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S
archistar
T/ ROBERTA DEL VAGLIO
F/ARCHIVIO
Si chiama Ephraim Goldberg ed è
l’architetto più celebre del nostro tempo
secondo il Time, ma non stupitevi se il
suo nome non vi dice niente, una
spiegazione c’è. Il personaggio in
questione, nato a Toronto nel 1929 da
una famiglia di ebrei polacchi, si
trasferisce nel 1947 a Los Angeles, e a
partire da quel momento si farà
chiamare Frank O. Gehry. Gigantesche
lamiere di titanio plasmate come petali
leggeri sono il suo marchio di fabbrica,
l’elemento architettonico distintivo, che
grazie al progetto del Museo
Guggenheim di Bilbao lo ha portato
alla fama mondiale. Oggi, anche a Los
Angeles, la città dove il suo talento è
sbocciato, l’edificio della Walt Disney
Concert Hall porta la sua inconfondibile
firma.
Qualcuno lo venera, qualcuno lo accusa
di essere troppo oneroso, di essere
l’architetto del lusso. Potente come
pochi, veste spesso i panni del grande
saggio, soprattutto quando dice ai suoi
studenti di Yale “trovate il vostro stile
personale, perché in quello sarete gli
unici esperti. Qualcuno potrà non
essere d’accordo, ma sarete comunque
gli unici esperti”.
La sede di Abu Dabi del museo
Guggenheim è la sfida aperta in questi
mesi, quando il progetto sarà
realizzato, sarà un’altra fetta di stile
occidentale esportata in Oriente, del
resto a 83 anni, Gehry si considera
troppo giovane per andare in pensione
e dedicarsi al suo hobby preferito: la
vela.
Decostruttivista, non insegue il bello ma
lo genera per scarto: “una casa
progettata bene deve essere molto
comoda.
Non sopporto gli esteti e le cose
minimali. Non potrei vivere in quel
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Frank O. Gehry
POLITICAMENTE
SCORRETTO