
No fuori, fuori.<br />
Kai: e dove andavano a prenderla?<br />
Eh, andavano… dunque, mettiamo, lì dove sta il bar…<br />
Kai: questo è il bar di Gino, di Genio?<br />
Di Genio. C’era quella fontana che sta alla Cassa di Risparmio: stava lì. Ci si andava a<br />
prendere l’acqua; i privati e anche le bestie, per bere. Infatti era sempre sporco per<br />
terra, perché le bestie… Poi ce ne stava un’altra giù vicino al <strong>com</strong>une vecchio, lungo<br />
borgo, giù, la fontanina. Poi c’era a Roti, c’era quella alla Rocca che adesso è…<br />
Kai: varie fontane…<br />
Però per le bestie più che altro, non c’erano. Preparavano… uno stava alla Rocca, no? Su,<br />
vicino a casa… sulla strada che va a Gagliole, quella strada che va su: ci siamo passati,<br />
no?<br />
Kai: si.<br />
Lì a casa di Alberto Marchetti c’era una fontana che ancora c’è.<br />
Kai: si ho visto.<br />
Quella fontana era per abbeveratoi anche e per i privati.<br />
Kai: e l’uva? Il vino?<br />
Il vino ce n’era molto però era aspro, acido. Ma lo bevevano lo stesso perché c’era quello<br />
solo. Mano a mano che si è evoluto verso un’altra qualità, il vino nostro non è più adatto.<br />
Infatti non c’è più vino, hanno tolto tutte le viti.<br />
Kai: si, si.<br />
Prima c’erano coloni che raccoglievano 100 quintali di mosto, di uva, di vino. Era una<br />
bella risorsa il vino. E poi mano mano che … che si è sviluppato la legge, il grado di<br />
acidità, di alcool, no? Non era più bono; allora hanno tagliato le piante, hanno distrutti<br />
tutti i vigneti, le pianti grandi perché poi so arrivati i trattori e lavorano meglio, capito?<br />
Hanno tagliato le piante perchè…<br />
Kai: tu… può fare domande anche lei…<br />
Fausto Servili<br />
70
sfida a ruzzola, 1946.<br />
Questa foto … io ero un bravo giocatore di ruzzola. La ruzzola era una cosa rotonda <strong>com</strong>e<br />
una forma di formaggio.<br />
Kai: <strong>com</strong>e era, di legno era?<br />
Di legno, di legno. Era da una parte un po’ più piana perché, si chiamava il basso, perché<br />
se la strada era un po’ ondulata, bisognava mandarla un po’ … in un’altra direzione senno<br />
andava subito sulla fratta. Allora da una parte era un po’ più consumata.<br />
Ospite: Smussata.<br />
Smussata, più bassa e tu mettevi il basso lì. C’era… qui mettevi lo spago; lo spago, no?<br />
Kai: che cos’era?<br />
Mettevi lo spago qui al coso, qui al braccio… Poi mettevi 2 giri, 2 giri e mezzo te regolavi,<br />
sulla ruzzola, di spago. Di spago, no? Non si vede adesso do sta lo spago. Poi prendevi la<br />
rincorsa e via! Lanciavi.<br />
Kai: si.<br />
Facevi, no? così… qui c’era la …<br />
Kai: così!<br />
Facevi i passi lunghi, con slancio. Io c’avevo uno slancio forte.<br />
Kai: bravo.<br />
Ero più forte…<br />
Kai: qui … dov’è questo?<br />
Qui stavamo a giocare… questo è Venanzo.<br />
Kai: si.<br />
Qui stavamo a giocare…<br />
Kai: e questo, è tu?<br />
Questo sono io, … perché per (evitare?) il campione, no? Questo era il parroco di allora, e<br />
gli altri non li conosci, qui non conosci nessuno.<br />
Kai: difficile.<br />
Questa strada era il pezzo che va … sai quella strada che è il casino?<br />
Kai: dove?<br />
Piccola, che è stata chiamata casino, dopo, venendo su dalla Madonna dei Lumi…<br />
Kai: non lo fanno più?<br />
Passano le macchine, Però lo fanno: fanno i campionati nazionali adesso.<br />
Kai: adesso?<br />
Si, trovano delle zone dove ci sono le strade e fanno i campionati nazionali.<br />
Ospite: non è più legno, ma so di plastica adesso.<br />
Kai: ah.<br />
E c’erano anche di formaggio.<br />
Kai: anche di formaggio?<br />
Fausto Servili<br />
71
Quando si spaccava il formaggio, se rompeva, tutti a corre a rubà il formaggio.<br />
Questa strada è quella quando vieni su dalla chiesetta di Marini, no?<br />
Kai: si.<br />
C’è poi la pinturetta di Lucciano? La strada che va a Lucciano…<br />
Kai: si, Gagliole. Quella strada che va a Lucciano?<br />
Si, allora noi da lì, dalla strada di Lucciano, arrivavamo fino qui al paese.<br />
Kai:mamma mia.<br />
Fino qui al paese, perché si andava sempre avanti, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Chi stava avanti vinceva. Si faceva il primo tiro. Arrivato lì si ripartiva. S’arrivava qui e si<br />
ripartiva. Poi chi andava più su del segno dell’arrivo, vinceva.<br />
E lì sic<strong>com</strong>e lì le strade ancora passava qualche macchine, questa gara è stata fatta in<br />
quella strada lì: dalla Pintura di Lucciano fino all’ingresso del paese.<br />
Kai: questo in che anno?<br />
Questo sarà stato nel 45.<br />
Kai: 45? Dopo la guerra?<br />
Dopo la guerra, si. Si perché allora c’era Leonardo, questo era Beppe Marchetti, questo è<br />
Nicola Scamacci, Fonesi (?) il parroco… Erano…<br />
Ospite: i divertimenti di una volta.<br />
Eh, tanta gente, si andava anche fuori a giocare. Io ho fatto anche il campionato<br />
provinciale! So arrivato secondo. Secondo so arrivato.<br />
Kai: ah, bene, bene.<br />
E qui c’era… dunque il parroco… chi è che ho visto… parente di coso…<br />
Kai: e che scuola c’era in Pievetorina a quei tempi, prima della guerra, che scuole?<br />
Scuole? Solo le elementari.<br />
Kai: solo le elementari.<br />
Prima, seconda, terza, quarta e quinta.<br />
Kai: e dopo di quello dove…<br />
Dopo di quello, pochissimi perché non c’era…, andavano a studiare a Camerino.<br />
Kai: si.<br />
A Camerino c’era tutte le scuole.<br />
Kai: si, per andare a Camerino… che cosa facevi?<br />
Per andare a Camerino stavano nelle pensioni; trovavano una famiglia, perché erano<br />
pochi gli studenti, no? Trovavano una famiglia che gli davi, non so, dieci lire al mese e gli<br />
passava vitto e alloggio.<br />
Kai: ah. Capito.<br />
Anche la figlia mia prima, la Cristina, è stata in una casa, in una famiglia perché ancora<br />
non c’era le corriere.<br />
Ospite: oppure questo era il pullman degli studenti.<br />
Dopo so arrivate le corriere. Dopo la guerra, perché dopo la guerra c’è stato lo sviluppo<br />
tutto una volta, e allora le corriere facevano l’orario. Partivano alle 7 e mezzo, <strong>com</strong>e<br />
adesso, e tornavano a quell’ora lì.<br />
Kai: bene.<br />
Però anche lui, lui pure è stato su una famiglia, non andava con la corriera.<br />
Ospite: perché le corriere a quel tempo andavano il mattino alle 6<br />
Kai: molto presto.<br />
Ospite: e tornavano alle 2, alle 3. Allora, sa, tutta la giornata si stava in viaggio.<br />
Kai: si, si, vero.<br />
Poi il freddo… allora le famiglie… i ragazzi, che erano pochi, andavano dalle famiglie che<br />
si conoscevano.<br />
Fausto Servili<br />
72
documento d'identità all'epoca del Partito Nazionale Fascista<br />
Kai: si, si. E la politica prima della guerra: che c’era quel partito di…<br />
Prima della guerra?<br />
Kai: si.<br />
Partito Nazionale Fascista.<br />
Kai: soltanto quello?<br />
Si, soltanto quello. Dopo c’erano la dittatura, dovevi essere fascista: se volevi lavorare la<br />
prima cosa dovevi presentare la tessera. Se dovevi prendere un impiego, la prima cosa<br />
iscritto al partito, se dovevi andare…. Quelli non iscritti al partito se la passavano male.<br />
Venivano tenuti d’occhio, capito? Dovevano, dovevano… non so, tante persone quando<br />
passava, non so, col gagliardetto fascista che usavano il cappello, non salutavano: le<br />
botte, le botte, le botte.<br />
Anche Fronzi, ti ricordi Fronzi?<br />
Kai: si.<br />
Domenico, mi raccontava che lui, io non sapevo niente, stavo lì a Ponte Garibaldi col<br />
cappello, così, allora andava i cappelli, passavano quelli, tutto un momento purupum<br />
purupu, il cappello nel fiume, perché stava a Ponte Garibaldi, no? Il cappello nel fiume, le<br />
botte che gli dettero.<br />
Kai: chi ha fatto quello?<br />
I fascisti. Perché Fronzi non si levò il cappello. E non salutò.<br />
Ospite: quando passava la fanfara col gagliardetto, sarebbe il fascio… no? Tutti dovevano<br />
togliersi il cappello. Chi non se lo toglieva, gli menava.<br />
Salutare sull’attenti, no? Saluto militare. E qualcuno i primi tempi non ci faceva caso.<br />
Kai: si è dimenticato.<br />
Fronzi che era un po’ così…, era giovane, allora non si levò il cappello ne niente: le<br />
botte… il cappello nel fiume, gli cascò e se lo portò via e un sacco di botte. Cioè non si<br />
poteva non essere fascisti, perché senno non c’era lavoro.<br />
Kai: e chi era l’amministratore?<br />
Qui? Il Podestà, che era nominato sempre però da loro. Tesserato(?) provinciale del<br />
Partito Fascista. Allora c’era… a Pievetorina faceva un po’ de indagini, quello… Podestà,<br />
facciamo quello perché è una persona che ci può stare, ma deve essere iscritto e doveva<br />
ubbidire agli ordini del partito. Capito? Governavano sempre … se al partito non gli<br />
andava bene, via, alla sera lo mandava via, alla mattina pronto un altro.<br />
Fausto Servili<br />
73
Ugo Marini<br />
Kai: e tu ricordi Ugo Marini?<br />
Si, si, si. Ugo Marini era un focolaio, era un po’ impulsivo, prendeva subito posizione, era<br />
fascista anche lui.<br />
Kai: ma lui aveva qualche difficoltà con quel Podestà?<br />
No, no. Si, so una volta con Benzo Antonelli, non so per quale motivo, ero piccolo… Però<br />
Marini Ugo prendeva subito le cose di petto. Subito, era… ragionava poco, subito era…<br />
Kai: si, si. E tu…<br />
E la famiglia Marini era tutta quanta, anche Peppino era andato via volontario in Africa.<br />
Poi da fascisti so diventati tutti quanti <strong>com</strong>unisti. Non si spiega. Era cattolici, tutti atei.<br />
Kai: non ho capito.<br />
Era una famiglia molto cattolica, fascista.<br />
Kai: quale era?<br />
Ugo Marini, i figli: tutti fascisti. Dopo la guerra so diventati tutti quanti <strong>com</strong>unisti.<br />
Cominciò Peppino, ha proseguito Giovanni, ha proseguito Mario, insomma hanno<br />
rinnegato un po’ quello che erano. E anche per la Chiesa, per il cattolicesimo, era una<br />
famiglia molto cattolica. La madre di coso… anche Ugo, la madre Peppina, sora Peppina<br />
era… po te la ricordi: tutta de chiesa.<br />
Kai: si, si, si.<br />
E i figli alla ….(?) la pagavano tutti quanti. Ha <strong>com</strong>inciato Peppino.<br />
Kai: anche tua famiglia era…<br />
Si.<br />
Kai: tutte le famiglie…<br />
Tutte le famiglie era … perché la Chiesa era un po’ il richiamo della gente, non so, molta<br />
gente che, vedi diceva Beppe ieri, le lettere le mandava il parroco perché i genitori non<br />
erano in grado di scrivere. Allora andavano tutti quanti dal parroco a chiedere aiuto, a<br />
chiedere consiglio. Quando non sapevano notizie… allora il parroco insomma… I parroci si<br />
davano da fare per poter aiutare queste famiglie, quindi c’era anche questo motivo di…<br />
anche per interesse magari, che te posso di? Perché il parroco era sempre la persona a<br />
cui andare a ricorrere in questi casi, in difficoltà, capito?<br />
Fausto Servili<br />
74
Kai: si.<br />
Il parroco o la maestra. C’era i maestri pure…<br />
Kai: i maestri di scuola?<br />
Si, delle scuole. Insomma la gente si affidava anche a loro per queste cose. Per le notizie,<br />
per le lettere, anche tra fidanzati che non sapevano scrivere, andava dal prete o dalla<br />
maestra si faceva scrive la lettera al fidanzato.<br />
Kai: ah, capito, interessante…<br />
Molti, molti scrivevano al fidanzato, perché a scuola ci andavano pochi eh, la campagna<br />
… faceva la prima la seconda e la terza.<br />
Kai: si.<br />
Terza elementare imparavano poco perché …<br />
Kai: e tu ricordi i genitori di Ugo o erano già morti?<br />
I genitori di Ugo no, non li ricordo.<br />
Kai: c’era anche la nonna, la madre di Ugo.<br />
La madre di Ugo? Mi pare il padre di Ugo l’ho conosciuto, l’ho visto, me sa, mi ricordo<br />
guardando le fotografie una fisionomia che ho visto, però da piccolo. Perché Ugo era<br />
dell’età di mio padre, no?<br />
Quindi il padre era ancora più vecchio.<br />
Bologna: porticato San Luca (sullo sfondo)<br />
Kai: anche tu eri soldato?<br />
Un soldato? Si. Io sono partito quando la guerra stava per finire.<br />
Kai: ah.<br />
Perché c’aveva chiamato un anno prima. Peppe un anno prima, no? A noi ancora un anno<br />
prima. Quindi io c’avevo 18 anni quando so partito. Stavo sui Bersaglieri. Eh, nei<br />
Bersaglieri c’era da sgobbare eh? C’era da correre. Però presi la patente della macchina e<br />
allora riuscii ad andare a fa l’autista con i camion con… si chiamava Autocentro.<br />
Kai: capito.<br />
Io stavo al 6°. A Bologna c’era il 6° Bersaglieri, il 6° Autocentro, il 6° Genio, tutti…<br />
Ospite: a Bologna è stato lui.<br />
Kai: si.<br />
E a Bologna facevamo scuola guida, trasportavamo soldati di qua e de là, andavo su<br />
verso…<br />
Kai: che anno?<br />
43, primavera 43.<br />
Fausto Servili<br />
75
Kai: e che cosa è successo nella guerra?<br />
A Bologna si, a Bologna dunque… bombardavano spesso, la notte, e noi dormivamo sotto<br />
il colonnato di San Luca. Probabilmente sei stato a Bologna, si? San Luca sta su alto, no,<br />
la chiesa, e c’è tutte le colonne, tutta la strada sotto le colonne; gradini e coperta… <strong>com</strong>’è<br />
chiamata? I portici, sotto i portici: so 5 chilometri, eh? Allora raccontavo una volta a lui<br />
che hanno bombardato, alla stazione di Bologna i traditori lasciarono due cose di … due<br />
convogli ferroviari carichi di materiale bellico: bombe, eccetera. Arrivarono gli Americani<br />
con le fortezze volanti… bianche erano… allora quella sera c’era la luna… l’allarme, noi a<br />
corre su sti, sotto questi porticati per andare su in alto. Su in alto le fortezze volanti ce<br />
passavano a 100 metri.<br />
Kai: mamma mia.<br />
Perchè da li si abbassavano. Noi sentiamo questi scoppi, una paura, corri, corri, corri,<br />
corri, corri, corri… abbiamo corso fino a che s’è fatto giorno. Quindi avremo fatto 20-30<br />
chilometri, non lo so, senza sapere dove stavamo: dove starà Bologna?<br />
Ospite: di notte era, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Dopo s’è fatto giorno, però la direzione di Bologna non… allora sentivamo qualche<br />
scoppio, allora da quella parte: cammina, cammina, cammina, insomma…<br />
Kai: cammina, a piedi?<br />
A piedi, a piedi. Ad andà via tutta de corsa l’abbiamo fatta, abbiamo corso sempre dalla<br />
paura, quindi non ci siamo resi conto di quanto eravamo andati lontano da Bologna. Poi,<br />
piano piano, siamo rientrati così, un po’ a occhio, sentivamo un po’ gli scoppi, siamo<br />
arrivati in caserma a mezzogiorno, l’una: stanchi… avevamo fatto 30 chilometri di corsa e<br />
30 al passo.<br />
Kai: mamma mia.<br />
Perché la paura era tanta. Scoppiavano lì… il finimondo, il finimondo, era proprio… infatti<br />
misero subito la cosa… quando non se po’ uscì, <strong>com</strong>’è?<br />
Ospite: coprifuoco.<br />
Coprifuoco: più di tre persone insieme non se andava senno te arrestavano subito:<br />
coprifuoco. Tre persone massimo, se andavi in quattro te arrestavano. Era chiamato<br />
coprifuoco e potevi uscire dalle 9 alla mattina alle 6 della sera.<br />
Kai: i soldati non potevano uscire?<br />
Neanche i civili.<br />
Ospite: neanche i civili: quando c’è il coprifuoco di notte non poteva uscì nessuno, sennò<br />
ti ammazzavano.<br />
Kai: chi ammazzavano, i fascisti?<br />
Ospite: i soldati stessi.<br />
I soldati: c’era le ronde che facevano servizio…<br />
Ospite: era tipo polizia militare.<br />
Kai: si.<br />
Ospite: se vedeva in giro più di 3 persone glie sparavano. Alla notte chi vedevano<br />
sparavano, perché c’era il coprifuoco.<br />
Avevano paura dei <strong>com</strong>plotti, capito? 10 persone avrebbero potuto fare un’azione, non<br />
so…<br />
Kai: certo.<br />
Allora al massimo 3 persone. Madre, Madre e figlio. Se avevano un altro figlio, a casa il<br />
figlio, solo un uomo: tre persone.<br />
Kai: e quando l’Italia si è arresa?<br />
Questo è stato verso i primi di luglio, quando già i Tedesc…, si, i cosi, sbarcarono allora in<br />
Sicilia.<br />
Kai: si, si.<br />
Che Mussolini diceva: “Li fermeremo sul bagnasciuga!” Sulla spiaggia. Invece sbarcarono<br />
con li carrarmati e… capirai! Vennero su… E poi bombardarono ancora sempre Bologna,<br />
spesso, tanto che una volta facevamo scola guida e vedevamo tutti i ciclisti correre, le<br />
persone a piedi correre, le… ma do vanno tutti quanti con questa fuga, no? Alla fine<br />
arrivava un ciclista, ce passa avanti, e ci ferma. Dice: “A terra! A terra!<br />
Bombardamento!” C’era un sole, era sempre più… le fortezze volanti, bianche, sull’occhi<br />
Fausto Servili<br />
76
sbattevano… (?) uuuuu, allora, sotto le piante di frutta… perché a testa bassa, bum<br />
bruuuuuum, la frutta sopra la testa… bum, le bombe a 100 metri, 200 metri, perché<br />
erano tremende… bum, noi, sta frutta, fermi, così coperti di frutta …<br />
Kai: ci sono state mele o…<br />
Tutta la frutta con l’aria… erano pesche, erano di mele, era un po’ tutta, e dopo tanto,<br />
dopo una mezzora, tutti sti mucchi di frutta per terra… perché con lo spostamento d’aria,<br />
la bomba…<br />
Kai: quando era, 43?<br />
43, sempre 43.<br />
Kai: ma questi frutti non sono stati maturi?<br />
Eh, forse erano anche maturi, però chi li portava?<br />
Ospite: lo spostamento d’aria, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Tutti assieme li portavano. Prima li prendeva un po’ per volta, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Invece tutt’assieme, io che fine anno fatta non lo so, perché … fino a che dopo, l’8<br />
settembre, venne l’armistizio. E non stavamo a Bologna, c’avevano portato a Castel San<br />
Pietro dell’Emilia.<br />
Kai: Emilia, si.<br />
Eravamo mobilitati perché dovevamo andare in zona operazione. Quando uno era<br />
mobilitato…<br />
Ospite: ti portavano in zona di guerra.<br />
Allora andammo in Juguslavia, però…<br />
Kai: <strong>com</strong>e soldato o <strong>com</strong>e?<br />
No, no, <strong>com</strong>e autista. Come soldato: ti davano il camion e tu guidavi…<br />
Kai: ma in Italia non c’erano più i fascisti, il governo più?<br />
C’era, c’era. Fino all’8 settembre c’era. E noi in Jugoslavia dispiaceva perché … [fine<br />
nastro]<br />
Kai: allora continuiamo, ieri tu sei stato in Jugoslavia …<br />
Come autista dell’esercito… però siamo ritornati perché è arrivato l’8 settembre.<br />
Kai: si.<br />
Allora ci siamo salvati. Siamo tornati indietro, siamo ritornati al <strong>com</strong>ando a Bologna, da<br />
Bologna a Castel San Pietro in Emilia dove c’eravamo prima di partire. Siamo ritornati…<br />
in quel tempo, in quei giorni, il giorno dopo, l’ordine era di fermare i Tedeschi. Perché i<br />
Tedeschi venivano giù, volevano occupare l’Italia, cioè dal Brennero si spingevano verso<br />
il Sud per occupare l’Italia.<br />
Kai: si.<br />
Perché l’Italia aveva tradito e quindi andava diciamo… Senonchè i primi 2 o 3 giorni i<br />
Tedeschi passavano in 4 o 5 un po’ spaiati, un po’ sbandati, noi cercavamo di fermarli,<br />
ma questi o dovevamo sparare, con il rischio della vita, oppure non fare niente. E allora,<br />
sic<strong>com</strong>e erano pochi, 3 poi 5, poi 2, non valeva la pena di andare alle maniere forti. Solo<br />
che dopo il 4°-5° giorno <strong>com</strong>inciavano a venire i famosi Tigre tedeschi, i carri armati.<br />
I tedeschi prima hanno cercato di invadere così, poi piano piano hanno messo le mani<br />
forti perché dovevano occupare l’Italia, no? Sennò era un nemico alle spalle. Allora so<br />
arrivati con questi carri armati, primi carri armati Tigre di 30 tonnellate che sembravano<br />
enormi, no?<br />
Per sti tempi, allora noi, gli ufficiali non c’era più nessuno, i primi traditori sono stati gli<br />
ufficiali, si sono messi in borghese e sono andati a casa. Noi di soldati abbiamo cercato di<br />
trovare qualche vestito borghese, sennò ti riconoscevano e te prendevano.<br />
Io c’avevo una persona di qui di Montecavallo sposata a Bologna, nella quale io avevo<br />
lasciato il vestito da borghese e alla sera in libera uscita andavo lì perché uscivo in<br />
borghese. Feci parecchi stratagemmi per trovare questa casa, per non farmi prendere,<br />
quando andai per il vestito mi disse “sono passati altri e glieli ho dovuti dare” perché la<br />
gente, veramente, collaborava. Allora presi per la campagna, andai in un casolare e una<br />
signora mi disse “ti posso dare questa camicia”.<br />
Metto una camicia di una stoffa speciale, Kai, che è durata 20 anni.<br />
Metto sta camicia, poi prendo il treno: i treni affollati, sopra i treni… siamo partiti di<br />
Fausto Servili<br />
77
notte, siamo andati a Civitanova con un amico mio.<br />
Da Civitanova questo mi disse: “prendiamo la ferrovia perché non c’è nessuno”.<br />
Senonchè la ferrovia al primo ponte c’erano le guardie con le cose, con le … perché<br />
sorvegliavano che la ferrovia non fosse rovinata. Allora siamo dovuti tornare, pensa<br />
troviamo una bicicletta nella stazione, questo mi dice “salisci”, la rubò, io salii.<br />
Ma io non mi sentivo, non ero di quelli che si mettono a rubà una bicicletta, io non l’avrei<br />
mai toccata una bicicletta, questo invece in canna abbiamo fatto una ventina di chilometri<br />
fino a Civitanova, in bicicletta. Fino a Macerata cioè, fino a Macerata.<br />
Lui andava a Corridonia e io per venire a casa presi il treno e andai a Camerino. Perché<br />
corteggiavo Fernanda, sapevo che stava a Camerino.<br />
Kai: tu sei stato sposato a quel tempo?<br />
No, no. Però corteggiavo. E allora a Camerino e poi tornai a Macerata. Per vedere un po’<br />
a Macerata…<br />
Kai: i tedeschi non sono…<br />
I tedeschi arrivavano, ma c’erano anche i militari italiani e trovai qui Rossi, che lo<br />
presero. E allora mi misi dentro un coso, dentro un gabinetto della stazione, poi presi la<br />
bicicletta a noleggio, gli lasciai 25 lire (perché a quei tempi…) e venni a casa.<br />
Kai: in bicicletta.<br />
In bicicletta. Però poi la dovetti riportare giù. Allora riportar giù serviva <strong>com</strong>e scusa per<br />
ritornare a Camerino, e ripassà a Camerino e rivedè Fernanda.<br />
Poi venni a casa. E passò un po’ di giorni che non… insomma stavamo ognuno così, ad un<br />
certo punto mettono un manifesto: “tutti i militari fuggiti devono ripresentarsi, causa<br />
fucilazione”. Mica scherzi. Allora tutti per le montagne.<br />
Fernanda e Fausto sposi nel 1948<br />
Kai: Anche tu?<br />
Anche io. Io stavo qui a Rota Nera, ti ricordi quando andavo a spasso dicevo questa è<br />
Rota Nera?<br />
Kai: si, si.<br />
Fausto Servili<br />
78
Perché stavo con Cairoli che faceva i boscaioli. Quello che c’ha la ferramenta, no? Loro<br />
lavoravano nei boschi, operavano nei boschi. Allora io facevo da boscaiolo, anche se non<br />
lo sapevo fare, e stavo lì, dormivamo sotto la tenda. Ce portavano da mangiare, ma di<br />
nascosto, la notte, perché se ci trovavano…<br />
Kai: chi portavano da mangiare?<br />
Le famiglie. Veniva uno per tutti. Portava su, non so…<br />
Kai: si, si.<br />
Portava su, non so… poi c’avevamo lì un caldaio che cuocevamo la pasta però c’era<br />
sempre pericolo che il fumo potesse fare da spia. Però ci siamo arrangiati lì. Poi è venuto<br />
l’inverno e d’inverno si stava male. E siamo tornati a casa, tutti dentro le case, nascosti.<br />
Io ho fatto una buca di fronte al campo, lì, papà era bravo, … in caso di necessità mi<br />
mettevo dentro sta buca, copriva…<br />
Kai: dove era questa casa?<br />
Vicino a casa, in fondo a casa, questa casa dove sto adesso, allora c’era il campo, no?<br />
Preparavo una buca con delle tavole sopra, con l’erba, di modo che … poteva anche<br />
capitare che pistavano lì, però difficile perché… Dopo però che è successo?<br />
Che a questi sono subentrati i così detti Partigiani, i quali hanno rovinato tutto perché<br />
andavano per le case a rubare, da mangiare non è che dicevano dammi una fila di pane:<br />
entravano dentro casa pigliavano quello che trovano, vestiti… a noi ce svaligiavano il<br />
negozio, un sacco di anni proprio.<br />
Poi che succedeva? Che quando passavano i tedeschi loro gli sparavano da 300 metri,<br />
per cui i tedeschi passavano più che altro…<br />
Kai: con la ritirata o prima della guerra?<br />
Dopo, andando avanti, dopo l’8 settembre, dopo l’armistizio, noi eravamo… la guerra<br />
proseguiva contro i tedeschi, quindi noi avevamo fatto un grande tradimento, alto<br />
tradimento perché da alleati siamo passati a nemici.<br />
Kai: sono passati?<br />
Gli italiani erano alleati dei Tedeschi, no? L’8 settembre, con l’armistizio, gli italiani so<br />
andati contro i tedeschi. Non è che hanno alzato le braccia e basta: hanno, si sono<br />
riorganizzati contro i tedeschi. Perché, naturalmente, agli inglesi e agli americani<br />
facevano <strong>com</strong>odo anche gli italiani, no? Allora i tedeschi qui più che altro passavano con<br />
le sidecar, perché uno guidava la motocicletta e quello col sidecar stava col moschetto…<br />
allora questi (?) partigiani sparavano da lontano e i tedeschi si fermavano. Fino a che,<br />
verso la strada dopo Polverina, una volta spararono ai tedeschi, questi fecero finta di<br />
niente, la mattina dopo circondarono le … di Pozzuolo, no? Quella parte laggiù, presero<br />
tutti quelli che trovavano e li fucilarono tutti: 67 – 68.<br />
Kai: mamma mia. Ma non c’erano tedeschi uccisi?<br />
Tutti rifugiati. Questi erano lì dietro una chiesa che se vai a vederla ti fa… c’è una cosa in<br />
discesa così …<br />
Kai: ma i partigiani avevano uccisi quanti?<br />
Perché i partigiani, stupidamente, … non avevano ucciso nessuno. Però hanno sparato più<br />
volte su quelle curve dopo la Polverina, no? Di nascosto, dietro… I tedeschi se uno li<br />
lasciava fare, non dicevano niente, passavano e via. Perché anche c’era qui, più che<br />
tedeschi c’erano austriaci, i quali erano più benevoli. Capito?<br />
Kai: si.<br />
Quindi se tu li lasciavi fare, se anche ti chiedevano da mangiare, li facevi mangiare:<br />
“Arrivederci, arrivederci!” Ti salutavano. Se tu però davi fastidio...<br />
Kai: certo.<br />
Come a Roma, no? Le Fosse Ardeatine, quello sciocco mise quella bomba, no? C’erano i<br />
bandi, i manifesti che per ogni tedesco ucciso, dieci… con quella bomba ne uccisero 34 e<br />
alle Fosse Ardeatine, i tedeschi ce ne devono sta 340, perché la legge marziale vigeva e<br />
quindi quello… dove essere fucilato anche quello che ha fatto l’attentato, no? perché ha<br />
messo a repentaglio la vita di 350 cittadini, tra i quali anche le persone per bene. Perché<br />
loro, quelli sono usciti, la sera quelli che hanno trovato, c’era anche qualche birbante, ma<br />
c’era anche qualche persona per bene. Perciò non si agisce a tradimento.<br />
Troppo tradimento c’è stato verso i tedeschi.<br />
E questo è stato pagato a caro prezzo. Perché poi a fine guerra, i partigiani tutti con la<br />
medaglia, quell’altri nessuno.<br />
Fausto Servili<br />
79
Se c’era libero un posto: partigiano? Primo in classifica. Entrava in un posto e non lo<br />
gridava perché quello poteva far ammazzare altre persone. Quindi prelevavano, non so,<br />
persone… io volevo essere fascista perché, così… per mangiare, ho ripiegato, … ma se vai<br />
alle <strong>com</strong>unali, per esempio a Pievebovigliana una brava persona c’aveva cinque figli, lo<br />
presero di notte e lo fucilarono in campagna, poi lasciato lì con cinque figli a carico. A<br />
Visso, impiegato di banca che era segretario del partito, impiegato modello, con la<br />
moglie, una famiglia proprio per bene, presero di notte, fucilato, giovane, c’aveva 35, 30<br />
anni.<br />
Kai: chi ha fucilato chi?<br />
I partigiani fucilavano questi qui, capito? Erano fascisti nel senso … perchè per piglià il<br />
posto erano fascisti, no? Però anche questi partigiani, c’erano anche i fascisti che<br />
avevano cambiato faccia, capito?<br />
Kai: si, si.<br />
Essendo anche loro fascisti, hanno fatto finta, hanno finto di non essere fascisti, invece<br />
erano stati fascisti anche loro e malgrado questo facevano del male ai loro <strong>com</strong>militoni di<br />
qualche anno prima. Perciò è stata una guerra civile ingiusta, ingrata, proprio senza…<br />
Kai: si, proprio ingrata. Terribile.<br />
I tedeschi poi erano rispettosi.<br />
La linea di Cassino, non so se tu la storia l’hai studiata, Cassino hanno fatto la linea del<br />
fronte. Cassino era l’abbazia più bella del mondo, no?<br />
Kai: esatto.<br />
Del mondo. I tedeschi quando hanno visto, hanno capito che gli inglesi, gli americani<br />
volevano bombardare, hanno lasciato Cassino.<br />
Kai: gli americani…<br />
Gli americani l’hanno distrutta lo stesso.<br />
Kai: si, si, sono stati così stupidi.<br />
Gli americani non guardano a niente.<br />
Kai: bum bum bum bum.<br />
Su questo lato gli americano sono più cattivi di noi perché non …<br />
Kai: si, si, certo.<br />
Rilasciano la bomba con facilità. Se colpisce, colpisce, sennò se invece dell’ospedale<br />
colpisce una chiesa per loro è lo stesso e distrussero l’abbazia di Montecassino mentre<br />
invece i tedeschi, pensa, benché erano tedeschi, l’avevano sgombrata per non farla<br />
bombardare. Quindi fecero un atto proprio di grande solidarietà, di grande … benevolenza<br />
verso la Chiesa, verso tutto quanto. Invece gli inglesi, gli americani distrussero Cassino lo<br />
stesso. Sfondato Cassino, passarono le truppe e finì in ritirata e su su fino all’epilogo, al<br />
Dongo dove a passare … presero Mussolini, no? Con tutto il tesoro con l’amante, con la<br />
Petacci, lo portarono a piazza Loreto a Milano e lo appiccarono a testa in giù e<br />
l’ammazzarono.<br />
Mentre invece gli inglesi e gli americani lo volevano vivo Mussolini.<br />
Kai: devono?<br />
Lo volevano vivo, non morto. Lo volevano vivo perché lo ritenevano forse una mente,<br />
non so … per quale motivo, oppure non so, per la storia, per l’avvenire, mentre invece<br />
sempre i partigiani li fucilarono. Quello fu un atto barbaro, no? In piazza, a testa per in<br />
giù …<br />
Kai: si, Piazza Loreto.<br />
Poi da lì la guerra tracollò e finì la guerra così.<br />
Fausto Servili<br />
80
Benito Mussolini e Claretta Petacci, Piazzale Loreto 29 aprile 1945<br />
Kai: si, si. E questo… quando i tedeschi si sono ritirati, sono andati via, per questa via,<br />
per via Roma?<br />
Hanno preso… questa qui era la strada… la Valnerina era più nascosta <strong>com</strong>e strada, non<br />
era esposta. Mentre invece quella di Spoleto è esposta, no?<br />
Kai: molto…, si, si…<br />
Questa invece era stretta, tutta piena di scogli, di piante. Perché adesso l’hanno<br />
ac<strong>com</strong>odata meglio, ma prima prima era proprio… tutta la zona lì del Perugino, a Terni<br />
venendo su, era una strada in cui gli apparecchi non… era difficile individuare una<br />
colonna autocarri, perché era la strada era più stretta di adesso, era tutta piena di alberi,<br />
di macchie e i tedeschi preferivano questa strada per passare.<br />
Kai: certo.<br />
Capito? Anziché la strada statale.<br />
Kai: e hanno passato per qua?<br />
Si, si. Tanti, tanti. Eh! Passavano notte e giorno, camion, carrozze, cose… molte, molte,<br />
molte, loro c’avevano molte sidecar.<br />
Kai: e di andare dove? Dove sono andati?<br />
Da qui dopo andavano verso Roma, no? A venì giù prendevano verso l’adriatica, poi<br />
andavano su dalla parte dell’Adriatico, verso là, verso quella parte di Ancona, Fano,<br />
andavano su. Facevano l’esse qui. Perché venivano tutti da questa parte e poi<br />
prendevano l’altra strada. Attraversavano dal Tirreno all’Adriatico, no?<br />
Kai: si.<br />
Come facciamo adesso noi. Attraversavano dal Tirreno all’Adriatico, in questa traversa c’è<br />
la strada nostra.<br />
Kai: capito.<br />
La strada nostra, da Roma, no, viene in qua poi va in Ancona, se uno vuole. Prosegui vai<br />
in Ancona, tutto il giro.<br />
Kai: si.<br />
Loro facevano il giro, ma poi dopo quando si ritiravano, camminavano, andavano su.<br />
Kai: si. E quando passavano non hanno fatto niente?<br />
Qua buttavano giù qualche ponte, poi se avevano fame si fermavano in qualche posto,<br />
loro prendevano più che altro i maiali.<br />
C’era la famiglia, la famiglia era brava perché aveva paura, no? Non ti potevi rifiutare.<br />
Fausto Servili<br />
81
Kai: no.<br />
Allora c’aveva un maiale… “C’avete un maiale?” Non è che però te lo levavano… diceva<br />
“Si, prendi il maiale”. Lo scotennavano loro lì, dentro una caldaia facevano bollire l’acqua,<br />
metteva dentro sto maiale e lo mangiavano così a pezzi. Non <strong>com</strong>e noi che facciamo<br />
salsiccia, loro mangiavano… anche la fame…<br />
Kai: si, lo credo.<br />
E i tedeschi erano, oramai esausti, no? Finito tutto quanto erano distrutti, no? Perché<br />
erano rimasti soli, soli contro il mondo, no?<br />
Kai: si.<br />
Perché la Russia la, la Polonia contro, la Francia contro, la Slovenia, la Jugoslavia non ne<br />
parliamo, peggio ancora, l’Italia contro, la Grecia contro e quindi erano rimasti isolati.<br />
Hanno fatto le battaglie, diceva la cosa la… “I Tedeschi vincono tutte le battaglie, ma<br />
perdono poi tutte le guerre.”<br />
Perché vincevano le battaglie perché <strong>com</strong>inciavano contro uno, contro un altro e<br />
c’andavano con tutti i sentimenti, però poi, quando so rimasti soli, non potevano più<br />
cosare. La battaglia di Stalingrado è stata… l’hai seguita Stalingrado?<br />
Kai: si.<br />
La storia di Stalingrado è durata mesi e mesi, casa casa, finestra per finestra, perché se<br />
prendevano Stalingrado, i tedeschi se prendevano Stalingrado…<br />
Kai: era finito.<br />
Eh, potevano ancora cosare perché bloccavano tutti gli aiuti russi, tutto quanto.<br />
Perché i tedeschi, non so se tu l’hai saputo, in Russia si sono trovati male perché i treni<br />
non avevano lo stesso binario.<br />
Kai: si.<br />
Capito?<br />
Kai: si, per il diverso…<br />
Hai saputo questo?<br />
Kai: si.<br />
Eh, lì si so trovati male no? Perché se si trovava gli stessi binari semo(?) arrivati sei mesi<br />
prima.<br />
Kai: certo.<br />
E allora… perché Stalingrado era un punto importante.<br />
Kai: si, si.<br />
Hanno fatto la battaglia di Stalingrado, noi per radio perché ancora non c’era ancora la<br />
televisione, si sentiva proprio, raccontavano gli inviati, proprio hanno fatto la guerra casa<br />
casa, finestra per finestra, proprio da uno all’altro.<br />
Kai: si. E voi a quei tempi avete il radio?<br />
Si, la radio.<br />
Kai: la radio?<br />
Si, radio. La sera c’era radio Londra che parlava, c’era Appelius che parlava… per ultimo<br />
diceva “Iddio stramaledica gli inglesi!”. Per questo…<br />
Kai: <strong>com</strong>e?<br />
“Iddio stramaledica gli inglesi!”<br />
Kai: ah, capito.<br />
Cioè maledice, no? Stramaledice è più grave. Si dice “sia maledetto… un nome” tiri su,<br />
no? Tanti dicono sia benedetto o maledetto, li era “stramaledetto”, era più grave, capito?<br />
Kai: si. Tu hai sentito, hai ascoltato a Mussolini quando, prima della guerra o hai visto<br />
Mussolini?<br />
Mussolini?<br />
Kai: si.<br />
Da vicino no.<br />
Kai: da lontano?<br />
Da lontano si. Perché Mussolini una volta è venuto a Macerata e allora qui tutto pronto<br />
perché la macchina, passa Mussolini, tutti i manifesti, tutti i gerarchi, perché ti obbligava<br />
a fare la divisa eh? Mussolini in divisa: stivaloni, pantaloni e giacca d’orbace: i soldi non<br />
tutti ce l’avevano per fasse… però lo dovevi fare per forza. Invece che prese? Arrivò con<br />
l’aereo a Sfarzacosta, che c’era… A Sfarzacosta c’era un campo d’aviazione.<br />
Fausto Servili<br />
82
Kai: un campo di?<br />
Di atterraggio.<br />
Kai: Atterraggio, ah, capito.<br />
Adesso non c’è più, adesso c’è… così partì da Roma e atterrò a Sfarzacosta. Da lì andò a<br />
Macerata. Quindi tutti i preparativi per le strade: a monte. Tutti a bocca larga.<br />
Mi ricordo mio padre, allora era Podestà, dovette andare a Macerata anche lui, eh?<br />
Vestito, si metteva gli stivaloni, vestiva col… tutti quanti, tutti i Podestà, tutti i segretari<br />
politici, tutte le autorità a Macerata. E venne Mussolini. Prima della guerra, poco prima<br />
della guerra.<br />
Kai: e dopo la guerra che cosa succede con voi e la vostra famiglia, che cosa avete fatto?<br />
La nostra famiglia, tutti abbiamo dovuto ri<strong>com</strong>inciare da capo. Tutti da capo.<br />
Perché noi, il negozio, c’avevano svaligiato, quindi erano tempi un po’ duri. E, non so, in<br />
campagna tanti, che stavano sulle strade, magari c’avevano 10 maiali, ne facevano 8:<br />
erano rimasti con 2 maiali. E, non so, a qualcuno qualche affresso(?) qualche cosa. Tutti<br />
hanno subito qualche cosa. E poi la produzione era stata meno, no? Perché per i campi la<br />
gente ci andava meno, aveva paura. Le donne non uscivano. E allora… gli artigiani non<br />
lavoravano, lavoravano poco, non so, le scarpe se rompevano non c’era chi le<br />
ac<strong>com</strong>odava, e allora tutti un po’ nascosti. Poi, piano piano, c’è stata una ripresa<br />
abbastanza buona, perché la gente si è messa a lavorare di lena e piano piano… Poi so<br />
venuti i mezzi di <strong>com</strong>unicazione, le macchine, so aumentate, capito le…, prima invece la<br />
macchina non c’era: per andà a Macerata bisognava andare o in bicicletta o con la<br />
motocicletta, io pure avevo <strong>com</strong>prato una motocicletta per andare in giro, poi piano piano<br />
con la macchina fino… Dopo gli anni 50 la gente ha <strong>com</strong>inciato a muoversi di più; sono<br />
<strong>com</strong>inciati molti matrimoni, perché tutti quelli che avevano fatto il militare…<br />
Kai: si.<br />
Quindi i paesi si sono ripopolati. Si sono ripopolati, si sono aggiornati, e poi dopo invece,<br />
più tardi, tutti i coloni lasciavano la terra per andare a Roma a fare i portierati. I portieri<br />
su li palazzi. Andava dall’aria aperta e pura <strong>com</strong>e qui, andava dentro quelle case a pulì le<br />
scale a lavare le scale che era un lavoraccio. Chi è rimasto qui, con la terra, si è difeso<br />
bene. Ed è rimasto con più salute, con più cose…<br />
Kai: si, si. Allora qualche altra cosa che vuoi dire della guerra, di <strong>com</strong>e è andata la guerra<br />
con voi, o abbiamo finito?<br />
La guerra?<br />
Kai: finito la guerra?<br />
Finito la guerra…<br />
Kai: c’è qualcosa che vuoi dire?<br />
Dunque la guerra è finita… noi abbiamo … Abbiamo mancato nell’aiuto ai tedeschi, in<br />
Albania per esempio, no? Gli albanesi sconfissero e arrivò la Germania, aiutò. Laggiù in<br />
Africa, <strong>com</strong>e diceva Simoni, dice la ritirata su una posizione, invece era la ritirata perché<br />
quelli stavano dietro, diventavano prigionieri, quindi non… Dopo finita la guerra, che altro<br />
ti posso dire?<br />
Kai: questo conflitto fra <strong>com</strong>unisti e gli altri?<br />
Si, si. Uh! Dopo del quarant… [fine nastro]<br />
Fausto Servili<br />
83
Fausto Servili (foto del 1948)<br />
Io sono Servili Fausto. Oggi è il giorno 14 luglio 2003.<br />
Con l’amico Kai vogliamo fare un po’ di cronistoria per il primo secolo…<br />
Passiamo alla vita dei coloni, alla vita dei campi: era una vita molto magra, molto …<br />
quasi c’era la fame! In quanto il raccolto era diviso tra contadino e proprietario, però non<br />
esistevano mezzi meccanici, concimi… la terra dava poco: un quintale di grano ne creava<br />
120 chili, quindi c’era un 15-20% massimo di raccolto.<br />
E non bastava per le famiglie tutte numerose; perché le famiglie piccole non c’erano. Le<br />
case erano sparse, non c’erano centri grossi, grandi, popolati, ma erano tutti piccoli<br />
nuclei, di poche famiglie, per cui si battevano in grande povertà.<br />
Perché appunto il raccolto non essendo sufficiente, il proprietario gli andava incontro, ma<br />
poi il raccolto gli prendeva quello che gli aveva dato.<br />
E nelle famiglie dove non c’erano i maschi era difficile trovare il lavoro, perché il padrone<br />
voleva una famiglia con i figli maschi perché lavoravano di più. Mentre invece le donne<br />
lavoravano di meno perché stavano a casa e si dedicavano soltanto all’allevamento dei<br />
figli in quanto le famiglie erano numerose.<br />
Poi con l’evolversi dei tempi, fino alla prima guerra mondiale, <strong>com</strong>inciò a svegliarsi un po’<br />
l’agricoltura, ma sempre in misura molto magra.<br />
Kai: c’era la scuola?<br />
Le scuole c’erano, ma i bambini non andavano a scuola, la maggioranza era analfabeta,<br />
cioè non sapeva né leggere né scrivere, in quanto c’era la pastorizia e allora i bambini li<br />
mandavano con le pecore e sti pori bambini andavano lì e la scuola…<br />
Quindi pochissimi riuscivano a fare la quinta elementare, neanche il 10%.<br />
Appunto, con l’avvento della prima guerra allora si è svegliato un po’… nel 1920 circa<br />
così, allora si è mosso un po’ perché la guerra ha scosso un po’ tutti.<br />
E quindi hanno <strong>com</strong>inciato a fare le scuole nei piccoli centri; e il medico… in farmacia non<br />
ci s’andava perché non c’era l’assistenza; non circolava la moneta e quindi non circolava<br />
niente perché quello che producevano era per la famiglia e non riuscivano a vendere un<br />
capo di bestiame, niente, in quanto gli prendeva i soldi tutti il proprietario che gli faceva<br />
il prestito per <strong>com</strong>prarsi magari le scarpe o qualche altra cosa.<br />
Quindi questi bambini purtroppo andavano tutti quanti in campagna … poi è <strong>com</strong>inciato…<br />
Kai: senza scarpe?<br />
Senza scarpe, si, venivano a scuola…<br />
Io c’avevo dei poveri amici di famiglia che stavano a quattro chilometri. Venivano giù con<br />
gli zoccoli. Se pioveva, se nevicava … allora l’inverno era brutto, faceva la neve da<br />
novembre fino a marzo. Le scuole non erano riscaldate. S’era a scuola al mattino, poi il<br />
pomeriggio, quindi dovevano trovare una famiglia che li ospitava in quelle tre ore di<br />
chiusura delle scuole e andavano così, dove… ognuno vedeva in giro sti ragazzi e li<br />
faceva entrare in casa, magari. E facevano 4 e 4, 8 chilometri, così.<br />
Le donne che stavano nelle frazioni, venivano scalze, con le strade non asfaltate,<br />
sassose, con le scarpe o le ciabatte in mano, quando erano in periferia ritiravano le<br />
scarpe e andavano al centro del paese, benché piccolo, quindi i piedi di queste povere<br />
donne erano tutti quanti callosi, proprio brutti insomma, perché non c’avevano le scarpe<br />
da mettersi per fare il viaggio.<br />
Kai: non c’era un animale col carretto per…<br />
No, no, gli animali no. Chi stava in montagna c’aveva un asino, un somaro ecco, un asino<br />
così, ma serviva più che altro per la campagna, per portare su in alto magari un sacco di<br />
semi, portare su le frasche e le legne per l’inverno perché bisognava arrangiarsi.<br />
Da questo siamo passati a varie guerre, qui in Europa.<br />
Kai: c’erano molti morti nella guerra mondiale?<br />
Si, nella guerra mondiale questo paesetto di 3000 anime ha avuto 100 morti; giusti,<br />
giusti.<br />
Fausto Servili<br />
84
Una percentuale altissima, perché appunto gente di campagna i quali andavano tutti<br />
quanti al fronte perché erano più abituati, erano più forti, più di salute perché quelli che<br />
non avevano la salute morivano, perchè le medicine non c’erano.<br />
Passata la guerra … ha <strong>com</strong>inciato a funzionare un po’ meglio tutto quanto. Perché hanno<br />
<strong>com</strong>inciato a fare i gruppi organizzati, avevano <strong>com</strong>inciato a fare i sindacalisti … cercando<br />
di risvegliare un po’ la monotonia di questa gente che non riusciva a vivere. Poi piano<br />
piano…<br />
Kai: Mussolini?<br />
Poi è arrivato Mussolini il quale effettivamente ha dato una scossa forte. Ha <strong>com</strong>inciato a<br />
fare rispettare la legge, rimettere ordine, dare consigli, lavori importanti. Ha fatto una<br />
politica nei primi anni è stata anche buona.<br />
Molta gente che stava in campagna che non sopravviveva, si è trovata ad un certo punto<br />
erano vecchi, con una piccola pensione, in quanto aveva obbligato i proprietari a pagare i<br />
contributi dei dipendenti.<br />
Sic<strong>com</strong>e la stampa non c’era, non leggevano i giornali, questi uomini non sapevano<br />
niente: si sono visti arrivare questa pensioncina … che li ha un po’ avvantaggiati, li ha un<br />
po’ favoriti, li ha un po’ incoraggiati. Hanno visto qualche soldo, e piano piano insomma<br />
tutta la popolazione era sotto protezione sia per l’assistenza sociale, sia per l’assistenza<br />
medica, sia per le scuole, sia per … per tutto insomma. Quindi … l’analfabetismo era<br />
s<strong>com</strong>parso.<br />
Io che appunto ero giovane a quei tempi lì, ho fatto parte di questa generazione la quale<br />
si è trovata avviata bene.<br />
Kai: e la vostra famiglia aveva il negozio a quel tempo?<br />
Si, si. Mio padre aveva un piccolo negozietto, insomma e siamo stati sempre<br />
discretamente …<br />
Kai: non vendevano vestiti ma tutti i materiali …<br />
Si, tutto: non c’era un negozio di vestiario, abbigliamento, non c’era niente. Tutta roba<br />
da mangiare, così: olio, pasta, zucchero, farina… negozio senza orario, senza niente, la<br />
gente veniva a mezzogiorno, all’una, alle otto, non c’era orario, bisognava stà sempre lì.<br />
Poi non se lo pagavano, pagavano al raccolto; se il raccolto andava male purtroppo<br />
questi non potevano pagare, quindi era un po’ dura la vita anche al negozio perché se<br />
non si riscuoteva non si poteva <strong>com</strong>prare la merce e quindi …<br />
Da questo siamo passati adesso andiamo … dove passiamo Kai?<br />
Kai: <strong>com</strong>e vuoi… per esempio che facevano con i vini per esempio, con l’uva.<br />
L’uva? Dunque per raccogliere il grano tutto a mano: facevano la gobba questi poveri<br />
contadini perché abbassati con la falcetta, poi “rabbocchiavano”, poi lo portavano all’aia,<br />
poi veniva la trebbia, trebbiavano (la trebbia sarebbe la macchina che batteva le spighe)<br />
e il grano andava da una parte e la pula, la paglia, dall’altra. Facevano i pagliai, erano<br />
chiamati pagliai, la paglia ammucchiata era chiamata un pagliaio; con quella si<br />
sfamavano le bestie d’inverno. Ma non era erba bona, era paglia, quindi… però l’erba non<br />
c’era più di quella e quindi era una vita …<br />
Dopo col tempo sono arrivati i macchinari, i trattori, gli aratri con le macchine, quindi la<br />
terra <strong>com</strong>inciava a rendere di più, non so il 35-40% e allora si sono avviati…<br />
Però al tempo stesso c’è stato l’esodo perché annava tutti quanti in città, quindi le<br />
campagne sò rimaste spopolate.<br />
Perché la gente andava… qui maggiormente andava a Roma, infatti Roma è piena di<br />
marchigiani.<br />
Perché noi marchigiani, modestia a parte, siamo una regione di lavoratori, di persone<br />
oneste, una delle meglio regioni dell’Italia.<br />
Quindi dove andava il marchigiano era ben accetto in quanto era sottomesso, lavorava e<br />
anche onesto. E allora si era fatto la strada, perché le sofferenze della famiglia l’aveva<br />
abituati a sacrificarsi anche in città. E facendo sacrifici tutti riuscivano ad aprire, specie<br />
nel ramo dei fornai, tutti i forni erano di queste zone. Roma era piena…<br />
Fausto Servili<br />
85
Kai: quello dei Salvi?<br />
Si. Poi mano a mano questi qui che si sistemavano, chiamavano questi ragazzi piccoli e li<br />
portavano loro in città per farsi aiutare e poi li instradavano e tutti quanti si sono fatti<br />
una bella posizione.<br />
Moltissimi ragazzi, quasi tutti hanno avuto l’occasione a Roma di lavorare insieme, poi<br />
dividersi, ognuno faceva il suo negozio, poi quell’altro e quell’altro e poi d’estate venivano<br />
a villeggiare, un mese circa, al paesello.<br />
Allora al paesello, qui, facevano la loro casa, se la preparavano, l’arredavano e davano<br />
movimento anche al paese.<br />
Poi piano piano anche questo è calato, perché quelli che erano andati via giovani, si<br />
invecchiavano, quindi non tornavano più. Qualcuno è venuto qui, però non tutti, e quindi<br />
lo spopolamento, l’esodo dei cittadini è continuato. Adesso siamo ridotti ad un terzo dei<br />
residenti, delle persone che c’erano negli anni 1920-1930, così. Quindi da 3800 abitanti<br />
siamo ridotti a 1300 adesso nel 2000. Allora siamo un po’ …<br />
D’altra parte c’era anche la categoria dei braccianti; per la legna, per la …<br />
Kai: ricordi dell’uva?<br />
L’uva… per l’uva prendevano la scala; la scala a pioli si chiamava, la scala a pioli di legno,<br />
e albero per albero tagliavano i tralci e mettevano l’uva nei “bigonzi”: chiamato bigonzo,<br />
un secchio di legno che poi mettevano sul carro o sul somarello, lo mettevano nei …<br />
chiamati canali … sarebbe non canali nel senso… erano tipo pozzo, pozzo in muratura e la<br />
pigiavano con i piedi, l’uva, e poi usciva il mosto; il mosto nelle botti, nelle botti bolliva;<br />
poi cambiavano la botte quando il vino era bollito perché bisognava fare questo lavoro in<br />
quanto la botte primitiva conteneva anche gli acini… quindi bisognava pulire, fare il vino<br />
pulito. Quindi era un lavoro pure enorme, lungo, faticoso, per tirare fuori un po’ di vino<br />
che poi era, essendo una zona qui un po’ collinare, non era un vino buono, era un vino<br />
buono per chi c’era abituato, ma se veniva una persona da fuori che beveva questo vino<br />
era (geloso?) era un vino che dava fastidio insomma.<br />
Kai: si, si, il vino di nonno Ugo.<br />
E allora… tant’è vero… non so se riesco a farmi capire… quando andavano i bambini,<br />
quando nascevano … li … andavano di corpo, li lavavano con il vino: mettevano il vino in<br />
bocca alle mamme per riscaldarlo, poi lo spruzzavano sul sedere di questi bambini!<br />
Allora per ridere si diceva “questo vino è buono per lavare il sedere ai bambini!” allora<br />
grandi risate perché era vero. Le donne facevano così … e anche a me l’hanno fatto<br />
perché .… (…)<br />
Kai: e le donne in casa che facevano? Facevano qualche vestito?<br />
Le donne tutte sapevano un po’ cucire: imparavano per forza perché i vestiti ne facevano<br />
pochi, perché non c’era la possibilità, però qualche sartina scappava fuori e qualche<br />
vestitino così lo facevano, ma era sempre vestitini semplici, di stoffa…, le confezioni non<br />
c’erano.<br />
La roba confezionata è venuta dopo la guerra, dopo la seconda guerra negli anni 50<br />
quando dall’America venivano imballati i sacchi di juta pieni di vestiti, sia portati che<br />
nuovi.<br />
Allora lì, sballavano questi vestiti, portavano sulle piazze a vendere … le confezioni sono<br />
venute così: dall’America a Napoli arrivavano tutti questi vestiti su dei, noi le<br />
chiamavamo delle balle insomma, dei sacchi, grossi però, e dopo li, li versavano a basso<br />
prezzo o anche niente perché li mandavano dalla… e lì è <strong>com</strong>inciato questo <strong>com</strong>mercio di<br />
confezioni. Poi dopo sono arrivate le ditte industriali, hanno messo su i laboratori, hanno<br />
perfezionato questo campo e quindi negli anni 50 si era in piena evoluzione con la roba e<br />
anche noi nel negozio abbiamo messo su queste confezioni.<br />
Poi mano a mano sono stati abbondanti: la produzione addirittura superava l’offerta.<br />
Perché la gente era satura di queste …<br />
Kai: e il lavoro delle scarpe <strong>com</strong>’è <strong>com</strong>inciato?<br />
Il lavoro delle scarpe è <strong>com</strong>inciato che i vecchi facevano i cosiddetti zoccoli da loro. Lo<br />
zoccolo sarebbe una ciabatta di legno, dura. Poi chiedono sempre i pezzi di gomma delle<br />
Fausto Servili<br />
86
macchine quando che le gomme erano finite o scoppiavano perché allora erano … E da<br />
loro facevano il sopra con i chiodi e camminavano con questi “zoccoli” chiamati.<br />
Noi in gergo marchigiano diciamo i “ciocchi”, i ciocchi., però la parola esatta è zoccoli di<br />
legno. Perché le scarpe appunto non esistevano, non c’erano i calzolai così… Poi anche lì<br />
sono arrivati i calzolai, hanno imparato a fare le scarpe, anche nuove: però scarpe da<br />
montagna, scarpe pesanti, non facevano le scarpe diciamo per camminare normale, era<br />
tutta roba da montagna, grossolani perché non erano pratici, non sapevano bene il<br />
mestiere, inventavano loro. Poi invece, piano piano, anche lì son venuti con le scarpe,<br />
sempre nel dopoguerra, con l’evoluzione degli altri abiti, con le confezioni, anche la<br />
produzione di scarpe. E qui nella zona nostra, verso il mare, c’è stato un boom di questi<br />
scarpari che hanno aperto, lavoratori, hanno fatto…, hanno esportato le scarpe<br />
dappertutto in tutta Europa, dappertutto. Proprio ha arricchito la zona costiera, da<br />
Civitanova, scendendo giù sino a San Benedetto del Tronto, quella parte lì proprio si è<br />
arricchita con le scarpe, dove tutt’ora … però saranno anche un po’ in crisi, ma <strong>com</strong>unque<br />
vanno bene abbastanza.<br />
Poi c’è il lavoro di muratura, che era dura. Perché i muratori non avevano lavoro, allora<br />
andavano a chiedere lavoro anche per un giorno, due giorni, perché proprio le case<br />
nuove non le faceva nessuno.<br />
E a me mi è rimasto impresso, mi fece colpo che ancora ce l’ho in mente, che a casa<br />
nostra c’erano due muratori che abitavano a cento metri di distanza e quanno era l’ora di<br />
pranzo io pensavo che andassero a pranzo a casa loro, invece avevano aperto un<br />
contenitore di alluminio … io ho visto pieno d’erbe e un pezzo di, diciamo così, di grasso e<br />
magro, di lardo di … ho visto… mamma mia: questo <strong>com</strong>e pranza così? Con le erbe sole?<br />
Mi ha fatto caso no? Perché un muratore che lavora … neanche il vino si era portato da<br />
casa, perché non ce l’avevano. Solamente le erbe e questo pezzo di grasso che … tant’è<br />
vero che poi mamma gli portò qualche cosa da mangiare… un po’ di vino… tutto<br />
soddisfatto. Per dire, mangiavano soltanto l’erbe, l’erbe con un pezzo di grasso così:<br />
apposta non andavano a casa perché anche a casa avrebbero mangiato così. E per loro<br />
era una vita ancora più dura perché mentre l’agricoltura poteva produrre e mangiare,<br />
l’operaio se non lavorava non aveva soldi per <strong>com</strong>prare da mangià.<br />
E allora si rac<strong>com</strong>andavano proprio per fare qualche giornata di lavoro per dà da<br />
mangiare ai figli. Facevano pena perché … si rac<strong>com</strong>andavano.<br />
Poi invece adesso tutti hanno costruito le case, tutti hanno costruito la loro villetta, e il<br />
lavoro da muratore, o <strong>com</strong>e lo vogliamo chiamare … , è stato un lavoro che adesso<br />
guadagnano bene, è un artigianato che guadagna bene, più di un impiegato.<br />
Kai: e <strong>com</strong>e hanno fatto questo carbone di legno, tu le hai visti? Siamo andati a<br />
Montecavallo e abbiamo visto dove… <strong>com</strong>e hanno fatto quel tipo di carbone?<br />
Ah, il carbone? … i carbonari. Questi sono i boscaioli. Andavano a tagliare la legna fino a<br />
1500-2000 metri d’altezza e li portavano giù con le spalle o con il somaro, così, … e poi la<br />
produzione di carbone.<br />
Il carbone s’accendeva … il carbone è stato l’anteprima del gas e del petrolio, perché non<br />
c’erano.<br />
Quindi bisognava accendere il carbone con una chiamata “ventola” si faceva aria per farlo<br />
prendere, <strong>com</strong>e un mantice, un mantice di un fabbro.<br />
Allora per fare il carbone facevano un lavoro enorme. Una grande spiazzale, poi la legna<br />
fatta uno per uno, poi un altro e poi un altro fino all’altezza di 4 o 5 metri e sopra sembra<br />
restringere. Quindi veniva un rotondo, un rotondo simpatico <strong>com</strong>e i cosi del circo. Come i<br />
capannoni del circo, rotondo così. Poi davano fuoco e questo per otto giorni ardeva.<br />
Ardeva, ardeva però non doveva fare la fiamma, sennò … doveva ardere solamente…<br />
doveva bruciare senza fiamma questo legno. (…)<br />
Allora diventava… se era secco cascava e “tin”, diventava carbone.<br />
Il carbone faceva tutta polvere nera, questi tutti neri sul viso, sugli occhi, sul naso… lo<br />
mettevano nei sacchi e portavano il carbone nei distretti vicino: Macerata, Camerino,<br />
però la produzione era sempre questa qui. Poi anche il carbone serviva per fare il fuoco a<br />
casa, per fare non so anche cibi cotti nella brace, no? Com’è chiamata la graticola, non<br />
usiamo graticola, alla brace insomma.<br />
La graticola era un attrezzo in cui si metteva sopra la carne o qualche altra cosa che non<br />
Fausto Servili<br />
87
cadeva sopra la brace, e sotto la brace si sventolava … quindi il carbone era utilissimo.<br />
Poi con l’avvento del gas, del metano, questo carbone è quasi s<strong>com</strong>parso solo c’è qualche<br />
trattoria che dice, mette fuori dei cartelli “bistecca alla brace”, allora il cliente… sic<strong>com</strong>e<br />
la carne cotta alla brace è più bona, ancora c’è chi ci tiene. Mentre in famiglia non si usa<br />
più. Perché poi c’è il fuoco… (puoi vedere il video di "linea verde" sui carbonari cliccando<br />
qui)<br />
Kai: e per sport che cosa hanno fatto?<br />
Per?<br />
Kai: per sport, per giocare…<br />
Ah, i campetti di calcio. Poi ogni paesino ha fatto un piccolo campo da calcio, ma così<br />
per… anzi il nostro è abbastanza regolare, bello. Noi giocavamo per 5 o 6 ore consecutive<br />
perché… scalzi, correvamo scalzi… E poi hanno costruito un po’ le scuole, la ginnastica e<br />
la pallavolo e la pallacanestro, un po’ tutto quanto.<br />
Io stavo anche, ero un bravo giocatore, ho fatto delle belle partite. Anche la<br />
pallacanestro abbiamo fatto una finale a Macerata! Pensate, un paesino... Siamo stati a<br />
fare la finale di pallacanestro a Macerata e Macerata ci ha battuti perché era capoluogo di<br />
provincia quindi c’aveva una squadra più forte, però abbiamo avuto la soddisfazione di<br />
arrivare alla finale provinciale. Siamo partiti con una macchina scassatissima, eravamo 7-<br />
8 ragazzi, ci pareva di andare sul cielo! Perché capirai… a Macerata… c’era lì un collegio<br />
abbastanza quotato, rinomato, per famiglie danarose, per cui i figli… C’erano i Salesiani,<br />
no, a Macerata, e allora era un buon collegio dove i figli potevano imparare bene.<br />
Kai: e giocare con le carte?<br />
Ah bè, il loro passatempo era per questi qui l’osteria, chiamata così, dove vendevano il<br />
vino, perché … allora la gente andava a fare la partita a carte, tuttora ancora adesso ci<br />
sono i liquori, ci sono i cioccolati, i biscotti, allora c’era solamente il vino e i nostri<br />
antenati bevevano il vino. E c’era gente che si beveva anche 2-3-4 litri di vino, non gli<br />
faceva niente.<br />
Loro sopportavano perché era di gradazione bassa quindi non … però era acidoso, non<br />
era vino buono. Adesso ancora c’è questa attrattiva perché uno si trova con gli amici, fa<br />
una partita a carte, fare un po’ di sfottò, perché quello vince, quello perde, allora crea,<br />
mantiene dei rapporti di amicizia queste riunioni così nei bar per fare la partita. Altrimenti<br />
non ci sarebbe altro posto per trovarsi. Quindi insomma si manda avanti ancora questa<br />
passione.<br />
Kai: tu hai qualche domanda?<br />
Gabriele: no, no.<br />
Kai: qualche cosa del tipo la vita del campo?<br />
Poi che c’è rimasto da dire?<br />
Kai: possiamo fermare un pò.<br />
Sì, ecco.<br />
…<br />
Gabriele: Qui a Pieve Torina, se uno doveva fare la pipì cosa faceva?<br />
Ti appoggiavi al muro.<br />
Gabriele: ah, si?<br />
E faceva pipì.<br />
Gabriele: e le donne <strong>com</strong>e facevano?<br />
Negli angoli… passavano anche … diciamo … anche lì a casa tua sì, passava uno e si<br />
appoggiava…<br />
Gabriele: l’uomo, ma la donna?<br />
Embè la donna forse andava… faceva vicino casa, facevano qualche piccolo coso, una<br />
capannina che ti posso dire …<br />
Gabriele: c’erano quindi degli ambienti chiusi…<br />
Si, si. Allora vogliamo parlare di un argomento molto bello perché non c’era allora il<br />
cosiddetto “il bagno”, il gabinetto non c’era nelle case, allora si andava in campagna e le<br />
Fausto Servili<br />
88
donne aspettavano o che se facesse notte… L’uomo passava per strada, si appoggiava in<br />
un muro e faceva la pipì. Poi la notte andavamo in campagna, sotto i ponti, per fare i<br />
bisogni corporali insomma.<br />
E quindi era un po’… poi dopo piano piano qualcuno ha fatto la tazza con una fossa ai<br />
confini della casa, con sopra delle tavole le quali dopo un po’ di mesi venivano portate via<br />
di notte lasciando un puzzo letale in tutto il paese perché questa fossa lì, quando si<br />
riempiva, bisognava vuotarla.<br />
Quindi era un martirio andare di corpo.<br />
Poi dopo piano … prima era chiamato cesso, poi bagno, poi gabinetto, poi tutto quanto…<br />
C’erano delle cose che sembrano impossibili, però era così. S’andava sotto i ponti, noi<br />
ragazzi andavamo sotto i ponti a fare i nostri … però era così per tutti.<br />
Gabriele: per l’acqua <strong>com</strong>e facevate?<br />
Per l’acqua c’era una fonte pubblica, s’andava a prenderla lì. L’acqua dentro casa è<br />
venuta nel 58.<br />
Nel piccolo centro c’era nella casa di Ciccarelli fino casa qui c’era, perché c’era l’acqua di<br />
Caspriano che avevano portata coi tubi sul campanile; dal campanile veniva giù. E<br />
quando fecero questo lavoro, il sindaco di allora disse anziché prendere i tubi da 20,<br />
prendiamoli da 10 che costano meno, quindi l’acqua ce ne arrivava poca no? Un discorso<br />
assurdo: prendere i tubi piccoli perché costano meno, invece bisognava pigliargli più<br />
grossi, che costavano di più, ma che portavano l’acqua dappertutto.<br />
Quindi l’acqua tanti facevano anche 100-200 metri con la brocca sopre alla testa,<br />
mettevano un fazzolettone girato, che non acciaccava tanto, con la brocca di 10-15 di<br />
acqua era chiamata brocca, di coccio.<br />
Kai: quando arrivai c’era qualcuno di quelli nella fontana pubblica e ho visto qualche<br />
donna che andava…<br />
Si, oppure qualche volta c’erano gli uomini che con una carriola, con una ruota, con il<br />
(sesto?) ci mettevano due brocche; però ci volevano gli uomini perché il tragitto era<br />
lungo. Faceva anche 100 anche 200 metri, 300 metri per prendere l’acqua.<br />
Anche per il bestiame, c’erano le stalle lontane, bisognava portare il bestiame qui al<br />
centro.<br />
Quella fontana che stava sulla Cassa di Risparmio tu te la ricordi qui? Qui nella piazza di<br />
Montalbano?<br />
Kai: sì.<br />
Adesso… lì c’andavano le vacche no? Per terra era sempre sporco… perché appunto non<br />
avevano l’acqua.<br />
Kai: e tu parlavi della luce prima di quello: che luce avevano?<br />
Allora avevano… erano chiamati lumi a petrolio. Il lume. Però ci mettevano l’olio perché il<br />
petrolio schizzava … Con lo stoppino accendevano e andavano in giro con questo<br />
chiamamolo così, con questo lampione, questo … fatto artigianalmente da un fabbro<br />
qualunque e portavano… che faceva poi fumo nero, per cui le case erano poi tutte nere,<br />
le (ossa?) nere, gli occhi neri, perché emanava un fumo nero… La luce elettrica poi l’ha<br />
portata un maestro che …(?) dopo tante lotte riuscì a portare lui la luce qui al centro e<br />
poi piano piano le frazioni. Però fu quasi un privato che lottò coraggiosamente perché era<br />
un uomo di coraggio, era un uomo di sentimento proprio. Tant’è vero che si fece tanti<br />
nemici che dovette emigrare in Sicilia e portò la luce in Sicilia.<br />
Mentre essere amici, tutti contro di lui perché portava questa luce perché dava il<br />
benessere.<br />
Cioè a questi diseredati gli dava la possibilità di emergere, allora qualcuno non voleva<br />
che questi emergessero perché l’operaio che ha bisogno lavora per forza, invece l’operaio<br />
che si può difendere …<br />
Anno portato la luce negli anni 28-30, forse anche prima: dal 24 al 30 ha portato la luce<br />
non proprio a mille metri, però nei paesi bassi è riuscito a fare questo lavoro con buon<br />
merito che gli fu riconosciuto.<br />
Fausto Servili<br />
89
Gabriele: ti ricordi quando venne qui la prima automobile?<br />
La prima automobile non lo so, <strong>com</strong>unque mio padre è stato uno dei primi ad averci la<br />
macchina.<br />
Pensa c’aveva un’Isotta Fraschini che ne aveva fatta due prototipi Isotta Fraschini:<br />
solamente un fanale, tutto in ferro battuto, in bronzo, che faceva una luce enorme<br />
perché era pesantissimo. C’aveva un … penso che oggi si parla che li cercano a prezzo di<br />
miliardi questi cosi di Isotta Fraschini e noi, papà e la (…) ci fecero una nocetta per<br />
riparare gli uccelli, pensa! Se avessi tenuto quella macchina … Solamente quei fari<br />
Gabriele era una cosa … quando li chiudevi faceva “plon”, “plon” proprio …<br />
Kai: e la caccia a quel tempo? C’era la caccia?<br />
Si, si, la caccia c’era. La caccia dava moltissimo perché c’erano tanti bracconieri … gli<br />
animali c’erano, le zone qui boschive erano piene di animali: lepri, starne, pernici, aquile,<br />
ma l’aquila non è che era mangiabile, però insomma c’erano tanti animali per cui tanti<br />
ammazzavano 30-40 lepri in due mesi, tre mesi e campavano con quello. Poi c’erano<br />
starne, beccacce, tutti gli animali …<br />
Kai: io non ho mai visto una lepre qua.<br />
Lepre? C’era Fronzi, <strong>com</strong>e usciva ammazzava una lepre… (…) li vedi così… perché andava<br />
verso Quartignano… era bravo <strong>com</strong>e cacciatore perché gli animali non li ammazzava,<br />
però la lepre lui la trovava sempre, verso Quartignano là… lui ha ammazzato tante lepri<br />
Fronzi che uno neanche se l’immagina.<br />
Voi c’avete due o tre zii che erano proprio cacciatori … i Marchetti erano cacciatori<br />
famosi, Marchetti Fernando, Felisio, e ammazzavano anche 20 beccacce. La beccaccia è<br />
un’animale transitorio che quando era nuvolo si rifugiava nelle macchie dove c’erano<br />
vicino proprio ai carbonari, quelli che facevano il carbone, andavano lì vicino perchè<br />
trovano da mangiare.<br />
Invece se era sereno, partivano; perché con le stelle e col chiarore… Quindi se tu andavi<br />
a beccacce quando era sereno, non le trovavi; se c’annavi quanno era nuvolo, ne<br />
passava anche venti.<br />
Kai: si, si. Ma cerano molte più … colombe a quei tempi.<br />
Le colombe, eho…, passavano… oscuravano il sole, passavano… noi li chiamiamo un<br />
branco, <strong>com</strong>e si dice sennò? Un branco di colombe, proprio, a centinaia, centinaia.<br />
Quando ero ragazzo .. sembrava un’apparecchio che passasse… e facevano i richiami:<br />
dalle colline, una colomba che la tiravano col laccio … faceva eh… quelle vedevano quella<br />
che si posava e giù si posavano. Questi erano appostati, contavano fino a tre: “uno, due,<br />
tre, blum!” una scarica di …<br />
Kai: incredibile<br />
E ammazzavano 10 colombe per volta; perché si posava il branco, perché era una specie<br />
di richiamo no?<br />
Kai: non ci sono più.<br />
No, non passano, sono svaniti.<br />
Perché era un’animale che migrava dalle zone… dalla Polonia, dalle zone fredde e<br />
venivano giù. Hanno attribuito che con la guerra hanno tagliato tutti i boschi, tutte le<br />
cose e non ha fatto più i nidi. Come le rondini, no? Qui non vengono più.<br />
Fausto Servili<br />
90
Kai: si, si.<br />
Prima di rondini erano pieni i fili della luce: non vengono perché nei tetti in muratura non<br />
possono fare il nido. Prima invece i tetti erano di legno e potevano fare il nido, le rondini,<br />
invece adesso…<br />
Kai: noi ne abbiamo alcune di qua; in questa casa ci sono i nidi, qui sotto il tetto.<br />
Però pochi, prima tanti: la mattina sui fili della luce era pieno di rondini.<br />
Kai: si ricordo quello: tutta una fila!<br />
Si, si, si, tutti in fila: erano belli!<br />
Kai: si, si, molto belli.<br />
Fausto Servili<br />
91
Mario Bettacchi<br />
Mario Bettacchi, 7-6-1918 / 18-7-2010<br />
Io sono nato il 7 giugno dell’anno 1918.<br />
Kai: tuo nome?<br />
Il mio nome è Mario Bettacchi.<br />
Sono nato qui nella parte interna del paese, che è via Vignoli, e diciamo la parte vecchia<br />
che è chiamata il Borgo. Sono nato nella casa dove attualmente abita Pasquale Scriboni<br />
al numero civico numero 26. Lì sono nato e ad un anno di età sono stato trasferito qui in<br />
via Roma, attualmente che è via Roma, in questo edificio che appunto vero, abito dal<br />
1919; perché sono nato nell’anno 1918, nell’anno 1919 sono venuto ad abitare qui.<br />
Kai: hai avuto qualche fratelli?<br />
Dunque io ho una sorella.<br />
Kai: una sorella, sì.<br />
Che è nata nell’anno 1915 e attualmente abita in quella casa che è qui vicino al ponte.<br />
Kai: ancora vive?<br />
E’ vivente. E’ vivente. C’ha una memoria di ferro. E’ lucida, si ricorda di tutto.<br />
Kai: ah, bene.<br />
E puntualizza anche le date, cosa che non accade a me perché io ricordo moltissime cose,<br />
no?<br />
Kai: sì, sì.<br />
Però non riesco a focalizzare vero, la data esatta. Invece mia sorella è, in questo campo<br />
è perfetta.<br />
Kai: <strong>com</strong>e è diverso oggi il tempo … <strong>com</strong>e era Pievetorina in quel tempo?<br />
Ah, Pievetorina in quel tempo era tutta diversa da <strong>com</strong>e è oggi.<br />
Mario Bettacchi<br />
92
Kai: <strong>com</strong>e? Descrive.<br />
Si viveva diciamo così, più famigliarmente, vero? Ci frequentavamo, vero, le famiglie si<br />
frequentavano di più. Adesso magari c’è più isolamento, perché ognuno cerca di fare le<br />
cose a suo modo; il tempo passato era tutto diverso.<br />
Kai: e non ci sono automobili, non ci sono macchine?<br />
Dunque le prime macchine che sono transitate in questo paese, c’è una fotografia che è<br />
anche riprodotta su al museo, in questa fotografia c’è la corriera che passava penso<br />
giornalmente, ma la prima volta che è transitata a Pievetorina fecero appunto questa<br />
fotografia e mio padre si era messo <strong>com</strong>e viaggiatore ed era affacciato appunto in questa<br />
… una cosa, diciamo al tempo di oggi, un cosa antidiluviana perché era una corriera<br />
proprio alle prime…<br />
In posa davanti al passaggio della corriera, 1911.<br />
Kai: chi collegava?<br />
Questa corriera penso che collegava Visso a Camerino passando per Pievetorina, la<br />
Muccia …<br />
Kai: lui era passeggero?<br />
Sì, sì. Era una corriera che trasportava i passeggeri, era al servizio del pubblico.<br />
Kai: sì, sì. Ci sono stati tanti passeggeri in quel tempo?<br />
mah, <strong>com</strong>e disponibilità di spazio non era molto grande, penso che in ultimo potevano<br />
salirci una quindicina di persone al massimo.<br />
Kai: perciò che anno era quello, più o meno?<br />
Eh, guardi, mah io non ricordo esattamente.<br />
Kai: che anni avevi?<br />
Sicuramente sarà stato intorno agli anni 20. E sì, senz’altro. Ma a quei tempi diciamo era<br />
già un avvenimento perché io ricordo perfettamente, vero, che il servizio ad esempio<br />
postale, veniva svolto attraverso i cavalli. Perché c’era ad esempio un collegamento del<br />
servizio postale svolto da persone che viaggiavano, vero, con le carrozze e i cavalli.<br />
Kai: e c’erano tanti bui per lavorare i campi …?<br />
No, no, i cavalli, mah diciamo vero, la zona era piuttosto agricola quindi contadini,<br />
mezzadri, di persone diciamo intellettuali ce n’erano pochissime…<br />
Kai: e tutti andava a scuola o no? Non c’era scuola?<br />
sì, bè per dire l’età che ho vissuto l’infanzia io, c’erano le scuole elementari e poi i più<br />
abbienti e quelli disposti allo studio andavano a Camerino.<br />
Kai: anche per scuola media?<br />
sì; le magistrali, erano le scuole magistrali, e poi dopo c’erano anche le scuole superiori<br />
perché Camerino è una città molto antica e quindi c’ha un’Università, vero, che c’ha delle<br />
tradizioni proprio diciamo molto antiche.<br />
Mario Bettacchi<br />
93
Kai: tu hai qualche ricordo della famiglia Marini?<br />
Dunque, della famiglia Marini, io ero ragazzo e … dunque in chiesa c’era l’insegnamento<br />
della dottrina e questo insegnamento veniva svolto non in chiesa, ma nella casa privata<br />
di, sarebbe stata una zia della sua signora.<br />
Kai: zia Laura? Da parte di padre?<br />
Sì, si chiamava Marini Laura e noi gli dicevamo Laurina. Questa donna che era… questa<br />
signorina perché non era sposata.<br />
Kai: non era sposata.<br />
Non era sposata. L’ufficio postale, Poste e Telegrafo, perché a suo tempo c’era il<br />
telegrafo, no? Con l’alfabeto Morse, e stava in quel locale dove attualmente c’è un<br />
esercizio di generi alimentari. E’ qui in fondo alla via Roma, di fronte al giornalaio. Lì c’era<br />
l’ufficio postale e questa signorina c’aveva l’abitazione a piano terra. A noi ci insegnava la<br />
dottrina e nell’intervallo, per farci anche un po’ divertire, ci faceva conversare attraverso<br />
il telefono perché un apparecchio ce l’aveva dentro all’ufficio, e dalla parte di dietro<br />
c’aveva una cabina che era tutta quanta imbottita, vero, quindi non assorbiva i rumori e<br />
quindi uno si metteva in cabina e un altro parlava dall’ufficio e quindi conversavamo<br />
attraverso il telefono.<br />
Era una donna molto devota. Molto devota, sì, sì. Ed era appunto la sorella di Ugo, che<br />
Ugo sarebbe il padre della sua signora, poi c’aveva anche un altro fratello che si<br />
chiamava Ivo, Ivo Marini.<br />
Kai: sì, era molto simpatico.<br />
Ivo Marini<br />
Giocatore di terziglio, terziglio o quintiglio.<br />
Kai: terziglio vuol dire?<br />
Eh, terziglio si gioca in tre persone: è una specie di tre sette che si gioca in tre persone.<br />
Kai: e quell’altro gioco che era? C’era un altro tipo di giocare?<br />
Eh, questo era un appassionato di questo gioco. C’ho giocato anche io, sa, perché è<br />
vissuto a lungo.<br />
Kai: ogni sera?<br />
Eh, sì, sì.<br />
Kai: al bar?<br />
Il ritrovo era su, nella parte alta del paese, chiamato Montalbano, lì c’erano, c’era una<br />
Mario Bettacchi<br />
94
cantina, c’era un’osteria e c’era la sala da gioco. Era tutto quanto un pò circoscritto lì nel<br />
paese.<br />
carte napoletane<br />
Kai: sì. E il prete al quel tempo chi era?<br />
Il parroco in quel tempo era Don Pietro Rosati, che a Pievetorina venne attorno all’anno<br />
1920 perché io ad esempio sono stato battezzato e a me mi ha battezzato…, il parroco<br />
era il parroco Cristallini, il nome non me lo ricordo…<br />
Kai: non importa.<br />
Questo Cristallini poi si dimise e subentrò questo Don Pietro Rosati che era di Serravalle<br />
di Chienti.<br />
Kai: tu hai qualche ricordi dei genitori di Ugo Marini?<br />
Di Ugo Marini sì, ma io li ho conosciuti, eh?<br />
Kai: c’era Maria, la madre di …<br />
Li ho conosciuti: loro abitavano nella casa dove attualmente abita…<br />
Kai: noi!<br />
La famiglia… no, dove abita attualmente la famiglia Terenzi. Abitavano su, li a<br />
Montalbano in fondo al vicolo, via Ascolani è quella lì, abitavano lassù.<br />
Kai: sì, sì. E <strong>com</strong>e era lui, il padre, che faceva?<br />
Eh, persone molto simpatiche, persone apprezzate nel paese perché erano già, vero,<br />
diciamo di un livello culturale un po’ più elevato rispetto alla massa perché, <strong>com</strong>e ripeto,<br />
qui era…, la maggior parte erano mezzadri, ecco, gente di campagna.<br />
Kai: lui aveva la sua terra?<br />
Sì, sì, erano proprietari, <strong>com</strong>e no, proprietari della terra.<br />
Kai: e la madre di lui?<br />
Eh, la madre pure, li ho conosciuti tutti e due, ma erano molto già anziani.<br />
Kai: sì, quella era la contessa, mi sembra, era di Gubbio, mi sembra.<br />
Sinceramente le origini proprio io non le ricordo, ma neanche le conosco.<br />
Kai: sì. Avete qualche ricordo di loro, della madre di Ugo?<br />
Eh, bè, non, sinceramente non…<br />
Kai: no, no…<br />
Mia sorella ne potrebbe sapere di più.<br />
Kai: ah, sì?<br />
Perché mia sorella si ricorda molto delle cose, io c’ho un ricordo sempre molto vago del<br />
passato.<br />
Kai: allora a quel tempo venne il fascismo, Mussolini.<br />
Eh, <strong>com</strong>e no? Eravamo proprio nel periodo del fascismo.<br />
Kai: <strong>com</strong>e era a quel tempo durante i 20 e i 30?<br />
A quei tempi diciamo erano tutti fascisti… sì perché non c’era alternativa. Io c’ho delle<br />
fotografie ad esempio che sono pubblicate anche … perché, non ricordo esattamente se,<br />
ma attraverso la Cassa Rurale sono stati pubblicati due libri delle fotografie del tempo<br />
passato e in uno di questo libro c’è una fotografia che io l’ho fatto riprodurre in grande:<br />
c’è una schiera di ragazzi <strong>com</strong>e me vestiti da Balilla.<br />
Kai: ah, sì, <strong>com</strong>e Maria. Anche Maria era un piccolo fascista quando Balilla…<br />
La sua signora?<br />
Kai: sì, sì, la mia signora.<br />
Mario Bettacchi<br />
95
Figli della lupa e Piccole Italiane, Pievetorina anni 20<br />
E questo gruppo in posizione un po’ sopraelevata, ci sono le Piccole Italiane, che erano<br />
donne. Di queste donne attualmente è vivente una soltanto.<br />
Ossia, sono vivente io perché gli altri, i maschi, sono morti tutti. E delle donne c’è<br />
rimasta soltanto una Lucchini Lina mi sembra che si chiami, che sarebbe la sorella di Don<br />
Peppe Lucchini, il parroco che sta a San Benedetto, qui a Montecavallo.<br />
Kai: sì, sì.<br />
Quella è ancora vivente. E c’ha qualche anno più di me.<br />
Kai: quanti anni avrebbe?<br />
Eh, quelle ce ne dovrebbe avere attorno a novant’anni.<br />
Kai: e allora che facevi <strong>com</strong>e questo, <strong>com</strong>e hai chiamato, Balillo?<br />
Balilla. Avanguardisti e poi su su, c’erano la Milizia Volontaria. La Milizia Volontaria la<br />
chiamavano per la sicurezza nazionale, quelli erano inquadrati, anche armati erano. Qui<br />
c’abbiamo avuto degli esponenti, insomma c’era il segretario politico, c’era tutta la<br />
gerarchia diciamo del regime. Era una cosa più che naturale.<br />
Kai: sì certo. E allora tu diventava soldato quando?<br />
Dunque io sono andato militare il primo aprile dell’anno 1939.<br />
Kai: 29, e <strong>com</strong>e, volontario?<br />
Nell’anno 1939.<br />
Kai: 39, e volontario o?<br />
No, no, no. Sono stato chiamato di soldato di leva.<br />
Kai: soldato di leva.<br />
Soldato di leva. Sono partito, diciamo, attraverso il distretto militare e io sono andato a<br />
Bologna.<br />
A Bologna sono stato, diciamo, assegnato al 6° Centro Automobilistico. Sì, adesso è un<br />
corpo che è stato disciolto, attualmente fa parte, diciamo, dell’alba(?) dei trasporti e dei<br />
materiali; è stato unificato.<br />
Io ho fatto il militare a Bologna.<br />
Kai: a Bologna; e dopo di quello?<br />
Dopo, diciamo nell’anno 1940 è scoppiata la …, l’Italia è entrata in guerra. Sono stato<br />
mobilitato e sono stato assegnato in un reparto, eravamo circa 70 persone, un’officina<br />
mobile pesante: 18° Officina Mobile Pesante.<br />
Ho fatto la campagna slava, poi dopo siamo rientrati in Italia.<br />
Kai: slavia dove?<br />
Jugoslavia.<br />
Kai: Jugoslavia. In che parte? Ricordi?<br />
Sono stato in Croazia, fino a Ogulin. Noi ci siamo fermati a Ogulin. Lì, diciamo, è finita la<br />
campagna, siamo rientrati in Italia e da Verona siamo stati mobilitati e c’hanno portato in<br />
Mario Bettacchi<br />
96
Russia.<br />
Kai: Russia?<br />
Io sono stato due anni in Russia, sono andato in Russia con il corpo di spedizione.<br />
Kai: mamma mia.<br />
Sì. Che lo <strong>com</strong>andava il generale Messe, Giovanni Messe.<br />
Kai: Giovanni Messe, un italiano?<br />
Sì, sì, sì, italiano. E poi dopo, l’anno successivo è venuta l’armata. Dal corpo di<br />
spedizione si è passati all’armata che era chiamato ARMIR.<br />
Giovanni Messe<br />
Kai: e che hai fatto?<br />
Eh, dunque io della Russia ne ho fatta parecchia: sono arrivato fino sul Donetz. Dopo da<br />
lì c’è stata la ritirata e siamo ritornati in Italia. Dopo c’hanno fatto girare un po’ perché il<br />
problema diciamo del movimento sul territorio era un po’ condizionato, vero, dal<br />
<strong>com</strong>ando tedesco. A noi ci portavano sempre nelle zone più, diciamo, più remote per<br />
lasciare libere le vie di transito, vero, alle truppe <strong>com</strong>battenti. Noi facevamo parte dei<br />
servizi, quindi eravamo un po’, diciamo, di secondo ordine.<br />
Kai: sì, sì, non c’era…<br />
Però siamo arrivati fino nella Russia bianca, a Gomel. mah, c’ho tutto l’itinerario io, tappa<br />
per tappa, <strong>com</strong>e ho vissuto la campagna di Russia, ce l’ho tutta segnata.<br />
Kai: tutta segnata?<br />
Data, chilometri, tutto…<br />
Kai: bravissimo.<br />
Sì, sì.<br />
Kai: questo scritto è qua?<br />
Ce l’ho, ce l’ho a casa, ce l’ho qui di sopra.<br />
Kai: ah, bene.<br />
Sì, sì.<br />
Kai: mi piacerebbe vederlo qualche volta.<br />
Come?<br />
Kai: mi piacerebbe vederlo.<br />
Ma io glie lo faccio vedere, adesso se mia moglie si ferma un attimo qui, possiamo salire<br />
di sopra e ti faccio vedere. Chiuda, chiuda.<br />
Kai: e voi avete i ritornati a Italia primo aprile del 43? E dopo di quello,che succede?<br />
Dunque dopo di quello il reparto mio non è stato sciolto perché sennò le truppe, diciamo<br />
<strong>com</strong>battenti, ritornate in Italia venivano smobilitate, vero, e quindi ognuno ritornava ai<br />
suoi reparti.<br />
Noi invece, sic<strong>com</strong>e eravamo un reperto autonomo, siamo stati, dopo la contumacia,<br />
periodo della contumacia, poi la licenza per il rientro in patria, siamo ritornati a Verona e<br />
l’Officina ha <strong>com</strong>inciato a lavorare un’altra volta. E riparavamo tutte questi stock di<br />
macchine che erano rientrate dalla Russia a Verona. A Verona lì è avvenuto l’armistizio, si<br />
Mario Bettacchi<br />
97
è disciolto l’esercito, io sono ritornato da Verona a piedi fino a Budrio, nei dintorni di<br />
Bologna.<br />
Kai: a piedi?<br />
A piedi. E da lì poi dopo ho preso il treno e sono ritornato a casa, qua.<br />
Kai: e durante quel periodo, durante la caduta di Italia, dopo l’armistizio?<br />
Dopo l’armistizio…<br />
Kai: c’era quasi guerra civile, mi sembra.<br />
Eh, che erano i tedeschi. I tedeschi so rientrati…, noi lavoravamo con quest’Officina,<br />
diciamo era accampata, c’era una serie di padiglioni dietro alla caserma del 4° Centro<br />
Automobilistico a Verona. Noi eravamo appunto in uno di quei padiglioni lì. Abbiamo visto<br />
i tedeschi entrà dalla porta della caserma ufficiali del 4° Centro Automobilistico. Noi<br />
abbiamo saltato le mura e siamo andati, ci siamo sbandati e siamo venuti a casa. E lungo<br />
la strada, facevamo tutte strade secondarie per non incappare nelle pattuglie tedesche<br />
perché già in<strong>com</strong>inciavano a…<br />
Kai: a prendere i giovani.<br />
Eh, <strong>com</strong>e no; eh, diamine.<br />
Kai: e qui a Pievetorina era tanto pericoloso. Per esempio Mario Marini è andato nella<br />
montagna per evitare…<br />
Ci sono stato anch’io, diciamo…<br />
Kai: fuori? Nelle montagne?<br />
Sì, sì.<br />
Kai: per nascondere?<br />
Eh, dunque, il fatto è avvenuto in questo modo, che ritornati a casa, poi dopo c’è stato<br />
diciamo così, c’è stato un proclama per essere un’altra volta ripresentati nell’esercito, ma<br />
noi assieme a tanti altri ci siamo sbandati, non ci siamo presentati a questo proclama che<br />
aveva fatto il maresciallo Badoglio, no?<br />
Kai: sì.<br />
Per ricostituire l’esercito …<br />
Kai: sì, quello non hai fatto.<br />
E altri sono andati, si sono caricati con la Repubblica Sociale.<br />
Kai: sì, per esempio Lucio.<br />
Noi ci siamo dati alla macchia. Siamo andati, noi, il posto nostro di rifugio era qui a<br />
Lecentare, dove c’ha la proprietà i Marchetti di Lucciano.<br />
Kai: ha, ho capito.<br />
Stavamo lassù.<br />
Kai: sì, sì.<br />
E vivevamo, vero, lì alla giornata.<br />
Kai: e i tedeschi sono stati qua a Pievetorina?<br />
Eh, i tedeschi ne hanno fatte. A raccontare tutte le cose avvenute, diciamo, non è una<br />
cosa semplice così a voce.<br />
Kai: no.<br />
Sì, bè, bisognerebbe ricordare scrivendo, ma ad esempio, quando che noi ci siamo dati<br />
alla, diciamo così, alla macchia, siamo partiti da Pievetorina siamo andati su a<br />
Valsantangelo, quindi a Lecentare.<br />
Mentre che noi salivamo la strada che da Pievetorina va oltre Valsantangelo, che va verso<br />
la Pintura di Ciglia, il valico, s’erano, diciamo così, sbandati tutti gli internati del<br />
Montenegro che l’avevano portati a Colfiorito.<br />
Kai: a Colfiorito, sì, sì.<br />
Quelli, <strong>com</strong>e noi, hanno rotto i cancelli e si sono dati così girovaghi. Infatti attorno lì alle<br />
montagne di Valsantagelo era pieno di questi Montenegrini che poi dopo sono scesi,<br />
qualcuno è venuto anche assieme a noi, perché noi eravamo tutti abusivi, no?<br />
Kai: sì.<br />
Abitavamo dentro le case disabitate di Lecentare. E questi Montenegrini sono venuti, poi<br />
dopo qualche giorno si sono anche armati. Noi cercavamo di mangiare perché il mangiare<br />
ce n’era poco. Questi invece si sono subito riarmati.<br />
Mario Bettacchi<br />
98
Kai: a quel tempo è morto il fratello di Maria.<br />
Quello è il fatto che io l’ho vissuto in prima persona.<br />
Kai: sì?<br />
Perché uno di questi Montenegrini che si chiamava Giugo e doveva soggiornare qui a<br />
Antico, che cosa è avvento? Che qui a Pievetorina si era costituito un gruppo di<br />
partigiani, no?<br />
Kai: sì.<br />
Che operavano in collegamento con questi di Massaprofoglio, altri stavano a Collebianchi,<br />
qui vicino a Montecavallo, e qui questo gruppo lo capeggiava Domenico Lorenzetti.<br />
Ragioniere Domenico Lorenzetti che attualmente la moglie ancora vive, Adorna, la figlia è<br />
la dottoressa…<br />
Kai: sì, sì, sì, la conosco, è molto simpatica.<br />
A Camerino.<br />
Kai: sì, sì, sì.<br />
Un’altra è, dovrebbe essere un’esperta in <strong>com</strong>mercio.<br />
Kai: sì, sì.<br />
Sta con una fabbrica di borse di un nome molto pregiato, neanche lo ricordo; Paola si<br />
chiama.<br />
E questo Domenico Lorenzetti, appunto che era un ex ufficiale dell’esercito, capeggiava<br />
questo gruppo di Pievetorinesi che cercavano di salvaguardare un povero, la quiete<br />
pubblica.<br />
Kai: sì.<br />
E quindi …<br />
Kai: e che vogliono fare, che vogliono?<br />
Facevano delle pattuglie notturne. Io vivevo in disparte perché ho sempre partecipato,<br />
ma sic<strong>com</strong>e ero reduce dalla Russia e di tribolazioni (eh eh) ne avevo affrontate<br />
parecchie, allora a Domenico Lorenzetti che eravamo amici del banco di scuola gli dissi<br />
oh, dico, a me lasciami in pace, io sto con voi, ma cerco di stare anche un po’ riparato<br />
qui a casa, perché …<br />
Kai: sì, sì, sì.<br />
Alla notte mi piaceva andà a dormì sul letto. E allora qui, venuto da Roma, viveva un<br />
certo Vincenzo Micarelli. Questo Vincenzo Micarelli era un direttore di un gruppo di<br />
alimentaristi a Roma, una persona per bene, e veniva qui a casa mia perché ascoltavamo<br />
radio Londra. E radio Londra non si poteva ascoltare perché te portavano via, te<br />
mettevano in galera.<br />
Allora una sera, io non ricordo appunto la data, perché a me le date non c’ho proprio<br />
memoria, stavamo ascoltando radio Londra in quel locale dove attualmente adesso c’è la<br />
cucina, lì in basso, e sentimmo uno sparo. Proprio lì <strong>com</strong>e adesso c’è l’ingresso<br />
dell’abitazione, questo disse che questo colpo gli era partito per disgrazia. Lo investì<br />
sull’addome.<br />
Kai: sì, sì.<br />
E noi sentimmo questo colpo e scendemmo giù, e questo poveraccio, Gabriele, lo<br />
portammo appresso a qui a confine, allora ci abitava Fronzi con il forno, Duilia, che era la<br />
moglie di Domenico Fronzi, sarebbero stati i genitori di Alberto e Sandro Fronzi.<br />
Attualmente stanno in disparte, ma il forno ancora è gestito a nome loro. E fu sdraiato<br />
sopra un lettino, venne giù la madre, Peppina, e questo ragazzo, che era lucidissimo, non<br />
faceva altro che rac<strong>com</strong>andargli di non inveire contro nessuno perché questo colpo,<br />
secondo quello che diceva lui, era partito per disgrazia.<br />
Kai: per un incidente, non era…<br />
Un incidente.<br />
Kai: non era intenzionale.<br />
Disse.<br />
Kai: disse, ma …<br />
Lui insisté a dire, che si trattava di un colpo partito per incidente. Incidentalmente.<br />
Io uscii da casa, allora c’era l’oscuramento non si vedeva niente di notte, andetti su qui<br />
alla Rocca, che ci abitava un certo Giovagnoli Pietro, però gli dicevano Ninì, e c’aveva un<br />
servizio pubblico, una macchina adibita a servizio pubblico e non si voleva alzare perché<br />
era andato a letto, era di notte, c’era l’oscuramento.<br />
Mario Bettacchi<br />
99
Kai: c’erano ancora i tedeschi?<br />
Era zona libera. I tedeschi stavano a Macerata…<br />
Kai: sì e altre parti.<br />
Qui <strong>com</strong>e ripeto la zona era un po’ sorvegliata da questo gruppo di partigiani locali.<br />
Kai: sì.<br />
E, <strong>com</strong>e ripeto, venne giù, fu caricato su questa, era una Balilla a tre marce, una<br />
macchina piccola, e fu portato a Camerino.<br />
Il mattino dopo è deceduto.<br />
Kai: sì, a quel tempo non era possibile salvarlo … che peccato. Ma che pensi tu, era<br />
intenzionale? Chi ha fatto questo colpo, uno di questi slavi?<br />
Questo montenegrino, che lo chiamavano Giugo, una persona irruenta, proprio una<br />
persona da tenere in disparte, era in pattuglia assieme a questo Marini Gabriele. Loro<br />
due soli. Pattugliavano il paese.<br />
Kai: sì, sì.<br />
Quindi è avvenuto così, senza testimoni.<br />
Gabriele Marini<br />
Kai, sì. Chi lo sa. E quando sono partiti i tedeschi di queste parti c’è stato questo esercito<br />
che ha camminato tutto…<br />
E, dunque, diciamo, qui si tratta sempre di date, di giorni che io non ricordo, però<br />
sommariamente avevano occupato, ossia, c’era diciamo una radio trasmittente che s’era<br />
collocata su al campanile, in cima al campanile, ed era in collegamento con altri gruppi<br />
che stavano in Umbria. La maggior parte dei tedeschi alloggiava dentro qui al palazzo<br />
dove attualmente c’è la sede dell’Aereonautica, il palazzo che poi era di Cancellieri<br />
Vincenzo che era adibito ad ammasso di granaglie, che poi dopo questo palazzo qui<br />
l’hanno <strong>com</strong>prato gli Aquini (?). E quello era pieno di tedeschi.<br />
Kai: ah, sì.<br />
I tedeschi quella mattina c’era un movimento con tutte queste bombe diciamo che le<br />
andavano collocando nei ponti, nei punti di passaggio e poi un’altra parte aveva occupato<br />
anche la casa di Ciccarelli, qui di fronte a me.<br />
Kai: sì.<br />
Verso l’una, così, nel pomeriggio, nel primissimo pomeriggio, in brevissimo tempo, si so<br />
dati una radunata tutti quanti, hanno in<strong>com</strong>inciato ad andar via, via, via, e sono partiti<br />
così senza far niente.<br />
Io mi ricordo che l’ultimo tedesco che è uscito dal paese era un ufficiale che viaggiava<br />
con un sidecar, una motocicletta col sidecar, e si dimenticò, questo ufficiale qui, si<br />
dimenticò il fucile mitragliatore dove attualmente lì c’è la banca delle Marche e c’è quella<br />
fontana, lì la fontana non c’era c’erano delle panchine, e si dimenticò il fucile<br />
mitragliatore lì.<br />
Kai: ah.<br />
Mario Bettacchi<br />
100
Io quasi quasi avevo tentato di scende giù e piglià sto fucile, invece quello ritornò indietro<br />
di corsa col sidecar e riprese sto fucile e poi andò via. Ecco <strong>com</strong>e è avvenuta<br />
l’evacuazione da Pievetorina, è avvenuta appunto in brevissimo tempo. Da diciamo<br />
attorno all’una, all’una e mezza era tutto sgombero.<br />
Kai: interessante, sì. E dopo la guerra è un po’ difficile la vita?<br />
E, dopo la guerra ognuno ha cercato di fare il possibile per sopravvivere.<br />
Kai: e voi avete questo negozio sotto?<br />
Il negozio c’era sempre, in negozio era mia madre e mia sorella, ma diciamo, eravamo<br />
sprovvisti quasi di tutto. Anche, diciamo, le fonti di approvvigionamento non c’erano, no?<br />
Uno cercava di <strong>com</strong>perare, venivano ad esempio non so a Tolentino, venivano<br />
saltuariamente gente che viaggiava dal nord, portava giù la roba, insomma ognuno<br />
cercava di arrangiarsi <strong>com</strong>e meglio poteva.<br />
Kai: lei aveva qualche campo per crescere i vegetali…<br />
No, no, no, noi non avevamo estensioni di terreno.<br />
Kai: e voi avete figli?<br />
En, dunque, io dopo mi sono sposato, ma molto dopo la guerra.<br />
Kai: sì, sì. Che anno?<br />
Nel 50, mi sa. Nell’anno 1950.<br />
Kai: e ci sono stati figli?<br />
Io c’ho avuto un figlio, no? Che attualmente c’ha lo studio da ingegneria, fa l’ingegnere.<br />
Kai: ah, ho capito, dove?<br />
Qui a Pievetorina. C’ha lo studio lì sopra alla banche delle Marche. Lui occupa tutto<br />
l’appartamento della banca delle Marche.<br />
Kai: non lo sapevo.<br />
Sì, sì. Antonio si chiama. Ma lo conoscono, i parenti di sua moglie lo conoscono bene.<br />
Kai: sì, sì. Allora, dimmi un po’ di quel bombardamento in Russi dove era; il<br />
bombardamento dei Russi contro voi.<br />
E, lì c’erano, diciamo, alla sera nel periodo … c’erano…<br />
Kai: dove era? Quando?<br />
A Gomel. Ma i bombardamenti, noi ad esempio quando eravamo a Bonoscinograd(?), i<br />
bombardamenti erano giornalieri perché … c’ho anche delle fotografie dove eravamo noi<br />
con l’Officina, cadde uno spezzone da un aereo, fece una buca enorme. Io me ricordo che<br />
dalla parte di dietro dove c’era l’ingresso che cadde questo spezzone di bomba e c’era<br />
una porta grandissima, e stava entrando uno con una motocicletta col sidecar, con lo<br />
spostamento dell’aria lo schizzò dentro <strong>com</strong>e un proiettile… eh sì.<br />
Kai: sì, sì.<br />
E, la guerra era così.<br />
Kai: terribile.<br />
Noi non eravamo truppe <strong>com</strong>battenti, però là la guerra era per tutti, non risparmiava<br />
nessuno.<br />
Kai: esatto; voi portava qualche materiale per aiuto ai soldati? Che cosa…<br />
Dunque io ero il magazziniere della 18° Officina Mobile Pesante e c’avevo in consegna<br />
tutto il materiale… noi c’avevamo 8 autocarri carichi di tutti i pezzi di ricambio, vero, delle<br />
varie macchine, vero, che operavano sul territorio. Più 4 automezzi sui quali veniva<br />
caricata tutta l’attrezzatura dell’Officina.<br />
Kai: sì, sì, bene. Allora, pensa lei di qualche altra cosa che vuole dire?<br />
Che gli posso dire?<br />
Kai: … abbiamo finito.<br />
mah, ci sarebbe tanto da dire, ma <strong>com</strong>e ripeto…<br />
Kai: ma tu ricordi qualche altra cosa?<br />
Così a braccio è sempre una cosa difficile a riferire le cose anche perché poi io c’ho<br />
un’istruzione elementare. Io ho fatto la quinta elementare, non è che sono andato oltre.<br />
Kai: non importa molto. Allora molto molto grazie.<br />
Ma di che cosa? Ma per carità.<br />
Kai: è interessante.<br />
Ma ci sarebbe da parlare, avoglia …<br />
Mario Bettacchi<br />
101
Kai: sì, sì, bello.<br />
Adesso glie voglio fa vedere qualche fotografia ...<br />
Mario Bettacchi<br />
102
Giuseppe Simoni (intervista doppia del 16-10-2000)<br />
Giuseppe Simoni<br />
… nipote de Ita … de lu benzinaro.<br />
Fernando Mattioni: va bè, sci.<br />
E la madre pure di Venanzino…<br />
Fernando: Briccoli?<br />
Briccoli è. Che già stava con me là e lui era rimasto là.<br />
E allora passavo lì avanti e gli dicio: “se scrivi a casa, digli che io sò prigioniero!”<br />
Come se scrivo io glie dico che tu stai qui, no? … che dopo tra di loro se lo dicono, no?<br />
Allora, mentre che camminavamo e andavamo in giù per due, mentre camminavo io<br />
guardavo in là al cancello e parlavo con questo e glie dicevo questo qui, no?<br />
Allora so andato fuori fila.<br />
Allora è venuto su il caporale inglese lì, e….<br />
Dù bastonate qui. Porca … Momenti me butta per terra …<br />
Kai: si.<br />
Eppoi m’ha cosato il nome, bum, bam… m’ha portato dal capitano, c’è con l’interprete, mi<br />
dice: “Ma che hai fatto? Che hai fatto?”<br />
Eh, coscì, coscì, coscì, coscì, perché mi è successo cuscì…”.<br />
Io glie dicevo: “quillo sta vicino a casa mia, semo amici, i cosi, le famiglie, che gli<br />
dicesse, se scrive a casa, che io so prigioniero, stavo bene, che io glie dico de lui…<br />
Fernando: <strong>com</strong>e s’era finito.<br />
Quess’altro cuscì. Allora l’interprete eh…, c’era il colonnello lì, eh…<br />
Giuseppe Simoni<br />
103
“Ma <strong>com</strong>e, <strong>com</strong>m’è stato allora?”<br />
“Eh, così, così, – dico io – eh,”. E poi… so scoppiato a piangere. Perché… dico ma c’ho<br />
fatto? No? non ho fatto niente de male, no? Mo quisto… Perché poi te mandavano al<br />
campo de punizione dopo, no? Se… Se avevi <strong>com</strong>messo qualcosa di grave te mandavano<br />
al campo de punizione.<br />
Kai: mamma mia.<br />
Al campo fascisti e al 305 che lì era…<br />
Fernando: tutti fascisti era.<br />
Peggio ancora.<br />
E allora misso a piange e allora sto colonnello m’ha guardato, poi gli dice all’interprete,<br />
ma <strong>com</strong>’è allora digli un po’ <strong>com</strong>’e stato.<br />
Eh, è stato coscì, è stato coscì e poi … piagnevo giù <strong>com</strong>e un ragazzino perché so<br />
momenti che, bhè, non lo so perché per far passare lì… E allora sto colonnello…<br />
Fausto: vai, vai, vai, vai…<br />
Non andate via… e allora sto colonnello e su a casa c’ho la fotografia ancora … la guardo<br />
sempre perché tante volte m’ha salvato.<br />
Fernando: e dopo s’è annato, e dopo t’hanno portato in Palestina invece?<br />
Dopo siamo andati in Palestina, invece siamo andati in Palestina. Siamo andati là, si<br />
doveva anche lavorà e dice do ce portano ce portano, noi dicevamo. La fame ce n’era<br />
tanta lì, sa? Mica, ehoh, ce stava… otto giorni, per Dio, un biscottino così ce davano e<br />
mezzo bicchiere di tè alle 10 e poi niente più. E allora la fame… dice: “se ce portano<br />
anche in mezzo a un campu d’erba…”. Veramente semo annati là in Palestina ci stava<br />
l’erba, c’erano li cardi, noi li chiamamo.<br />
Fernando: I cardi. I cardi. Li conosci i cardi?<br />
Li cardi quelli che oggi… noi li mangiava, li somari se magnavano, co li spini, co le cose…<br />
C’erano i cardi coscì arti: co quattro giorni li semo magnati tutti!<br />
Perché se trovavamo un po’ di negozio… li mettevamo a bollì un tant… una sbollentatina<br />
poco poco così, no? poi ce li prendeva l’inglesi ce li buttava via, non se potia cosà. Però<br />
dentro a st’accampamento coscì, tutta st’erba glie avevamo dato un’ammosciatella, in<br />
quattro o cinque, poi ce spartivame ste pallocchette de ste cosi, ma mezzi crudì, cosci,<br />
senza sale, senza olio, senza niente, eh, però… Però li magnavamo perché la fame, chi<br />
non l’ha provata…<br />
Kai: certo.<br />
Chi non l’ha provata non sa de che cosè la fame. La fame era quella era la fame, non è<br />
<strong>com</strong>e qui, io sento tanti, dice: “io ce vò che vado a mangià che ciò una fame che non ce<br />
vedo più!” No?<br />
Tante volte a mezzogiorno può esse tardi, no? “Ciò una fame che non ci vedo!”<br />
Kai: si, si.<br />
Ma che fame è quella? Ma da quant’è che non hai mangiato? Hai mangiato stamattina,<br />
mangiato ieri sera. Ma lì era la fame …de mesi! No? Che non ce …. non c’era da magnà. E<br />
allora, che voi fa?<br />
Fernando: dopo de lì stavi abbastanza bene?<br />
Eh, so stato un po’ di tempo lì… e poi dopo ito a lavorà, voliano chi vuole collaborà, chi…<br />
no, no, noi niente cosi, qui, l’altro, volia sapè se… Dopo c’erano li fascisti, c’erano … quelli<br />
che… e ancora… poi dopo siamo stati lì…<br />
Poi dopo c’hanno dato un branco de cavalli, muli, da custodì quelli lì; e allora<br />
custodivamo questi cavalli e muli.<br />
Fernando: da mangiare era un po’ meglio dopo lì?<br />
Eh, pochetto sempre, però dopo lì c’arrangiavamo, no? Perché a li cavalli li davano l’orzo,<br />
granturcu, mais, no? Gli davano le cherrube.<br />
Fernando: le carrube, le…<br />
Kai: si, si.<br />
Le noccioline, le cose, allora noi ce magnavamo tutto… A magnà lo granturco coscì<br />
adesso sembra… Però non potevi magnarlo, perché non te potevi fa vedè dall’inglese,<br />
però noi quando che c’era li cavalli, andavi su tra un cavallo e un’altro e mettei…<br />
Fernando: le carrucole, le carrucole bhè, so bone.<br />
Le carrube erano bone, ma lo granturco … te… bocca piena, facevi su, magnavi jù cose…<br />
Giuseppe Simoni<br />
104
però te dovevi, te ficcavi tra un cavallo e l’altro<br />
Fernando: perché se te vedevano…<br />
Perché se te vedevano, menaano. Quillo c’avia… e allora, però, anche lo granturco coscì<br />
se magnava, no? Mangiavamo tutto…. Quello che trovavi… eh, non era bono, ma con<br />
quella fame, la fame, te l’ho detto, non … non c’ha confronti, la fame è brutta, no?<br />
Kai: si, si, si.<br />
Eh, il primo campo di concentramento… poi gli inglesi c’hanno tenuto 3 giorni e 3 notte<br />
inquadrati per 5, e lì pure ho pigliato un’altra bastonata…<br />
Stavamo per 5, giorno e notte; ce davano un bicchiere de tè, alla mattina, con un<br />
biscottino cuscì, 3 giorni e 3 notti sempre lì inquadrati, non te potevi move, dovei andà<br />
anche a fa la cosa, “scusate – facevi vedè che… - te scansavi lì due passi, andavi a fa li<br />
bisogni tue, e po’ te rimettevi lì. Andavi a piscià perché l’atro non mi piaceva farlo…<br />
Fernando: dimmi una cosa: e i vestiti che vestiti erano? Vi avevano dato i vestivi novi?<br />
No, no, i vestiti dopo ce li hanno dati dopo. Dopo c’hanno vestito da inglesi.<br />
Fernando: vestito da inglesi.<br />
Dopo del 43, quando che è finita la guerra no? dopo c’hanno vestito, c’hanno dato la<br />
divisa inglese.<br />
Fausto: Da civili?<br />
Fernando: inglese, inglese, da militare.<br />
C’hanno dato la divisa da militare con l’Italy qui.<br />
Fernando: co scritto Italia.<br />
Sennò prima da prigionieri c’avevamo, c’aveano date un paio di pantaloncini co tutte<br />
pezze: un quadro là al sedere, un quadro qui, un altro qui. Sulla camicia, dietro le spalle,<br />
un altro quadro qui; da prigionieri.<br />
Fernando: per riconoscerli.<br />
Invece dopo c’hanno data la divisa inglese. Qui c’avevamo…. mo te faccio vedè la divisa<br />
inglese…<br />
Qui c’è il cappellano, c’è …<br />
Fernando: ah, qui vestiti da inglesi.<br />
Eccole quelle più …. qui stamo alla messa…<br />
Fernando: Ah, bhè ecco questi… però ma qui stavate grassi, mi pare, dopo mangiavate<br />
perché. Co lo granturco, non lo so, però mangiavate…<br />
No, dopo no, dopo… dopo fatto lu cosu… Si, ma io i primi tempi, quando so andato là<br />
Africa de coso, ero arrivato a 92 chili, da militare, da recluta, dopo quando so andato in<br />
cucina, ero cuciniere…<br />
Fernando: e dopo quando si venuto giù per ultimo, là quanto pesavi? Non lo sai.<br />
56 chili.<br />
Fernando: da 90 chili a 56.<br />
Kai: mamma mia.<br />
E allora, che vo fa, e dopo da lì c’hanno cambiato posto, dopo chi voleva ji a fa il cuoco,<br />
chi il cameriere,<br />
Fernando: ma tu de casa non sapevi notizie, sennò? De casa, qui.<br />
De casa l’ho saputo, ho saputo … che m’ha scritto povero Pietro da per mezzo della croce<br />
rossa, io già da novembre già da militare ero già un paio di mesi che non sapevo più<br />
notizie e ho saputo notizie l’anno dopo a maggio; dal mese d’ottobre a maggio l’anno<br />
dopo, del 42, ho saputo notizie da casa che stavano bene. E loro, per mezzo della croce<br />
rossa, poro Don Pietro, ha detto che io ero prigioniero. Però se dove stavo e dove non<br />
stavo non sapevano niente.<br />
Fernando: ma tu hai partecipato alla battaglia di Alamein sul deserto?<br />
Per la madonne! L’ultima divisione del deserto era la Pavia. L’ultima divisione…<br />
Fernando: ah, la Pavia, co la Pavia.<br />
Alle sabbie mobili, vicino alle sabbie mobili.<br />
Kai: che cosa mobili?<br />
Fernando: C’erano… nel deserto c’era una parte di sabbia mobile.<br />
Kai: ah si, si si.<br />
Fernando: e lui stava lì, da quella zona lì.<br />
Te se tirava jù, no, le cose.<br />
Giuseppe Simoni<br />
105
Fernando: la sabbia gli affondava.<br />
Più te movevi, rmanei incastrato lì, te affondavi <strong>com</strong>e nel mare… l’acqua.<br />
Fernando: ma c’è stati tanti morti laggiù ci furono?<br />
No, morti pochissimi. Morti pochissimi perché c’hanno pigliato per prigionieri, c’hanno<br />
pigliato prigionieri. E il giorno di Tutti i Santi, primo novembre, stavamo alla messa, c’era<br />
la messa fuori, tenente…<br />
Fernando: tenente cappellano<br />
Dicea la mesa fuori stavamo tutti … sopra lu lì l’apparecchio, c’era le cose… dopo dice non<br />
possono lascià perde la messa è conclusa e lasciate perde la messa … il cappellano…<br />
Fernando: c’era la messa, no? Gli è arrivati gli aerei, li aveva già circondati, lui ha<br />
lasciato perde la messa…<br />
Tutti… semo scappati tutti… una martellata di bombardava de fori l’artiglieria, le cose, le<br />
mitraglie, chi scappava da una parte, chi dall’altra, però… semo tornati indietro e poi<br />
dopo la sera, la sera è <strong>com</strong>inciata la ritirata. Cominiciata la ritirata il primo novembre, la<br />
sera … è <strong>com</strong>inciata la ritirata.<br />
Fernando: si, si.<br />
Ci ritiravamo tutti. E allora tutta sta ritirata avemo caminato 3-4 giorni…<br />
Fernando: sempre a piedi.<br />
Eh!<br />
Fernando: non c’era camion nè niente?<br />
Ma che c’era? A piedi, noi divisione fanteria.<br />
Fausto: non c’erano mezzi capito?<br />
Fernando: e po’ stavano solo lungo la costa stava.<br />
No e poi …<br />
Fausto: non ce l’avevano, sennò, se avevano i mezzi…<br />
Si, qualche mezzo, però…<br />
Fausto: c’aveva già gli americani ad Alessandria girava.<br />
Fernando: bhè su deserto, sul deserto…<br />
Sul deserto là, qualche camion c’era, mica perché non c’era, però nel deserto non c’era<br />
niente: noialtri non c’avevamo niente. Allora sto tenente dice, noi qui dicino che era la<br />
manovra, era la manovra, faceva la ritirata. Probabilmente noi credevamo alla ritirata<br />
perché n’avevamo fatte altre due. Perché là in Africa hanno fatto sempre avanti e dietro,<br />
no?<br />
A novembre - dicembre coscì faceva rit.. se ritirava, pò in primavera andaveno avanti, e<br />
via e sempre coscì hanno fatto. Allora diceano che questa era una ritirata, la manovra, la<br />
ritirata, che poi c’era il contrattacco, gli attaccavano, venivano le cose, tutto l’altro…<br />
veramente doveano, dovea esse un contrattacco, li cosi. C’era la corrazzata, l’Arieti.<br />
Fernando: L’Ariete. L’Ariete era un gruppo di carri armati chiamata l’Ariete che era tutti<br />
carri armati.<br />
Si, tutti carri armati.<br />
Fernando: era una divisione corrazzata, era.<br />
Giuseppe Simoni<br />
106
El Alamein - Colonna di carri della "Ariete"<br />
Dopo c’era la forza mobilitata al rientro, la Trieste, quella più motorizzata. Quelle però<br />
stavano…<br />
Fernando: lungo la costa.<br />
Lungo la costa. Che doveano attaccà quando il momento… e noialtri sempre contenti che<br />
se facea sta ritirata. Poi io c’avevo la licenza per venì a casa … cercavo de scappà no?<br />
Tantè vero che a questo nipote de…<br />
Fernando: del Briccoli.<br />
Del Briccoli, mentre scappavamo così, no, tutti stanchi nel deserto senza magnà,<br />
senz’acqua, senza niente, là, aho! Mica ce staia… Allora io glie chiedio… cosava… dice:<br />
“ma do vai, ma do vai?” Eh dico, dice: “non glie la faccio, non ce la faccio!”<br />
Dico: “ma fatte piglià prigioniero.” Perché … i prigionieri … ce veniano addosso… i<br />
prigionieri invece de cosalli… però non ce davano fastidio perché tanto sapevano che<br />
noialtri già eravamo accerchiati. Allora glie dicevo, dico: “ma tu…” Lui era venuto là che<br />
era poco, no, là in Africa, doveva venì a da il cambio a noi, allora glie dicio, “ma… se non<br />
glie la fai, do voli ji che… fatte piglià prigioniero… – dico – io mo so, è 4 anni a momenti<br />
che sto qua, e non posso, ancora non me rmandino a casa – dico – cerco de scappà. Ma<br />
tu se devi fa 3 o 4 anni, i fatto 5 o 6 mesi, se te pigliano prigioniero dopo finirà la guerra!<br />
L’Italia …<br />
Dopo invece lu capitano la sera c’ha detto: “ragazzi qui non è una manovra, non è la<br />
monovra de Rommel, non è questo, non è quill’altro: questa è una vera ritirata. Gli<br />
inglesi vengono avanti, gli… vengono avanti, chi ci po salvà, chi salva il mio per se, Dio<br />
per tutti!”<br />
Kai: che cosa? Non ho capito.<br />
Fernando: Dice, il capitano, il tenente disse: “questa è una ritirata, chi se po’ salvà se<br />
salvi, speranza in Dio!”. E via; capito?<br />
Kai: capito.<br />
E allora lì in mezzo al deserto, do và? Tutti scappi, scappi, scappi, cercavamo sempre de<br />
ji…<br />
Fernando: verso la costa.<br />
Verso la costa, verso la litoranea, la strada che se potea…<br />
Fernando: verso il mare.<br />
Verso il mare. Però cammina, cammina… e poi c’hanno preso… na camionetta… alza le<br />
mani.<br />
Kai: c’erano inglesi che con i mezzi sono andati…<br />
Fernando: gli inglesi li avevano circondati, arrivarono lì…<br />
Ma loro non ci davano tanto coso, perché tanto sapevano che noialtri eravamo già<br />
accerchiati. Noi cercavamo de scappà, ma non scappavamo mai, no? E non ce cosavano.<br />
Fausto: li avevano presi da dietro…<br />
Giuseppe Simoni<br />
107
Fernando: ma erano solo inglesi o c’erano pure gli americani?<br />
No, no, gli americani io non l’ho visti.<br />
Fernando: non li visti, solo inglesi.<br />
Solo inglesi.<br />
Kai: si, questa battaglia è stata inglesi…<br />
Fernando: c’era Montgomery, no?<br />
Kai: si, c’era Montgomery prima di noi, noi siamo…<br />
Fernando: dopo.<br />
Kai: un po’ dopo.<br />
Fernando: però c’avevano già i carri armati americani, c’aveano gli Sherman, gli inglesi<br />
c’avevano già gli Sherman.<br />
Kai: si, si…<br />
Fernando: le armi erano.<br />
Kai: si, le armi si. Avevano quello; i soldati no. No gli americani, no.<br />
Fernando: gli americani so venuti nel 42, gli americani.<br />
Si, dopo, eh, ma dopo noi…<br />
Fernando: ma c’erano , erano inglesi, neozelandesi, indiani, erano…<br />
Ma <strong>com</strong>battenti erano gli australiani, gli indiani, li cosi, li scozzesi, ma gli inglesi, tranne il<br />
<strong>com</strong>andate, ma sennò i soldati non c’erano gli inglesi. C’erano tutte truppe de…<br />
Fernando: quelli delle colonie erano, no? quelli delle colonie.<br />
Si, delle colonie, sennò gli inglesi se ne…<br />
Fernando: <strong>com</strong>e qui quando nel 40, nel 44 le truppe maggiormente erano marocchini,<br />
no, capito? Tutti questi de le colonie francesi, no? Algerini, marocchini…<br />
Eh, bhè, ma là era lo stesso era là: gli inglesi proprio ne vedevi pochi.<br />
E dopo noi cemmo portati lì sullo campo degli inglesi…<br />
Fernando: dopo l’hai girata tutta la Palestina, hai detto?<br />
Oh! La Palestina la conosco <strong>com</strong>e Pievetorina! Gerusalemme, Betlemme, Nazaret, Haifa,<br />
Kaifa, Beirut, tutta la Palestina… A Tel Aviv ce javamo anche 3-4 volte alla settimana ce<br />
javamo; per lavoro, per servizi.<br />
Kai: sempre in un campo?<br />
Fernando: no, dopo era libero, dopo andava in giro…<br />
No, no!<br />
Fernando: vi spostavano coi campi?<br />
Il campo era sempre quello, però lavoravamo e tante volte se andava per servizio, no?<br />
Io…<br />
Kai: che tipo di servizio?<br />
E lì c’era tutto, venivano… pulizie del campo, dopo c’era quilli che c’aveano li cavalli,<br />
doveo cambiarli. Dopo, figurati, se sapessi che so jito a fa…<br />
Fernando: non lo so.<br />
Facìo batman!<br />
Fernando: che significa?<br />
A legis, english.<br />
Fernando: che significa? Che significa, che facevi?<br />
Attendente.<br />
Fernando: ah, l’attendente.<br />
Alle donne, alle ufficialesse inglesi.<br />
Fernando: attendente alle donne!<br />
Un sacrificio!<br />
Kai: che cosa facevi?<br />
Fernando: che facevi lì? Glie preparavi… glie pulivi…<br />
Niente. E… dormivo sotto le tende, loro pure, no, allora la mattina andavo là alla mensa,<br />
pigliavo il tè, gli portavo il tè.<br />
Fernando: gli portavi il tè.<br />
Co la cosa… dopo glie facevi tutti i servizi… faglie il letto, fai tutti sti lavori qui.<br />
Fausto: pulì la cucina, faglie i piatti…<br />
No, quelli andavano in mensa c’era i camerieri, c’era gli italiani, no, che facevano le cose<br />
li, è tutto… tutti sti lavori qui.<br />
Giuseppe Simoni<br />
108
Fausto: era un lavoro che si poteva fare quello. Era un lavoro che se poteva fa.<br />
Si. Era uno strazio Fausto mio! Ma allora c’avevo 22-23 anni!<br />
Fernando: è uno strazio, dice!<br />
No, poi adesso non perché… se po’ di, no? La gente, quella gente grossa, era coscì no,<br />
quando andavi là c’erano quattro de ste donne, soldatesse.<br />
Fernando: soldatesse via. Ufficialesse era?<br />
Quelle erano ufficialesse.<br />
Fernando: ufficialesse.<br />
Kai: <strong>com</strong>e?<br />
Fernando: ufficiali erano. Donne ufficiale.<br />
Kai: ah, donne ufficiale, capito.<br />
Tutte della staff diciamo, del <strong>com</strong>ando.<br />
Kai: si, si.<br />
Allora dormivano una qui un letto, una brandina per coso, no, li andavi là, gli mettevi il tè<br />
lì sopre e poi dopo quando che ce s’alzavano dovei lucidargli le scarpe, portaglie li panni<br />
alla lavanderia; c’era una lavanderia larghe, portavi là, quando in lavanderia glie andavi a<br />
piglià, dopo pranzo jamo … se javi là per le due dovevamo rientrà là. Andavamo là la<br />
mensa. Pigliava lu tè, perché loro sempre il tè, no?<br />
Fernando: sempre il tè.<br />
Kai: ma sono stati simpatici o no?<br />
Eh?<br />
Fernando: erano simpatiche quelle, dice il dottore…<br />
Bene e male, bene e male, bene e male, però …<br />
Fausto: ….<br />
No, ma ce cosavano, no perché delle volte java pure bene! Però, io, a me, io non volevo<br />
fa quello che volevo fa agli ufficiali, no, a quelle li… però il tenente, quello, il sergente che<br />
ci <strong>com</strong>andava… io ero un po’ tontolone, cuscì no… “No tu devi fa questo qui perché sei<br />
più adatto per questo qui…” però l’attendente, dice, alle donne è ito sempre in prigione,<br />
intanto.<br />
Fernando: ah, dice, l’attendente delle donne spesso li metteva in prigione perché davano<br />
fastidio alle donne, no?<br />
Ma non è che gli davano fastidio…<br />
Kai: no, no, no: erano gelosi, gelosi sono stati!<br />
No, ma te tentavano, no? C’erano, c’aveano, là perché fa caldo, no?<br />
Fernando: fa caldo…<br />
Po’ allora, adesso bhè, il mondo è cambiato anche qui no, ma allora, do l’avevi visto mai?<br />
Fernando: mai visto donne, dice, tutte vestite le ha viste qui, non l’aveva viste…<br />
C’avevano quelle zanzariere grosse, no…<br />
Fernando: si, le zanzariere, per le zanzare, quelle…<br />
Kai: si, si, si…<br />
Sopra la branda, no?<br />
Fernando: sopra la tenda.<br />
Pigliavano tutta la branda, no? … tutta la branda. Di là dopo mezzogiorno queste 3-4<br />
tazzine di tè sullo cabaret, cuscì, guardavi, poi glie mettevi sul tavolinetto, quella stava lì,<br />
poesse che stava lì bella nuda… Porca madò quello tè delle volte…<br />
Fernando: tremava!<br />
Per la madosca…<br />
Fernando: buttava il tè…<br />
Se glie bozzavi quella lì, ma, orca madone… Dopo quesse, dopo pranzo le cose dopo<br />
pigliato il tè le cose andavano al mare, no, perché c’era la spiaggia vicino, lì c’era il mare,<br />
andava al mare… Eh, che voli fa? Toccava sempre fa sti lavori qui, però allora t’ho detto,<br />
no? Io c’avevo 23-24 anni allora, no, eh, vedè un’affare del genere… che ne so! Era 5 o 6<br />
anni che non stavo più, non avevo vista più una donna sposata, italiana, le cose eh…<br />
Fausto: tutta quella grazia di Dio, che?<br />
Dopo quesse, quesse vicino al mare, dopo c’era da spalmarglie la doccia per il sole, no?<br />
Fernando: gli metteva la crema, no? La crema gli metteva!<br />
Allora coso, sai sulle spalle… mette tutta la crema su cose…<br />
Kai: oh, mamma mia.<br />
Giuseppe Simoni<br />
109
Però sentivo quella pelle liscia, porca madosca! Che vuoi fa? Sopportamo!<br />
Fernando: sopportamo!<br />
Dopo m’hanno voluto raccontà delle cose, però, ti giuro, un giorno andavo là ce n’era una<br />
sola.<br />
Perché delle volte mica… java bene pure. Perché noi eravamo curiosi, per esempio no?<br />
Perché c’erano, là in Palestina c’erano l’arabe, le ebree, queste nere, queste cose, no, …<br />
non ci volevo lascià soddisfazione, dice: “chissà <strong>com</strong>e sarà questa…”<br />
Fernando: quella nera.<br />
“…quella nera, questa francese, questa spagnola…” e anche loro però per gli italiani ci<br />
tengono perché gli inglesi so un po’ fiacchi eh? … E allora anche loro mica se cosano.<br />
Allora… andiamo al mare, preso il tè, cosa, poi, damme la pomata, … eh, va bene… mò<br />
pure le gambe?<br />
Fausto: sai che …<br />
Mannaggia la madosca… spalmargli lo coso su… mannaggia la madosca … e che ne sai se<br />
che dovia fa, che ne so io, bho? Dopo invece entrava una superiora, questa era un<br />
sottotenente, è arrivata una capitanessa e questa fa: “Aaaahhh!” … e va bene, mo… dice:<br />
“M’ha cosato…” e quella dice: “c’ha fatto, c’ha fatto? “M’ha dato fastidio…” Eh, no, io non<br />
gli ho fatto niente, gli spalmavo la pomata sotto le gambe…<br />
E va bene, via, a rapporto! Con l’interprete dal colonnello…<br />
Quello colonnello lì era bravo perché m’ha salvato tante volte, allora con l’interprete dice,<br />
ma che hai fatto, che non hai fatto, cuscì, cuscì, cuscì, cuscì, e questo, quello, questo e<br />
questo. “Come le è successo?” “Signor colonnello è successo cuscì, cuscì, cuscì.”<br />
“Ma veramente <strong>com</strong>e?”<br />
“Si, coscì – dico - che ne so io, io non gli ho fatto niente però bho che ne so… Eh, - dico,<br />
po’ gli ho fatto - ma signor colonnello - con l’interprete dico - io c’ho 23-24 anni, non ho<br />
visto più una donna nuda, questa mi fa mette la cosa per le spalle, su per le cosce, va<br />
bene, glie la passo sempre perché andava al mare, ma giù per le gambe se lo potia fa<br />
pure da sola, no? Allora – dico - perché me lo facea fa a me!” Così, cosà… “Poi - dico -<br />
dopo è entrata quella, questa a di che glie davo fastidio, ma io non l’ho toccata. Non lo so<br />
che gli avevo fatto…”<br />
Fernando: non lo so che gli avevo fatto!<br />
Kai: ma quelle donne erano <strong>com</strong>pletamente nude?<br />
Fernando: nude? Portavano le mutandine, che portavano?<br />
Niente!<br />
Fernando: niente?<br />
Niente! Proprio cuscì, per Dio!<br />
E allora sto colonnello, “ma veramente cuscì è stato? Ma veramente cuscì è stato?” “Eh,<br />
si, cuscì è stato.” E poi me lo faceva rdì, me lo face rdì, ma <strong>com</strong>e, dimmi, raccontami, e<br />
se metteva a ride, raccontami, ma <strong>com</strong>’è stato… “Signor colonnello…”<br />
“Va via!” Eh, l’interprete: “va via.” “Dico però io lì non ci vado più!”<br />
Fernando: non ce vado più, capito?<br />
Dice: “vai, vai, vai, vai…” Dopo c’era un tenente che ci <strong>com</strong>andava, la mattina so rjito là,<br />
gli ho detto: “io non ci vado più!” “No, tu devi andà là!” “Io non ci vado più, io se devo fa<br />
l’attendente faccio l’attendente agli ufficiali, dalle donne non ci vado più!” “No, devi fa<br />
quello tu perché tu sei… devi andà dalle donne” e quella lì, però quella che l’ha messa lì,<br />
il giorno dopo è sparita, non c’era più.<br />
Fernando: non c’era più.<br />
E allora seguita a fa quello lì, che voi fa?<br />
Fernando: dimmi una cosa e là con gli arabi <strong>com</strong>e stavate…?<br />
Con l’arabi, noi, tanti…<br />
Fernando: con l’arabe pure, anche con l’arabe, eh?<br />
Era sempre quelle no, perché tanto le donne pure è <strong>com</strong>e gli omini …<br />
Fausto: però era coperte le donne…<br />
Si, ma se scopriano pure!<br />
Fernando: dice: “erano coperte, ma se scopria!<br />
Perché tò detto no, dopo semo curiosi pure noi, pure loro no, per l’italiano, per noialtri<br />
per quello… Però noi non dovevamo parlà con i civili non dovevamo…<br />
Fausto: parlare…<br />
Giuseppe Simoni<br />
110
Non se poteva cosà, i primi tempi, però se parlava, se cosava…<br />
Fernando: ma <strong>com</strong>e parlavate, <strong>com</strong>e facevate a capirvi?<br />
Ma, avoglia! Si perché dopo poi là in Palestina parlano tutte le lingue: parlano americano,<br />
parlano in inglese, parlano tedesco, parlano l’arabo, l’ebreo. Parlano tutte le lingue …<br />
Fernando: in Palestina tutte…<br />
Un po’, le parole un po’ in italiano, un po’ in inglese, un po’ la pronuncia se uno ce<br />
sente…<br />
Fernando: che avevi imparato anche tu le parole inglesi anche tu? Si.<br />
Bhè si, un pochetto si. Ce capivamo. Poi dopo quando che uno te dice le parolacce, le<br />
cose… ma so carucci pure <strong>com</strong>e te le dicono pure, no? Avoglia tu: se te mandeno pure a<br />
quel paese, la madonna se capivi! Fuck off…<br />
Kai: allora, abbiamo <strong>com</strong>inciato questo… quando…<br />
Fausto: questo racconto…<br />
Kai: questo racconto, ma non abbiamo <strong>com</strong>inciato la prima parte. Per esempio il tuo<br />
nome, vuoi dire il tuo nome, la famiglia, quando sei nato, dove sei nato…<br />
Fernando: eh si. Quando sei nato, dove sei nato, quanti eravate in famiglia, che lavoro<br />
facevi… racconta un po’ la vita tua, ecco, cuscì.<br />
Fausto: l’origine. Arriva lì? Prende bene? Più vicino?<br />
Fernando: no, no, no.<br />
Kai: … un po’…<br />
Fernando: ok, avviciniamo…<br />
Ma dopo quisso….<br />
Fernando: non te preoccupare…<br />
Io so nato a Pontelatrave.<br />
Kai: ah.<br />
Fausto: Pontelatrave, si, si…<br />
Comune di Pievebovigliana.<br />
Fernando: anche l’anno, tutto quanto.<br />
1920, il 2 gennaio.<br />
Kai: ah.<br />
Fausto: … la professione, la famiglia…<br />
Fernando: quanti in famiglia eravate…<br />
Io ero mi padre, mi madre, ciò tre sorelle.<br />
Kai: e che lavoro facevi?<br />
Eh… agricoltore.<br />
Fausto: lavoratore dei campi.<br />
Lavoratore dei campi. Mezzadro.<br />
Kai: in quel tempo <strong>com</strong>’è andata la vita politica? Mussolini era di nuovo quando…<br />
No.<br />
Fernando: Mussolini era…<br />
Fausto: è venuto dopo…<br />
Fernando: … Mussolini è arrivato nel 22…<br />
Si, bhè, però io me lo ricordo Mussolini… tante cose…<br />
Fernando: ma de che… erano tutti per Mussolini quando eri ragazzo tu, quando eri<br />
giovanottello?<br />
Nooo, manco c’erano… Oddio, dovevi essere coso perché io me ricordo per esempio de…<br />
balilla, giovani fascisti, avanguardisti, cosi no, da monelli ce facevano venì a fa le…<br />
Fausto: sabato fascista, no?<br />
Sabato fascita. Tutti li sabati dovio venì a fa per lo militare.<br />
Fernando: per il militare.<br />
E se veniva giù al <strong>com</strong>une. Laggiù faceano l’appello poi se venia tutti al campo sportivo e<br />
se facevano istruzioni, no? C’era Pacciani, c’era Petecchi, c’era Cancellieri Nino…<br />
Fernando: voleva dire che erano fascisti per forza, tutti.<br />
Kai: tutti erano: è stato così sempre?<br />
Si, questo…<br />
Fausto: però molti ragazzi, anziché andà co le pecore, preferivano venì qui il sabato, no?<br />
Giuseppe Simoni<br />
111
Qualcuno…<br />
E si, tocca venicce. Tocca venicce perché io… Io due o tre volte, magari eravamo anche<br />
canaglie eh? Perché sennò c’era anche Bedetti, c’era un maresciallo dei carabinieri qui,<br />
quellu con l’occhio cosato…<br />
Fausto: Gioacchino?<br />
Non me ricordo <strong>com</strong>e se chiamava, che erano, andava a caccia, venia sempre a Piècollina<br />
che c’aveva tante amicizie col poro mi padre, no? Allora con mi madre dicea: “madonna –<br />
dice – co sti per i militari…” “Si, ma – dice – quisso, io c’ho da lavorà, c’ha da gli a parà li<br />
cosi, a fa l’erba, le vacche, le cose della campagna, no? Dice: “deve venì lo sabbeto…”<br />
delle vorte s<strong>com</strong>odava a venì…<br />
Kai: si, si.<br />
A fa per li militari, no? Perché… Allora stu maresciallo dice: “mha, se non ce pole venì,<br />
allora diglie…” Invece dopo noialtri eravamo veniti pure perché ci java a rucola pure.<br />
Fernando: rucula, quello che…<br />
Quando che avevamo fatto per il militare, l’appello, là a un certo punto quando venivamo<br />
su c’era lì da Penna, no?<br />
Fausto: si, … Costante…<br />
No, da Penna sta su, Costante… lì da Penna che c’era l’osteria, no? Dove sta Simolona.<br />
Fausto: si.<br />
C’era le ruzzole. Quando venivamo su, ogni tanto ce squagliavamo noi, pigliavamo le<br />
ruzzole javamo a giocà a ruzzola su pe lu campusantu. Dice, l’appello l’imo fatto, mo non<br />
ce jmo a fa le istruzioni, no? Jamo a giocà a ruzzola. E dopo quissi quando … ce faceano<br />
venì là la caserma dal maresciallo… Allora presso lu maresciallo dice: “ma che hai fatto?<br />
Perché sei ito a giocà a ruzzola?”<br />
Mha, l’appello lo iamo fatto… porca madosca… Noi ce jamo a divertì, no? Ce faceva pulì<br />
un po’ là pe la caserma qui, la caserma dei Carabinieri stava qui dietro, no?<br />
Fernando: stava qui dietro.<br />
Allora, qui c’era le scole, no?<br />
Fausto: si, si, si.<br />
Fernando: sopra!<br />
Anche, ma anche qui c’era la scola.<br />
Fernando: sotto non me ricordo. Sopra me ricordo. Le scuole, qui c’erano le scuole sopra<br />
lì.<br />
Mi figlio veniva a scuola qui e ce so venuto tante volte io… Allora lì sto maresciallo ce<br />
faceva pulì un po’ là pe la caserma, un po’ li vetri ce facia lavà, cosà, poi a casa.<br />
Fernando: te mandava a casa.<br />
E via.<br />
Kai: e quando ti sei sposato, in che anno? 40?<br />
Fernando: 40<br />
40.<br />
Fernando: c’avei 20 anni, c’avei.<br />
20 anni appena c’aveo!<br />
Fernando: c’aveva appena 20 anni quando è partito per…<br />
So nato il 2 febbraio, so nato il 2 gennaio, so partito il 2 febbraio.<br />
Kai: tu e tutti gli altri dove siete andati per le istruzioni, qualche posto in Italia prima di<br />
partire?<br />
Fernando: prima di partire, dove sei stato a fa le istruzioni?<br />
Sempre qui a Pievetorina.<br />
Fernando: no, no. Quando sei partito per fa il militare, t’hanno portato prima a fa<br />
istruzioni co le armi, no? Il CAR, quello che si chiama il CAR do l’hai fatto?<br />
Fausto: ancora non c’era, non ha fatto a tempo lui.<br />
Fernando: tu appena partito, do sei andato?<br />
A Macerata, poi c’hanno vestiti a Bologna.<br />
Fernando: e partiti?<br />
Eh, ma…. Per Dio!<br />
Fernando: no ma non sei stato un po’ di giorni qui in Italia per preparatte?<br />
Il 16 di febbraio so partito per la Libia! So partito il 2, so arrivato a Bologna…, a Pieve de<br />
Giuseppe Simoni<br />
112
Cento so stato 5 o 6 giorni a Pieve de Cento semo stati e poi il 16 febbraio so partito per<br />
la Libia.<br />
Fernando: le armi le sapevi adoperà? Non va imparato un po’ a sparà qui?<br />
Si, c’ha portato a sparà un volte lo farmacista su pe la ...<br />
Fernando: no, no, dico sotto l’armi non va fatte un po’ di istruzioni?<br />
Sotto l’armi, dopo là in Africa avoglia giù, dopo, dopo le facevi…<br />
Fausto: la divisione sua era stata trasferita in Africa, allora quelli che andavano in quella<br />
divisione li portavano subito in Africa.<br />
Fernando: senza… senza niente.<br />
Fausto: li portavano giù, senza niente.<br />
No, quella già era del 39 la Pavia era…<br />
Fernando: ha capito? La Pavia perché la divisione sua già era partita e lui è partito<br />
appresso.<br />
Lì c’erano li richiamati del 2.<br />
Fausto: quelli anziani pure c’erano?<br />
Me pare c’era pure uno della Pieve, non me ricordo <strong>com</strong>e se chiamava, bho… c’erano<br />
tanti de quelli del 2 che erano, noialtri semo andati a cambià quelli e dopo è rimasti.<br />
Fernando: quelli so tornati a casa.<br />
Quelli so tornati a casa quando semo andati, prima che <strong>com</strong>inciasse la guerra e dopo ci<br />
so rimasti quelli del 17, 18 trattenuti. Dopo quelli so venuti a casa dopo <strong>com</strong>inciata la<br />
guerra quelli so venuti a casa a tempo de guerra ancora so venuti a casa. Dopo dovevo<br />
venì a casa pure io però ci doveano mandà…<br />
Fernando: quelli che 38 anni li mandarono a casa e allora andarono giù loro e ce<br />
lasciarono solo quelli che erano nati nel 1917, 18, 19 e 20.<br />
Kai: si, si, si, capito.<br />
Si dopo lo 21 è andato più che parte l’hanno portato in Russia, no?<br />
Fernando: ah, quelli del 21 li portarono in Russia.<br />
Poretti, quelli stavano anche peggio di noi. Perché noialtri le sofferenze si, tante,<br />
prigionieri, fame, sete, le cose della guerra, però de morti tanti tanti, no.<br />
Kai: si, si.<br />
Fernando: in Russia so morti tutti, quasi. In Russia de 100 mila ne tornarono 20, 18 mila.<br />
Kai: incredibile.<br />
Invece quelli del 20 là in Africa, si, tanti prigionieri…<br />
Fausto: in Africa… li accerchiavano… tutti…<br />
Fernando: sul deserto, loro stavano nell’interno nel deserto, andavano a cercà la<br />
litoranea, li accerchiarono.<br />
Fausto: … manco sapevi da dove venivano, perché sbarcavano sulla costa e stavano là,<br />
no?<br />
Dopo so stato, io so stato 5 o 6 mesi all’accerchiamento di Tobruk.<br />
Fernando: a Tobruch.<br />
Nave San Giorgio.<br />
Fernando: … la nave San Giorgio, lì dove morì Don Balbo, no?<br />
Fausto: Tobruk, era un caposaldo<br />
Ehia! (sta attento a lu…)<br />
Fausto: Tobruk era un caposaldo…<br />
Fernando: per sbaglio, per sbaglio, dice per sbaglio.<br />
No, no…<br />
Fernando: Italo Balbo, mai sentito dire Italo Balbo?<br />
Kai: si, si.<br />
Fernando: Allora a Tobruk c’era una corazzata italiana sul porto.<br />
San Giorgio.<br />
Fernando: quando che arrivavano gli inglesi li bombardavano.<br />
Kai: si.<br />
Fernando: e arrivò Italo Balbo, gli spararono pure a lui! Dicono per sbaglio spararono<br />
pure all’aereo di Italo Balbo che andava là, invece dopo si è sparsa la voce che gli hanno<br />
sparato apposta. Gli italiani gli hanno sparato apposta a Italo Balbo!<br />
Kai: Balbo è stato negli Stati Uniti.<br />
Fernando: si, bhè, con la trasvolata atlantica no? Quando fecero…<br />
Giuseppe Simoni<br />
113
Kai: esatto; infatti…<br />
Balbo morì subito, morì…<br />
Fernando: si, cascò con l’aereo, morì…<br />
Fausto: è venuto Bruno! Il figlio di Mussolini era morto, no? Bruno…<br />
Kai: non lo so.<br />
Fausto: Bruno era il figlio de Mussolini faceva l’aviazione anche lui.<br />
Kai: ah!<br />
Fausto: allora morì: Bruno, Balbo… allora diceano: “E’ venuto Bruno, è venuto Balbo,<br />
verrà Benito!” Le tre B.<br />
Fernando: perché, capito?<br />
Fausto: tre B.<br />
Fernando: secondo loro gli italiani gli spararono a lo figlio de Mussolini e a Balbo, e<br />
aspettavano che arrivasse anche Mussolini co l’aereo per sparaglie, capito?<br />
Fausto: allora le tre B: Bruno, Balbo, Benito! Capito? Mo verrà Benito…: Bruno, Balbo,<br />
mò verrà Benito!<br />
Kai: ah, capito. Si, si, si.<br />
Ah, io Italo Balbo l’ho visto quando emo fatto il giuramento: c’ha…<br />
Fernando: avevate fatto il giuramento e Italo Balbo vi ha passato in revista!<br />
Si, <strong>com</strong>andava, eh allora <strong>com</strong>andava le forze armate in …<br />
Fernando: si, si, in Cirenaica.<br />
Kai: noi abbiamo una strada chiamata Balbo in Chicago, che lui arrivò in Chicago…<br />
Fernando: era Francoise ...<br />
Dopo venne Graziani, no?<br />
Fernando: dopo Graziani venne.<br />
Badoglio, Graziani, se Graziani ce mette le mani…<br />
Fernando: <strong>com</strong>’era, <strong>com</strong>’era, <strong>com</strong>’era? Se Graziani…<br />
Perchè, aveano fatto la prima ritirata, no?<br />
Fernando: eh.<br />
Eravamo arrivati a Marsa Matruh, Sidi El Barrani, erano arrivati… poi simo ritornati<br />
indietro, fino a Sirte.<br />
Fernando: fino al golfo della Sirte, si.<br />
Si, fino a Sirte. Io quella prima ritirata non l’ho fatta, stavo sul fronte della Tunisia.<br />
Quando ce stava la guerra con la Francia, io stavo, ho fatto il fronte della Tunisia.<br />
Fernando: de la Tunisia.<br />
Poi dopo de là hanno fatto la ritirata e c’hanno riportato qua. E questi venivano indietro e<br />
noialtri ce portavano su. Quilli venivano indietro tant’è vero che l’artiglieria del coso<br />
nostro, con la divisione Pavia l’ha presa prigionieri durante, andava su, mentre che<br />
andavano su ne hanno pigliati senza <strong>com</strong>batte. Andava su in prima linea. E noialtri semo<br />
arrivati dopo, semo arrivati a Sirte. Dopo da lì imo <strong>com</strong>inciato ad avanzare un’altra<br />
volta… Allora avevano perso, erano arrivati là, dopo doveano fa l’avanzata che diceano<br />
che, no? E’ venuto Graziani, finito Balbo era venuto Graziani, allora diceano: “se Graziani<br />
ce mette le mani, Marsa Matruh...” Doviano riconquistarlo.<br />
Fernando: Dunque, era una rivalità, Marsa Matruh e Sidi El Barrani, allora dicea, se<br />
Graziani ce mette le mani, te diamo Marsa Matruh e Sidi El Barrani, capito? Erano le<br />
due…<br />
Kai: si, si, si.<br />
E Tobruk c’era rimasti gli inglesi…<br />
Fernando: … accerchiare gli inglesi a Tobruk…<br />
Non lo so io, lì se cosavano, no? se cosavano ogni sei mesi…<br />
Fernando: a turno.<br />
Fino alla caduta de Tobruk perché Tobruk è caduto il 21 giugno del 42.<br />
Fernando: ma lì c’era un sacco de roba dentro però, eh?<br />
Tobruk?<br />
Fernando: eh, dentro c’era tanti di qui viveri, tante vettovaglie c’erano.<br />
Mha, c’era… io dentro Tobruk ce so stato 5 o 6 mesi all’accerchiamento di Tobruk, non so<br />
quante mine avemo messo, perché noi facevamo campo minato, costruzioni,<br />
spostamenti, queste cose cuscì facevamo noialtri del genio, no?<br />
Giuseppe Simoni<br />
114
Fernando: era del genio.<br />
Tutta la notte mettevamo mine. Mine anticarro, mine cose, queste qui… però dentro<br />
Tobruk non ce so stato mai, perché quand’è caduto Tobruk, il 21 giugno andà lì era… la<br />
marina, l’aerei, l’artiglieria, le cose, era un inferno de foco, de cose… allora sti inglesi so<br />
scappati via tutti, se so arresi, so scappati, chi scappava verso… e noialtri semo rimasti li<br />
coso… po’ dopo il 26 giugno semo partiti, a piedi. Semo arrivati fino che su a… dopo 40<br />
giorni, il 6 agosto semo arrivati là.<br />
Fernando: dimmi una cosa, <strong>com</strong>e eravate vestiti voialtri?<br />
Militari, cuscì.<br />
Fernando: no, dico, ma portavate le fasce ancora?<br />
No, no, no, no.<br />
Fernando: pantaloni corti niente?<br />
Eh, quilli porteamo!<br />
Fernando: pantaloni corti. E scarpe che erano?<br />
Scarpe, scarponi.<br />
Fernando: gli scarponi.<br />
Scarponi e via.<br />
Fernando: coi chiodi, no.<br />
No, no, i chiodi no.<br />
Fernando: ma che ne so io…<br />
Dopo c’erano le scarpe… quelle da ginnastica, de…, ste cosi, così. Dopo più che altro gli<br />
scarponi…<br />
Fernando: e d’armamento che portavi?<br />
Noi portavamo il moschetto…<br />
Fernando: fucile 91.<br />
Eh, moschetto…<br />
Fausto: moschetto…<br />
Come quisso dei carabinieri, qui, moschetto…<br />
Fernando: le giberne.<br />
Giberne della 2° guerra mondiale.<br />
Le giberne, le bombe a mano.<br />
Fernando: spettate, scusa un attimo; te faccio vedè se erano queste le giberne.<br />
C’hai pure le bombe a mano?<br />
Fausto: speriamo no scoppia…<br />
C’era… c’avevamo i caricatori… questo pieno de caricatori…<br />
Fernando: e qui c’era lu cosu, taccatu.<br />
Giuseppe Simoni<br />
115
No, quisso noi non ce l’avevamo.<br />
Fernando: non ce l’avevate?<br />
No, perché su lo moschetto c’è innestata la baionetta, no?<br />
Fernando: si, si. Quello perché se innestava, eh?<br />
Si, si. E questo per un fucile, per un 91. Noi c’avevamo, il genio c’aveva le cose, un<br />
moschetto queste più <strong>com</strong>e quilli che c’ha li carabinieri, no? Non era lu fucile…<br />
Fernando: questo così era, eh? Questo è per una difesa…<br />
Questo è pieno di caricatori…<br />
Fernando: e questo invece che era?<br />
Questo era… io non me lo ricordo…<br />
Fernando: e sembra che questo sembra quello del 40, eh?<br />
Sempre cose però, sempre giberne.<br />
Fernando: si, so giberne queste se metteano cuscì, no? Queste invece co la baionetta<br />
stavano cuscì, no, queste. Queste invece stavano in questa maniera, no? Praticamente<br />
stavano attorno… attorno cuscì stavano quesse.<br />
Si, si, si, si…<br />
Fernando: al rovescio, sta al rovescio, via…<br />
Fausto: stanno davanti…<br />
Fernando: ce metti le cartucce, co le cartucce, qui. Ah, tu c’avevi quesse in pratica.<br />
Si, però non…<br />
Fernando: non c’avevi la baionetta.<br />
No, perché stava innestata su…<br />
Fernando: si, si, quessa. Invece quessa c’ha… scusa anche questa ce da innestarla.<br />
Sullo fucile, invece quelle noi c’avevamo il moschetto co la baionetta innestata, il<br />
moschetto quellu picculo, no?<br />
Fernando: ve l’hanno data per lo museo, no? Ve l’hanno data per il museo, pochi giorni<br />
fa.<br />
Bomba a mano Breda.<br />
C’avevamo le cose… le bombe a mano. Bombe a mano le balilla, le Breda.<br />
Fernando: quelle rosse.<br />
Quelle rosse.<br />
Fausto: quelle le portava sul tascapane? Che c’aveva un tascapane per quelle?<br />
Quelle portavamo su dove ce <strong>com</strong>binava, su lu cosu lì … in saccoccia…<br />
Giuseppe Simoni<br />
116
Fausto: dovevi sta attento, se scappava…<br />
Eh, bhè, se le saccocce sennò c’hanno la sicura, no? Mettevi la sicura… una volta c’era<br />
Vito de Scuri, no? Vito Scuri stava là … era della sanità, portaferiti; allora, loro stanno<br />
sempre indietro, stanno sempre lì al sicuro, no? Allora le cose, le bombe a mano, il<br />
moschetto, le cose non ne sapevano, le mine, le cose non ne sapevano niente, no? Allora<br />
so andato là un giorno, stava sotto la tenda, stava così dormì per terra, stava a cosà…<br />
dice “ah – dico – te so venuto a trovà – dico – t’ho portato du caramelle…”. Jò!<br />
Fernando: du bombe gli si tirato?<br />
Gliel’ho tirate di là… “fermalo, fermalo!”…<br />
Fernando: ma erano… c’era la sicura messa?<br />
Si, eh, bhè con la sicura non so pericolose, no? Dio c’era la cosa, se non tiri la cosa,<br />
allora dopo la tiri e ce vole…<br />
Fernando: spettete un attimo te faccio vedè un’ altra cosa…<br />
Perché, cosa no… allora questo non le conoscia le bombe a mano per niente perché noi…<br />
Fausto: un altro corpo c’ha…<br />
Le cose, le macchinette per punture conosceva, perché della croce rossa era, portaferiti,<br />
le medicine quelle le conoscia, ma l’armi non ne sapeva niente, no?<br />
Allora: “fermo, fermo…!” “Eh, t’ho portato du caramelle…” “Vattene via, sa…!”<br />
Fausto: erano bombe a mano, grosse <strong>com</strong>e un ovo? Più grosse?<br />
Eh, si, un po’ più corte.<br />
Fausto: <strong>com</strong>e una mela.<br />
La balilla, dopo c’era la breda le cose…<br />
Fausto: <strong>com</strong>e una mela, glie levavi la sicura, poi aspettavi …<br />
No, te dovevi sbrigà a buttalla via perché sennò pò esse che era pericolosa, che … sulle<br />
mani.<br />
Fernando: che erano queste? Queste che se magna, no?<br />
Per le munizioni…<br />
Fernando: per caricatori e cartucce; però de mitragliatrice questa è.<br />
Sarà delli cosi, della mitragliatrice…<br />
Fernando: quesse le portavano sulle spalle perché c’erano i … neri, lo vedi?<br />
Quesse sulle spalle le portavano, con la mitraglia, dopo quello mitraglia…<br />
Fausto: so tanti perché … non sparava, no? Uno mitraglia, uno metteva qui sopra, no?<br />
Si, la mitraglia tanti la … co la mitraglia cosata… senza cosi… ma quessa io non l’ho<br />
cosata.<br />
Fausto: quando ce sparavano sulla costa a Antico, eravamo scappati lì de casa, no?<br />
Arrivati li fascisti, traversa il ponte lì, … io e Marcello… allora lo ponte de lo coso “ehi,<br />
arriva i fascisti…” Allora vidi io che uno se mise coscì, tu te metti sopra la mitragliatrice,<br />
poi… para-para-para-para … la marianna! Noialtri a corre a carponi che sopre tutte le<br />
piante vi-vi-vi-vi, tutte le cose, le…<br />
Eh, ma la mitraglia non c’hanno lu caricatore, c’hanno la cosa no? C’hanno un nastru<br />
cosu che tira su…<br />
Fausto: allora ce ... tutte… fiu-fiu-fiu… veniva ju la segatura sembrava …<br />
Fernando: cioè questa, questa è la cinta è?<br />
Come no, per Dio, quessa e la cinta.<br />
Fernando: la cinta per li pantaloni.<br />
Ce l’avio pure io, quessa è la cinta per li pantaloni, no?<br />
Fausto: tanti ce faceano ogni anno che se salvavano che te faceano…<br />
Si, lo segno.<br />
Fausto: un segno. Però erano di cuio quelle lì. Ogni anno de militare facevano un segno…<br />
Kai: molto bene, interessante.<br />
Fernando: si, si, ma è simpatico quando racconta; è simpatico quando racconta quesso.<br />
Kai: e <strong>com</strong>e si chiama lei?<br />
Io? Giuseppe<br />
Kai: Giuseppe…<br />
Fernando: Giuseppe<br />
Simoni.<br />
Fernando: Simoni Giuseppe.<br />
Giuseppe Simoni<br />
117
Kai: Simoni Giuseppe. Allora… parli di…<br />
Okkai, l’inglesi però m’hanno, io… non gli ho voluto mai bene!<br />
Kai: … con eccezione delle donne, eh?<br />
Però, m’hanno fatto, m’hanno rilasciato un coso è stato molto, molto bravo, pieno di<br />
fiducia, lavoratore instancabile.<br />
Fernando: gli hanno lasciato un attestato: “Uomo di fiducia e lavoratore instancabile.”<br />
Fausto: ebbè perché lui effettivamente… questo ancora lavora <strong>com</strong>e…<br />
Eh no, no, questo m’hanno fatto… e poi m’hanno fatto un coso che, però quello io non<br />
l’ho fatto, io ho fatto, non ho fatto l’attendente, non ho fatto il batman: white!<br />
Kai: white?<br />
Eh! For two year<br />
Kai: for two years<br />
I working white<br />
Kai: you worked in … white?<br />
Two years, white.<br />
Kai: white in Italian?<br />
No, no, là in prigionia. Alla 26° <strong>com</strong>pagnia italiana <strong>com</strong>pagnia italiana.<br />
Kai: non ho capito esattamente, ho capito qualche parola…<br />
Fernando: dillo in italiano perché capisce…<br />
No, quando gli inglesi m’hanno detto, m’hanno fatto un cosu che so stato, ho lavorato<br />
nella 26° <strong>com</strong>pagnia, 26 - 11 <strong>com</strong>pagnia italiana, operatori italiani, <strong>com</strong>e cameriere per<br />
circa due anni sono stato pieno di fiducia, lavoratore instancabile, condotta militare molto<br />
buona, tutto, tutte ste lodi qui.<br />
Fernando: eh, te bastonava…<br />
Eh?<br />
Fausto: vaffer… che significava?<br />
Cameriere!<br />
Fernando: cameriere.<br />
Loro cameriere <strong>com</strong>’è in inglese? Wake.<br />
Fernando: cameriere in inglese <strong>com</strong>e se dice?<br />
Kai: waiter.<br />
Fernando: bhe, lui forse la pronuncia sbaglia…<br />
Kai: waiter, capito adesso, si, si, capito.<br />
Fernando: bhè, la pronuncia non è… perché in inglese è difficile la pronuncia.<br />
Kai: molto difficile.<br />
Fernando: è difficile la pronuncia…<br />
Eh, si, bhè, ma, loro, noi dicevamo in inglese, ma loro diceano l’italiano era molto più<br />
difficile…<br />
Fernando: ah si? Loro dicevano che erano difficili gli italiani?<br />
Vedi quesso coso de lu meidicu, de lu prete?<br />
Fausto: Don del Piano?<br />
Don del Piano. Auguri della Pasqua del 45-46, quanno è?<br />
Fernando: fa un po’ vedè; questo pezzetto de carta dentro lì?<br />
Questo qui, mo voglio vedè; guarda. Parroco stava co loro.<br />
Kai: ah, si.<br />
Fatte gli auguri.<br />
Kai: ah, bene.<br />
Fernando: se è in inglese, mo lo facciamo tradurre… eccolo qua, in inglese glie l’hanno<br />
lasciato.<br />
Te lo piglio, ho fatto la fotocopia l’ho fatta fa da Mario l’altro giorno…<br />
Kai: questo dice che lui è stato un cameriere, impiegato cameriere, per quasi due anni e<br />
lui ha fatto il suo lavoro in maniera molto bravo e poi lui è molto efficiente, lavoro tanto e<br />
molto bravo…<br />
Di quando è questa?<br />
Fernando: questa è marzo del 46.<br />
Marzo del 46…<br />
Kai: e questo è fatto per cosa?<br />
Eh?<br />
Giuseppe Simoni<br />
118
Kai: questo inglesi hanno fatto?<br />
Fernando: si, l’hanno fatto gli inglesi quesso.<br />
Kai: per il militare molto buono, bravo…<br />
Ecco, qui lo legge il maestro, qua…<br />
Fernando: no, ma lo legge lei pure, sa.<br />
Kai: si, si, è molto buono, sei stato degno di fiducia e lavoratore instancabile.<br />
Fernando: gli hanno tradotto, capito?<br />
Kai: si, si.<br />
A me quisso me l’ha fatta coso, Roberto l’altro giorno, ho fatto fa la fotocopia per non…<br />
Fernando: per non farlo rovinà.<br />
Ce l’avio qui, no.<br />
Fernando: questo è l’originale no è? E allora era rotto, ha fatto fa una fotocopia. Quesso<br />
è l’originale proprio che hanno rilasciato.<br />
Kai: si, tu vuoi una copia di questa cosa per…<br />
Fernando: ma dopo glielo dico anche dopo co lui, casomai…<br />
E quissa ormai se scosata tutta…<br />
Fernando: sci, sci, bhè questa a forza di sta piegata…<br />
So quasi 60 anni, no, 54-55…<br />
Fernando: è del 46, so 54 anni.<br />
Kai: 54 anni… 60 … e chi ha fatto queste fotografie di voi? Chi ha fatto queste fotografie?<br />
Fernando: le fotografie chi ve l’ha fatte queste?<br />
Queste qui? Eh, io le facevo là, no, le facevamo …<br />
Fernando: chi è che te le faceva, dico, chi ve le faceva?<br />
Eh…, avevamo un fotografo.<br />
Fernando: da un fotografo.<br />
Kai: un fotografo inglese?<br />
Fernando: inglese era?<br />
Inglese, si, là arabi, ebrei, tutti… inglesi no…<br />
Fernando: le fotografie chi ve l’ha fatte, gli inglesi o altri?<br />
No, no, anche l’arabi ce le faceano.<br />
Fernando: anche l’arabi.<br />
Eh, qui è tutto…<br />
Fernando: qui do stai qui tu?<br />
Eh, qui.<br />
Fernando: questo qui?<br />
Fausto: orca madosca.<br />
Fernando: t’eri ingrassato qui! Avei rpigliato… questo qui è, lu primo è!<br />
Importante che mi facevo cosà, co lo spalmà la crema…<br />
Fernando: ha detto che …<br />
Kai: per quello non era…<br />
Fernando: dice co lo spalmà la crema, dice, m’ero ingrassato pure! E qui do stai invece?<br />
E qui, ecco.<br />
Fernando: ecco, ecco, si, si.<br />
Questo è il colonnello, qui stamo alla messa, la messa…<br />
Fernando: ecco, lui è questo quaggiù, sempre questo qui è.<br />
Kai: si, si.<br />
Ce sarà poi la cosa…<br />
Kai: il colonnello dov’è, questo qua?<br />
Fernando: colonnello che è, italiano era?<br />
No, no. Questo è l’ingle… quello che me salvava sempre.<br />
Fernando: quale, questo qui?<br />
Questo qui.<br />
Kai: che bravo, eh?<br />
Qui era la messa, andeamo alla messa mentre qui pigliavamo, qui c’era l’altro prete che<br />
iava a fa la <strong>com</strong>unione, sarà de Pasqua, de Natale, ce sarà scritto dietro pure.<br />
Fernando: tu eri uno dei più grossi, quiss’artri tutti piccoletti era.<br />
Per fortuna io stavo avanti.<br />
Fernando: bhè, va bè, stava avanti però se vede che…<br />
Giuseppe Simoni<br />
119
Fausto: il prete questo è?<br />
Si, si.<br />
Fausto: e na madosca assomiglia a lu figlio quesso…<br />
Si, si.<br />
Fernando: assomiglia più allu figliu che anche il cappellano è italiano?<br />
Si, si. Ecco che c’è un altro…<br />
Fernando: si, si, che t’ha mandato gli auguri.<br />
Kai: allora, molte grazie.<br />
Sto colonnello, stu colonnello un’altra volta perché poi dopo noi, qui vedi quando siamo<br />
vestiti dagli inglesi tutti cosi…<br />
Fernando: a qui quando stavate al campo de concentramento era?<br />
Si.<br />
Allora questo colonnello quando che dopo qui, dopo, dopo il 43, dopo quando <strong>com</strong>incia la<br />
guerra nel 43, c’hanno data, c’hanno vestito gli inglesi e stavamo nel campo e c’avevamo<br />
5 miglia di circonferenza avevamo dentro…<br />
Fernando: si, era abbastanza, …. grosso era.<br />
Si, però noi scappavamo dopo andavamo per le campagne, là st’ebrei, ste… c’hanno lì i<br />
cosi, no, javamo a iutàie a faticà un po’ eccete, javamo a frecà un po’ d’aranci, javamo a<br />
caccià le patate, e a coglie l’uva, e… scappeamo coscì, no, tutti…<br />
Kai: questo… andavate fuori dal campo?<br />
Si, c’avevamo i 5000 sempre, dopo però ce davano pure, lo chiedevamo il permesso.<br />
Fernando: permesso, chiedevano il permesso per uscire.<br />
Per andà a Gerusalemme, Betlemme, Haifa, tutti questi… per girà tutta la Palestina.<br />
Tante volte ce s’annava per servizio, ma io dopo…<br />
Fernando: con che c’andavate, scusami, con che c’andavate?<br />
Corriera, mezzi de fortuna.<br />
Fernando: anche mezzi de fortuna.<br />
Anche mezzi de fortuna. Allora chiedevi il permesso e andavi in giro un giorno coscì, no?<br />
E pigliavi la corriera, no mezzi de fortuna perché poi dopo anche i militari, i militari co se<br />
cose, mezzo de foruna se gli facevi un segnale te fermava.<br />
Fernando: te faceano salire.<br />
Te faceano salire, te portaveno. E sennò con la corriera ji e te lo facevi lu permesso, ogni<br />
tanto.<br />
Però noialtri, perché dopo gli italiani semo un po… , scappeamo via pure. Se javamo pure<br />
senza permesso. Quando le signori inglesi, noi c’avamo scritto Italy qui, leveamo l’Italy:<br />
eravamo inglesi!<br />
Fernando: erano inglesi!<br />
Dopo loro c’aveano la ha, c’aveano anche le mense, la mapi loro la chiama, lo spaccio<br />
militare che davano a mangià lì, pagaeno poco, perché era per i militari, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Allora noi anche lì ce appicchevamo.<br />
Fernando: hai capito che facea?<br />
Senza permesso…<br />
Fernando: se levaano, staccavano Italia, no, in modo che, sembravano inglesi, nessuno<br />
glie dicea niente, no?<br />
Una volta su un treno ho trovata… madonna me so messo… eravamo in due che eravamo<br />
scappati via così, senza permesso, senza niente, arriamo al lago di Tiberiade.<br />
Fernando: al lago di Tiberiade.<br />
Allora si andava giù, sala su la corriera, me so messo là, quillo un po’ più su, c’era una<br />
donna lì, se mette a sedè vicino a me… Allora <strong>com</strong>incia a parlà, dove vai, dove non vai,<br />
eh, allora bhò…<br />
Kai: in che lingua?<br />
Eh?<br />
Kai: in che lingua?<br />
E loro parlavano inglese, arabo, dopo tutti quanti, dopo noi pure una parola in arabo, una<br />
parola in inglese, una parola de coso, non se capiva, non ce raccapezzeamo più niente. E<br />
Giuseppe Simoni<br />
120
allora…<br />
Kai: donne e uomini sempre possono <strong>com</strong>unicare.<br />
Si. Allora dice dove vai, dove non vai, vado de qua, vado de là… e poi questa m’ha fatto,<br />
dice: “ma perché non parli l’italiano che ce capimo meglio!”<br />
Fernando: era italiana era.<br />
Che te piglia un corpu. “Ah, io – dico – l’italiano, non lo conosco…”<br />
Fernando: non lo conosco!<br />
… E che glie vo di? Io l’italiano non lo conosco… Ma no, dice, parla in italiano che ce<br />
capimo meglio, no? Era un’ebrea che era stata a Roma, prima della guerra, perché<br />
c’erano le ebre, dopo c’erano tanti ebrei che…<br />
Fernando: lu bagno? Sta lassù un bagnetto fattu bene, guarda, sai dove…<br />
E allora… perché prima tanti, gli ebrei tanti stavano anche a Roma, no?<br />
Kai: si, si.<br />
C’aveano anche tanti… erano signori tanti ebrei, Roma, Italia, c’erano, no? Dopo co la<br />
guerra, co lo coso l’hanno …<br />
Kai: si, si.<br />
Scappati, l’hanno cacciati via tutti, che ne so, bho, dopo c’era quilli de la… polacchi, de<br />
cosi, no?<br />
Kai: certo.<br />
Allora, allora questa era stata a Roma, avea cosato… dice: “ma parla in italiano che ci<br />
capiamo meglio…”<br />
E io non lo so, ho detto … ma <strong>com</strong>e, io qua, là, lì, io so stata a … porca madosca…<br />
Kai: allora…<br />
Fernando: perché lui non se voleva scoprire.<br />
No, perché per dinci, iavamo senza permesso, senza… scappavamo via, le cose, quando<br />
non c’aveamo da fa… che ne sai che chi è, chi non è, no, mica potevi fidatti, non te<br />
potevi fidà de nessuno là perché qualsiasi cosa poi…<br />
Kai: e voi avete un po’ di soldi che possono spendere…<br />
Soldi… ce pagavano pure, no?<br />
Kai: ah, bene.<br />
Ci davano la deca <strong>com</strong>e militari, <strong>com</strong>e militari italiani, no? Ci davano…<br />
Fernando: ogni 10 giorni pagano…<br />
[fine cassetta]<br />
Giuseppe Simoni<br />
121
Remigio Matteucci 1/5<br />
Remigio Matteucci, nato nel 1914.<br />
Kai: dove?<br />
A Pievetorina, verso il <strong>com</strong>une. Stavo a dieci passi dal <strong>com</strong>une.<br />
Da lì ho conosciuto un ragazzo che era Vittorio Mazzolini, il quale veniva tutti gli anni con<br />
la mamma ed il papà, che era un professore. La madre era una Marini, una signora di<br />
Pievetorina.<br />
Il quale mi chiamava per giocare assieme. E questo l’ho conosciuto, potevo avere io tre<br />
anni. E ch’aveva casa proprio di fronte al <strong>com</strong>une, il quale dentro li ce stava il notaio<br />
Catulli; e così loro avevano l’appartamento proprio di fronte a questo qui e gli piaceva<br />
giocà con me: portava tutte cosette…<br />
Kai: questo era Vittorio Mazzolini?<br />
Vittorio Mazzolini, il quale poi è ritornato a Pievetorina sopre, vicino alla piazza insieme<br />
con il padre e la madre e so stati assieme parecchio tempo.<br />
All’età di 10 anni io mi misi a fare il barbieretto e allora Laura Marini, tutta contenta:<br />
“Remigio, <strong>com</strong>e te danno due soldi, un soldo, quattro soldi li porti da me, te li metto<br />
dentro al libretto, te faccio un libretto. “<br />
E allora io non vedevo l’ora quando avevo due soldi, tac, andavo a trovare la signorina<br />
Marini: “va bene così Remi, tu fa sempre così…”.<br />
Pievetorina Anni 40: il bambino a sinistra è Antonello Biagioli abbracciato da Remo Carioli;<br />
il bambino al centro è Mario Bellanti, il bambino a destra è Francesco Biagioli;<br />
in bici Giuseppe Aringoli, il più in alto è Celso Palmieri che appoggia il braccio sulla spalla di Mario Marconi;<br />
a sinistra, in doppiopetto, Rino Rossi, il maestro;<br />
quello tagliato a metà è Aldo Micarelli, dietro di lui Pietro Petetti, il sarto.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
122
Dopo un paio d’anni che facevo questo barbieretto, ma a me piaceva a farlo, che la sera<br />
questi ragazzetti che non c’aveva un soldo, mi chiamavano de notte lì la bottega, e gli<br />
tagliavo li capelli, mi piaceva a fa… e per la barba ce veniva Rosolino, era uno un po’<br />
sciapicotto, che se prestava, intanto gli facevo la barba, e li facevo di tutti i colori.<br />
Solo che a dodici anni, mentre stavo leggendo la Domenica del Corriere, perché la<br />
leggevo sempre perché metteva sempre tutte le canzoni napoletane, scritte e musica e io<br />
imparavo la musica, mi piaceva anche questo.<br />
Kai: <strong>com</strong>e hai imparato poi qualche strumento?<br />
Si, ne ho suonati.<br />
Kai: che cosa?<br />
Prima la cornetta, poi il trombone, il tenore.<br />
E allora, quando è stato un lunedì de giugno, venne una pariglia di cavalli, passò perché<br />
manco l’avevo vista bene io, con una signora grossa. Faceva su li 130 chili. Entrò dentro<br />
la bottega e dice: “Dov’è il parrucchiere?”<br />
“So io!”<br />
“Tu?”<br />
Allora misi la poltrona a posto, ma non c’entrava.<br />
Kai: non c’entrava?<br />
Non c’entrava. Mò c’avevo una sedia che per carità, quella, il sedere era grande… Poi<br />
c’era l’ottomana, così metto via tutto e metto quella di fronte allo specchio e io gli saltavo<br />
un pezzo qui e un pezzo là… “qui si sto bene” ha detto… e gli ho tagliato i capelli.<br />
Mi faceva tante domande questa,<br />
Kai: chi era?<br />
Eh, questa … dice “tu, …” E, dico, io sto solo, non c’ho più mamma, mi è morta, dico,<br />
c’avevo due anni, poi mio padre stette via in guerra, ero rimasto solo in balia di tutti. E<br />
allora, detto, questo, che fai, che non fai, per mangià, per tutte ste cose, (intanto gli<br />
tagliavo li capelli, ma ne portava un fascio ne portava, tanti) e allora, dopo tutte ste<br />
cose, glie dicevo pure … che facevo qualche soldino e lo portavo a Laura Marini, lì<br />
all’ufficio postale, me li mette lì sul libretto, … la verità che li figli la dicono, le bugie non<br />
le dicono. E allora fatto, tagliati li capelli, ma poi li avevo fatti bene, un par d’ore c’avevo<br />
messo, e dice qui quello che te da, non te da, ma non me da niente, me da due lire per<br />
tutto quello che mi può dare… so lavorante, perché, dico, quando che è mezzogiorno,<br />
eccetera, c’ho sempre qualche contadino che mi dice, “Remì, c’ho quelli monelli, vanne<br />
un pò a fa li capelli”. Allora c’annavo l’ora di mezzogiorno, perché mangiavo sicuro!<br />
E così gli raccontavo a questa tutto quello che era.<br />
Si alza e mi dice “queste due lire le metti nel cassetto del padrone, e queste cinque le<br />
metti sul libretto tuo.”<br />
Kai: ah, brava.<br />
Io, alla sora Laura, mi dice subito “do li pigliati sti soldi?” … allora… “<strong>com</strong>’è? 5 lire?” …<br />
non te lo posso dì, perché m’ha detto: “Non devi dì niente!” “Di quello che fai e non fai,<br />
del padrone, niente!” Il giorno dopo il padrone trovò due lire lì dentro a lu cassetto:<br />
“queste chi ce l’ha messe?”<br />
“Ho fatto li capelli a una signora, questi li soldi che m’ha dati…”<br />
“Ma chi è questa?”<br />
“Non te lo posso dì!”<br />
“Ma <strong>com</strong>e non me lo puoi dì?”<br />
“Ma di dov’è, dove sta?”<br />
“Te dico che non lo posso dì…”<br />
“Me pari stupido!”<br />
“Ma <strong>com</strong>e so stupido?” Mi aveva detto silenzio, per carità, e allora finì così. Che abitava e<br />
dove andava. Quelli cavalli che c’erano, dice, ma chi poteva…? Ma non lo so se de che<br />
era, c’era una donna, sicuro. E doveva essere sempre una signora sennò non portava li<br />
cavalli, eccetera.<br />
Intanto, voleva sapè tutti li giorni, ma io… zitto.<br />
Intanto seguitavo a fa l’operato mio a questo e quell’altro perché dovevo mangià, mica<br />
mi regalava niente, quando era la fine della settimana, 40 soldi: che ci fai con 40 soldi?<br />
Però questi 40 soldi li portavo a Laurina, no? Laura all’ufficio postale.<br />
Passa un mese, venne sto cocchiere che non ho potuto sapè mai manco lu nome, dice:<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
123
“La signorina mi ha dato questo biglietto, se gli vai a fare i capelli.”<br />
“Si, ma do sta?”<br />
“Ti porto su io.”<br />
Era de lunedì del mese appresso perché era chiuso… vado su… una cucina grande, c’era<br />
una signorina, c’era altre due donne in servizio…<br />
“Oh, so contenta che sei venuto su!” Tutte queste cosette… tutta graziosa, ma era<br />
grossa… io guardavo… gli faccio li capelli, tutto a posto e quando avio terminato, mi<br />
apparecchiava la tavola. La signorina ci metteva formaggio, ci stava roba di salato,<br />
salsiccia eccetera e mezzo bicchiere di vino perché più non ne bevevo. E cenavo…<br />
Poi mi diede un biglietto con certi soldi: “questi li porti do m’hai detto (che sarebbe lo<br />
sarto Petetti, il padre di questi qui), ma non sapevo cosa c’era scritto, mica toccavo, io.<br />
Quando m’aveva detto una cosa. Quando Umberto aveva fatto sti pantaloncini, perché<br />
c’aveva messo qualcosa che io non c’avevo, de vestito, e allora me fa li pantaloncini, le<br />
scarpe non ci scappava coi soldi però mi dette lu resto.<br />
Lunedì appresso, che presi la Chienti-Norina per andà sù fino a tale posto verso<br />
Appennino, c’era sta donna che la fermava, … io scendevo, e me portava su casa.<br />
E me pagava pure, non è che non me pagava, però quelle erano cosette sue.<br />
Arrivo su, tutta contenta, gli faccio li capelli, figuramoce se perdevo tempo… perché ce<br />
l’avevo… e c’era ste donnette tutte contente che facevano chi una cosa, chi un’altra…<br />
Quando che è stata la partenza, me disse: “te la senti di andare giù a piedi”?<br />
Kai: che cosa ha detto?<br />
“Te la senti di andare giù a piedi”? Ma si, Casavecchia – Pievetorina, che ce potevo<br />
mette? Camminavo… E allora arrivo a casa e vedo sto biglietto, quindi me feci le scarpe e<br />
un maglioncino rosso con le saccoccette qui da una parte per mette qualche soldo e<br />
tutto…<br />
Il padrone: “ma chi te l’ha fatto?”<br />
“Eh, l’ho <strong>com</strong>prato alla fiera…”<br />
“Ma chi te l’ha <strong>com</strong>prato?”<br />
“L’ho <strong>com</strong>prato io!”<br />
Quando a Camerino, a piedi, vado da sto calzolaio a famme le scarpe, 28 lire, me metto<br />
ste scarpe tutto contento (avevo fatto la corta, mica passavo per la strada, andavo a<br />
Maddalena, la Rocchetta, Cignano e poi andavo a Camerino) camminavo…<br />
Fatto questo, dopo, lu mese appresso, m’aveva fatto la maglia (quelle donne…) m’aveva<br />
fatto fa la maglia, tutta una cosetta … m’era rimesso a posto.<br />
Insomma, me dispiace perché è campata poco: dopo tre anni è morta.<br />
Kai: chi era?<br />
Non ho saputo sapè mai <strong>com</strong>e si chiamava!<br />
Kai: ah!<br />
Adesso ce sta una vecchia, qui in questo ritrovo di anziani, che mi ha saputo dire chi è,<br />
ma non il nome. E da allora a 15 o 16 anni, me dava allora qualche cosa di più, la metà<br />
di quello che facevo, e arrivai a 18 anni.<br />
A 18 anni era morto mi padre. Mi madre non ce l’avevo più. Babbo poi è <strong>com</strong>e se non ce<br />
l’avessi avuto perché io non ci abitavo più con loro: mangiavo fori, sapevo dove andare a<br />
fare i capelli, e insomma bene o male, mangiavo.<br />
Visto questo mi pigliò la voglia: “voglio annà volontario in Tripolitania!”<br />
Kai: volontario <strong>com</strong>e soldato?<br />
Militare.<br />
Kai: ah si, militare. Che anno?<br />
C’avevo 18 anni.<br />
Kai: 18 anni… era nel 32, più o meno.<br />
Si. Sic<strong>com</strong>e avevo 18 anni feci subito domanda. Faccio domanda e mi chiamano ancora<br />
quando che avevo passato la visita e tutto, me disse: “non puoi andare tu in Tripolitania,<br />
perché hai un varicocele.”<br />
Kai: varicocele? Che cos’è?<br />
E’ una vena ingrossata nella parte sinistra… Mò mi ci mancava questo. E allora partì e<br />
andetti a Roma e a Roma misi a fare la scuola di parrucchiere: al giorno facevo lu<br />
barbiere, alla sera facevo lu parrucchiere. E allora mia zia mi mandava li sordi, 5 lire per<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
124
volta, bisognava pagà e doveva andà a trovamme sta ragazza che se fosse prestata per<br />
fargle li capelli. Da Prati andavo giù a via dei Colonnari, a Roma, è lontano, a piedi e<br />
l’ac<strong>com</strong>pagnavo e poi ritornavo in via della Giuliana, a piedi. Alla mattina ritornavo in<br />
bottega, qui subbito, perché mica… ero preciso io. E tutte le sere facevo sto lavoro.<br />
Poi dopo me scrisse sta zia, dice “vieni a Camerino” dice “mi ha detto così e così… che te<br />
prende; e allora vieni giù”. Era una zia, per sta assieme…<br />
Kai: non sei diventato più soldato?<br />
No, ma è rimasta sempre la chiamata, non l’avevo disdetta, poi quando che m’ha<br />
chiamato il maresciallo dice “tu, così e così… sei partito?”<br />
“No, dico, mo non parto più, non m’ha chiamato prima…mo…” e mi so messo a fa lu<br />
parrucchiere.<br />
Sempre le tragedie della vita… me metto con questo, ce sto un par d’anni e mangiavo<br />
dentro casa de questo. E allora un giorno, vado su, te trovo a piange essa, li figli…<br />
“Ma che c’è? Che succede?”<br />
E allora mi raccontò: “mi marito c’ha l’amante e la madre l’ha rinchiusi dentro la<br />
camera!”<br />
“Mamma mia!”<br />
Ma guarda un po’… quelli piangevano con quella, Viola si chiamava, era una maestra,<br />
faceva l’asilo; so che … “ma che c’hai?”, vidi Viola, piano piano che le cascavano li capelli:<br />
presi e andetti via. Dopo mi misi a lavorare per conto mio.<br />
Dopo so stato in guerra si, ma però quando che arrivai giù in bassitalia, annavo a<br />
Brindisi, pronta la barca, il piroscafo che ci portava di là., e mi dissero “Remigio, andiamo<br />
a fare colazione, una bisbocciata…”<br />
“No. Prima voglio passà la visita, poi annamo in giro a fa sta colazione e andiamo in<br />
Albania.”<br />
Kai: Come soldato?<br />
Come soldato, si. Sempre <strong>com</strong>e soldato. E allora <strong>com</strong>e passo la visita dentro la nave, mi<br />
chiama: “Matteucci!”<br />
“Pronto!” dico “Me so messo a posto”<br />
Dice: “Tu non puoi partire”<br />
“No? Meno male. Perché?”<br />
“Perché hai una cisti superficiale, qui. E quindi ce vole che te operi.”<br />
Ma era li 15 di dicembre; vado diretto a Camerino e non andetti per niente a casa; vado<br />
giù all’ospedale, me dice “Tu, Barabba (?) cosa c’hai?”<br />
“Eh, se te dico quello che c’ho, è inutile che so venuto qui, no? … Lei mi passa la visita<br />
che me lo dice quello che c’ho e non c’ho…”<br />
Allora me passa la visita: “Ah, c’hai qui, superficiale, una ciste.<br />
Kai: chi chiama? Qualcuno chiama? Qualcuno da fuori chiama. Ah, si? …<br />
Daglie tu co quesssa! E allora… io dissi, dico: “mi opero” non aspettavo niente, questi era<br />
lì 15… Disse: “sta a sentì, è già il 15 di dicembre, vai giù a casa, fai Natale e poi vieni su,<br />
ti opero. E vieni che ne so … sette giorni…”<br />
Vado a casa, faccio Natale e tutto quanto, e vado diretto all’ospedale.<br />
Ebbè, non era capace di operare, questo!<br />
So stato all’ospedale da Natale a Pasqua. Se non veniva un chirurgo da Perugia, ero<br />
spacciato.<br />
Dice: “Matteucci” sto chirurgo disse, “te la senti a operatte sveglio?”<br />
Dico: “fate un po’ quello che vi pare” tanto era già 2 o 3 mesi che stavo lì… “Va bene”.<br />
Me opera (…tanto io, se m’ammazza questo o quest’altro per la strada era quello…).<br />
Quando è che un paio di giorni, il direttore responsabile dell’ospedale era un zio mio,<br />
Tomassini di Camerino, Antonio Tomassini.<br />
E quando che la superiora, perché a tempo di guerra se magnava male, tutta robba…<br />
c’era la superiora, dice “questo è suo nipote”… allora me portarono la pastasciutta, dopo<br />
due o tre giorni, l’abbacchio, li pezzetti de l’abbacchio… madonna… Quell’altri malati che<br />
stavano giù, dicevano “quisso chi è? …” Allora la superiora gli diceva “Tu (non?) stai male<br />
quanto è quello”.<br />
Allora insomma so stato … e intanto m’è ritornata la cartolina di precetto. Allora … mi<br />
dice “ Vai giù adesso”.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
125
Parto, tutto fasciato, incontro sta zia: “Remigio, ma che fai?”<br />
“Non te posso raccontare tutto perché è una cosa lunga…” dico “vado ad Ancona a passà<br />
la visita de controllo”.<br />
“Allora te la passa Gigi, il mio”<br />
“Chi?”<br />
“Gigi mio”<br />
“Ma chi?”<br />
“Lu colonnello!”<br />
“O zi” dico, “Scrivegli un po’… du righe di saluti e digli pure chi so io!”<br />
E così fu fatto. Piglio lu tram e vado ad Ancona. Come vado ad Ancona c’era lu piantone e<br />
dico: “dalla un po’ allu colonnello”. Allora me chiama subbito, sto colonnello dice: “così,<br />
così, e quello che c’avevo” me parlava della parente, dice “sta a sentì” dice “più de sei<br />
mesi non te posso da, de convalescenza: intanto fa questi sei mesi, che dopo ce penso<br />
io”.<br />
Passa sei mesi, vado giù, ah avevo presa una forma di formaggio, per portagliela, per<br />
regalo; c’era lu piantone, dico, “Ma lu colonnello <strong>com</strong>’è che non se vede? Ma sta dentro?<br />
Ma non l’ho visto passà… “Ma chi quello arto…? E’ morto.”<br />
Era morto; in quelli sei mesi.<br />
Mo?<br />
Passo la visita, vedo sto tenente: era parente…<br />
[fine cassetta 1]<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
126
Remigio Matteucci 2/5<br />
E allora c’era sto tenente che lo conoscevo bene qui, Cafurri, … e allora dico così, così…<br />
“Senti a me non interessa niente quello che c’hai avuto, o che c’hai: ritorni al corpo, poi<br />
marchi visita…”<br />
“Ma che ce torno a fa al corpo io? Me passerà la visita, no? Possibile che…”<br />
Detto e fatto, amici perché lei ho visto qui a Pievetorina tante volte, me manda al corpo.<br />
Kai: mi manda al corpo?<br />
Si, me ripigliano e andetti in Ascoli, un’altra volta. Vado in Ascoli trovo direttore della<br />
banca de Pievetorina pure era di Macerata… “Toh” dice “conosci Micarelli Saverio? E’ mio<br />
cognato”.<br />
“Tu cognato?” … e allora, ma sai, io, uscì e poi dopo ritornai subito: “Signor Capitano”<br />
dico “so partito così in fretta e furia” dico “ci vorrebbero 3-4 giorni pe andà su, mette a<br />
posto”.<br />
“Aspetta.” Me fece aspettà due minuti, scrisse una lettera alla moglie, dice: “allora passi<br />
a Macerata, vai lì a casa mia, questo lo dai a mi moglie e quando ritorni giù ce ripassi che<br />
te da le maglie eccetera perché mo <strong>com</strong>incia a fa freddo.”<br />
Dico “Va bè” e intanto mettevo a posto la bottega, queste stupidate che c’avevo, e so<br />
ripartito. Vado giù, me pareva che era già di casa. Non volendo c’avevo mio cognato in<br />
Ascoli.<br />
Kai: chi chiama?<br />
Stà a scherzà coso… e allora dico, manco 6 o 7 giorni, vado lì da mi cognato, dico tanto<br />
questo capitano mo, quando se mette là…<br />
“Matteucci, Matteucci, Matteucci…”<br />
“Ec<strong>com</strong>e!”<br />
“Do sei stato?”<br />
“Niente….oltre, do so stato?” Non sapevo do annà, perché…<br />
“Matteucci…” me chiama dal terzo piano lassù… lo capitano me dice “ma do sei stato?”<br />
“Eh, dove so stato, lì fuori…”<br />
“L’hai pigliata la lettera?”<br />
“No…” dice “va lì fori…” ma io credevo fuori: faccio le scale e rivado fuori. Ecco il<br />
sergente: “Matteucci!” madonna mia… vado su, lo capitano chiama l’ufficiale di picchetto,<br />
l’ufficiale di picchetto viene su… Mò che ho fatto di male?<br />
“Che te manca?”<br />
“Niente, non me manca niente” dico io “c’ho tutto qui…”<br />
“vedi lo zaino…” … tutto l’occorente, la bisaccia dentro tutto… mo do me mandano questi?<br />
Dà la lettera all’ufficiale di picchetto e mi porta alla stazione.<br />
… che fine farò…<br />
Mezzanotte a Bari.<br />
A Bari me disse: il prossimo treno è per te.<br />
Calo giù, mi metto lì, arriva sto treno, monto su, andava a Brindisi invece.<br />
Allora c’era la ronda… te pigliavano… “Matteucci, ma do vai? Quello va a Brindisi!”<br />
“E che ne so io, m’ha detto, dice “il prossimo treno, monti su…” so sceso, ho fatto Gioia<br />
del Colle con quillo treno e tutta la zona fuori di Bari ho visto la mattina. So che quando<br />
che è la sera me trovavo a Cotrone.<br />
Kai: che cosa?<br />
Cotrone. E dico mo? Mo va a piedi. Due chilometri a piedi, ma dico, io non avevo<br />
magnato niente dallo giorno prima. So che vado dentro il … e te vedo che c’era l’ufficiale<br />
sulla piazza, c’era le mostrine; vado diretto là, dico “Signor Tenente…”<br />
Kai: questo a Brindisi? Dove era questo?<br />
A Cotrone, Cotrone proprio. Vado su a piedi e cercavo, mo do annavo… invece sulla<br />
piazza proprio c’era l’ufficiale, vado oltre e gli dico: “Signor Tenente…” guarda la lettera…<br />
“Domani alle 9 vieni su in ufficio.” Ma mica sapevo do stava. Dico: “ma io non ho<br />
mangiato niente da ieri”<br />
“No?” Allora chiama un militare: “questo portalo così e così…” e mi metto a magnà! C’era<br />
riso, un pezzetto di pane, per dormì… dice “mo t’arrangi e qui e te butti per terra…” Era<br />
un capannone… e quello lì me disse: “legati bene le scarpe!”<br />
“Perché?”<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
127
“Perché domani sennò vai scalzo”. Rubavano.<br />
Kai: rubavano?<br />
Oh! Manco dormivo perché le scarpe… M’alzo, vado su, dico “dove sta il <strong>com</strong>ando?”<br />
“Sta su da Capo Cotrone, proprio dentro casa de lu barone.”<br />
Allora me vede l’ufficiale, lu tenente: “Ah, hai studiato tu?”<br />
“Poco ho studiato, più della quinta non ho fatto io”<br />
“Allora” dice “mettite lì.<br />
Mi da tutti sti foglietti de fa il pane per tutti li militari, ma a sedè non ce potevo sta io.<br />
Ero abituato a stare sempre in piedi. Dopo un po’ di giorni mi ha detto, sto conte, era<br />
conte: “Matteucci …” ma io… ci vorrebbe un posto che camino. Allora mo te mandamo a<br />
Catanzaro.”<br />
Catanzaro Marina, Catanzaro Sala e Catanzaro Ritta, so tre Catanzari.<br />
E vado su; zona, sottozona, tutta la posta che avevo in borsa, quella che portavo l’ho<br />
lasciata, quell’altra la riprendevo e ogni fermata de treno ognuno glie davo la lettera sua<br />
e c’avevo sto lavoro. E intanto facevo spesa per tutto lu battaglione.<br />
Dovevo glì a Catanzaro, Catanzaro città, tutta l’ordinazione, tutto quanto, poi prendevo<br />
du sciaraballi che sarebbero questi carretti lunghi che c’hanno giù per caricà tutta la roba<br />
che avevo ordinata; da lì Catanzaro Sala, c’è il treno, mettevo tutto a posto, li legavo<br />
bene, pagavo quelli carretti, eccetera, e io ripartivo. Dopo quello lo rimandavano a piglia<br />
quelli addetti. Insomma ho fatto stu lavoro per parecchio tempu.<br />
Quando, sic<strong>com</strong>e che io stavo lì l’ufficio co stu barone, co stu conte stavo all’ufficio …<br />
dice: “Matteucci, mi prenderesti a Catanzaro una radio? Vedi un po’, trovamelo e dimmi<br />
quanto costa.”<br />
Il giorno dopo ce vado, ho camminato poco sì per trovà quissi… dico: “l’ho trovato, però<br />
vole 1000 lire!”<br />
Kai: 1000 lire? Era molto.<br />
Bella radio era. E mi da le 1000 lire, piglio la scatola lu giorno dopo… intanto dentro<br />
l’ufficio io c’avevo una penna stilografica d’oro.<br />
Kai: una che cosa?<br />
La penna stilografica, perché dice “io ci scrivo bene” mi diceva lu conte.<br />
“Bè” dicevo “scrivo meglio io con quest’altre…” Facevamo tutte le licenze per Pasqua;<br />
ogni tanto a questi militari e gli se davano. Quando è stato lu giorno prima, lu conte va a<br />
piglià la penna, la penna non c’era più.<br />
Kai: non c’era più?<br />
“Remigio” dice “tu m’hai pigliata la penna!”<br />
“No”<br />
“No?”<br />
Parte. Dice: “adesso annamo giù alla stazione” so due chilometri; e erano partiti una<br />
cinquantina di militari, periodo di vacanze di Pasqua, andavano in licenza, gli famo la<br />
perquisizione… chi l’ha pigliata bhò...<br />
“Signor Tenente” dico “… ma mico io penso alla penna, d'altronde avrà pigliato quella,<br />
saranno 50 lire… di quelli tempi, ma io penso alla moglie e li figli de sto lazzarone che<br />
quelli non ce l’hanno colpa, no? Che ne sanno che il padre ha fatto questo?<br />
Mi dette una guardata… “Remigio, via, dal barone!” “Quando sei stato in licenza?”<br />
“Adesso a Natale”<br />
Orca matina… perché più de una non se poteva piglià…<br />
Va da lu barone…: “ho fatto, Remigio, te mando in licenza!”<br />
“Ma ce so stato dico in licenza…”<br />
E allora me scrive la licenza e dietro ce mette: “il fante Matteucci Remigio, mentre<br />
prestava servizio Cotrone, Cuprio, Cutro – dice – ha speso tutti i bengala per fermare il<br />
treno” per non fa, perché lu treno faceva servizio e allora questa è la prima azione…<br />
Andetti a casa, in licenza e manco arrivo qui, una signora parte in caserma, dice: “questo<br />
è venuto in licenza poco tempo fa, 15 + 4 erano i giorni e lu figlio mio non è venuto mai”.<br />
Eccoti i carabinieri: “Remigio te vole lu brigadiere in caserma…” Aglie!<br />
“Che c’è brigadiè?”<br />
“Tu sei venuto, sei stato in licenza a Natale.”<br />
“Si.”<br />
“E due licenze non le poi avè.”<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
128
“No. Una volta me l’hanno data, se vede che…” e vado a casa.<br />
Me rimanda a chiamà, piglia la licenza, va a vedè… dico: “dietro non li letta…”<br />
Quando che l’ha letta dietro, m’ha detto allora: “Buona Pasqua!”<br />
E così finì tutto quanto lì.<br />
Premi mo… c’avevo moglie, non è poco perché…, c’avevo 3 figli aggià… tre figli e non poli<br />
annà più… e venne la malaria: <strong>com</strong>e riendetti giù, beccai la malaria, ma laggiù la malaria<br />
era… do annavi annnavi, <strong>com</strong>e facevi?<br />
Kai: si.<br />
Mica era… mo me mannava … Don (glie dicono) Don Ciccio, ma lu nome non so se c’ha<br />
un altro nome dopo Ciccio.<br />
Dice “Matteucci, m’è venuto qui il fattore de lu barone: se vai a casa a fare i capelli alla<br />
moglie e li figli.”<br />
“Eh, io ce vado, ma do sta?”<br />
… Mi dice “Matteucci, è ora de piglià giumenta!”<br />
“Ma che è giomenta?”<br />
Noialtri… laggiù è in dialetto, e io scappo e glie dico, a quelli fuori, dico: “l’hai visto passà<br />
Giomenta?”<br />
Dice “No…” … poi una sgrullata di testa…<br />
So che lo barone: “essa la cavalla!”<br />
“La cavalla?” ma che ne so quella cosa… se chiamava Giomentella.<br />
Per cui io monto su sta capatella … su sto cavallo e vado su. Te trovo la moglie tutta<br />
disabigliè, cuscì… madonna, non è quessa de ste zone, manco mi metto a parlà: era<br />
milanese.<br />
Apposta! Eh, ma non poteva esse no che te faceva vedè le spalle nude … e so che gli ho<br />
fatto… me pagò e tutto quanto, per carità.<br />
E allora me pigliò la malaria. Tutti quelli frutti te pigliava voglia de magnarli, invece guai<br />
se magnavi li frutti.<br />
E da lì m’hanno portato in Toscana, all’ospedale. E all’ospedale un po’ ce so stato lì.<br />
Collodi, dove ha fatto Pinocchio, do c’era … era un ospedale da campo, ma fatto lì, viene<br />
una a fasse a famme la puntura, co lu capitano.<br />
Dice: “…faccia qui, Matteucci vedi, un suo futuro parente!”<br />
Dice “ma no, noi siamo… me sera a marchesa… qui c’era un Matteucci semplice.”<br />
Ma che glie fece … gli disse, dico: “ma che c’entra… Matteucci semplice? Non so<br />
marchese, ma per esse marchese” dico “mica ce se nasce marchesi! Eh, ce se vene dopo,<br />
no?”<br />
Non gliel’avessi mai detto.<br />
Quando che venni in licenza, m’ha dato un mese e quill’altro gli ha dato 40 giorni:<br />
sfacciato io dico…<br />
Kai: interessante.<br />
Hai capito?<br />
Kai: si.<br />
E allora, dopo ho fatto sempre il militare qui oltre.<br />
Poi c’avevo mi cugino che stava al distretto a Macerata e insomma so stato sempre … poi<br />
dopo c’avevo conosciuto il generale Santancherra (?), sette figli c’aveva e gli facevo li<br />
capelli… ma che vado cerchenno?<br />
E con quesso, fatto tutto militare.<br />
Poi dopo semo messi a lavorà da parrucchieri, ho avuti sei figli, delle quali tre<br />
parrucchiere e brave.<br />
Kai: bene.<br />
E brave.<br />
Una mi è morta a Pescara. Mazzata. Ammazzata.<br />
Kai: no, perché? È peccato.<br />
Stavamo qui. Era andata giù a Pescara col marito, il marito c’aveva il posto qui de tutti i<br />
medicinali, eccetera, sempre, e allora se la portò… cambiò casa. Quando che è stato lì,<br />
glie pigliò dolori forti allo stomaco… Il giorno de, lu ferragosto. A ferragosto dentro<br />
l’ospedale c’era un medico di guardia: niente! Noi ancora non eravamo annati giù, solo<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
129
che gli disse questi dell’ufficio lì, eccetera, dice “ma ci sta questo dottore, quaggiù, è<br />
bravo…”<br />
Ma che fa quisso bravo? Ce telefonò. Dice “la opero domatina.”<br />
Ma che opera? Che? … gli diceva… Ma io devo sapè quello che fa.<br />
Kai: si.<br />
Dice “ma è un taglietto…”<br />
Ma che taglietto? Quanno hai tagliato lì… se devi taglià qua, su, giu… Io che ce so<br />
passato, che m’hanno tagliato tutto quanto… bho…<br />
Non siamo riusciti a farla uscì da quell’ospedale.<br />
Kai: Dio mio.<br />
La mafia.<br />
Kai: incredibile.<br />
Un macello.<br />
Quando che è stato, era mezzanotte…<br />
Kai: chi era questo?<br />
Questo era de Pescara, dottore, io non lo so che dottore era, ma non era uno niente…<br />
Telefono a Roma alla Salvi, la sorella di sor Mario, dico: “signora, io so Remigio…” dico,<br />
eh mia figlia gli faceva i capelli, la conosceva a Pievetorina, “mi trovo così, così…”<br />
“Prendi la Croce Rossa e portala immediatamente su a Roma!”<br />
Questo era mezzanotte.<br />
Non ci è stata concessa la Croce Rossa prima delle 11 del giorno.<br />
Semo partiti, semo annati su, semo stati un po’ di giorni, ma…<br />
Dice “puoi denunciarlo questo” e allora c’era il marito e dico “vai giù e denuncia sto<br />
dottore per…” “Ma – dice - io non posso farlo quesso perché con l’affare me trovo con<br />
quissi de Ancona, lavoramo lì…”<br />
“E allora, che fai?” E cosi finì.<br />
Kai: ah, peccato.<br />
E’ morta. A Roma.<br />
Poi un’altra facsimile, era incinta a Fabriano. Chiamò sta levatrice. Sta levatrice gli disse<br />
“si, mo famo l’iniezione, mo famo.” Poi venne a Pievetorina. Venne qui quanno che alla<br />
domenica saluta lu medico.<br />
“Ma che hai fatto?” gli fa lu dottore.<br />
“Niente, mi sa che sono incinta!”<br />
“Ma tu sei azzurra sulla faccia!” Ma può esse?<br />
Venne su subito a Camerino, toccò portarla via da Camerino: gli aveva rovinato tutte e<br />
due li reni quelle iniezioni. E così…<br />
Kai: si, si. Allora nel tempo passato, lei conosceva Ugo Marini?<br />
Come! Aspetta, mo di questi ancora non c’ho parlato io, anzi io …<br />
Ugo Marini era venuto perché lo volevano fa segretario della Democrazia Cristiana!<br />
“Per carità – dico – faccio lu barbiere, lu parrucchiere, non posso dì che io faccio lu<br />
democristiano, che faccio il socialista, <strong>com</strong>unista, eccetera.”<br />
“Lo posso fa?” Io glie dicevo…<br />
“Ma che te importa?”<br />
“Ma no, che m’importa!” dico io, “se vedono che io sto immischiato in qualche cosa,<br />
dentro la bottega non ce vengono più nessuno!”<br />
Kai: e il padre di Ugo Marini, Venanzo? L’hai conosciuto?<br />
Ecco, mo glie dico, ero piccolo e allora il primo ufficio postale che ho visto io, che ho<br />
visto, era qui a Montalbano, dove sta lu bar. Lì de fianco c’era la buca per le lettere.<br />
Quello è stato il primo.<br />
Kai: e chi era, il papà o la madre di Ugo?<br />
E portava lì gli occhialetti, era la madre di Ugo, no? E il padre, che stavano… da lì dopo so<br />
venuti dentro adesso dove sta quella che venne le scarpe, che è sempre chiuso, li giù<br />
verso la piazza, no? Quella casetta che hanno rinnovato da Piselli, c’ha fatto quella… E, lì<br />
sta l’ufficio postale, c’è stato, e c’è stato fino, dunque, si, c’era la Chienti-Nerina, allora<br />
c’era una corriera, la prima corriera del 18, del 20, e già erano annati via da qui e erano<br />
annati giù che era moglie e marito tutte e due anziani. Ma mi volevano bene.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
130
Kai: si?<br />
Ah, si.<br />
Kai: e Venanzo Marini era padre di Ugo.<br />
Si.<br />
Kai: e <strong>com</strong>e era?<br />
Eh, era un vecchio asciutto, non è che …<br />
La madre era un po’ più … ragazza, insomma più femmina, ma però c’aveano l’età… c’era<br />
l’età c’era.<br />
Kai: che cosa?<br />
C’aveano l’età, dico, non è che…<br />
Kai: si.<br />
Dopo quessi lì, andettero lì, sta Chienti-Nerina, e passò sta Chienti-Nerina perché allora<br />
stava iqqui dove sta quillo teatro e lì c’era tutti li garagi. E qui c’era il direttore, perché<br />
allora faceva qui, non stava nè Muccia, nessun posto, a Visso, da qui allora <strong>com</strong>inciavano<br />
a fa la strada per Visso e da li allora dopo <strong>com</strong>inciarono a mette a posto un capannone a<br />
Maddalena e non venne più sta Chienti-Nerina qui perché andette a Tolentino. Tolentino,<br />
Pievetorina, Visso. Faceva solo…<br />
Più tardi, dopo, faceva Pievetorina, Maddalena, Fabriano e quest’altra Tolentino<br />
[fine cassetta 2]<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
131
Remigio Matteucci 3/5<br />
Fernando Mattioni: Spettate. Quell’anno facevi il barbiere che andavi per le case.<br />
Si.<br />
Fernando: Prima della bottega.<br />
Prima della bottega.<br />
Fernando: Allora (pronto è?) raccontaci un po’ allora prima di aprire la bottega da<br />
barbiere quando andavi per le case e che cosa le davano <strong>com</strong>e paga.<br />
Da magnà… c’è un pezzo… venne mio fratello… mio fratello che c’aveva la poliza de<br />
guerra de 1000 lire, intestata a lui che è il più grande. Quanno che è stato, è morto<br />
babbo, questo piano … ha pigliato le 1000 lire: è ito via a Roma.<br />
Allora mi chiama e dice: “ma, tu fratello do ito?”<br />
“Eh, non lo so do ito.”<br />
“Guarda che ha pigliato li soldi.”<br />
“Ha pigliato li soldi?” Stanno intestati a lui, lui è partito. Invece non era così perché lui<br />
c’aveva li fratelli più piccoli e doveva aiutarli in tutto e per tutto. Mò, c’era la sora Laurina<br />
c’era, qui da Marini: “perché - mi diceva - <strong>com</strong>e c’hai quattro soldi, tu portali qui da me,<br />
lì all’ufficio postale. Te faccio lo libbrettu…” io ho detto “pure!”<br />
“E non te li sciupi.”<br />
Eh, magari sciupà, quattro soldi, quello che c’avio… so che dentro a questo libretto per<br />
ultimo c’era annato 150 lire. Morto babbu, io me consigliavo sempre con Laurina, la<br />
Marini, dico… così, così…<br />
“Ma tu fratello è andato via?”<br />
Dico “si.”<br />
“Ma tutore è lui!”<br />
Eh, si, lui è scappato via, non c’è più niente…<br />
Fernando: E dopo <strong>com</strong>e te mettesti a fa il barbiere, dopo?<br />
Eh, quesso? Prima. Prima, lo barbiere sempre in movimento co le famiglie do glio a<br />
magnà.<br />
Fernando: Dove, più che altro dove andavi a fa i capelli per le frazioni? Quali frazioni<br />
erano?<br />
Antico, Piecollina, tutti i contadini spersi, mi dicevano: “Remì, vemmi a fa li capelli a<br />
quelli figli, a quillo, a quill’altro…”<br />
Eh, ce glio all’ora di mezzogiorno, no? Perché magnavo!<br />
Fernando: Perché c’avevi da mangiare a pranzo.<br />
E <strong>com</strong>e no, quisso era lu fatto. E allora …<br />
Fernando: Ma quella del prosciutto allora <strong>com</strong>e fu, Remì? Era la famiglia di dove?<br />
Eh, c’avevo la bottega, no? Allora, era Desio Palmieri, fece partorì la … a su Fernando e<br />
invitava tutti (mica tutti, quelli che doveva invità) e c’era anche lu medico, perché io ero<br />
lu secondo medico a Pievetorina, l’hai saputo?<br />
Fernando: No, quesso non lo sapevo.<br />
Adesso te ce volia la Penzi, ma io so stato tutti questi, che poi se baccarono la testa che<br />
c’aveva le ferite… e tutti da me. E non pigliavo niente. Insomma, poi, passimo lì… allora<br />
te voi sapè quella de lu prosciuttu?<br />
Fernando: Eh…<br />
Eh, venne giù c’era la … lì su a Valsantagelo… dice “non ce vai, Remi?”<br />
Io: “che c’entra?”<br />
Fernando: No. Spiega che cantavano il prosciutto quando nasceva un Fernando, no?<br />
Si, ma questo era un altro fatto ancora, perché io ogni tanto questa gente, taglia lo<br />
prosciutto, era cattivo. E allora… “non gli fa niente, no? Piglimo quell’altro!”<br />
Ma io, piglia quill’altro, peggio che te peggio. C’aveva un altro prosciutto. Piglia su, salza<br />
lo prosciutto, alla fine lo piglia lo butta via perché era scappati fori li vermi.<br />
Fernando: Li vermi.<br />
Allora se arrabbia e ha scritto:<br />
“E’ la storia del prosciutto<br />
che non era tanto asciutto<br />
glie scappava la materia<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
132
da una grossa vena arteria”.<br />
Kai: e <strong>com</strong>e andava questo qui, chi era, ricordi tutto chi era?<br />
Quello del prosciutto era sempre di Palmieri, ma questo che aveva sentito tutto…<br />
Fernando: C’aveva fatto una storia.<br />
Aveva fatto subbito, per carità, subbito, quisso mica aspettava niente, e allora Desio<br />
diceva sempre: “chi l’ha ditta questa?” eh, chi la ditta, ma che ne so, mica faccio lu<br />
cosu… daglie co sto prosciutto…<br />
Tutti e tre li buttò via! Li prosciutti erano cattivi.<br />
Mò, so che fatto tutto quanto e mette per Pievetorina tutta sta storia, tutti serani,<br />
chiamavano serani racconti quessa de lo prosciutto, quessa de lo prosciutto … e quelli ce<br />
se faceano cattivi dopo.<br />
Fernando: Però anche a te è capitato un prosciutto che te diedero su…<br />
Dopo, dopo. Dopo a me è capitato che c’avevo un maiale che era 2 quintali e 3 chili.<br />
Fernando: Ma non te diedero un prosciutto co lo fa li capelli a una famiglia su pe…<br />
dov’era?<br />
Si ma quello è un altro fatto. Perchè io pure c’ho avuto so prosciutto … e uno l’aveo<br />
tagliato, dopo amici da Terni (quissi portava l’olio) me dissero “lascia fa,Remì…”<br />
Dico: “così… - dico - ma posso…”<br />
“Ce penso io, non taglià quissartro, lascilo fa, lì.”<br />
Me ce dette 22 chili d’olio!<br />
Fernando: Lo prosciutto era rovinato.<br />
Fammelo sapè, dico, e quisso non lo so perché glie piaceva, quesso se lo portava giù<br />
sopra a Terni, c’aveva do vendeva l’olio, portava tutte budelle de pecora, capra no? E ce<br />
metteva dentro l’olio.<br />
Fernando: Ah, sulle budelle? L’olio lo portava su le budelle?<br />
Dentro la panza.<br />
Fernando: Dentro alle budella de capra e de pecora? L’olio stava dentro a lì?<br />
Si, si; veniva con tutte queste cose lì.<br />
Fernando: Ma non c’erano le bottiglie? Non esistevano le bottiglie?<br />
Ma do? Non ce s’erano.<br />
Fernando: Ah, dentro l’olio lo vennia da dentro le budella de capra e de pecora? Che<br />
anno era venni giù, scusa? Pressappoco.<br />
Pressappoco era del 36, 37. 37 era.<br />
Kai: interessante.<br />
37 e mazzavano una capra o la pecora: glie legavano le gambe e poi qui, dopo, su lu<br />
collu…lo legava un’altra volte, ma tutta la panza tutt’olio c’era…<br />
Fernando: Ha capito? Tutto l’insieme della pecora, non solo le budella… Una pecora, dopo<br />
morta, glie levavano le… e veniva una specie di un’otre, sa quelle…<br />
Kai: si, si.<br />
Fernando: Di pelle, <strong>com</strong>e c’hanno spesso in Africa, in qualche parte.<br />
Eh, me portava sempre 5, 6 de quesse, co lu carretto, co du muli, dato che se venia a fa<br />
la barba, quesso, venia giù da Terni, glie davo una ripulita, tutto quanto, perché non<br />
stava mica proprio a Terni, prima de Terni, ce la strada po’ che va su verso l’Abruzzo, illì,<br />
mò manco me ricordo…<br />
Fernando: Arone.<br />
Verso l’Arone, si. E così aspettavano sempre tutti questi c’era Servili…, lu pigliava tutti li<br />
<strong>com</strong>mercianti, “me ne dai un litro, me ne dai…” perché mica, mica più! Adesso ne pigli<br />
una damigiana, ma … ì capito? E cuscì… li prosciutti allora <strong>com</strong>e venivano i vermi<br />
venivano buttati via… invece non è vero.<br />
Fernando: Ma io, io ho visto per esempio, Remigio, che anche il formaggio coi vermi, li<br />
mettevano a coce sulla graticola, se li mangiavano: vero?<br />
Ah, grazie, mica li buttaino via!<br />
Fernando: Capisci?<br />
Ma anche la volpe. Mica non mangiavamo la volpe!<br />
Kai: la volpe?<br />
Fernando: La volpe: mangiavano anche la volpe.<br />
Kai: eh si… che cosa mangiavano la volpe?<br />
Fernando: La volpe, la mangiavano, una volta la mangiavano, se mangiava.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
133
Kai: ah, capito, capito.<br />
Mettevamo a bagno otto giorni.<br />
Fernando: La volpe, dopo morta, otto giorni a bagno.<br />
Dentro l’acqua.<br />
Fernando: Fredda, del Fiume.<br />
Si, dentro il fiume. Dopo otto giorni la rerpigliavamo e se coceva: era bona!<br />
Kai: ha, si, interessante; e anche altri animali?<br />
Eh?<br />
Fernando: Quali altri animali se mangiavano? Oltre quelli… no, quelli selvatici.<br />
Eh, li tassi.<br />
Fernando: Tassi.<br />
Kai: tassi sono…<br />
Fernando: Ce l’ho qui. Ce l’ho dentro la vetrina là, grosso cuscì!<br />
Ebbè, quelli magnavano tutti lo granturco, roba…<br />
Fernando: Anche il porcospino? No.<br />
Quellu no. C’avevamo, dopo, lu cosu che è stato ritrovato, ma …<br />
Kai: ma c’erano dei cervi qua?<br />
No. no. Manco cinghiali qui c’avevamo.<br />
Fernando: Adesso i cinghiali li mangiano.<br />
I cinghiali li avemo messi qui nel 1000… dunque 900, io ho fatta la televisione, io …<br />
Allora perché da Tarcisio, gli dissi: “Tarcì…”<br />
Fernando: Ma i cinghiali è stato negli anni 80 che li anno messi, 75.<br />
Te lo dico subbito, te lo dico. Dico “Alza un po’ sta televisione, no? tutti quanti alla sera<br />
tutti stavano a sentì, era le prime volte, e allora, dico, alzalo un tantino, così po’ lo<br />
guarda li figli, po’ mi moglie, io per me lo sento bene. Domani lo sento bene pure io.<br />
Kai: che cosa ha mangiato? Questo non l’ho capito bene.<br />
Fernando: No, no. Questo parlava, stava a risalire quando hanno messo i cinghiali qui a<br />
coso… Dimmi un’altra cosa, ma per esempio, i gatti pure mangiavate? No? Eh?<br />
Si, si, li gatti. Accidenti, li gatti.<br />
Kai: questi gatti…<br />
Fernando: Si mangiavano anche li gatti.<br />
Kai: mamma mia!<br />
… Aveva un gatto che, e avevo dormito e c’aveva 4 fringuelli. Belli. Ero riuscito a tirarli<br />
su, era di quella pianta noce laggiù. Vado giù alla sera, non c’era più le teste. C’era le<br />
teste, ma non c’era più… madonna dico, mò? Chiappo lu gattu, gli tiro la testa con una<br />
pietra, lo butto giù lo fiume. Babbo andava a pesca… co una cosa…<br />
Fernando: Lo tira su.<br />
“Ma che ce sta?” Lu gattu legato lì. “Quisso la fatto – dice - perché lì so magnati…”<br />
Fernando: Gli uccellini.<br />
Vado giù da Jori a Villanova, questi Jori che stanno quaggiù, a faglie li capelli, giravo giù,<br />
un gatto, ma bello faceva sulli 7 chili, “un corpu, quisso le pontecana le magna - dice - lu<br />
voli?”<br />
“Eh si, dammelu.”<br />
Piglia, mi da sto gattu, non è che faceva, era un po’… l’ho chiappato, ma pesava. Piglio<br />
un pezzo de soda, glie faccio lu collare e poi glie rissi lo spago e lo legai su una zampa<br />
del tavolino.<br />
Chiamano babbo per jì a pesca, glie disse, a st’altra sorella piccola: “digli che non ci<br />
sono”.<br />
Apre la porta: “Ha detto che non ci sta!”<br />
Kai: non ho capito bene.<br />
Eh, che te piglia …<br />
Fernando: Chiamano il padre per andà a pesca, la sorella piccola fece: “ha detto papà<br />
che non ci sta!” Ha capito? Non so se ha capito.<br />
Kai: si adesso capisco.<br />
Fernando: Capito?<br />
Kai: si, si, si.<br />
“Eh, che te piglia un accidente!” dice. Quelli pigliarono e vennero su e videro stu gattu.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
134
Videro sto gattu: “ma che c’hai lo montone?”<br />
Perché non c’aveva la voce da gatto proprio.<br />
“Ma niente, c’era una donna de Remigio che a portato quisso gatto per fargli chiappà le<br />
ponticane…”<br />
“Eh – dice - quesso le acchiappa mica?<br />
Vado giù lo jorno dopo non c’era più lo gattu. Che te piglia…<br />
Kai: e chi sono stati uccelli piccioni? Che avete mangiato, piccioni che voi avete<br />
mangiato.<br />
Fernando: I gatti?<br />
Kai: no, i gatti no. No, altri animali.<br />
Fernando: La volpe.<br />
Kai: no.<br />
Fernando: La volpe si.<br />
Kai: piccioni?<br />
Fernando: Da quanti giorni, quanto è durata. Quello lì volea dì?<br />
Quella? E’ durata poco perché eravamo sei o sette… quando che c’era st’evento.<br />
Kai: ho capito.<br />
Se magnava tutti.<br />
Io ero di cucina, perché sempre giù casa mia, mò viene Pietro…<br />
Fernando: A proposito di cucina, ci devi raccontare quella volta che annasti a preparare<br />
quelli che facevano la cresima, quella è bella. No, cioè, a proposito Remigio ci devi<br />
raccontare quella storia quando quelli facevano la <strong>com</strong>unione che non c’avevano niente;<br />
che gli facesti trovà…<br />
Eh, non solo, ma anche per la festa de 3 de maggio. E’ festa no? Festa alla Pieve, festa a<br />
Piècollina, festa … e allora venne pure Romanello. Dice “senti – dice – ero ito a Panzano –<br />
dice – mo, che gli trova a mangià la moglie che non era bona di cucinà? Ma non erano<br />
tutte…<br />
Fernando: Era la festa, era il giorno della festa?<br />
Si, si. Era prima, insomma su mi chiamavano. Io sapevo cucinà perché non c’ho avuto<br />
mamma.<br />
Kai: si.<br />
Morta. C’avevo due anni. Me l’hanno ammazzata a Camerino le ostetriche.<br />
Kai: oddio!<br />
Eh…<br />
Fernando: Hai imparato a cucinà…<br />
Mi tocca dì pure quesso perché partorì il giorno de Pasqua, de lunedì de Pasqua partorì.<br />
E lu giorno della festa du punte, che era lu salario, babbo andette a Camerino in<br />
maternità a trovà mamma.<br />
Alle 5, alle 4 e chiccosa, partì per ritornà a Pievetorina a piedi, non è che mica c’era le<br />
corriere…<br />
In questo framm, po’ di tempo, zia Tomassini andette a trovà mamma e domannò lo<br />
professore, dice: “po’ mangià un tantino de pizza de Pasqua?”<br />
Dice “si, che oramai so sei giorni – dice – un tantino la po’ assaggià”.<br />
Parte da lì e per dire do sta il cinese, do sta lu cinema, stava de casa lì, sta vicino, no?<br />
In questo mentre le ostetriche c’avevano la libera uscita, nelle quali a questa gli avevano<br />
nascosto sto scialle. Cerca lo scialle perché alle 5 doviano scappà, cerca qui, cerca là,<br />
quell’altra rideva, chiappa questa qui: bum!<br />
Una botta, batte su lu lettu de mamma che stava a da il latte a sta figlia: more.<br />
Eccote lo direttore: “Mha! Che avete fatto?” Dice “mo ve mettono dentro, vene li<br />
carabinieri, mo vene qui, vene là, e… c’è da piglià subito un carretto de questi qui. E<br />
vanno a chiamà questo che c’avia sto cavallo, dice: “famme un piacere… vedi che c’è così<br />
e così…” se chiama Neno se chiama.<br />
Và giù: era arrivato alla Muccia, era già bevuto un quarto de vino laggiù.<br />
Dice “Neno…” dice: “corri, vene, monta su” bene o male me fai montà su, ma non da<br />
beve… Montavo su, quellulì andava verso Camerino, “ma – dice – io devo annà a<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
135
Pievetorina.”<br />
Dice “tu ce vole che veni su perché ce vole che te dico devi venì su a Camerino. E’ morta<br />
tu moglie!”<br />
“Ma <strong>com</strong>e è morta? Vengo giù adesso…”<br />
Annette su, lu direttore glie disse: “sta a sentì, co se levatrici, quelle che sò state,<br />
metteteve d’accordo, se c’è l’accordo, sennò ce da chiamà subito li Carabinieri.”<br />
Detto fatto.<br />
E allora se dovette mette d’accordo co sa levatrice.<br />
Pigliò una sorella mia più piccola “eh, mi dai quella…” e dopo lu restu, quessa che è nata,<br />
la mandò da un’altra che aveva partorito a Fiordimonte.<br />
E io rimasi solo.<br />
Goffredo stava a imparà a fa il gualzolaro.<br />
Eh, quillo che… non c’avevo dimora, ero io, lì casa si, ma la casa allora era aperta a tutti,<br />
mica rubbaveno niente lì, e così… per carità.<br />
Non ho più… ho rivisto babbo a 6 anni e chiccosa, era rvenuto dalla Grecia, era stato<br />
dopo in guerra perché venne un ordine che lu Re c’avea troppe misura e allora tutti quelli<br />
de quella misura faceano tutti lo soldato.<br />
Fernando: Un metro e 56.<br />
Si. E quando arrive questo, non lo conoscevo no io, c’avio du anni… ma poi non l’ho visto<br />
più. Non l’ho visto.<br />
Quando stava lì per venì oltre, gli scapaccioni… è vero…<br />
E allora tre anni, quattro anni, poi iniziai a fa lu barbiere da Basetti.<br />
Fernando: Da lu nonnu de Ludovico.<br />
Si. Erano du fratelli, du sorelle. Uno abitava lì sopre, casa de lu prete, lì la piazza, quella<br />
che hanno buttato giù, e quillaltro alla Muccia. Senonchè dopo c’aveva st’altro Fernando<br />
perché era tubercoloso, lu medico Marchetti li ha messi su 4 o 5 stanze a Lecentare e<br />
questi li teneva lassù. E gli dava quello che gli dava a magnà, du ceci di roba… però morì,<br />
morirono perché erano 6 o 7. Capito? E così rimasi solu. E ho …<br />
Fernando: Imparasti a … Te cuminciasti arrangià da solo.<br />
A cucinà, no?<br />
Fernando: A cucinà.<br />
Cucinà.<br />
Fernando: E allora cucinasti pure per la festa, là…<br />
Mha, domandavo a tutti quanti, dico, “tu fa così, fa colà…”<br />
Eh, li fasoli … duri li sapeva coce…<br />
Fernando: Eh, si, li fasoli…<br />
No… eh, <strong>com</strong>mè io ho imparato anche a legge e scrive perché alla sera io, non c’era da fa<br />
niente, la luce lì la bottega ce l’avio, c’avio da legge c’avio tante cose s’impara…<br />
Fernando: A scuola sei venuto qui, Remigio?<br />
Si.<br />
Fernando: Da quale portone entravi, da questo o da quello de dietro.<br />
Quisto de dietro. Non ce fossi mai entrato l’altro là…<br />
Fernando: Perché lì sopra che classe c’era: quarta e quinta qui?<br />
Iqqui c’era la terza e la seconda.<br />
Fernando: E di là, quarta e quinta.<br />
Quarta e quinta.<br />
Fernando: Co chi sei andato a scuola, da qui?<br />
Dunque io andavo prima da questa Cafurri, cattiva.<br />
Fernando: La Cafurri, c’ho la fotografia.<br />
Era una bestia per me.<br />
Kai: chi era?<br />
Fernando: Dunque era la suocera, era la suocera di Raffaele Bellanti.<br />
Kai: ah.<br />
Fernando: Ti prendo la fotografia.<br />
Kai: si, si.<br />
Sta… Avevo fatti du sbagli… una virgola, de qua un’altra cosetta, da rivedè…<br />
Questa è la maestra Robbi.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
136
Fernando: La maestra Robbi. Questa la Cafurri, la maestra.<br />
Brava questa.<br />
Kai: si.<br />
Questa era Toscana.<br />
Fernando: Questa è la sorella è?<br />
No. Questa è… ma chi se lo ricorda più.<br />
Questa è la Marini.<br />
Kai: quello?<br />
Cosu, lassù…<br />
Kai: Marini la sua famiglia?<br />
Fernando: Non lo so.<br />
Marini, de Selva.<br />
Fernando: Ah, de Selva Piana.<br />
De Selva Piana.<br />
Fernando: Ah, questi non è … E’ una famiglia Marini che abita quassù a Montecavallo.<br />
Na biocca.<br />
Fernando: Na biocca.<br />
Manco; no, no perché non era la biocca, questa era proprio de Collattoni. C’aveva lu figliu<br />
che s’era girato un po’ di testa, era geometra, gli ho fatti a lui i capelli io.<br />
Fernando: Questa chi era?<br />
Questa… eh, mo ce stanno… questa è de lu <strong>com</strong>mendatore.<br />
Fernando: La moglie del sindaco Silvani.<br />
Si. Questa e de lu segretario.<br />
Fernando: Ah, la moglie di Marco Palmieri?<br />
Ma chi è sta Palmieri?<br />
Fernando: Di chi?<br />
Quisto… nientemeno lu Fernando di questa ha sposato una nep, è lei Giuseppina, mise in<br />
cinta, e via. Poi questa è … Taccari. Questa è la maestra Scocci.<br />
Fernando: Scoccia.<br />
Scoccia.<br />
Fernando: Ah, questa è la maestra Scoccia eh? Ah…<br />
Kai: e questi sono tutti insegnanti? Che cosa sono?<br />
Fernando: Questa è la maestra, questa è la moglie del sindaco era, d’allora, questa,<br />
questa era la Cafurri, la suocera di Raffaele, in pratica.<br />
Kai: si, si.<br />
Fernando: La madre della moglie. Questa è la maestra Robbi che stava giù in fondo al<br />
paese, e questa è la sorella della Robbi deve esse questa qui.<br />
Dopo ci sta questa, qui, erano due; la più secca era… questa, questa erano tutte e due<br />
maestre.<br />
Fernando: Ah, si? Eh, anche questa era maestra la Cafurri. La Scoccia pure era maestra.<br />
Si, questa … perché era la figlia di un medico… erano.<br />
Fernando: Si, si, si.<br />
Kai: questa società è chiamata…<br />
Fernando: Caritas. Questi facevano… La Caritas era quella che ancora c’è oggi, no?<br />
Kai: si.<br />
Fernando: So quelle donne che aiutavano chi c’aveva bisogno, chi c’aveva.<br />
Kai: si, si.<br />
Fernando: La Caritas. Erano tutte le famiglie più benestanti che facevano… adesso,<br />
mbhè, lo fanno un po’ tutte.<br />
Kai: bene…<br />
Fernando: bella sta fotografia.<br />
Kai: questa è la fotografia di Caritas di quell’anno?<br />
Fernando: Pressappoco del 1890 è?<br />
Dieci, dieci.<br />
Fernando: Eh?<br />
Dieci.<br />
Fernando: Del dieci? Chi m’ha detto 1890 a me allora? Chi m’ha detto 1890? Non può<br />
essere dieci, eh? Te spiego subbito perché. Perché questa maestra che io c’ho il registro,<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
137
questa è morta nel 1907. C’è sul cimitero dove sta la fontanella ci sta la lapide de questa.<br />
La Scoccia.<br />
Fernando: La Scoccia.<br />
Ha, quesso si.<br />
Fernando: Perciò, se questa è morta nel 7, sta fotografia è di prima, no è? Questa c’è<br />
scritto che è morta nel 6, 1906. E’ morta, sta la data, a 55 anni 56, c’è la lapide sul coso<br />
c’è scritto qui giacciono…<br />
Queste fotografie so del 1910.<br />
Fernando: Ma se questa è morta, se questa è… Remigio, se questa è la maestra Scoccia…<br />
Fernando: … Che so, questa già era anziana? Sembrava anziana? Perché allora sembrano<br />
più anziane di quell’età che aveano, questa è morta a 54 anni, 55 anni questa qui. 56.<br />
Sta su in quella fontanella su il cimitero vecchio, se vai su vedi subito la lapide, c’è scritto<br />
“qui la sorella pose le spoglie…” sa <strong>com</strong>e dicevano allora, no?<br />
Allora sarà questa la Marini…<br />
Fernando: Irene Scoccia si chiamava. [fine cassetta 3]<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
138
Remigio Matteucci 4/5<br />
Kai: Parliamo della banda. Quando <strong>com</strong>inciate a suonare?<br />
La banda? 1922.<br />
Kai: 22. E <strong>com</strong>e hai imparato a suonare?<br />
Si, era li primi passi che si facia. Metodo tutto… co il maestro, eccetera.<br />
Mo, tutte le sere annavamo giù e facevamo una partitura, tutte ste cose.<br />
Kai: il maestro da dove… chi è stato il maestro?<br />
Maestro Passini di Camerino che allora venne a formà la banda a Pievetorina. E lì dentro<br />
due anni fece sonà sta banda e per sonà dovevamo andare a piedi su verso il<br />
camposanto, messi inquadrati e poi tu, tu, tu, e facevamo la marcetta.<br />
Kai: quanti ci sono? Quante persone ci sono state?<br />
Eravamo 26 o 27 allora.<br />
Kai: ah, bene.<br />
Eh, era l’inizio e insomma fu fatta una gran festa e…<br />
Quelli due anni, c’era una canzone fatta di canti, di suoni, di onori e d’amore, ci … la<br />
musa, ci … nel cuore, l’amore dell’arte sia gloria, sia vanto, sia gloria sia vanto del nostro<br />
avvenir.<br />
Poi festeggiati in armonia questo bel giorno dell’allegria.<br />
Questo bel giorno sempre darà amore e gioia e felicità.<br />
Kai: bello! Grazie. Molto bello.<br />
Quant’anni è che la so e tutta la marcetta pure… è la questione che…<br />
Da lì alla sera <strong>com</strong>mendator Silvani ce portò una damigiana de vino e altri ce presero 22<br />
chili de pasta.<br />
Kai: si.<br />
Rigatoni, poi erano belli grossi. E così… facevamo tutto da noi: acceso il fuoco, metti il<br />
caldaro, fa lì… ogniuno se doveva portà il piatto, la forchetta, tovagliolo, eh, perché non<br />
c’era sul teatrino… fu messi li tavolini, dopo fu fatto lì. Ma la pasta era tanta!<br />
Kai: si, e tutti questi sono stati…<br />
Tutti musicanti.<br />
Kai: si, si.<br />
Ma, quando è stato in ultimo, la pasta non c’era più.<br />
Kai: si, lo credo. Quali strumenti c’erano? C’erano tromba…<br />
27 musicanti: chi la tromba, chi il basso, chi il sassofono, chi uno o l’altro erano tutti<br />
misti e allora… io suonavo la cornetta.<br />
Kai: si.<br />
Ma ero ragazzo, sta cornetta sfiatava dappertutto perché era vecchia e allora con il<br />
nastro isolante attappavo tutti li buchi!<br />
Kai: bello, bella.<br />
Passato questa festa annassimo a sonà a Preci, sotto Visso, giù a Preci.<br />
Kai: ah, si.<br />
E quando che c’era la messa, io invece annà a sonà dentro la messa, aggiustavo sta<br />
cornetta, attappavo tutti li buchi, perché senno non potevo sonà…<br />
Kai: si, si, si.<br />
Una signora me disse: “ma che fai?” … c’ho la cornetta, ma sfiata… “ma davero?”<br />
Eh, dico: “si, è vero.”<br />
“Vieni un po’ là casa…” me disse. Vado là a casa… “Mettete seduto.”<br />
Me metto seduto, po’ va de sopra. Viene giù, apre sta busta, c’era dentro la cornetta del<br />
marito che era mortu!<br />
Kai: ah!<br />
“Vedi un po’ se sona questa.” Me disse… “Altrochè se sona!” Dico, … però mico gli ho<br />
detto, me la dai o non me la dai, niente. Eh, piglio, suonai un po’, poi gliela rmisi lì.<br />
“Pigliala, no?”<br />
“Eh - dico – dopo chi la rporta su da Pievetorina?”<br />
“Te la regalo.”<br />
Kai: bene.<br />
“Sonace, sonace”<br />
Kai: suonava?<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
139
Si. Tutti l’anni m’aspettava sta signora e tutta contenta quando che vedeva, vedeva se<br />
c’ero io…<br />
Kai: si, è vero; molto bello.<br />
E allora gli ho voluto sempre bene.<br />
Ce so annato anche in bicicletta a trovarla! Eh si, perché meritava.<br />
Chi me l’avrebbe data mai? Era una tromba nuova.<br />
E così da allora siamo stati sempre amici co sta signora e ho sonato sempre.<br />
Poi cambiai strumento perché ce bisognava del si bemolle, che non c’era. C’era, ma<br />
sonaveno l’ac<strong>com</strong>pagno; qui ce voleva uno che cantava. Ecco, vedi io <strong>com</strong>e sta la<br />
fotografia? Eh, so che de quessa, ma la detti a mi figlio, dopo fece una brutta fine perché<br />
quando li piglia li figli poi, ma io la tenevo bene, certo isso dopo c’aveva quella e<br />
<strong>com</strong>odavo quessa, ma me toccava sonà sempre…<br />
Kai: si.<br />
Perché chi sonava, semo stati a Roma a sonà e a pranzo c’hanno portato dentro una<br />
trattoria.<br />
Una trattoria quel giorno non volendo sposava la nepote del padrone de sta trattoria e<br />
allora venne oltre ce lo disse, dice “ve ce incontrate male perché c’ho li sposi, c’ho così…”<br />
Si? Allora dico imo lì a piglià co la tromba: pa, pa, pa pa…<br />
“Ma chi ve c’ha mandato, diceva…”<br />
Kai: bello.<br />
Questi non… questi sposi co sa banda … ce mandarono quattro bottiglie de liquori. Ma già<br />
lo bevevo… metti là che ne lu caso, paghi, verrà il tempo, avoglie, per quando che<br />
finisce, e mentre che stavamo illì a sonà, il padre de Umberto, Umberto sarebbe stato<br />
oramai un maestro, provvisorio, così tra musicanti, però stava laggiù, c’aveva preparato<br />
una porchetta!<br />
Ce lo disse dopo del pranzo, intanto noialtri avevamo scritto a sti parenti, e tutti so<br />
venuti la su sta trattoria … tutta una festa era… eh, era le quattro ancora stavamo a<br />
tavola.<br />
Quando sono stati lì, dice ce sta la <strong>com</strong>missione de Roma che è venuta pe vedè la banda,<br />
perché dovevano mette su sta banda. E allora c’hanno chiamato, dice “cogli bene” e simo<br />
fatti noialtri 3 o 4 sonate. Messo lì dice “c’è la porchetta!”<br />
A mò chi la magna?<br />
Io non la magno, … c’era sto nepote, ce dette l’idea, dico “va a piglià…” vene su co mezza<br />
fila de pane e tutta la porchetta: “ma che te la magni quessa?” “ah, no? eh, che la<br />
butto?” eh, ma <strong>com</strong>e la butti giù.. Di tutti sti musicanti dopo, tutti quanti hanno pigliato<br />
quella fila, c’hanno messa la porchetta, e la porchetta era bella che finita. Dico, ma che<br />
ce fai dopo? Perché da Roma dovevamo venì co la corriera qui, eh, ce sporcheamo pure,<br />
dice, ma che glie fa se te sporchi, dice, domani ce faccio spassà si porelli…<br />
Kai: <strong>com</strong>e?<br />
Ce faccio spassà si monelli, sti figli che gli portava la porchetta, dice ce li faccio spassà…<br />
E così fu una festa e ce regalò una, <strong>com</strong>e se chiama, una mortadella coscì lunga per uno,<br />
ce regalò.<br />
Contenti della festa che amo fatta. E così tutte le feste annavano a finì in gloria.<br />
Quando è stato che all’ultimo c’era da pagà lu conto, e allora stu conto chiamamo il<br />
direttore, ma erano venute sette bottiglie de liquore, tutte c’aveano mannato gli sposi.<br />
Ma mo che ce facemo noialtri? Allora lo direttore disse: “sta a sentì, me le ripiglio io, no?<br />
e ve levo un tot sulla spesa che dovete pagà…” e fu così, imo fatto… non è venuto niente!<br />
E tutte queste feste, eh, io ce tenevo.<br />
Poi dopo l’avevamo messa Tolentino, Pievetorina e Camerino, la banda. E io troppo è<br />
durato così.<br />
Kai: si, bene. A che anno?<br />
Che anno? Eh… sarà sempre 30 anni fa.<br />
Kai: si; continuava così per tanti anni?<br />
Si, e tutti contenti era! Perché Pievetorina c’avea tante chiamate. Quelli di Tolentino non<br />
ce l’avevano. Questi de Camerino peggio, erano 7 – 8 e l’avevamo allacciati tutti e<br />
venivano tutti quanti contenti, certe merende, certe cene, pranzi. Eh, era una festa, era<br />
una festa, era. Madonna.<br />
Kai: quando io arrivai a Pievetorina, l’anno 57, c’era ancora una banda, mi sembra.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
140
Come no!<br />
Kai: si, si.<br />
Eh, del 23-24 c’era la banda, e così…<br />
Kai: adesso ancora c’è, ma non suonano…<br />
Spezzata.<br />
Kai: spezzata.<br />
Spezzata. Perché devono fa 5 -10 musicanti qui, altri Camerino, altri Castelraimondo, eh,<br />
tutti quelli che stanno… anche che sonano co l’orchestra, lo sassofono, quello che è,<br />
vengono a sonà tutti perché pigliano quelli quattro sordi. Ecco se <strong>com</strong>mè la questione.<br />
Noialtri…<br />
Kai: ricordi ancora qualche canto che per esempio tu vuoi cantare?<br />
Sonate?<br />
Kai: sonate, cantare.<br />
Cantare no. Roba religiosa. Noi avevamo allora che s’annava a sonà allora, eravamo 6 o<br />
7, famo tutti il coro, allora se cantava, eh, coi li preti toccava cantà, senno dopo che<br />
cantavi…<br />
Kai: suonavano e cantavano qui alla messa qua in Pievetorina?<br />
Dentro la chiesa ho suonato.<br />
Il primo che avemo portato via, chiamò la banda, abitava sopre lo camposanto, quella<br />
casa su, Lucarelli, e così volle la banda.<br />
… un giovanotto, e allora aveva lasciato detto, da lassù a venì giù qui, po’ a ritornà su, e<br />
allora du lire, eh, era tanto, du lire a musicante, però non c’avevamo la marcia funebre,<br />
allora toccò piglià a tempo de valzer!<br />
Kai: si.<br />
Invece della marcia funebre… dice che lo portate via con la marcia… che risata… però ce<br />
fece <strong>com</strong>odo.<br />
Kai: …e allora tu hai detto che tu sei stato un attore.<br />
Eh, si.<br />
Kai: quando e dove.<br />
Pievetorina, però anche fori.<br />
Kai: anche fori?<br />
Anche fori, si.<br />
Kai: che cosa, chi era, di che teatro era?<br />
Venanzo Marzili e Tullio Taccari nel 1915.<br />
Io la parte… C’era Taccari, su alla Rocca, che la figlia fa le iniezioni, Pupetta glie dicono, e<br />
allora era bravo attore, però tutta la parte sempre de li figli, io si l’ho fatto de li figli, ma<br />
non mi piaceva, mi piaceva a ride, a scherzà a fa tutte ste cose, e no, imo fatte<br />
parecchie, tutti drammi. L’ultimo è stato quattro atti e l’avemo dato anche a Pollenza,<br />
fore ne avemo dato. Poi avemo fatto quello che era nominato Rold o il demone del<br />
danaro. Poi c’avemo fatto cosu, e li, non me ricordo…<br />
Kai: hai fatto Shakespeare?<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
141
Questa è stata, tutti scolari, scolari era tutti, ritornavano a casa perché s’erano laureati.<br />
L’addio giovinezza. Fu fatto st’addio giovinezza e l’avemo fatta de fori, du volte, la<br />
facemmo qui, e poi l’avemmo fatta fori.<br />
E fori, <strong>com</strong>e s’è portati, certe cene. Tutte a cena…<br />
Infatti su questa c’aveano fatto la satira, dice: “li soldi della beneficenza se li so iti a<br />
magna a Pollenza!”<br />
“C’era la Rossi col cappello, no col mantello e Genoveffa col cappello, po’ tutte le giostre<br />
anche di questi qui, quando venimmo trovammo tutto … eh, che vo fa?<br />
Io, fatta la <strong>com</strong>media, lo dramma oppure l’altre cose, faceo sempre la sortita prima che<br />
fosse finita la parte perché intanto s’aggiustava il teatro. Facevano qui, là, io…<br />
Kai: il teatro era qua? Su…<br />
Si, anche questo, si. Uscivo, dice: “Matteucci Remigio… - oramai … - la poesia di<br />
Trilussa!”<br />
Uscivo e spettavano sempre a me perché io so stato un lettore di Trilussa: non l’ha<br />
sentito dì mai? Eh, Trilussa era qualche cosa… bravo. E c’aveva tre volumi grandi,<br />
Trilussa.<br />
Kai: chi era questo?<br />
A Roma,Trilussa.<br />
Kai: Trilussa, ah si.<br />
Oh, il quale una era le storielle di Trilussa, poi la storia di Trilussa, e poi dopo c’era<br />
quill’altra de li signori che parlava, ma de quelli io li leggevo poco perché me piaceva più<br />
de fa ride… infatti ne posso cità qualcuna.<br />
Un somarello d’una stalla diceva alla cavalla: “ma dimme un po’, te pare giusta la moda<br />
d’agì di sto padrone? A te te sfiora appena co la frusta, e con me adopera il bastone”.<br />
“C’è un motivo, perché l’uomo ricorre al potere … per esempio per far ubbidire a me<br />
basta un fischio, niente, e tu che sei somaro e sei paziente, ce vo un tortore che t’arriva<br />
all’ossa!”<br />
Kai: bella.<br />
Ai voglia, te dirò saltre…<br />
Kai: ci sono altre che tu ricordi?<br />
Avoglia.<br />
Un cane lupo naturale. Un lupo e una cagna. Fu preso da un mercante de montagna e lo<br />
mise de guardia in un casale e lì conobbe una pecora e ogni tanto gli raccontava der<br />
tempo ormai passato.<br />
E gli occhi gli si empivano de pianto: “te vorrei fa conosce mamma mia, se la vedessi, è<br />
la cagna più bona che ce sia!” Spesso me fa le prediche e me dice “se vuoi esse felice<br />
tratta le pecore <strong>com</strong>e sorelle e Dio che vede e tutto ri<strong>com</strong>pensa … ogni buona azione.”<br />
“Beeene - sbelò la pecora - tu hai ragione, ma tu padre che ne pensa?” Del lupo…<br />
Kai: bello, molto bello. Ci sono altri? Racconti una e poi basta… si, si. Allora.<br />
Una lettera anonima fra le tante fu quella d’aprì l’occhio al professore.<br />
C’era scritto: “pregiatissimo signore, c’avviso che sua moglie c’ha l’amante e se vo le<br />
prove d’esse cornuto, torni a casa alle 7 e la saluto!”<br />
Dice: “mò <strong>com</strong>e ho da fa per non passà da scemo… Stasera, no perché me sento male -<br />
aveva pigliata la lettera - domani, martedì ho un altro affare, passato domani, mercoledì<br />
c’ho una cambiale, giovedì… vendicherò l’onore giovedì!”<br />
De fatti il giovedì tutto d’un botto, ritorno a casa verso una cert’ora e vidde dar buco la<br />
signora abbraccicata con un bel giovanotto.<br />
Per conto mio li lascerei tranquilli per farli spupazzà <strong>com</strong>e ce pare, ma per l’occio del<br />
mondo no!<br />
Ecco l’affare! Anche per punto d’onore ecco il bus illis! Ma secondo me sarebbe<br />
necessario de mette tutto quanto ar <strong>com</strong>missario. Noo? Se la metti l’amor proprio in<br />
polizia, è peggio!<br />
La caccio. Poi, se la caccio via, me tocca pure mantenella!”<br />
Niente. Pigliò la pistola, sparò, ma la botta invece de acchiappà quella vassalla, pigliò<br />
sotto la coda una cagnola…<br />
Kai: sotto la coda di una?<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
142
La cagnola, la cagna, cane.<br />
Kai: ah, capito.<br />
Sotto la coda una cagnola che per esse fedele a tutte e tre, stava accucciata sotto un<br />
cane per …<br />
“Ah, te le pigli co mè? Brutto assassino che…”<br />
Dice “quando… se lo sa il presidente delle bestie, caschi i figli, ti condannino, c’ho gusto,<br />
un’altra volta me darai più giusto!”<br />
Kai: bello, molto bello. Come ricordi bene! Che memoria che hai, che memoria che hai.<br />
E’ una memoria che non finisce.<br />
Kai: è bellissimo. Si, si, si.<br />
Mentre me magnavo er solito pollo, er gatto, er cane spettavano la mossa dell’ossa che<br />
buttavo dentro ar piatto. Ed io da buon padrone, facevo a ogniuno la porzione senza<br />
nessuna disparità.<br />
Quando che el gatto vide che non c’era più niente, era finito, se stiracchiò… po’ “ndo<br />
vai?” gli fa il padrone?<br />
“Eh, ho visto che hai finito, vado via.”<br />
Invece il cane stette lì, scodinzolava, dice, me saltava addosso, me rliccava <strong>com</strong>e un<br />
francobollo, “meno male – glie dissi – che tu rimani.”<br />
Si, co la speranza che domani te magni un altro pollo!”<br />
Kai: ah…. Molto bello, molto bello, si, si. Chi ha scritto questi?<br />
Trilussa.<br />
Kai: ah, bene, bene.<br />
Eh, ma io ce … questi libri… li figli m’hanno portato tutto… madonna mia.<br />
Kai: quanti figli hai?<br />
Eh, c’ho 13 nepoti.<br />
Kai: 13?<br />
Nepoti.<br />
Kai: 13 nepoti, ah, bene. E tu ricordi Ugo Marini?<br />
Oh!<br />
Kai: <strong>com</strong>e era?<br />
Ma <strong>com</strong>e era… era bono, stava lì…<br />
Kai: lui faceva tante cose in Pievetorina.<br />
Si tante, ma c’avevamo dì perché io c’avevo 6 figli e lui pure non se portava male e allora<br />
tra questo e quello e mamma mia loro con me c’aveano la terra su lo contadino c’aveano<br />
qui.<br />
Bhè io invece non c’avevo niente, io dovevo lavorà. Ma ce semo voluti sempre bene.<br />
Sempre. Per carità.<br />
Ma cera Mario, Ivo… quell’altro figlio che mazzarono … insomma.<br />
Kai: era … Gabriele; è morto.<br />
Si. Eravamo <strong>com</strong>e tutta una casa, perché glieqqui era coscì.<br />
Noialtri che stavamo qui e l’altri erano contadini e era tutt’un altro lavoro. Madonna.<br />
Po’ a me me davano da fa perché de fresche ce n’avio tante per la testa… e allora co<br />
l’affare Trilussa se venivano dentro la bottega… “se me racconti una storiella de<br />
Trilussa…”<br />
E daglie. E tutti.<br />
Fui premiato dalla Cassa de Risparmio.<br />
Kai: chi era?<br />
Io.<br />
Kai: si.<br />
Vinne l’addetto della banca e portò sulle scole un quaderno de numeri ed una a righe e<br />
un foglietto de carta assorbente; ogni scolaro.<br />
Mentre sta lì… ce ne voliano trovà de quaderni per noiartri… solo che… però, la maestra<br />
ce disse: “c’è una poesia … l’impara per lunedì… chi la recita bene, c’è un premio, un<br />
libretto della banca de 10 lire.”<br />
Kai: mamma mia!<br />
10 lire. Eh, quando me disse de 10 lire aggià avevo <strong>com</strong>inciato… perché c’era da rcopiarla<br />
sulla lavagna e poi l’ha letta, ma io <strong>com</strong>e memoria non me mancava.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
143
Kai: si, vero.<br />
E allora “vado su e mò glie la dico” ma è …<br />
Kai: non capisco perché qualche cosa sta … va bene…<br />
Lisetta e Cesare, so due fratellucci, in dialetto, tanto simpatici e tanto carucci.<br />
Kai: cantare così. Si.<br />
Allu catechesimo, sarebbe stata la cresima, la <strong>com</strong>unione, allu catechesimo se so fatti<br />
onore, lu ziu canonico, omo de core, a ogniuno per premiacci, dieci lirette, a ogniuno gli<br />
diede dieci lirette, perché…<br />
Kai: lirette cosa sono? [fine cassetta 4]<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
144
[suono di campane]<br />
Basta?<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
Lisetta e Cesare sò du fratellucci, tanto simpatici e tantu carucci.<br />
A lù catechesimo se sò fatti onore,<br />
lu zio canonico, omo de core,<br />
per de su aver pragito ad ognuno riedette, per premiacceli, dieci lirette<br />
n’a carta luceda bianca e turchina, da rimerasse la sera a mattina.<br />
Lisetta egone, ma non ce se spassa, e curri portendo la sulla cassa<br />
E presentendose sullo sportellu, disse: “rapratemi un librettellu”.<br />
Lisetta corre da lu fratellu, corre a mostrargli lo librettellu,<br />
e quillo zingaro de bardasciasciu, responde in sale su li rittaccio:<br />
Sti dieci stillizzere, tante marelle, serve a <strong>com</strong>pracce biscotti, mannole e pignaccate.<br />
Sai che do mi stò lo molu fottutu,<br />
dentro una scattola do c’era stato lo squisitessimo caso argentato,<br />
ma la domennica glie venne voglia de jì a <strong>com</strong>prassece una pasta sfoglia.<br />
Spiritatissimo fa la scoperta, la scarabattola era roperta!<br />
Dentro un batuffulu de strigaticciu, tutto strighemojo <strong>com</strong>e pagliccio,<br />
che quella misera carta stampata un boia de sore ce l’avia stroncicata!<br />
Lisetta da lu frattellu corre a mostrargli lo librettellu, e tu riazzittate, perché ce piagni?<br />
Meglio se triboli che resparambi!<br />
Meglio se tribbuli a jì su la cassa, fà li depositi che frutta e ingrassa!<br />
Sta sicurissimi, rentre non scappa e non c’è li surci che se li pappa.<br />
Kai: ah, ah, bello. Molto bello, si.<br />
Questa, mo quando la sente la signora che…<br />
Kai: si, si …<br />
… che scappa … tutte le fresche…<br />
Kai: si, si …, allora qui a Pieve, <strong>com</strong>’era la vita sotto i fascisti? Come… c’era…<br />
I fascisti? Era la questione che c’erano quilli pro, quilli contro, quilli che non glie ne<br />
importava niente.<br />
Kai: si, certo.<br />
Ma io con l’affare che stavo sempre qui, per questo, per quello… e venivano sempre a<br />
chiamà a me. Perché una persona pronta per parlà, per dì tutte le fregne, non ce stava.<br />
E allora Remi, Remi, Remi.<br />
Dopo cera quelli che non capivano lu motivo. Ma che si fascista, che te parra? C’era chi<br />
c’avia fatto la camicia nera, chi la <strong>com</strong>prava… te dava la camicia nera. Po’ dopo te<br />
chiamava, te faceva qui… e in paese toccava farlo, non è che stavano fuori, eccetera…<br />
E dopo c’era gli Anarchici… gli Anarchici, ce n’erano tre poi terribili, che sto parroco che<br />
stava qui allora…<br />
Kai: chi era?<br />
Cristallini<br />
Kai: Cristallini, si.<br />
Era 15 lire al mese che si dividevano 5 lire per uno al mese, quilli tre. Un bel giorno<br />
annamo su, era un prete bravo, … e il pane… e al sabato c’avea tante pore famiglie e glie<br />
faceva il pane.<br />
Sannava là, mezza fila de pane, tutti quanti. L’ho pigliato pure io, allora, in tempo di<br />
guerra.<br />
Dopo quando che fu nel 1923, … andassi co uno… “hanno chiuso la chiesa!” Ma chi?<br />
“Hanno messo tutta una sbarra di ferro co tutte vite…”<br />
E mannaro via sto poru Cristallini. Era bravo, era un bravo prete.<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
145
Però la serra diceva sempre: “ma non glie li danno sti sordi, ma chiama li carabinieri, no?<br />
Fa così”<br />
Invece lui non ha voluto, non ha fatto del male ne a questo ne a quill’altro.<br />
E’ andato via senza nessun rimpianto. Dice … via!<br />
Noialtri c’ha fatto male a tutti.<br />
E così venne questo Don Pietro da Serravalle, bravo prete giovane, e allora <strong>com</strong>inciò a<br />
cambià tutta la tonalità della chiesa e quel giorno suonassimo … e dopo che fu…<br />
Pure i fascisti de Casavecchia, chi la voleva d’un modo… e questo poro Nino, che c’ha lo<br />
figlio generale che sta a Roma adesso,<br />
… allora glie disse: a me mè <strong>com</strong>pare, io non glie posso dì niente, diteglielo voialtri, no?<br />
E dopo ce fu… ce andette de mezzo issu, … tutta roba… no di Pievetorina, di Casavecchia,<br />
vennero da fuori e vennero apposta per la cagnara.<br />
Kai: per la?<br />
Cagnara.<br />
Kai: cagnara, che cos’era?<br />
Cagneroni, tutti quanti, da noialtri se dice cagnara quando che chiacchierano tanto.<br />
Kai: ah, ho capito, si.<br />
Io so stato fine a tempo de Badoglio, so stato, e … dopo, anzi, Fausto…, dice… ma una<br />
fotografia, pensace, no? Anzitutto scrivi al Tempo. Giornale. Te fai mannà… ce stava<br />
tanto bene sul giornale e tu te lo metti su un bravo cartone e c’hai… invece non ha fatto<br />
mai niente, non è capace.<br />
Eccoci, e allora la guerra qui… tutti semo annati via. E dopo chi stava qui, chi stava là,<br />
chi… era rimasta spoglia Pievetorina. E qui che c’era tutti tedeschi, tutti la polvere se li<br />
portava via tutti, li carri armati, i cammi eccetera, era arta, per carità, tutti impolverati.<br />
Andavo, c’era Vittorio Mazzolini…<br />
“Venite, mettemoce qui” do?<br />
“Là la piazza, lì dietro a quello muro…” dice “mò passa…” io parlo tedesco, no?<br />
Come dicono loro lì, glie dico de annà là, per tutta un’altra strada.<br />
“Lascia un po’ glì, Vittorio, dovessimo pizzicà…”<br />
E dopo ce parlò italiano… <strong>com</strong>inciammo a ride, ma che gli dici… gli è tutti misti, che ce<br />
capisci se so italiani, se so tedeschi, se so quello che so.<br />
Insomma avemo sbaraccato via, meno male, ma lo più è stati li fascisti. Terribbili.<br />
Io ero uscito dall’ospedale e me vennero a menà. Ma che avevo da fa io? Non faccio<br />
niente perché … allora la Giacchini, la pora Peppina dice “ma che stai facendo?” Ah,<br />
questo così e così … guardate… dopo lasciarono perde, ndettero via.<br />
I Tedeschi… stavo a fare la barba e li capelli a Antico, su quello… se vede, e dice<br />
“Annì, me fai li capelli?”<br />
Era la mattina, li ho messi sulla porta e gli feci li capelli e la barba, ecco che du tedeschi:<br />
“Bravo barbiere” parlava italiano… “<strong>com</strong>’è che non stai giù a Pievetorina?”<br />
Dico, co sta polvere…<br />
Kai: dico che cosa?<br />
Co tutta la polvere che facea…<br />
Kai: si, si.<br />
Dico, non se po’ sta, non se respira e allora dico c’ho qualche affaruccio così, anche che<br />
rimedio qualche cosa.<br />
“Ma ora te lo faccio guadagnare io. Ora vieni giù al casale…”<br />
Quanti so, e non lo so quanti sono, dice, <strong>com</strong>unque, e dico allora mando a chiamare<br />
quellu ragazzu che stava con me e difatti lo andetti a chiamà a Roti e zio venne giù<br />
subbito, andassimo cinque giorni laggiù, ma li facevo tutti.<br />
Me pagarono, bene. …<br />
Mò quando vene la sera dico: ac<strong>com</strong>pagnateme un po’ su, tante volte me dovessero<br />
tirà… qualche brig… non se sa mai.<br />
E allora niente, tutto quello che è stato è lì. Ce pigliai qualche cosa, per carità…<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
146
Ho lavorato sempre tanto…<br />
Kai: si.<br />
Anche gratis.<br />
Kai: si, si.<br />
Te dico una battuta.<br />
Sta famiglia co sei figli per quattr’anni gli ho fatto barba e capelli a tutti. Non me dava<br />
mai niente. Pigliai, li citai. Citai e gli dissi: “è ora che mi dai li sordi”, no? Io devo esse<br />
pagato, ciò sei figli. Allora lo giudice glie disse, dice:<br />
“dovei chiede prima perché adesso è passato de coso” … ma perché?<br />
“Si, si,” dice, “dopo due anni non li poi chiede più.”<br />
Ma <strong>com</strong>e li posso…? Ho lavorato, gli chiedo, però non te li dà.<br />
Kai: terribile.<br />
Lo dovevi fa prima. Ma, adesso se io e lei ce mettemo qui, io faccio qui e faccio là, po’<br />
quand’è per ultimo me dice “non te pago”? … Non può esse, no? Non m’ha pagato più.<br />
E così tante cose…<br />
Kai: incredibile. E questa famiglia chi era?<br />
E da qui, un contadino.<br />
Kai: ah si. Che tipi.<br />
Eh, caro mio… “Il tuo feriolo” disse “è passata de prescrizione.” Ma ch’è passata?<br />
Kai: prescrizione?<br />
Si.<br />
Kai: che cosa?<br />
E’ passato, de prescrizione.<br />
Kai: ah, ho capito.<br />
Dice tu non puoi chiede più li sordi. Ma che c’entra quesso?<br />
Kai: che c’entra, si.<br />
Ma, da me … c’hai ricevuto? … tutte ste cose… non mi ha dato niente più.<br />
Kai: spero che tu non…<br />
S’ò morti, parte. Mha, s’ò andato avanti lo stesso.<br />
Kai: si. E nel 43 dove sei stato?<br />
43? 44, 44, 43…<br />
Kai: con Mussolini …<br />
Stavo con… a Cotrone.<br />
Kai: si.<br />
Stavo a Cotrone e stavo al <strong>com</strong>ando. Stavo con i pezzi grossi. Stavo col conte Garulli, …<br />
Conte Del Pero, e barone Garuccio. Principe de Re Umberto. Quindi era tutta … c’è stava<br />
…<br />
Un giorno mentre che scrivevamo li permessi per Pasqua un … me disse, dice:<br />
“prendo la penna tua perché ce scrivo tanto bene.”<br />
A me non me importa niente, io faccio meglio con quest’altro… avoglia se quante ne<br />
scrivo… e via. Quello s’era alzato su, s’è rgirato…<br />
“La penna l’hai vista Remigio?” No. Cerca, cerca la penna stilografica … non c’era più.<br />
“Che ce vuoi s<strong>com</strong>mette che quelli che hanno pigliato lu permesso, uno se l’è portata via?<br />
Adesso andiamo giù … (ma so due chilometri) alla stazione”. Dice “annamo giù… la<br />
perquisizione, …”<br />
Signor conte, dico, io quando dovemo fa sto lavoro, chi l’ha pigliata sarà stato un<br />
lazzarone, però penso la moglie e li figli che aspettano il padre.<br />
C’ho sa questi quanto aspettano mentre quessu è stato un lazzarone.<br />
Era meglio de levalla a isso che danna un’altra doppia alla moglie.<br />
Me guardò, sorrise e po’ va dal Maggiore, là… “do sei stato in permesso Remì? A Natale,<br />
adesso, insomma a Pasqua, Natale …<br />
Kai: si.<br />
Madonna… ne riparlamo… ridea…<br />
“Senti Remigio…ho trovato.”<br />
Trovato?<br />
“Te mando in licenza: 15 + 5!”<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
147
Eh, dico io, … l’accetto! Basta che non me rmanda fuori lo brigadiere perché quissi<br />
guardano sempre. Piglia, va là, scrive no, eccetera, venne oltre … co lo timbro! E dopo il<br />
dietro c’aveva messo: “Il fante Matteucci Remigio, mentre prestava servizio lungo<br />
Cotrone, Cutro, ha speso tutti i bengala per fa fermare il treno, per non fa succede<br />
niente, e per questo gli viene concessa … 15 + 5.<br />
Dico… allora… prima di partì, una cosa: “devi annà” (dato che Cotrone, Catanzaro,<br />
eccetera, 90 chilometri era) dice “tu vai su, fai spesa per il battaglione; prepari una roba<br />
e po’ parti; passi de là invece che de qua.” Tutto contento vado su l’ufficio, me faccio fa<br />
lo permesso, tutto quanto de quello che dovevo piglià e po’ insaccato tutto, messo tutto<br />
alla stazione qua giù da piedi. Chiamo du sciarabballi, du carretti di quelli no? Grosse,<br />
lunghe … caricato tutto su quelli, solito, e l’hanno portato giù alla stazione. 300 lire tutti e<br />
dui. Io invece di passà lì, passo a Sant Eufemia la mezza, dalla parte de là, (ce vedemo,<br />
ce se vede). Ecco la tradotta, tradotta militare, monto su… viene quissaltro: “Remì, cala<br />
jù che c’è lo diretto!”<br />
Io vado diretto, ma non co quello, co questo: che m’importa se ce metto un’ora, du ore<br />
de più?<br />
Questo è militare, ce sta… è tutta un’altra cosa: se ferma, se… So che parto e prima de<br />
Napoli <strong>com</strong>inciamo a vedè tutte mele rosse: <strong>com</strong>’è l’hanno buttate via tutte?<br />
Lu treno si è fermato… dice ma che hanno buttato via? Che ha scontrato lu diretto con<br />
questo acceleratore …<br />
Se jo dato retta a quillo, che aveo pigliato lu direttu… zitto, zitto…<br />
So che pigliai 3 o 4 mele per terra … (calai giù poi le portai su) … andassimo a Roma e a<br />
Roma pronto per Foligno. Foligno andavo giù a Castelraimondo. Castelraimondo venni a<br />
Pievetorina, sonava la messa de mezzogiorno, de Pasqua.<br />
Kai: si.<br />
“Ma <strong>com</strong>e si venuto?” Ma <strong>com</strong>e so venuto, che te dispiace?<br />
“Ma tu, ma per davero?” Ma <strong>com</strong>e per davero, non me vedi?<br />
E allora je dissi quello che era, a mì moglie … dice mo Pasqua che gli fa se le pezze non ci<br />
stanno o non li fatte davero?<br />
Pure ju la caserma, me firma la licenza, dopo mezzora a rieccote sto carabiniere: “ce vole<br />
che vai su che te vole lu <strong>com</strong>andante”.<br />
C’è so stato no?<br />
“No, no, ce vole che rvai su!”<br />
Vado su, dice: “mica te spetta la licenza”. Perché?<br />
“Perché tu ce sei stato a Natale. Hai avuto 15 + 4 e mò ce vole che aspetti quest’altro<br />
Natale.” Ma no. Perché?”<br />
La licenza del <strong>com</strong>andante l’ho riletta bene, <strong>com</strong>e non l’ho letta?<br />
Gira dietro … Buona Pasqua!<br />
Kai: (ride) allora, quando hai <strong>com</strong>inciato questo lavoro con queste navi? Tutte queste<br />
barche?<br />
Ero giovane, ero un diavolello.…<br />
Io so rimasto un po’ sordo da quest’orecchia per dormì fori, perché era i<br />
bombardamenti… dico qui c’è tutte casermette, qui te bombardano, io… mica guardeno…<br />
allora …<br />
Kai: dove era questo?<br />
In Calabria.<br />
Kai: Calabria si.<br />
Si perché questa era una truppa destinata all’Egeo.<br />
Kai: ah, si.<br />
A Rodi. Dovevamo jì… po’ non è partita più…<br />
E allora, dico, quand’è stato, il 7, io ero rientrato, ma non m’ero accortu, m’ero assordito<br />
un po’, perché da questa ce sento bene, e tutto un minuto zompavano via tutti, parevano<br />
matti: ma che c’è?<br />
Te rarriva la carretta della spesa de li militari, croc croc croc, glia facende così, non porta<br />
niente, difatti, … i Calabresi aveano svaligiato tutto, tutto!<br />
Mo, eccote che viene, dice: “mi sa che è Santanchè!”<br />
Santanchè? Mi metto io a posto … tutti … “A-ttenti!” faccio, me guardavano dice: “che è<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
148
matto questo?” Quando videro, eccote Santanchè, c’era sette figli mio…, tostu era, …<br />
allora pigliammo, gli diamo la cassetta per mettela sotto li piedi e ce disse, dice:<br />
“chi è che strilla che è finita la guerra? Non hanno capito niente: se adesso avemo<br />
sparato da questa parte, adesso da quest’altra, ce da girà il moschetto!”<br />
Non cantava più nisciuno. Non se sentiva più nisciuno. E io so stato un po’ li, ma che fai?<br />
Quelli venivano… i Calabbresi non so mica persone che ragionano, eccetera. E io me so<br />
messo lì, eccoti che arriva un ufficiale, un altro, “ma che c’è da fa? Qui c’è da annà via”<br />
Do se mettono questi che zompa, che salta, che brilla… non ce sta più nessuno …<br />
“Dove sta?” Io sto nelle Marche. “Che c’hai?” La cassetta, io lu mezzo non ce l’ho, quindi<br />
“procuratelo” dice “tu e vedi de andà nelle Marche.”<br />
Semo partiti, eravamo otto, ma in campagna, da Cotrone c’era l’acqua, noialtri semo<br />
andati tutti fori. Cammina qui, cammina là, madonno, bo, che… era una cosa un po’…<br />
Camina lu giorno dopu, fortuna che c’era tutte piante de castagne, de sti tempi, erano<br />
fatte, zitto un pò, … ce le magnevamo. Intanto camminevamo.<br />
Quando che è stato a Lanciano, eravamo arrivati a Lanciano, … io per carità, …<br />
“Non c’entrate perché è pieno de tutti militari, tutto un surbuglio è.” Lanciano sta qui,<br />
noialtri avimo fatto su, su, dritto su, po’ avimo tagliato … madonna mia… semo andati<br />
là… dice<br />
“Ma lo sai do stanno?” dice “tutti a la montagna de lo Cippe.” Lo Cippe? E do sta?<br />
Kai: lo Cippe?<br />
Lo Cippe chiamato.<br />
Kai: che cos’era?<br />
Era un monte dei signori con tutte belle piante, grosse, tutte così. Allora con me c’era<br />
rimasto uno de Norcia, dico: mo che famo? E ce semo messi da una parte per entrà.<br />
“Chi va là?” Aglie! … militari spersi… dico e …<br />
“Ce vole che andate giù dal capitano”.<br />
C’era un brigadiere, un capitano de li Carabinieri:<br />
“Da dove è lei?” eh, io so de Camerino; “ ah, si?” Quest’altro da Norcia.<br />
“E allora prendete” perché lì c’era tutto per terra, tutto sparso, lenzuoli, scatolette,<br />
scarpe, in quantità… c’era tutto per terra … e io dico, le porto … che ce faccio?<br />
E questo alla fine, ce mettemo a magnà sta scatoletta che c’aveano dato, co lo pane, le<br />
gallette…<br />
Bruumm! E madonna… poi <strong>com</strong>iniarono a batte co la mitraglia… fortuna che quelli erano<br />
fusti grossi, n’amo dietro, dico, me sa che semo venuti qui per la nostra, madonna dico,<br />
mo che ce frega… so che vene oldre un ufficiale dice:<br />
“voi ce vole che fate la ronda tutto lì al fosso.” Dentro lu fossu? Bè dentro lu fossu già se<br />
staria meglio. Era mezzanotte non ce chiamava nisciuno, <strong>com</strong>inciava a sgocciolà giù pure<br />
l’acqua: semo riscappati su. Niente.<br />
Mettimo dentro a quella goccetta [registrazione interrotta]<br />
Remigio Matteucci 5/5<br />
149
Fernando Fulgenzi<br />
Kai: nome?<br />
Fernando Fulgensi. Classe 1923. So nato il 18 settembre del 1923.<br />
Facevo parte delle truppe da sbarco 33° reggimento fanteria.<br />
Kai: dove?<br />
In Sicilia, tra Gela e Licata. Siamo stati lì per la preparazione in attesa di essere impiegati<br />
in <strong>com</strong>battimenti.<br />
Ma purtroppo questo <strong>com</strong>battimento è stato tutto un tradimento.<br />
Io parlo chiaro perché facevo parte dei guastatori.<br />
Kai: allora che cosa è successo?<br />
Adesso che è successo: quando a noi ci hanno dato l’allarme per portarci in zona di<br />
<strong>com</strong>battimento, ci hanno dato l’allarme con dieci ore di ritardo. Le truppe americane<br />
avevano sbarcato tutto un grandissimo arsenale militare.<br />
sbarco degli americani in Sicilia, approfondisci qui.<br />
Kai: si, e dopo?<br />
Dopo con gli scontri e coi <strong>com</strong>battimenti abbiamo dopo tre, quattro giorni, adesso non<br />
ricordo bene, ma questo è il tempo, ci siamo ritirati perché gli americani sapendo che<br />
eravamo italiani hanno attenuato, si sono calmati facendo i bombardamenti. Soltanto con<br />
l’aereonautica, i B29 e bicoda 29, apparecchi da bombardamento. In quegli scontri io ho<br />
perso … (piange).<br />
Certo chi c’ha i mezzi vince la guerra. Noi non c’avevamo manco le gallette per mangiare.<br />
Proprio ridotti a zero. Mussolini prima di fare la guerra, prima di allearsi con la Germania,<br />
con tutto il dovuto rispetto, <strong>com</strong>battenti anche loro, però doveva farsi un viaggio in<br />
America.<br />
Dopo, <strong>com</strong>battimenti, ore, giorno, marcia, a piedi, fame, sete, disperazione, siamo<br />
arrivati a Gela, nella provincia di Enna, ultimo <strong>com</strong>battimento.<br />
Grazie a Dio io ho perso degli amici, Grazie a Dio io mi sono salvato. Però ho perso dei<br />
carissimi amici del mio plotone. Perché io ero caporalmaggiore <strong>com</strong>andante squadra<br />
guastatori. Ero per quella cosa lì. I guastatori, <strong>com</strong>e sapete, facevano saltare i fortini, ma<br />
però non c’avevamo niente, una disperazione <strong>com</strong>pleta: fame, sete, sonno, stanchezza,<br />
c’ho tutto, tutto, tutto.<br />
9 luglio, 10 luglio del 43 ci hanno fatto prigionieri i neozelandesi.<br />
Kai: dove?<br />
In Sicilia. Nello sbarco sono entrati in azione le truppe neozelandesi e ci hanno fatto<br />
prigionieri. Io ho alzato le mani. So stato il primo a mettere bandiera bianca, non lo<br />
nego, perché la pelle è pelle!<br />
Signori miei io ho <strong>com</strong>battuto finché glielo fatta: non gliela facevo più. Mancava<br />
Fernando Fulgenzi<br />
150
mangiare, mancava vitto, alloggio, mancava tutto… medicamenti, ufficiali medici non si<br />
trovavano: è stata una guerra di disperati.<br />
Kai: e poi?<br />
Poi ci hanno fatto prigionieri e ci hanno portato a Pachino, sempre in Sicilia, e ci hanno<br />
consegnato agli inglesi. Gli inglesi ricevevano il mangiare dagli americani, attenzione che<br />
questo è importante: ci davano il famoso pane americano.<br />
Kai: si, si.<br />
Allora questo per due, una pagnotta per ogni due italiani. Noi… vabbè. Invece gli inglesi<br />
facevano una pagnotta ogni 4 italiani, il resto lo mangiavano loro.<br />
Kai: mamma mia.<br />
Eh, hai capito? Io ho dovuto dare ad un neozelandese che faceva la guardia, l’orologio<br />
che m’aveva fatto mia madre per avere una borraccia d’acqua.<br />
Kai: mamma mia.<br />
Eh, quando poi l’inglese l’ha saputo m’ha fatto restituire l’orologio e l’ha vergato di<br />
frustate, tante frustate gli ha dato. Non doveva fare. Ma quello era un inglese che aveva<br />
poca coscienza.<br />
Poi c’avevano messo sui treni e ci hanno portato a Schansì, in Algeria. Lì c’hanno preso in<br />
consegna gli americani. Tra questi americani ce n’era uno che era bravissimo. Il<br />
maresciallo Morello, italo americano e: “qua adesso in fila da mangiare per tutti!”<br />
E c’ha dato da mangiare. Perché c’avevamo tanta fame, tanta fame c’avevamo.<br />
C’avevamo solo 18 anni, 19 anni, tutti ragazzi, tutti giovani. Mussolini non ha mai capito<br />
un cazzo, scusate la parola, ma non ha mai capito niente. Capiva di politica, però militare<br />
non capiva niente. Era un caporale. Doveva seguire l’esempio di Hiltler, s’era messo,<br />
Hiltler, caporale a lui e caporale la sua … è vero? Non mettersi i gradi da maresciallo<br />
dell’impero, ma quale maresciallo dell’impero, signori miei, io ho sofferto fame, sete, …<br />
(piange).<br />
Kai: si, si… e dopo quello? Siete andati in America?<br />
C’è, c’hanno portato gli americani. C’era il maresciallo Morello, per tenerci un po’ in<br />
movimento ci mandava a raccogliere a pulire i fiumi in Algeria, a Shansì. E c’erano i<br />
marocchini, perché erano i padroni, dopo gli americani erano i padroni loro del campo. Ci<br />
prendevano in giro: italiani figli di mignotta, italiano questo, italiano pederasta… noi un<br />
giorno l’abbiamo detto al maresciallo Morello: maresciallo questi ci prendono in giro, ci<br />
dicono un sacco di parolacce.<br />
Botte. Siete italiani? Si. Menate, poi venite da me. E un giorno abbiamo preso sti quattro<br />
marocchini che … prendo respiro.<br />
Kai: si.<br />
Questi quattro marocchini, gli abbiamo dato un sacco di botte. Loro erano quattro, erano<br />
armati. Noi eravamo otto, prigionieri. Otto prigionieri e così abbiamo dato un sacco de<br />
botte. Abbiamo preso il camion che ci aveva portato e siamo ritornati al campo. Quando<br />
ci ha visto il maresciallo Morelli, che è successo? Morello, non Morelli, Morello.<br />
“Che è successo?” Così, così, così, gli abbiamo menato.<br />
“Avete fatto bene.” Da oggi in poi fuori tutti i marocchini, le guardie marocchine. Qui<br />
<strong>com</strong>andano gli americani. E siamo stati bene.<br />
Poi un bel giorno dice: “ragazzi, si parte.” Per l’America. Per destinazione ignota.<br />
Noi credevamo d’andà al fronte, giustamente, invece, invece c’hanno imbarcato in mare.<br />
Mamma mia, pieno, pieno di navi. Mercantili, navi da guerra e vedevamo che su queste<br />
navi c’erano tutti soldati americani.<br />
Ci anno accolto … (piange) <strong>com</strong>e fratelli, a braccia aperte. C’hanno dato da mangiare,<br />
c’hanno… poi da Shansì a Orano al posto di imbarco, c’erano 15 chilometri da fare.<br />
Io mi so dovuto incollare un nemic, un prigioniero, che poi non so che fine ha fatto, ci<br />
siamo rivisti in Italia. Ho portato lo zaino, ho portato lui a braccia perché gliela faceva più<br />
a camminare. Io purtroppo ho camminato molto, era allenato, e c’hanno portato a Orano.<br />
A Orano c’hanno imbarcato la sera alle 10 per evitare che ci vedessero gli aerei tedeschi.<br />
Perché aerei tedeschi bombardavano tutto quello che trovavano, distruggevano tutto<br />
quello che trovavano.<br />
Fernando Fulgenzi<br />
151
A bordo abbiamo trovato … (piange) abbiamo trovato il <strong>com</strong>andante della nave, ci ha<br />
assegnato le stive, mangiate e poi andate a dormire. Al mattino ci siamo svegliati,<br />
abbiamo fatto la doccia con la pompa dell’acqua del mare e siamo partiti.<br />
Partiti… c’è capitato un americano di origine fiorentina, bravo, bravo, bravo… (piange)<br />
<strong>com</strong>andante, dove andiamo, questa è la strada…<br />
“Andiamo in America, boni, tranquilli, qui c’è da mangiare per no un mese, due mesi c’è<br />
da mangiare, però non sprecate il mangiare perché appresso a voi vengono gli altri<br />
prigionieri.”<br />
Dopo un mese di navigazione ci hanno portati, siamo sbarcati a Northforth (?)<br />
Kai: ciao Maria.<br />
Buon giorno signora, buon giorno.<br />
Maria: stia <strong>com</strong>odo, stia <strong>com</strong>odo, non ti muovere.<br />
Quindi ci chiamò il capitano americano, <strong>com</strong>andante della nave, “ragazzi, qui c’è da<br />
mangiare per tanto tempo; un mese, due mesi, tre mesi, però non lo sprecate perché<br />
appresso a voi vengono gli altri prigionieri.”<br />
Le stive erano piene. Ad ognuno di noi diede una cassa piena di scatolame: pollo in<br />
scatola, minestrone, caffè, tutto da mettere in acqua calda, caffè metti in acqua calda e ti<br />
tocca a fa solubile.<br />
Dopo un mese di navigazione siamo arrivati…<br />
Ah, durante il viaggio in un’altra nave morì un prigioniero, famoso tifo petecchiale, che lì<br />
si muore. L’hanno messo dentro ad una cassa, onori … (piange) e l’hanno buttato a<br />
mare.<br />
Ecco, questa è stata la guerra voluta da Mussolini.<br />
La disperazione. Signori miei, quanta ce n’è stata.<br />
Dopo un mese di navigazione arriviamo a Northforth nella Virginia.<br />
Arriviamo a Northforth nella Virginia: prima di sbarcarci c’hanno fatto, c’hanno chiuso in<br />
un tunnel, attraverso quel tunnel siamo entrati dentro i bagni dove ci facevamo le docce.<br />
C’hanno dato saponette e disinfettanti; dopo il bagno si passava in un’altra sala. In<br />
quell’altra sala c’erano i negri con, <strong>com</strong>e si chiama, gli spruzzatori per disinfettare. Sotto<br />
le ascelle, in mezzo alle gambe, scusi la parola, anche nell’ano, c’hanno disinfettato,<br />
perché avevano paura che c’erano degli ovuli di pidocchi, piattole, c’era tutta sta roba.<br />
Poi c’hanno fatto passare sotto una galleria e c’hanno portato sui treni eletti.<br />
Adesso non mi ricordo il paese <strong>com</strong>e si chiamava, no Paint Camp era vicino a New York,<br />
c’hanno, dopo quattro giorni e quattro notti de treno, tutte le mattine a fare la doccia.<br />
C’era dei vagoni apposta per fare la doccia. Barba poi i capelli abbiamo fatto per arrivare<br />
a destinazione. Dopodiché, dopo quattro giorni, da mangiare colazione, pranzo e cena,<br />
doppia colazione, tramezzini, caffèlatte, tè, quello che volevi, c’era tutto.<br />
E’ proprio vero.<br />
La nazione che ci ha passato Gesù, ci ha fatto la pipì, qui deve cresce il benessere del<br />
mondo. E’ cresciuta proprio per essere del mondo.<br />
Noi siamo arrivati a questo campo, mi sfugge il nome non me lo ricordo, ma quando me<br />
lo ricorderò lo dirò a Mr. Kai. Dirò era il campo … 4 giorni 4 notti di treno. Appena<br />
sbarcati la sera dal treno, c’ha ricevuto lo sceriffo, che è il capo della contea. C’ha<br />
ricevuto questo sceriffo, a cavallo… “Benvenuti” (piange) “agli italiani.”<br />
C’hanno portato dentro nel campo e c’hanno rifocillato con il tè caldo e qualche<br />
tramezzino, chi lo voleva. La mattina, c’ha mandato a letto, la mattina abbiamo fatto la<br />
doccia, e la mattina poi abbiamo fatto la colazione, col vassoio, c’ha radunato il<br />
colonnello, <strong>com</strong>andante del campo che aveva un figlio che stava prigioniero in Italia: “qui<br />
state bene; non scappate.”<br />
Perché c’era qualche matto che tentava di scappare, dove andava, dove andava? Faceva<br />
un chilometro, due chilometri, poi lo riprendevano gli americani, gli elicotteri americani lo<br />
ripigliavano.<br />
Si lavorava, siamo andati a raccogliere le barbabietole, siamo andati, io sono andato<br />
presso una famiglia che era proprietaria di circa 15 ettari di terra. A raccogliere le<br />
barbabietole. Tutto meccanizzato: noi c’avevamo i guanti, raccoglievamo le barbabietole<br />
e le mettevamo …<br />
Fernando Fulgenzi<br />
152
Kai: che cos’era?<br />
Barbabietole.<br />
Kai: barbabietole.<br />
Si, signora…<br />
Kai: che cos’è barbabietole?<br />
Maria: ... (spelling) sugarbeet …<br />
Per fare zucchero.<br />
Kai: … is exactely sugarbeet, eh? Sugarbeet.<br />
Ho lavorato 45 giorni a raccogliere barba… Ho, abbiamo lavorato, perché eravamo una<br />
squadra di 50, 50-60 prigionieri uno più uno meno, e prendevamo 8 dollari al giorno. Il<br />
governo americano ce li metteva; il libretto bancario. Poi a colazione che ci dava il boss,<br />
padrone del terreno, erano 7 fratelli, tutti oriundi tedeschi. Bravi, un signore. S’erano<br />
ambientati all’ambiente americano.<br />
La moglie aveva paura di portarci la colazione, perché la propaganda, la propaganda è<br />
sempre quella che rovina la nazione, la propaganda diceva: sono sfregiati, hanno<br />
tatuaggi, non era vero niente. Adesso faccio vedere le fotografie a Mr. Kai e alla signora<br />
che non eravamo così.<br />
Eravamo giovani, belli, florenti, paracadutisti, battaglione San Marco, truppe da sbarco,<br />
eravamo tutti giovani, 18, 19 anni, 20 anni.<br />
Mussolini è stato un gran testa di cazzo. E’ stato.<br />
Non doveva fare la guerra all’America sapendo che l’America aveva avuto tanti emigranti<br />
in America. Doveva fare, mho, ambizioso di portare la divisa. Embè, è andata così.<br />
Poi dopo 45 giorni siamo rientrati al campo.<br />
Qualche facinoroso gridava viva Stalin. Io no, io so stato sempre di destra. Sono<br />
cresciuto sotto quell’era, sono stato sempre di destra, ho sempre ammirato la politica di<br />
Mussolini, <strong>com</strong>e oggi ammiro la politica di Bush, perché gli americani sarà a chi piace e a<br />
chi non piace. A me è sempre piaciuto. Il <strong>com</strong>andante deve essere giusto ed energico.<br />
Punto e basta.<br />
Rientrava al campo, dopo una quindicina di giorni ci portano nel Nebraska. Nevada,<br />
Missouri, Indianapolis, due giorni, tre giorni, barcatevi, imbarcatevi, ripartiti, viaggi,<br />
camion, macchine, una cosa incredibile. Ci portano nel Nebraska.<br />
In questo campo passa una mattina capitano americano.<br />
D’accordo, certo c’era un capitano italiano, ma era uno scemo, non capiva niente.<br />
Dice: “ragazzi si prospetta una possibilità, sta a voi decidere.”<br />
Quale, signore?<br />
Perché io sono stato imparato a dire “no signor capitano”, signore, perché si dice signore.<br />
Mio padre era militarista ed io ho imparato da mio padre.<br />
Dice: “se volete collaborare con l’America, vi facciamo uscire, vi portiamo in un altro<br />
posto e lì state bene. Se non volete collaborare vi portiamo in un altro campo. Come<br />
state non lo sappiamo.” Invece lo sapevano loro.<br />
Io sono stato il primo.<br />
Io poi… le donne, perché voi italiani se vi manca la donna è finito.<br />
La donna, spaghetti, c’era il capitano che adesso faccio vedere a Mr. Kai e alla signora,<br />
un capitano era un signore.<br />
Così ho firmato, il mese di aprile c’hanno portato a Paint Camp, otto chilometri da New<br />
York.<br />
Per addestramenti, non addestramenti di guerra, per non tenerci fermi, c’hanno fatto fare<br />
delle marcette, andavamo a fare il campo, ci facevano trovare il pranzo pronto, tutto,<br />
tutto a posto.<br />
Non posso dire niente. Lo giuro davanti a Dio.<br />
Quando siamo arrivati a Paint Camp, c’era il <strong>com</strong>andante, un colonnello, ancora… dopo è<br />
venuto Paoletti, così ho inteso però Paoletti non l’ho mai visto, ma era un colonnello in<br />
gamba. Ci ha chiamato, c’era un sergente maggiore di origine greca, era greco, era un<br />
figlio de mignotta, ce l’aveva con gli italiani perché gli italiani avevano fatta la guerra alla<br />
Fernando Fulgenzi<br />
153
Grecia. Ma a me che me interessa? Tu guarda a me, tu sei americano adesso, si, allora<br />
non te la prendere con me. Ce l’aveva un po’ con gli italiani. Un giorno l’abbiamo detto al<br />
capitano. Signor Capità, così e così.<br />
“A me? Sbrigatevala da solo.”<br />
Capitano, lei è in gamba, noi c’abbiamo avuto tutti ufficiali bravi. Ufficiali bravissimi, no<br />
bravi, bravissimi.<br />
Dice: “dategli qualche sberla fatta <strong>com</strong>e si deve.” E invece ce stato uno che l’ha picchiato<br />
proprio bene, bene. Tutto… era diventato calmo, one, two, three, four, one, two, three,<br />
strillava, prendeva di petto li soldati. Italià, guarda che io so marcià meglio de te, non<br />
strillare, non gridare, a me era poi <strong>com</strong>andante di plotone, 10 soldati, 11 soldati e questo<br />
poi l’hanno mandato via.<br />
Durante questo campo io ero addetto alla lavanderia. Una volta alla settimana con<br />
l’autista femminile, soldatessa americana, mi mettevo dietro il cassone, do stavano tutti i<br />
panni sporchi e lei guidava davanti e dallo specchietto l’italiano sai <strong>com</strong>’è fatto, quella me<br />
guardava e faceva così e io facevo smack, gli davo i baci… (ride).<br />
Allora lei stava … agli ordini del capitano, perché noi do stavamo da Paint Camp per<br />
annà, andare alla lavanderia, dovevamo attraversare tutto un bosco. C’era la strada, la<br />
strada attraversava tutto un bosco.<br />
S’è fermata, dice “Hey Feri, <strong>com</strong>e on, <strong>com</strong>e on!” vieni vicino a me. Mo sera imparata qual<br />
cosina d’italiano, e lì abbiamo amoreggiato. Ah, l’italiano è fetente. Dice vieni eh… so<br />
salito e mi so messo vicino a lei. Dice stai bene? Eh dico si…<br />
Una volta alla settimana c’era il cambio di tutta la biancheria, lenzuola, vestiti, tutto c’era<br />
il cambio, … ognuno c’aveva il sacco della biancheria per conto proprio, dopodiché c’era<br />
dopo due mesi, due mesi e mezzo adesso non lo ricordo bene, c’hanno rimesso sul treno<br />
e c’hanno portato nello stato d’Illinois, Rock Island.<br />
Kai: si, lo conosco.<br />
Lo conosci? C’hanno portato nello stato d’Illinois perché lì c’era lo stabilimento militare mi<br />
sembra che era, mi sembra, che era la Ford, era arretrato di 4 o 5 mesi, perché lì era un<br />
paese, non lo so che c’avevano, però erano arretrati. Il colonnello americano ci disse:<br />
“chiedetemi tutto, purché lavorate.” Infatti noi abbiamo <strong>com</strong>inciato a chiedere la sala<br />
cinematografica, e la sala da ballo; sala da ballo dove la sera passavamo un’ora, due ore,<br />
con le ragazze che venivano dai village e si ballava e si passava un’oretta in santa pace.<br />
Kai: abbastanza bello.<br />
Eh?<br />
Kai: bello quello.<br />
Ah! Mha, stavamo bene, stavamo bene Mister, stavamo bene, no bene, benissimo.<br />
Allora il governo americano aveva stabilito otto dollari al giorno. Perché otto dollari,<br />
pensavamo alle sigarette, Chesterfield, Camel, Lucky Strike, dallo spaccio militare<br />
americano. La birra, dallo spaccio militare un centesimo… E c’avevamo messo i sordarelli<br />
da parte. Perché noi quando ce pagava il capitano, se vi sono avanzati dei soldi dateli<br />
qui, li mettiamo sul libretto che ognuno di voi, noi conserviamo, al momento dell’imbarco<br />
vi saranno restituiti.<br />
E’ stato un errore quello perché i soldi se li sono fregati i governanti americani.<br />
Poi eravamo liberi.<br />
Io andavo al cinema con June, una sera con June, n’altra con Heter, n’altra con Mary,<br />
n’altra con Fe, tutte le sere cambiavamo donna, pensa un po’!<br />
Mo… posso parlà, è una questione un po’ delicata (ride).<br />
Tutte le sere a fare l’amore. Tutte le sere. Quand’è stato un bel giorno non glie l’abbiamo<br />
fatta più.<br />
Il capitano americano che stava in fotografia: “che avete fatto, ragazzi?” Eh… “Donne,<br />
girl?” Dico si. “Tante?” Tante. Venne l’ufficiale medico disse “giù le mutande” io c’avevo il<br />
pisello così piccoletto….(ridono) … facevamo Mister, scusa ma io sono franco nel parlare.<br />
Perché il bene che ho avuto da quella gente.<br />
Otto giorni a letto. Nessuno esce da questa stanza. Andate a mangiare e ritornate qua.<br />
Una puntura e pasticca. Dopo otto giorni eravamo di nuovo <strong>com</strong>e i leoni, fortificati, dice,<br />
Fernando Fulgenzi<br />
154
va bene, e siamo ritornati al lavoro. Però il capitano diceva “ragazzi, fate le cose per<br />
bene. Non cerchiamo di richiamare l’ufficiale medico per farvi rivisitare”.<br />
Vabbè. E noi c’eravamo attenuti anche per ragionamento nostro, si faceva, cerchiamo di<br />
essere più calmi…<br />
C’era tante ragazze belle! Belle. Poi io ero giovane, quell’altro, tutti giovani poi faccio<br />
vedere la fotografia al Mister.<br />
Così, siamo stati lì finché è arrivato dopo due, tre anni di prigionia. Prigionia, ex prigionia<br />
perché noi portavamo la divisa americana con uno stemma qui sul braccio sinistro dove<br />
c’era scritto Italy.<br />
Però per andare in night, c’era il night americano e il night per gli italiani. Noi, italiano<br />
furbo, avevamo strappato lo stemma italiano, staccato proprio, io parlavo bene<br />
americano perché stavo sempre in mezzo agli americani; parlavo bene l’americano e<br />
c’era la guardia che stava sulla porta del night. Tu non sei americano, tu sei italiano. Io<br />
che potevo dire? Niente, m’aveva scoperto. Dico si, sono italiano. “Va dentro, però calma<br />
eh?”<br />
Entrai dentro trovai, trovai tutti bene a posto meno qualche americano che stava coi i<br />
piedi sul tavolino. Dico qui se entra l’ufficiale. Entra, infatti entrò il capitano, allora io<br />
abituato con la disciplina italiana, <strong>com</strong>e entrò il capitano subito sull’attenti, salutare.<br />
Il capitano americano non voleva questo. In luogo chiuso non si saluta. Neanche se entra<br />
il presidente degli Stati Uniti, dicevano. Soltanto loro… se entra in forma ufficiale, allora<br />
tutti sull’attenti, ma sennò no. E infatti noi siamo abituati all’ambiente <strong>com</strong>e americano.<br />
C’era il capitano nostro italiano, capitano Dell’Anna, me ricordo, capitano Dell’Anna… “voi<br />
ogni volta che incontrate un ufficiale dovete salutare.” Allora a chi diamo retta, a lei<br />
signor capitano o a quello americano? Qui stiamo in America e diamo retta al capitano<br />
americano. Noi ascoltiamo quello che ci dice il capitano. Infatti il capitano americano ce<br />
diceva “non salutate: una volta basta, perché è scemo lui se non lo riconosce, noi<br />
sappiamo chi saluta e chi non saluta.<br />
Quando siamo stati … la mensa, entravano sempre per ultimo quei quattro o cinque<br />
ufficiali italiani perché non volevano sedersi vicino ai soldati italiani. Noi non eravamo più<br />
soldati italiani, eravamo soldati americani. Perché io c’ho le fotografie sono vestito <strong>com</strong>e<br />
soldato americano.<br />
“Tu, tenente Dell’Anna, s’ac<strong>com</strong>odi.”<br />
“Ah, io non mangio.”<br />
“Fuori allora” (il capitano americano) “Fuori, qui tutti americani siamo”. E li mandava via.<br />
Imbarcati. E’ arrivato il giorno dell’imbarco. Siamo, c’hanno portato sulla nave, hanno<br />
consegnato i libretti all’autorità portuale, al capitano, questi devono essere consegnati<br />
all’autorità italiana.<br />
Signori miei, i soldi non li abbiamo visti.<br />
Adesso il nostro presidente Berlusconi sembra che ci voglia dare i soldi perché ce stata<br />
un’interpellanza alla televisione, fatta su Rai 3, … chi ha preso questi soldi? Qualcuno ha<br />
detto Andreotti e Fanfani. Chiudo perché…<br />
Viva l’America. Viva Bush.<br />
Kai: grazie.<br />
Prego.<br />
Siamo stati bene, infatti il governo americano, sapendo quello che avevamo fatto noi<br />
negli Stati Uniti, il lavoro, … aver rimesso in parità quegli altri stabilimenti, aveva fatto la<br />
proposta al governo italiano di trattenere in America, c’avevano fatto le visite, trattenere<br />
in America gli ex prigionieri italiani. Visita, contro visita, fatto tutto, tutto, tutto. C’è stato<br />
un governo <strong>com</strong>unista, allora, del <strong>com</strong>itato di liberazione italiano, no, rivoglio tutti i<br />
prigionieri.<br />
Perché noi le ragazze che c’avevano figli da parte nostra, io non lo so se ce n’ho 10 o 20<br />
non lo so.<br />
Ho incontrato dei parenti che stava a Carthage, New York, si chiama la zona, Carthage<br />
New York.<br />
Lo zio c’aveva 15 taxi, uno ce lavorava lui e 14 l’aveva affittati.<br />
Siamo stati bene, volevamo restare in America.<br />
Fernando Fulgenzi<br />
155
Questo imbecille di partito “rivoglio gli italiani” presidente del consiglio Parri, faccio il<br />
nome, non nascondo io. Parri: “rivoglio gli italiani perché voglio riformare l’esercito<br />
italiano.”<br />
Ferruccio Parri<br />
Ma che riformi, la fame? C’avamo la disperazione. Ho chiuso, arrivederci. Mister.<br />
Fernando Fulgenzi<br />
156
Fernando Mattioni<br />
Sono Mattioni Fernando. Sono nato a Monte Cavallo nel 1934.<br />
Sono stato due anni da piccolino a Monte Cavallo, poi dopo due anni so andato ad abitare<br />
a Casavecchia.<br />
Papà faceva il mugnaio e da piccolino so caduto due volte dentro l’acqua e m’hanno<br />
salvato all’ultimo minuto, perché vicino al mulino c’era un grosso laghetto e poi c’era un<br />
fiume (allora d’acqua ce n’era tanta) so caduto du volte dentro sto fiume e m’anno<br />
salvato all’ultimo minuto.<br />
Da piccolo lì aiutavo spesso, quando avevo intorno ai 10 anni, aiutavo spesso lì alla casa,<br />
a papà, nel mulino. E per darmi l’impressione che lavoravo tanto, mi rotolavo sulla farina<br />
per farmi vedere che avevo lavorato tanto; m’ero sporcato con la farina.<br />
Poi, in quel periodo, intorno dai 6, dai 5 o 6 anni, quando in<strong>com</strong>inciai ad andare a scuola,<br />
era il periodo del fascismo.<br />
Io ho assistito all’ultimo periodo del fascismo. E a scuola, il saluto quando si andava a<br />
scuola, non era “buongiorno!”, ma si doveva alzare la mano. E “al duce!” si diceva. E<br />
dentro la scuola infatti c’era il ritratto del duce, di Benito Mussolini, e di Vittorio Emanuele<br />
III.<br />
C’era poi spesso nelle scuole una radio rurale che trasmetteva anche… si facevano anche<br />
tramite radio anche i dettati.<br />
Nelle scuole c’era il sabato fascista.<br />
Il sabato fascista, allora: tutti i bambini dalla prima alla quinta elementare si mettevano<br />
la divisa.<br />
C’erano i figli della lupa, c’erano i balilla e i balilla moschettieri.<br />
I balilla moschettieri erano gli unici che potevano portare un fucilino a tracolla.<br />
Figli della lupa e piccole italiane, Pieve Torina anni 20.<br />
Poi nel periodo estivo c’erano le colonie.<br />
Le colonie… che passavano… c’erano degli assistenti… allora i bambini andavano tutti alla<br />
colonia, ti passavano un po’ da mangiare, specialmente nel periodo nel 42-43, 41-42, il<br />
periodo della guerra.<br />
E poi ci facevano cantare continuamente per strada canzoni al tempo del fascio: Faccetta<br />
Nera, Passano i Sommergibili…<br />
Io ho anche assistito al passaggio dei tedeschi, c’avevo circa 10 anni.<br />
Kai: tu hai cantato quelle canzoni? Posso sentirlo?<br />
Ah, si, eh… dunque, quando… nel periodo del fascismo (tornando un po’ indietro) per<br />
strada ci facevano cantare. Per esempio noi di Casavecchia appartenevamo alla colonia di<br />
Amilcare Carioli<br />
157
Casavecchia. Poi c’era la colonia d’Appennino, allora ci facevano cantare, non so, tra<br />
colonie:<br />
La colonia di Casavecchia è la meglio delle tante conosciute,<br />
con i bimbi ci darà forza e salute<br />
(ma si mangiava solo un po’ de minestra e marmellata, perciò la salute e la forza ce n’era<br />
poca)<br />
Quando invece… cantavamo anche le canzoni fasciste, non so, Faccetta Nera:<br />
Se tu dall’altipiano guardi il mare<br />
moretta che sì schiava fra gli schiavi<br />
vedrai <strong>com</strong>e un sogno tante navi<br />
e un tricolore sventolar per te.<br />
Faccetta Nera, bell’Abissina<br />
aspetta e spera che già l’ora s’avvicina<br />
quando saremo vicino a te<br />
noi ti daremo il nostro duce, il nostro re.<br />
E cantavamo sempre queste.<br />
Poi un’altra era:<br />
Passano i sommergibili, passano gli invisibili.<br />
Adesso tutte le parole non me le ricordo.<br />
Poi ad un certo punto finì la guerra: tutti a sonà le campane convinti che la guerra fosse<br />
finita.<br />
Era del 43 di luglio, cadde il fascismo, tutti a sonà le campane, la guerra era finita.<br />
Invece la guerra <strong>com</strong>inciava allora.<br />
Perché ci fu il passaggio dei tedeschi in ritirata, gli americani e gli inglesi che avanzavano<br />
dal sud… e vicino alla nostra casa, lì a Casavecchia, c’erano delle grosse noci, perciò tutti<br />
i tedeschi con i carriacci, con qualche camion, pochissimi carri armati, se nascondevano<br />
di giorno sotto le piante, queste grosse noci, per non esse avvistate dagli aerei.<br />
Kai: cos’è noci?<br />
Noci sono delle piante che…, ma enormi erano. Erano tre enormi che c’entravano sotto…<br />
ce saranno entrati 200 cavalli, camion… E si rifugiavano tutti lì.<br />
Io perciò avevo fatto molta amicizia con questi tedeschi perché si fermavano 5 o 6 giorni.<br />
Ero ragazzino e stavo sempre con loro. Mi davano, c’avevano qualche caramella, rara…<br />
Avevano… se mangiavano un pane nero di segala che nemmeno i cani lo mangiavano<br />
quel periodo.<br />
L’unica paura era se arrivavano i partigiani.<br />
Allora toccava sta attento per paura che dei partigiani se arrivavano coi tedeschi…<br />
Fu un periodo un po’ travagliato, tanto vero che dal mulino sfollammo, andammo su un<br />
paesetto lontano per evitare.<br />
Poi ad un certo punto un giorno stavo lungo il fiume, sentivo un gran rumore da lontano,<br />
non sapevo se che era. Mi sembrava fossero aerei, che passavano sempre gli aerei<br />
americani che andavano a bombardare le città del nord, passava…<br />
Ma non se vedevano aerei.<br />
Invece ad un certo punto sbucarono tutti carri armati americani che venivano giù da<br />
Terni.<br />
E noi facevamo… [ridono]<br />
Facevamo il saluto della vittoria e loro rispondevano col saluto della vittoria.<br />
Ma con gli americani dopo però se mangiava.<br />
Perché cioccolate… io me pigliavo là con loro e… cioccolate… poi tutti quell’altri grandi<br />
volevano sigarette. Un periodo che se mangiava pane bianco, che mai visto. Noi<br />
mangiavamo il pane… il pane integrale in poche parole, perché non c’era tanta possibilità<br />
bisognava mangià pane nero.<br />
Quando arrivarono gli americani portarono sto pane bianco, col burro: chi l’aveva visto<br />
mai?<br />
Cioccolate… e fu un periodo…<br />
Dopo, finita, passata la guerra lì ci fu anche qualche morto, lungo la strada qui che viene<br />
a Caspriano, a Capriglia, tanto è vero che…<br />
Kai: chi era morto?<br />
Era morto… sic<strong>com</strong>e che c’erano i partigiani nascosti sulla montagna e i tedeschi<br />
Amilcare Carioli<br />
158
passavano.<br />
E i partigiani che fecero? Fecero saltare il ponte di Caspriano. Quel ponte vecchio, non<br />
quello nuovo… lo fecero saltare così i tedeschi se dovettero fermare, non potevano<br />
passare più coi camion.<br />
Ponte di Caspriano, primi anni 20.<br />
Nel frattempo il partigiani vennero giù per sparare. Senonchè un partigiano fu ferito, e si<br />
nascose (era un tenente d’Ancona), si nascose dentro il fiume. Però i tedeschi lo<br />
ritrovarono, lo tirarono fuori e lo impiccarono con una cavezza di cavallo, lo attaccarono<br />
su un palo della luce.<br />
E io venni giù con la bicicletta a vedè questo, no? Eravamo in 3 o 4 … da bambini a vedè<br />
questo qui attaccato: l’avevano legato con il fil di ferro, le mani dietro, attaccato lì.<br />
Tutta la notte non ho dormito mai.<br />
Va bene. Poi dopo, il giorno dopo, la notte dopo un prete di Capriglia andò giù, lo staccò,<br />
se lo mise sulle spalle, … pensa, di notte questo prete… era un prete… Lo portò a<br />
Capriglia. Da Capriglia chiamarono un carretto e la sera dopo, di notte (perché di giorno<br />
avevano paura dei tedeschi, avevano paura de…) allora lo portarono al cimitero. E passò<br />
davanti casa mia. Io m’affacciai, me ricordo, vidi questo con ste gambe a penzoloni, vidi<br />
sto poraccio…<br />
Dunque il carretto era corto, no?<br />
Kai: questo è il prete?<br />
No, il prete l’aveva spiccato dal palo…<br />
Kai: <strong>com</strong>e? Perché staccato dal palo?<br />
Perché quello stava impiccato, no?. Il prete di notte è andato giù, l’ha staccato, gli ha<br />
levato il cappio, se l’ha portato lontano. Poi hanno preso un carretto, il giorno dopo, di<br />
notte, e lo portarono al cimitero.<br />
E passarono davanti casa mia, io m’affacciai, portavano questo asino co sto carretto,<br />
questo morto sopra, gli avevano messo un pezzo de coperta qui e le gambe che facevano<br />
così. Era… lo portarono su al cimitero. Dopo la famiglia è tornata e se l’è ripreso; dopo la<br />
guerra, dopo tanto.<br />
Io lì c’ho, ho vissuto lì tutta l’infanzia, ho vissuto la fanciullezza, c’ho vissuto anche un po’<br />
de giovinezza e a quei tempi lassù erano delle frazioni molto popolate.<br />
C’erano 2000 persone da Capriglia fin’Appennino, 2300 persone. Tant’è vero che a Pieve<br />
Torina c’erano solo 700 persone in quel periodo; il capoluogo solo 700 persone. Vivevano<br />
tutte nelle frazioni.<br />
Amilcare Carioli<br />
159
Gli avvenimenti più belli della prima giovinezza era il gioco della ruzzola.<br />
E c’erano le sfide: Casavecchia contro Pieve Torina, Visso contro Casavecchia, Pieve<br />
Torina… perciò la gente, lungo la strada, era… mucchi di persone.<br />
Come adesso vanno a vedè la partita allo stadio, ma erano tutti per guardà queste sfide.<br />
Si giocavano gli agnelli: chi vinceva, vinceva gli agnelli, quell’altri li pagavano, gli agnelli.<br />
E questo era uno dei pochi divertimenti che c’erano a livello diciamo d’insieme, oltre il<br />
ballo sull’aie. Quando si raccoglieva il granturco, allora gli si levava la foglia al granturco,<br />
no?<br />
Kai: si.<br />
Allora tutti insieme… erano… uno c’aveva per esempio tutti sti mucchi de granturco, tutta<br />
la sera a levà ste foglie e a pulì il granturco. Finito quel lavoro, si puliva l’aia, veniva uno<br />
un organetto a suonare e tutti a ballare. Tutti a ballare: era un divertimento. Come era<br />
un divertimento, anche se era un lavoro duro, quando si mieteva a mano, no? E<br />
cantavano sempre. Uomo e donna. Cantavano sempre perché gli serviva per alleviare un<br />
po’ il lavoro, no? Il canto dava allora… anche quelli che stavano a mietere sentivano<br />
cantà e…<br />
Kai: ricordi alcune di queste canzoni?<br />
Bè, erano… sì bè qualcuna qualche battuta può esse che me la ricordo pure…<br />
L’omino di color fiori di grano…<br />
non so diceva, no…? Adesso, mò ce vole che ce ripenso, ce vole che… adesso ne so<br />
qualcun… e cantavamo tutto il giorno. Tutto il giorno.<br />
Poi durante la mietitura si passava da mangiare. La mattina arrivava la colazione.<br />
Arrivava la donna con la canestra, tutti aspettare, no? Sui campi quista portava allora…<br />
apparecch… metteva una tovaglia… e si mangiava soprattutto il mattino la frittata in<br />
umido. La frittata, la conosci? Le uova: facevano tutti i pezzi e poi ci mettevano il sugo<br />
dentro e quella si mangiava pane per colazione. Poi quando era per esempio…<br />
Dopo verso le 11 passavano con i dolci. Se chiamava bocconcello. Lo sai, sentito dire, si?<br />
Kai: no.<br />
Bocconcello significa un piccolo dolce con un bicchiere di vino per tirarti un po’ su, capito?<br />
La canestra del pranzo, 1950.<br />
E poi dopo il pranzo era molto veloce. Poi dopo invece c’era la sera la cena allora si.<br />
Dopo passavano spesso col vino, perché il vino era… te dava un po’ de forza, un po’ de<br />
cosa.<br />
Il vino era debole no, era vino da poco era, de conseguenza… poco più dell’acqua…<br />
Amilcare Carioli<br />
160
All'ombra delle viti, 1950.<br />
E questo me ricordo da ragazzo tutti sti canti, e poi passavano tutti con quelle tregge che<br />
portavano, quando portavano il grano a casa e l’avvenimento più grosso era quando<br />
arrivava la trebbia.<br />
Io, …me andavo sempre… dò arrivavano le trebbie, andavo io.<br />
Perché quando allora dovevano mette a posto, i cinturoni, piazzarli, fa tutto un insieme di<br />
cose… e io seguivo tutte ste operazioni che io, c’avevo niente da fa, me’nnavo sempre in<br />
giro.<br />
Come in giro me facevo tutte le feste. Tutte le feste dei paesi.<br />
C’era, non so, a Gabbiano c’era San Giuseppe e io il 19 marzo andavo a Gabbiano. Il 3…<br />
il 2 febbraio era San Biagio andavo a Capriglia e poi andavo a Bazzano che… Santa<br />
Croce. E andavo a Vari, Santa Bibiana.<br />
Ma sai perché c’andavo? Il motivo perché andavo: mica andavo alla festa io, m’è<br />
importava tanto della messa, io non annavo alla messa.<br />
Kai: mangiare?<br />
Andavo a mangiare i dolci. Perché tutti quelli che passavano gli davano…<br />
Gliel’ho raccontato questo forse?<br />
Kai: no.<br />
Quando che passavano… quelli che andavano alla festa ti invitavano dentro alle case per<br />
mangiare il dolce e allora io me facevo tutte le feste per mangiare i dolci, capito?<br />
Andavo a tutte le feste. Come a tutti i funerali pé piglià i soldi e tutte le feste pé piglià i<br />
dolci.<br />
Da piccolo facevo sto lavoro.<br />
Amilcare Carioli<br />
161
Festa del maggio, Casavecchia 1955.<br />
E dopo il divertimento fra noi ragazzi, oltre che la ruzzola, era le corse in bicicletta.<br />
Chi c’aveva la bicicletta più grossa, più piccola, facevamo le corse… in 10 – 15 no? Si<br />
doveva poter fa un’altra strada e… però spesso se uno cadeva lungo la strada c’era tutta<br />
breccia, te spellavi tutto, diventavi un mostro delle volte…<br />
E poi sempre con la paura de rompe la bicicletta perché dopo c’era i genitori che la<br />
dovevano aggiustà… sai i soldi non c’erano e litigavano, litigavano co ste biciclette.<br />
Poi il periodo appena la guerra, la bicicletta… non c’erano i copertoni, no?<br />
I copertoni della bicicletta: capito che so i copertoni? Quelli che … allora ce se metteva<br />
un…<br />
Kai: copertoni? Non ho capito bene.<br />
Sono quelli… la ruota della bicicletta c’ha di gomma attorno, no?<br />
Kai: si, si, si.<br />
Allora non si trovavano quelli di gomma nuovi, allora si pigliavano quelli vecchi, ce se<br />
mettevano tutti pezzi, no? Dentro, tutti pezzi, tutti pezzi affinché non se bucasse con la<br />
camera d’aria.<br />
Kai: ah, capito.<br />
Se bucavano sempre, perché con la breccia se bucavano… allora tutti avevano la pompa,<br />
no? Per strada … oppure la rovesciavi, portavi un pezzo di gomma che attaccavi il buco,<br />
no? Se chiudeva il buco col mastice… Tutti c’avevano dietro la bicicletta c’avevano una<br />
borsetta con tutti l’attrezzi, sia per svitare… lo sa? Si questo si, lo sa…<br />
E il divertimento era le corse in bicicletta, le feste e quando che arrivavano le trebbie per<br />
il periodo della trebbiatura…<br />
Poi costruivamo piccoli giocattoli fra cui il carro armato, quello col rocchetto, no? Quello<br />
che hai visto là? Quello col rocchetto di filo… capito? Costruivamo i carri armati,<br />
c’avevamo le fionde…<br />
Poi quando uscivamo dalla scuola… uscivamo dalla scuola, eravamo tanti. Quando ci<br />
dividevamo che un gruppo andava da sta parte, un gruppo da quell’altra, facevamo a<br />
sassate.<br />
Kai: che?<br />
Coi sassi!<br />
Kai: ah, si? Coi sassi?<br />
Prima tutti amici, no? Uscivamo in 50, poi un gruppo andava verso Capriglia, un gruppo<br />
andava verso casa mia, là. Allora quando ci dividevamo, le sassate! No? Uno co n’adro su<br />
un gruppo de qua con un gruppo de la, a grandi sassate. Quando poi... verso casa mia se<br />
dividevano altri due gruppi, io me associavo co un gruppo a sassate con quell’adri.<br />
Sempre a sassate se faceva. Con la paura che uno te poteva piglià su un occhio, no? Coi<br />
sassi… non ce se pensava, a quei tempi.<br />
Kai: si, lo so.<br />
Eh, non ce se pensava, eh…<br />
Come non si pensava che a tempo della guerra, no? Trovevamo i proiettili, no? Da<br />
Amilcare Carioli<br />
162
cannone, no? Da coso, da… li nascondevamo sotto uno scoglio, accendevamo un foco e<br />
poi scappavamo via. Poi certe botte… buttavano per aria gli scogli, facevano tutto…<br />
Sempre co…, ma uno perché non… perché sennò te scoppia sulle mani, t’ammazza, no?<br />
Kai: si, vero.<br />
Si trovavano i proiettili interi, no? Perché abbandonati soprattutto dai tedeschi.<br />
Quando i tedeschi in ritirata scapparono via, lasciarono tutto: elmetti, divise… su<br />
l’accampamento che c’avevano lì tra… casa della Pechinelli, no? De Mimmi.<br />
Kai: si.<br />
Attorno a tutti qui campi, là, tutti c’avevano tutte piante… a la casa mia…<br />
Sic<strong>com</strong>e gli americani venivano giù da Serravalle, questi avevano paura de esse chiusi<br />
dentro… scapparono via. Perciò la roba che c’era per terra… ce prendemmo tutto, lì… io<br />
pigliavo elmetti, divise… tutti a prendesse la roba. E si trovavano questi proiettili e noi<br />
andavamo a scoppiare. Senza pensare alle conseguenze.<br />
Poi dopo… da giovane dopo ce so stato meno perché dopo me so andato a scuola, pò so<br />
andato a lavorare a Visso e… tornavo a casa tutte le sere e…<br />
Quando ero giovane, da giovane l’unico divertimento era andare all’osteria. All’osteria a<br />
giocare a carte.<br />
Kai: si.<br />
A giocare a carte… ancora si giocava a ruzzola… però già <strong>com</strong>inciava a cambiare la vita,<br />
perché <strong>com</strong>inciarono ad arrivare le prime moto.<br />
Kai: si.<br />
La vespa, la lambretta, … poi un’altra moto famosa che qui adesso non esiste, non se<br />
trova più, solo quelli… gli amatori ce l’hanno, si chiamava Barilla Rossa. Tutte barille. Ma<br />
a quei tempi costavano moltissimo queste moto. Quando la paga di un operaio era di<br />
1000 lire al giorno, 1000 lire al giorno, questa moto costava 170 mila lire! Perciò per<br />
fare…<br />
Kai: lavoro per tutto…<br />
Tutto l’anno … però non dovevi mangià nemmeno, capito? Allora se pigliava, glie se dava<br />
un po’ de soldi per volta e…<br />
Lambretta, Casavecchia 1952.<br />
Dopo poi a un certo punto, anche per l’agricoltura non c’era più… arrivarono i primi<br />
trattori.<br />
C’era uno che c’aveva un trattore, andava lavorando per tutto e fu il disastro perché tutte<br />
quelle gran piante di vite, di uva che c’erano, furono tolte tutte per fare il terreno libero.<br />
Perché coi trattori che facevano? Sic<strong>com</strong>e andavano profondi (con l’aratro con le mucche<br />
andavano poco sotto) questi qui… tagliavano le radici delle piante… quelle se seccavano,<br />
poi se buttava via tutto. E così tutte quelle foto che stanno qui con tutta quell’uva che<br />
Amilcare Carioli<br />
163
arriva su in cima alla montagna adesso non ce n'è più una pianta.<br />
Dopo che è arrivati i trattori… Dopo c’è stato pure lo spopolamento perché tutta la gente<br />
se ne annava a Roma… Gli amici miei, quelli piccoli quando abitavo lì a Casavecchia,<br />
nnavano tutti a Roma a fare i cascherini. I cascherini significa che co una bicicletta, con<br />
un portabagagli, portavano il pane casa per casa.<br />
Kai: ah, si.<br />
Li assumeva un fornaio, li faceva dormì sopra li sacchi della farina, mica c’era le camere!<br />
E poi co una bicicletta, co tutti sti cesti de pane passavano casa per casa e portavano<br />
persino il pane fino al 5° piano.<br />
Kai: mamma mia.<br />
E facevano sto lavoro tutto il giorno. Erano… dopo qualcuno sé <strong>com</strong>prato pure il negozio<br />
del padrone. Perché mettevano da parte tutti i soldi, no? Cercavano… però molti…<br />
E perciò tutti a Roma, tutti sti ragazzi… sic<strong>com</strong>e le famiglie erano numerose.. 5 o 6 figli...<br />
e allora molte, anche le donne, le ragazze andavano a fa le serve… a servizio. Presso le<br />
famiglie benestanti…<br />
Kai: si, si.<br />
Facevano da mangiare, facevano i letti, facevano… e i ragazzi andavano a fa sto lavoro di<br />
portare il pane a Roma. Infatti a Roma ce stanno 400 mila marchigiani!<br />
Kai: tanti!<br />
400 mila marchigiani. E’… la <strong>com</strong>unità più grossa de Roma so marchigiani e abruzzesi.<br />
Kai: si, si, è vero.<br />
E tutti quanti questi qui, la maggior parte hanno i forni. Avevano forni. Forni, pane,<br />
pizzeria…<br />
Kai: <strong>com</strong>e i Salvi.<br />
Tanto vero che nel 1910 – 12 un fornaio di Tazza serviva la famiglia reale! Il re, portava<br />
il pane dal Re. Sic<strong>com</strong>e lo faceva tanto buono, dice che era pane speciale, il Re si serviva<br />
da sto fornaio di Tazza, un certo Mosca. Si serviva da un fornaio di Tazza che serviva la<br />
casa reale.<br />
Kai: si, bene. Però!<br />
Perciò dopo… il fatto che la terra non si coltivava più, che rendeva poco, perché prima<br />
bastava sopravvivere, no?<br />
Kai: si.<br />
Dopo quando <strong>com</strong>inciò ad arrivare… sa qualcuno <strong>com</strong>prava il fornellino a gas, i primi e si<br />
chiamava Pipigas, il primo fornellino. Poi dopo qualcuno … la prima cosa che se <strong>com</strong>prava<br />
dopo il Pipigas era il frigorifero, perché sennò la roba non se manteneva mai. Prima,<br />
d’inverno, per farla mantenere se metteva fori dalla finestra al gelo, d’inverno, in modo<br />
che la carne non se rovinasse. Sennò bisognava mangiarla subito, perché sennò se<br />
rovinava. Invece adesso coi frigoriferi, i surgelatori, no? Allora il frigorifero fu una delle<br />
prime cose che… <strong>com</strong>e le prime cose che arrivarono furono i piatti di… i tavoli di formica.<br />
C’avevano tutti quei tavoli, no? Belli, di noce, robusti, no? Tutti lavorati, tanti… io c’avevo<br />
il nonno a Monte Cavallo c’aveva un tavolo…<br />
Kai: noi ancora abbiamo uno.<br />
Tutto lavorato… arrivò uno con un tavolo di formica, sa, se puliva subito, se lucidava,<br />
pigliò, se portò via quel tavolo e ce ne lasciò uno di formica. Dopo chissà quanto se l’avrà<br />
venduto, dopo quel tavolo c’avrà avuto 200 anni.<br />
Purtroppo c’è stato un cambiamento così veloce, così repentino che non ci siamo accorti:<br />
nel giro di 50 anni si è rovesciato il mondo.<br />
In poche parole una volta c’era molta miseria, però c’era anche più allegria.<br />
Kai: si.<br />
C’era più allegria, se volevano più bene.<br />
Non so, se aiutavano nel lavoro, no? Oggi il grano è maturo da te, corro da te…<br />
quell’altro quando trebbiavano, tutti ad aiutare.<br />
Adesso chi t’aiuta più? Se cadi per strada manco te raccolgono! Non è cosi?<br />
Kai: si, si, si.<br />
Sulle città poi, non ne parliamo. Sulle città è una cosa impressionante. Io c’ho una sorella<br />
sta a Livorno, ha detto è sceso giù… è morto uno di 42 anni, no? E abitava du piani<br />
sopra, nisciuno lo conoscevano quelli di sotto. Ma dico è una cosa, una cosa…<br />
Amilcare Carioli<br />
164
Kai: si, si, incredibile.<br />
Qui invece, ancora in questi paesi, no? Succede una cosa lieta, tutti partecipano:<br />
matrimoni, battesimi… Succede un lutto partecipano tutti.<br />
Invece sulle città sei uno qualsiasi… le città per me sono numeri. Non è vero, Kai?<br />
Kai: si, si.<br />
Sei un numero. Abiti il numero di casa tot, no? Elenco telefonico tot e finisce lì.<br />
Kai: si. Parla dell’inflazione, di <strong>com</strong>e è cambiati i soldi…<br />
Da piccolini dunque c’erano… la lira non si vedeva quasi mai, da piccoli. Quello che<br />
vedevamo era… 5 centesimi, no?<br />
Kai: 5 centesimi?<br />
5 centesimi. C’erano poi … la moneta più grossa che io po’ usavo erano i 4 soldi. Per fare<br />
una lira ce volevano 20 soldi, perciò 4 soldi… una monetina era… E allora con questi 5<br />
centesimi e quell’altro era… noi lo chiamavamo soldo però no, erano 10 centesimi, allora<br />
ci giocavamo a sassetto.<br />
Allora facevamo così: io mettevo la monetina qui… mettevo la monetina qui, così no? Poi<br />
co un sasso battevo: se riuscivo a rovesciarla me la prendevo, capito? Coi sassi, ci<br />
giocavamo con questi soldini qui, ma questi 5 centesimi piccolini, erano de rame, una<br />
specie de rame. Facevamo tutti sti giochetti per giocà coi soldi. L’unica cosa che<br />
c’avevamo questi soldini qui.<br />
Dunque con 4 soldi, quand’ero piccolo, si <strong>com</strong>prava un pacchetto di wafer.<br />
Wafer: sai quei biscotti tutti a strati? So wafer via, in poche parole si <strong>com</strong>prava… con 4<br />
soldi se <strong>com</strong>prava… io appena me trovavo 4 soldi nandavo a <strong>com</strong>prà sto pacchetto de<br />
biscotti, ma piccolino, sa? Era, sarà stato lungo 10 centimetri per cinque.<br />
Kai: parla di quel funerale dove tu hai avuto i soldi di quella gente che andava…<br />
Ah, ma l’ho detto però, sa?<br />
Kai: no, questo era prima di quello…<br />
Del funerale che andavo a piglià i soldi del funerale?<br />
Kai: si.<br />
Si, no io ho detto <strong>com</strong>e me facevo tutte le feste me facevo tutti i funerali.<br />
Perché l’unica strada per andare al funerale di tutta la zona lassù era… passava davanti a<br />
casa mia. Perché c’era solo quella strada; mò l’hanno fatta nuova, va bene. Ma, allora io,<br />
quando che passavano i funerali, allora non c’era il carro funebre, portavano la bara sulle<br />
spalle, no? In quattro e io appresso. M’approdavo sempre appresso che invece non<br />
sapevo manco se chi era il morto. Perché all’uscita dal cimitero sul cancello c’erano due<br />
signori: uno dava li soldi più grandi, una lira, mezza lira, dipendeva dalla possibilità, dal<br />
morto se era ricco o povero e dall’altra parte davano quelli piccoli, ti davano la metà di<br />
quell’altri. Capito? La metà, anche meno. Però io facendomene parecchi guadagnavo un<br />
po’ de soldi. Oppure se andava a dì il rosario. Quelli morti vicino, ndavamo a sentì il<br />
rosario perché te pagavano pure quando andavi a dì il rosario, no?<br />
Kai: <strong>com</strong>e? Quando lì…<br />
Allora, quando muore un morto, adesso si va a casa, no? A fa le condoglianze. Però se<br />
diceva anche il rosario.<br />
Kai: si, si.<br />
Allora una volta, durante, finito il rosario, ti pagavano pure lì.<br />
Kai: ah, si?<br />
Si. Ti pagavano pure per il rosario, capito? Però il rosario io ne facevo pochi, non me ne<br />
annava di sentirli, capito? Invece il <strong>com</strong>pagno al funerale io non è che andavo alla messa,<br />
io andavo solo all’ac<strong>com</strong>pagno: pigliati i soldi me ne tornavo a casa.<br />
Kai: si, si.<br />
Purtroppo dopo con gli anni, col coso, col passare degli anni, appena passata la guerra,<br />
prima ad esempio 1000 lire, 1000 lire erano uno stipendio di un capostazione, di una<br />
maestra elementare, Minelli, c’era una canzoncina: “se potessi avere mille lire al mese”.<br />
Era lo stipendio di un capostazione, di un insegnante: 1000 lire al mese, era proprio il<br />
massimo. Perché invece gli operai pigliavano poco, pigliavano… perché poi gli operai ce<br />
n’erano pure pochi.<br />
Amilcare Carioli<br />
165
Per esempio gli artigiani, i sarti, andavano casa per casa per fare i vestiti. Li chiamavano,<br />
gli passavano da mangià, gli davano un po’ de soldi.<br />
Kai: si, si.<br />
Oppure se non c’erano i soldi glie davano in natura: un prosciutto, un coso… E così pure i<br />
muratori. Ma è … guadagnavano pochissimo questi. Adesso mo io precisamente… io però<br />
mi ricordo che appena la guerra, che nel 46 un operaio, madosca pensa che un operaio<br />
nel 46 - 47 costava 1000 lire al giorno. Sembrava una paga enorme, e invece… e<br />
lavoravano otto ore, no? Per 1000 lire al giorno, per quando… lavoravano… la domenica<br />
no, è pigliavano un po’ de soldini.<br />
Comunque quando io ho <strong>com</strong>inciato a fa scuola nel 1959 pigliavo 48 mila lire al mese.<br />
Perciò non è che poi tanto di più… Nel 59, 48 mila lire al mese, poi nel 62, nel 61-62<br />
arrivammo, ci fu un aumento (perché dopo passati 2 anni di davano un po’ d’aumento)<br />
arrivai a piglià 60 mila lire al mese. Per diverso tempo questo qui.<br />
Perciò prima la vita era… la gente… io stavo su a Casavecchia: andavano scalzi tutta<br />
l’estate.<br />
Molte persone andavano scalze durante l’estate.<br />
Kai: non ho capito bene.<br />
Andavano scalze, senza scarpe.<br />
Kai: scalzi…<br />
Scalzi. Pensa che facevamo a corre co certi bambini che erano abituati ad andà scalzi in<br />
mezzo ai campi, correvano più loro che io co li sandali, coi sandalini legati. Perché la pelle<br />
era diventata dura sotto.<br />
Kai: si, si.<br />
Come quando venivano alla fiera, partivamo da Casavecchia per venire alla fiera a Pieve<br />
Torina, passavamo da Gallano, quassù perché era accorciatoia.<br />
Tutte quelle ragazze o quelle donne… venivano giù scalze con le scarpe a tracolla e se le<br />
mettevano su al cimitero. Si mettevano le scarpe lì, per non consumarle. Alcune se le<br />
mettevano… facevano il pezzo della strada do passava qualche macchina con le scarpe,<br />
quando a Capriglia si mettevano scalze, arrivavano fino a qui, poi da qui se mettevano le<br />
scarpe.<br />
Più tardi portavano invece delle scarpe fatte di legno, zoccoletti se chiamavano, allora<br />
non annavano più scalze, ma portavano questi zoccoli da lassù fino a qui, poi gli zoccoli li<br />
nascondevano in mezzo alla siepe e si mettevano le scarpe. Quando dalla via tornavano<br />
su, si mettevano questi cosi di legno e andavano… capito?<br />
Kai: si, si.<br />
Però io me ricordo bambini scalzi tanti, tanti; tutti quelli che venivano a scuola con me,<br />
d’estate tutti scalzi annavano.<br />
Kai: si, poche scarpe.<br />
Con le scarpe non andava nessuno, solo d’inverno. D’inverno col freddo.<br />
Kai: mamma mia.<br />
C’era un bambino, me ricordo, che abitava lì a casa di Picchio. La conosci casa di Picchio?<br />
A Sorti.<br />
Kai: a Sorti…<br />
Dov’è Brancaleoni, Sorti. Sopra… il vecchio mulino lo conosci? Sopra c’è un paese, si<br />
chiama Sorti, no? C’è casa di Fernando Picchio, amico di Fernanda è… In poche parole sto<br />
bambino gli aveva fatte le scarpe nove: <strong>com</strong>inciò a venì giù de corsa co ste scarpe… coi<br />
chiodi sotto, no? Correva, correva. Dico: “ma che fai?” Si chiamava Mariano: “che fai?”<br />
“Adesso co ste scarpe nove faccio un po’ de curve!”<br />
Perché… non l’aveva portate mai…<br />
Kai: si, si, si, bello.<br />
D’inverno solo coi ciocchi, no? E d’estate quesso gli fecero ste scarpe nove, co li chiodi<br />
sotto, eh? Coi chiodi sotto, <strong>com</strong>inciò a corre che non l’aveva portate mai. C’aveva 10<br />
anni.<br />
Kai: ciocchi sono…<br />
De legno, sotto, de legno, ma quelli non se piegano, no? Invece questo gli <strong>com</strong>prano ste<br />
scarpe nuove per Natale e <strong>com</strong>inciò a corre. Correa, correa, perché non l’aveva portate<br />
mai.<br />
Kai: si.<br />
Amilcare Carioli<br />
166
Pensa un po’ se che lavoro… Anche… anche quando sposavano si mettevano le scarpe, le<br />
chiamavano le scarpe fine. Significa senza chiodi. Senza chiodi, no?<br />
Kai: si.<br />
Appena sposati ce mettevano i chiodi sulle scarpe. Perché non si dovevano consumà.<br />
Anche se erano basse dovevano durà più a lungo, no?<br />
Era… e purtroppo sembra passati secoli, invece so passati 50 anni.<br />
Kai: incredibile.<br />
50 anni fa era così. Fino al 1950, 52 - 53 era tutti quanti così. Tutti. Tutti, erano tutti…<br />
non c’era manco invidia perché erano tutti poveri, capito? La maggior parte.<br />
Qua a Pieve Torina c’erano un po’ di famiglie benestanti, no? Te posso dire gli Antonelli,<br />
forse i Marini, o poi Taccari, no? Questi c’avevano, allora c’avevano… Marchetti,<br />
c’avevano i contadini, erano un po’… Anche a Casavecchia c’erano solo tre famiglie<br />
benestanti.<br />
Tant’è vero che quando moriva uno di questi benestanti, si litigavano i vestiti, no? Perché<br />
la famiglia regalava i vestiti di quel morto, li regalava… a chi li voleva. Si li litigavano le<br />
persone, no?<br />
Kai: si, si.<br />
Perché quello c’aveva qualche vestito fatto bene, capito? Quelli vestiti che l’avea lasciati,<br />
che dopo morto c’erano nell’armadio vestiti, scarpe… allora quelli lì… Lì a Casavecchia<br />
c’erano due famiglie ricche che li davano a li contadini, a chi li voleva, allora si li<br />
litigavano. I contadini fra loro si litigavano i vestiti di quello lì, no?<br />
Kai: si.<br />
Perché sennò, tutti i vestiti sennò tutti quanti con le toppe, no? Co le pezze. Se strappava<br />
e… Le camicie, quando si rovinava il collo, se rovina il collo qui della camicia, no?<br />
Kai: si.<br />
Allora se pigliava, se tagliava un pezzo de sotto, se rifaceva il collo. Qui ce attaccavano<br />
una pezza della… Ma questo fino agli anni 60, ancora facevano così.<br />
Kai: si, si, si.<br />
Rifacevano i colli delle camicie con un pezzo della camicia che stava sotto.<br />
Perciò… adesso sembra… Prima una volta se diceva: “l’America! l’America! l’America!”<br />
No? Dopo tutti quanti a dì: “l’America è arrivata qui.”<br />
Perché tutto sto benessere che se so trovati…<br />
Kai: si, si.<br />
Però, se uno… io tante volte ai bambini che vengono dentro sto museo gli dico che se<br />
oggi stanno bene è stato anche il lavoro de tanta gente che ha lavorato <strong>com</strong>e negri, eh?<br />
Come negri hanno lavorato. Perché l’ore non se contavano. Loro qui, lì se alzavano la<br />
mattina i contadini alle 3 di notte…<br />
Kai: si, mi ricordo molto bene…<br />
Perché doveano anzitutto dà da mangiare alle mucche. Poi falle lavorare di fresco, no<br />
quando c’era il sole. Poi perché alle 10 tornavano a casa. Perché dopo le mucche non, co<br />
le bestie non potevano lavorà più, no, col caldo. Allora alle 3 di notte si alzavano e gli<br />
davano da mangiare. Dopo mangiato le portavano a lavorare.<br />
Kai: io ricordo molto bene quando sono arrivato nel 57.<br />
Co gli aratri, ti ricordi? I campi co gli aratri, co li cosi.<br />
Kai: a quel tempo uscivano dalle stalle a 4 e mezzo dopo aver mangiato un po’.<br />
Si, si, <strong>com</strong>e no. Si alzavano alle 3. D’estate per lavorare i campi, adesso c’hanno i trattori<br />
se alzano pure alle 8 perché col trattore… cammini. Invece co le mucche no, no: quando<br />
ch’è caldo, non lavora, non riescono. Allora s’alzavano alle 3, gli davano un’ora per<br />
mangiare, alle 4 le portavano a lavorare e alle 10 smettevano. Perché dopo era caldo.<br />
Kai: troppo caldo, certo.<br />
E non lavoravano.<br />
Kai: la cosa più, molto interessante dell’Italia è il cambio della gente. Tutti questi poveri<br />
la cosa più bella è che i figli hanno fatto l’educazione, sono andati all’Università.<br />
Ah, eh, ma prima, prima non ci andava nessuno.<br />
Kai: non c’andava nessuno?<br />
Prima, ossia, quando ero ragazzino io, lì a Casavecchia c’era fino alla quinta. E la quinta<br />
Amilcare Carioli<br />
167
la facevano quasi tutti, meno che una certa percentuale (io parlo sempre degli anni, tra<br />
gli anni 40) una certa percentuale non arrivava alla fine: o perché doveva lavorare, o<br />
perché… allora facevano la terza elementare. Però alla quinta ce arrivavano molti già,<br />
molti.<br />
Scuola elementare, Appennino 1947<br />
E dopo, poi dopo dal 50 in poi molti andavano a studiare a Camerino perché c’era il<br />
pullman che andava su la mattina e tornava giù alle 3, solo due volte. Il pullman annava<br />
su alle 6 e mezzo della mattina, perciò gli studenti partivano alle 6, 6 e mezzo, 6 e mezzo<br />
7 andavano a Camerino. Poi stavano lassù, si portavano la merenda, no? Perché<br />
tornavano giù alle 3. Ma capisci poi te dovevi mette a studiare. Non era perché… era più<br />
il tempo che se perdeva con il pullman, non è che c’era, capisci? Quelli uscivano all’una<br />
dovevano aspettare le tre che il pullman partisse.<br />
Kai: si, si.<br />
E perché c’era solo una corsa. E tutti gli studenti… Dopo negli anni 60 invece c’era il<br />
pullman che portava solo gli studenti. Dagli anni 60 in poi c’era un pullman, partiva alle<br />
8, arrivava a Camerino alle 8 e mezzo, solo studenti, e li riportava all’una e mezza. Allora<br />
… era un po’ più…<br />
Io sic<strong>com</strong>e stavo lì a Casavecchia allora andai a Camerino su una famiglia, da una<br />
famiglia a pensione e stavo lì co loro, mangiavo con loro e tornavo a casa il sabato.<br />
Kai: bene, bello. Allora, abbiamo fatto…<br />
Vogliamo staccare…<br />
Amilcare Carioli<br />
168
Amilcare Carioli (Mimmo)<br />
Io sono Carioli Amilcare. Nato … o no?<br />
A 5 anni paravo le pecore sulla Caprareccia: assieme ai nonni ero.<br />
Senonchè, c’èra un gattino, alla notte, mi veniva dentro al lettino a dormire. Una, due e<br />
tre, mi ha stancato, l’ho preso, gli ho messo il laccetto al collo, e l’ho attaccato in una<br />
pianta di ginepro e gli ho messo a mangiare l’erba. Dopo due giorni la povera nonna mi<br />
ha chiesto: “Mirghilù, quel gattino, dov’è?” Non lo so nonna. E io sono andato a vederlo,<br />
e quel gattino s’era strozzato. Perché gli avevo messo il filo al collo e si è strozzato.<br />
Maria: poverino, forse voleva scappar via…<br />
E certo: tirava!<br />
Maria: ma tu abitavi coi nonni?<br />
Si, stavo coi nonni sulla Caprareccia.<br />
Maria: e i genitori, no?<br />
Stavano qui a Roti, stavano.<br />
Poi sono andato a scuola: prima, seconda, terza e quarta elementare.<br />
Maria: a Roti?<br />
A Sant’Agostino.<br />
Kai: parliamo un po’ più di queste pecore.<br />
Ah, di queste pecore…<br />
Maria: di chi erano?<br />
Le pecore erano dei nonni.<br />
Maria: i nonni? Eh, ma allora tu eri un privato… eri un business.<br />
Famiglia Carioli, Pievetorina 1930<br />
Le pecore si paravano quand’era il tempo, nelle pianure, nei campi, altrimenti si annava<br />
nei boschi.<br />
All’inverno, quando c’era la neve, si tenevano sulla stalla: gli si dava da mangiare il fieno<br />
oppure le foglie secche, i fascetti di foglie secche. C’erano i trocchi, i trocchetti, gli ce se<br />
metteva la semola, il granturco quando si sgravavano che c’avevano l’agnello, il figlio. Gli<br />
si dava questa roba qua per fargli avere del latte di più. E poi ad un certo periodo questi<br />
agnelli si vendevano, si chiamava… si sbacchiavano, si toglievano sti agnelli, si<br />
vendevano. E allora la povera nonna tutti i giorni, tutte le sere li pungeva, pungeva il<br />
latte e ci faceva il formaggio. Faceva il formaggio a casa, metteva sto latte nel fuoco, lo<br />
faceva bollire, poi lo faceva asciugare e ci faceva le forme di formaggio; e si mangiava a<br />
suo tempo, quando era un po’ essiccato.<br />
Maria: buono. Quindi formaggio di pecora avevi.<br />
Si, formaggio di pecora era. Formaggio… vero formaggio di pecora.<br />
Kai: e questo è stato venduto?<br />
Amilcare Carioli<br />
169
Maria: veniva venduto?<br />
No… un po’ mangiato, un po’ venduto, ma più che altro serviva per casa perché eravamo<br />
una famiglia molto numerosa. Noi eravamo 8 figli.<br />
Kai: si è vero.<br />
Dopo c’era i nonni, poi c’era le sorelle del poro papà…<br />
Maria: davvero.<br />
C’era zia Maria, c’era zia Peppina, c’era zio Gigetto, eravamo parecchi in famiglia. Dopo di<br />
quello… finito lì.<br />
Kai: un’altra domanda. Dove sono questi campi?<br />
I campi sulla Caprareccia stanno.<br />
Kai: Caprareccia. Ma questo è campo suo o era…?<br />
No, no, Si, si: era di proprietà. Era di … l’ha <strong>com</strong>prato il poro nonno da Ciccarelli.<br />
Kai: Ciccarelli…<br />
Ciccarelli Anzovino. Da Ciccarelli, l’ha <strong>com</strong>prato lì il poro nonno. Comprò tutto il terreno,<br />
la casa con tutti i terreni attorno. Comprò tutto quanto.<br />
Maria: quindi era tutto vostro.<br />
Si, si, tutta roba, si, di proprietà; non era in affitto.<br />
Maria: proprietà privata, quindi eravate in proprio.<br />
Si, si, in proprio. E dopo, da lì….<br />
Kai: un’altra domanda. Qualche volta tagliavano le pelli?<br />
Maria: delle pecore… tagliavano…<br />
La lana, si. Si. Tutti gli anni si tosavano. Chiamavano tosare.<br />
Maria: e poi la vendevate o non …<br />
Se vendeva, se vendeva. E dopo se portava a Visso. C’era su che ce facevano la lana, i<br />
fili della lana, poi.<br />
Maria: pensa un po’.<br />
Ce facevano le maglie, poi.<br />
Maria: pensa un po’… io avevo imparato: c’era quella ruota con quel cosino, no? Io avevo<br />
imparato a filare.<br />
Si, si. Dopo la cosa, pure la canapa la filavano pure, con la conocchia.<br />
Maria: la conocchia.<br />
Era chiamata la conocchia. La filavano e facevano i fili, i gomiti di filo facevano. Si, si.<br />
Conocchia e fuso<br />
Amilcare Carioli<br />
170
Kai: e chi facevano quello? Qualcuno che ha <strong>com</strong>prato o una donna del…<br />
Maria: loro vendevano la lana a Visso.<br />
Si, si la lana a Visso si portava a far filare e po’ dopo si facevano i gomitoli de, le cose …<br />
<strong>com</strong>e era chiamate … le fie … no. Com’erano chiamate, mo non me ricordo adesso, non<br />
mi sovviene. Erano… le mettevano sullu camminarello per farle …<br />
Maria: camminarello, si, si, io ce l’avevo una volta…<br />
Kai: allora continuiamo… non so, questo era la cosa …<br />
Maria: questo per il gomitolo.<br />
E, si, questo per fare le cose … la fiezza, la fiezza la chiamavano. Facevano la fiezza,<br />
ecco.<br />
Maria: oppure si mettevano le braccia così … e la nonna….<br />
Con le braccia così e se passava il filo.<br />
Ce l’ha tutte ste cose…<br />
Maria: e si, a me piaceva tanto; perché qualcuna l’ho trovata qui …<br />
E per fa quello c’era un altro affare … <strong>com</strong>’era fatto… era un pezzo così… quaggiù c’era<br />
una rondellina piccola, e su una rondellina alta. Giravi con quello e poi se passava il filo lì<br />
intorno. Com’era chiamato non me ricordo quello.<br />
Maria: si faceva prima perché mandava più veloce. Questo è più a casa.<br />
Bè guarda, c’ha pure il macinino. Vedi? No, tutte robe che è bello…<br />
E ce l’avevo pure io, s’è portato via tutto Emilio, tutto a Milano s’è portato quello. Si,<br />
quante cose ha portato via…<br />
Maria: certo in città queste cose valgono tanto.<br />
Quello s’è portato via la madia, s’è portato via un tavolo … se n’è portato via de cose…<br />
chissà ndò le ha messe… mica lo so se…<br />
Tutte il figlio se l’è portate…<br />
Kai: in che anno sei nato?<br />
Io so nato il 5 – 8 – 1921.<br />
Maria: 5 settembre… allora da poco hai avuto il <strong>com</strong>pleanno…<br />
No. 5 di agosto. Si, adesso ho fatto settanta …quattro… 84 anni il 5 agosto. E ne ho presi<br />
85.<br />
Maria: Dio ti benedica.<br />
Si, si. Signore ti ringrazio.<br />
E poi, finito lì…<br />
Kai: alla fine della scuola…<br />
Maria: quando paravi le pecore era solo d’estate perché andavi a scuola …<br />
No, quando paravo le pecore non ci andavo ancora a scuola. Dopo sono tornato giù a<br />
Roti, dai genitori… e sono andato a scuola qui, a Sant’Agostino.<br />
Kai: era una stanza?<br />
Maria: una stanza sola era? C’eravate tutti studenti, vero? A quei tempi…<br />
Si, si… una stanza grande, c’erano i banchi, c’erano due file di banchi.<br />
Maria: e c’era la prima, la seconda e la terza tutti insieme?<br />
No, no, no.<br />
Maria: no?<br />
Solo una classe. Eh! Ma eravamo tanti allora.<br />
Kai: quanti sono?<br />
Eravamo una quindicina, anche venti ragazzi nell’aula.<br />
Maria: tutti in terza.<br />
C’era io con Adorna; so andato sempre da Adorna a scuola, perché…<br />
Maria: Adorna Comizi, Kai.<br />
Kai: ha, capito.<br />
Stavamo nella stessa età, e lei stava di banco avanti a me… Gli ho detto che mi<br />
domandava … Si girava sempre per domandarmi, specialmente in matematica se <strong>com</strong>e<br />
che operazione ce andava, <strong>com</strong>’era la divisione … <strong>com</strong>e è…<br />
E il maestro Pasini ce tirava la riga.<br />
Maria: il maestro Pasini<br />
Ecco la riga era il doppio di questo, un pezzo di legno il doppio di questo; la tirava così e<br />
ti beccava in testa. E ci azzeccava proprio!<br />
Maria: ci azzeccava Kai, ci azzeccava.<br />
Amilcare Carioli<br />
171
Si, si, ci azzeccava proprio. Non era manco giusto.<br />
Maria: non era giusto per niente, ma sai: era il metodo inglese! Copiavamo dagli inglesi<br />
perché tutti dicevano che era il metodo migliore per educare i figli.<br />
Oppure te faceva mette le mani sopra il banco, poi te menava così!<br />
Maria: mamma mia: t’è capitato?<br />
No, era terribile, guarda… era … il maestro… e c’era dopo una maestra era così alta. La<br />
zoppetta perché zoppicava. La zoppetta la chiamavamo: cattiva pure <strong>com</strong>e il veleno era<br />
quella. Ma io ce so andato pochi giorni con quella. Io l’ho fatte con la Palmieri, prima con<br />
la madre … <strong>com</strong>e si chiamava…<br />
Maria: con la nonna di Gabriella Bellanti: era una maestra.<br />
E poi la madre.<br />
Maria: e poi la mamma.<br />
La prima l’ho fatta con la nonna e la seconda la terza e la quarta co lu maestro invece.<br />
Maria: che maestro era? Chi era il maestro?<br />
Pasini mi sembra che era.<br />
Maria: Pasini?<br />
Mi sembra che si chiamava Pasini.<br />
Maria: questo era quello che tirava la riga?<br />
Parlo de 70 anni fa, eh! No, 75!<br />
Kai: settantacinque anni fa.<br />
Di 75 anni fa.<br />
Maria: beato te!<br />
Kai: e dopo scuola?<br />
Dopo la scuola, finita la scuola, il taglialegna ho fatto. Si andava su per i boschi, se<br />
andava al Monte di Giove era chiamato, l’Urangu… i nomi delle montagne: uno era Monte<br />
di Giove, l’altro l’Urango, poi le Coste di Giulo. Lì si andava a tagliare la legna: si partiva<br />
la mattina…<br />
Maria: ma tu eri piccolo.<br />
C’avamo 10 anni, 11 anni.<br />
Maria: e quindi andavi con tuo fratello anche? Con i fratelli anche?<br />
E, no. Ma certo toccava a me con gli operai. C’erano gli operai. C’avevamo gli operai de<br />
Roti. C’erano quessi de… chiamavano quissi de u’ sole. Era il mese… di cognome Marconi<br />
facevano. Li chiamavano quissi de u’ sole. Un soprannome <strong>com</strong>e c’hanno tanti…<br />
c’avevano tanti.<br />
Maria: tutti avevano un soprannome.<br />
Andavamo via la mattina. Ce veniva a svegliare alle 5 perché dovevamo fare può darsi<br />
anche 6 o 7 chilometri a piedi per andare al lavoro. E ci portavano da mangiare. Pane,<br />
maggiormente era pane e frittata. E l’attaccavi anche a 100 metri e la mangiavi con le<br />
furmighe. Mangiavi la frittata cu le furmighe.<br />
Amilcare Carioli<br />
172
Maria: perché erano venute dentro.<br />
S’erano venute dentro. A mezzogiorno mangiavi pane, frittata e formighe. Quasi tutti i<br />
giorni.<br />
Maria: facevano una sgrullatina… ma mica è vero che mangiavano le formiche, no? Lo<br />
sgrullavi e le formiche cadevano via.<br />
Eheh. Le sgrullavi. La fame c’era pure perché a batte l’accetta te viene fame; non è che<br />
…<br />
Maria: <strong>com</strong>unque tu hai fatto i muscoli già a quel tempo!<br />
Eh, quanto ho lavorato Maria mia…<br />
Questi voci (?) venivano acquistati dai proprietari, non è che erano nostri. Si<br />
<strong>com</strong>pravano. All’asta si andava. Si andava all’asta e c’erano molti… c’erano i Palombi,<br />
c’eravamo noi, poi c’era… <strong>com</strong>’è che si chiamava… mò mè sfuggita… de Polverina, stava.<br />
Insomma se <strong>com</strong>pravano all’asta. Se andava all’asta sui <strong>com</strong>uni di appartenenza, si<br />
andava all’asta e chi alzava di più se lo prendeva.<br />
Infatti uno da 10, 20. Quell’altro 30, quell’altro 40, quell’altro 50. Poi se smettevano,<br />
quello se lo pigliava.<br />
Maria: adesso? Fate così ancora adesso?<br />
E chi ci va più? Adesso non ci si va più? Li boschi è tutti abbandonati. Non c’è più uno che<br />
taglia … non c’è più. Non so se ce sta qualcosa su per la Valnerina. Uno se ce né rimasto,<br />
ma…<br />
Maria: perché non conviene.<br />
So rarissimi. No, ma non lo fa più, non lo fanno più, è un mestiere pesante, signora, è<br />
pesante molto. Non lo fa più nessuno.<br />
Kai: quando a questi altri dici 10 o 20, per quale quantità?<br />
Bè … se erano pezzi di bosco, prima si andava a vedere, sul bosco <strong>com</strong>’era, se partiva, se<br />
vedeva… Perché doveva avere minimo 15 anni. Se non aveva 15 anni di tempo non si<br />
potevano tagliare. E infatti delle volte non trovavi i boschi da tagliare, perché non<br />
c’avevano l’età.<br />
Invece oggi è tutto abbandonato, tutto abbandonato.<br />
Maria: adesso non importa più niente.<br />
Tutto. Se fracica tutto. Se secca tutto.<br />
Noi, Giove qui quello che parte, Giove, il monte Giove parte da Roti fino a Caspriano. Era<br />
di proprietà dei Taccari, su de Gallano. L’avvocato Taccari, era di proprietà. L’emo<br />
tagliato due volte per intero da Roti a Caspriano. Due volte.<br />
Maria: da Roti a Caspriano, pensa un po’…<br />
E l’Urango lo stesso, era di proprietà sua, dell’avvocato, sempre. Là ce semo stati… che<br />
poi doveva andà, quando era, sarà sempre 800-900 metri per annà… Partivi da Roti a<br />
piedi e andavi su a taglià a 800 metri d’altezza, a piedi. Alle 5 si partiva la mattina. Dopo<br />
avemo prese tutte le querce dell’avvocato Taccari.<br />
Tutte le querce di 16 terreni. Di 16… le posizioni noi le chiamavano. 16 terreni c’aveva,<br />
16 contadini… emo prese tutte le querce e non mi ricordo se pagò un paio di milioni: ma<br />
c’avemo lavorato anni e anni!<br />
Maria: a quei tempi erano miliardi!<br />
Anni e anni c’avemo lavorato. A Bazzano, ce l’aveva tutte a Bazzano, là; a Trignano,<br />
Gallano: tutto, l’avemo tagliato tutto là… sulla posta…<br />
Maria: le tagliavate così…<br />
Se cacciavano proprio dalla terra. Si carpivano proprio dalla terra e poi si diramavano, si<br />
toglieva i rami, e con i fusti ce facevano i cosi delle navi, anche i ponti per le navi.<br />
Maria: quindi la vendevate… si vendevano…<br />
Si, si, se portava giù a Castelraimondo.<br />
Maria: Taccari le vendeva…<br />
No. Taccari le vendeva a noi. Dopo noi co Turchi… eravamo in società co Turchi che era<br />
uno di Castelraimondo. Era uno che facea de cognome Turchi. Eravamo in società con<br />
questo e lavoravamo insieme. Se stava in società; con questo se portavano giù. E la<br />
legna invece se portava giù per le Marche: Macerata, Ancona, Osimo…<br />
Kai: alcuni di questi alberi saranno stati abbastanza grandi per…<br />
Maria: queste querce erano enormi.<br />
E che scherza? Una quercia…<br />
Amilcare Carioli<br />
173
Maria: li vendevano per fare le barche, Kai.<br />
Kai: si, lo so, Maria.<br />
Avemo tagliata una lì al ponte di Basaino, non so se se lo ricorda lì, poco più su della<br />
Caprarecia, c’è una curva che c’era una casa che c’era due famiglie, sull’angolo (vi ci<br />
porterò poi, ce andiamo), c’era due famiglie, poco più su c’era una quercia che era il<br />
fusto era così <strong>com</strong>e sta casa: era così!<br />
Kai: mamma mia.<br />
Ce semo stati otto giorni per cacciarla. Avemo fatto una buca… non mi so spiegare… tutte<br />
e cinque noi col piccone e l’accetta tutte e cinque attorno. Una buca … quand’è cascato<br />
sembrava che è cascato il mondo! Il fusto pesava 110 quintali.<br />
Maria: mamma mia.<br />
110 quintali il fusto pesava. Quello l’ha portato …<br />
Kai: <strong>com</strong>e l’ha portato quello?<br />
Quello l’hanno portato giù col camion a Castelraimondo e so che c’hanno fatto un coso,<br />
un ponte per la nave.<br />
Maria: un ponte per la nave.<br />
Si, mi ricordo che è stato fatto, che è stato venduto… perché era fatto poi, era proprio un<br />
po’inclinato.<br />
Maria: giusto, giusto.<br />
Si, era un po’ inclinato.<br />
Maria: mamma mia. Tu hai vissuto una storia bellissima!<br />
Eh, per carità, quanto ho lavorato! Tanto, tanto.<br />
Maria: e poi quella è la storia della vita, no? …<br />
E insomma, fine a 20 anni ho fatto il taglialegna, facevamo il carbone… ce devo avè, la<br />
devo trovà, sennò te la faccio vedè <strong>com</strong>’era, ma dove l’avrò messo quelle foto, non lo<br />
so…<br />
Quando facevamo le cotte, io sto… perché si facevano… ecco, dei castelli di legno così:<br />
due pezzi qui e due pezzi qua, no? E si alzava su ad un metro, un metro e mezzo di<br />
altezza. Poi glie se metteva tutto legno attorno, dritto in piedi, attorno attorno attorno<br />
attorno attorno… affinché…<br />
Maria: tutti fusti?<br />
Tutti pezzi di legno. Pezzi di legno più grossi e più piccoli affinché veniva <strong>com</strong>e mezz’ovo.<br />
Kai: <strong>com</strong>e?<br />
La forma di mezz’ovo, veniva.<br />
Maria: mezzo uovo.<br />
Kai: mezzo uovo, capito.<br />
Era chiamata la cotta. La cotta. E dopo da sta buca che stata era fatta co sti quadretti de<br />
legno, se metteva giù foco, poi se metteva un po’ de legna quella più fina che prendesse<br />
foco. E prendeva foco. Poi ogni 3-4 ore si andava a rimboccare. Si rimboccava perché si<br />
metteva giù la legna da questa buca, fino ad un certo punto. E poi il foco veniva su dal<br />
basso. Dal basso veniva su in alto su questa buca, poi dall’alto tornava giù fin da piedi e<br />
veniva fuori il carbone.<br />
Maria: mamma mia, pensa.<br />
Amilcare Carioli<br />
174
Però si doveva coprire, questa cotta si doveva coprire con lo scarapiccio era chiamato.<br />
Scarapiccio. Muschio lo chiamano pure.<br />
Maria: e già, quello che a Natale, quello verde che a Natale mettiamo…<br />
Eh, si, quello, quello.<br />
Maria: lo scarapiccio. The green thinks that for Christmas we put on top of the table to<br />
put the presepio…<br />
Kai: ah, si, blowranches?<br />
Maria: no, is green and flat.<br />
Kai: oh, mos.<br />
Maria: muschio, mos.<br />
Oppure con le foglie si mettevano addosso a ste cotte e po’ ce se buttava la terra sopra.<br />
Si coprivano.<br />
Kai: ah, capito.<br />
Maria: per soffocare…<br />
Eh, si, il fuoco non… Dopo poi quando il fuoco era andato su da capo, che poi tornava giù<br />
e coceva, se faceva li buchi attorno per fa uscire il fumo. Gli faceva attorno tutti buchi.<br />
Quindi, giù in basso e quando il fuoco poi era arrivato da piedi, si spegneva, si levava sta<br />
terra e poi si doveva togliere da mezzo alla terra col rastrello … poi se mettevano i sacchi<br />
…<br />
Maria: e veniva fuori carbone pulito pulito?<br />
Carbone, no. Pulito, si, all’ultimo doveva esse pulito: la terra, beh la terra è pesante<br />
Amilcare Carioli<br />
175
imane, quello era più leggero, capisci? Dopo era chiamato il cannello e lo spacco era<br />
chiamato. Il carbone: cannello e spacco. Il cannello costava di più.<br />
Maria: perché era pulito, oppure?<br />
Si, perché era più resistente, era più… costava… non so, se quello costava 4 soldi,<br />
quell’altro costava 6 soldi può darsi. Lo spacco era quello con la legna spaccata più<br />
grossa. Si metteva li pezzi grossi. Invece il cannello era tutta legna fina. Quello era<br />
chiamato il cannello.<br />
Kai: interessante, si.<br />
Maria: non ho mai sentito…<br />
E quello di quercia per esempio, quello di quercia non era adatto perché schizzava, la<br />
quercia. Quando mettevi sto carbone nel fornello, schizzava un po’.<br />
Maria: ah…<br />
Invece il cannello no. Quello non lo faceva. Il carpino, ornello, acero, quello era…<br />
Maria: il migliore<br />
Si, era il migliore.<br />
Kai: perché? Quali alberi erano meglio?<br />
Era il carpino, l’ornello, leccio, l’acero, e il carbone d’elcio era il migliore: quello era molto<br />
più resistente degli altri, per esempio.<br />
Kai: di che?<br />
Maria: elcio.<br />
Elcio. E ci sta un bosco qui che è chiamato Lerici. Qui, dov’è che stava… dunque lì<br />
l’Urango, Giove…<br />
Kai: querce no eh?<br />
Maria: le querce no.<br />
Lerici è su… mi sa sopra la Caprareccia, su c’è una montagna più chiara chiamata Lerici.<br />
Quello è il carbone d’elcio era il migliore di tutti carboni.<br />
Maria: mentre la quercia no.<br />
Quello di quercia non molto perché schizzava, <strong>com</strong>e ripeto. Quando sventolavi per farlo<br />
prendere schizzava le scintille, faceva sfisss…<br />
Kai: sparks<br />
Maria: sparks<br />
E si. E quello l’ho fatto fino a vent’anni. Fino a vent’anni ho fatto quesso lì: facevo il<br />
carbone e via di seguito. E si portava giù. Dopo da vent’anni in poi…<br />
Kai: quanto hanno pagato per questo lavoro?<br />
Maria: quanto pagavano per questo lavoro? Quanto pagavano gli operai?<br />
Soldi al giorno era. 10 soldi al giorno.<br />
Kai: soldi era quanto?<br />
Maria: eh, una lira erano 10 soldi o 100 soldi?<br />
100… 20… c’era dunque 1 soldo, 2 soldi, 4 soldi, 10 soldi… ancora ce l’ho su casa io. 10<br />
soldi e poi c’era 50 soldi, poi c’era la lira mi sembra, la lira che era ecco la lira era così,<br />
era.<br />
Maria: quindi 100 soldi una lira, <strong>com</strong>e… il dollaro: 100 centesimi…<br />
Kai: ah, si.<br />
I centesimi, c’erano anche i centesimi. Addirittura anche i centesimi mi ricordo.<br />
Maria: oh, è vero, i centesimi! Quindi un soldo non era un centesimo.<br />
Kai: no.<br />
Maria: Quindi una lira erano cento centesimi. Un soldo era cinque forse.<br />
Kai: cinque soldi per un centesimo?<br />
Maria: no, no, no… bisogna…<br />
No, no, mo adesso, eh, questo non mi ricordo… tanto facile non mi ricordo queste cose<br />
qui del centesimo.<br />
Maria: no, ma pagavano a soldi.<br />
Si, si, a soldi. Eh, ma io so annato… quando so annato a Roma nel 1950, nel 1950,<br />
prendevo 10 lire a settimana eh? Ottobre 1950 so annato a Roma e prendevo 10 mila lire<br />
a settimana. E per fare il pane, perché si faceva il pane al mattino e al pomeriggio, al<br />
pomeriggio nelle ore di riposo dalle 2 alle 4 e mezza, io e un collega facevamo 3 quintali<br />
di farina, che venivano quasi 4 quintali de pane, 3 e 60, 3 e 50 quintali, chili di pane.<br />
Pigliavamo una lira e mezza per uno. Una lira, quelle lirette … eh non ciò il portafoglio<br />
Amilcare Carioli<br />
176
sennò ce l’avevo dentro al portafoglio, quelle lirette piccole…<br />
Maria: però me le ricordo… leggere leggere, non pesavano niente…<br />
Si, è così, ecco. Così. Una lira e mezza.<br />
1 lira<br />
Maria: pomeriggio.<br />
Pomeriggio. Lavorare due ore e mezze e fare 3 quintali di farina. Tutto a mani. Impastato<br />
tutto a mani. Dopo con la stecca, se metteva su al forno co una stecca lunga di 3…<br />
Maria: con una pala lunga lunga…<br />
No, no: una stecca proprio era.<br />
Maria: una stecca? Proprio…<br />
Una stecca si, una stecca larga che c’entrava la ciriola era chiamata. Allora c’era la<br />
ciriola. La ciriola si fa anche qui adesso, e so così, era pane così. Se metteva l’una avanti<br />
l’altra e poi se infilava su sta stecca e poi se doveva fa svelti a tirarla, ma se non lo<br />
sapevi fa tanto le cappottavi però! Li primi tempi se rovesciavano tutte e non veniva<br />
bene.<br />
Maria: la dovevi buttà via…<br />
E poi c’era invece per i filoni, si facevano i filoni da mezzo chilo o da un chilo, e allora<br />
c’era la pala. Con la pala lo stesso la mannavi su, mettevi su la pala poi la tiravi svelto e<br />
quella rimaneva perché era rotonda, era un po’ più grossa. Ma la ciriola… dopo le frustine<br />
se facevano, le frustine poco più grosse delle dita, e quelle era molto più difficile ancora<br />
infornarle.<br />
Maria: ce credo.<br />
Eh, perché poi i forni erano… non erano tutto dritto, erano rotondi, erano rotondi i forni.<br />
Prima dovevi riempire da una parte, poi man mano, man mano… quando infornava in<br />
mezzo era più bello perché la buca poi era così ecco, non era grande la buca.<br />
Dopo invece il primo forno che vennero fuori, mi pare che erano tedeschi erano, allora<br />
c’era un affare ecco <strong>com</strong>e questo tavolo. C’era due maniglie qua, due maniglie e c’era gli<br />
scorrevoli… dentro al forno se infilava su questo e se tirava indietro e il pane cascava<br />
man mano che tirava giù il tavolo… cascava la ciriola, il panino, il filone. Allora con quello<br />
se faceva bene, perché era tutto dritto, era quadrato, non era <strong>com</strong>e quell’altri che erano<br />
rotondi, i primi tempi che stavo a via Orvieto.<br />
Maria: era più facile metterli in fila.<br />
Si, si. Il forno era grande <strong>com</strong>e sta casa diciamo, <strong>com</strong>e sto appartamento, era grande<br />
così, e se infilava su sta tavola, su sta cosa, questo tavolo fatto apposta <strong>com</strong>e un telo che<br />
girava, tiravi giù e cascava il pane man mano che tiravi, il pane cascava davanti.<br />
Kai: e questo è il forno per il suo negozio?<br />
No, da mio cognato stavo. Stavo a stipendio da mio cognato, a mesata. Si, sono stato<br />
vent’anni.<br />
Kai: e questo era a Roma?<br />
A via Orvieto, a Roma. A Roma in via Orvieto.<br />
Kai: che anno?<br />
Nell’anno… io so annato lì nel 50, so stato vent’anni. Dal 50 al 70. Però i primi tempi,<br />
ripeto, c’era sto forno rotondo, dopo… dopo una decina d’anni me pare, è venuto sto<br />
forno, me pare era un tedesco, era una cosa… una ditta tedesca che faceva sti forni.<br />
Amilcare Carioli<br />
177
Maria: le prime televisioni… erano tutte tedesche, no?... Grunig<br />
E allora il lavoro era molto meno, se faticava de meno, era più facile, capisci?<br />
Ma io i primi tempi… dal nero so andato al bianco: qui facevo il carbonaro, laggiù la<br />
farina… me se attaccava tutta sulle mani, non ero capace… perché era tutto a mano,<br />
adesso è tutte macchine… e infatti telefonai a quella porella e gli dissi, dico io non glie la<br />
faccio qui a sta qui, non glie la facevo, io vengo fuori perché io non gliela faccio.<br />
Quella mi si rac<strong>com</strong>andò: ma dò vai, ma che te metti a fa, qui <strong>com</strong>e famo dopo… e allora<br />
<strong>com</strong>incia a resiste. Dopo poi sa, mio cognato me <strong>com</strong>inciò ad avè fiducia e m’ha dato le<br />
chiavi, aprivo io, chiudevo io, ordinavo la farina… insomma m’ha dato un po’<br />
d’importanza e allora sa, me so invogliato un po’ di più, capito?<br />
E so stato lì, <strong>com</strong>e ripete, la sera facevo li conti io, tante volte lui non veniva, oppure<br />
andava… nel mese di luglio se ne andava a Chianciano per un mese (perché era malato di<br />
fegato) e c’avevo tutta la responsabilità io.<br />
Maria: quindi l’hai aiutato tanto…<br />
Ah, bè… e la casa, quando mi so <strong>com</strong>prato la casa non c’avevo una lira e lì dove ho<br />
abitato… perché prima ho abitato per 5 anni a Primavalle. E da Primavalle ad andà giù a<br />
San Giovanni so 18 chilometri. Per 6 mesi l’ho fatta in bicicletta, 6 mesi. Dopo giù per la<br />
strada, per la discesa di San Pietro, adesso non so se la conosci ma, venendo giù è così<br />
è! Me sé spezzato il manubrio della bicicletta nel mezzo, so andato giù lungo ho<br />
camminato 10 metri: non me so fatto un graffio Maria! Un graffio: niente!<br />
Maria: tu sei benedetto, veramente.<br />
Niente, giuro eh. E dopo d’allora me feci il motorino era chiamato il Mosquito, motorino<br />
Mosquito, che con una leva, se piglaiva una leva e s’attaccava al rullo sulla ruota della<br />
bicicletta, muovendo una leva, poi pedalavi e si metteva in moto e annnavi, c’era il gas, i<br />
freni e… <strong>com</strong>e una bicicletta era però c’era questo motorino applicato.<br />
Mosquito<br />
Maria: non dovevi girare…<br />
No, no, non pedalavo. Dopo feci il Motomme.<br />
Maria: Motomme <strong>com</strong>e si scrive?<br />
Era… Motomme! Mo-to-mme.<br />
Maria: Motomme.<br />
Quello era di cilindrata 48, ecco c’aveva un pistone così, però quello pure… però con un<br />
litro ce facevi 30 chilometri, non era… consumava pochissimo.<br />
Maria: quindi non faticavi, non pedalavi.<br />
Amilcare Carioli<br />
178
Motom<br />
No, no, non pedalavi… Dopo ho fatto il Guzzetto, della Guzzi.<br />
Maria: quello me lo ricordo.<br />
Che c’aveva le marce di lato, di lato dal serbatoio c’aveva le marce.<br />
Maria: c’aveva un serbatoio mi ricordo…<br />
Si, un serbatoietto si, ovale così…<br />
Maria: ovale<br />
A mezzo e sul lato c’aveva le marce.. a Roma ce stava uno che ho visto, da coso, <strong>com</strong>’è<br />
che se chiama? Quello che sta lì a villa Fiorelli… il grossista lì… il nome ora mi sfugge… Ho<br />
visto che ce l’ha questo…<br />
Guzzetto<br />
....e dopo del Guzzetto la Topolino A! Con mezza balestra. Perché la balestra partiva da<br />
davanti e arrivava al differenziale (differenziale dove stanno attaccate le ruote dietro).<br />
Quella ce l’ho avuta pure per un po’ di tempo. Dopo di quella feci la Topolino B!<br />
Maria: quella me la ricordo.<br />
Capottabile. Quella che s’apriva sopra, che c’aveva il telo.<br />
Maria: ce l’aveva Lucio, si me la ricordo.<br />
Amilcare Carioli<br />
179
Topolino A<br />
Topolino B<br />
Dopo di quella c’ho avuta la Bianchina Panoramica era chiamata. Che era pure quella<br />
capottabile <strong>com</strong>prata da Menchi a Muccia: era sotto rossa e sopra bianca quindi qui a<br />
Pieve Torina sembrava che c’avevo un aereoplano! “Guarda Carioli c’ha fatto…!”<br />
Maria: “Guarda Carioli … guarda…”<br />
Bianchina Panoramica<br />
Dopo di quella c’ho avuto il Volkswagen, poi ne ho cambiate tante, de macchine ne ho<br />
cambiate tante…<br />
Maria: e al vita <strong>com</strong>’era a Roma in quei tempi quando tu eri lì?<br />
Bè, non si stava male.<br />
Maria: perché era appena dopo la guerra…<br />
Kai: no era prima…<br />
Maria: era durante la guerra<br />
No, bè, la guerra no, era finita, nel 50 non c’era, la guerra nel 42… la guerra io stavo…<br />
Maria: eh, dove stavi durante la guerra?<br />
Dovevo partire, dovevo andare al fronte, ma il poro papà aveva conosciuto un<br />
maresciallo al distretto di Macerata e mi fece segnare in aereonautica. Allora<br />
l’aereonautica è partita un anno dopo. Anziché partire a 21 anni, perché allora a 21 anni<br />
se annava perché la maggiore età era 21 anno, anziché partire a 21 anno so partito a 22.<br />
E a 22 non mi hanno mandato più in aereonautica, sono andato alla Cecchignola, all’8°<br />
reggimento artiglieria, alla Cecchignola, e so stato là due anni.<br />
Ci so stato due anni. E c’era, doveva venire anche il poro Nanni assieme a me, però il<br />
Amilcare Carioli<br />
180
poro papà c’ebbe da dire qualcosa con il poro Gigetto Servili, perché Gigetto era il padre<br />
de Fausto de Nanni, de Pina…<br />
Maria: me lo ricordo.<br />
Ecco. Se urtarono un po’ e lo mandarono, poro Nanni, in Sicilia. E che poi il poro Nanni<br />
stava sempre male. Se te lo ricordi no? era sempre malato…<br />
Maria: tubercolosi<br />
Infatti è morto giovanissimo, che c’aveva non so 24-25 anni de più non c’aveva me sa…<br />
E dopo invece a forza di, se so pacificati e l’hanno fatto venire lì, assieme a me. E si<br />
dormiva, si dormiva lì alla Cecchignola, nei letti a castello: 3 piani era. Primo piano,<br />
secondo e terzo piano. Al poro Nanni hanno dato il terzo piano.<br />
Quillo poraccio era abituato qui a Bora Bianca… la madre lo teneva <strong>com</strong>e una reliquia!<br />
E… io però quando è venuto era tardi, alla sera, ero a letto, già, ho visto che penava<br />
tanto, ho avuto <strong>com</strong>passione, so sceso, l’ho aiutato, gli ho rifatto il letto, l’ho sistemato<br />
tutto quanto… E’ stato lì però 2-3 mesi poi l’hanno congedato perché stava male, non…<br />
Maria: me lo ricordo, me lo ricordo.<br />
E invece lì io ho fatto due anni. Due anni, però dopo so andato via da lì, sono andato al<br />
Centro Automezzi Speciali. Cacas era chiamato, sempre lì alla Cecchignola… si, venivano<br />
da tutte le altre cose…<br />
Maria: un lavoro importante.<br />
Bè certo, era lavoro, però era una soddisfazione per me mi piaceva portare… un trattore<br />
era alto <strong>com</strong>e sta cucina. C’era le gomme erano così alte.<br />
Maria: mamma mia.<br />
E snodabile a mezzo era. Se snodava <strong>com</strong>e… così ecco. E facevamo scuola a sti ragazzi,<br />
venivano da tutte le parti d’Italia, venivano lì, era Cacas Centro Addestramento<br />
Automezzi Speciali, era chiamato. Dopo c’era quell’altri trattori, non me ricordo<br />
<strong>com</strong>’erano… c’ho la fotografia, su a casa ce l’ho la fotografia c’ho da vedè. Si, eh<br />
insomma…<br />
Maria: c’erano i bombardamenti a Roma? Tu non l’hai…<br />
Eh, mbè non me ricordo… si, c’era qualcosa c’erano ai tempi di… ma però era quasi<br />
all’ultimo… c’era, c’era, eh, avoglia.<br />
Maria: quando i tedeschi assediarono Roma… tu c’eri? Stavi lì quando…<br />
Eh, me ricordo vagamente di questo, non me ricordo tanto perché, <strong>com</strong>e ripeto, so<br />
passati 70 anni. Qualcosa mi è rimasto in mente, ma… anzi, anzi.<br />
Maria: <strong>com</strong>unque tu al negozio vendevi, facevi il pane e vendevi.<br />
Dopo si, al negozio io stavo lì, alla sera se faceva sto lavoro, sennò stavo al banco, su,<br />
eravamo 5 <strong>com</strong>messi. Cinque più la cassiera.<br />
Maria: quindi tanta, tanta…<br />
Eh, lavori… ma se faceva 6-7 quintali dalla mattina e 3 quintali la sera; se faceva 7-8<br />
quintali di farina al giorno eh?<br />
Maria: tuo cognato guadagnava bene!<br />
Eh, guadagnava bene si. Guadagnava, sa… c’era il personale da pagà pure, c’erano 4<br />
fornai giù che facevano proprio il pane, si. Eravamo 4, 9, eravamo10 o 12 persone. E 10<br />
o 12 stipendi… vabbè che, <strong>com</strong>e ripeto, erano 10 mila lire a settimana, ma il pane puro<br />
costava 5 lire al chilo, quindi a 5 lire al chilo. Lo scudo, lo scudo era, 5 lire.<br />
Maria: lo scudo, 5 lire, erano d’argento.<br />
Amilcare Carioli<br />
181
Kai: e lei ha aperto un suo negozio?<br />
So stato lì 20 anni. 20 anni so stato lì con mi cognato, dopo sic<strong>com</strong>e c’avevo i figli che<br />
erano grandicelli e non sapevo… uno aveva fatto ragioneria, ma… posto non se trovava.<br />
Maria: e certo.<br />
Quell’altro partiva per andà a scuola me andava a donne! Le piaceva le femmine <strong>com</strong>e il<br />
padre! E allora che gli fai? Tocca trovà qualche sistema.<br />
Allora chiesi a mio cognato: “senta io… devo risolvere la questione dico: o me lo dai a<br />
mezzo, o in affitto o me lo vendi, <strong>com</strong>e te pare, perché altrimenti io co li figli devo fa<br />
qualcosa, non li posso tené in mezzo alla strada”. E mi disse “non ti posso far niente<br />
Mimmo”, perché aveva <strong>com</strong>prato un altro negozio in viale Carlo Felice per una cognata.<br />
Maria: pensa un po’…<br />
E allora ha <strong>com</strong>prato questo negozio e mò per il momento non te posso fa niente… e dico<br />
mi dispiace allora io me ne vado dico, me licenzio perché avevo trovato (già avevo<br />
provveduto) perché avevo trovato questo negozietto che poi ho preso… era di uno di<br />
Castello il negozio, di qui di Castello era.<br />
Lo vendeva, so andato lì, 8 milioni pagai, me ricordo.<br />
E allora andai via da lì e mi misi lì. E lì ce stato 25 anni. Pagai 8 milioni… e mi ricordo feci<br />
parecchie… non ce l’avevo li soldi, c’avevo qualcosa ma… perché avevo <strong>com</strong>prata casa,<br />
quando avemo <strong>com</strong>prato casa li soldi me li aveva dati lui, mio cognato. E li restituivo<br />
man mano ad ogni mese se ritirava qualche cosa, non so se… non mi ricordo quanto<br />
pigliavo… quanto se poteva piglià allora… 4x9… un trentina… 40, 30-40 mila lire al mese,<br />
mica più…<br />
Feci un po’ di cambiali… mi <strong>com</strong>inciai un po’ ad impressionà, me prese un esaurimento<br />
fortissimo che so arrivato a pesare 47 chili!<br />
Maria: mamma mia, questo non lo sapevo.<br />
Eh, si. Non lo so <strong>com</strong>e gliel’ho fatta, mi pareva d’andammene quasi, quasi, invece ancora<br />
sto qua. Si, ringraziando il Signore….<br />
E veniva quella poretta la sera: “ma oggi abbiamo incassato tanto… Mimmo abbiamo<br />
lavorato, non ce la facevamo… su, tirate su, vedi da…” Non glie la facevo: l’esaurimento è<br />
brutto. E lei, lei ci ha sofferto molto pure lei… se n’ha pigliate tante di Tavor… non lo so<br />
quando scatole, quanto ci ha sofferto pure lei.<br />
Maria: Tavor per dormire?<br />
Tavor per l’esaurimento.<br />
Maria: adesso lo danno per dormire, il Tavor.<br />
Insomma lì ce so stato 25 anni. Lì ho lavorato e grazie a Dio… dopo sto figlio aveva fatta<br />
la domanda è annato al Ministero delle Finanze. E’ stato 10 anni al Ministero delle<br />
Finanze a Bergamo. E poi lì era diventato vicedirettore, però c’era tutti baresi e calabresi,<br />
fumavano solo la sigaretta.<br />
E’ andato dal direttore, gli ha detto che dobbiamo fare qua dice, lo famo, gli famo<br />
lavorare sta gente o gli devo fa fumà la sigaretta? Quello gli ha risposto: “signor Carioli<br />
non le posso far niente!” Io da domani mi licenzio e me ne vado.<br />
Maria: bravo, vedi…<br />
Amilcare Carioli<br />
182
Se né andato, se messo per conto suo a fare il <strong>com</strong>mercialista e <strong>com</strong>e allora lo fa tuttora.<br />
Maria: quello è il migliore di tutti.<br />
E’ stato parecchio a Bergamo, non mi ricordo quanti anni c’è stato, poi si è trasferito a<br />
Milano.<br />
Maria: ma lui era all’avanguardia perché adesso c’è che tutti fanno il <strong>com</strong>mercialista, tutti<br />
si mettono in proprio, ma 20 anni fa no.<br />
Embè, ma ha lavorato, coi soldi che ha speso, per carità… digli a quessa quello che c’ha<br />
su a casa, lui un sacco di roba… quando è venuto che c’aveva? Diglielo in camera se che<br />
era…<br />
Mamma mia, non si capiva niente in quella camera… Dovevi vedè gli abiti, le cose lì di<br />
quella bambina, la roba per carità di Dio… Qua, là, mamma mia: io non sapevo dove<br />
mette le mani.<br />
Maria: guadagna molto e spende molto.<br />
Le machine, uh quanti ne ha spesi non lo so… le machine ne ha cambiate più de lo padre.<br />
Maria: bè, è <strong>com</strong>e il padre all’eccesso.<br />
E’ uguale, <strong>com</strong>e il padre, <strong>com</strong>e il padre. E però sé <strong>com</strong>prato anche 3 appartamenti a<br />
Milano eh? Ce n’ha uno bello grande che valerà più di un miliardo e quello quand’è<br />
separato, quando s’è separato la moglie, hanno fatto le divisioni e quello è toccato alla<br />
moglie, lui ce l’ha un po’ più piccolino. Poi è venuto giù ha fatto tutti i pavimenti in legno,<br />
di noce, tutte le finestre, tutte le porte l’ha <strong>com</strong>prate de noce qui da Romeo. Le piante<br />
proprio ha <strong>com</strong>prate l’ha portate su a Milano dal falegname s’è fatto fa tutte le porte su<br />
misura, tutte le finestre tutto quanto, li pavimenti, tutto… non lo so quanti milioni ha<br />
spesi, non lo so.<br />
Maria: e adesso abita in questo appartamento?<br />
Adesso abita in questo appartamento. Più c’ha una casa su in montagna a … te ricordi tu<br />
<strong>com</strong>e si chiama?<br />
Maria: vicino a Milano?<br />
Su sopra verso Bergamo. Su in mezzo alla montagna sta. A Santa Brigida.<br />
Maria: sulle Alpi, tutti vanno in vacanza a sciare…<br />
E poi per giunta si è fatto una macchina fuoristrada che quella pure consuma, poi…<br />
Maria: e quanti anni ha?<br />
C’ha 59 anni.<br />
Maria: 59 anni!<br />
E’ del 48, si. E c’ha una ragazzina piccola. 15 marzo 1948.<br />
Si, ho sposato nel 47 io… nel 48 è nato, lui è nato di 7 mesi. Quello era di 7 mesi, quello<br />
che doveva morire… sia la madre che il figlio, dovevano morire tutti e due, e invece… la<br />
madre ha 78 anni e lui ce n’ha 59.<br />
Kai: parlando del passato, <strong>com</strong>e erano i tempi con i fascisti durante il 43?<br />
Eh, i fasciti! Eravamo fascisti allora… uno ce s’adagiava… che dovevi fa? Era quella la<br />
vita.<br />
Maria: dovevi prendere la tessera…<br />
Eh, se portava la divisa…<br />
Maria: sennò ti mettevano in prigione.<br />
Ma ché, scherzi! Poi le femmine erano Piccole Italiane.<br />
Maria: anch’io ero Piccola Italiana…<br />
Balilla c’era…<br />
Maria: io ero Piccola Italiana e marciavamo… anche Mussolini venne una volta a Ferrara…<br />
La ginnastica sulla piazza…<br />
Maria: la camicetta bianca e la gonna nera…<br />
Eh, tutti con la camicia nera: a noi facevamo i carbonari ce andava bene, dovevi portà<br />
tutti la camicia nera…<br />
Kai: lei portava la bandiera?<br />
Maria: si marciava attraverso la città, tutte la classe in fila. Io ero arrivata in ritardo…<br />
sic<strong>com</strong>e dovevamo essere due per due, non c’era quella che poteva star con me, mi mise<br />
(la maestra) davanti a tutta la squadra…<br />
Con la bandiera, tricolore.<br />
Maria: con la bandiera. Allora ero orgogliosa di marciare per Ferrara e questo Mussolini lo<br />
Amilcare Carioli<br />
183
faceva per farci sentire orgogliosi, capisci?<br />
Kai: e per i ragazzi che cosa…<br />
Maria: Balilla. E poi Piccola Avanguardista…<br />
Eh, Avanguardista, poi tutti non me li ricordo… tutta la gradazione, man mano che uno…<br />
Maria: … ci si sentiva patriottici…<br />
Bello, era bello.<br />
Kai: tutta la sua famiglia era così… bene… oh, un’altra cosa: abbiamo parlato l’altro ieri<br />
della musica che lei faceva quando tu eri giovane.<br />
Eh, da bambino suonavo un po’ l’organetto era chiamato allora. Fisarmonica non c’era<br />
ancora. Era chiamato l’organetto… ma sa, non è che c’avevo uno che ti imparava questi…<br />
e po’ non c’era il tempo.<br />
Maria: imparavi da solo<br />
C’era da lavorà. La sera può darsi, si sa, qualche… alla domenica bho… dopo però me<br />
piaceva più andà co le femmine. Andavo a femmine perché io me so stato fidanzato a 10<br />
anni a Caspriano. Lo sai do sta Caspriano, no Maria? A 3 chilometri da qui.<br />
Maria: Caspriano, la basilica.<br />
C’è una chiesa.<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: una chiesa tanto bella.<br />
Caspriano, Chiesa di Santa Maria.<br />
Lì c’era il contadino e c’era la figlia di sto contadino e… mi so innamorato, c’avevo 10<br />
anni. Si chiama Lisetta, ma non lo so s’è morta, ma non credo perché ci so stato a<br />
trovarla niente di meno … 4 anni, 3 anni fa? Tu ancora non ci conoscevamo ancora.<br />
No non ci conoscevamo perché cercava moglie, allora è andato su e quella stava su una<br />
sedia a rotelle.<br />
No, ma io ce so andato lo sapevo che era sposata. Lei è sposata, sta qui a Castello di Fior<br />
di Monte, <strong>com</strong>’è chiamato, Castello no?<br />
Maria: verso Fiordimonte?<br />
Sopra Fiordimonte. Castello è chiamato. Castello di Fiordimonte. Lì, so andato a trovalla,<br />
stava sulla sedia tutta accoccolata, lì. C’era la sorella, mi ha abbracciato. Se ha visto il<br />
sole non era tanto! M’ha abbracciato: i baci che mi ha dati… Madonna mia…<br />
Maria: si ricordava di te.<br />
Amilcare Carioli<br />
184
Era una bambina, lei era la più piccolina. Che c’aveva? Lei avrà avuto 2 o 3 anni, più non<br />
c’aveva e lei ce n’aveva 10. Fidanzato. E a 12 anni fidanzamento ufficiale a Roti. I<br />
genitori di lei a casa mia so venuti. Fidanzamento ufficiale: 12 anni.<br />
Kai: 12 anni. Mamma mia.<br />
Ma io Maria da ragazzo dimostravo molto di più.<br />
Maria: eri più maturo.<br />
Ero uomo insomma.<br />
Ma i genitori di lei pure so mezzi scemi… a 10 anni è una ragazzina!<br />
Maria: no, ma ai vecchi tempi si facevano i matrimoni. Ancora adesso li fanno in Cina: i<br />
genitori decidono che il vicino di casa è un buon… è di buona famiglia e si promettono i<br />
figli.<br />
So stato 3 anni insieme. 3 anni insieme, dopo io ho fatta… perché là a Roti organizzavo<br />
sempre le feste da ballo io ero… sa, dato che strofinavo un po’ questo organetto… e dopo<br />
c’era…<br />
Maria: cantavi?<br />
Si, cantavo pure molto bene, si. Facevamo, ti ho detto, se piantava a maggio no?<br />
Maria: si.<br />
Si piantava st’albero di abete e si faceva a gara tra paesi a chi lo potava più alto… sa per<br />
aver… per essere orgogliosi di quello che si faceva.<br />
Maria: certo.<br />
Dopo glie ce se metteva su da capo una roccia, se lasciava la punta verde, co una roccia<br />
co tutti i fiori, rose ce mettevo, pezzi di rossi, di band… la bandiera su in cima ce se<br />
metteva e poi tutti i sabato sera si andava cantando sotto le finestre delle ragazze; si<br />
cantava in tutto il paese lì de Roti.<br />
Maria: e tu andavi dalla tua ragazza.<br />
Anche lassù andavamo, fino a Caspriano, pure da quella, si.<br />
Kai: anche altri?<br />
Si, si, eravamo una diecina, dodici ragazzi, mi ricordo, 15 così. E poi alla fine di maggio si<br />
andava a riscuotere, si chiamava.<br />
Kai: ris?<br />
Maria: to riscuotere, to get out from money… from the bank<br />
Kai: ha, capito.<br />
Si andava di giorno, ultima domenica di maggio, si andava e ste donne, ste ragazze,<br />
facevano a gara a chi poteva fa la canestrella più grande, con più ova, più infioccata, più<br />
bella, più carina… sa, facevano a gara a chi la poteva fa più bella. E po’ dopo se faceva<br />
un pranzo e s’invitava sta gente, era tutti insieme…<br />
Maria: erano tradizioni che i tuoi zii avevano fatto, anche tuo padre, avevano fatto la<br />
stessa cosa, no?<br />
Si, si, si. E, certo, quello era un giro si, si…<br />
Maria: le tradizioni. Le tradizioni della campagna. Della campagna qui intorno.<br />
E se facevano. Se ballava ecco, là. Finiva così il mese di maggio.<br />
Maria: ma è un gran divertimento perché…<br />
Dopo pure si andava a fa le serenate alla fidanzata. Tante volte ce se andava… de sabato<br />
specie ce se andava.<br />
Maria: anche al paese tuo?<br />
Eh!<br />
E io me ha imparato un po’ Raffaele Vergari, se te lo ricordi non lo so. Quello che sta su<br />
alla casa su, sopra il camposanto.<br />
Maria: Vergari, sopra il camposanto…<br />
Quella casa isolata.<br />
Maria: bè, l’ho sentito dire il nome, ma non so sicura che lo riconosco.<br />
Che faceva … era fidanzato con zia Peppina. Allora veniva lì e mi portò sta fisarmonica e<br />
ogni tanto… la lasciò lì…<br />
Maria: ecco, per queste serenate non c’erano delle regole che se la ragazza accendeva la<br />
luce…<br />
Se la gradiva, si.<br />
Maria: la gradiva.<br />
Sennò altrimenti se stava scuro.<br />
Amilcare Carioli<br />
185
Maria: sennò voleva dire che … dovevate andar via.<br />
No, no, non gli interessavi…<br />
Maria: ma se accendeva la luce, era gradita, e allora il padre vi invitava a mangiare il<br />
prosciutto.<br />
Si, si, <strong>com</strong>e no.<br />
Maria: mi pare che fosse prosciutto…<br />
E si, se faceva. Se faceva … e facevano gli scarcafusi di carnevale. Gli scarcafusi erano<br />
chiamati. Erano dei cerchi così. Scarcafusi. Le frappe. Le castagnole tutte arricciate,<br />
erano un po’ tagliate co una rotina che gli faceva tutti segni…<br />
Maria: a zig zag.<br />
Si.<br />
Che pure io ero paesana, capito?<br />
Maria: il paese tuo era piccolo <strong>com</strong>e questo…<br />
E dopo con lo ripetere…<br />
Ce usava ste serenate…<br />
Maria: eh, Pieve Torina molto di più… era tanto bello. Io dico che peccato che le nuove<br />
generazioni non hanno queste cose.<br />
No. No. Tutto finito. Per carità. S’ammazzano co le macchine, corre.<br />
Maria: Discoteche… Hanno bisogno della droga per avere queste sensazioni che noi<br />
c’avevamo…<br />
Ma allora c’era la bicicletta. Io per avere la bicicletta, per <strong>com</strong>prare la bicicletta, la prima<br />
bicicletta che ha <strong>com</strong>prato papà costava 2 lire e mezza, 2 lire e mezza una bicicletta,<br />
però erano tante, certo 2 lire e mezza erano tante, so stato 3 giorni e 3 notti senza<br />
scendere dal letto; 3 giorni e 3 notti! A Roti stavo.<br />
E poi una mattina è venuto dalla povera mamma: “Mirchirù su alzati che papà ti ha<br />
lasciato li soldi!” Capirai: ho fatto uno schizzo! E so andato a <strong>com</strong>prarla a Pieve<br />
Bovigliana.<br />
Maria: ma pensa: perché tu t’eri rimasto a letto per protesta?<br />
Si, si. Perché non me dava li soldi per la bicicletta.<br />
Pieve Bovigliana… <strong>com</strong>e si chiama… ora me sfugge il nome, sennò me lo ricordavo pure<br />
sai chi era, <strong>com</strong>e si chiamava quello là de Pieve Bovigliana che ce <strong>com</strong>prai sta bicicletta.<br />
Una bicicletta azzurra da donna, mi ricordo era. Con i cosi dietro per non far prendere<br />
alle donne le sottane…<br />
Maria: le sottane nella ruota.<br />
Capirai quando venni con quella bicicletta a Pieve Torina sembrava che c’avevo un<br />
aeroplano! Capirai, non ce l’aveva nessuno perché … io, te l’ho detto, per averla ho fatto i<br />
3 giorni di sciopero. 3 giorni e 3 notti non mi sono mai alzato dal letto, senza mangià,<br />
senza niente.<br />
Maria: hai capito? Senza bere…<br />
Niente, niente, niente.<br />
Prima era così. Era difficile.<br />
E poi dopo ci so stato 3 anni fidanzato. Poi feci… organizzai una festa perché ne<br />
organizzavo spesso io a Roti lì ero maggiormente io che organizzavo… dopo gli altri mi<br />
davano, mi aiutavano, ma maggiormente organizzavo io.<br />
Maria: tu eri il capo.<br />
E organizzai e c’era Balzi. Qui a Pieve Torina, te lo ricordi Balzi?<br />
Maria: il macellaio?<br />
No, Balzi c’aveva la frutta.<br />
Maria: la frutta?<br />
E c’aveva una nipote… era una bella ragazza che adesso sta a Roti, si è sposata a Roti co<br />
uno dei Palombi. Menica si chiama. Ce portò allora sto Balzi, c’era una certa amicizia con<br />
papà, ce portò questa a ballà lì.<br />
E mi rimase un po’ impressa e mi innamorai. E allora lasciai perdere quella di Caspriano,<br />
quella che era 3 anni, pora figlia, che me ricordo, me ricordo che so passato col povero<br />
Antonio, Antoniaccio lo chiamavano, il figlio di Salvatore, ti ricordi?<br />
Maria: si! Il marito di Caterinaccia.<br />
Eh.<br />
Maria: si, si, mi ricordo.<br />
Amilcare Carioli<br />
186
Quello, venivamo giù con la cacciatora, col mulo e portavamo caricate le fascine. Tu<br />
pensa che cervello che c’avevamo. Quello per non legà le fascine m’ha fatto mette a sede<br />
sullo zoccolo della martinicchia della cacciatora. C’erano gli zoccoli della martinicchia, no?<br />
La martinicchia, la chiamava il freno, <strong>com</strong>e adesso… allora se chiamava martinicchia…<br />
m’ha fatto mette a sedè lì e teneo ste fascine io da una parte, lui dall’altra. Tutto un<br />
momento me s’è carpita la frasca nella… so andato co la gamba dentro la rota. Roba da<br />
rimanè… e me s’è rotta la gamba. Me l’ha rotta. Fortuna non me l’ha stritolata. Perché lui<br />
appena ho strillato è andato là ha chiappato un mulo sulla testa e l’ha fermato. Lì a<br />
Caspriano proprio. Sulla curva, su quelle curve brutte di Caspriano.<br />
Maria: pensa un po’.<br />
Kai: si, si. Incredibile.<br />
E insomma questa me chiamava da là, questa stava lì a Caspriano me chiamava, me<br />
chiamava…<br />
Maria: Menica?<br />
La la… Lisetta, Lisetta, l’ex fidanzata. E io facevo finta di esse sordo, non ho sentito… è<br />
rimasto così.<br />
Maria: (ride) vi siete lasciati in questo modo?<br />
E si. L’ho lasciata così.<br />
E, <strong>com</strong>e ripeto adesso, 4 anni fa so andato a trovarla stava al Castello di Fior di Monte.<br />
Però lei non m’ha riconosciuto. Era tutta… stava tutta così su una sedia… tutta<br />
incappottata…<br />
Maria: eh, ma 85 anni anche lei…<br />
Eh, si. E dopo lì a Caspriano c’ho fatto l’amore altri 3 anni. Con Maria Valentini, la figlia<br />
de Pasquale lui se chiamava il padre e la madre Caterina, mi ricordo.<br />
Maria: di Roti.<br />
No, stava su a Caspriano. Perché quella con (…) dopo da lì so andati via, so andati a Fior<br />
di Monte e quella è venuta da Capriglia. Stava alle cappanne a far la contadina.<br />
Maria: e ha preso il posto di quella…<br />
Da là siamo venuti qua a Caspriano e dopo questa veniva ad imparare un po’ la sarta da<br />
zia Maria a Roti. Però era fidanzata. Quella pure s’era fidanzata a 10 anni. Era, era 10<br />
anni che stava assieme a questo. A lo Buzzurro se chiamava. Che poi se l’è sposato.<br />
E però io a forza de fa, a forza de, a forza di… glie l’ho fatto lascià via e mi ci so messo.<br />
So stato 3 anni assieme a lei.<br />
Bravo.<br />
Tre anni. Altri tre anni. E poi ce siamo lasciati, sé rimessa con quello e se l’è sposato che<br />
gli è morto poco fa. E so stato pure a trovarla a Visso adesso sta.<br />
Maria: a si?<br />
Si, ci so annato a trovarla…<br />
Maria: <strong>com</strong>e si mantiene?<br />
Eh, è diventata… non era… già non era bella da giovane, adesso per carità di Dio!<br />
Lasciamo perdere. Era però di una simpatia immensa. Era brutta, però una simpatia<br />
immensa c’aveva.<br />
Maria: eh, delle volte sono anche più interessanti…<br />
Si, si, non era bella. Infatti… gli ho detto: “te ricordi che ce dovevamo sposare”… ce so<br />
stato, te ricordi? E dice “mi ricordo, mi ricordo, quelli due non so stati contenti, non<br />
erano contenti de avermi risposto… adesso stava là lì casa…<br />
Maria: ah, quindi si ricorda bene eh?<br />
E, no? Ebbè era innamorata! Ebbè per lasciarci via quello che era 10 anni che era<br />
fidanzata insomma…<br />
Maria: eh… qualcosa c’avevi.<br />
Kai: e c’era quell’incidente con il camion che tu avevi…<br />
Maria: a Polverina, che tu hai evitato…<br />
Ah, Polverina si. Quello venivo su da…<br />
Maria: quello quanti anni dopo?<br />
Ebbè non mi ricordo che anni era, dunque de che era…<br />
Maria: il periodo che facevi il carbone?<br />
Eh si, era…<br />
Amilcare Carioli<br />
187
Maria: dopo che eri stato a Roma?<br />
No, no, prima, prima che andassi a Roma era. Era dai 20 ai 30 anni perché dai 20 ai 30<br />
anni ho fatto il camionista col carbone… caricavamo… e c’ho le foto, pure di quello. Con li<br />
camion di carbone … l’hai vista?<br />
Kai: ho visto quella foto del camion…<br />
E allora lì venivo su da, venivamo da giù non me ricordo se da Macerata, Porto<br />
Civitanova, sotto insomma, scarichi, noi eravamo scarichi, lo portavo io il camion, non so<br />
se ce veniva Romeo… e allora venendo su, ho visto che veniva giù, perché lì è stretto lì a<br />
Pontelatrave, è stretto, veniva giù un altro camion carico di carbone. Era chiamati i<br />
fratelli Vallasciani, mi ricordo pure il nome di quilli. E c’erano un OM Taurus era chiamato,<br />
un camion che era chiamto OM Taurus che non frenava manco se a … non faceva li freni<br />
non… la macchina è un camion che non…<br />
OM Taurus<br />
e io ho visto così ho girato e so andato sulla fontana, che c’era le donne a lavare i panni<br />
poi: hanno fatto uno strillo che sa… gli ho toccato l’ha il sedere con la machina. E quello<br />
si è fermato ed è venuto lì a ringraziarmi, dice “a Cariò, hai fatto una cosa che altrimenti<br />
facevamo una pizza che non finiva mai!” perché ci scontravamo frontalmente, eh? Non<br />
c’era niente da fa. Io c’avevo il 626. Il 626 che erano i primi tempi che erano usciti allora<br />
i 626, quei giorni lì, quell’anno lì o l’anno avanti… le chiamavano le macchine senza<br />
muso, 626. Dopo hanno fatto il 680 e dopo poi ce stanno i TIR … so lunghi 30-40 metri,<br />
per carità.<br />
Isotta Fraschini e un FIAT 626<br />
Kai: lei ricorda qualche canzone della gioventù?<br />
De canzoni? Eh, non me le ricordo quelle.<br />
Kai: tu canti così bene…<br />
Amilcare Carioli<br />
188
Eh, si, ma non me le ricordo. Non me le ricordo. Me ricordo che quando si suonava<br />
l’organetto se suonava la Ciarciaiola era chiamata, era una polka. La Ciarciaiola non tira,<br />
do, tirame su stasera, tirame su domà. E se ballava la porca.<br />
Maria: io c’ho due…<br />
Dopo Faccetta Nera se cantava pure. Faccetta Nera, brutta Abissina,<br />
Maria: aspetta e spera che l’Italia s’avvicina.<br />
Quanto stavamo, vicino a te, (…?) pezzi duri e fatti bè!<br />
Kai: brava!<br />
Maria: senti questo è nocino fatto a casa da una mia cugina…<br />
Kai: allora finiamo così.<br />
…<br />
… Quelli sono i cassetti.<br />
Maria: ti ricordi tutto.<br />
Quelli so i cassetti. Si c’era i peperini piccoli, poi li peperini più grosso, poi l’Ave Marie,<br />
poi i Cannolicchi, i Caporelli, rigati e lisci, poi i Cannolicchi, leggeri e pesanti, i Rigatoni, i<br />
Sedani, poi c’era le Fettuccine, c’era le Reginelle, c’era la Lasagna, Spaghetti.<br />
Poi prima c’era sciolta… invece adesso a pacchi.<br />
Tutta sui cassetti, e infatti e infatti, io quando mio cognato andava a Chianciano sto<br />
mese, eh, sa, in casi di tutti i giorni non ce li portavo a casa, non li portavo la sera, non<br />
m’annava, li lasciavo lì al negozio<br />
E li incartavo in mezzo a su una carta, poi li mettevo su sti cassetti di Cannolicchi per<br />
evitare se… sa se entrava qualcuno se li rubasse sa, perché c’era sempre… E’ venuto glie<br />
li ho dati, un po’ di soldi glie li ho dati che ce l’avevo … eh, e di questi dentro a questo<br />
cassetto non me li so ricordati.<br />
Dopo qualche giorno, so andato a fa su sto cassetto dei Cannolicchi, è venuta fuori sta<br />
cartata di soldi. Perché lui gli davo i soldi, ma mica si permetteva dei contarli, eh! Lui se<br />
pigliava, metteva in tasca, no, no, per quello per carità.<br />
Maria: aveva piena fiducia, certo.<br />
E invece una mattina dico Arma, me devi scusà ma questi l’ho travati dentro il cassetto<br />
della pasta. Embè che male c’è? Se l’è presi ed ecco là. E dico la verità però… non per<br />
farmi eh… tutte le mattine, e tutte le sere, tutte le mattine specie, la sera qualche volta…<br />
gli dico un Paternostro perché a me m’ha aiutato, insomma…<br />
Maria: altroché, altroché.<br />
Era bravo, non era… La moglie era… non me ce voleva la moglie.<br />
Maria: era gelosa.<br />
M’ha tenuto anche a casa. E lei la moglie, la moglie per carità. Se m’avesse potuto sparà<br />
m’avrebbe sparato.<br />
Kai: ah.<br />
Per carità.<br />
Maria: non c’avevano figli, eh?<br />
No, non c’avevano figli.<br />
Maria: niente figli.<br />
S’è adottato un figlio del fratello, lei. E’ adottato. Non lo so che fine a fatta, lì dopo … a<br />
via Pistoia c’avevano l’appartamento che oggi <strong>com</strong>e oggi sarà… sarà di un valore di 1<br />
miliardo e mezzo. Non lo so <strong>com</strong>’è andata a finire questo.<br />
Maria: eh, a Roma i prezzi, mamma mia.<br />
Il forno dopo a me non me lo voleva da, dopo qualche anno l’ha dato ad un altro<br />
<strong>com</strong>messo, l’ha venduto ad un altro <strong>com</strong>messo che stava lì, quello che faceva la corsetta<br />
con me, se l’è preso quello.<br />
Amilcare Carioli<br />
189
Angelo Fedeli e Pierina Garbini<br />
Kai: suo nome e cognome<br />
Pierina: Fedeli Angelo<br />
Angelo: io mi chiamo Angelo<br />
Kai: Angelo e poi?<br />
Angelo: Fedeli<br />
Kai: e nato quando?<br />
Angelo: 1922, 13 giugno.<br />
Kai: si, e dove?<br />
Angelo: Serravalle del Chienti, Castello.<br />
Kai: e i suoi genitori…<br />
Angelo: so morti!<br />
Kai: si, ma tuo padre era in America?<br />
Angelo: è stato in America.<br />
Kai: quando?<br />
Angelo: verso gli anni 1913<br />
Kai: e ritornava in Italia…<br />
Angelo: ogni paio d’anni… l’ultima volta è stato sette anni, l’ultima volta… poi è ritornato<br />
a casa.<br />
Kai: perché ritornava a casa?<br />
Angelo: … lavoravano il carbone, capito?<br />
Kai: si, si.<br />
Angelo: … (…) si portava a casa qualche soldarello e faceva qualche anno la vita bona,<br />
lavorava un po’ di terra…<br />
Kai: e la sua famiglia stava ancora qua quando lui …<br />
Angelo: no, andava là e lasciava la famiglia qui, la moglie e i figli. Dopo è ritornato nel<br />
1913. E sono nato io, nel 1922 sono nato io. Non c’è andato più in America dopo.<br />
Kai: suo padre era nella guerra mondiale?<br />
Angelo: non l’ha fatta la guerra: stava in America. Durante il 15-18 stava in America.<br />
Però poteva partecipare alla guerra perché l’America ha aiutato l’Italia, no?<br />
Kai: si.<br />
Angelo: allora anche là potevano lavorare in America, ma potevano risultà militari<br />
italiani. E l’America li pagava.<br />
Kai: e poi lui ritornò nel 21 quando lei è nato.<br />
Angelo: finita la guerra è ritornato qua. E’ tornato qua, ma voleva ritornare là, era<br />
venuto a piglià la famiglia per portarla in America: era mi madre, mi padre e una<br />
femmina, una sorella mia che è morta; era del 13. Invece chiusero i passi per l’America,<br />
non si poteva emigrare più e rimase qui. E siamo rimasti qui e moriamo qui.<br />
Kai: quando lei è stato giovane, ha qualche ricordo di quell’età?<br />
Angelo: dunque nel 21, verso il 24… allora <strong>com</strong>inciava il fascismo… e io lo ricordo bene.<br />
Kai: che ricordi ha lei?<br />
Angelo: eh niente, eravamo ragazzini, si andava a scuola e non si poteva fa niente! Per<br />
entrare dentro all’osteria non si entrava fino a 18 anni.<br />
Fausto: l’osteria sarebbe trattoria: dove avevano il vino … l’osteria la chiamava dall’oste,<br />
l’oste vende il vino… non s’entrava.<br />
Angelo: fino a 18 anni non s’entrava. Si entrava solo se la mamma o il papà ti<br />
mandavano a <strong>com</strong>prare qualche cosa.<br />
Kai: e lei diceva che ha fatto qualche cosa <strong>com</strong>e un giovane a prendere le mele…<br />
Angelo: si, s’andava qualche volta a rubbà le mele, le pere, i frutti. Le fave, in primavera<br />
c’era la fava fresca … però ogni tanto sé buscava, perché sé scopriva (…) allora venivano<br />
richiamati da papà, da mamma… dice “tu figlio mè stato a rubà le mele” allora papà:<br />
tacchete! Menava. (…)<br />
Kai: ma lei ha mangiato le mele?<br />
Angelo: le ho mangiate si!<br />
Kai: e che lavoro ha fatto a quell’età?<br />
Angelo e Pierina<br />
190
Angelo: … a 5 o 6 anni… e dopo quando si era più grandicelli bisognava andare a<br />
lavorare, anche poco, ma bisognava lavore.<br />
Kai: si, si: che cosa?<br />
Angelo: mha, ad aiutare papaà, mamma sull’orto … a fa la legna per il fuoco, e via.<br />
Fausto: tutti lavori… ma fai il maniscalco, muratore?<br />
Angelo: dopo, sé cresciuti, m’ha mandato ad imparà il mestiere, dal berrucciaio, quello<br />
che fa li birocci.<br />
Kai: berrucciaio dici?<br />
Fausto: i birrocci, i carri.<br />
Angelo: fino a 16 anni, fino a 14-16 anni. Dopo so dovuta andà coi muratori… si caricava<br />
la pietra, per terra, sulla spalla e via… per la scala.<br />
Kai: è un lavoro molto …<br />
Angelo: è pesante.<br />
Kai: diventa muratore lei?<br />
Angelo: eh! Un po’ me ne intendo! Non ho seguitato: dopo è venuta la guerra, so dovuto<br />
andà a fa il militare. A 20 anni so partito… per la guerra. A me m’hanno lasciato qui, so<br />
stato fortunato, non so andato fuori.<br />
Kai: dove sei andato qua?<br />
Angelo: so stato in Toscana, io sempre in Italia: Toscana, Orbetello, Grosseto, giù …<br />
Kai: e che hai fatto?<br />
Angelo: guardavo… la guardia, deposito munizioni: era grande, dove c’era le bombe,<br />
siluri.<br />
Kai: queste munizioni non muovevano?<br />
Angelo: quando serviva le venivano a prende. Era un deposito, un magazzino diciamo.<br />
Rifornimento.<br />
Kai: e non c’erano (…)<br />
Angelo: eh, non ci hanno trovato, non ci hanno visto, non sapevano niente, capito? Allora<br />
ci hanno salvato.<br />
Kai: <strong>com</strong>e è stato che non vi hanno visto?<br />
Angelo: era un deposito nuovo, un magazzino nuovo l’aveva fatto, del 35. Nell’epoca del<br />
35, durante la guerra in Africa, aveva costruito sti depositi, ste cose … non era ancora<br />
avvistato.<br />
Kai: si, capito.<br />
Angelo: ma mò che fine ha fatto, chi lo sa!<br />
Kai: e quando è finita la guerra a settembre?<br />
Angelo: l’8 settembre, lo sbandamento: siamo fuggiti. Tutti a casa.<br />
Kai: <strong>com</strong>e andate a casa, a piedi?<br />
Angelo: a piedi! Senza mangià, niente!<br />
Kai: era un po’ pericoloso?<br />
Angelo: eh… pericoloso, tanto pericoloso.<br />
Kai: perché? Per i Tedeschi? Per i Fascisti? Perché era pericoloso?<br />
Angelo: Per i Fascisti e i Tedeschi: devi marcià dritto. Zitto.<br />
Angelo e Pierina<br />
191
Fausto: e mosca!<br />
Angelo: non fa segni con le mani.<br />
Kai: e dopo lei?<br />
Angelo: e dopo so andato a taglià il bosco, a fa il carbone.<br />
Kai: anche nascosto dai tedeschi?<br />
Angelo: sempre nascosto.<br />
Kai: e <strong>com</strong>e mangiavi?<br />
Angelo: eh, lì te lo portava di nascosto … però…<br />
Kai: chi portava?<br />
Angelo: la mamma, qualche amico.<br />
Pierina: mangiato così alla meglio…<br />
Angelo: e lo pane!<br />
Fausto: il pane… “che cavolo”, diceva quello!<br />
Angelo: un po’ d’acqua…<br />
Kai: ma lei diceva che prima della guerra lei portava un uovo…<br />
Angelo: quando si andava a fare la spesa, i soldi non c’erano, allora c’era la gallina che<br />
faceva l’uovo, allora la mamma andava su, pigliava l’uovo… “vai a <strong>com</strong>prare un uovo di<br />
riso, un uovo di sale…” andavi con l’uovo.<br />
Pierina: l’uovo quanto va lontano … quattro soldi me ricordo io…<br />
Angelo: sacchettino! Sacchettino così, te metteva dentro l’uovo e poi te mandava … La<br />
padrona … te dava un pochettino de riso: un uovo de riso, un uovo de sale.<br />
Kai: interessante…<br />
Fausto: il valore, il valore di un uovo… aveva il valore del riso… un uovo costava due<br />
soldi, tre soldi, te dava tre soldi de riso, o di sale<br />
Angelo: e qualche volta per tutti non bastava, perché era poco.<br />
Fausto: aspetta un altro uovo, lui disse…<br />
Angelo: (ride)<br />
Pierina: …pare venuto grosso!<br />
Kai: si, si… è vero. E dopo quello?<br />
Pierina: e dopo quello?<br />
Angelo: e dopo, finita la guerra, siamo ritornati (…) abbiamo ri<strong>com</strong>inciato a lavorà e via<br />
via siamo arrivati…<br />
Pierina: a vedere il soldarello!<br />
Fausto: allora era tutti quanti uguali, le persone non c’aveva i soldi.<br />
Pierina: allora due soldi valeva: adesso co cento lire che ce fai?<br />
Kai: che mestiere avevi?<br />
Angelo: io adesso l’idraulico.<br />
Pierina: no prima.<br />
Fausto: no, dì che altri lavori hai fatto.<br />
Angelo: prima…<br />
Fausto: fabbro, caratore, che hai fatto?<br />
Angelo: fabbro, caratore, birrocci, poi col muratore fare il manovale col muratore, poi<br />
sono stato in Belgio: ho provato anche il Belgio!<br />
Kai: bene!<br />
Angelo: 850 metri di profondità … carbone. Due volte so calato giù, due volte. Ma dico<br />
“No! No! Via!”<br />
Kai: si, pericoloso eh?<br />
Fausto: … e gli dava poco<br />
Pierina: … andà sotto terra…<br />
Angelo: … e allora ho scelto, dico qui bisogna che mi scelgo un mestiere per conto mio e<br />
ho scelto l’idraulico. Però ho seguitato pure a fa il fabbro: ferro battuto, le ringhiere. E<br />
mettè l’idraulico, fontana… acqua… poco buona però l’acqua: vino! Vino si! Vino buono,<br />
buono, l’acqua non… (ride).<br />
Bruna: fa la ruggine l’acqua eh?<br />
Kai: e lei è sposato?<br />
Angelo: no.<br />
Kai: non sposa mai?<br />
Angelo e Pierina<br />
192
Angelo: mai sposato.<br />
Kai: ma ci sono figli?<br />
Angelo: no … bho! (ride)<br />
Kai: (ride) chi lo sa, eh?<br />
Angelo: mo se dice: “a mo me chiavi… e perdi ogni speranza”!<br />
Kai: si?<br />
Angelo: eh…<br />
Kai: va bene… allora c’è qualche altra domanda?<br />
Fausto: … quando ti sei messo a fare le guerre … lì chi ci stava, gli scontri tra… chi erano<br />
… su per Colfiorito, Librano, c’erano gli scontri da soldato, c’e ancora qualche cimitero lì…<br />
Angelo: lì a Colfiorito c’era il campo di concentramento … dopo passarono gli americani,<br />
gli inglesi e con gli alpini nostri italiani: soldato italiano e soldato inglese poco… e allora<br />
faceva a pugni. Colfiorito… tante volte.<br />
Kai: non ho capito bene di questi inglesi…<br />
Fausto: quando passarono gli americani e gli inglesi, noi italiani ha fatto la guerra contro<br />
gli inglesi, mentre con l’armistizio dovevamo farla contro i tedeschi, allora (…) lascià tre<br />
anni de guerra per piglià poi…<br />
Angelo: là gli inglesi volevano <strong>com</strong>andare, invece gli italiani no! Amico, sennò allora…..<br />
Kai: e ci sono stati americani qua?<br />
Fausto: si, si, qui so passati.<br />
Angelo: oh! Passati.<br />
Kai: ricordi la ritirata dei soldati tedeschi da Pieve Torina? Quando sono andati via…<br />
Angelo: eh, non mi ricordo quando sono andati via…<br />
Fausto: verso il 44<br />
Kai: 44, e subito dopo gli inglesi?<br />
Angelo: gli inglesi assieme con gli americani… 44.<br />
Fausto: fecero la cosa a Cassino, no? Quando assaltarono Cassino, vennero su.<br />
Angelo: l’ultima disfatta ce l’ebbero i tedeschi a Cassino e si ritirarono, andarono via…<br />
Kai: si, si..<br />
Angelo: e noi siamo rimasti liberi, dopo… il 45 di giugno? Quand’è stato il giorno della<br />
liberazione?<br />
Bruna: aprile<br />
Fausto: 25 aprile<br />
Angelo: 25 aprile. Ci fu la liberazione, tutto…<br />
Fausto: te ricordi perché c’eri eh? (ride)<br />
Bruna: no, perché ho studiato! Che c’ero! (ride)<br />
Kai: e parlami un po’ di quella liberazione: <strong>com</strong>’è andata?<br />
Angelo: e niente, si faceva festa: si brindava, si beveva…<br />
Kai: anche per noi c’era festa grande…<br />
Angelo: e piano piano si stava a rimette a posto… chi un mestiere, chi l’altro si lavorava,<br />
via via.<br />
Fausto: fino al 50 ancora era (…) poi con il 50 <strong>com</strong>inciava a prendere via un lavoro,<br />
ricostruzione, … si <strong>com</strong>inciava a fa li sordi. Prima a piedi, poi in bicicletta, poi in<br />
motorino… insomma piano piano la gente si è evoluta…<br />
Kai: e lei signora vuol dire qualche cosa?<br />
Fausto: adesso, tu, possibile che non ti ricordi più? Su lo campo a Colfiorito, a Taverne<br />
c’è stata la cosa de elefanti de coso <strong>com</strong>e si chiama?… che hanno seppellito lì parecchi…<br />
Angelo: su a coso … quello ai tempi dei Varano.<br />
Fausto: bisogna tornare indietro per raccontare la storia dei Varano… Asdrubale, chi era<br />
quello degli elefanti? Asdrubale? No…<br />
Angelo: e non lo so chi era …. Duca di Varano…<br />
Fausto: si so scontrati…<br />
Angelo: e c’hanno <strong>com</strong>battuto … secondo la storia c’hanno <strong>com</strong>battuto … Cartaginesi!<br />
Cartagine.<br />
Fausto: Cartagine.<br />
Kai: Cartagine?<br />
Angelo e Pierina<br />
193
Fausto: hanno <strong>com</strong>battuto a Colfiorito, lì attorno, contro … i Varano erano?<br />
Angelo: si contro i Varano.<br />
Kai: <strong>com</strong>e?<br />
Fausto: i Cartaginesi hanno <strong>com</strong>battuto contro i Varano a Colfiorito, sul piano di<br />
Colfiorito.<br />
Kai: Cartaginesi?<br />
Fausto: Cartaginesi, Cartagine.<br />
Kai: chi era? Oh, quelli degli anni passati?<br />
Fausto: era Tunisia, laggiù i Cartaginesi, quelli … Cartagine stava in Tunisia, no? Quindi<br />
so venuti su da Cartagine con gli elefanti, però qui se le presero…<br />
Angelo: e li hanno <strong>com</strong>battuto … hanno <strong>com</strong>inciato qui a Sfercia e il Duca di Varano<br />
sempre in perdita è stato. L’ultima disfatta ce l’ha avuta su, Belcanestro si chiama, un<br />
paesetto qui poco lontano, e lì hanno chiuso, finita la battaglia, però c’è rimasti dei<br />
ricordi: c’è rimasta la torre, c’è rimasto sti muraglioni, sti muri con le nicchie, mettevano<br />
dentro i prigionieri, i condannati. La condanna era con la goccia, con la goccia dell’acqua:<br />
ti chiudevano dentro in una nicchia e sopra la goccia dell’acqua gli faceva… tin tin tin, in<br />
modo che gli bucava la testa! E lì morivano.<br />
Kai: quando era questo?<br />
Angelo: nel 500, quell’epoca lì.<br />
Kai: ho capito.<br />
Fausto: l’epoca antica insomma, quando c’era le lotte feudali tra Camerino e Foligno, tra<br />
Macerata e Tolentino…<br />
Angelo: ducati, erano chiamati ducati: ducato di Varano e ducato de… e lottavano per<br />
appropriarsi della roba che c’avevano, della proprietà, e facevano dei prigionieri, e questi<br />
prigionieri li facevano lavorare…<br />
Fausto: si ammazzavano tra loro, fra persone anche importanti… le mogli… gli tagliavano<br />
la testa…<br />
Pierina: mamma mia!<br />
Angelo: secondo la condanna: secondo quello che avevi fatto te condannavano.<br />
Kai: c’era anche Cesare Borgia che ha ammazzato i Varano…<br />
Fausto: si i Borgia pure … bhe i Varano hanno regnato parecchio, però poi … si so<br />
ripresi… ci sono ancora i possedimenti…<br />
Kai: si ci sono ancora un po’ di quelli.<br />
Fausto: i possedimenti dei Varano, i castelli dei Varano, laggiù insomma… Varano è<br />
quello che è rimasto l’ultimo casato insomma…<br />
Kai: allora ci sono altre domande?<br />
Fausto: e poi dicevano che erano passati 500 cammelli, cavalli, no cammelli che erano?...<br />
Questi Cartaginesi e poi li hanno seppelliti lì a Colfiorito: ci dovrebbe stare un cimitero,<br />
qualche cosa che ricorda sto fatto.<br />
Angelo: sopra Colfiorito una montagna, una zona è chiamata il Campo del Sepolcro.<br />
Kai: capo del sepolcro?<br />
Angelo: Campo del Sepolcro, dove c’hanno messo i soldati, le bestie … <strong>com</strong>unque ancora<br />
risulta. Ancora si dice Campo del Sepolcro.<br />
Kai: di quand’è questo?<br />
Fausto: sempre di quegli anni lì, del 500 è stato…<br />
Angelo: sempre quell’epoca lì, nel 500.<br />
Kai: si, si, molto tempo fa…<br />
Pierina: ah, Signore…<br />
Angelo: (…) ogni tanto si andava su quella zona per trovare qualcosa di antichità.<br />
Kai: infatti c’è un museo a Colfiorito adesso<br />
Angelo: a Plestia, quella è chiamata città di Plestia: lì ci sono dei ricordi, c’è ancora … se<br />
vede. Quella è stata distrutta tre volte, quel tempio lì, dice, secondo la storia, è stato<br />
distrutto tre volte: difatti ci sono le fondazioni a due metri … c’è i pavimenti, c’è il selciato<br />
da cunetta, fatto bene! Hanno trovato dei lavelli da cucina, lavelli in pietra, lavelli da<br />
cucina, tutto quello de … E ne hanno trovate diverse: c’è un museo su c’è la roba tanta<br />
dentro … <strong>com</strong>e le anfore … io ci sono stato a vederlo.<br />
Angelo e Pierina<br />
194
Kai: è abbastanza bello: piccolo, ma bello. Allora ci sono altre cose?<br />
Fausto: non so se ci sono altre cose da dire?<br />
Angelo: eh, ormai… ormai so vecchio, finito.<br />
Kai: no finito, parla ancora.<br />
Angelo: 8, 3.<br />
Kai: 8, 3…<br />
Fausto: 11 allora, 8 +3, 11.<br />
Angelo: che vo fa: è la vita… ho lavorato, tanto. Ho bevuto, tanto…<br />
Fausto: insomma la parte tua l’hai fatta!<br />
Angelo: la parte mia l’ho fatta.<br />
Fausto: però hai smaltito il vino non ti ha fatto male, perché lavoravi … smaltivi<br />
Angelo: allora sì, adesso invece non si lavora più e allora il vino ha fatto… ma prima…<br />
Kai: si, si<br />
Angelo: ah!<br />
Pierina: (ride)<br />
Kai: lei era molto bello?<br />
Angelo: eh, era bello, si…<br />
Fausto: era un po’ tanto eh… (…)<br />
Pierina: gli piaceva la carne… (ride)<br />
Kai: provoca (ride)<br />
Fausto: questa non è la signora… è la <strong>com</strong>pagna di coso…<br />
Pierina: la <strong>com</strong>pagna da letto! (ride)<br />
Kai: (ride)<br />
Pierina: eh, <strong>com</strong>pagna da letto: ce dormo! (ride)<br />
Kai: si, si<br />
Pierina: non so sposata con lui: io so sposata, ma … è morto… e dopo ho trovato questo<br />
Kai: va bene…<br />
Angelo: beccamorto!<br />
Pierina: no!<br />
Angelo: e no, quando te pare si!<br />
Fausto: anche questa era forte era… (…) de Napoli (…) che vuol dire essere a naso?<br />
Pierina: …li facevo cascà per terra, ma io non ce cascavo: ummm, me li gustavo (ride).<br />
Fausto: te li pappavi, se volevi qualche cosa tu … potevi…<br />
Kai: si, si: <strong>com</strong>e si chiama lei signora?<br />
Pierina: io mi chiamo Pierina Garbini, vedova Natali.<br />
Kai: bene, lei è di Pieve Torina?<br />
Pierina: nata a San Maroto di Pieve Bovigliana. So stata sempre a Roma, dopo so venuta<br />
al paese… morti i genitori… e mi so venuta qua e qua mi so trovata la <strong>com</strong>pagnia!<br />
Kai: bene!<br />
Pierina: eh! Se non mi ammazza! (ride)<br />
Angelo: no che ammazzo… (ride)<br />
Pierina: chi lo sa, perché ha trovato una femmina un po’ gelosa!<br />
Angelo: tanto!<br />
Pierina: eh… è bello! E’ piaciuto, no?<br />
Fausto: e forte, è bello e forte…<br />
Pierina: è forte… ce sa fa! C’ha la grazia! C’ha la maniera… e allora la donna deve essere<br />
gelosa!<br />
Kai: si, si<br />
Pierina: e si, è vero?<br />
Kai: vero.<br />
Pierina: oh! Ecco; meno male. E stamo bene: stiamo insieme, che non bisogna essere<br />
sposati per volersi bene.<br />
Kai: è vero.<br />
Pierina: è vero? Deve venire dal cuore l’affetto. Che andà in chiesa… che te fa se sei<br />
sposato lì? Se vole lascià perde o te vole, che c’entra che si sposato? Lo fanno. Hanno<br />
(…) non farlo, non sposasse: amarsi sempre, sposarsi mai!<br />
Angelo: (…) lo dicea sempre…<br />
Angelo e Pierina<br />
195
Pierina: un detto marchigiano (…): amarsi sempre, sposarsi mai! Volersi sempre bene: io<br />
so sposata, ma è campato 37 anni, dopo è morto… a me non me sa portato via… e mi<br />
sono rifatta la <strong>com</strong>pagnia: non me c’ha voluto…<br />
Kai: e qui a Pieve Torina?<br />
Pierina: e mò io so dieci anni che so qui al ricovero.<br />
Kai: bene<br />
Pierina: si sta bene, si mangia e beve quello che danno, no quello che voglio, quello che<br />
te danno: un bicchiere, basta, al pasto. Uno a sera, uno al giorno. Mangià se mangia<br />
benissimo: io tante cose a casa mia non l’ho fatte, qui l’ho mangiate!<br />
Kai: si, si<br />
Pierina: insomma, pulito, bono, insomma me piace: a me me pare de sta in albergo, no<br />
in un istituto! C’abbiamo la cameretta per conto nostro, me la pulisco da sola perché non<br />
devo fa niente, sennò c’è il servizio, per carità fa tutto vero, però io me lo faccio da sola<br />
perché ho lavorato tanto e a sta così non so brava! (ride)<br />
Kai: lui fa noia qualche volta?<br />
Pierina: non ho capito<br />
Bruna: lui fa le noie qualche volta, ogni tanto ti rompe le scatole?<br />
Pierina: no, no, sta bono, dorme, sta bono.<br />
Kai: ubbidisci?<br />
Angelo: per forza, bisogna ubbidire.<br />
Fausto: credere, ubbidire, <strong>com</strong>battere.<br />
Bruna: sono le donne che <strong>com</strong>andano… brava Pierì. (ride)<br />
Angelo: eh, amore… non vole…. Eeamm! (ride)<br />
Fausto: kaput! (ride)<br />
Kai: bella storia! (ride)<br />
Pierina: ci so tante altre storie<br />
Angelo: noialtri (…) viva il duce! Uuuumm! C’ha fatto morì de fame! Ci ha fatto morire di<br />
fame. Ha fatto la guerra senza niente.<br />
Kai: <strong>com</strong>e?<br />
Angelo: ha fatto la guerra senza niente. Perché aveva fatto quella dell’Africa, Africa<br />
orientale, e poi l’anno levata, poi ha iniziato la seconda guerra mondiale assieme a Hitler:<br />
non c’era niente, le armi non c’erano; aveva requisito tutto, caldaie di rame, ferro, la<br />
fede…<br />
Kai: tutto l’oro, infatti la madre di Maria ha dato questa fede<br />
Fausto: si, si, tutti, tutti<br />
Pierina: tutti, anche la povera mia madre …<br />
Angelo: a mi madre pure, tutti.<br />
Pierina: io non gliela dava però perché se lo so messo in saccoccia l’oro!<br />
Kai: bravo!<br />
Angelo: giornata della fede! Quella fu la giornata della fede!<br />
Kai: e <strong>com</strong>’è andata, sono andati casa per casa o…?<br />
Fausto: no, no, ti chiamavano <strong>com</strong>e fosse … il museo, allora non c’era il museo, ma c’era<br />
un’altra stanza: trovarsi quel giorno in quella stanza per offrire la fede.<br />
Pierina: te levavi la fede e la mettevi lì (…) ride<br />
Angelo: la damigiana, quella dove si metteva il vino, l’acqua…<br />
Kai: si, si, era piena di queste fedi…<br />
Angelo: il buco sopra non era piccolo, era grande, allora … zac! Quando era la sera<br />
qualcuno rimetteva la mano dentro, zac! Via!<br />
Kai: chi ha fatto quello?<br />
Angelo: italiani<br />
Kai: chi ha fatto queste giornate, i soldati fascisti di Mussolini?<br />
Angelo: no, no, quando hanno fatto la giornata della fede, che consegnavano la fede no?<br />
Allora andavano giù, si mettevano dentro… Quando era la sera che bisognava chiude,<br />
qualcuno, qualcuno ha rimesso le mani dentro, capito? Allora zac! Via! A casa!<br />
Kai: mamma mia; lei sa chi era?<br />
Angelo: italiani.<br />
Kai: di qua?<br />
Angelo: di tutto: di Roma, Pieve Torina, Serravalle…<br />
Angelo e Pierina<br />
196
Pierina: italiani è ingordo, urca madosca…<br />
Angelo: a domicilio poche ce n’è andate di queste.<br />
Pierina: poi hanno dato, a chi aveva dato l’oro, gliele dava di ferro.<br />
Kai: di ferro, si.<br />
Pierina: ma chi c’aveva il figlio sotto le armi, loro li hanno obbligati: perché dice c’ho mi<br />
figlio in guerra allora… oro alla patria! Oro alla tasca! (ride)<br />
Kai: oro alla tasca.<br />
Pierina: se ero io facevo uguale … la manuccia…<br />
Angelo: quella per esempio c’era il (…) del duce, una bella massaia no? Bella giovane…<br />
allora in divisa…. Op po po po op… (ride).<br />
Bruna: io so nata dopo, molto meglio, per carità…<br />
Fausto: adesso quand’è finito, facciamo l’intervista…<br />
Bruna: no, e che gli dico che non so de qui…<br />
Angelo: e ma quando andavi a scuola… c’erano i figli della lupa, (…) di Benito…(ride)<br />
Kai: figli della lupa?<br />
Angelo: figli della lupa.<br />
Kai: si, si. E lei signora?<br />
Fausto: massaia rurale eri tu?<br />
Pierina: io (vado) a da la pappa…io ho lavorato a Roma, io stavo a Roma, allora non<br />
lavoravo.<br />
Angelo: la lupa no? Bambini sotto… quelli so i figli della lupa.<br />
Kai: anche Maria era figli di qualche cosa…<br />
Bruna: figli di qualche cosa… (ride)<br />
Kai: non so esatto (ride)<br />
Pierina: eh, pazienza. E mo siamo venuti a morì qui. Do annamo a morì? Al paese non c’è<br />
più niente…<br />
Angelo: và a piglià l’acqua<br />
Pierino: lo vino, no l’acqua va a piglia…<br />
Angelo: (…)<br />
Kai: adesso per divertimento che cosa fa lei?<br />
Angelo: niente. Leggo un pochetto, qualcosetta…<br />
Kai: carte? Gioca a carte?<br />
Angelo: Leggo l’Appennino Camerte …<br />
Pierina: legge, dopo sta dentro al letto…<br />
Bruna: a carte ce giochi?<br />
Angelo: le carte non sono appassionato<br />
Bruna: ma tu te diverti con Pierina ti diverti! (ride)<br />
Angelo: ce provo a fargli qualche <strong>com</strong>plimento… se provo a dargli un bacio se pizzica,<br />
<strong>com</strong>e la vipera, esce fuori la lingua…<br />
Pierina: se vede che non me piace! (ride)<br />
Angelo: e se non te piace …. Provo a fargli un <strong>com</strong>plimento calcia, <strong>com</strong>e li cavalli… (ride)<br />
Pierina: mica è vero, sa?<br />
Angelo: eppure andava tanto bene un’abbraccicatella… aahh<br />
Kai: lei ancora non ha occhiali?<br />
Angelo: si per leggere si.<br />
Kai: per leggere (…) mi sembra in buona salute…<br />
Angelo: eppure ne ho spostate tante eh..<br />
Pierina: è birbarello eh?<br />
Fausto: co Beppe che faceva? Con Beppe lu prete… (…)<br />
Angelo: eh, Beppe facia lu birbo.<br />
Kai: che cosa, non ho capito.<br />
Fausto: un prete, un po’ paravento era, un po’ da naso<br />
Pierina: parroco<br />
Fausto: il parroco era un birbantello, un po’ da naso: beveva, giocava, “6 a morra, 8, 5”<br />
Angelo: a morra non giocava, a carte si<br />
Pierina: a femmine c’annava? Eh! Si!<br />
Angelo: beveva, fumava. Fumava con la pipa americana, quelle rotonde così. Ogni tanto<br />
Angelo e Pierina<br />
197
se la faceva venire da la: c’era qualche paesano che stava la, gli scriveva…<br />
Kai: allora c’è altre cose?<br />
Angelo: e che c’è mo?<br />
Kai: lei ha qualche cosa?<br />
Bruna: no, no<br />
Fausto: senza nome e cognome<br />
Bruna: ma non so niente, che cosa racconto?<br />
Kai: racconto no, ma qualche domanda si, qualche cosa più curiosa che vuole sapere…<br />
Bruna: ho saputo tutto! (ride)<br />
Kai: allora va bene, allora molte grazie<br />
Angelo: grazie<br />
Pierina: almeno va in America ste parole? Vanno in America?<br />
[interruzione]<br />
Pierina: … mo è passata… Passarono i tedeschi, i fascisti, per strada vicino a casa mia e<br />
allora hanno <strong>com</strong>inciato a dì, a fa, uno c’ha paura, è giovane…<br />
Kai: a Roma o qua<br />
Pierina: no al paese mio, alle Marche, qui<br />
Kai: che paese?<br />
Pierina: paese San Maroto di Pieve Bovigliana, vicino Polverina. So nata lì, però so stata<br />
sempre a Roma. Dopo è morti i genitori, è morti tutti; mi è rimaste due sorelle. Ec<strong>com</strong>e<br />
adesso sto qui: ero rimasta sola, per non restare lì in Roma da mia sorella ho preferito<br />
qui. Qui ho trovato la <strong>com</strong>pagnia e eccoce.<br />
Kai: questi tedeschi che sono stati qui o in Roma?<br />
Pierina: i?<br />
Kai: i tedeschi che lei ha trovato… sono stati qui o…<br />
Angelo: qui, qui, a San Maroto.<br />
Pierina: … a San Maroto, quanti chilometri è da qui? 15?<br />
Fausto: <strong>com</strong>e 15, i tedeschi sono nel 45, 44…<br />
Pierina: no dico quanti chilometri so da qui San Maroto…<br />
Fausto: San Maroto? Lui lo conosce San Maroto: saranno 11 Polverina, 3, 14, 15<br />
chilometri.<br />
Pierina: si lo conosce San Maroto, ma io sto su da capo: San Maroto Alto, San Giusto,<br />
dove sta la chiesa, poi su San Maroto, giù Cupa, la Fossa, tutti paesetti così.<br />
Kai: molto bello là sopra…<br />
Pierina: per l’aria, sennò non c’è niente…<br />
Fausto: a Cupa c’è stato un tedesco una volta che lavorava alla cava…<br />
Pierina: si lo conoscevo io, è stato tante volte a casa mia<br />
Fausto: (…) morì giovane, poraccio …<br />
Pierina: un tedesco aveva fatto pure una villa là, con cosa … stava, non mi ricordo … con<br />
un’amica mia diciamo lì del paese, sposato. Quello poi è morto, che ne so quella villa a<br />
chi è rimasta…<br />
Fausto: tutti qui quadri c’aveva… io ce so stato, m’aveva invitato …<br />
Pierina: era un bel raga… non mi ricordo <strong>com</strong>e si chiamava … Oreste?<br />
Kai: e durante la guerra?<br />
Fausto: è seppellito lì no?<br />
Pierina: si, a San Maroto.<br />
Fausto: siamo stati una sera…<br />
Pierina: non me ricordo … Oreste mi pare…<br />
Kai: durante la guerra?<br />
Pierina: no, questo dopo la guerra, il tempo che c’erano i partigiani, i fascisti, quel<br />
movimento … io ero ragazza…<br />
Fausto: allora c’era un po’ di paura no?<br />
Kai: certo<br />
Fausto: … una ragazza da sola non andava in giro perché…<br />
Kai: non erano i tempi, così…<br />
Angelo e Pierina<br />
198
Pierina: amo passato il bene e il male: adesso stamo qui, ma mi pare de sta su una<br />
reggia, trattati bene, (…), l’amore vicina e tiramo avanti la vita!<br />
Kai: si, certo.<br />
Pierina: peccato che è cresciuti l’anni! (ride). Dunque quanti anni so? E, so del 20,<br />
quanto ciò?<br />
Bruna: 84.<br />
Pierina: io so nata il 19 aprile 1920<br />
Kai: si, ma lei sembra molto più giovane! … 19 anni eh?<br />
Pierina: no! Cominciano a venire le pellanciche (ride)<br />
Kai: no, no. Quanti anni ha lei, Bruna?<br />
Bruna: 21<br />
Pierina: questi è anni boni! No quessi.<br />
Kai: anche questi…<br />
Pierina: però ancora me difendo!<br />
Kai: si, si. Ogni età ha la sua bellezza. Ogni età.<br />
Angelo e Pierina<br />
199
Enzo Luzi e la moglie Maria<br />
Io sono Luzi Enzo di Pievetorina.<br />
Questo per me è un hobby. Io facevo il muratore, c’avevo una ditta edile, però ero<br />
appassionato molto di legno. Allora ogni volta che vedevo un pezzetto strano, eh…<br />
cercavo di poter curarlo e farlo, diciamo, quello che poteva venire.<br />
Oggi è diventato quasi un lavoro perché faccio le mostre in tutt’Italia. Sò andato anche<br />
all’estero, e allora è diventato un hobby un po’ pesante. Perché giro, sa, torno tardi e<br />
allora… è così: ecco qua. Ecco i miei lavori. Stanno esposti oggi a Pievetorina. E’ un<br />
paesino piccolo, siamo rimasti in pochi perché un po’ la gente se ne va, un po’ il<br />
terremoto ha rovinato tutto e ancora qualcuno ancora non può andare dentro casa<br />
perché le case sono rovinate.<br />
Speriamo col tempo…<br />
Vergine Santissima di Macereto di Enzo Luzi esposta al museo di Serrapetrona<br />
Io sono nato a Pievetorina, c’ho 74 anni e da ragazzo aiutavo mio padre a fare il<br />
muratore.<br />
Kai: in che anno sei nato?<br />
Sò nato nel 29, 1929.<br />
Poi mio padre, sic<strong>com</strong>e noi avevamo una ditta edile, allora mio padre per fare dei lavori<br />
extra, il <strong>com</strong>une, è stato costretto a prendere la tessera del fascismo.<br />
Kai: si, si, certo.<br />
Allora… sennò non potevamo prende gli appalti. Prendevamo gli acquedotti sennò… eh…<br />
Quando è stato nel 40 è stato richiamato, s’è fatto 4 anni, è andato giù in bass’ Italia, da<br />
vecchio perché sa… l’età era quella lì, e allora dopo quand’è tornato avemo <strong>com</strong>inciato e<br />
rifatte… avemo messo su la ditta un’altra volta e abbiamo lavorato fine… papà è morto,<br />
poi la ditta mia è passata da me e poi ecco qua: ho lavorato fine a 5 anni fa che so<br />
andato in pensione.<br />
Capito? Perciò la vita mia ho lavorato sempre e però ero uno dei fortunati del paese.<br />
Perché l’altri sono dovuti uscire dal paese.<br />
Kai: tu hai parlato di Lucarini che aveva questi autobus?<br />
Si, dopo c’era uno di Pievetorina che aveva dei pullman, sarebbe stata la STEFI di Roma.<br />
Allora ha requisito un po’ di contadini, un po’ di parenti, l’ha portati su per fa gli autisti.<br />
Enzo Luzi<br />
200
Dopo lui, non si sa perché, è andato per aria, la STEFI è andata per aria, però qualcuno è<br />
rimasto ancora, e allora… siamo ricostretti un’altra volta nel paese piccolo.<br />
Speriamo nell’avvenire che gradisce…<br />
Adesso glie passo a mia moglie, che mia moglie è l’aiutante mio!<br />
… si, vieni, ormai è detto… sta qui…<br />
Kai: va bene… parla del lavoro, della vita qua prima della guerra.<br />
Io sono 26 anni che sono in questo paese, un paese che mi piace molto.<br />
E’ un paese tutto in piano, tranquillo, le persone sono molto disponibili e simpatiche.<br />
Sono persone molto intelligenti che si danno da fare per far progredire il paese.<br />
Kai: <strong>com</strong>’è cambiato il mangiare da prima a adesso.<br />
Il mangiare pure…<br />
Kai: il lavoro delle donne…<br />
Ecco, qui sul fatto del mangiare si usa ancora <strong>com</strong>e una volta. Il mangiare è genuino<br />
perché qui è un paese anche agreste, diciamo, e la produzione è locale, tanto sul maiale<br />
che sulle verdure, sui legumi… e allora qui si può mangiare genuino <strong>com</strong>e una volta.<br />
Ci sono ancora i famosi vincisgrassi, cioè sarebbero le lasagne al forno, però qui so fatti a<br />
una maniera un po’ particolare… (approfondimento sui vincisgrassi con video nel forum)<br />
Kai: descrivi quello…<br />
Sono fatti in un modo particolare perché la pasta si fa in casa e viene tagliata tutta a<br />
strisce e poi si prepara un sugo a base di caglie di pollo, magro di maiale e anche un<br />
pochino di carne macinata e si fa tutto questo bel sugo e poi si fa a file questa pasta con<br />
questo sugo mettendoci pure della mozzarella, del parmigiano e poi va messo tutto<br />
quanto in forno per almeno 30-35 minuti. E questi sarebbero i famosi vincisgrassi che si<br />
usano in questo paese.<br />
Poi ci sta il maiale, la famosa porchetta fatta col finocchio. Qui si fa con il finocchio, un<br />
finocchio selvatico che fa da queste parti, e viene una porchetta molto saporita,<br />
buonissima e molto ricercata in tutti i negozi e viene venduta anche a Roma.<br />
E poi ci sarebbe la famosa cicerchia, <strong>com</strong>e legumi.<br />
Cicerchia<br />
Il farro che si cuoce con dentro a del brodo, al brodo fatto di pollo, e sono pietanze molto<br />
prelibate e usano da queste parti.<br />
E poi ce sta la famosa pecora, che viene cotta sulla brace. E’ una pietanza molto buona.<br />
E poi ci sono le patate di un paese qui vicino chiamato Colfiorito: è una patata che è<br />
rossa, di colore rosso, e molto prelibata e buonissima. E ci si fanno delle pietanze<br />
squisite.<br />
Kai: e i fagliolini con le coteche?<br />
E poi si fanno le cotiche. Le cotiche con i fagioli, i fagioli borlotti. Sono dei fagioli non<br />
bianchi, sono colorati, e si cuociono con queste cotiche. E’ una pietanza squisita che qui è<br />
Enzo Luzi<br />
201
molto ricercata: infatti questi fagioli con le cotiche si fanno quando qui è festa, per le<br />
sagre.<br />
Sarebbe la cotenna, quella che è chiamata …<br />
Poi ci sono altre pietanze. Poi molti dolci, molti dolci fatti casarecci che qui a Ferragosto si<br />
fa una sagra del dolce e tutte le donne del paese preparano un dolce, un dolce fatto in<br />
casa. O la torta di mele, oppure il tiramisu, dolci con tutte le frutta, crostate fatte con la<br />
marmellata che fanno in casa nell’inverno. Preparano delle marmellate squisite a base di<br />
arancia, di uva, di prugne, di mele cotogne: la mela cotogna è molto particolare dalle<br />
nostre parti e vengono delle marmellate squisite. E in più noi ci abbiamo una produzione<br />
di noci perché qui da noi l’albero delle noci viene… nasce meravigliosamente e c’abbiamo<br />
una produzione di noce bellissime e si fanno dei dolci con queste noci, <strong>com</strong>e il salame di<br />
cioccolato, fatto di mandorle e di noci con cioccolata e biscotti tritati.<br />
E’ un dolce anche questo molto prelibato e molto ricercato, però si fa soltanto in casa,<br />
diciamo, lo sanno fare le massaie dalle nostre parti.<br />
E dalle nostre parti, in questi paesi, oltre che a Pievetorina anche nei dintorni, c’è la<br />
produzione del maiale. Qui da noi c’è un salame fatto che si chiama ciavuscolo. E’ fatto<br />
col grasso e magro di maiale che si può spandere sul pane o si può mangiare così o sinnò<br />
anche arrostito è molto buono.<br />
Ciavuscolo o ciabuscolo<br />
Poi c’abbiamo una produzione di prosciutti, di lonze e salami particolari perché sono<br />
salami chiamati lardellati, cioè la carne magra del maiale fatta a tocchettini e ci si fanno<br />
questi salami che sono molto, molto buoni.<br />
Kai: parliamo un po’ di quello…<br />
Il lavoro del contadino era un lavoro pesantissimo perché si dovevano alzare molto<br />
presto, dalle 4 della mattina, anche prima, perché poi i buovi dopo col sole si<br />
riscaldavano e lavoravano il campo fino alla sera tardi.<br />
Ma per arare un campo ce voleva almeno 15 giorni! Oggi invece è diverso perché oggi c’è<br />
il trattore che due ore fa il campo. Capito? E allora era un po’ pesantino e i poveri<br />
contadini non dormivano mai.<br />
Po’ dopo andavano a casa c’avevano il bestiame, c’avevano i polli, c’avevano i maiali, le<br />
pecore… era un lavoro molto pesantissimo.<br />
Oggi è abbandonato perché mettiamo… prendono la gente, vanno i trattori e fanno il<br />
lavoro di una settimana quello che il contadino glie ce voleva 3 mesi.<br />
Poi dopo c’era di mezzo la pioggia e allora dovevano lasciare perdere… è sempre stato un<br />
Enzo Luzi<br />
202
po’… e adesso è rimasto molto poco. I coloni sono un po’ svaniti, perché… anno preso le<br />
aziende che poi fanno il lavoro de una settimana per quello che faceva il contadino prima.<br />
Non ci sono più, diciamo, sono un po’ dispersi.<br />
Però è rimasta ancora… i tipici… i tipici.<br />
Si, so personaggi molto caratteristici perché conoscevano la vita.<br />
Vestivano in un modo… e oggi ancora ce vestono. Capito? Cò cappelloni larghi, giacche<br />
larghe, perché dovevano lavorare, dovevano fare… eh, capito?<br />
Scialle… era tanto bello era vederli: oggi è quasi una vergogna vestire <strong>com</strong>e prima!<br />
Invece non sapevano che prima era veramente il tipo di vestiario, perché dovevano<br />
lavorare, dovevano piegarsi, dovevano portare le tute, roba, e noi gli dicevamo… i<br />
grembiuli… quand’era la potatura si vestivano coi grembiuli con tutta la roba appresso…<br />
falcetta, roba, canestro… era una bellezza.<br />
Difatti qui c’era un detto, no? Che non doveano potare gli alberi il giorno de Quaresima.<br />
Allora che succedeva?<br />
Sic<strong>com</strong>e che il contadino erano poche persone e doveva lavorare pure quel giorno, allora<br />
andavano gli altri <strong>com</strong>pagni, lo prendevano, lo legavano tutto e gli facevano fare il giro<br />
del paese <strong>com</strong>e penitenza perché non doveva lavorare. Era una cosa bellissima era…<br />
Oramai ste tradizioni sono finite perché se lo fanno oggi te prendono da matto, no? Non è<br />
più <strong>com</strong>e una volta… una volta invece era uno scherzo.<br />
Kai: qualcosa sull’uva?<br />
L’uva? Bè c’era la vendemmia. Ecco, la vendemmia era una cosa molto bella perché si<br />
radunavano tutti insieme gli altri, poi alla sera canti, merende, balli… era una cosa<br />
bellissima.<br />
Come la trebbiatura. Quando era la trebbiatura venivano tutti i contadini dalle parti…<br />
s’aiutavano.<br />
Potevano esse anche 20 persone, 30 persone, no? Sul contadino solo. Poi dopo lui si<br />
spostava, andava in quell’altri. Era una grande festa.<br />
Poi ogni contadino faceva il pranzo per tutti.<br />
Kai: ed erano sotto qualche padrone?<br />
No. Embè, qui c’erano i padroni. Perché mettiamo qui a Pievetorina c’era il famoso<br />
Ciccarelli che c’aveva 4 contadini. C’era l’azienda di Taccari che adesso non c’è sta più,<br />
l’ha presa un altro, e c’aveva 13 contadini. Un altro ce n’avea 2, Caradori c’aveva 3<br />
contadini uguale, allora… capito?<br />
Però quando era in queste cose così, si aiutavano uno co un altro. S’aiutavano, perché la<br />
gente era quella che era. Invece…<br />
La trebbiatura ce voleva 20 persone, la mietitura altro. Poi quando passavano coi carri<br />
pieni di bigonzi, noi chiamiamo i bigonzi quelli che tengono l’uva, era una bellezza…<br />
Dai campi venivano due, tre carri insieme… era molto bella, era una grande festa era.<br />
C’era la vendemmia, dopo la sera c’era la pistatura. Sarebbe stato…<br />
Era una grande canale di cemento dove mettevano tutta l’uva che prendevano il giorno.<br />
Poi la sera, i più grandi, i più tosti ragazzi se tiravano su i calzoni a piedi e pistavano<br />
l’uva.<br />
Kai: anch’io ho fatto questa cosa.<br />
Si, era una grande festa. Quell’odore di mosto, era una cosa… bellezza.<br />
Oggi invece c’è le macchine, l’odore è andato via. E’ rimasta solo qualche altra cosa. E<br />
no, è stato molto bello.<br />
Kai: il frigorifero ha cambiato la vita?<br />
Il frigorifero? … bè… si, perché prima quando c’era l’uva si appiccava sui soffitti, per<br />
l’inverno: c’è il chiodino, facevano le coppie è chiamato, due raspi insieme, e si<br />
appiccava.<br />
Poi c’era nell’aia le noci, c’era le mele, … mettevano tutto per l’inverno. Oggi invece ci so<br />
i frigoriferi che… non c’è più queste cose qui.<br />
Kai: il prosciutto?<br />
Il prosciutto? Il prosciutto veniva lavorato, poi quando era tutto battuto bene ce se<br />
metteva il sale. Poi c’era delle stanze apposta che facevano, mettevano delle fascine,<br />
frasche un po’ altine, mettevano tutto lì sopra, poi mettevano il sale, molto sale. E quello<br />
veniva fatto, il sale, una volta al giorno per 15 giorni. Poi una volta fatta la… finito questo<br />
ciclo di formazione, l’appiccavano sui chiodi, nei posti umidi. Perché se era caldo se<br />
Enzo Luzi<br />
203
asciugava il sale.<br />
E, insomma, <strong>com</strong>e mettevano i salami, le lonze diciamo no… Noi parliamo qui perché<br />
siamo marchigiani, parliamo lonze, prosciutti… invece in altri posti si parla diversamente,<br />
eh-he?<br />
Kai: le lonze cosa sono?<br />
Le lonze sono le parti che stanno dal fianco del maiale.<br />
Però la parte più bella de… adesso non so <strong>com</strong>e glie posso di… il filetto proprio del<br />
maiale.<br />
Perché il maiale è un animale che non si butta via niente.<br />
Perché vedi: il budello serve per mette dentro la carne del maiale… lì, niente…<br />
Poi dopo ci sono … noi diciamo i zampetti, le zampe. Venivano spaccati, messo il sale,<br />
venivano fatti col finocchio… era una bellezza.<br />
E adesso ci sono gli stabilimenti qua, perciò non c’è più quella cosa.<br />
C’è solo mangi il maiale e basta. Non c’è la tradizione.<br />
Kai: <strong>com</strong>e sono stati… <strong>com</strong>e erano i rapporti con il padrone? Era diviso…<br />
Il contadino col padrone era così: che c’avevano un contratto quando arrivavano sul<br />
terreno. Glie passava casa e gli <strong>com</strong>prava… il frumento, mettiamo il grano, lo metteva il<br />
padrone… poi dopo facevano a metà. Quando era la raccolta, allora veniva diviso a metà.<br />
A metà forse no, una terza parte. Io questo non glielo posso dire perché contadino non<br />
sono stato, però, diciamo gli dava …<br />
Però vivevano male perché il contadino era sempre contadino, il padrone era sempre<br />
padrone.<br />
E allora, difatti, dopo non glie la facevano più anche a vivere. Perché dopo so diventate le<br />
spese, il figlio non studiava, lavorava. Dopo ha studiato e non arrivavano più coi soldi<br />
perché il padrone glie dava poco.<br />
Perché gli dava quello che tirava fuori il campo e allora, capito, non era più da poter<br />
restare dove… difatti dopo hanno abbandonato i terreni perché non… Dopo s’è aperti gli<br />
stabilimenti e il figlio ha preferito andà sullo stabilimento no? Prendeva i soldi e lì non<br />
prendeva niente. Lì loro si arrangiavano con l’ova, vendevano dei polli, vendevano della<br />
roba diciamo all’insaputa del padrone.<br />
Perché il padrone, mettiamo, quando era Natale dice… gli doveva dare 5 polli, o<br />
mettiamo 50 ovi, ma quell’altri… eh? Capito?<br />
E allora era un po’ faticosa la vita dei campi, capito?<br />
Kai: e i soldi? Quanti guadagnavano ad esempio con lire?<br />
No, perché vede, adesso non è che io glie posso dire tante cose perché a volte…<br />
Però, mettiamo, il contadino i soldi non li vedeva mai.<br />
Kai: si…<br />
Andavano a fare spesa, andavano, mettiamo, prendevano, c’avevano una legacciuola da<br />
una parte, no? Ce stavano 10 uova. Le vendevano al proprietario del negozio, faceva i<br />
conti e gli dava i soldi per la merceria che prendeva con gli ovi che gli portava. Poi,<br />
mettiamo, ci dava un pollo…<br />
Perché loro, il contadino, i soldi, i liquidi non li vedeva mai.<br />
Perché non aveva la possibilità di poter vendere delle cose: s’arrangiava con quello che<br />
tirava e andava nelle botteghe e se portava un po’ de roba e faceano a scambio merci.<br />
Noi diciamo scambio merci nel paese nostro: scambiavano le ova con la pasta e poi il<br />
contadino era molto povero e allora lui da ragazzo, diciamo, da loro il prosciutto non<br />
l’hanno mangiato mai.<br />
Kai: no?<br />
No. Non perché non gli… quando… vendeno il prosciutto per <strong>com</strong>prare olio.<br />
Perché loro non c’avevano soldi, allora scambiavano ste cose … difatti me dicevano, io<br />
perché facevo il muratore, c’avevo una ditta edile, allora io andavo ad aggiustare le case<br />
di questi contadini. Il padrone me mandava, no? E me diceva, dice“dove vai” glie dicevo<br />
io al padrone “vado a scambiare il prosciutto perché noi sennò l’olio <strong>com</strong>e lo<br />
<strong>com</strong>periamo?<br />
Capito? Scambiavano la merce, quello che gli rimaneva a loro, quando avevano diviso,<br />
loro se lo vendevano perché non potevano… soldi liquidi non ne avevano. Capito?<br />
Enzo Luzi<br />
204
Kai: ecco… e l’orchestra?<br />
Si, allora io sic<strong>com</strong>e da ragazzo suonavo la fisarmonica perché ero il <strong>com</strong>ponente di<br />
un’orchestra, che c’avevo l’orchestra mia: eravamo sette ed era chiamato l’Arcobaleno.<br />
Kai: bello!<br />
Si. Allora… però non è che noi suon… noi c’avevamo, io chiamo, il programma dal primo<br />
dell’anno fino all’ultimo già impegnato. C’avevamo le date e dovevamo andare in tutti i<br />
posti.<br />
Però quando eravamo liberi andavamo, in 2 o 3 del <strong>com</strong>ponente dell’orchestra, si andava<br />
o <strong>com</strong>e gli dicevo prima, a scartocciare, poi la sera io suonava la fisarmonica loro<br />
ballavano.<br />
Oppure a cantare il prosciutto.<br />
Perché noi dalle usanze nostre quando nasceva su una famiglia un maschio, allora si<br />
faceva una grande festa. La sera con l’orchestra si andava, si ballava eh… poi se<br />
mangiava le pagnottine del prosciutto.<br />
Se invece nasceva una donna, allora ti davano la spalletta.<br />
Sarebbe stato… il prosciutto è la parte posteriore del maiale, la spalletta sarebbe la<br />
spalla, perché era una femmina.<br />
Kai: non c’erano feste per le donne?<br />
No, no, no, no. Lì era… se era una donna era una spalletta, se era l’uomo era un<br />
prosciutto.<br />
Capito? Allora era una grande festa, poi andavamo spesso negli sposalizi… era<br />
un’orchestra, diciamo, familiare, non era un’orchestra … grande quando si andava sui<br />
teatri, ma nello stesso tempo eravamo amici di tutti.<br />
Era una grande allegria. Una grande allegria era proprio. Una grande allegria.<br />
Specialmente il contadino ti dava la vita, ti dava.<br />
Kai: si.<br />
Perché…<br />
Kai: e <strong>com</strong>e era il fascismo qua al tempo di Mussolini?<br />
No. Forse noi vedi nel tempo del fascismo… oddio, è stata molto paura perché tanti<br />
giovani è stati requisiti e la paura. Però abbiamo noi risentito troppo, diciamo, mettiamo<br />
era questo che… quando il sabato dovevamo andare a fare l’istruzione…<br />
Io ero meglio nominato Istruttore dei Balilla…<br />
Kai: si, mia moglie…<br />
Si… dei Balilla, dei Lupetti, de… era tutte cose… degli Avanguardisti, no? E allora… però<br />
noi abbiamo risentito molto quando è stato la fine della guerra.<br />
Kai: si, si.<br />
Che c’è stata la ritirata dei tedeschi. Allora qui ce so stati dei partigiani che erano<br />
partigiani non per… partigiani veri, ma erano partigiani spavaldi …<br />
Kai: si, si, si.<br />
Che hanno voluto, mentre c’era la ritirata, hanno voluto buttà giù il ponte di Caspriano.<br />
Facendo un grande lavoro… invece non è vero niente perché a 100 metri c’era il fiume<br />
basso basso, sono passati al fiume, sono passati lo stesso.<br />
Solo noi c’abbiamo avuto due morti qui, con la ritirata, e allora emo avuta una gran<br />
paura. Perché passavano levavano tutto: prendevano carretti, animali… noi qui<br />
c’avevamo dei somari perché era l’appoggio dei contadini, no? Il mulo, il cavallo, hanno<br />
requisito tutto.<br />
Questa è stata la grande paura. Sennò noi la guerra l’abbiamo sentita… oddio, nella<br />
carestia, perché c’avevamo la tessera per prendere il pane… una fila di pane che po’<br />
quando hai finito a mangiare quello non ce ne hai più, capito? Sennò la guerra per noi è<br />
stato … un passaggio, diciamo, un passaggio.<br />
Kai: e tu sei andato o sei rimasto qua?<br />
Io? No, io so rimasto qua. Perché io quando ero ragazzo c’ho avuto… me s’è rotta la vena<br />
del naso e allora me svenavo, diciamo, me levavo tutto il sangue. Ed è stata una<br />
vecchietta che m’ha salvato. M’ha fatto prendere una presa di zucchero e me so turato il<br />
naso. Ah, so stato 3 mesi senza poter fare niente e allora sono rimasto piccolo, pesavo<br />
49 chili, e allora mi hanno riformato. Poi magari cercavo de nascondermi un po’, perché<br />
se mi chiamavano nelle armi dovevo andacce per forza, ma se te prendevano è un<br />
Enzo Luzi<br />
205
conto… e allora ho sempre cercato de poter fare … e la guerra non l’ho fatta.<br />
Però l’ho fatta lo stesso a casa perché ho patito tanto. Ho fatto delle cose che non… è<br />
così.<br />
Kai: il fratello di Maria, mia moglie, era morto a quel tempo.<br />
Eh, anche suo nipote, ah no, era il fratello di sua moglie, Gabriele.<br />
Era un ragazzo impagabile guarda. Un ragazzo bravissimo, amico di tutti… e poi perché?<br />
E’ stato più per uno scherzo con un altro, che non sappiamo poi perché non sappiamo<br />
niente, no? Solo che, non lo so <strong>com</strong>’è successo, è stato un ragazzo che noi qui salutava<br />
tutti, bravissimo, proprio, bravissimo.<br />
E questo è. Po’ dopo un altro è morto perché sarebbe stato un impiegato del <strong>com</strong>une,<br />
però lui avea l’obbligo di andare. Perché noi prima c’avevamo, qui a Pievetorina<br />
c’abbiamo un grande campanile, alto 40 metri, bellissimo, e c’era l’orologio. L’orologio<br />
però era quello de una volta, che ogni giorno bisognava tirare su le corde… e c’era delle<br />
pietre che faceva suonare, dare la corda. E ogni giorno bisognava darglie… Lui dice, ma<br />
sa, dice, non c’andà che c’è i tedeschi, c’è la ritirata… No, no, io devo fare l’obbligo mio,<br />
devo dare l’orologio a Pievetorina. Lui è andato giù, quand’è stato tra il paese suo (che<br />
era di Roti, no?) e Pievetorina ha incontrato una pattuglia di tedeschi che uno era<br />
ubriaco. Allora lui ha cercato di aiutarlo per alzarlo su, no? Questo s’è rivoltato gli ha dato<br />
con la rivoltella l’ha ammazzato subito. Perché gli sembrava, non capiva che l’aiutava.<br />
Embè, c’avemo avuto un po’ di ricordi, questo qua, sennò la guerra per noi era un<br />
passaggio diciamo… capito <strong>com</strong>’era?<br />
Poi dopo è finito tutto, mio padre è tornato e allora mio padre faceva… sa, era anziano,<br />
faceva la guardia a… in bass’Italia al condotto (mò il nome non me lo ricordo)<br />
all’acquedotto dei canali dell’acqua. Faceva… e me diceva, dice papà che facevi?<br />
Niente, facevo avanti e indietro.<br />
Ma se arrivava qualcuno?<br />
Eh, lo lasciavo sta perché mica l’ammazzavo io!<br />
Perché mio padre era molto buono, noi eravamo sei figli… poi c’ha lasciato per annà a<br />
servì la patria.<br />
Eh, lo sa la pora mamma mia quanto ha sofferto, co sei figli piccoli, co sei figli piccoli non<br />
è che va…<br />
Kai: si, si. C’è qualche altra cosa che vuoi dire?<br />
Non lo so, adesso perché è un po’… dopo magari la rifaremo…<br />
Enzo Luzi<br />
206
Enzo Luzi<br />
207
Maria Lapucci<br />
… tutto quanto, cucinava, mamma rimaneva a casa, coceva sun callaretto le castagne…<br />
Maria: ahah…<br />
E noi andavamo … a zappà…<br />
Maria: al campo.<br />
Al campo a zappà… quando arrivevamo a casa…<br />
Maria: era mezzanotte!<br />
Eh! Ce mancava poco.<br />
Maria: e mangiavano le castagne; le castagne lesse…<br />
Maria: Verso le 6, le 7, quando il sole va giù, la mandavano a casa. A casa lei doveva fa<br />
la pasta, Kai, doveva munge le mucche, doveva raccogliere il latte, doveva pulì la stalla e<br />
fare la cena. E fare la cena.<br />
Dunque questo era prima de…<br />
Maria: perché prima di 14 o 13 anni.<br />
E si, si.<br />
Maria: e, perché a 15 anni è andata a Roma. E poi, allora dopo veniva giù il padre e la<br />
madre, la cena era pronta, mangiavano le tagliatelle che lei aveva fatto così, Kai, a<br />
mano.<br />
Magari le tagliatelle no, perché pasta e fagioli…<br />
Maria: pasta.<br />
Si, senza ove perché allora l’ove se doveva vende per <strong>com</strong>pracce qualche cosa.<br />
Maria: quindi facevi la pasta però, eh?<br />
Si, si, la pasta.<br />
Maria: con farina e acqua?<br />
Farina e acqua. Aspetta, accendiamo la luce ché sennò non ce se vede…<br />
Maria: e poi, dopo mangiato, Kai, il padre e la madre… La madre rimaneva qua. Lei<br />
tornava sul campo col padre… e i fratelli, per lavorare ancora fino a mezzanotte!<br />
Kai: mamma mia!<br />
Maria: poi tornavano giù, la madre gli faceva trovare un piatto di castagne bollite.<br />
Kai: ah, che buono.<br />
Maria: vedi; che mangiavano loro. Ma pensa. Però bello: quelle castagne erano tanto<br />
buone.<br />
Erano buone perché c’era tanto appetito!<br />
Maria: eh, lo credo, aveva lavorato tanto…<br />
Questo dovrebbe esse il quaderno più che ciò…<br />
Kai: ma tu ricordi tutto a memoria, mi sembra.<br />
Embè… basta che vedo…<br />
Maria: vuole vedere l’inizio…<br />
Ecco, questa sarebbe, questa già ve l’avevo detto, quella che:<br />
“O Signore, io non ti chiedo ricchezza,<br />
te chiedo salute e famiglia corretta,<br />
questa è per me è la vera ricchezza”.<br />
Maria: <strong>com</strong>e si intitola questa poesia? La vera ricchezza? La vera ricchezza.<br />
“O Signore, dico, io non ti chiedo ricchezza … già parla? Allora…<br />
Maria: continua, continua.<br />
“O Signore, io non ti chiedo ricchezza,<br />
te chiedo salute e famiglia corretta,<br />
questa è per me è la vera ricchezza”.<br />
Maria: bellissima.<br />
Kai: vediamo un po’ <strong>com</strong>e viene…<br />
Maria: vediamo <strong>com</strong>e viene fuori, eh? Se devi stare più vicino o più lontana.<br />
“Io sarei contenta tanto di potè vedè cambiare il mondo,<br />
ma se cambieremo noi, anche il mondo cambierà.<br />
Perciò voglio fare un appello a chi sta a <strong>com</strong>andà:<br />
prima cambiate voi, po’ cambieremo noi,<br />
Maria Lapucci<br />
208
e allora sì che il mondo cambierà.<br />
E allora non ci sarà più lutti ne malvagità.<br />
Ci saranno soltanto lutti che solo Dio non ci potrà mai risparmià.<br />
Vi prego, non gli armamenti,<br />
ma solo gli armamenti dell’amore,<br />
quelli si che fa felice il core.<br />
E allora ci sarà pace in tutte le nazioni.<br />
Oh, quanto sarebbe bello il dire:<br />
vieni più vicino a me, o mio fratello,<br />
che siamo figli tutti dello stesso padre.<br />
Quello ch’avemo, a tutti ci appartiene.<br />
E allora amiamoci e vogliamoci più bene.”<br />
Maria: bene, brava!<br />
Kai: brava!<br />
Questa nell’80, eh?<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: questa l’ha scritta nell’80.<br />
Kai: bellissima.<br />
Maria: 1980.<br />
Kai: molto bella.<br />
E’ bello si: se c’era tutto questo non c’era tutti sti macelli di adesso, no? Per modo de dì.<br />
Che a fatto sti giorni…<br />
Maria: certo.<br />
Kai: esatto.<br />
Maria: eh, certo, se riusciamo… ma questi so tutti fanatici…<br />
E’ quello! E’ quello, per carità.<br />
Questa è quella che l’ho fatta…, non lo so se te l’ho fatta sentì, l’ho fatta a mi sorella<br />
quando che è morto il poru babbo che c’aveva… c’avea 5 o 6 anni. Che se cosava sul<br />
presepio, no? Se festeggiava sul presepio… allora… c’era sta figlietta… va bene?<br />
Maria: si, va bene. Tutto, tutto, tutto, tutto.<br />
Allora, <strong>com</strong>e ripeto, questa… dico mò glie voglio fa… gliela voleo fa io sta cosetta, no? Sta<br />
poesia sul presepio… quando recita, no?<br />
Maria: certo.<br />
Allora dissi:<br />
“O dolce presepio, dove hai accolto con grande umiltà Gesù bambino,<br />
più ti vedo, più mi sembri bello: l’umiltà che supera ogni limite.<br />
Come te io sono una bambina piccolina, piccolina,<br />
ma grazia grande grande ti voglio domandare,<br />
giacché il babbo io non ho più, un fratello sta lontano e mariti non ho più:<br />
fa che non passi lungo tempo, che tra le braccia lo possiamo rivedere,<br />
facci questa grazia, Gesù bambino…”<br />
Questa l’avevo fatta io, lei recitava.<br />
Maria: bello. In chiesa?<br />
In chiesa. Piangevano tutti, no? Perché papà era morto…<br />
Maria: conoscevano tutti, conoscevano tuo fratello, sapevano che tuo papà era morto…<br />
Eh, così… allora mì fratello, l’ultima recita l’ha fatta il 6 di gennaio, no? E il 10 è ritornato<br />
dopo 18 mesi che non sapeamo più… sue notizie.<br />
Maria: lei scrisse la poesia e la sorella la recitò davanti al presepio. Dice: fammi ritornare<br />
mio fratello, no?<br />
Kai: mm<br />
Maria: e il 10 gennaio, dopo 4 giorni, il fratello ritornò.<br />
Kai: si, ricordo molto bene perché tu hai parlato di quel prete che ha detto “è impossibile<br />
che lui ritorni”…<br />
Maria: è impossibile che ritorni.<br />
Si, quel lavoro lì… questa sarebbe la poesia che io ho fatta…<br />
Kai: che prete cattivo era quello.<br />
Maria: era un prete cattivo.<br />
Era cattivo si.<br />
Maria Lapucci<br />
209
Questa è quella insomma che avevo fatta… dopo a gennaio, nostro fratello l’abbiamo…<br />
“Egregio…” ah, queste è quella che ho fatta quando ho dato la risposta a mio marito<br />
quando che…<br />
Maria: ah, quando lui ha fatto la dichiarazione! Ti voleva sposare, eh?<br />
Una letterina… quando m’ha mandato una letterina…<br />
Maria: si, si, egregio signore…<br />
Si, “Egregio signore, giuntami gradite… simpatia…<br />
Kai: parla un po’ più piano.<br />
Più piano?<br />
Kai: si.<br />
Maria: più adagio, le parole più distinte.<br />
Posso riprende da …<br />
Maria: dal principio, egregio signore…<br />
"Egregio giovane, …giuntami, … con grandissima evidenza… della vostra dolce pratica…<br />
… mi sono apparse… per voi una certa simpatia… Anche io… timida, ma … sarete<br />
veramente … con me… lo attendo a casa… e si ragionerà… che poi… i saluti e via.”<br />
Maria: bene, bene, egregio signore…<br />
Egregio giovane.<br />
Maria: egregio giovane.<br />
Per vedè… se <strong>com</strong>’è dopo…<br />
Maria: certo, si, si; prendi tempo.<br />
A questa l’ho fatta mentre, questi figli mia, no? Questi figli mia che… Noi stavamo a<br />
miete, loro veniva appresso appresso a prende le spighe, per le galline… allora io:<br />
“Sotto i raggi cocenti del sole,<br />
ce ne andiamo per la campagna,<br />
abbiamo bevuto un po’ di champagna (?), tiriamo, tiriamo a campà.<br />
Verso le 5 le 5 e mezza, lì si fa una bella merenda,<br />
… e poi cantiamo cantiamo cantiamo,<br />
lavoriamo, lavoriamo, lavoriamo,<br />
famo tanti di questi covoni,<br />
che rallegra i nostri cor.<br />
Verso le 8 le 8 e mezza, si torna a casa stanchi,<br />
ma pure in fretta, lì si fa una bella cenetta,<br />
poi si va a casa a riposà, e …”<br />
Maria: pensa, lei cantava ai figli questa canzone.<br />
Kai: è bello.<br />
… e si va a letto a riposà… diceva io sono…tutto preso, mannaggia, … lascimela perde<br />
così sennò vada tutto coso.<br />
Kai: mmm<br />
Non so, se va male la farò scarsa io…<br />
Maria: certo, no, si, si, ma va benissimo…<br />
…ma pure in fretta, lì si fa una bella cenetta,<br />
poi si va a casa a riposà, e …”<br />
Kai: questo… troppo, troppo…<br />
Maria: no, lei sta ripetendo quello che ha già detto.<br />
Kai: ah, bene. Voce alta…<br />
Maria: la finale… voce un po’ più distinta…, più alta.<br />
Dopo se dicea: “venti mesi(?)… fanno sonni beati…”<br />
Allora dicea: “io sogno l’amore di Mariellina, perché è carina, voglio sposà.”<br />
Maria: bene, bene.<br />
Mica andava a servigli…<br />
Maria: certo. Vedi <strong>com</strong>e… non c’era la televisione, ma loro c’avevano una madre che…<br />
provvedeva per l’intrattenimento, no?<br />
Eh, si.<br />
Maria: era meglio della televisione quello che facevi tu.<br />
Maria Lapucci<br />
210
Questa… venne, me portò, venne la nora (dopo, questa è la parte più dopo). Venne la<br />
nora, me portò un piccolo regalino, no? La nora, insomma: la fidanzata de mi figlio.<br />
Maria: la fidanzata del figlio.<br />
Si. Allora io dopo gli ho fatto un ricambio, no?<br />
“Carissima Paola, ti contraccambio questo piccolo pensierino per dimostrarti il mio<br />
affetto.<br />
In <strong>com</strong>penso non desidero nulla, … mai, se il destino vorrà, una nuora semplice, brava e<br />
corretta nell’amore di Dio. E se nel frattempo del vostro cammino io non ci sarò più,<br />
ricordati queste mie semplici parole: stete sempre felici!<br />
Maria: … sarete sempre felici… Pensa un po’ che regali: un poema per regalo.<br />
Kai: si, si.<br />
Mi fece una spilletta d’oro… mi portò un’altra cosina…<br />
Maria: brava.<br />
… lui porta dolci, porta cannelle, queste cosette così, no? E io allora gli feci questa<br />
spilletta d’oro…<br />
Maria: la spilla d’oro lei gli regalò.<br />
Kai: mmm<br />
Questa è proprio quando se so sposati loro, no? Mio figlio, ve posso dì pure questa?<br />
Maria: si, si. Tutte, tutte quelle che c’hai. Questa quando sposò il figlio.<br />
Kai: mmm<br />
Giovanni e Paola<br />
Oggi per voi è un giorno grande, di grande gioia.<br />
Che il Signore vi possa benedire, vi possa dare tanta felicità e tanta amore.<br />
Però lo dipenderà anche da voi.<br />
Che il mondo non è fatto solo di gioia, ma anche di dolore.<br />
Ma se nel dolore saprete trovare la vostra unita, anche lì ci sarà amore.<br />
Noi genitori vi auguriamo una felice luna di miele<br />
E che ti possa attendere… a portata di mano…<br />
… il vostro amore e la vostra… apprensione per l’avvenire…<br />
Questo lo scanzonerai, che te posso fa?<br />
Maria: si, stai tranquilla.<br />
Possiate avere tanta felicità e tanta gioia dai vostri figli,<br />
perché possano essere sempre nella retta via, <strong>com</strong>e per ora … voi.<br />
I vostri amati genitori, Fernando e Maria, … tanta, tanta benedizione e vi auguro una<br />
lunga vita serena e felice.<br />
Maria: bellissima.<br />
Kai: brava.<br />
Maria: brava, bravissima.<br />
Questa…<br />
“Cari miei figli ve lo voglio dire,<br />
questa canzone vi voglio cantare,<br />
non c’è giornata … che non vi penso,<br />
venite presto a rallegrar il mio cuore,<br />
che il tempo passa e passa presto in …,<br />
è <strong>com</strong>e una facciata de finestre.<br />
Perciò, prima di tutto, ricordatevi dei bambini,<br />
secondo voi dei vostri genitori,<br />
spesero(?) la vostra cara mamma.<br />
E quella piccola donna, che … senza peso,<br />
ha gli occhi e un volto celestiali,<br />
è l’angelo vi ha sempre difeso,<br />
salvando la vostra vita di animali.<br />
E quanti e quanti baci vi ha dato…<br />
Che vi ricorda poi tanto amore.<br />
Ma col passar del tempo il cuore si rattrista,<br />
perché nel mondo c’è tanta burrasca.<br />
Maria Lapucci<br />
211
Ma speriamo che duri, che voi starete bene,<br />
perché noi vi abbiamo dato una certa educazione<br />
che non è sempre … migliore.<br />
Maria: un esempio di vita assai migliore. Bravissima.<br />
Come volete… quando che finisce, dopo lo vedi, dopo me lo dici…<br />
Maria: … l’educazione è un esempio di vita migliore, assai migliore. Questa è il 10 di<br />
febbraio 1945: mi sono sposata con un morettino, un morettino di borgata. Questa è per<br />
il matrimonio tuo?<br />
Si.<br />
Mi sono sposata con un morettino di borgata.<br />
Il matrimonio non è stato tanto bello, perché allora era finita la guerra e la miseria …<br />
Maria: galleggiava.<br />
Galleggiava un po’. E di gioielli non ho avuto nulla, tranne la fede che era di ferraccio.<br />
Ora ve voglio parlà dei miei regali, in tutto 500 mila e due asciugamani.<br />
Del viaggio di nozze ne ho sentito parlà. Il viaggio di nozze…<br />
Maria: ah, ne sentivo parlare, da lontano, il viaggio di nozze non esisteva, no? Ne sentiva<br />
parlare.<br />
Po’ dopo venne il bello. Allora mica era <strong>com</strong>e adesso: le socere <strong>com</strong>andavano loro e se<br />
facevano rispettà. E po’ non ne parlamo de mariti, parole belle ne esisteva poche, perché<br />
avevano … il sopravvento che per <strong>com</strong>andarci tenevano tanto, … campagnoli.<br />
Maria: questo è bellissimo.<br />
Comunque la vita non è stata molto bella.<br />
Quattro volte so stata in ospedale,<br />
sempre co … si è potuto rimediare.<br />
Però il Signore mi ha voluto bene,<br />
…tra li figli che m’ha voluto dare,<br />
non m’hanno dato nessun dispiacere,<br />
per questo grande…<br />
Maria: brava, brava. Ah, questo poi “Guarda che vedo io dalla finestra” questo è per la<br />
sorellina? O per tua figlia?<br />
No, per il mio nipotino.<br />
Maria: nipotino.<br />
Guarda che vedo io dalla finestra, un angioletto camminà per strada.<br />
E’ bello, più del sole e la rugiada.<br />
Il figlio del mio primo figlio del mio amore.<br />
Di nome se chiama Simone, è tanto cara anche nel … del Signore.<br />
A me che piace tanto, anche se non c’occorre, lo chiamo ogni tanto.<br />
Maria: anche se non occorre, lei lo chiama ogni tanto.<br />
E lui me risponde, me risponde co una vocina cara:<br />
“Nonna, nonna, anch’io te voglio bene tanto, ma lasciami giocà!”<br />
Maria: lasciami giocare.<br />
Kai: ah, ah, ah… certo.<br />
Maria: ricordo, no? Like Jonathan quando …<br />
Kai: si, si, nostri ricordi della stessa cosa…<br />
Maria: noi abbiamo un nipotino di quattro anni: un giorno, dopo la merendina, il nonno e<br />
questo nipotino stavano seduti così, uno qui e uno qui, no? E a merenda, Jonathan si<br />
chiama, mangiava prima il dolce e dopo il pane col prosciutto, eh? Prima il dolce. Allora il<br />
nonno dice: “Ma sai, Jonathan, prima mangia quello che… no? Prima mangia il prosciutto,<br />
il pane e prosciutto, il dolce te lo lasci per ultimo, no?” Ma lui continuava a mangiare il<br />
dolce. Allora lui glielo ha detto un’altra volta; allora il nipotino fa: “Nonno, perché non mi<br />
lasci un po’ solo?” … Lasciami solo, dice, lasciami in pace, no? Come dice tuo figlio, tuo<br />
nipotino qui, lasciami giocare! Simone, tu sei nato di gennaio.<br />
Simone tu sei nato di gennaio, quando la bianca neve …<br />
La vostra mamma sempre studiava per farti i più bei vestiti che poteva.<br />
E’ vero che sei venuto al mondo con il freddo e con la neve,<br />
ma le montagne sembrano più belle, anche i tetti so tutti imbiancati,<br />
che alla sera si formano tutte …, alla mattina quando leva il sole, sembrano tutti d’oro.<br />
Maria Lapucci<br />
212
Anche i ruscelli non sembrano più loro, con tanti bei lavori, neanche un’artista lo<br />
potrebbe fare.<br />
Mentre le gente sembrano più belle, e con il freddo e il viso tutto rosa, mentre la terra<br />
dorme e si riposa.<br />
Maria: che …<br />
Kai: che bello.<br />
Maria: bello. E questo l’hai scritto nel 1976: Avemo troppo mangiar.<br />
Ah, questo nel 1976… Avemo troppo.<br />
Maria: mangiare, vestiti e divertimenti.<br />
… e la televisione, abbiamo perso il buon costume e il vero valore della vita.<br />
Radio e televisione bisognerebbe buttarle via, in quanto deve parlar de scioperi, morte,<br />
rapine, sequestro di persone, trattare <strong>com</strong>e cani randagi le persone feroci…<br />
Io ogni tanto me guardo in alto verso il cielo e dico: “Signore, perché tutto questo? Se tu<br />
vuoi, facce ritornare indietro, dove c’era miseria, ma tanta e tanta felicità.” Allora <strong>com</strong>e<br />
fanno che te risponde dal cielo che dice: “Ma se non si cambia vita, la miseria ritornerà<br />
con l’angustia, ma senza felicità.” Io non dico che nel mondo tutti stanno bene, c’è chi<br />
non ha lavoro e chi non lo vuole e chi del bene e delle soddisfazioni sono stufi, se<br />
servono dei deboli, di questi e quelli per seminare orrore, morte e male. Perdonaci o mio<br />
Signore.<br />
Dopo era proprio quelli di giugno, che venne proprio quello …<br />
Maria: terremoto.<br />
Terremoto.<br />
Mentre che sto scrivendo queste frasi, un forte terremoto si è abbattuto nel Friuli Venezia<br />
Giulia, ha seminato orrore, morte e distruzione, o Signore ti chiedo perdono, ti chiedo<br />
pietà per i morti e per chi resta là. Questa disgrazia mi ha fatto rivedere e constatare che<br />
nel mondo ancora ce soffre quelle persone, che si son lanciate con sacrificio e tanto<br />
amore per sollevarli da un po’ de dolore.<br />
Maria: e questo è un gesto veramente bello che piace al Signore.<br />
E questo è un gesto veramente bello che piace al Signore.<br />
Maria: ecco, qui c’è un altro pure molto bello che dice: “Mentre le forze mi sento venir<br />
meno, con dispiacere la campagna devo abbandonare…<br />
Mentre le forze mi sento venir meno, con dispiacere la campagna devo abbandonare,<br />
dove c’avevo una grande passione.<br />
Ai giovani e a voi lo voglio dire, la campagna non l’abbandonare: c’è sacrificio, è vero,<br />
ma mangerete fin che avrete fame, tutte cose genuine che la città non vi saprà mai dare.<br />
Specie ora che il progresso avanza veloce, ma la coscienza si è persa per strada. Ora che<br />
siamo nel mese di giugno, va per i campi e senti un gran profumo, profumo di fiori, di<br />
fieno, di grano, che te ridà la vita.<br />
Le ciliegie stanno a penzoloni e te ne puoi mangià quante ne vuoi che te protegge … la<br />
natura. Vedi gli uccelli svolazzà per l’aia, portando da mangiare ai suoi piccoli, per …<br />
quante cose si potrà ... Vedi le zolle dove tu metti il seme <strong>com</strong>e per incanto germogliare,<br />
a suo tempo darti il suo frumento che ti rallegra il core e ti fa star contento.<br />
Maria: e ti fa star contento, bravissima. Poi c’è un’altra qui che dice: una domenica<br />
mentre io andavo alla messa, due giovani innamorati…<br />
Una domenica mentre io andavo alla messa, due giovani innamorati camminavano avanti<br />
a me. Si tenevano per mano, si guardavano negli occhi con felicità.<br />
Io nel vederli, me facevano ritornare indietro, quando ero una ragazza spensierata e<br />
sognavo l’amore. Non è passato molto tempo che in questa piccola chiesetta si son<br />
giurati amore e fedeltà. Da questo grande amore è nato un bel bambino, lui lo guardava<br />
con amore e lei lo guidava con affetto, con passione.<br />
Quando che questo bambino era già un ragazzino, io l’ho rivisti ancora, ma con stupore.<br />
Lei co un altro uomo, lui co un’altra donna e io me so domandata, dimmi a quel<br />
ragazzino, che da piccolino ha avuto tanto affetto, dimmi dimmi cosa gli è rimasto,<br />
tristezza, tristezza, cattivo esempio e nulla più. Voi giovani al mondo che venite, fate che<br />
queste cose non dovrebbero far sapere, c’è sempre qualcuno in cui si fa soffrire. Perciò,<br />
un pizzico d’amore in più, tante piccole cose da perdonare, la vita è bella … è così.<br />
Maria: bellissima.<br />
Kai: molto bella.<br />
Maria Lapucci<br />
213
Maria: che bella visione, no? Di questo bambino prima circondato d’amore e poi c’è un<br />
altro uomo e un’altra donna. Cara mamma…<br />
Questa è quella de mamma …<br />
Cara mamma che a 85 anni ti sei incamminata in questo grande passo con un sentimento<br />
di una vera fanciulla. La vita ti è stata molto triste. A 48 anni hai perso il tuo amato<br />
sposo che vi volevate un immenso bene nonostante la vita dura di quei tempi lontani.<br />
Te non sei rimasta sola, sei rimasta con sette figli, frutto del suo amore, ma quanti<br />
sacrifici te costato. Però sei stata ri<strong>com</strong>pensata, oggi corriamo tutti al suo capezzale con<br />
amore, mentre io oggi accarezzavo le tue piccole mani tu mi guardavi fissa negli occhi,<br />
ma non me dicevi nulla.<br />
Ma io ti leggevo nel pensiero <strong>com</strong>e te mi avresti voluto dire.<br />
No, no, io non voglio andare, voglio restare in mezzo a voi, ma purtroppo questo è il<br />
destino di ognuno di noi, chi prima e chi dopo, tutti dobbiamo fare questo grande passo,<br />
ma se siamo illuminati da una vera fede benché brutto ci sembrerà bello.<br />
Maria: bello, bellissimo. E poi … poi qui chi era in prigione? Un carcerato?<br />
No questa era una cosa che mi immaginavo io.<br />
Maria: ah, brava. Ma vedi che vera poetessa!<br />
Quello pure me l’immaginavo io, quello qui, capito?<br />
Maria: certo.<br />
Tutte cose che… insomma la vita, me immaginavo…<br />
Maria: è fatta di tutte queste cose. Qui c’è un figlio che scrive alla madre; è stato<br />
carcerato.<br />
Dice: “Cara mamma, io mi trovo carcerato in queste mure tutte io so sorvegliato. Ogni<br />
tanto me se offusca la mente e chissà cosa farei per un pensiero che mi morde dentro,<br />
per averti dato tanto dispiacere e tanto dolore. Mamma: tu mi perdonerai, vero?<br />
Ma io ogni tanto mi domando, però, se la colpa è pure tua. Perché penso che le fabbriche<br />
e gli stabilimenti sono fatti per gli uomini, che le mamme sono fatte per la casa, per dare<br />
tanto calore e amore a tutti. Tu dillo cara mamma, a tutte le mamme del mondo che se<br />
si lavora fuori casa i figli sono abbandonati per la strada, senza calore, senza educazione<br />
e allora ce se mette de mezzo la droga e poi quell’arma più potente della droga che con<br />
tanta facilità se … e con tanta gente se butta nel dolore e nel lutto. Mamma, tante altre<br />
cose ancora che ti vorrei dire, ma farla finita che … mi si stringe…<br />
Maria: brava, brava, brava. E questa, una A Silvano con amore.<br />
Quando se so sposati…<br />
Maria: A Silvano con amore. Quanto son belli questi due sposini… Se questo amore<br />
avverrà. A Silvano con amore se questo amore avverrà. Quanto son belli questi due<br />
sposini…<br />
Quanto son belli questi due sposini, sembrano fiori di un giardino raro, sono annaffiati di<br />
rugiada e amore. Oh, se il tempo si fermasse in questo giorno, quanto sarebbe bello il<br />
mondo, che il mondo invece adè tutto al contrario. Comunque voi prendetevi per mano,<br />
fate finta di nulla. O Teresina, mia Teresina, <strong>com</strong>pleta il mio Silvano, avrà pure qualche<br />
difetto, ma è pur sempre un bell’ometto che amerà soltanto te. Oh Silvana avrai pure<br />
qualche bambino… ha no, ma questa no…<br />
Maria: intanto tu dai affetto con tanto amore<br />
… Lui ti darà gioia amore e felicità, avrete pure qualche bambino, bello, dolce e<br />
graziosino, ma sappiatelo educà. Ma sappiatelo educà. Oh Silvano, mio Silvano, tu sai<br />
bene quanto bene ti ha voluto la tua mamma, oggi è un dovere rivoler più bene alla tua<br />
sposina, ma la tua mamma non la dimenticà. Ti auguro sempre gioia, amore e felicità.<br />
Kai: bello.<br />
Maria: O Teresina mia, Teresina, vuoi bene al mio Silvano, avrà pur qualche difetto, ma è<br />
pur sempre un bell’ometto che amerà soltanto te. Ma vedi, quel concetto che quando un<br />
uomo, un figlio si sposa, la moglie viene prima di tutti, no? Però non devi dimenticare la<br />
madre. Ma ci so delle madri che invece dicono sempre: “io prima, io prima”.<br />
No, io questo non l’ho mai…<br />
Maria: nemmeno io, c’ho un figlio maschio, ho detto sempre… anzi, quando telefonavo,<br />
mi rac<strong>com</strong>ando porta tua moglie fuori, anche adesso, fagli i regalini, pensa a lei. Se lui<br />
dice: “mamma non posso venire per questo Natale” dico, ma non importa, puoi venire<br />
Maria Lapucci<br />
214
dopo.<br />
Certo.<br />
Maria: è importante che state insieme, perché … quello che desidera… Ma molte mamme<br />
non lo dicono. Dedicata ad una mia amica … dedicata… tragicamente s<strong>com</strong>parsa. Vicina<br />
di casa tragicamente s<strong>com</strong>parsa. Questo era vero?<br />
Si, si.<br />
Maria: cara Lina…<br />
Cara Lina, ora che non ci sei più, mi viene in mente la tua gioventù. Certo che non fu<br />
lieta, fu aspra e dura…<br />
Maria: quand’eri piccolina …<br />
Si,… dopo lì se sente uguale però?<br />
Maria: si, si, stai tranquilla.<br />
Oh cara Lina, ora che non ci sei più, mi viene in mente la tua gioventù. Certo che non fu<br />
lieta, ma aspra e dura. Quand’eri piccolina il tuo babbo in guerra se ne andò e ritornò<br />
stanco e malato. E dopo poco tempo da Dio fu richiamato. A trent’anni andasti sposa da<br />
una famiglia onesta e laboriosa.<br />
Maria: con sacrifici assieme al tuo sposo, ti costruisti anche te…<br />
Ti costruisti anche te una … famiglia, che fu arredata da due bambine, che fatte grande<br />
te resero nonna. Era tutto il tuo orgoglio e la tua felicità.<br />
Ma un brutto giorno una disgrazia ti venne a colpire, portò il tuo sposo all’ospedale e tu<br />
notte e giorno l’hai curato con amore. Quando che a casa lo dovevi portare tutta contenta<br />
andavi in ospedale, ma non so se sia stato un brutto destino, tu pure un uomo venne alla<br />
strada … parlare, …. a levare….<br />
Maria: guardi e segui, preghi Dio che ti dia tanta salute e tanta felicità.<br />
Che ti dia tanta salute e tanta felicità.<br />
Maria: un giorno lontano, ma senza via di scampo, a te verranno a riabbracciarci. Un<br />
incidente?<br />
Un incidente. La strada qua.<br />
Maria: qui intorno?<br />
Qua, do sta quessi de coso…<br />
Maria: lo riportavano da Camerino?<br />
Pensa, pensa <strong>com</strong>e … prende la corriera che lo andava a riportare a casa. Po’ quello è<br />
stato un vigliacco, guarda.<br />
Maria: ma pensa…<br />
Venuto da Roma, che abitava de prima qui a Torricchio, questo paese su a qua,<br />
Torricchio.<br />
Kai: si, si, si.<br />
Torricchio. Allora portava, per dire la verità portava la biga… Allora, mentre che, perché<br />
questo… era un sabato. Mì figlio veniva giù da Tolentino co la nora e co… piccolo. Veniano<br />
su e sé fermati proprio lì allu ponte, no? Lì al ponticello: lui erano qua e loro tre… Allora<br />
quanto che tutto un botto veniva giù la corriera, la corriera, dice mò prendo la corriera e<br />
va per attraversà la strada, attraversa la strada per piglià sta corriera.<br />
Ma la corriera ancora stava lontano, stava. E questo insetto, … stava a insegnà,<br />
Torricchio no? Questo stava a insegnà a Torricchio… non l’ha vista per niente, non l’ha …<br />
proprio, l’ha sbalzata non sai quanto lontano, poraccia.<br />
Maria: un incidente mentre andava a prende la corriera per andare a prendere il marito<br />
all’ospedale.<br />
Eh… una tragedia fu. Una tragedia… e allora…<br />
Kai: avevano figli?<br />
C’aveva due figli, si. C’aveva due figli. C’aveva pure una nipotina.<br />
Maria: perché era già nonna.<br />
Si, si, era già nonna.<br />
Maria: qui ce n’è un’altra che dice: “che non l’avessi mai fatto, quel giorno che io son<br />
partito per lasciare la mia casetta, la città e l’orticello”. No: “che io son partito per la<br />
città, e lasciar la mia casetta e l’orticello, dove c’erano i fagioli le patate e i pomodori e<br />
l’insalata tanto pregiata che la mia mamma mi faceva spesso con un bel piccioncino e poi<br />
il mio campicello dove c’era il grano per me e per nutrir le mie galline …”<br />
Maria Lapucci<br />
215
… stanno pure bene, insomma…<br />
Maria: molto. C’è chi canta, per cantare l’amore, per cantare le cose belle, o tristi, e c’è<br />
chi scrive. Per esprimere se stessi, no? E’ molto bello avere una cosa, avere un talento<br />
per esprimere se stessi. O con le parole, o cantando, suonando la musica, il pianoforte,<br />
no? Tutti vogliamo esprimerci ed è molto bello, no?<br />
Il morettino, lei dicea, il morettino dai capelli neri, che di me facesti il tuo amor. Dopo<br />
poco tempo mi hai lasciato. Io con gli occhi neri piango. Perché, perché? Io t’amavo<br />
tanto. Invece te mi … perché non … lasciare. Allora non mi hai … grazie. Buona fortuna a<br />
te, buona fortuna a me. Allora già … la cantava, la nipotina mia qui, stava qui che non si<br />
svegliava mai la mattina, no? E allora gli cantavo questa. Quando per ultimo diceva…<br />
Si….<br />
Maria: …farà pure le cose brutte, eh? Non è bello fargli pure gli auguri…<br />
Buona fortuna a te. Buona fortuna a me.<br />
Maria: ah, certo, tu facevi gli auguri a questo che ti aveva lasciato?<br />
Eh, si…<br />
Maria: oggi per la mia famiglia è un giorno molto importante, specie per me, per mio<br />
marito, per i miei figli…<br />
Questa leggila te così la voce tua quasi somiglia alla mia.<br />
Maria: è vero, è vero: se somigliano le due voci, vero Kai?<br />
Falla te questa… dilla te così …<br />
Maria: pronto?<br />
Kai: si, si.<br />
Maria: allora questo è il 10 aprile 1978. Oggi per la mia famiglia è un giorno molto<br />
importante, specie per me e per mio marito, per i miei figli.<br />
Non so dirlo… mio marito… Non so dirlo. Mio marito sono 52 anni che si trova a lavorare<br />
questa terra, io sono 33, ossia dal giorno in cui ci siamo sposati. La terra non era la<br />
nostra e potevamo abbandonarla quando volevamo, <strong>com</strong>e hanno fatto tante famiglie che<br />
l’hanno lasciata per andare in città.<br />
Ma noi nel rimanere nella terra abbiamo fatto tanti e tanti sacrifici con tante umiliazioni<br />
perché chi lavorava la terra erano considerati gente rozza e che non sapevano fare altri<br />
mestieri. Ma credo bene che invece non era così perché noi eravamo proprio affezionati e<br />
oggi, 10 aprile 1978, siamo stati ri<strong>com</strong>pensati: è passata a noi.<br />
La terra, eh? E allora ci sentiamo re e regina e se il buon Dio ci dà salute e un po’ d’anni<br />
da vivere, perché finalmente la terra e l’aria pura è ritornata invidiabile sotto tutti i punti<br />
di vista. Specie nelle città in questi ultimi tempi è una vera guerriglia civile. C’è gente che<br />
hanno perso <strong>com</strong>pletamente di essere persone umane. Commettono cose che neanche se<br />
fossero bestie farebbero a questo. Perché io che ci vivo insieme con queste bestiole, vedo<br />
da loro cose meravigliose.<br />
Anche i miei figli si trovano in città, e ogni tanto ho una fitta al cuore sentendo tutte<br />
queste cose. Ma speriamo che il Signore ci perdoni e ci ridia quella pace veramente tanto<br />
desiderata.<br />
Kai: in che anno è scritto?<br />
Maria: 1780.<br />
… settantotto.<br />
Maria: 78. 1978. Signorinella dai capelli bruni, dei tuoi genitori sei il più grande amor. Del<br />
tuo futuro sposo sei la vera luce, dei tuoi figli sei la vera strada. Percorri la tua strada con<br />
saggezza, che i tuoi figli te la seguiranno e se ti seguiranno questa strada per ri<strong>com</strong>pensa<br />
avrai felicità. Ma col passar degli anni ti sentirai un po’ stanca, ti guarderai allo specchio,<br />
vedrai capelli bianchi. Ti sentirai avvilita, ma su, fatti coraggio e non ci pensare: con i<br />
tuoi nipotini mettiti a giocare. Anno 1978. Questa poi dedicata alla mia cara mamma?<br />
Qualche giorno prima di morire…<br />
Questa ce l’abbiamo già messa, me sa, no?<br />
Maria: ce l’hai già messa?<br />
Non lo so. Non me ricordo.<br />
Maria: qualche giorno prima di morire. Cara mamma che a 85 anni ti sei incamminata in<br />
questo grande passo con un sentimento di una vera fanciulla.<br />
La vita ti è stata molto triste. A 48 anni ti si è spento il tuo amato sposo che vi volevate<br />
Maria Lapucci<br />
216
un immenso bene, nonostante la vita dura di quei tempi lontani.<br />
Tu non sei rimasta sola, sei rimasta con sette figli, frutto del suo amore, ma quanti<br />
sacrifici ti costava. Oggi però sei stata ri<strong>com</strong>pensata, … corriamo tutti al suo capezzale<br />
con Simone. Io oggi, mentre accarezzavo le tue piccole mani, tu mi guardavi fissa negli<br />
occhi, ma non mi dicevi nulla.<br />
Ma io ti leggevo nel pensiero <strong>com</strong>e tu mi avresti voluto dire. No, no, … io non voglio<br />
andare, voglio restare in mezzo a voi, ma purtroppo questo è il destino di ognuno di noi,<br />
chi prima e chi dopo, tutti dobbiamo fare questo grande passo, ma se siamo illuminati da<br />
una vera fede benché brutto ci sembrerà bello. Con grande affetto e forti baci. Maria.<br />
Kai: quand’è morto il marito di tua madre?<br />
Maria: era morto a 40 anni.<br />
Kai: 40 anni: e tu avevi quanti anni?<br />
Nel 42 era morto, nel 42 io quanto c’avevo…<br />
Maria: tu sei nata quando?<br />
Nel 22.<br />
Kai: 20 anni.<br />
Maria: 20 anni.<br />
20 anni c’avevo.<br />
Maria: eh, si, eri la capo di casa, sapevi fa tutto. Dovevi lavorare nei campi…<br />
Questo dopo che so ritornata da Roma, eh?<br />
Kai: dopo di Roma…<br />
Maria: dopo che era tornata da Roma. Perché era già stata a servizio a Roma.<br />
Kai: si, si.<br />
Dopo… aspetta questa di che è… caro Mario …ora che… certo che non vuol dire, ma aspra<br />
e dura. Ci sta scritta questa? Non lo so.<br />
Maria: questa no …, la prossima è della droga. Caro Mario, perdonami se scrivo le tue<br />
memorie. Sei venuto al mondo appena un anno dopo di me. Ah, questo è il fratello tuo.<br />
Si. Questa è dopo morto.<br />
Maria: ah, è morto?<br />
Si, 54 anni.<br />
Maria: di cosa è morto?<br />
54 anni… è stato via 18 mesi non si sa quello che ha sofferto in guerra, no? Mica<br />
sapevamo più nulla, no?<br />
Maria: venuto al mondo appena un anno dopo di me, siamo cresciuti insieme, ci<br />
volevamo assai bene. Abbiamo pure lottato perché la vita ci è stata un po’ avversaria.<br />
A 20 anni abbiamo perso il nostro babbo.<br />
A quei tempi c’era tanta miseria e qualche volta anche la fame abbiamo sofferto. E per di<br />
più scoppiò anche la guerra che a te ti portò assai lontano. E cosicché nella gioventù che<br />
potevi godere un pochino e invece le sofferenze sono state assai. E per di più 18 mesi sei<br />
stato privato anche delle notizie della tua cara famiglia che tanta sofferenza provavano<br />
anche loro per te, specie la mamma.<br />
Ma finalmente un giorno di gennaio la fortuna, grazie a Dio, ci ha assistito. Ci assistiva.<br />
Sei potuto tornare nella tua dimora. Noi tutti abbiamo fatto una grande festa. Dopo<br />
venne il giorno del tuo matrimonio che ti fece scordar tutte le tue sofferenze. La tua<br />
famiglia fu allietata da due bambine che con sacrifici gli hai dato un bell’avvenire.<br />
Anche qui però sei stato sfortunato: quanto tu ci potevi aver felicità, un brutto male ti<br />
venne a colpire. Tra un ospedale e un altro fu tutto un calvario, ma credo però che il<br />
Signore t’ha voluto bene. La salvezza t’ha voluto dare. Per cui io che mi trovavo nel tuo<br />
capezzale assieme alla tua sposa e lì vicino a te con grande amore chiedevi perdono al<br />
Signore. Ma noi da questa terra non ti possiamo più vedere. Ma tu ci vedi e ci osservi e<br />
preghi per noi che un giorno lontano …un giorno… vicino non si sa, veniamo ad<br />
abbracciarti. Questa è la promessa che il buon Dio c’ha dato. Brava. Questo è l’anno<br />
1981. Mi sembrava un anno assai felice.<br />
Questa la dico?<br />
Maria: si, brava.<br />
Anno 1981, mi sembrava un anno assai felice. Con i tempi duri che ci sono stati, di potè<br />
mette fine alla violenza. Ma ogni giorno che passa è sempre peggio. Neanche la chiesa gli<br />
fa più paura, anche il papa volevano ammazzare. Se non ci sono riusciti è perché Dio non<br />
Maria Lapucci<br />
217
ha voluto. Ma che t’ha fatto questo papa così piccolino? Fuggiva per il mondo a mette<br />
pace e tanti…<br />
Maria: e tutti gli fanno una gran festa e sarebbero felici ognuno di poterlo avere nel loro<br />
continente. Ma l’Italia… tu te lo ricordi, eh? Ma l’Italia che questa fortuna ha…<br />
Ma gli italiani che ha questa fortuna, amatelo con grande amore, che lui è <strong>com</strong>e un<br />
padre: quando vede i suoi figli andà per una brutta strada, certo che in cuor suo pace<br />
non c’è più.<br />
Maria: Dio che dal cielo ci guardi e ci segui, perdonaci dei nostri smarrimenti e dacci la<br />
pace e la tranquillità, solo tu se vuoi lo puoi fa.<br />
Kai: molto bello.<br />
Maria: dovrebbe il papa parlare così, no?<br />
Questa l’ho mandata al papa, eh?<br />
Maria: ah, brava! Hai visto?<br />
Questa l’ha mannata una volta una parente mia perché bazzicava a…<br />
Maria: a Roma. Al Vaticano.<br />
Al Vaticano l’ha mandata. Dopo sulla televisione disse che le parole belle stanno sulle<br />
persone semplici …<br />
Kai: vero, questo è vero.<br />
Eh? Ha detto che le parole belle stanno… nelle persone semplici.<br />
Maria: è vero, è vero. Perché quelli <strong>com</strong>plicati che vogliono tante cose non riescono a dire<br />
queste parole. Tu che…<br />
… mò questa ve voglio dì pure, va... ce ne avrò pure parecchie, non lo so, mo non me<br />
ricordo più.<br />
Dice, Oh cara Renza, che per prima te se presa il nome de mi padre, oh se tu l’avessi<br />
conosciuto, era un uomo onesto e intelligente, era amato da tutte le persone. Però la vita<br />
gli è stata un po’ avversaria. Quand’era piccolo ha sofferto la fame, quand’era grande che<br />
poteva godere … Però a lui andò bene, a casa sano e salvo … la vittoria potette ritornare,<br />
mentre suo fratello, più che sfortunato, morto in quelle terre lontano l’ha lasciato.<br />
E poi ben presto glie se rinnovò il dolore, vedendo la sua mamma morì di crepacuore,<br />
perché dicendo lei, un figlio non si può mai dimenticare.<br />
Poretta Renza, quando tuo padre avea la stessa età, anche lui fu preso dalla guerra, e<br />
tuo nonno sapendo la guerra <strong>com</strong>’era fatta, il cuore non ha resistito. Perciò anche lui fu<br />
toccato dalla brutta sorte, lasciando … non me ricordo…<br />
Kai: tu…<br />
Certo la tua nonna ha sofferto abbastanza, con tanti figli assieme alla miseria e per di più<br />
suo figlio per 18 mesi non seppe più nulla… non me la ricordo più questa, però ci starà<br />
scritta…<br />
Maria: ce l’hai in un altro quaderno?<br />
Non c’è lì?<br />
Maria: no, non mi sembra. Caro Mario? Caro Mario…, no questa l’abbiamo letta.<br />
… la posso ripete?<br />
Maria: certo, si, si.<br />
Kai: vediamo un po’ …. <strong>com</strong>e …<br />
Maria: facciamo l’ultima parte, eh?<br />
Ecco, allora…<br />
Maria: eravamo rimasti a…? Il morto ti ha lasciato… in terre lontane, il morto ti ha<br />
lasciato.<br />
Questo è suo fratello, morto in terre lontane, l’ha lasciato. E poi ben presto gli si rinnovò<br />
il dolore vedendo la sua mamma morì di crepacuore. Perché, dicendo lei, un figlio non si<br />
può fare criticare.<br />
Oh, Renza, oh Renza, quando tuo padre avea la stessa età, anche lui fu preso dalla<br />
guerra. Tuo nonno sapendo la guerra <strong>com</strong>’era fatta, il cuore non è resistito. Perciò anche<br />
lui, toccato dalla brutta sorte, lasciando in pena la sua madre …<br />
Certo la sua nonna ha sofferto abbastanza con tanti figli assieme alla miseria e per di più<br />
suo figlio è 18 mesi che non si seppe più nulla, trovandosi per il momento in quelle terre<br />
perse lontano.<br />
Ma finalmente un giorno venne una bella notizia, che a casa stava ritornando, e dalla<br />
Maria Lapucci<br />
218
gioia non capiva più nulla. Così noi tutti, da quel giorno, l’abbiamo vista rifiorire, passava<br />
l’ottantina… e lei ancora cammina. Perciò dategli tanti baci, famogli festa, eccola che la<br />
vita, poco ci resta.<br />
Kai: brava.<br />
E io che sono la tua zia, tanti auguri a te ti voglio fare, che un bravo giovane <strong>com</strong>e te<br />
possa incontrare, tanta felicità …<br />
Maria: bellissimo.<br />
Kai: <strong>com</strong>e ricordi bene!<br />
Maria: <strong>com</strong>e ricordi bene: che memoria! Che noi non c’abbiamo più memoria. Nessuno di<br />
noi c’ha memoria e tu ricordi tutto. Tutto. Brava, bravissima.<br />
Kai: tu, quando siamo stati qua, tu avevi parlato della tua vita a Roma, ed era molto<br />
interessante … c’era queste donne che hanno dato anni…<br />
Ah, quello dello cosu, eh?<br />
Maria: che faceva il buco sul pane per vedere se tu lo tagliavi e ne prendevi un po’…<br />
Kai: vuoi parlare un po’ di quello?<br />
Eh… quando parti te?<br />
Maria: lunedì. No, domenica.<br />
Kai: si, possiamo… è un po’ tardi adesso.<br />
Maria: la biografia…<br />
Maria Lapucci<br />
219
Kai: quando sei nato?<br />
Sono nato il 23 maggio 1905 a Roti.<br />
Raffaele Bellanti<br />
Kai: quali sono i primi ricordi di quel tempo?<br />
Maria: <strong>com</strong>’era Roti a quei tempi, un po’ <strong>com</strong>e adesso?<br />
Embè, non è <strong>com</strong>e adesso con tutte quante le case ristabilite. Era insomma molto… così<br />
… in abbandono, non è che ci si teneva molto. Ogni casa c’aveva la stalla sotto e la<br />
camera per dormire sopra; quindi sotto ci stava la stalla con le bestie perché tutti nelle<br />
frazioni c’avevano il bestiame. Chi i bovini, … c’era il maiale, c’erano le pecore… s’andava<br />
a scuola, ma quando si ritornava si andava appresso a queste bestiole: se cacciavano<br />
fuori, se portavano al pascolo e però quando si tornava a casa se studiava quello che ci<br />
dava l’insegnante.<br />
Maria: ma che vita severa!<br />
Era una vita che i giochi non si conoscevano Marì, niente da fa.<br />
Maria: solo lavoro e studio e aiutare i genitori, la famiglia.<br />
Embè, purtroppo; non c’era altro.<br />
Kai: quanti eravate in famiglia?<br />
Noi eravamo tre: due maschi e una femmina.<br />
Kai: <strong>com</strong>’era la vita a quel tempo? Non c’era la radio?<br />
Nooo, ma via! Che radio! C’era solamente il giornale che non tutti lo prendevano:<br />
qualcuno più benestante se permetteva da prende il giornale e se sapeva qualche notizia<br />
al di fuori del paese.<br />
Maria: che giornale era?<br />
Il messaggero più che altro.<br />
Kai: quando tu avevi 10 anni c’era la prima guerra mondiale…<br />
Maria: se la ricorda?<br />
Ohè, altro!<br />
Kai: che cosa ricordi? ci sono tanti morti di Pieve Torina a quel tempo?<br />
E si, molti. Una quarantina mi pare…quanti erano?<br />
Maria: cento con tutti i dintorni.<br />
Cento si, si.<br />
Kai: la vita <strong>com</strong>’era a quel tempo? Tu andavi al campo…? Quando sei andato a Roma?<br />
La vita finché diciamo si arrivava ad ultimare le scuole elementari, le medie non c’erano o<br />
perlomeno c’erano, ma toccava andà a Camerino, ma noialtri meno abbienti che<br />
succedeva?<br />
Finite le elementari se partiva, <strong>com</strong>e noi tutti quanti partiti per Roma. Tutti quanti.<br />
Maria: a che età?<br />
Io c’avevo 13 anni e partii per Roma, mio fratello invece a 12 anni, un anno prima.<br />
Quindi io ero del 5, mio fratello del 3; morti tutti, sono rimasto solo.<br />
Maria: e a Roma c’era qualcuno che l’aspettava?<br />
No, a Roma c’era da trovare il lavoro.<br />
Chi in un modo, chi un altro, ma il lavoro più o meno si trovava: c’era da lavorare, quello<br />
che uno voleva fare lo faceva.<br />
Kai: quando hai imparato a guidare la macchina?<br />
La macchina ho imparato a guidarla… dunque… fatto il militare a 20 anni.<br />
A 20 anni fui chiamato militare; feci 18 mesi a Napoli.<br />
Ritornato, io, mio fratello e un cognato (era di qualche anno più anziano di noi) … oramai<br />
quel poco che avevamo accumulato lavorando… questo più anziano dice: mettiamo su un<br />
negozio per conto nostro!<br />
E defatti aprimmo il primo negozio in via de Scipioni a Roma; negozio di generi<br />
alimentari.<br />
Raffaele Bellanti<br />
220
Siamo andati avanti lì in tre; dopo io e mio fratello siamo andati per conto nostro e lì<br />
abbiamo lasciato il cognato, cioè il marito di mia sorella. Fino ad una certa età.<br />
Dopo io ho preso moglie nel 31 (a 26 anni).<br />
Kai: <strong>com</strong>’era quel negozio?<br />
Maria: vendere generi alimentari era <strong>com</strong>e adesso?<br />
Nooo! Era tutto quanto così a portata di mano, dentro li sacchi, le cassette… lo scaffale<br />
per la pasta… di varie qualità: tutto quanto sciolto, non c’era niente di chiuso, tutto<br />
aperto. Potevi prendere un’etto, due etti, tre etti, mezzo chilo… tutto.<br />
Maria: la pasta la vendeva nel negozio?<br />
E <strong>com</strong>e no? Spaghetti, spaghettini, cannelloni … rigatoni, rigatoncini: de tutte le qualità!<br />
C’erano li pastifici che facevano la pasta di tutte le qualità: corta e lunga, ma questo se lo<br />
ricorderà pure lei!<br />
Maria: io mi ricordo il sale, no il sale… che c’erano nei grandi sacchi… solo due o tre cose<br />
c’erano rimaste quando io ero piccola.<br />
Fagioli? Può darsi…<br />
Maria: fagioli, si… le castagne… le cose secche.<br />
Kai: e <strong>com</strong>e erano i prezzi ad esempio per la pasta?<br />
Adesso che possa ricorda li prezzi diciamo di 70 anni fa, non me ricordo veramente.<br />
Maria: però uno se li può immaginare, no?<br />
Ma via!<br />
Kai: quanto era il guadagno?<br />
Il guadagno, questo ricordo, che <strong>com</strong>plessivamente avevamo il 10 per cento sull’incasso:<br />
alla sera se prendeva l’incasso della giornata e più o meno il 10 per cento de guadambio.<br />
Maria: dove ordinavate le cose?<br />
C’erano i magazzini all’ingrosso, tu lì ordinavi tanto di questo, tanto di quest’altro e poi<br />
dopo con li carrioli… loro c’avevano li cavalli, prendevano l’ordinazione e te portaveno.<br />
I pastifici c’avevano delle banche <strong>com</strong>e sto tavolino, così alte e lì la pasta lunga, tutta<br />
quanta diciamo arrotolata, 5 chili per 5 chili l’arrotolavano, capito? Una appresso all’altra<br />
e in una cassa ce potevano sta quelli 30-40 chili de roba. Dopo la roba minuta, la roba<br />
diciamo corta, i rigatoni, li rigatoncini, le penne, le conchiglie, tutta quanta sta roba,<br />
quella veniva sui sacchettini.<br />
Kai: c’erano i cavalli e il carro per portarlo?<br />
Il cavallo col carretto. E per Roma, il trasporto, c’erano le carrozzelle: le famose<br />
carrozzelle coi cavalli.<br />
Maria: che adesso in qualche città li usano per i turisti…<br />
Ancora, quello che c’era all’epoca.<br />
Poi fecero li trammi elettrici. Camminavano sulle rotaie e una stecca che faceva contatto<br />
con un filo elettrico. E andavano.<br />
Maria: quelli quando <strong>com</strong>inciarono, negli anni 30?<br />
Penso, si.<br />
Kai: e le prime macchine che tu hai guidato?<br />
Embè, io… le prime macchine che ho vista… pensa, avevo 5 anni e la pora mamma me<br />
stava pettinando davanti alla finestra; è la prima macchina che faceva Visso Camerino;<br />
un pullman, un piccolo pullman e allora le prime volte che passava se sentiva (e capirai il<br />
rumore era quello che era allora) sentii questo rumore… me lancia per vedè sto rumore e<br />
me se ruppe un braccio!<br />
Questo è un ricordo, a 5 anni… caddi per terra… questo è successo che c’avevo 5 anni<br />
(quindi nel 1910).<br />
E sul museo ci dovrebbe essere la foto di questo pullman, che è caduto poi, poco tempo<br />
dopo a Roti, venendo giù, c’è una scarpata verso er fiume e andiede fuori strata e<br />
andiede de sotto (ma però di gente ce n’era poca e non se fecero niente, non ci furono<br />
morti). Questo fu nel 10-11.<br />
E dopo man a mano è venuto il progresso, insomma, ma più che altro il progresso si è<br />
verificato alla fine della guerra; dopo la guerra è venuto il progresso con tutte quante le<br />
altre cose che prima non esistevano.<br />
Ecco tutto, non c’è altro.<br />
Raffaele Bellanti<br />
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Kai: quando io arrivai qua c’eri tu e due o tre macchine …<br />
A si, si, c’era la mia. Io facevo il noleggio (e poi chi c’era?) quella del veterinario. Il<br />
medico dopo.<br />
Maria: zio Duilio?<br />
E’ uno di Capriglia, un certo Marini.<br />
Maria: Antonio Marini da Roma.<br />
Ecco: una, due, tre. Abbiamo fatto, sai.<br />
Kai: incredibile, io ricordo … sei stanco? Ci sono altre 2 o 3 domande…<br />
Maria: vorrebbe fare altre domande, ma domani perché lei adesso mangia….<br />
No, no, no e poi so stanco, non me ne va: basta.<br />
Kai: grazie.<br />
Maria: grazie mille.<br />
Raffaele Bellanti<br />
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