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SPOLETO<br />

ITALIA<br />

Albornoz Palace<br />

Il primo impatto è con due monumentali sculture, una <strong>di</strong><br />

Nicola Carr<strong>in</strong>o e l’altra <strong>di</strong> Carlo Lorenzetti, che campeggiano<br />

d<strong>in</strong>anzi l’<strong>in</strong>gresso e <strong>in</strong>vitano l’occhio a proseguire lo sguardo<br />

verso l’imponente mosaico <strong>di</strong> Luca Maria Patella che a sua volta<br />

dom<strong>in</strong>a l’entrata. E non f<strong>in</strong>isce qui. La meraviglia cont<strong>in</strong>ua nella hall<br />

pr<strong>in</strong>cipale con lo sfolgorante, coloratissimo wall paper <strong>di</strong> Sol Lewitt.<br />

Benvenuti all’Albornoz Palace <strong>di</strong> Spoleto, non un semplice art hotel ma<br />

decisamente qualcosa <strong>di</strong> più. Forse neanche un albergo museo ma una<br />

vera e propria casa dell’arte, luogo <strong>di</strong> <strong>in</strong>contro per artisti italiani e<br />

stranieri, promettenti, emergenti e affermati che, es<strong>press</strong>ione dei più<br />

<strong>di</strong>versi l<strong>in</strong>guaggi dell’arte contemporanea, sotto gli auspici <strong>di</strong> Sandro e<br />

Fabio Tulli vi hanno trovato uno spazio per riflettere, lavorare,<br />

sperimentare. Uno stu<strong>di</strong>o, atelier, offic<strong>in</strong>a dove gli artisti sono chiamati<br />

prima ad abitare, dunque a produrre e, last but not least, lasciare il<br />

segno del proprio passaggio <strong>in</strong> qualsiasi punto dell’e<strong>di</strong>ficio abbiano<br />

trovato congeniale alla loro ispirazione. Dunque, camere da letto e<br />

stanze da bagno, corridoi, saloni, bagni, sale ristorante, area<br />

welness&spa, giard<strong>in</strong>i, pisc<strong>in</strong>a scoperta e quant’altro. Ad<strong>di</strong>rittura lo<br />

spazio ascensore per il quale l’<strong>in</strong>stallazione “Amena ascensione urra”<br />

<strong>di</strong> Bruno Ceccobelli ha richiesto una cab<strong>in</strong>a trasparente, tale da poter<br />

leggere nel viaggio dal piano terra all’ultimo, il settimo, e viceversa i<br />

suoi due gran<strong>di</strong> cicli pittorici bifrontali: 35 copri femm<strong>in</strong>ili che<br />

compongono la parola Urra e 42 maschili che, <strong>in</strong>vece, scrivono Amen.<br />

L’esperienza all’Albornoz Palace <strong>di</strong> Spoleto non è cosa <strong>di</strong> tutti i giorni.<br />

Già, perché qui non si vedono solo tanti bei lavori, si dorme, si mangia,<br />

si sorseggia un dr<strong>in</strong>k, <strong>in</strong>somma, si soggiorna davvero <strong>in</strong> un’opera<br />

d’arte. È questa l’idea <strong>di</strong> Sandro Tulli per i suoi ospiti: una nuova<br />

filosofia rigenerativa, grazie alla quale lo stress del vivere quoti<strong>di</strong>ano<br />

resta soltanto un lontano ricordo. Per <strong>di</strong> più assecondando la passione<br />

<strong>di</strong> chi ama l’arte contemporanea o stimolando l’<strong>in</strong>teresse <strong>di</strong> chi ne è<br />

ancora <strong>in</strong>consapevole. Un’avventura nata dal desiderio <strong>di</strong> offrire<br />

qualcosa <strong>di</strong> più e <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso agli avventori <strong>di</strong> un albergo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni e con centro congressuale. Che non si voleva solo abbellire<br />

con opere d’arte ma valorizzare con un vero e proprio progetto<br />

culturale che strizzasse l’occhio al collezionismo come impresa facendo<br />

leva sulla sensibilità <strong>di</strong> mecenate del titolare. “L’albergo - racconta<br />

Sandro Tulli - è attivo dal 1990 ed stato costruito avvalendosi dei<br />

f<strong>in</strong>anziamenti per i Mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> calcio, un’occasione ghiotta per un<br />

“palazz<strong>in</strong>aro” come ero io al tempo tranne per il fatto che, i tempi<br />

stretti <strong>di</strong> realizzazione, poco più <strong>di</strong> un anno, <strong>di</strong>edero dei risultati per me<br />

<strong>in</strong>sod<strong>di</strong>sfacenti da un punti <strong>di</strong> vista estetico. Benché fossi contento della<br />

parte architettonica dai densi volumi <strong>di</strong> pietra rosa a vista - affidata per<br />

il progetto a Carlo Aymon<strong>in</strong>o che a sua volta scelse uno stu<strong>di</strong>o austriaco<br />

per l’illum<strong>in</strong>otecnica, l’architetto Fulvio Balzani per le strutture esterne e<br />

per gli arre<strong>di</strong> <strong>in</strong>terni il progettista della Poltrona Frau Keith Gibson – gli<br />

<strong>in</strong>terni proprio non mi piacevano a com<strong>in</strong>ciare dai colori. La soluzione<br />

mi venne dall’<strong>in</strong>contro con Sol Lewitt che da poco aveva preso casa a<br />

Spoleto per trascorrere l’estate cui chiesi un <strong>in</strong>tervento artistico nell’hall.<br />

Non fu semplice, lo spazio non lo entusiasmò e rifiutò cortesemente<br />

salvo, poi, ricomparire dopo qualche tempo con dei bozzetti. E così è<br />

stato, non solo per la hall ma per tutto il resto perché nel frattempo<br />

avevo pensato <strong>di</strong> caratterizzare tutti gli spazi con <strong>in</strong>terventi d’artisti.<br />

Naturalmente non <strong>in</strong>tendevo semplicemente comprare delle opere da<br />

<strong>in</strong>stallare per abbellire gli ambienti ma volevo qualcosa <strong>di</strong> speciale e<br />

che rimanesse per sempre. Di qui l’<strong>in</strong>tento <strong>di</strong> chiamare degli artisti<br />

<strong>in</strong>vitandoli ad <strong>in</strong>tervenire <strong>in</strong> maniera duratura, <strong>di</strong>rettamente sulle mura<br />

<strong>in</strong>teragendo con gli spazi. Il risultato è straord<strong>in</strong>ario. Sono stati nostri<br />

ospiti Piero Dorazio, Marc Kostabi, Luigi Boille, Pietro Raspi, Nicola<br />

Carr<strong>in</strong>o, MicheleCiribifera, Taru Mishiko, Susan Squires, Clau<strong>di</strong>o Verna e<br />

tanti altri s<strong>in</strong>o a 350 quanti sono attualmente quelli che hanno lavorato<br />

con noi. Con ciascuno <strong>di</strong> loro abbiamo pensato cosa fare, come e dove,<br />

<strong>in</strong>staurando un <strong>di</strong>alogo forte, foriero <strong>di</strong> rapporti <strong>di</strong> grande affiatamento<br />

ed anche amicizia costruiti nel vivere <strong>in</strong>sieme quoti<strong>di</strong>anamente e<br />

de<strong>di</strong>cando loro anche libri, cataloghi, pubblicazioni che documentano<br />

questa esperienza”.<br />

Un lavoro <strong>in</strong> progress che cont<strong>in</strong>uerà ad essere tale giacché il prossimo<br />

traguardo sarà l’<strong>in</strong>augurazione della Casa degli artisti, nel parco<br />

attorno all’albergo. Un enorme cubo d’acciaio corten progettato dallo<br />

scultore Nicola Carr<strong>in</strong>o per ospitare gratuitamente artisti <strong>in</strong> cerca <strong>di</strong><br />

residenza: alloggiato <strong>in</strong> una grande vasca, il cubo sarà raggiungibile<br />

percorrendo una griglia a filo d’acqua e conterrà 4 m<strong>in</strong>iappartamenti,<br />

uno spazio espositivo, un’offic<strong>in</strong>a. ø

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