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IL CALITRANO N. 16

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<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni<br />

Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze<br />

ANNO XXI - NUMERO <strong>16</strong> (nuova serie) GENNAIO-APR<strong>IL</strong>E 2001<br />

VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936


IN COPERTINA:<br />

L’ARCO DI ZAMPAGLIONE con il suo<br />

caratteristico tunnel che sbuca più avanti in<br />

via Pasquale Berrilli di fronte al palazzo<br />

rosso che si vede in fondo appartenuto alle<br />

sorelle Rinaldi ed oggi sede della Biblioteca<br />

Comunale. Il palazzo baronale è carico di<br />

storia perché da sempre appartenuto alla<br />

famiglia Zampaglione che insieme ai Tozzoli<br />

e ai Berrilli si sono contesi, per anni, la<br />

leadership nel nostro paese. Basta rivedere<br />

le strade, le case, i luoghi della nostra<br />

fanciullezza per riandare col pensiero agli<br />

indimenticabili ricordi dell’infanzia.<br />

Foto Flash<br />

<strong>IL</strong> GIUB<strong>IL</strong>EO<br />

Tutto il mondo gioirà<br />

quando la porta si aprirà.<br />

Darà felicità,<br />

gioia, amore,<br />

libertà.<br />

Quel giorno sarà ricordato<br />

negli anni, nei secoli, nei<br />

millenni,<br />

per sempre.<br />

Gesù porterà<br />

luce e amore<br />

per farci prendere la strada<br />

giusta,<br />

la strada della felicità.<br />

Tutti gioiranno<br />

neri, gialli, bianchi e pellirosse.<br />

Sarà il giorno più bello<br />

di tutta la nostra vita.<br />

Il razzismo sparirà<br />

e l’uguaglianza ci sarà<br />

perché Gesù dà felicità.<br />

La piccola Enza Metallo<br />

Dalla Germania<br />

RICORDA<br />

CHE LA TUA OFFERTA<br />

È DECISIVA<br />

PER LA PUBBLICAZIONE<br />

DI QUESTO GIORNALE<br />

IN<br />

QUESTO NUMERO<br />

Sconfiggere l’indifferenza<br />

di Raffaele Salvante 3<br />

Viaggio di studi a Calitri 4<br />

Parco Letterario<br />

“Francesco De Sanctis” 5<br />

Rocco Polestra<br />

Uomo, medico, politico<br />

Il Cronista 6<br />

La polemica sui Marchesi<br />

di Calitri<br />

di P. Gerardo Cioffari O. P. 8<br />

Riflessioni sulla pace<br />

Saverio Bardi 11<br />

I Luoghi di Calitri - 2<br />

Emilio dott. Ricciardi 12<br />

Racconti<br />

di Teresa prof.ssa Di Maio 13<br />

Lettera al Direttore 14<br />

LA NOSTRA BIBLIOTECA <strong>16</strong><br />

VITA CALITRANA 18<br />

DIALETTO E CULTURA<br />

POPOLARE 19<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 20<br />

MOVIMENTO<br />

DEMOGRAFICO 22<br />

REQUIESCANT IN PACE 23<br />

BUONA PASQUA<br />

2001<br />

Signore ti preghiamo<br />

per il pane di ogni dì,<br />

per chi vive e per chi muore,<br />

per chi piange<br />

in mezzo a noi,<br />

per chi ha il cuore vuoto,<br />

per chi, ormai,<br />

non spera più,<br />

per chi amore<br />

non ha visto mai<br />

<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

ANNO XXI - N. <strong>16</strong> n.s.<br />

Periodico quadrimestrale<br />

di ambiente - dialetto - storia e tradizioni<br />

dell’Associazione Culturale “Caletra”<br />

Fondato nel 1981<br />

Sito Internet - http://dinonet.it/calitrano<br />

E-mail: <strong>CALITRANO</strong>@dinonet.it<br />

Direttore<br />

Raffaella Salvante<br />

Direttore Responsabile<br />

A. Raffaele Salvante<br />

Segreteria<br />

Martina Salvante<br />

Direzione, Redazione, Amministrazione<br />

50142 Firenze - Via A. Canova, 78<br />

Tel. 055/78.39.36<br />

Spedizione in abbonamento postale,<br />

art. 2 comma 20/C Legge 662/96, Firenze<br />

C. C. P. n. 11384500<br />

La collaborazione è aperta a tutti,<br />

ma in nessun caso instaura un rapporto<br />

di lavoro ed è sempre da intendersi<br />

a titolo di volontariato.<br />

I lavori pubblicati riflettono il pensiero<br />

dei singoli autori, i quali se ne assumono<br />

le responsabilità di fronte alla legge.<br />

Il giornale viene diffuso gratuitamente.<br />

Attività editoriale di natura non<br />

commerciale nei sensi previsti dall’art. 4<br />

del DPR <strong>16</strong>.10.1972 n. 633<br />

e successive modificazioni.<br />

Le spese di stampa e postali sono coperte<br />

dalla solidarietà dei lettori.<br />

Stampa: Polistampa - Firenze<br />

Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981<br />

del Tribunale di Firenze<br />

Il Foro competente per ogni controversia è<br />

quello di Firenze.<br />

Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato<br />

a “<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>” - Firenze oppure<br />

c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante<br />

A. Raffaele c/o Sede Centrale della<br />

Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via<br />

Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6<strong>16</strong>0.6 -<br />

CAB 2800<br />

Chiuso in stampa il 27 marzo 2001


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

TROPPE SONO LE URGENZE, NON SI PUÒ RESTARE INSENSIB<strong>IL</strong>I<br />

SCONFIGGERE L’INDIFFERENZA<br />

Non possiamo cullarci irresponsabilmente in una sensazione di forzato appagamento<br />

ed ancor meno indurci ad un atteggiamento di comodo disimpegno,<br />

ma bisogna rendere concretamente operativo<br />

il ricco patrimonio di valori che abbiamo avuto in eredità.<br />

onvivere, o meglio divenire una “comu-<br />

Cnità” che condivide il lavoro, i servizi<br />

elementari, la sicurezza e così via, richiede<br />

grandi sacrifici che hanno il merito di costruire<br />

un vero, autentico cammino di civiltà.<br />

La non accettazione di questi sacrifici<br />

manifesta l’inquietante e pericolosa emarginazione<br />

che genera offesa alla giustizia e<br />

alla civiltà dell’uomo, e, purtroppo, può innestare<br />

comportamenti gravemente lesivi di<br />

ogni morale.<br />

Infatti, non ci si può nascondere che il<br />

cumulo dei bisogni e delle situazioni disperate<br />

è crescente e supera le energie e le possibilità<br />

di qualsiasi organizzazione, anche la<br />

meglio organizzata; per cui la sfida diventa<br />

grandemente impegnativa: l’accoglienza reciproca<br />

dell’altro è un severo banco di prova<br />

dell’autenticità dell’amore cristiano, capace<br />

di proporre gli orientamenti etici che presiedono<br />

a ogni retta soluzione dei problemi<br />

umani e sociali.<br />

Comunque, edotti dai troppi errori e<br />

dalle numerose deviazioni del passato, bisogna<br />

mirare piuttosto a una responsabile<br />

presa di coscienza collettiva dei problemi,<br />

sicuri che il messaggio cristiano, lungi dal<br />

distogliere gli uomini dal compito di edificare<br />

il mondo, lungi dall’incitarli a disinteressarsi<br />

del bene dei propri simili, li impegna<br />

piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora<br />

più stringente.<br />

Infatti, il nostro mondo entra nel nuovo<br />

millennio carico delle contraddizioni di una<br />

crescita economica, culturale, tecnologica,<br />

che offre a pochi fortunati grandi possibilità,<br />

lasciando milioni di persone non solo ai<br />

margini del progresso, ma alle prese con<br />

condizioni di vita molto al di sotto del minimo<br />

dovuto alla dignità umana.<br />

Se aggiungiamo alle vecchie le nuove<br />

povertà, lo scenario delle precarietà può allargarsi<br />

indefinitamente investendo anche<br />

gli ambienti e le categorie non prive di risorse<br />

economiche, ma esposte alla disperazione<br />

del non senso, all’insidia della droga,<br />

all’abbandono nell’età avanzata o nella malattia,<br />

all’emarginazione o alla discriminazione<br />

sociale.<br />

Stiamo assistendo e partecipando ad una<br />

grande, dissennata abbuffata nel corso della<br />

quale tutti i valori sono andati dispersi, tutte<br />

le regole calpestate, tutti i rapporti imbarbariti;<br />

una società che appare affascinata dal<br />

provvisorio, dall’effimero, dallo sperimentale<br />

mentre la gran parte dei cittadini, con<br />

una inescusabile leggerezza, vive nella pigrizia<br />

e nel disinteresse.<br />

L’agonia di un sistema politico logorato<br />

dalla inefficienza, una società che smarrendo<br />

l’etica dei doveri e abbracciando quella<br />

dei desideri, si aggira smarrita fra le sottili e<br />

seducenti provocazioni del benessere, del<br />

successo e del potere ad ogni costo, ha urgente<br />

bisogno di autentici promotori di valori<br />

spirituali e morali per evitare tutto ciò<br />

che può ledere la famiglia e quindi la società<br />

nella sua esistenza, stabilità, equilibrio,<br />

felicità.<br />

Basta pensare all’inaugurazione dell’anno<br />

giudiziario, una inutile e comica<br />

cerimonia che si ripete ogni anno e ogni<br />

volta è un piangersi addosso perché nulla<br />

funziona, ma, ciononostante, si continua a<br />

restare prigionieri del passato, senza alcuna<br />

operosa iniziativa di riforma sostanziale,<br />

per una giustizia equilibrata, trasparente,<br />

efficace e credibile; basta pensare, come<br />

abbiamo già detto altre volte, ai moderni<br />

negrieri del sesso e dell’emigrazione che<br />

non solo schiavizzano minorenni per l’indegno<br />

mercato del sesso e sfruttano la voglia<br />

di libertà e lavoro di tanta povera gente,<br />

ma continuano ad introdurre grosse quantità<br />

di droga e di armi in una società come la<br />

nostra sempre più senza regole e con una libertà<br />

senza limiti diventata un potere incontrollabile,<br />

senza che ci sia la volontà politica<br />

di approntare leggi capaci di arginare<br />

questi tristi fenomeni., in parole povere assistiamo<br />

al vuoto dello Stato…<br />

E per ritornare più vicino al nostro Meridione,<br />

basta leggere le 250 pagine che la<br />

Corte dei Conti, con delibera n. 5/2001/G<br />

– Sezione di Controllo – Collegio III –<br />

Adunanza del 01.12.2000 ha scritto dopo<br />

venti anni, rendendo pubblici i dati della<br />

vergognosa gestione dei fondi della legge<br />

219/81. Tutti sapevamo, 3.500 miliardi sperperati,<br />

ma le numerose proteste, le denunzie<br />

non sono valse ad arginare questo sfrontato<br />

assalto ai finanziamenti pubblici e quel che<br />

è peggio non c’è nessun colpevole! Chi paga<br />

queste ruberie? Il solito Pantalone!<br />

3<br />

Un retaggio ancora più grave è il sentimento<br />

di sfiducia, di insicurezza, di precarietà<br />

in cui vive il cittadino, confuso dall’idea,<br />

consolidata e diffusa, che non si possa<br />

avere vera giustizia: una lenta, quasi indolore<br />

deriva che spesso – purtroppo – ci vede<br />

testimoni assenti, silenziosi e sempre più<br />

spesso omertosi per paura.<br />

Invece, proprio ora deve essere l’ora di<br />

una “nuova fantasia della carità” che invece<br />

di rischiare di affogare in quel mare di<br />

parole a cui l’odierna società della comunicazione<br />

quotidianamente ci espone, si manifesti<br />

non tanto e non solo nell’efficacia<br />

dei soccorsi prestati, ma nella capacità di<br />

farsi vicini, solidali con chi soffre, così che<br />

il gesto di aiuto sia sentito non come obolo<br />

umiliante, ma come fraterna condivisione,<br />

intesa come lievito di speranza per il futuro.<br />

Soltanto una grande mobilitazione di intelligenze,<br />

di energie, di opinione pubblica<br />

che non tenti soltanto di bendare le ferite,<br />

ma agisca con una lunga, lenta, profonda e<br />

perseverante opera di rinnovamento, può costituire<br />

una sfida feconda con una testimonianza<br />

silenziosa, operante, efficace, capace<br />

di portare energie alla ricerca di un futuro<br />

più umanizzato.<br />

Una buona e costante predisposizione<br />

alle valutazioni sagge, equilibrate e alla pazienza<br />

farà sì che il senso del dovere non sia<br />

mai confuso con uno scoraggiante rigorismo<br />

e che l’amore comprensivo non si trasformi<br />

in remissiva debolezza; evitando,<br />

perciò, da un lato un comportamento troppo<br />

passivo che non promuove il dialogo, e dall’altro<br />

un’invadenza eccessiva che può bloccarlo.<br />

Siamo debitori verso la società - ma essenzialmente<br />

verso i giovani - di un significativo<br />

esempio di come si debba ancora e<br />

più che mai, in un mondo che pare sempre<br />

più scostarsi dai valori umani, coltivare gli<br />

ideali di solidarietà in una difficile ma coerente<br />

pratica quotidiana.<br />

Solo la speranza cristiana, vissuta ed<br />

operante sempre, riuscirà a far superare la<br />

tentazione dello scoraggiamento per aprirci<br />

a un futuro più a misura d’uomo, anche se il<br />

sentiero del bene non è sicuramente facile o<br />

agevole.<br />

Raffaele Salvante


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

sperienza fortemente positiva è stato il viaggio di studio a<br />

ECalitri per i 9 ragazzi che frequentano i Corsi di Lingua e<br />

cultura italiana gestiti dal CO.AS.SC.IT. di Friburgo in Brisgovia<br />

(Germania) perché hanno potuto mettere in pratica, in<br />

un contesto tutto italiano, le competenze comunicative e culturali<br />

acquisite negli anni di frequenza ai corsi suddetti.<br />

Il viaggio di studio è stato voluto e finanziato dal<br />

CO.AS.SC.IT. in collaborazione con l’Istituto Secondario di<br />

Istruzione Superiore di Calitri nella persona del prof. Luigi Di<br />

Guglielmo che ha organizzato il piano di lavoro del viaggiostudio.<br />

I nostri ragazzi provengono da varie cittadine del sud<br />

della Germania, tra loro quindi non si conoscevano, la loro conoscenza,<br />

tramutatasi subito in amicizia, è nata sull’autobus durante<br />

il viaggio. La mattina del 29 ottobre siamo arrivati a Calitri<br />

ed abbiamo avuto un’ottima sistemazione all’Hotel “Ambasciatori”<br />

dove abbiamo ricevuto il benvenuto dal prof. Di<br />

Guglielmo e da una rappresentanza degli studenti dell’Istituto<br />

d’Arte. I ragazzi hanno subito fraternizzato decidendo di trascorrere<br />

il pomeriggio passeggiando per il centro di Calitri dopo<br />

aver visitato il Comune, accolti da una rappresentanza dell’Amministrazione<br />

comunale ed il Palazzo di proprietà del barone<br />

Zampaglione che con raffinata cortesia ci ha concesso di<br />

visitare il suo palazzo che ha notevolmente affascinato i miei<br />

studenti.<br />

Il lunedì 30 i ragazzi hanno visitato l’Istituto Statale d’Arte<br />

girando per le classi ed i laboratori avendo anche modo di parlare<br />

sia con i professori che con gli alunni dell’Istituto d’Arte<br />

“S. Scoca”. I miei studenti sono rimasti talmente affascinati<br />

dalle attività di laboratorio, specialmente pittura su legno e lavorazione<br />

dell’argilla, che hanno espresso il desiderio di poter<br />

praticare anche loro queste attività. Il desiderio è stato accolto<br />

DALLA GERMANIA<br />

VIAGGIO DI STUDIO A CALITRI<br />

28 ottobre - 3 novembre 2000<br />

Website dei Calitrani in America<br />

For those of you who do not know Italian and<br />

wish to learn about the history and rich culture of<br />

your Calitran heritage, there is an English-language<br />

website “Calitrian Connections” at<br />

http://freepages.genealogy.rootsweb.com/<br />

-calitri/Calitri/Index.htm<br />

on the Internet.<br />

This website, put together through the shared efforts<br />

of Calitran-Americans, continues to grow<br />

with articles on everything calitrana. If you are interested<br />

in the history of Calitri, seeking the ship<br />

which transported your roots to the U. S., or are<br />

climbing your family tree… or, perhaps, you simply<br />

want to savor the traditions of your ancestral<br />

home, access the above mentioned website.<br />

4<br />

e, grazie alla disponibilità del personale docente e non docente<br />

dell’Istituto, realizzato il giovedì 2 novembre.<br />

Sulla via del rientro all’hotel, passando per il centro storico,<br />

i ragazzi sono stati colpiti, molto piacevolmente, dalla gentilezza<br />

ed ospitalità di un’anziana signora che ha permesso loro<br />

di visitare la sua caratteristica casa scavata nella roccia tufacea<br />

tipica delle case calitrane del centro storico. Il martedì 31 una<br />

bella esperienza per i miei studenti è stata la gita a Napoli, insieme<br />

ai ragazzi della 5^A dell’Istituto Tecnico Commerciale e<br />

alla 5^B del Liceo Scientifico e una piccolissima rappresentanza<br />

dell’Istituto d’Arte. L’escursione è stata magistralmente<br />

organizzata dal prof. Di Guglielmo, che ha saputo dividere bene<br />

la giornata dedicando tutta la mattinata alla visita della Certosa<br />

di S. Martino, al Palazzo Reale e al Maschio Angioino ed<br />

il pomeriggio allo shopping in via Roma e in via Chiaia.<br />

La capacità organizzativa del prof. Di Guglielmo è dimostrata<br />

anche dal fatto che è riuscito, per la prima volta, a coinvolgere<br />

in una gita classi dei tre Istituti superiori di Calitri.<br />

L’escursione a Napoli per i miei studenti è stata il punto forte di<br />

tutta la vacanza-studio, essi hanno molto apprezzato i monumenti<br />

visitati, riuscendo anche a capire il linguaggio tecnico<br />

usato dalla guida, ed hanno apprezzato tanto, se non di più, il<br />

pomeriggio. Il mercoledì 1 novembre c’è stata l’escursione a<br />

Melfi con visita al Castello e al Museo annesso, alla Porta Venusina<br />

e alla Cattedrale. Molto piacevole è stata anche la visita<br />

ai laghi di Monticchio. Il giovedì 2 con le attività di laboratorio<br />

all’I.S.A. e una capatina al mercato settimanale, si è concluso il<br />

viaggio-studio tra addii, lacrime e promesse di contatti telefonici<br />

e postali da parte dei ragazzi, promesse che tutt’ora vengono<br />

mantenute.<br />

Saverio Mangione<br />

Napoli 31 ottobre 2000, gli studenti provenienti dalla Germania, accompagnati dal prof.<br />

Saverio Mangione e la signora Sonia Lepre, insieme al prof. Luigi Di Gugliemo, in un momento<br />

di pausa davanti al Maschio Angioino a Napoli.


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

“I<br />

PARCO LETTERARIO<br />

“FRANCESCO DE SANCTIS”<br />

viaggi sentimentali avvengono ogni<br />

qualvolta uno di noi parte lungo<br />

un itinerario ideale e talora misterioso,<br />

accompagnato da un sentimento prevalente,<br />

da un desiderio di incontrare, gustare,<br />

conoscere, attraversare un ambiente<br />

che per qualche ragione abbiamo<br />

sognato di raggiungere, anche solo<br />

per alcune ore”.<br />

Al vespro (ore 17.00) di martedì<br />

1° agosto 2000 ci siamo ritrovati allo<br />

scalo ferroviario di Morra, invitati dal<br />

Presidente del Parco Letterario “Francesco<br />

De Sanctis” per ripercorrere in treno<br />

il viaggio sentimentale che l’illustre irpino<br />

fece nel 1875 nel “Viaggio elettorale”.<br />

Suggestiva l’attesa e l’arrivo del treno,<br />

composto da carrozze d’epoca, proveniente<br />

da Lioni e diretto a Calitri. Un<br />

banditore attira l’attenzione dei convenuti<br />

e un cantastorie legge col megafono<br />

alcuni passi del De Santcis che, a risentirli<br />

in quell’affascinante ambiente fecero<br />

sognare cento anni di storia.<br />

Appena saliti sulle carrozze con i sedili<br />

di legno, un suonatore di organetto ci<br />

intrattenne piacevolmente con musiche<br />

folcloristiche e popolari; intanto, il caldo,<br />

la musica e il rumore del treno costringono<br />

i passeggeri ad affacciarsi per un<br />

bisogno d’aria e ai loro occhi si presenta<br />

il paesaggio biondeggiante e quasi incantato<br />

della valle dell’Ofanto e quello<br />

collinare di Conza, Cairano, Sant’Andrea,<br />

Calitri e Pescopagano. Giunti alla<br />

stazione procediamo per Calitri in autobus<br />

dove ci accolgono “ngimma cort’”<br />

o piazza della Repubblica l’assessore alla<br />

cultura prof.ssa Paola Pignataro e due<br />

ragazze in costume “cu lu p’zz’ll’”; attraversiamo,<br />

poi il tunnel del Municipio<br />

per visitare l’antica chiesa dell’Annunziata,<br />

mentre il banditore richiama l’attenzione<br />

della folla.<br />

Dal balcone del palazzo Rinaldi (oggi<br />

biblioteca comunale), l’attore Giovanni<br />

Turco – che impersona Francesco de<br />

Sanctis – declama la pagina del De Sanctis<br />

su “Calitri la Nebbiosa”, contemporaneamente<br />

una classe di bambini gioca<br />

nei vicoli “a l’accuvatura” a simboleggiare<br />

la vita e l’arrivo del progresso…”<br />

eforse un giorno qualche fortunato<br />

mortale scriverà un nuovo capitolo intitolato:<br />

Il sole di Calitri”; così il De<br />

Roma, 13 gennaio 2000, i coniugi Vito Nicola<br />

Di Maio e Concetta Mottola davanti alla basilica<br />

di S. Giovanni in Laterano in occasione<br />

dell’anno Santo 2000.<br />

Sanctis nel 1875 esortò i giovani di Calitri<br />

a superare qualsiasi forma di scetticismo,<br />

ad impegnarsi, ad agire cercando<br />

di modificare la realtà della terra irpina.<br />

Dopo la rappresentazione gli autorevoli<br />

ospiti visitano il centro storico, la<br />

casa natale dell’On.le Prof. Salvatore<br />

Scoca “Avvocato Generale dello Stato” e<br />

Venezuela, Chacao Pasquetta 1955, da sinistra:<br />

Salvatore Cristiani, Pasquale Cristiani, Pietro<br />

Zabatta, Nicola r’ la quequa, Giovanni Russomanno<br />

(prendi una pasta); davanti: Antonio<br />

Zazzarino e Michele Panniello.<br />

5<br />

la chiesa dell’Immacolata Concezione;<br />

momenti di grande emozione accompagnano<br />

e scandiscono questo straordinario<br />

viaggio nel “tempo perduto”… pardon,<br />

passato, e le prime ombre della sera ci riportano<br />

a fatica al tempo presente.<br />

Ancora storditi dalla nostalgia, i trecento<br />

convenuti ripartono con gli autobus<br />

per la stazione dove li aspetta il treno<br />

per Morra; il viaggio sentimentale termina<br />

nel piazzale retrostante lo scalo ferroviario<br />

di Morra De Sanctis con il ringraziamento<br />

delle Autorità, ma la festa<br />

prosegue con musiche e balli fino a notte<br />

fonda con la degustazione di vini e di<br />

prodotti tipici locali.<br />

Le iniziative in progetto<br />

Per l’immediato futuro i gestori del<br />

Parco stanno lavorando alla preparazione<br />

delle seguenti iniziative un Seminario di<br />

studi desanctisiani da tenere in gennaio a<br />

Lacedonia, in collaborazione con l’Istituto<br />

Magistrale (istituito dal De Sanctis e<br />

a lui intitolato) e con il Liceo Ginnasio di<br />

Sant’Angelo dei Lombardi. Il seminario,<br />

centrato sulla critica letteraria di ispirazione<br />

desanctisiana e sull’evoluzione delle<br />

teorie letterarie, costituisce anche una<br />

sorta di preparazione al programmato<br />

Certamen che si terrà agli inizi di giugno<br />

2001;<br />

• un evento musicale a Lacedonia, in linea<br />

con quelli tenutisi ad agosto e in<br />

concomitanza con il Seminario di studi;<br />

• l’inaugurazione ufficiale della Biblioteca<br />

di Poesia e del Caffè Letterario<br />

nel Castello di Bisaccia, con un altro<br />

incontro di lettura con scrittori (tra dicembre<br />

e gennaio);<br />

• un corso di cucina tradizionale (entro<br />

gennaio) a Morra De Sanctis e/o presso<br />

aziende agrituristiche di Guardia dei<br />

Lombardi sulla lavorazione del maiale;<br />

• un Viaggio sentimentale, a Morra in<br />

marzo;<br />

• un corso di danze tradizionali a Calitri<br />

nel mese di febbraio;<br />

• iniziative legate alla mostra interattiva<br />

“Le ruote quadrate”, nella primavera<br />

prossima.<br />

Vito Alfredo Cerreta


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

resso i locali dell’ex ECA a Calitri,<br />

P domenica 19 gennaio 2001 con la<br />

collaborazione del Circolo Aletrium,<br />

della Pro Loco e del Circolo Professionisti,<br />

l’ottimo avvocato Vito Zarrilli ha<br />

presentato, ad un folto pubblico, il volume<br />

postumo “Cantastorie” del mai<br />

troppo compianto dottor Rocco Polestra,<br />

che per un lungo arco di tempo esercitò<br />

un ruolo non secondario nella vita politica,<br />

civile e culturale di Calitri e dell’intera<br />

provincia e fu un sicuro punto di<br />

riferimento per la nostra comunità.<br />

Un volume che racchiude cinque<br />

novelle ricche di vari riferimenti precisi<br />

e connotati sì da offrire un quadro<br />

puntuale ed analitico dei diversi aspetti<br />

della vita di un piccolo centro dell’Alta<br />

Irpinia, che assurge comunque a “specchio”<br />

di una realtà più ampia, identificabile<br />

certamente con quella di buona<br />

parte del meridione d’Italia.<br />

La Storia vera, come si sa, affonda<br />

le sue radici nella cronaca, nella vita<br />

quotidiana della gente comune, per cui<br />

si può facilmente cogliere oltre ai di-<br />

ROCCO POLESTRA<br />

Un uomo, un medico, un politico, un grande benefattore<br />

Calitri 19.11.2000, l’intervento di Francesco Marino Polestra figlio di don Rocco, nato a New York e residente<br />

a Boston negli USA, con il tavolo della presidenza composta da Giovanni Rinaldi presidente della<br />

Pro Loco, l’avvocato Vito Zarrilli che ha presentato il libro “Cantastorie”, il professore Vito Bozza che<br />

ha scritto la prefazione al libro, la dottoressa Vincenza Cubelli in rappresentanza del Circolo Aletrium.<br />

versi ambienti descritti, alle diverse circostanze<br />

della quotidianità della vita e<br />

in particolare alle fatiche dei campi, un<br />

6<br />

humus di valori morali e civili con una<br />

serie complessa di problematiche politiche,<br />

economiche e sociali che fanno<br />

Calitri 19.11.2000, prima fila: Maria Antonietta Polestra, Giulia Adele Polestra, figlia di Francesco Marino, dottor Reggiano di Roma, dottor Antonucci da<br />

Torino tutti amici diFrancesco Marino Palestra, seconda fila: amica della sig.ra Marina De Vitis, figlio della signora Marina De Vitis, dottor Roberto De Vitis<br />

da Napoli, gli altri tre tutti parenti della signora De Vitis, terza fila: ins. Carlo De Rosa,Antonietta Norillo e il marito generale Michelangelo De Rosa,<br />

prof.Antonio Altieri, dietro: Iolanda e Aurora Di Roma,Vannalucy Di Cecca e la madre ins.Alfonsina De Chiara.


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

del Polestra un perfetto conoscitore del<br />

mondo che rappresenta ed attento interprete<br />

della sua ansia di progresso.<br />

Perfetto conoscitore delle vicende<br />

paesane, Polestra possiede il dono di<br />

saperle trasmettere, egli sa “comunicare”,<br />

elevandosi a divulgatore chiaro e<br />

preciso di personaggi, luoghi e momenti<br />

dalla mutante consistenza, porta<br />

dell’esercizio della sua professione di<br />

medico lo scrupolo e la dignità che gli<br />

derivano dalla coscienza adamantina<br />

del dovere verso la comunità, dell’impegno<br />

civile, del rifiuto di ogni utilitarismo,<br />

unisce alla profonda preparazione<br />

un gusto sicuro ed una raffinata sensibilità.<br />

Una umanità larga e profonda, la<br />

semplice cordialità con cui offriva la<br />

sua amicizia e faceva superare barriere<br />

di età, ruolo, esperienza, sono le qualità<br />

oggi tanto rare, che più ce lo fanno<br />

rimpiangere; la sua è stata stagione di<br />

uomini probi dei quali il mondo di oggi,<br />

via via che passano gli anni, sente<br />

sempre più viva la mancanza. L’impegno,<br />

poi, e la partecipazione alla vita<br />

delle istituzioni fu pari alla fede e all’abnegazione<br />

verso gli amici e verso<br />

tutti coloro che ne avevano bisogno.<br />

Generoso e attivo, ricco di calore<br />

umano e capace di grandi delicatezze,<br />

comprensivo e insieme rigoroso e fermo,<br />

a tutti sapeva ispirare simpatia e<br />

fiducia; la sua concezione viva ed aperta<br />

dell’impegno civile lo portò ad ac-<br />

Rocco Polestra, nato a Calitri il 22 novembre<br />

1897 da Francesco medico e da Adele Bruni di<br />

Montella, e deceduto a Calitri il 7 agosto 1981.<br />

cettare responsabilità e incarichi anche<br />

fuori del suo stretto ambito professionale,<br />

ricoprendo incarichi politici.<br />

Ma al di là di ogni altra lode quello<br />

che più colpiva in quest’uomo, in questo<br />

medico era il suo amore per la professione<br />

che lo portò ad esercitare in<br />

veri e propri tuguri dei delicati interventi,<br />

sempre a favore di gente povera<br />

che non aveva alcuna possibilità di pagare<br />

le sue prestazioni e che lui, il medico,<br />

non umiliò mai, anzi aiutò in vari<br />

modi. Chi scrive ha ricordi indelebili<br />

di alcuni fatti che risalgono a circa 50<br />

anni fa, quando di notte andava in com-<br />

7<br />

pagnia di qualche adulto a bussare alla<br />

porta di do’ Rrocch’ – con questo nome<br />

veniva generalmente chiamato – per<br />

improvvise urgenze mediche e dopo<br />

ore di lavoro sentirlo rispondere alla<br />

falsa domanda: “quand’ ven’ il disturbo?”<br />

(perché comunque non c’erano<br />

soldi da dare) non vi preoccupate, pensate<br />

a star bene, so’ io chi mi deve pagare<br />

per voi.<br />

Se ognuno guarda alla propria esperienza,<br />

quante volte un fatto, un luogo,<br />

una persona ha rappresentato un dono,<br />

cioè qualcosa di inaspettato e illuminante,<br />

che ha avuto effetto nella nostra<br />

vita nel corso del tempo, così queste parole<br />

suonarono decisive e profondamente<br />

formative alle orecchie di un ragazzino<br />

vispo, sempre attento e pronto a<br />

memorizzare tutto, che capiva le estreme<br />

condizioni di indigenza e prendeva<br />

quest’uomo “burbero benefico” come<br />

esempio di virtù eccelse da personificare<br />

nella propria vita di adulto senza<br />

mai dire no a chiunque avesse avuto bisogno,<br />

sempre pronto a dare una mano<br />

a chi ne avesse avuto necessità.<br />

Questi sono soltanto alcuni esempi,<br />

di una intera vita spesa al servizio del<br />

prossimo e che lasciano veramente una<br />

eredità di valori! E a Calitri quasi tutte<br />

le famiglie devono a quest’uomo, a do’<br />

Rrocch’, un debito grande, grandissimo<br />

di vera, sentita e sincera riconoscenza.<br />

Il Cronista<br />

Calitri 19.11.2000, da sinistra prima fila: avvocato Marcello Buono, Marino Rocco Polestra, nato a Boston, Marina De Vitis, coniugata Polestra residente<br />

a Boston, Francesco Marino Polestra, preside Teresa Di Maio, seconda fila:Antonio Paolo Polestra, nato e residente a Boston, Salvatore Zarrilli, con gli occhiali<br />

vicino alla porta,Anna Freda, da Napoli,Antonio Sansone, funzionario del Banco di Napoli da Napoli, preside Michele Cicoria, Salvatore Ramundo,<br />

Anna Patrissi, terza fila: prof. Gerardo Melaccio, Berardino Di Cecca,Vincenzo Zarrilli, Mario Capossela nell’angolo vicino alla porta,Angelina De Nicola,<br />

Donato Maffucci,Armando De Nicola,Vito Codella, dottoressa Mariettina Lampariello l’ultima in fondo, Rosa Codella.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

elineare la storia di una polemica i<br />

Dcui contenuti sono oggi abbastanza<br />

superati (la nobiltà oggi non è di moda)<br />

potrebbe sembrare fuori luogo. E per coloro<br />

che sono interessati solo ai problemi<br />

sociali indubbiamente lo è. Coloro, invece,<br />

che amano arricchire la mente di quelle<br />

conoscenze che servono a far meglio<br />

comprendere la storia dell’uomo, potrebbero<br />

trovare una certa soddisfazione intellettuale.<br />

Senza dire che tra le pieghe<br />

degli argomenti non “attuali” si trova di<br />

solito una serie di notizie utili in altri ambiti.<br />

La fonte a cui farò riferimento si intitola:<br />

Elenco de’ diplomi angioini, durazzeschi,<br />

castigliani ed austriaci risguardanti<br />

la famiglia Mirella, principi<br />

di Teora, duchi di S. Andrea, marchesi di<br />

Calitri, conti di Consa. Con poche osservazioni,<br />

Napoli 18471 . Trattasi di un opuscolo<br />

che ha due difetti principali. Primo,<br />

l’autore è di parte, perché intende dimostrare<br />

la nobiltà dei Mirelli. Secondo,<br />

chi a suo tempo rifilò l’opuscolo per inserirlo<br />

nella miscellanea (messami a disposizione<br />

dall’amico Elio Pastore), per<br />

rendere il tutto ben formato, tagliò i bordi<br />

delle pagine, eliminando fino a tre o quattro<br />

lettere. Il primo difetto è facilmente<br />

ovviabile da parte di chi fa lo storico di<br />

professione, andando a verificare le informazioni.<br />

Il secondo è più problematico,<br />

ma è sempre stata una mia ferma convinzione<br />

che è meglio trasmettere al lettore<br />

anche l’80 % di notizie molto rare che<br />

non attendere di avere il 100 % col rischio<br />

di far perdere il tutto (con lo smarrimento<br />

della fonte o la morte dello studioso).<br />

Che cos’è una polemica<br />

Per meglio comprendere la storia di<br />

questa polemica è bene partire da un concetto<br />

di fondo: la polemica non è un confronto<br />

di idee, non è un dialogo. Nella<br />

polemica non si ascolta l’altro, ma si registrano<br />

i suoi argomenti per demolirli.<br />

La polemica è una battaglia fatta in nome<br />

di alcune profonde convinzioni (o pregiu-<br />

GERARDO CIOFFARI O.P.<br />

LA POLEMICA SUI MARCHESI<br />

DI CALITRI<br />

Gente arricchita o nobili?<br />

Mariano Comense, luglio 2000, il piccolo Donato<br />

Maffucci e la piccola Alessandra Rubino<br />

festeggiano il loro primo anno di vita con le loro<br />

famiglie che hanno avuto con il loro arrivo<br />

una gioia immensa.Quindi un augurio felice ad<br />

Alessandra e Donato e, perché no, un complimento<br />

ad Ornella e Cristina mamme fortunate.<br />

dizi) o di alcuni interessi privati senza alcuna<br />

intenzione di mettere in discussione<br />

il proprio punto di vista. L’importante è<br />

vincere.<br />

Questo aspetto, vale a dire la mancanza<br />

di scrupoli in nome di qualcosa ritenuto<br />

“sacrosanto”, va tenuto sempre<br />

presente quando si vuole tentare una interpretazione<br />

e si vuol dare un giudizio su<br />

quale delle due parti in causa possa aver<br />

ragione.<br />

Un altro aspetto importante è che nella<br />

polemica non vince affatto il più bravo,<br />

il più giusto, il più intelligente o chi meglio<br />

padroneggia la logica argomentativa.<br />

Nella polemica vince il più abile, colui<br />

cioè che riesce a immettere nella mente<br />

del lettore o dell’ascoltatore o del telespettatore<br />

una carica emotiva simpatetizzante.<br />

Prendiamo l’esempio dell’inquisizione<br />

o dei manuali di storia. Se io andassi<br />

al Maurizio Costanzo Show e si discutesse<br />

dell’inquisizione (una realtà sulla<br />

quale mi sono espresso ripetutamente<br />

in termini di severa condanna oralmente e<br />

per iscritto) potrei trovarmi di fronte ad<br />

8<br />

uno che volutamente trascurando la mia<br />

opinione, mi attaccherebbe come membro<br />

di quella chiesa che ha istituito l’inquisizione<br />

ed il pubblico l’applaudirebbe.<br />

In altri termini, la polemica è intrinsecamente<br />

disonesta perché invece che<br />

alla mente fa appello all’emotività dell’ascoltatore.<br />

Lo stesso vale per la polemica<br />

sollevata da Storace sui manuali<br />

scolastici di storia. Gli oppositori di sinistra<br />

si son guardati bene dall’entrare nel<br />

merito della questione, ma hanno attaccato<br />

Storace come erede di quella mentalità<br />

fascista che vuol togliere ai professori<br />

il diritto di scelta del manuale.<br />

Nella polemica perciò l’intelligenza<br />

e l’onestà intellettuale non contano affatto,<br />

conta l’abilità, la capacità di mettere in<br />

ridicolo l’interlocutore, di farlo apparire<br />

retrogrado di fronte alle acquisizioni di<br />

“civiltà” dei nostri tempi. Ciò nonostante<br />

la storia della polemica è utile, poiché solitamente<br />

il polemista vuol dare all’ascoltatore<br />

l’impressione di una impalcatura<br />

solida del suo ragionamento. Ecco venir<br />

fuori così notizie interessanti sotto altri<br />

aspetti. Un po’ come le Vite dei Santi, anticamente<br />

disprezzate dagli storici, oggi<br />

prese in grande considerazione per le notizie<br />

sulla medicina, sulle usanze locali,<br />

sulla mentalità del tempo.<br />

Per Castellano: gente arricchita “malamente”<br />

Ad iniziare la polemica sulla nobiltà<br />

dei Mirelli fu il cancelliere della curia arcivescovile<br />

di Conza Donato Antonio Castellano,<br />

autore nel <strong>16</strong>91 della nota Cronista<br />

Conzana 2 . Nel Capitolo II (f. 43)<br />

sulla Terra di Calitri (discorso primo), dopo<br />

aver parlato dei Gesualdo si sofferma<br />

sui Mirelli: Hoggidì questa Terra per sua<br />

disgratia è posseduta dal detto Francesco<br />

Mirella 3 . La pennellata del per sua disgratia<br />

iniziale, trova il suo contrappeso<br />

finale allorché afferma che egli non è<br />

spinto dal desiderio di calunniare (animo<br />

iniuriandi), ma dall’intento di fare conoscere<br />

le origini della famiglia.


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

Quali dunque queste origini secondo<br />

il cancelliere conzano?<br />

Capostipite era un chirurgo di bassissimi<br />

natali della costa amalfitana che partecipò<br />

ai tumulti napoletani del <strong>16</strong>45, e<br />

per i meriti delle sue indegnità fu dal capopopolo<br />

nominato giudice della vicarìa.<br />

Dopo di che, grazie ad alcuni colpi di fortuna,<br />

si era arricchito. Aveva quindi sposato<br />

Anna Paternò (dei Carafa della Staccia).<br />

Approfittando della contemporanea<br />

dilapidazione dei suoi beni da parte di<br />

Giovan Battista Ludovisi, principe di Venosa,<br />

per un tozzo di pane il Mirelli comprò<br />

varie terre, fra cui Calitri 4 . Riguardo a<br />

Calitri, lo stesso Francesco acquistò per il<br />

figlio Carlo il titolo di Marchese. Commento<br />

del Castellano: Cossì vanno le vicenne<br />

del mondo, nel quale si vedono impoverite<br />

le famiglie più cospicue, et esaltate<br />

le più basse.<br />

Il Castellano non entra nei dettagli,<br />

ma è bene ricordare che il Mirelli precedentemente<br />

era stato iscritto al patriziato<br />

napoletano e che il titolo di marchese di<br />

Calitri non pervenne a Carlo direttamente<br />

dal padre, bensì dal matrimonio che<br />

egli fece con Maddalena Carafa. Infatti,<br />

se era stato il padre Francesco ad arricchirsi<br />

ed ad utilizzare i soldi per dare lustro<br />

e nobiltà alla famiglia (sposando una<br />

nobile appartenente ai Carafa, ma senza<br />

titoli), fu il suddetto Carlo il primo ad insignirsi<br />

di titoli nobiliari. Questi gli pervennero<br />

quando egli, avvocato fiscale della<br />

Camera della Sommaria, sposò Maddalena<br />

Carafa, donna dunque dell’alta nobiltà<br />

napoletana. Il passaggio chiave è<br />

nella decisione della zia di Maddalena,<br />

donna Artemisia, di rinunciare al titolo di<br />

marchesa di Vico di Pantano (Caserta) in<br />

cambio della concessione a Maddalena<br />

del titolo di marchesa di Calitri. A seguito<br />

del diploma di Carlo II di Spagna (23<br />

febbraio <strong>16</strong>82) il viceré promulgava l’esecutoriale<br />

in cui specificava che il titolo<br />

era estensibile al marito Carlo (20 luglio).<br />

Non contenti, Carlo e Maddalena si<br />

preoccuparono di ottenere altri titoli<br />

(principe di Teora nel <strong>16</strong>89, quindi conte<br />

di Conza e duca di S. Andrea).<br />

Secondo il Castellano a manovrare il<br />

tutto non fu il figlio Carlo, ma lo stesso<br />

Francesco Mirelli, che oltre ad essere di<br />

bassi natali, si era anche arricchito malamente<br />

e forsi con usure ed inganni. Dopo<br />

Calitri aveva comprato Peterno e le giurisdizioni<br />

criminali di S. Menna e S. Andrea<br />

con diversi frodi ed inganni.<br />

Come ben sappiamo, S. Menna e S.<br />

Andrea erano terre della mensa arcivescovile<br />

di Conza, per cui quella irruzione<br />

del Mirelli, che così toglieva una grossa<br />

fetta di introiti alla curia arcivescovile di<br />

Conza, doveva aver fatto saltare i nervi al<br />

clero conzano, che appunto col Castellano<br />

andò giù durissimo sulla pretesa “nobiltà”<br />

dei Mirelli.<br />

Discendenti degli Scannasorce?<br />

Esattamente cinquanta anni prima che<br />

il Castellano scrivesse (<strong>16</strong>91) la Cronista<br />

Conzana vedevano la luce i Discorsi<br />

delle famiglie estinte, forastiere, o non<br />

comprese ne’ seggi di Napoli imparentate<br />

colla Casa della Marra, Napoli <strong>16</strong>41.<br />

Calitri 8 giugno 2000 “Riviviamo il passato”,<br />

Antonio Di Milia, Giovanni Fierravanti e Lorenza<br />

Sansone.<br />

Dei Mirelli neppure l’ombra, il che sembrerebbe<br />

avvalorare la tesi del cancelliere<br />

conzano.<br />

Il primo a dare un certo credito alla<br />

nobiltà dei Mirelli sembra sia stato il Pacichelli<br />

5 , lo stesso da cui solitamente si<br />

trae la bella immagine del castello di Calitri.<br />

Dopo di che anche altri parlarono di<br />

loro come di nobili. Ad esempio, alcuni<br />

anni prima dell’anonimo Elenco suddetto,<br />

apparve lo studio di F. De Angelis, Cenno<br />

genealogico delle famiglie Ceva-Grimaldi<br />

e Mirella, Napoli 1840.<br />

Vito Acocella accolse la versione nobiliare,<br />

ricordando che i Mirelli ebbero<br />

dei problemi con la corte dei Durazzeschi,<br />

ritirandosi sulla costiera amalfitana,<br />

e precisamente a Positano. Da Carlo VI<br />

ebbe il diritto al grandato di Spagna e<br />

portò il bizzarro nome di Scannasorice 6 .<br />

L’autore dell’Elenco fa risalire la famiglia<br />

Mirella all’omonima famiglia genovese<br />

che nel Duecento diede i natali a<br />

gente d’arme e valorosi ammiragli come<br />

Giannino (1205) e il nipote Nicola. Questi<br />

guerrieri nel 1265 seguirono Carlo I<br />

9<br />

d’Angiò alla conquista del Regno di Napoli,<br />

come risulta da un diploma di Carlo<br />

I del 1269 (lettera D, f. 35 a t.). In questo<br />

come in un altro diploma del 1283 (lett.?,<br />

f. 23 a t.), si parla di Giorgio Mirella, figlio<br />

di Robaldo, detto uomo nobile nonché<br />

capitano d’uomini d’arme. Suo figlio<br />

Pagano fu il primo ad essere soprannominato<br />

Scannasorice. Feudatari a partire<br />

dal 1276, e ciambellani di re Roberto nel<br />

13<strong>16</strong>, nel 1330 acquistarono terre a Positano<br />

e alcuni fabbricati a Napoli in via<br />

Selleria col fondaco attiguo de’ Scannasorice<br />

7 . Diplomi con ulteriori riconoscimenti<br />

furono quelli di Roberto il Saggio<br />

del 13<strong>16</strong> (let. B, f. 170 a t.), Giovanna I<br />

del 1345 (lett. A, f. 44) e Giovanna II, la<br />

quale nel 1417 attestava i loro vasti possedimenti<br />

in Calabria. Altri diplomi di<br />

questa regina risalgono al 1419, 1420 e<br />

1423. A partire da quest’ultimo documento<br />

la famiglia abbandona il soprannome<br />

Scannasorice per riprendere il vero<br />

cognome di Mirella. Questa famiglia fu<br />

ben in vista nella prima metà del Cinquecento,<br />

con guerrieri, prelati e cavalieri gerosolimitani.<br />

Qualche tempo prima del<br />

1558 la famiglia fu ascritta al sedile di<br />

Benevento.<br />

Quando nel <strong>16</strong>76 Francesco Mirelli<br />

comprò la terra di Calitri, volle portare<br />

in quel castello gli originali di tutti questi<br />

antichi diplomi: Que’ diplomi, quelle armature,<br />

le dipinte immagini di que’ Guerrieri,<br />

per tremenda sventura, le persone<br />

tutte di casa Mirella, tranne il marchese<br />

Carlo, lontano, furono sepellite nelle rovine<br />

del Castello di Calitri, [quando ] il<br />

terribile terremoto del dì 8 Settembre<br />

<strong>16</strong>94. distrusse quel Castello.<br />

Nel 1718 la famiglia ottenne da Carlo<br />

VI il diritto al Grandato di Spagna (diploma<br />

del 21 maggio dal castello di Lussemburgo).<br />

Il sovrano concedeva la Città<br />

Metropoli di Consa specificando col suo<br />

castello, palazzo, i [suoi] vassalli, con<br />

tutte sue ragioni, entrate, giurisditioni,<br />

azioni, pertinenze, l’intiero stato, et signanter<br />

con il piano della giustizia, et<br />

omnimoda g[iurisdi]tione e congnitione<br />

di prime seconde e terze cause, civili, criminali,<br />

miste, mero e misto impero, provventi<br />

et emolumenti di detta giurisditione.<br />

Poco dopo l’autore dell’Elenco riporta la<br />

lista dei diciotto bellissimi feudi, vale a<br />

dire Consa, [Calitri], Castiglione, Teora,<br />

Calabritto, Castelnuovo, Santo Ilarione,<br />

Buonin[ ], S. Andrea, Santo Menna,<br />

Sant’Antimo, Friano, San Vitale, Pescara,<br />

S. Maria in Elice, Castelfranco, Maschito,<br />

Paterno e Civita Campomarano. Il 12<br />

aprile 1785 Mons. Giovanni Battista Mirelli<br />

assunse il governo della Provincia di<br />

Viterbo nello stato pontificio e lo tenne sino<br />

al 26 giugno dell’anno successivo. Se-


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

condo l’usanza della città di ascrivere i<br />

governatori alla nobiltà viterbese, anche<br />

questo Mirelli vi fu ascritto come appartenente<br />

all’eccellentissima casa Mirelli<br />

de Scannasorce.<br />

Dagli antichi diplomi, da Carlo I a<br />

Giovanna II, l’autore dell’Elenco concludeva<br />

dunque che la nobilissima famiglia<br />

Mirella era venuta da Genova a Napoli<br />

con Carlo I, portava il soprannome di<br />

Scannasorce e nel 1297 era stata ascritta<br />

al Seggio di Portanova. Nel 1423 avrebbe<br />

riadottato il cognome Mirella, invece del<br />

soprannome Scannasorce. Lo stemma era<br />

un Leon d’oro, coronato, in campo azzurro,<br />

che stringe nella zampa destra un<br />

mazzetto di fiori.<br />

A chi credere?<br />

Castellano era un archivista che viveva<br />

fra documenti. L’autore dell’Elenco riporta<br />

un gran numero di documenti conservati<br />

nel Grande Archivio di Napoli.<br />

Eppure sostengono due tesi diametralmente<br />

opposte.<br />

È bene dire innanzitutto che una risposta<br />

definitiva è al momento impossibile,<br />

anche perché non sono riuscito a verificare<br />

tutte le citazioni dell’anonimo autore.<br />

Ho verificato due passi, quelli di Angelo<br />

di Costanzo. Ho constatato che un<br />

Bartolomeo Scannasorice seguì in Grecia<br />

il conte di Gravina Giovanni d’Angiò,<br />

ma lo storico napoletano dice solo<br />

Scannasorice e non Mirella-Scannasorice<br />

8 . E lo stesso vale per Carluccio e Franceschello<br />

Scannasorice che seguirono<br />

Carlo III di Durazzo in Puglia nella spedizione<br />

contro Luigi d’Angiò (1384): il<br />

nome Mirella non compare 9 .<br />

La suddetta constatazione intacca la<br />

prima impressione che si riceve nel leggere<br />

l’opuscolo. La prima impressione è<br />

infatti favorevole all’autore dell’Elenco. I<br />

documenti riferiti infatti sono moltissimi.<br />

E numerosi sono anche i rinvii agli<br />

storici napoletani. Seguono i riconoscimenti<br />

di Carlo VI e degli amministratori<br />

di Viterbo.<br />

Tuttavia, oltre a quanto detto sulle imprecise<br />

citazioni dal Di Costanzo, vi sono<br />

aspetti, in parte legati al precedente discorso<br />

sull’intrinseca disonestà intellettuale<br />

della polemica, che lasciano perplessi.<br />

Ad esempio, in tutto l’opuscolo ricorre<br />

l’espressione Mirella Scannasorce.<br />

Poi, ad un certo punto, quando già psicologicamente<br />

il lettore si è abituato a quell’accoppiamento<br />

di termini, si imbatte<br />

nell’affermazione che dal 1423 riprende<br />

l’uso del cognome da solo, mentre prima<br />

si usa il soprannome da solo. È proprio<br />

l’abbondanza dei documenti che suscita il<br />

dubbio. Se davvero i Mirelli erano gli<br />

Scannasorice, sarebbero bastati due o tre<br />

documenti sicuri e non tanti relativi agli<br />

Scannasorice. Il soffermarsi a lungo sui<br />

soprannomi e sulle reintegre è più che legittimo,<br />

resta però da vedere se questo è il<br />

caso degli Scannasorice che partono come<br />

Mirelli e ritornano ai Mirelli.<br />

Parlare dei documenti del Grande Archivio<br />

di Napoli, dicendo che tutti i diplomi<br />

originali andarono perduti o distrutti<br />

nel terremoto di Calitri del <strong>16</strong>94,<br />

come minimo lascia perplessi. Con tanti<br />

falsi creati fra Sei e Settecento, non sarebbe<br />

stato difficile per la ricca famiglia<br />

Mirelli fabbricare tutta una serie di falsi<br />

nobiliari. Inoltre, il linguaggio estremamente<br />

duro del Castellano (che scrive nel<br />

<strong>16</strong>91, quindi tre anni prima del terremo-<br />

Calitri agosto 1960, Contrada Serre durante la mietitura, da sinistra: don Raffaele Gentile Parroco di<br />

Calitri (01.01.1926/03.04.1996), Francesco Di Napoli (cicch’p’ndiggh’) (07.12.1908), Gaetano Codella<br />

(cucozza) (22.08.1895 deceduto negli USA),Vito Corradino dottor Bozza (19.07.1908/30.08.1983),<br />

Michele ing. Di Cairano (u’ vurp’) (25.09.1899/<strong>16</strong>.02.1984), Ettore Leone (ron taratubb’)<br />

(21.01.1900/23.01.1977),Canio Codella (sckambè) (08.03.1912/12.08.1984), per terra: Francesco<br />

prof.Toglia (19.06.1913/24.12.1992), Raffaele geom.Vodola (02.09.1935) Antonio avv. Acocella<br />

(zi Totonn’) (<strong>16</strong>.05.1913/13.10.1985).<br />

10<br />

to) sarebbe difficilmente spiegabile se in<br />

quel momento nel castello di Calitri ci<br />

fossero stati effettivamente quei diplomi.<br />

Avrebbe potuto essere facilmente sbugiardato.<br />

L’autore dell’Elenco cita altri scrittori<br />

che al momento non ho verificato. Come<br />

non ho avuto a disposizione il volume<br />

pergamenaceo che l’Acocella nel 1926<br />

dice posseduto dal Tozzoli (se qualcuno<br />

ne avesse notizia, segnalarlo sarebbe un<br />

merito per il progresso delle conoscenze<br />

storiche su Calitri). Per cui mi limiterei a<br />

concludere in termini ipotetici: se prima<br />

del <strong>16</strong>50 qualche scrittore cita i Mirelli<br />

fra le famiglie nobili, allora si dovrebbe<br />

dedurre che le loro pretese erano fondate.<br />

Altrimenti, come credo più probabile, la<br />

derivazione dagli Scannasorce era un abile<br />

ripiego su una famiglia estinta (che<br />

quindi non poteva protestare) al fine di<br />

creare un proprio albero genealogico nobiliare.<br />

NOTE<br />

1 Lo scritto è dedicato A la memoria del prode<br />

gentile generoso cavaliere fra Erberto Mirelli de’<br />

Principi di Teora de la Trinità di Venosa, Balì pel<br />

Sacro Gerosolomitano Ordine invitto a Venezia,<br />

eroica salvatrice de la italica civiltà, residente puro<br />

solerte accetto. Subito dopo il suddetto opuscolo è<br />

cucito un foglio contenente due sonetti del canonico<br />

primicerio Angelo Cerrata (Trani 5 maggio 1857). Il<br />

primo è intitolato: All’egregio giovinetto non ancora<br />

trilustre D. Giuseppe Mirelli, conte di Consa,<br />

unico rampollo dell’illustre Defonto. Il secondo In<br />

morte del chiarissimo D. Francesco Maria Mirelli,<br />

principe di Teora, marchese di Calitri, avvenuta il dì<br />

1° del corrente Maggio. In calce: Per cura della<br />

desolata consorte Principessa di Teora D. Carlotta<br />

nata Pignatelli Cerchiara.<br />

2 Il testo della Cronista Conzana relativamente<br />

a Calitri è stato pubblicato da me sul Calitrano, a<br />

partire dal numero 11 (nuova serie) del maggioagosto<br />

1999<br />

3 Cfr. Il Calitrano,maggio-agosto 1999, p. 11.<br />

4 Nella sua Calitri Moderna e contemporanea,<br />

Napoli 1926, p. 53, n. 1, l’Acocella annota che lo<br />

Strumento originale di compra-vendita della terra<br />

di Calitri e di Teora da parte di Francesco Mirelli<br />

(13 febbraio <strong>16</strong>76) è ai ff. 42v-56 di un volume pergamenaceo<br />

di ben 104 ff. (comprendente anche la<br />

Relazione di A. Chianelli su Calitri e Teora, e lo<br />

Strumento di ratifica del 6 maggio <strong>16</strong>93), posseduto<br />

dall’avv. Francesco Tozzoli fu Michele.<br />

5 G. B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva,<br />

Napoli 1703, vol. I, pp. 30, 33, e 238.<br />

6 Cfr. Calitri moderna, cit., p. 53.<br />

7 L’autore dell’Elenco al n. 5101 della Pandetta<br />

conservata nel IV ufficio del Grande Archivio segnala<br />

il seguente: Processus inter (Au)gustissimam<br />

Societatem Sanctissimae Crucis, et illustrem Dominum<br />

Franciscum Mariam Mirella Principem Theorae.<br />

8 Cfr. Angelo di Costanzo, Istoria del Regno<br />

di Napoli, in “Raccolta di tutti i più rinomati Scrittori<br />

dell’Istoria generale del Regno di Napoli”,<br />

stamperia di Giovanni Gravier, t. II,, Napoli 1769,<br />

libro V, p. 157.<br />

9 Ivi, libro VIII, p. 269.


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

RIFLESSIONI SULLA PACE<br />

redo che la pace inizi in qualsiasi mo-<br />

Cmento della vita, quando l’uomo è sereno<br />

con sé stesso ed in pace col suo<br />

prossimo. Non è facile essere in pace con<br />

tutti, perché nel mondo in cui viviamo,<br />

dove purtroppo spesso domina l’egoismo<br />

ed il tornaconto, non sempre si riesce a rispettare<br />

i diritti del nostro prossimo, anzi<br />

ci si lacera nella ricerca, spesso vana, di<br />

far rispettare i propri interessi, le idee<br />

personali, le opinioni che ciascuno ha.<br />

Così la pace, questa ricchezza di incalcolabile<br />

valore, diventa un’utopia, un<br />

mito che tutti vorrebbero raggiungere;<br />

non sono più giovane, tuttavia ricordo i<br />

versi della poesia “La pace” di Li Tien<br />

Min: Non importa/chi tu sia/uomo o donna/vecchio<br />

o fanciullo/operaio o contadino/soldato<br />

o studente/o commerciante/se<br />

ti chiedono qual è la cosa /più importante<br />

per l’umanità/rispondi/prima,/dopo,/sempre/<br />

la pace.<br />

Leggendola e meditandola mi convinco<br />

sempre di più che la pace è la più<br />

grande ricchezza che si possa avere, perchè<br />

placa i cuori, rasserena le menti, ren-<br />

Calitri 28.12.1947 il matrimonio di donna Maria Antonietta Polestra e<br />

Domenico Rossi di S.Angelo dei Lombardi.<br />

de brillanti gli occhi ed infonde la forza<br />

di andare sempre avanti, con fiducia,<br />

amore per il prossimo, rassegnazione nel<br />

dolore, gioia di amare chi ci ama e chi<br />

non ci ama!<br />

Nella mia non più giovane età, molte<br />

volte la pace se ne è andata dalla mia vita,<br />

lasciandomi confuso, in lotta con me<br />

stesso ed amareggiato col mio prossimo;<br />

e, proprio in quei momenti in cui non<br />

sapevo comprendere e forse neppure perdonare,<br />

la pace non regnava nel mio cuore<br />

ed io soffrivo. Quindi penso che la pace<br />

termini quando l’uomo non è abbastanza<br />

generoso da passare sopra a tante<br />

piccole cose: sgarbi, ingiustizie, prepotenze;<br />

solo se si riesce a saper guardare<br />

le persone intorno a noi, con indulgenza,<br />

se si sa essere buoni anche verso chi non<br />

è buono, se si prova a voler bene anche a<br />

chi non ce lo vuole, si può assaporare la<br />

dolcezza senza fine della pace!<br />

A volte penso alle guerre che attualmente<br />

turbano buona parte del mondo;<br />

dove c’è la guerra c’è la paura, la distruzione,<br />

la violenza, la morte. La guerra è<br />

11<br />

la pazzia degli uomini malati di orgoglio<br />

ed ha segnato la sconfitta dell’intera<br />

umanità. Se tutti si pensasse di più all’importanza<br />

della vita, agli anni che trascorrono<br />

senza sosta, al tramonto che si<br />

avvicina per ognuno, le guerre forse non<br />

ci sarebbero, ci si vorrebbe tutti più bene<br />

e nel mondo intero regnerebbe la pace.<br />

Io credo, e volgendomi intorno me<br />

ne convinco sempre più che tutta l’umanità<br />

cammina alla disperata ricerca della<br />

pace. Da sempre l’umanità alterna odi e<br />

amori, dolori e speranze, alla ricerca della<br />

pace. Non è facile trovarla se non si sa<br />

stemperare il proprio orgoglio, se non si<br />

riesce a mitigare il proprio “io” e soprattutto<br />

se non si sa vedere nel prossimo il<br />

fratello!<br />

Ci si dovrebbe ricordare che la vita<br />

è la meravigliosa avventura, della quale<br />

ogni giorno prendiamo sempre maggiore<br />

coscienza, e la pace rimane la migliore<br />

guida di questo nostro misterioso<br />

viaggio.<br />

Saverio Bardi<br />

(da Certaldo)<br />

Cantù 28 gennaio 2001, Michele Caruso e la signora M. Grazia Forgiane<br />

si godono la gioia di Sara Maria appena battezzata presso la chiesa di<br />

Santa Dorotea a Cascina Amata di Cantù.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

uadando i nomi delle diverse località<br />

Gintorno a Calitri si nota che possono<br />

essere suddivisi in categorie.<br />

Alcuni toponimi si riferiscono alle caratteristiche<br />

del territorio, che doveva essere<br />

in antico aspro e roccioso. Un esempio<br />

è il vocabolo Matina, che deriva da<br />

mata, cioè rupe; la Matina del Casale e la<br />

Matina de l’Ulmo si trovano citate nelle<br />

carte già nel Cinquecento. Pesco invece è<br />

il nome con cui si indica una grossa pietra<br />

(da cui anche il nome Pescopagano, in latino<br />

Petra pagana); così il Pesco di Rago<br />

(una piccola altura a est di Calitri, nel territorio<br />

di Castiglione) potrebbe riferirsi a<br />

Raone (in latino Rao) di Balvano, che fu<br />

feudatario di Calitri in età normanna. Si<br />

riferiscono a rocce, colline o sporgenze<br />

del terreno anche i nomi Picone, da pico,<br />

che significa collinetta, e Ripa,che significa<br />

riva, ma anche rupe, molto diffuso in<br />

Calitri (Ripa di Mare, serra di Ripalba,<br />

Riparossa).<br />

Altri toponimi derivano dalle strade<br />

presenti nel territorio, come Strettole (strada<br />

stretta) e Vorticillo, dal latino vortex,<br />

che indica una curva improvvisa della strada;<br />

oppure come Tràscina, o Tràgina, da<br />

tragina, vocabolo medievale che denota<br />

una strada attraverso la quale si può trascinare<br />

un carro.<br />

Non sorprende che numerosi nomi di<br />

luoghi siano legati al mondo agricolo, come<br />

Cortino (da curtis, fattoria), Pascone<br />

(da pascuus, territorio da pascolo), Finaita<br />

(da fenaria, fienile) oppure Pescara, che<br />

deriva da piscaria, cioè peschiera. La presenza<br />

in certe zone di alberi o colture par-<br />

EM<strong>IL</strong>IO RICCIARDI<br />

I LUOGHI DI CALITRI - 2<br />

ticolari spesso dava il nome della località;<br />

in proposito si possono ricordare il piano<br />

dell’Olmo, la matina dell’Olmo, ilpiano<br />

della Cerzolla e la contrada Savuco (sambuco),<br />

oppure i toponimi Carpeneta (cioè<br />

bosco di carpini), Canneta, Spineto (una<br />

difesa che in antico doveva essere recintata<br />

da siepi di rovi) e Pittoli che, come si è<br />

detto, indicava una zona ricca di vigneti.<br />

In molte carte del Settecento è citata la<br />

contrada Vetrano (Botrano), verso Castiglione,<br />

a nord del monte Cervaro. Il toponimo<br />

viene dal greco botrios,che significa<br />

frutteto o vigneto, e compare già nell’XI<br />

secolo in una pergamena dell’abbazia di<br />

S. Maria in Elce, presso Calitri.<br />

I nomi di alcuni luoghi ricordano le<br />

famiglie che nei tempi antichi avevano qui<br />

le loro proprietà: è il caso del lago di Cera<br />

(un cognome molto diffuso a Calitri nel<br />

Cinquecento) oppure del pozzo delli Cesta.<br />

Altre denominazioni sono legate a singoli<br />

individui, come ad esempio il carraro<br />

di Pietro, il cortiglio di Aliverto oppure il<br />

vallone di Giacomorotunno, tutte persone<br />

che è ormai difficilissimo identificare. Tuttavia<br />

qualche volta le carte riservano sorprese:<br />

nel Catasto del 1753 sono citati più<br />

volte la fontana di Rattico e il vallone di<br />

Rattico, che si trovavano nelle vicinanze<br />

della serra delle Prete, e negli atti della<br />

visita pastorale del card. Alfonso Gesualdo<br />

(a f. 48) si parla di un uomo chiamato Rattico,<br />

morto prima del 1549, che aveva lasciato<br />

in eredità alla chiesa di S. Canio un<br />

pezzo di terra “dove se dice da quella banna<br />

delle Serre delle Prete”. Molti territori<br />

furono denominati con nomi di santi. Data<br />

Calitri, settembre 1960, i funerali del grande invalido della prima guerra mondiale Pietro Zabatta<br />

(cacalerta) nato il 29.06.1884 e deceduto il 13.09.1960. Questa foto fa vedere come era una parte<br />

del corso prima del terremoto.<br />

12<br />

la forte presenza di insediamenti benedettini<br />

nei dintorni del paese, i toponimi derivano<br />

soprattutto da santi dell’ordine di<br />

S. Benedetto, come avviene per la serra di<br />

S. Stefano, lecoste di S. Benedetto e la<br />

fontana de Santo Mauro; negli altri casi<br />

si tratta soprattutto di santi dell’antichità, il<br />

cui culto era molto radicato in Calitri: è il<br />

caso del valliciello di S. Filippo e dei casali<br />

di S. Marco e S. Archangiolo (intitolati<br />

rispettivamente a due degli apostoli e all’arcangelo<br />

Michele).<br />

Infine va osservato che molti toponimi<br />

non sono presenti solo a Calitri e nei dintorni,<br />

ma sono diffusi anche in altre città o<br />

province del Regno di Napoli. Per esempio,<br />

così come a Calitri esiste il vallone<br />

di Rifezza, che si trova all’estremità occidentale<br />

di Castiglione, a Matera esiste il<br />

vallone di Rifeccia; allo stesso modo il toponimo<br />

Matine indicava un casale nei<br />

pressi di Salerno, mentre una pergamena<br />

antica parla di un territorio chiamato Botranum<br />

in Lucania. Vicino Calitri esiste<br />

una contrada chiamata Vaccarezza, e ad<br />

Acri, in provincia di Cosenza, un inventario<br />

secentesco parla di un luogo chiamato<br />

Vaccarizzo.<br />

L’ultima annotazione è per le fontane<br />

che, nei secoli scorsi, esistevano numerose<br />

in tutto il territorio di Calitri. Eccone un<br />

breve elenco, tratto dai documenti antichi<br />

(i nomi sono trascritti così come compaiono<br />

sulle carte): Fontana de la Carpeneta,<br />

Fontana Sciocca, Fontana Angela, Fontana<br />

della Fico, Fontana Ciarda, Fontana<br />

di Rattico, Fontana del Pecone, Fontana<br />

Cavallina, Fontana de li Giudei, Fontana<br />

de li Monaci, Fontana del Santese, Fontana<br />

de Savuco, Fontana de Verdito, Fontana<br />

de Pittoli, Fontana de Santo Mauro, Fontana<br />

Giannetta, Fontana Ciarda, Pila di<br />

Cungingi, Pila dello Chiuppo, Pisciolo di<br />

Tiràgina, Fontana delli Serritielli seu Botrano.<br />

Molte di queste fontane sono scomparse<br />

da tempo; altre sopravvivono tuttora<br />

e continuano, con le loro acque, a dissetare<br />

persone e animali come nei secoli passati.<br />

I nomi delle fontane, insieme con<br />

quelli dei casali non più esistenti, delle<br />

strade cancellate, delle piante e delle coltivazioni<br />

scomparse, formano una fitta trama<br />

di suoni e parole familiari, come un<br />

arazzo che, estendendosi per tutto il territorio<br />

circostante, restituisce ai calitrani di<br />

oggi l’immagine e l’identità della terra degli<br />

antenati.


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

LA PRIMAVERA<br />

Le giornate si sono allungate sensibilmente.<br />

Il sole sale ogni giorno più alto<br />

sull’orizzonte dopo essere apparso dietro<br />

i monti preceduto da un’aurora brillante<br />

di colori che vanno dall’arancione al rosa<br />

carico e sfumano in un cielo azzurrino<br />

che si preannuncia sereno e brillante.<br />

Il buio della notte rapidamente si dissolve<br />

e lascia vedere una campagna rorida<br />

di piogge recenti in cui brillano le nuove<br />

erbette. Le tenere foglie leggere spuntano<br />

da rami una volta rinsecchiti. Già qualche<br />

albero di pesco o di mandorlo si è coperto<br />

di fiori bianchi orlati di rosso rompendo<br />

la monotonia del grigiore invernale.<br />

I campi di grano sono verdeggianti e si<br />

alternano alle neri maggesi dove cominciano<br />

a spuntare fave e granturco.<br />

Le vigne sui dolci declivi delle colline<br />

sono tenute in bell’ordine dopo aver<br />

subìto una drastica potatura e dopo che i<br />

tralci sono stati legati ai sostegni già predisposti.<br />

I boschi di querce hanno perduto<br />

le foglie secche dell’inverno e lasciano<br />

intravedere le nuove foglie che<br />

spuntano sui rami ringiovaniti. I pioppi<br />

slanciati ondeggiano lievemente con le<br />

loro foglie garrule al venticello di primavera.<br />

Le ginestre fiorite punteggiano<br />

di macchie gialle i fianchi delle colline e<br />

spandono tutto intorno un penetrante<br />

profumo che rallegra lo spirito. Gli uccelli<br />

nidificano sui rami degli alberi e sui<br />

cespugli frondosi con allegro cinguettìo.<br />

La ghiandaia dalle ali gialle ed azzurre<br />

sfreccia dai nidi costruiti sotto le tegole<br />

delle case rurali.<br />

La gazza si fa dondolare dal vento<br />

leggero sulle cime degli alberi; si guarda<br />

intorno e di tanto in tanto con rapidi e<br />

brevi voli va da un albero all’altro senza<br />

mai perdere di vista il nido e il proprio<br />

compagno. I viottoli di campagna sono<br />

delimitati da siepi che si risvegliano al<br />

nuovo sole in un tripudio di fiori di biancospino<br />

ai cui piedi occhieggiano bianche<br />

margherite e celesti fiordalisi. Le verdi<br />

ortiche si aprono in tanti nuovi rami<br />

formando delle belle macchie verdi; ai loro<br />

piedi le lucertole ancora intontite dal<br />

lungo sonno invernale stanno con il capino<br />

al sole e di tanto in tanto cacciano la<br />

lunga lingua in cerca di insetti. Si sente il<br />

ronzio delle api che di fiore in fiore cercano<br />

nettare e polline per poi volare ai lo-<br />

RACCONTI<br />

di Teresa Di Maio<br />

ro alveari. Le rondinelle al mattino appena<br />

il sole sorge volano sfrecciando numerose<br />

in mille giri nel cielo azzurro stridendo<br />

allegramente a cui rispondono garruli passerotti<br />

alloggiati sui rami degli alberi.<br />

I balestrucci nella loro elegante divisa<br />

bianca e nera scendono veloci dai nidi<br />

pensili delle grondaie in cerca di cibo<br />

per i loro piccoli. Gli agnelli al mattino<br />

sono ristretti negli appositi recinti e<br />

aspettano fiduciosi belando di tanto in<br />

tanto il ritorno a casa delle pecore al pascolo<br />

che brucano attente e placide la<br />

nuova erba fresca. La campagna si risveglia<br />

ed è tutto un tripudio di vita, di colori<br />

e di suoni.<br />

Il paese assume colori più caldi ai<br />

nuovi raggi del sole primaverile. I vasi<br />

dei fiori sui balconi, sui davanzali delle<br />

finestre e sulle scale pensili delle case si<br />

vestono di nuovo fogliame e di allegri<br />

fiori multicolori. Le strade acciottolate<br />

risplendono pulite dal vento nella nuova<br />

luce e risuonano dei rumori che dalle<br />

porte aperte delle case alla nuova stagione<br />

si spandono nelle vicinanze. Si sente<br />

ogni tanto il ticchettìo della macchina da<br />

cucire azionata da qualche solerte massaia<br />

e il canto spensierato che s’interrompe<br />

di tanto in tanto di qualche fanciulla<br />

che sfaccenda. Non manca il profumo<br />

delle pietanze che si stanno preparando<br />

per il desinare. Il cielo azzurro fra<br />

i tetti rallegra lo spirito e induce l’animo<br />

all’ottimismo.<br />

Calitri, sabato 25.11.1967, i funerali del dott. Giuseppe Di Cairano, fratello dell’ing. che è stato più<br />

volte sindaco di Calitri, tumulato accanto ai suoi genitori nella tomba di famiglia a Calitri. Essendo<br />

Ispettore Generale del Corpo Forestale dello Stato, rese gli onori militari un picchetto di Guardie<br />

Forestali. Da questa foto si può vedere com’era 40 anni fa la strada che porta al cimitero.<br />

13<br />

Dalla Germania, la piccola Enza Metallo con<br />

la sorella Rosa.<br />

Calitri 17 febbraio 2001, la piccola principessa,<br />

Clara De Palma, nata a Napoli da Nicola e<br />

da Maria Antonietta Sansone il 30.09.1997,<br />

festeggia il 4° Carnevale in Calitri.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

LETTERA AL DIRETTORE<br />

CON LA REPUBBLICA PARTENOPEA E CON I VALORI DELLA RESISTENZA<br />

Ho letto con una certa curiosità l’articolo di Gerardo Cioffari su “Il Calitrano” di maggio-agosto riguardante la Repubblica Partenopea del 1799.<br />

Il titolo stesso “Da Calitri nel 1799 tanti fiaschi di vino” ne giustificava tale curiosità.Devo però confermare che ho provato una certa delusione, quando,<br />

dopo un’attenta lettura, ho dovuto purtroppo costatare che il Cioffari nulla di nuovo aggiunge a quanto già scritto dal professor Vito Acocella. Anzi,<br />

a dirla tutta, l’impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi di fronte al capitolo XVI della storia di Calitri dell’Acocella edito nel 1951, più o<br />

meno elaborato, note comprese.<br />

Tant’è, ognuno è libero di scrivere quello che vuole: personalmente penso che quando non si ha nulla da dire, meglio sarebbe tacere. E avrei preferito<br />

certamente tacere se non fosse per una riflessione che il Cioffari fa in chiusura del suo articolo. Riflessione tanto lecita quanto discutibile che<br />

a mio avviso merita di essere approfondita. Il Cioffari nella sua riflessione accusa gli storici di essere manichei per il modo in cui fino ad oggi hanno<br />

affrontato e raccontato i fatti inerenti alla Repubblica Partenopea. A suo dire, l’aureola di eticità che circonda due grandi avvenimenti della nostra storia,<br />

la Rivoluzione Napoletana del 1799 e la Resistenza nel biennio 1943-45, è immeritata in quantio frutto di una storiografia che fatica ad essere imparziale.<br />

Voglio sgombrare subito il campo da qualsiasi equivoco: ognuno è libero di pensarla come vuole e dire quello che vuole, visto che viviamo in un<br />

regime – democratico (mi si conceda l’ossimoro). Però, vorrei per un attimo fare alcune considerazioni, premettendo che argomenti storici di tale portata<br />

non possono esaurirsi in un articolo di giornale data la complessità della materia. Innanzitutto è errato parlare di giacobinismo tout-court per<br />

quanto riguarda la Repubblica Partenopea: le posizioni in campo erano assai variegate, anzi, l’elemento moderato era maggioritario tra le forze sostenitrici<br />

della Repubblica. D’altra parte non si deve dimenticare che c’era stato TERMIDORO e che brillava da tempo la stella di Napoleone il quale,<br />

di lì a poco sarebbe stato incoronato imperatore. E sebbene fosse l’esercito francese l’asse portante della Repubblica Napoletana, qui, nel Regno dei<br />

Borboni, non si ebbe una nuova VANDEA.<br />

Nel breve periodo repubblicano, soltanto i fratelli Baccher, furono uccisi per ordine del governo rivoluzionario. È vero, invece, che l’esercito francese<br />

mostrò due volti inconciliabili tra loro: quello dell’emancipazione dal feudalismo e quello odioso della razzia delle nostre opere d’arte. Ma, è inconfutabile<br />

che la Repubblica Partenopea rappresentò nei suoi principi costitutivi quanto di più dirompente poteva esserci in una società conservatrice<br />

e retrograda come quella dominata da Re Nasone e consorte.<br />

Non a caso gli spiriti napoletani più sensibili e intellettualmente vivi si schierarono senza esitazione di sorta in favore di quei principi di libertà, di<br />

eguaglianza, di fratellanza che nella pure breve vita, la Repubblica riuscì ad incarnare. Voglio qui ricordare Francesco Mario Pagano, il quale, educato<br />

alla scuola del Filangieri, fu autore di un innovativo progetto di Costituzione che purtroppo non fu mai approvato per la breve durata della Repubblica.<br />

E poi, come non ricordare la “portoghesina” Eleonora Fonseca Pimentel, direttrice del “Monitore Napoletano” figura autorevolissima e punto<br />

di riferimento dei repubblicani di Napoli.E ancora, Ferdinando Caracciolo, Ettore Carafa, Luisa Sanfelice, padre Nicola De Meo, Vincenzo Cuoco,<br />

Pietro Colletta, Gennaro Serra di Cassano e tant’altra intellighenzia illuminata napoletana.<br />

Ecco da chi era formata la testa pensante della Repubblica. Non è colpa quindi degli storici se l’armata cristiana (sic) del cardinale Ruffo era viceversa<br />

composta dai lazzari e delinquenti vari, tra i quali figure di spicco erano i vari Michele Pezza detto fra diavolo, Gaetano Mammone, e soprattutto<br />

il “MENINO” del Re, il famigerato Gennaro Revelli. Sì, quel Gennaro Revelli che in Altamura non esitò in nome della Santa Fede, a violare<br />

un convento di suore orsoline, dove, prima gozzovigliò con i suoi accoliti, poi dette vita ad uno stupro collettivo delle malcapitate suore, infine le fece<br />

sgozzare tutte. Questa è la storia Della Repubblica Napoletana tramandataci da Colletta a Cuoco, da Dumas a Croce e via discorrendo fino ad oggi.<br />

Tutti di parte? Su via siamo seri! Personalmente credo che a duecento anni da quei fatti, sia ormai giunto il momento che la Chiesa Cattolica chieda<br />

scusa per quella atrocità che un esercito, impropriamente detto della Santa Fede, commise in suo nome.<br />

E veniamo al presunto processo di “MORALIZZAZIONE” riguardante la Resistenza. Dico presunto in quanto, a differenza della Repubblica<br />

Partenopea, la Resistenza ha avuto numerosissimi interpreti non allineati alla cosiddetta “storiografia ufficiale”, cito due nomi per tutti, il “negazionista”<br />

Ernest Nolte allievo di Heidegger e Renzo De Felice. E comunque non è mia intenzione affrontare l’argomento in chiave di lettura storiografica,<br />

e neanche voglio confutare, qui, in questa sede l’affermazione del Cioffari secondo cui, i regimi comunisti sarebbero stati più tirannici dei<br />

regimi nazifascisti. Sarebbe un discorso troppo lungo che non credo ci aiuterebbe a fare chiarezza nel fare emergere le differenze profonde tra i due<br />

tipi di regime.<br />

Vorrei fare soltanto una precisazione di tipo cronologico. Al Cioffari che nega valore alla Resistenza in quanto i protagonisti principali erano comunisti<br />

e quindi simpatizzanti di quei regimi che a suo dire erano peggiori di quelli fascisti, vorrei obiettare che quando avvenne la scelta resistenziale,<br />

di regime comunista ce n’era uno solo: l’Unione Sovietica. E bisogna pur dire che di quel regime ben poco si sapeva, vista la libertà usufruita dagli Italiani<br />

durante il ventennio fascista. Per inciso, aggiungo che uomini come Churchill e Roosevelt preferirono allearsi con il comunista Stalin contro i nazifascismi<br />

Hitler e Mussolini.<br />

Detto questo, passo a quello che a mio avviso è veramente inaccettabile della tesi del Cioffari, e cioè all’affermazione, semplicistica, con cui liquida<br />

tutta l’esperienza resistenziale: Resistenza uguale valori fasulli in quanto movimento prettamente comunista. In questo modo egli offende tutto quel<br />

grandioso movimento che dette vita alla Resistenza, riducendolo e identificandolo come comunista. Così facendo Cioffari ignora completamente le motivazioni<br />

individuali che portarono migliaia di Italiani di diverso orientamento ideologico a scrivere una delle pagine più belle, se di bello si può parlare<br />

quando si parla di guerra, della nostra storia patria. Come non riconoscere valore morale e tutta quella gente che non aspettò la liberazione standosene<br />

rintanata nelle proprie case, ma, che imbracciò le armi, mettendo in gioco la vita per scacciare l’oppressore tedesco?<br />

Vogliamo liquidare come comunista tutta l’esperienza resistenziale?, facciamolo pure, sapendo però che così facendo si offende e i partigiani non<br />

comunisti, che pure furono tanti, e i partigiani comunisti. E poi, come si fa ad omologare quell’originalità tutta italiana quale fu appunto il movimento<br />

comunista nel nostro Paese, ai regimi dell’Est? Con tutti i difetti e gli errori che si possono addebitare al Partito Comunista Italiano, è innegabile che<br />

esso fu promotore di grandi lotte per l’emancipazione dei ceti meno abbienti; e fino a metà degli anni settanta funzionò come importante spinta propulsiva<br />

nel processo di modernizzazione della nostra società.<br />

Prima di concludere devo aggiungere una nota di tipo personale di cui ne avrei fatto volentieri a meno: anche chi scrive questo articolo è appartenuto<br />

per diciassette anni alla “chiesa” comunista, e, contrariamente a quello che il Cioffari pensa dei comunisti, in quella “chiesa” ha imparato e praticato<br />

quell’agire molto cristiano che va sotto il nome di “solidarietà”: lì ho appreso il rispetto per i “diversi”, per gli “zingari, per la gente che ha il colore<br />

della pelle diverso dalla mia, a lottare a fianco dei più deboli e ad affrancarmi dalla meschinità del vivere quotidiano.<br />

Non aggiungo altro, solamente vorrei dare un consiglio al Cioffari: si tolga l’elmetto, non serve più, la guerra è finita, i muri sono crollati, e noi<br />

che siamo gli sconfitti, meritiamo un po’ di rispetto in più, i suoi toni da scomunica sono anacronistici all’alba del 21° secolo.<br />

Cordialmente.<br />

Antonio Maffucci<br />

(da Roma)<br />

14


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

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<strong>IL</strong> TIMO<br />

Il Thymus Vulgaris è una pianta appartenente<br />

alla famiglia delle Labiate;<br />

preferisce terreni asciutti con clima temperato<br />

caldo;. originaria dell’area mediterranea,<br />

si è diffusa dall’Europa Centrale<br />

all’Africa Settentrionale. Il vegetale<br />

è alto circa 30 cm., i fiori sono di colore<br />

rosa chiaro ed in alcuni casi bianchi<br />

non appariscenti; è fornita di foglie piccole<br />

ed intere ma non vistose.<br />

Emana un profumo forte, gradevole,<br />

penetrante, pronunciato e possiede virtù<br />

salutari; è una pianta che, nei tempi remoti,<br />

ha avuto un ruolo di primo ordine,<br />

in quanto usato come antisettico e nei<br />

riti religiosi serviva per combattere infezioni.<br />

Per queste virtù positive, era considerata<br />

un mezzo di prevenzione in caso<br />

di epidemie di peste e di lebbra; nella<br />

religione cristiana, il timo era sotto la<br />

protezione della Vergine Maria, salvatrice<br />

degli afflitti e degli ammalati. Una<br />

leggenda popolare riferisce che Maria,<br />

durante la fuga in Egitto, pare si sia<br />

Erbe di Casa Nostra<br />

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Ricette<br />

R’ MARUQU’ (le lumache)<br />

Ingredienti:<br />

lumache, olio di oliva, aglio, 4 o 5<br />

pomodori, peperoncino, origano, sale.<br />

Comprare le lumache, o ancor meglio<br />

raccoglierle di persona dopo i primi acquazzoni<br />

di agosto e lasciarle a spurgare<br />

per alcuni giorni in un recipiente asciutto<br />

e coperto, quindi lavarle per bene.<br />

Preparare il sugo con olio, qualche<br />

spicchio d’aglio schiacciato e alcuni pomodori;<br />

dopo una quindicina di minuti<br />

aggiungere una presa di origano. Dopo<br />

di aver messo a cuocere le lumache per 7<br />

o 8 minuti, si riversano in un grosso piatto<br />

(spasetta) e si versa sopra il sugo,<br />

quindi si servono in tavola con pane casereccio<br />

raffermo o crostini di pane.<br />

sdraiata su un cespuglio che le fece da<br />

giaciglio e da riparo; ancora oggi in Sardegna,<br />

si chiama “Erba di Santa Maria”.Secondo<br />

un’ipotesi attendibile, il<br />

nome della pianta potrebbe derivare dalla<br />

antica lingua egiziana, da una radice<br />

con proprietà purificatrice che era in uso<br />

nei lavaggi rituali.<br />

Il timo, come vocabolo, deriva dal<br />

verbo “Thyo”che significa “profumare”;<br />

dotato di proprietà antisettiche, toniche<br />

ed antispasmodiche, viene somministrato<br />

come infuso, nella cura della tosse,<br />

anche convulsa.<br />

Il vegetale sembra avere un legame<br />

molto stretto con la vita per l’integrità e<br />

la purezza che mantengono la salute; infatti,<br />

il timo pare che abbia un legame<br />

forte con la vita e con la sua conservazione.<br />

La pianta viene bevuta, sotto forma<br />

di infuso, è consumata fresca sui cibi e<br />

strofinata sul corpo con energiche frizioni<br />

rivitalizzanti, utili per mantenere<br />

in salute i tessuti corporei.<br />

15<br />

Alba Algeri<br />

(da Ritorbolo)<br />

������<br />

Calitri estate 2000, dalla piccola chiesa di Santa<br />

Lucia e sul caratteristico sfondo della nostra<br />

bella cittadina, le due piccole sorelle Leone<br />

sorridono alla vita.<br />

Calitri 1961, salone di barbiere a r’Tavern’ a Mmont’, da sinistra: Pinuccio Faizza, apprendista barbiere,<br />

Michele Di Napoli, con la sigaretta in bocca, Giovanni Donatiello il barbiere, Gerardo Gervasi,<br />

seduto al centro, Canio r’ Scatozza detto “o’ direttor’” e suo cugino omonimo.


IN LOCO UBI DICITUR Gli antichi nomi dei luoghi a Contursi in<br />

Principato Citra dal XIII secolo di Franco Pignata – Valsele Tipografica<br />

– Materdomini 2000.<br />

a toponomastica è la scienza che studia i nomi dei luoghi.<br />

L<br />

<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

Una difficile disciplina che sempre comporta approfondite<br />

conoscenze in campo linguistico, geografico e storico. Alla base<br />

di queste conoscenze è la ricerca, lunga ed estenuante, spesso<br />

deludente non solo per gli esiti negativi, ma anche per la<br />

scarsa leggibilità o interpretazione di documenti rinvenuti in<br />

cattivo stato.<br />

La dicitura in loco ubi dicitur, seguita da un toponimo, caratterizzava<br />

i formulari notarili del medioevo ed era spesso usata anche<br />

dai preti di Contursi nella stesura di vari atti ecclesiastici in<br />

alternanza a loco vulgariter (o vulgo) dicto.<br />

Il collante culturale di una Comunità si misura dalla conoscenza<br />

diffusa tra la gente della concatenazione di eventi passati che<br />

determinano la realtà attuale ed influenzano le scelte per il futuro;<br />

merito dell’Autore, attento studioso di documenti antichi,<br />

è quella di aver rivelato secoli di storia nascosti tra le pieghe di<br />

una parola o nel cuore freddo di una pietra.<br />

Un lavoro encomiabile e di grande interesse storico per la città<br />

di Contursi, che ad opera dei suoi studiosi sta portando alla luce<br />

alcuni importanti pezzi della sua storia che vanno ad arricchire<br />

– come questa opera del Pignata – con autorevolezza la<br />

conoscenza della storia cittadina, un contributo col quale chiunque<br />

d’ora in avanti tratterà l’argomento dovrà confrontarsi<br />

GLI SPECCHI DEL TEMPO Riflessioni bellesi dal ventesimo secolo di<br />

Vito Leone e Tonino Tarantino – Centro di Documentazione foto<br />

Cinematografica “VideoLeone” Bella – Lavello 2000.<br />

on una sostenuta carrellata di centinaia di fotografie gli au-<br />

C<br />

LA NOS OSTRA TRA<br />

BIBLIOTEC<br />

BIBLIOTEC<br />

tori hanno inteso riproporre la storia della cittadina di Bel-<br />

la in provincia di Potenza, facendo rivivere non solo il passato,<br />

ma anche il presente con un raffronto che necessariamente ci<br />

porta a pensare come eravamo un tempo e come siamo oggi,<br />

riannodando il filo con il passato più autentico di questa forte e<br />

dignitosa comunità.<br />

La fotografia è arte che ci racconta la nascita, la vita e la morte<br />

dei personaggi che ci hanno preceduto e che hanno fatto la<br />

storia, col loro lavoro, con le sofferenze, con l’amore, con la<br />

lotta che ci fa sentire partecipi di una lunga e laboriosa tradizione<br />

che venendo da lontano ci proietta nel futuro che è già<br />

oggi.<br />

Pur non risparmiando lodi all’impostazione grafica del volume,<br />

con una scelta di caratteri ed un’impaginazione veramente<br />

esemplari, non possiamo – tuttavia – non rilevare qualche lacuna,<br />

quale l’assenza di didascalie complete di data, luogo e<br />

personaggi, che dovrebbero assolvere la funzione essenziale<br />

di documentare le immagini d’epoca.<br />

Tipograficamente ben impostato il volume rappresenta certamente<br />

una occasione preziosa per i bellesi che amano profondamente<br />

il loro paese e le loro radici e vivono le contraddizioni<br />

odierne della nostra società multietnica, dove non sono più i<br />

nostri concittadini ad emigrare in cerca di lavoro, ma sono gli<br />

extracomunitari che vengono a cercare casa, lavoro e un destino<br />

diverso.<br />

<strong>16</strong><br />

LE ENERGIE DEL DISTRETTO INDUSTRIALE CONCIARIO DI SOLO-<br />

FRA: POTENZIALITÀ E INFRASTRUTTURE TRA PRESENTE E FUTURO<br />

di Luigia Angelica D’Urso – Edizioni G. C. F. Guarini – Solfora<br />

2000.<br />

a dottoressa D’Urso, al compimento del corso di studi uni-<br />

L<br />

versitari, con questo suo lavoro, analizza sistematicamente le<br />

matrici originarie dell’ex polo conciario, i tratti dell’imprenditore<br />

in tutta la loro spigolosità, spezzando una lancia a favore<br />

della risoluzione dei molti problemi connessi con questa parte<br />

di lavorazione manifatturiera che subisce, in continuazione, le<br />

emergenze dei mercati di approviggionamento di materia prima<br />

e di sbocco del prodotto finito.<br />

La modernità delle scelte operate nelle aziende conciarie contrasta<br />

in modo netto con gli investimenti territoriali in favore<br />

delle attività di sviluppo cooperativo. Cinquecento anni di storia<br />

fanno da corona al presente di distretto industriale a Nord-<br />

Est di Napoli, mentre i guasti di un recente passato industriale<br />

ne stanno lentamente attanagliando lo sviluppo. Infatti, le mancate<br />

scelte o gli interventi tardivi hanno minato, in parte, il<br />

tessuto archittettonico-industriale, il disinquinamento del fiume<br />

Sarno, l’approviggionamento di materia prima; gli Enti e i politici<br />

hanno indirizzato, unilateralmente, i contributi che dovevano<br />

servire sul fronte dello sviluppo.<br />

La successione degli interventi che potranno realizzare il distretto<br />

industriale di Solfora dovrà essere rispettato, altrimenti il<br />

futuro delle industrie solofrane non sarà garantito del tutto;<br />

questo studio-ricerca, condotto con competenza ed entusiasmo<br />

raggiunge l’esito di canalizzare ed evidenziare le cause-effetti<br />

della realtà solofrana in vista di un superamento del precedente<br />

sistema produttivo, capace di recepire quelle organizzazioni<br />

di tipo organizzativo-gestionali, funzionali atte ad innescare<br />

un processo cumulativo per una loro più incisiva presenza sul<br />

mercato.<br />

RE FRASCHE RE SANTU LIU Una ricerca sulla religiosità popolare<br />

nelle comunità degli Alburni e del Fasanella di Pasquale Martucci<br />

e Antonio Di Rienzo – Associazione Arci Postiglione – Salerno<br />

2000.<br />

due ricercatori, da anni, compiono studi sul territorio del Parco<br />

I<br />

Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: i loro lavori tendono<br />

ad utilizzare il metodo dell’”osservazione partecipante” che nella<br />

comunità permette di cogliere le strette relazioni della popolazione<br />

con il contesto, il territorio, secondo criteri essenzialmente<br />

“antropologici”. Oggi, infatti, se molte persone paiono dimenticare<br />

il proprio passato e la loro storia, l’osservatore attento<br />

può rilevare e constatare, meravigliarsi e restare sorpreso,<br />

pervaso e stimolato dalla voglia di scoprire e continuare così ad<br />

occuparsi della società, che sulla memoria ha fondato la sua<br />

cultura e la sua civiltà, la sua “identità territoriale”.<br />

Nel saggio di Martucci, ritroviamo feste, ricorrenze, rituali popolari,<br />

novene, pratiche rituali ecc. cioè peculiarità, cultura,<br />

modo di attestazione di una identità da salvaguardare dopo<br />

averla ritrovata e ricostruita nella sua genuina essenzialità;<br />

mentre nei dieci itinerari tracciati dal Di Rienzo riscontriamo la<br />

sua specifica conoscenza ambientale, coniugata con i richiami<br />

paesaggistici e culturali, di cui il territorio è ricco.<br />

Bisogna, perciò, essere grati alle fatiche editoriali dei due autori<br />

e al servizio che essi rendono alla comunità e al mantenimento<br />

del suo bene più prezioso, ovvero la sua memoria storica.<br />

SANT’ANTONIO ABATE E MARIA SS. DEL PANE PATRONI<br />

DI NOVOLI (Culto, Festa, Folklore) di Alfredo Mangeli –<br />

Biblioteca Minima – Novoli 2001.<br />

Autore, come vero annalista, compulsando con acume e<br />

competenza i tantissimi scritti brevi, articoli, contributi di<br />

L’


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

vario genere sulla tradizione culturale della città, racconta storie<br />

anche di minima evidenza, cerca di non tralasciare nulla; un<br />

vero spigolatore di notizie,che non accontentandosi di ciò che si<br />

è mietuto, ritorna ugualmente nei campi, dove sa di poter trovare<br />

altre informazioni, le più minute e nascoste.<br />

Il Mangeli partendo anzitutto da un attento e scrupoloso spoglio<br />

dei giornali, quotidiani, ma anche fogli parrocchiali, o prodotti<br />

da istituti e associazioni sia religiosi che laici, recanti i resoconti<br />

delle feste, studiando i manifesti dei programmi festivi,<br />

coinvolgendo i non pochi collezionisti di cimeli legati al folklore<br />

religioso locale, ha potuto realizzare quest’opera che arricchisce<br />

e compendia la tradizionale documentazione storica<br />

non solo perchè preserva la memoria storica dall’oblio, ma anche<br />

perché questo assemblaggio è essenzialmente un atto di rispetto<br />

per il passato quale unica strada che può rendere possibile<br />

la comprensione del tormentato presente.<br />

CLOCHARD DI Claudio Zangrandi – Editrice Blu di Prussia<br />

– Piacenza 1998<br />

l romanzo di Claudio Zangrandi, alla prima esperienza edito-<br />

I riale, ci propone una vicenda attuale anche se la datazione del<br />

racconto che sostiene quasi l’intero testo, parte da lontano.<br />

È una storia “agrodolce”, plausibile, probabile, dove incontriamo<br />

personaggi qualunque, gli stessi che ognuno di noi avvicina<br />

nella vita civile, durante le proprie giornate. Ma la normalità<br />

di quanto accade e la semplicità con cui l’io narrante<br />

mette a nudo il suo vissuto, non risultano mai banali.<br />

Il merito di Zangrandi sta nel riuscire ad interessare pur partendo<br />

da ingredienti che sembrano destinati al contrario; la sua<br />

capacità di narratore viene fuori senza che faccia ricorso ad effetti<br />

speciali, a sortite stravaganti; il suo linguaggio è accattivante<br />

perché quello che vuol dire, quello che intende esprimere,<br />

affascina lui, prima di tutto.<br />

Claudio Zangrandi sembra invitarci a credere che esiste una vita<br />

da cucirsi addosso, ricordandoci che solo la fretta, l’egoismo,<br />

il moderno imbarbarimento, ci impediscono di valutare come<br />

auspicabile il fatto che si guardi in direzione degli altri con<br />

maggiore attenzione.<br />

Per questo il simpatico clochard della stazione di Torino Porta<br />

Nuova pare uscire dal libro, alla fine, quasi a volerci impartire<br />

una lezione di umanità.<br />

(dall’introduzione)<br />

Santuari della Campania, a cura di UGO DOVERE, Napoli, Massa<br />

Editore, 2000, pp. 440, ill., Edizione inglese con il titolo Holy Places<br />

in Campania.<br />

l volume censisce per la prima volta i Santuari della regione<br />

I<br />

Campania suddividendoli per diocesi (le diocesi della Cam-<br />

pania sono 25: Acerra, Alife-Caiazzo, Amalfi-Cava, Ariano Irpino-Lacedonia,<br />

Avellino, Aversa, Benevento, Capua, Caserta,<br />

Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, Ischia, Montevergine,<br />

Napoli, Nocera Inferiore-Sarno, Nola, Pompei, Pozzuoli,<br />

Salerno-Campagna-Acerno, Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-<br />

Nusco-Bisaccia, Badia di Cava de’ Tirreni, Sessa Aurunca,<br />

Sorrento-Castellammare, Teano-Calvi, Teggiano-Policastro,<br />

Vallo della Lucania).<br />

Per ciascuna diocesi vengono individuati e descritti i seguenti<br />

luoghi: la Cattedrale, i Santuari riconosciuti dall’autorità ecclesiastica,<br />

e alcune chiese di particolare pregio artistico-architettonico<br />

considerate dai fedeli come scrigni di arte e di fede.<br />

Vengono censiti complessivamente 219 luoghi sacri (25 Cattedrali,<br />

152 Santuari, 42 tra catacombe, basiliche, chiese concattedrali,<br />

monastiche e conventuali); per ogni edificio viene offerta<br />

una scheda in cui si traccia in maniera sintetica la storia<br />

del luogo, se ne descrive il patrimonio storico-artistico e si se-<br />

17<br />

gnalano le più importanti tradizioni liturgiche e folcloristiche<br />

del posto. Le chiese incluse nel volume hanno giocato un ruolo<br />

di primo piano durante l’anno giubilare appena trascorso, accogliendo<br />

un numero più elevato del solito di pellegrini e devoti.<br />

Oltre alle tradizionali e famose mète religiose campane (Pompei,<br />

Montevergine, Madonna dell’Arco, Materdomini, Pietrelcina,<br />

Capaccio, Roccamonfina), vengono fatti conoscere numerosi<br />

altri Santuari di ogni provincia, intorno a cui si sta incrementando<br />

un interessante movimento di turismo religioso,<br />

legato sia alle tradizioni locali sia all’accoglienza rivolta a pellegrini<br />

e turisti provenienti da fuori regione (a cominciare dai<br />

Campani di seconda e terza generazione sparsi nel mondo).<br />

Il Santuario è il luogo ideale per la ricerca di Dio e per fare<br />

esperienza di Chiesa – come sottolinea il Card. Giordano presentando<br />

il volume – perché fa riscoprire «il fascino di quella<br />

comunione nella fede e nella santità che fa spalancare il cuore<br />

verso tutti, in particolare verso chi è diverso da noi». Tuttavia<br />

– come rileva Antonio Bassolino nella prefazione al libro –<br />

«i “campanili” del nostro Paese sono stati sempre un punto di<br />

riferimento intorno al quale sviluppare anche aggregazioni civiche<br />

e forme sociali organizzate, e le loro mura spesso hanno<br />

difeso e tramandato preziose memorie delle comunità locali».<br />

Il censimento è stato promosso dalla Conferenza Episcopale<br />

Campana attraverso l’ufficio regionale per i beni culturali ecclesiastici,<br />

che ha curato il coordinamento della ricerca, mentre<br />

la realizzazione del volume in edizione italiana e inglese da<br />

parte della casa editrice Massa di Napoli rientra tra le attività<br />

della Regione Campania per il grande giubileo del 2000.<br />

Ugo Dovere, sacerdote napoletano, già delegato della Conferenza<br />

Episcopale Campana per i beni culturali e il giubileo, insegna<br />

Storia della Chiesa presso l’Istituto Universitario “Suor<br />

Orsola Benincasa” di Napoli.<br />

Calitri 10.01.2001, il festeggiamento delle nozze d’oro è sempre un bel traguardo<br />

che deve essere festeggiato degnamente, da sinistra: Franca Fastiggi,<br />

Angelina Russo, Donato Russo (bellascrima) e Antonietta Stanco i festeggiati,Vito<br />

Russo, Angela Di Milia, dietro: Donato Russo, Antonella Fastiggi, Giuseppe<br />

Fastiggi, Alessandro Russo.Auguri sinceri dalla Redazione del Giornale.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

Vita Calitrana<br />

Il 7 e il 14 gennaio 2001 con il metodo della designazione e<br />

del ballottaggio si è proceduto al rinnovo delle cariche del Consiglio<br />

Direttivo dell’Arciconfraternita Immacolata Concezione di<br />

Calitri, che sarà valido per il triennio 2002/2003, e risulta così<br />

composto: Priore-moderatore prof. Vito Alfredo Cerreta, 1° assistente<br />

Vincenzo Cubelli di Michele, 2° assistente Giovanni<br />

Cerreta, consiglieri Giuseppe Cubelli, Angelo Di Cosmo, Gerardo<br />

Nigro e Vincenzo Zabatta, segretario rag. Gerardo Del<br />

Guercio, cassiere Angelo Margotta, Padre spirituale don Siro<br />

Colombo, maestro dei novizi Sergio Fasulo e Pasquale Calà.<br />

� � �<br />

Domenica 7 gennaio 2001, alle ore 19,30, nella Chiesa dell’Immacolata<br />

Concezione si è tenuto il “Concerto di Natale”<br />

della CORALE di Calitri, diretta dal prof. Antonio Altieri, violinista<br />

Mauro Metallo ed è composta da <strong>16</strong> (tenori/bassi) uomini e<br />

22 (soprano) donne. La Corale ha esordito l’8 Dicembre 2000<br />

cantando la S. Messa delle 11,30 celebrata dall’Arcivescovo<br />

P. Salvatore Nunnari, ha accompagnato le S. Messe del giorno di<br />

Natale e Capodanno celebrate dal parroco don Siro Colombo nella<br />

chiesa di San Canio. Per il prossimo mese di maggio sono previste<br />

due esibizioni ad Ariano Irpino e a Montecalvo.<br />

18<br />

� � �<br />

Il Centro Culturale Giovanni Paolo II° il cui responsabile è<br />

il prof. Antonio Altieri coadiuvato dal parroco don Siro Colombo,<br />

ha organizzato fin dal 15 dicembre 2000 un ciclo di<br />

conversazioni culturali con la partecipazione di grosse personalità,<br />

e finora hanno avuto molto successo di pubblico e di<br />

qualità.<br />

� � �<br />

Domenica 24 giugno presso la Parrocchia San Canio<br />

avranno luogo le Cresime con la partecipazione dell’Arcivescovo<br />

P. Salvatore Nunnari<br />

� � �<br />

Condividendo e riproponendo quanto già scritto all’Amministrazione<br />

Comunale dall’avvocato Giuseppe Cerreta, ci<br />

sembrerebbe quanto meno decoroso affiggere le apposite tabelle<br />

per la denominazione delle strade e dei numeri civici;<br />

tenere una più accorta pulizia delle strade del centro storico invase<br />

da animali e sterpaglie; cercare la sistemazione dell’edificio<br />

di via Tedesco che si presenta come fatto indecoroso per<br />

l’intera città, pericoloso per la pubblica incolumità e la salute<br />

pubblica; cercare una più decente soluzione per le centinaia di<br />

manifesti con avvisi di morte, affissi dovunque senza alcun rispetto.<br />

Novedrate (CO), festa del Capodanno 2000 presso la famiglia Bozza, da sinistra prima fila:Canio Rubino(u’ pahanes’), si vede una metà, Michelina Della<br />

Badia (c’mm’niegghj’), Incoronata Buldo, seduta, Giuseppe Fastiggi (tobb’t’), con la maglia scura, Gerardina Ciccone (a T’uresa), seduta,Antonio Gautieri (baccalà)<br />

seduto, Giovanna Cestone in Bozza (lanciacesta), Gaetano Bozza (ziendulena), Maddalena Coppola in Gautieri in costume calitrano, Francesco Germano<br />

accovacciato per terra (u’ m’r’siegghj’), Lucia Zabatta (cacalerta), Maria Dragone; sempre da sinistra: Eugenia Gatti (vicina di casa)Carlo Caimi (vicino<br />

di casa) col cappello, Francesca Galgano (mangiaterra),Antonietta Di Prenda in Ruggiero, Canio Ruggiero (nzarc’nent’), in alto in fondo Carlo Di Napoli (paparul’)<br />

e Vincenzo Maffucci (u’ sc’nisc’), Carmela Russo (bellascrima) si vede solo la testa, Maria Maffucci (spaccac’pogghj’), Francesca Araneo (man’ man’),<br />

Giuseppe Leone (pista pista) con i baffi,Vincenzo Di Cecca (u’ zemmar’), Gaetano Ramundo (u’ l’cces’), Canio Pasqualicchio (giulian’), Gerardo Garruto (u’ vallates’),<br />

Giovannina Araneo (u’ rabbij) si vede solo la testa, Raffaella Tommasiello in Germano,Angela Cestone (lanciacesta), Michele Germano (u’ zemmar’).


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />

Dio te guarde de povere arricchire, de ricche mpezzentire.<br />

Ammolate a rasulo<br />

Ogne cunto senz’oste<br />

Chi co lo zuoppo pratteca ncapo dell’anno zoppeca.<br />

No pignato maritato<br />

Non ce ntorza ncanna<br />

Mara me<br />

Né pozzo pipiare!<br />

Piede stuerte de papara!<br />

Doi femmene e na papara, faceno no mercato<br />

Canna fraceta<br />

A mettere l’assisa<br />

Tozza martino<br />

Menate la mano pe lo stomaco<br />

Pozza schiattare mo<br />

Te pozza venire la pipitola<br />

Sempre fuorfece fuorfece<br />

Sta malerba<br />

A cavallo iastemmato luce lo pilo<br />

Sempre spierete e demierte<br />

Mai non aggiate abiento<br />

Si cerca co lo spruoccolo<br />

Ha n’uecchie che te parla e te spertosa<br />

Non ha posto la mola de lo sinno<br />

Non cape ne la pelle<br />

Lo maccarone dinto de lo caso<br />

La bella zita, nchiazza se marita<br />

A buon cavallo no le manca sella<br />

Chi non fraveca e non marita non sa chello che dica<br />

Sta chino comm’all’uovo<br />

A CURA DI RAFFAELE SALVANTE<br />

Dallo spoglio di numerose opere che andiamo facendo da tempo per studiare le origini del nostro dialetto, riportiamo alcuni riscontri<br />

più significativi che abbiamo trovato nell’opera “Le Muse Napoletane” di G.B. Basile, prima edizione del <strong>16</strong>35, ripresa dalla<br />

rivista STUDI SECENTESCHI editore Leo S. Olschki – Firenze Voll. III – 1962.<br />

(continua dal n. 15)<br />

19<br />

Dio ti guardi da poveri arricchiti e da ricchi impoveriti.<br />

Affilate come rasoi<br />

Fare i conti senza l’oste<br />

Chi pratica con lo zoppo impara a zoppicare.<br />

La pignata maritata<br />

Non si strozza<br />

Povera me<br />

Non posso recriminare<br />

Piedi storti di papera<br />

Due donne e una papera fecero, un mercato<br />

Gola marcia<br />

Mettere il calmiere<br />

tozza martino<br />

Passati la mano sulla coscienza<br />

Possa crepare ora<br />

ti possa venire male alla lingua<br />

Sempre a criticare<br />

Questa malerba<br />

A cavallo invidiato gode ottima salute<br />

Sempre randagio e disprezzato<br />

Mai non abbiate quiete<br />

Si cerca con lo stecco<br />

Ha un occhio che ti parla e ti penetra<br />

Non ha messo il dente del giudizio<br />

Non sta in se dalla gioia<br />

I maccheroni dentro il formaggio<br />

La donna bella si marita subito<br />

A buon cavallo non manca la sella<br />

Chi non costruisce e non marita non sa cosa dice<br />

È pieno come un uovo<br />

Montatone, 30.04.1988, matrimonio di Claudia Vannini e Paolo Patentini, da sinistra: Incoronata Della Badia (la persa) deceduta in Australia nel maggio 2000,<br />

Anna Della Badia, Mariantonia Della Badia mamma della sposa, Claudia Vannini la sposa, Paolo Parentini lo sposo, Maria Della Badia, Maria Michela Della Badia.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

DA CALITRI<br />

10.000: Della Badia Maria – Di Cairano Canio – Di Muro<br />

Giuseppina – Cerreta Giovanni – Cialeo Canio Vincenzo –<br />

Galgano Michelina – Maffucci Angelo Maria – Cestone<br />

Giuseppina – Gautieri Donato – Toglia Vincenza – Zabatta<br />

Michele – Cestone Angelo – Siconolfi Anna – Zarrilli Leonardo<br />

– Zabatta Giuseppa.<br />

15.000: Zarrilli Giovanna – Di Maio Giovanni – Cetta Daniela<br />

– Codella Giuseppe – Di Maio Vincenzo – Gervasi Benedetta –<br />

Mottola Gerardo – Cialeo Francesco.<br />

20.000: Pastore Raffaele – Codella Giuseppe – Russo<br />

Michelino – Cianci Maria Antonietta – Margotta Antonio – Di<br />

Luzio Antonio – Di Cairano Michele – Maffucci Di Maio<br />

Benedetta – Margotta Angela in Cantarella – Cioffari Lucia –<br />

Cerreta Mariannina – Tornillo Michela – Nigro Maria – Vallario<br />

Canio Antonio – Di Napoli Maria Michela – Cestone Raffaele –<br />

Di Napoli Giuseppe – Cianci Giuseppe – Di Cecca Giovanna –<br />

Di Milia Vincenzo Depi 127 – Maffucci Maria – Zarrilli Luigi<br />

Franco – Buldo Giovanni – Simone Maria in Margotta – Merola<br />

Giuseppina – Lo Priore Antonio – Di Carlo Michele – Del<br />

Cogliano Antonia – Di Maio Vincenza – Nivone Giuseppe – Di<br />

Maio Maria Vincenza – Di Maio Giuseppe – Vallario Luisa –<br />

Maffucci Michele – Sacino Francesco – Tornillo Michelangelo –<br />

New Bar di Leone Angelo – Fasulo Sergio – Caputo Maria<br />

Vincenza – Tornillo Giovanna – Di Roma Giovanni – Bozza<br />

Rosina ved. Zarrilli – Stanco Antonietta.<br />

25.000: Scolamiero Maria – Armiento Michelangelo – Di<br />

Cairano Mario Angelo – Caputo Vincenzo – Di Napoli Canio.<br />

30.000: Cianci Mario Angelo – Gautieri Canio – Di Roma<br />

Giuseppe – Galgano Vincenzo – Di Maio Giovanna – De<br />

Nicola Armando – Cerreta Angelomaria – Buldo Maria.<br />

40.000: Suore di Gesù Redentore.<br />

50.000: Maffucci Vincenza in Di Napoli – Officina Russo –<br />

Zarrilli Vito e Concetta.<br />

100.000: Nicolais Salvatore – Di Napoli Giulio – Pontillo<br />

Gaetano.<br />

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE<br />

5.000: Preonano Giuseppe (S. Giorgio a Cremano).<br />

10.000: Buglione Rocco (Roma) – Cingoli Ada (S. Angelo dei<br />

Lombardi) – Cocchiarella Ettore (S.Andrea di Conza) – Colucci<br />

Pasquale (Sirignano) – Giuliano Angela (Casalgrande) –<br />

Maffucci Giovanni ( Salerno) – Algeri Alba (Retorbido) – Di<br />

Maio Antonio (S.Bernardino Verbano) – Giorgio Fedele<br />

(Teramo) – Briuolo Luigi (Alessandria) – Zabatta Pasquale<br />

(Camnago) – N.N. (Arese) – Sauda Roberto (Roma) – Di Maio<br />

Vito (Montauro) – Di Napoli Antonio (Rho) – Cecere Marco<br />

(Firenze) – Cerreta Giuseppe (Cambiano) – Cerreta Teresa<br />

(Milano) – Praenta Antonio Franco (S. Gennaro Ves.no) –<br />

D’Onofrio Giuseppe (Castellammare di Stabia) – Briuolo Lucia<br />

(Alessandria) – Di Napoli Maria (Bollate).<br />

15.000: Zarrilli Lina (Paina di Giussano) – Ardolino Marianna<br />

(Cologna di Pellezzano) – Di Muro Pasquale (Rignano<br />

sull’Arno) – Zabatta Claudio (Tor Lupara Roma) – Capolongo<br />

Domenico (Roccarainola) – Toglia Canio (Poggibonsi) –<br />

Mazziotti Francesca (Roma) – Landolfi Antonio (Salerno) –<br />

Sagliocco Antonio (Nichelino) – Gautieri Vito (Bollate) –<br />

Romano Sabato (Bellizzi) – Ziccardi Carmine (Pavia) – Di<br />

Napoli Rosanna (Bollate) – Galgano Canio (Cantù) – Cerreta<br />

20<br />

Rosa Maria (Nova M.se) – Di Napoli Giuseppe (Brescia) –<br />

Cicoria Luigi (Padova) – Vallario Giuseppe (Grugliasco) – De<br />

Felice Michele (Avellino) – Maffucci Canio (Napoli) – Gabellini<br />

Lorenzo (Firenze) – Fastiggi Michele (Salerno) – Cialeo<br />

Vincenza (Castel D’Azzano) – Abate Gaetano (Salerno) –<br />

Zabatta Salvatore (Milano) – Cerreta Michele (Carrara) –<br />

Zabatta Vincenzo (Lentate S.S.) – Sica Vito (Salerno) – Di<br />

Cairano Antonia (Salerno) – Di Cosmo Michele (Poggibonsi) –<br />

Di Carlo Maria (Cambiano) – Cicoira Lidia (Napoli).<br />

20.000: Nicolais Antonio (Quattro Strade di Lavaiano) –<br />

Margotta Vincenzo (Salerno) – Pastore Vincenzo (Fornaci di<br />

Barga) – Proverbio Pietro Pasquale (Salerno) – Acocella<br />

Francesca (Napoli) – Di Fronzo don Pasquale (Mirabella<br />

Eclano) – Gautieri Vito (Moncalieri) – Metallo Giovanni<br />

(Pontasserchio) – Buldo Antonia (Varallo Pombia) – Maffucci<br />

Edoardo (Moncalieri) – Coglianese Angelo (Oliveto Citra) –<br />

Cantore Anna (S. Margherita Lig.) – Gautieri Giuseppe<br />

(Moncalieri) – Panniello Antonio (Roma) – Cianci Michele<br />

(Mariano C.se) – Stanco Angela (Lentate S.S.) – Cristiani<br />

Salvatore (Poggibonsi) – Galgano Anna e Di Cairano Mario<br />

(Colleverde) – Scoca Donato (Borghesia Anzio) – Zabatta<br />

Antonio (Nova M.se) – Cantini Giovanni (Osio Sotto) –<br />

Polestra Pasquale (Milano) – Fastiggi Vittorio (Mariano C.se) –<br />

Zabatta Canio (Lentate S.S.) – Cestone Metallo Vincenzo<br />

(Bergamo) – Savanella Angelo (Villaricca) Acocella Marilena<br />

(Reggio Emilia) – Maffucci Giovanni (Mariano C.se) – Alfieri<br />

Liliana ved. Frucci (Napoli) – Fierravanti Nicola (Ponte Tresa) –<br />

Maffucci Tonino (Lentate S.S.) – Gallo Vito (Treggiaia) –<br />

Gautieri Canio (Mariano C.se) – Cerreta Vincenzo (Camnago)<br />

– Scoca Antonio (Camnago) – Vallario Lorenzo (Milano) –<br />

Rubino Canio (Briosco) – Di Carlo Attilio (Cordenons) – Di<br />

Cairano Domenico (S. Mauro T.se) – Gervasi Gerardo (Olgiate<br />

Comasco) – Zabatta Pietro (Lentate S.S.) – Zarrilli Vincenza<br />

(Varese) – Cerreta Luigi (Bari) – Di Napoli Antonio (Mariano<br />

C.se) – Di Napoli Vincenzo (Bologna) – Acocella Vito Antonio<br />

(Lentate S.S.) – Margotta Canio (Meda) – Pompei Salvante<br />

Giovanna (Bari) – Dei Valter (Scandicci) – Di Maio Anna<br />

(Roma) – Siani mons. Salvatore (Contursi) – Di Carlo Maria A.<br />

(Buccinasco) – Araneo Vincenza (Perticato) – Zabatta Mario<br />

(Cantù) – Casarin Dirce in Russo (Mestre) – Di Carlo Lucia<br />

(Santomenna) – Zarrilli Francesco (Perticato) – Tetta Antonio<br />

(Napoli) – Cianci Salvatore (Candela) – Metallo Vincenzo<br />

(S.Giovanni Val.no) – Maffucci Vincenzo (Bregnano) – Fierro<br />

Nicola (Salerno) – Acocella Filippo (Napoli) – Leone Giovanni<br />

(Milano) – Codella Luigina (Poggibonsi) – Caruso Michele<br />

(Cantù) – Di Cosmo Giovanni (Cantù) – Gautieri Alfonso<br />

(Cadorago) – Di Napoli Teresa (Calco) – Zarrilli Giancarlo<br />

(Morena) – Basile Enza (Lecco) – Zarrilli Giuseppe (Bollate).<br />

25.000: Santeusanio Giuseppe (Livorno) – Margotta Angelo<br />

(Ancona) – Cubelli Lorenzo (Bergamo) – Paoletta Erminio<br />

(Portici) – Sansone Giacinta (Torino) – Di Milia Angela (Nova<br />

M.se) – Scoca Antonio (Trento) – Cerreta Clorinda (Roma) –<br />

Cerreta Orazio (Caselle) – De Rosa Attilio (Treviso) – Galgano<br />

Amedeo (Melfi) – Cestone Giuseppe (Poggibonsi).<br />

30.000: Del Cogliano Antonio (Salerno) – Del Re Anita<br />

(Lucrezia) – Di Napoli don Valentino (Castelfranci) – Russo<br />

Franco (Pagani) – Armiento Giuseppina (Castellabate) – Buldo<br />

Cesare Giovanni (Varese) – Armiento Michelina (Alessandria)<br />

– Senerchia Vincenzo (Casalgrande) – Zarrilli Michele (Roma)<br />

– Maffucci Giuseppe (Milano) – Cianci Michelina ved.<br />

Maffucci (Pisa) – Abate Giuseppe Nicola (Avellino) – Cubelli<br />

Padre Francesco (Pistoia) – Zarrilli Maria (Poggio a Caiano) –<br />

Ardolino Francesco (Maddaloni) – Scoca Michele (Mariano


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

C.se) – Pastore Raffaele (Roma) – Lampariello Concetta<br />

(Vernazza) – Miano Mario (Napoli) – Di Napoli Fortunato<br />

(Garbagnate) – D’Emilia Umberto (Salerno) – Polidoro<br />

Berardino (Ariano Irpino) – Nicolais Maria (Latina) – Di Maio<br />

Giovanna (Roma) – Codella Pasqualina (Cermenate) – Cubelli<br />

Lucia (Bologna) – Gallucci Francesco (Cavaion) – Di Carlo<br />

maresciallo Canio (Avellino) – Di Cecca Vincenzo (Mariano<br />

C.se) – Senerchia Maria (Nova M.se) – Miele Pietrangelo<br />

(Bollate) – Ungherese Nicola (Roma) – Zarrilli Vito (Roma) –<br />

De Vito Antonietta (Roma) – Salvatore Lucia (Montatone) –<br />

Acocella Enzo (Presso) – Maffucci Maria Antonia (Roma) –<br />

Codella Pasqualina (Asti) – Paradiso Gaetano (Lioni) –<br />

Cerreta Canio (Valmadrera) – Rainone Vincenzo (Lentate<br />

S.S.).<br />

35.000: Cioffari Drago Anna (Genova).<br />

40.000: Mollica Antonio (Novara) – Codella Vitantonio<br />

(Castel S. Niccolò) – Di Napoli Attilio (Torino) – Messina<br />

Giuseppe (Roma).<br />

50.000: Cianci Michele (Firenze) – Di Cairano Giuseppe<br />

(Milano) – Di Carlo Alfredo (Avellino) – Di Cosmo Vincenzo<br />

(Poggibonsi) – Vallario Giuseppe Nicola (S. Miniato Basso) –<br />

Armiento Giuseppe (Viareggio) – Tornillo Lucia (Salerno) –<br />

Margotta/Nicolais (S. Donato M.se) – Metallo Vito<br />

(Scandiano) – Galgano Giuseppe (Ancona) – Tornillo Vito<br />

(Viareggio) – Cecchetti Turiddo (Pistoia) – Zabatta Michele<br />

(S.Giorgio a Cremano) – Galgano Vincenzo (Riccione) –<br />

Galgano Antonio (Novara) – Zazzarino Vincenzo<br />

(Mercogliano) – Sacchitella Caterina (Siena) – De Rosa<br />

Luciana (Roma) – Ciccone Gaetano (Caronno P.lla) – Di Napoli<br />

Antonio (Galatina) – Fenu Luigi (Uta) – Di Napoli Francesco<br />

(Biella) – Codella Gerardo (Brescia) – Cerreta Giovanna<br />

(Prato) – Norelli Francesco (Roma) – Tuozzolo Giovannino<br />

(Roma) – Di Maio Michele Arcangelo (Napoli) – Galgano<br />

Vincenzo (Melfi) – Del Donno Manfredi (S.Croce del Sannio) –<br />

Galgano Vincenzo (Brindisi) – Rella Giovanna (Pescopagano)<br />

– Lampariello Franchino (Garbagnate) – Cerreta Mario<br />

(Avellino) – Lo Sasso Rocco (Avellino) – Nappi Gaetana<br />

(Bergamasco) – Chirico Ettore e Di Milia Angela (Teora) –<br />

Messina padre Rosario (Casoria) – Di Napoli Pio Salvatore<br />

(Roma) – Della Valva Francesco (Bollate) – Pasolini Italo<br />

(Napoli) – Toglia Vincenzo (Ivrea) – Galgano AngeloMaria<br />

(Salerno) – Frasca Vincenzo (Roma) – Metallo Giuseppe<br />

(Bagnoli) – Zarrilli Leonardo (Termoli) – Vallario Giuseppe<br />

(Firenze) – Vitamore Maria Filomena (Roma) – Cestone Gina<br />

(Roma) – Cubelli Tonino (Bologna) – Di Milia Antonietta<br />

(Milano).<br />

60.000: Di Maio Gaetano (Trento).<br />

100.000: Famiglia Margotta (Roseto degli Abruzzi) – Marra<br />

Raffaele (Caserta) – Di Cairano Vincenzo (Francavilla al Mare)<br />

– Sena don Lorenzo (Fabriano) – Bazzani Paolo (Barberino<br />

V.Elsa) – Viora/Capossela (Roma) – Nicolais Rocco (Roma) –<br />

Scoca Maria Concetta (Roma) – De Rosa Carlo (Belluno) –<br />

Frucci Angelo (Roma) – Di Milia Michele (Gallarate) – Bozzoli<br />

Giovanni Paolo (Roma) – Tuozzolo Donato (Roma) – Del<br />

Cogliano Michela (Caserta).<br />

300.000: Alliod Silvia Cicoira (Aosta).<br />

DALL’ESTERO<br />

BELGIO: Simone Luigi 30.000 – Simone Michele 30.000 –<br />

Palermo/Di Maio 72.000.<br />

GERMANIA: Di Muro Giuseppe 50.000.<br />

URUGUAY: Lampariello Vito 20.000.<br />

VENEZUELA: Di Carlo Vincenzo 50.000 – Bozza Anna<br />

20.000.<br />

Chiediamo scusa e comprensione<br />

per qualsiasi involontaria omissione<br />

21<br />

LAUREA<br />

Presso la Universidad Bicentenaria De Aragua Facultad De Ingenieria<br />

Escluela De Ingenieria De Sistemas (Informatica) si è laureato<br />

ANGELO SIMONE<br />

Di Maracay nel Venezuela<br />

Auguriamo al neo dottore Angelo la più brillante carriera frutto e ricompensa<br />

dei lunghi e duri sacrifici affrontati da lui e dai genitori Orazio<br />

Simone e Maria Antonietta Marchitto.<br />

Gli amici ed i familiari di Calitri.<br />

Calitri 1950 studio fotografico Cerreta (u’ cunigl’) da sinistra: Giovanni<br />

Fasano, Enza Del Vento nata ad Udine, Rosetta Fasano nata a Pescopagano,<br />

Marisa Del Vento nata a Tripoli il 15.01.1934 e deceduta a Bari il<br />

21.07.1979, Maria (Mariolina) Fasano, Stefania Adriana Fasano, Stefano<br />

Sica (mast’ Stefan’ u’ ramar’) nato a Fisciano il 13.10.1870 e deceduto<br />

a Calitri il 20.02.1958, Stefano Del Vento.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO<br />

Rubrica a cura di Anna Rosania<br />

I dati, relativi al periodo dal 13 aprile 2000 al 25 febbraio 2001,<br />

sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.<br />

NATI<br />

Laurentini Lara di Fabio e di Palumbo Emmanuela 13.04.2000<br />

Mafucci Florindo di Angelo e di Rossi Angela 20.10.2000<br />

Pannisco Pierpaolo di Giuseppe e di Di Cairano Giovanna <strong>16</strong>.11.2000<br />

Gautieri Giuseppe di Donato e di Zarrilli Felicetta 17.11.2000<br />

Cicoira Marilina di Michele e di Maffucci Lucia 27.11.2000<br />

Gautieri Vincenzo di Vito e di Fiordellisi Giuseppina 01.12.2000<br />

Nicolais Angela di Gerardo e di Schiavone Luigia 05.12.2000<br />

Zabatta Daria di Antonio e di Brescia Gerardina 12.12.2000<br />

Tornillo Alessandro di Luigi e di Carafa Vincenza 18.12.2000<br />

Cestone Giuseppe di Vito e di Marrese Annalisa 29.12.2000<br />

Di Milia Canio Maria di Michele e di Cianci Giovanna 07.01.2001<br />

Tateo Francesca di Vito e di Iannolillo Antonella 10.01.2001<br />

Tamoud Fatimaezzahra di Abdelhadi e di Belkatkor El Mouludia 12.01.2001<br />

Cestone Lorenzo di Giuseppe e di Russo Angela 14.01.2001<br />

Rizzo Giuseppe di Vincenzo e di Coppola Bettina 24.01.2001<br />

Zabatta Alessandro di Antonio e di Borea Emanuela 24.01.2001<br />

Russo Michele di Mario e di Zabatta Maria Gemello 30.01.2001<br />

Russo Berardino di Mario e di Zabatta Maria Gemello 30.01.2001<br />

Lettieri Andrea di Angelo e di Schettino Giuseppina 31.01.2001<br />

Maffucci Vito Antonio di Francesco e di Racioppi Rosa Gemello 21.02.2001<br />

Maffucci Gerardo di Francesco e di Racioppi Rosa Gemello 21.02.2001<br />

MATRIMONI<br />

Rizzo Vincenzo e Coppola Bettina 28.10.2000<br />

Sibilia Massimiliano e Caruso Anna 23.12.2000<br />

MORTI<br />

Maffucci Angelo 06.05.1928 - 30.09.2000<br />

Metallo Canio 25.06.1937 - 14.10.2000<br />

Russo Michele 02.05.1948 - <strong>16</strong>.10.2000<br />

Di Cosmo Giuseppa 12.01.1913 - 31.10.2000<br />

Cerreta Canio 02.10.1930 - 03.11.2000<br />

Russo Giambattista <strong>16</strong>.11.1914 - 04.11.2000<br />

Nicolais Vincenzo 23.10.1911 - 07.11.2000<br />

Rainone Peppinella 20.02.1921 - 13.11.2000<br />

Cestone Francesca 20.03.1914 - 14.11.2000<br />

Metallo Giambattista 09.02.1905 - 20.11.2000<br />

Di Napoli Maria 21.01.1913 - 24.11.2000<br />

Metallo Michele 30.01.1929 - 25.11.2000<br />

Maffucci Antonia 17.01.1931 - 26.11.2000<br />

Calà Teresa 24.06.1907 - 28.11.2000<br />

Grandi Lina 10.07.1921 - 06.12.2000<br />

Di Milia Mariantonia 15.08.1915 - 08.12.2000<br />

Leone Vincenzo 12.08.1933 - 14.12.2000<br />

Atene Maria Vittoria 12.12.1911 - <strong>16</strong>.12.2000<br />

Russo Rosa 06.10.1911 - <strong>16</strong>.12.2000<br />

Toglia Rosanna 03.09.1964 - 08.01.2001<br />

Russo Rocco 05.08.1924 - <strong>16</strong>.01.2001<br />

Galgano Pasquale 06.05.1902 - 20.01.2001<br />

Cestone Maria <strong>16</strong>.11.1902 - 30.01.2001<br />

Cubelli Vincenzo 30.11.1911 - 02.02.2001<br />

Cicoira Rosa 20.01.1910 - 05.02.2001<br />

Cicoira Peppina 02.08.1917 - 18.02.2001<br />

Troncone Maria Rachele Concetta 19.01.19<strong>16</strong> - 20.02.2001<br />

Zabatta Michele 03.05.1928 - 25.02.2001<br />

22<br />

Calitri 1932, il matrimonio di Michele Di Milia<br />

(urt’lan’) e Giacinta Di Muro (zia Lena).<br />

Se sei interessato a conoscere<br />

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autore di numerose e meritorie<br />

pubblicazioni<br />

sulle nostre tradizioni.<br />

Contrada S. Tommaso, 57/C<br />

83100 AVELLINO<br />

Calitri agosto/settembre 1980 in via Ferrovia al<br />

n. 44, Angelo Maffucci (patr’nett’), Luigi Codella<br />

(zi vicc’) e la piccola Giuseppina Merla.


N. <strong>16</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2001 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

REQUIESCANT IN PACE<br />

Elisabetta Scoca<br />

05.11.1937 - † 27.01.2001<br />

L’assenza non è assenza<br />

abbiate fede, colei che non<br />

vedete è con voi.<br />

(Sant’Agostino)<br />

Marito e figli la ricordano.<br />

Vito Cestone<br />

29.05.1915 - † 03.02.2000<br />

Mentre riposi nella<br />

serenità dei giusti, tuo<br />

figlio Franchino, gli amici<br />

e i parenti, ti ricordano<br />

con immutato affetto e<br />

rimpianto.<br />

Michelantonio Caruso<br />

<strong>16</strong>.06.1922 - † <strong>16</strong>.02.1984<br />

Non l’abbiamo perduto,<br />

ma dimora prima di noi,<br />

nella luce del regno di<br />

Dio.<br />

Angela Maffucci<br />

13.11.1927 - † 25.04.2000<br />

Con affetto la ricordano il<br />

marito Giuseppe<br />

Marchitto ed i figli Vito e<br />

Maria Antonietta.<br />

Vincenzo Berardino<br />

Giuliano<br />

20.05.1926 - † 30.04.1999<br />

La morte ti ha strappato a<br />

noi, ma il tuo ricordo<br />

resterà sempre nei nostri<br />

cuori.<br />

Maria Vincenza Cestone<br />

in Tornillo<br />

28.01.1905 - † 05.02.1972<br />

La tua cara immagine<br />

sarà sempre una fiaccola<br />

accesa nel cuore di chi ti<br />

ha voluto tanto bene.<br />

Anita Del Re in Scarano<br />

03.05.1933 - † 10.01.2001<br />

Il suo ricordo di donna<br />

semplice ed onesta<br />

rimanga vivo nel<br />

rimpianto della sua<br />

famiglia e di quanti la<br />

conobbero e l’amarono.<br />

Michele Lampariello<br />

† 07.01.2000<br />

Non piangete la mia<br />

assenza, perché morto è<br />

colui che non ama.<br />

Lo ricordano la moglie<br />

e i figli.<br />

Gaetano Cubelli<br />

14.08.1913 - † 14.03.1981<br />

La moglie, i figli e i nipoti<br />

lo ricordano a quanti lo<br />

conobbero e lo amarono.<br />

23<br />

Michele Acocella<br />

21.12.1944 - † 12.04.2000<br />

Il tuo ricordo è sempre<br />

vivo nei nostri cuori.<br />

La famiglia.<br />

Maria Germano<br />

02.11.1908 - † 31.01.1992<br />

La morte pone fine ad una<br />

vita, ma non pone fine<br />

all’amore che<br />

conserviamo per te.<br />

Luigi Salvante<br />

(M’nacon’ o zi Mingh’)<br />

02.10.1899 - † 23.02.1962<br />

A quarant’anni dalla tua<br />

scomparsa ti ricordiamo<br />

con l’amore e l’affetto di<br />

sempre.<br />

Tuo figlio Giovanni, le<br />

nuore e i nipoti.<br />

Pasquale Bozza<br />

Calitri 18.02.1928<br />

† Venezuela 02.12.2000<br />

Uomo di grande onestà.<br />

La moglie, i figli, le<br />

sorelle ed i parenti tutti,<br />

lo ricordano con tanto<br />

amore.<br />

Antonio Zarrilli<br />

(u’ mafius’)<br />

14.08.1932 - † 11.01.2000<br />

Il Signore ti accolga nella<br />

sua gloria eterna! La<br />

famiglia lo ricorda a tutti<br />

coloro che lo conobbero.<br />

Francesco Cantarella<br />

05.12.1898 - † 08.03.1972<br />

Le figlie Maria e Maria<br />

Francesca, la nuora<br />

Angela Margotta con i<br />

nipoti tutti lo ricordano<br />

con tanto affetto.<br />

Teresa Di Maio<br />

29.11.1950 - † 26.03.2000<br />

Convinti che la morte non<br />

è la fine ma l’inizio,<br />

ognuno di noi conserva di<br />

te un grato ricordo.<br />

Sisina Salvante<br />

01.08.1933 - † 15.04.1997<br />

Nel 4° anniversario<br />

della sua scomparsa<br />

la ricordano<br />

la sorella e il fratello.<br />

Maria D’Angola<br />

S. Andrea di Conza<br />

25.11.1929 - † 01.04.1947<br />

Un bocciolo di Rosa<br />

spezzatosi in tenera età.<br />

A distanza di tanti anni<br />

dalla sua scomparsa le<br />

sorelle Concetta, Lucietta,<br />

Antonietta, ed il fratello<br />

Gaetano, la ricordano con<br />

grande Amore.


In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze<br />

per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.<br />

Calitri, 20 gennaio 2001, cinquantesimo di matrimonio fra Vincenzo Caputo nato il 23.06.1925 e Rosa Di Roma nata l’01.01.1931 che ha visto riunita tutta la numerosa famiglia;<br />

da sinistra prima fila per terra: Roberto Lo Prete, Lina Di Roma, Lucia Gautieri, Giuseppe Di Roma, Franco Gautieri; seconda fila: Lucia Di Roma, Anna Ricciardi, Maria Di Roma,<br />

Angela Rabasca, Angela Caputo, Rosa Di Roma e Vincenzo Caputo i festeggiati, Maria Caputo, Salvatore Di Roma, Maria Alberti, Lucia Alberti, Concetta Portanova (in piedi con occhiali<br />

scuri); terza fila: Marcello Lo Parco con camicia sbottonata,Vincenzo Gautieri, Canio Rabasca, Alfonso Tanga con baffi, Danilo Vigorito, Rosa Di Cosmo, Francesca Piva, Canio Galgano,<br />

Immacolata Di Roma,Vincenzo Rabasca con baffi, Gerardina Di Roma, col braccio sul vicino,Vincenzo Di Cosmo; quarta fila: Giovanni Di Roma, Luciano Maffucci, Mariangela Di Cosmo,<br />

Vincenza Lettieri, con occhiali, Antonio Di Roma, si vede appena la testa, Giovanni Di Roma con baffi, Melissa Di Cosmo, Giuseppe Russo, Jessica Di Cosmo, Canio Lo Priore, Angelina<br />

Gautieri, Giovanni Fiordellisi; ultima fila:Angela Gelormina,Anna Portanova, Fulvio Navarra, Giovanni Rabasca, Michele Cicoira con occhiali, Patrizia Gautieri, Giuseppe Di Cosmo.

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