N° 2 anno 2012 - People Caring Telecom Italia

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14 di Saveria Gallelli Rocca Imperiale VISITA AL CASTELLO SVEVO DI ROCCA IMPERIALE Domenica 7 ottobre Stamattina si parte di buon’ora: il Castello Svevo ci aspetta appollaiato lassù in cima alla collina, lungo i cui fianchi si stende Rocca Imperiale che proprio da esso prende il nome. La strada è stretta e tortuosa e non è possibile arrivarci in pullman, quindi ci fermiamo nella parte bassa del paese e proseguiamo a piedi. La mattinata è calda, il cielo splendidamente sereno e il gruppo è allegro e pieno d’entusiasmo per il programma della giornata. Lungo la strada ci soffermiamo ad osservare il paesaggio che, mano a mano Soci in visita guidata del castello che si sale, diventa sempre più ampio, più bello. Il cammino è in salita e ci affatica un po’, meno però di Castello Rocca Imperiale quanto ci saremmo aspettati e, comunque, il tragitto è breve. Eccoci finalmente sotto la rocca imponente, qui ci fermiamo ad aspettare la nostra guida ed intanto osserviamo, intimiditi, l’enorme mole che ci sovrasta, con le maestose torri, il ponte levatoio, le possenti mura merlate, le feritoie. Nato come fortezza nel 1221 per volere di Federico II, il castello somiglia ad un’enorme nave di pietra con la prua rivolta a sud. È intorno a questa rocca che sorge a poco a poco il borgo. Il primo nucleo abitativo viene costituito, infatti, dagli operai che, molto prima che inizino i lavori di costruzione vera e propria, vi si insediano per predisporre la zona Castello Rocca Imperiale
Rocca Imperiale ad un’opera muraria di così vasta portata. A guardare il paese da lontano si comprende come si sia sviluppato, nel tempo, lungo il fianco della collina, dall’alto verso il basso, degradando a terrazze dal castello quasi a cerchi concentrici e acquisendo quell’aspetto paesaggistico di presepe che lo caratterizza, specie di notte quando è illuminato. Da grande stratega qual è, Federico II fa costruire il forte in un luogo di estrema importanza dal punto di vista militare, come torre di guardia per il controllo della strada che costeggia il mare Ionio. La qual cosa si rivela vitale anche nei secoli successivi, durante le incursioni saracene. Il castello, però, non si limita ad avere solo uno scopo di difesa, benché questo sia di primaria importanza, esso ospita anche la corte durante le campagne venatorie e gli abitanti durante gli assedi. Dopo la morte di Federico la fortezza passa, di volta in volta, ad altri dominatori: in primo luogo Angioini e Aragonesi, che sottopongono la struttura originale a vari rimaneggiamenti. Successivamente vi si avvicendano numerosi feudatari fino al 1717, quando il feudo passa ai duchi Crivelli a cui si attribuiscono le ultime e più significative alterazioni della struttura, con l’aggiunta del piano superiore. Soci Alatel sezione di Cosenza Soci Alatel sezione di Catanzaro, gruppo Vibo Valentia 15 Dal 1835 il castello cade in totale abbandono, ormai ridotto a cava di materiale edile, finché non iniziano i lavori di restauro, voluti dall’Amministrazione Comunale, che st<strong>anno</strong> pian piano restituendogli l’antico aspetto affascinante e misterioso. La storia, raccontata con dovizia di particolari dalla nostra giovane guida mano a mano che ci inoltriamo nel castello, ci incuriosisce e ci incanta. Attraversando i corridoi, le scuderie, le prigioni, le cucine e le varie stanze, ci sembra di sentire le voci e i rumori che all’epoca riempivano gli ambienti, ci par di vedere i soldati che si esercitano nella piazza d’armi (il più grande piazzale all’interno del castello) e vigilano sulla sicurezza del forte.
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