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T/ FERDINANDO POLVERINO DE LAURETO<br />

Nella pag<strong>in</strong>a precedente, immag<strong>in</strong>i da “Il Falerno a Napoli”.<br />

Si r<strong>in</strong>grazia P<strong>in</strong>a Seccareccia, Michela Guadagno, Giuseppe Bellone, Magda<br />

Garufi, Salvatore Landolfo (sempre Toscano-munito) e il compagno <strong>di</strong> ...tutore<br />

N<strong>in</strong>o Scano; dopotutto Phalangium altro non significava se non tutore della<br />

vite... (questo spiega la foto autoreferenziale)<br />

Falerno, argomento eterno: per antichità, ma<br />

anche per ricchezza <strong>di</strong> apporti, davvero unica<br />

è la passione che suscita questo v<strong>in</strong>o-concetto,<br />

i cui pr<strong>in</strong>cìpi attivi sono un mix magniloquente<br />

<strong>di</strong> enoarcheologia, orgoglio campano,<br />

leggende extrametropolitane e soprattutto<br />

tanto lavoro appassionato. Motivo per cui,<br />

chiariamoci, s’è detto già molto<br />

sull’enoargomento, ma l’occasione per<br />

parlarne è più che lecita: lunedì 20 febbraio a<br />

Villa Domi si è tenuto “Il Falerno a Napoli”,<br />

un <strong>in</strong>contro completamente <strong>in</strong>centrato su ciò che<br />

è stato def<strong>in</strong>ito “il primo cru dell’umanità”.<br />

GGià l’etimologia è fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>battimenti: nella mitologia pagana il <strong>di</strong>o Bacco veniva anche chiamato Falerno. Si racconta che Bacco, alle falde del monte<br />

Massico, comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio <strong>di</strong> nome Falerno, il quale lo accolse offrendogli quanto avesse. Bacco lo premiò trasformando il latte <strong>in</strong><br />

v<strong>in</strong>o e facendo <strong>di</strong>ventare il monte Massico un florido vigneto. Fasc<strong>in</strong>osa, per quanto poco adottata, la derivazione da “Monte Falero” (futuro Monte Echia) che<br />

collocherebbe, date le necessità pedologiche coll<strong>in</strong>ari del v<strong>in</strong>o, ad<strong>di</strong>rittura a Napoli le orig<strong>in</strong>i produttive del nostro. Non trascurabile la familiarità con la ra<strong>di</strong>ce<br />

Phala <strong>in</strong> comune con V<strong>in</strong>um Album Phalangium, etimo base <strong>di</strong> Falangh<strong>in</strong>a (essenza del Falerno bianco, tra l’altro), derivato dal mitico paletto adottato dai<br />

coloni greci per sollevare le piant<strong>in</strong>e <strong>di</strong> vite <strong>in</strong> Magna Grecia per sottrarle alla marcescenza.<br />

Di certo parliamo del v<strong>in</strong>o più citato dell’antichità: prodotto nell’ager Falernus, corrispondente agli attuali comuni <strong>di</strong> Falciano del Massico, Car<strong>in</strong>ola e <strong>in</strong> parte<br />

Mondragone, l’antica S<strong>in</strong>uessa, compare <strong>in</strong> <strong>in</strong>numerevoli scritti <strong>di</strong> varia età (Cicerone, Macrobio, Varrone, Diodoro Siculo, Virgilio, Orazio, Dionigi<br />

d’Alicarnasso, Tito Livio, Vitruvio, Tibullo, Ovi<strong>di</strong>o, Pl<strong>in</strong>io il Vecchio, Marziale, Silio Italico, Stazio, ecc.) a com<strong>in</strong>ciare da Catullo <strong>in</strong> epoca repubblicana. La famosa<br />

scritta pompeiana («Edone fa sapere: qui si beve per 1 asse; se ne paghi 2, berrai un v<strong>in</strong>o migliore; con 4, avrai v<strong>in</strong>o Falerno» - CIL IV 1679) ne testimonia<br />

anche il costo elevatissimo. Sembrerebbe ancor più atavico il solo mito del v<strong>in</strong>o Cecubo, prodotto a Fon<strong>di</strong>, ma sicuramente meno longevo, visto che all’epoca<br />

dell’eruzione del Vesuvio già era scomparso. Negli Xenia, Marziale aveva comunque scritto: Falernum CXI "De s<strong>in</strong>uessanis venerunt Massica prelis: con<strong>di</strong>ta<br />

quo quaeris consule? Nullus erat." ("Questo v<strong>in</strong>o massico è venuto dai torchi <strong>di</strong> S<strong>in</strong>uessa. Mi chie<strong>di</strong> sotto quale console fu imbottigliato? Non c'erano<br />

ancora i consoli."). Petronio, nella cena <strong>di</strong> Trimalcione, cita un Falerno vecchio <strong>di</strong> cento anni.<br />

Storica oramai la <strong>di</strong>visione pl<strong>in</strong>iana <strong>in</strong> tre varietà legate all’altitud<strong>in</strong>e: il Faustianum, (me<strong>di</strong>ocoll<strong>in</strong>are: l’attuale comune <strong>di</strong> Falciano del Massico e Casanova <strong>di</strong><br />

Car<strong>in</strong>ola); il Cauc<strong>in</strong>um (altocoll<strong>in</strong>are: Casale <strong>di</strong> Car<strong>in</strong>ola <strong>di</strong> oggi) mentre il v<strong>in</strong>o <strong>di</strong> pianura aveva l’appellativo generico <strong>di</strong> Falernum (Pl<strong>in</strong>., N.H., XIV 6).<br />

Le concentrazioni alcoliche lo classificavano come Asterum (forte), Dulce (dolce) e Tenue (leggero) secondo alcuni anche Audterum (astr<strong>in</strong>gente), mentre <strong>in</strong><br />

base al colore Nigro e Fusco; <strong>di</strong> matrice oraziana le varietà Severus (denso), Fortis (forte), Ardens (ardente) legate all’impatto gustativo, mentre <strong>in</strong> comune<br />

con altri <strong>in</strong>vecchiati, acquisiva nomi speciali (p.es. Mulsum) quando ad<strong>di</strong>zionato a miele, acqua mar<strong>in</strong>a, mirto, spezie etc. che ne attenuavano alcolicità o odori<br />

residui dal sistema <strong>di</strong> conservazione (spesso vic<strong>in</strong>o a canne fumarie). A tal riguardo impossibile separare la storia del Falerno da quella delle anfore, la cui<br />

produzione <strong>in</strong>ìzia a cavallo del III e II secolo a.C, dapprima come copie <strong>di</strong> quella greca, poi perfezionate nelle cosiddette Dressel 1 e 2 (70/60 a.C) f<strong>in</strong>o alla<br />

Falerna tipica attestata nella data consolare del 216 d.C. Dopo la seconda metà del II secolo a.C. lo sviluppo della produzione agricola con conseguente<br />

<strong>di</strong>ffusione dei surplus <strong>di</strong> produzione fu un fenomeno legato agli <strong>in</strong>vestimenti postbellici che permisero agli ex generali <strong>di</strong> ritirarsi <strong>in</strong> Ville situate nelle succitate<br />

zone ultravocate, avvalendosi dell’oramai <strong>di</strong>ffusa conduzione schiavistica. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente la produzione e l’esportazione del<br />

v<strong>in</strong>o Falerno si ridusse, ma mai del tutto se è vero che pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong> epoca me<strong>di</strong>evale se ne attesta la produzione (Scuola Salernitana). Dall'<strong>in</strong>izio del 900, grazie<br />

all'impegno del barone Falco prima, e della famiglia Moio e dell'avvocato Avallone poi, torna <strong>in</strong> auge il mito del Falerno f<strong>in</strong>o ad ottenere nel 1989 il<br />

riconoscimento <strong>di</strong> v<strong>in</strong>o D.O.C., nelle versioni Rosso, Primitivo e Bianco. Per quanto è impossibile ricollegare organoletticamente gli opulenti prodotti enologici<br />

moderni all’antico cru, è <strong>in</strong>negabile il filo conduttore “zonale” legato alle peculiari caratteristiche del terroir, messe <strong>in</strong> evidenza dagli attuali stu<strong>di</strong>osi e<br />

<strong>di</strong>vulgatori, <strong>di</strong>rei Nicola Trabucco <strong>in</strong> testa: sull’impianto <strong>di</strong> base calcareo-dolomitico del massiccio del Massico, un’importante <strong>in</strong>fluenza l’ha certo avuta<br />

l’attività del vulcano <strong>di</strong> Roccamonf<strong>in</strong>a. I terreni sciolti o a me<strong>di</strong>o impasto, o più argillosi, grazie a capacità <strong>di</strong> scambio, colloi<strong>di</strong> e sostanze organiche hanno<br />

determ<strong>in</strong>ato, con un favorevole microclima, alla creazione <strong>di</strong> un luogo assolutamente irriproducibile altrove, senza il quale non avrebbe avuto luogo il<br />

miracolo storico, enologico, commerciale e antropologico che tutt’oggi il nome Falerno evoca e che i nostri sensi volentieri amano ripercorrere <strong>in</strong> un calice. ø<br />

ve la <strong>di</strong>amo a bere<br />

FORO CLAUDIO - SOLO<br />

FALERNO DEL MASSICO DOC 2010 14 VOL.<br />

È un piacere poter descrivere un bicchiere conoscendo personalmente progetti e<br />

background umano <strong>di</strong> chi lo produce: una neo-azienda <strong>di</strong> Formia con posse<strong>di</strong>menti<br />

<strong>in</strong> quel <strong>di</strong> Car<strong>in</strong>ola - nel cuore del cuore della doc Falerno - che, avvalendosi delle<br />

competenze <strong>di</strong> Pietro Razz<strong>in</strong>o, agronomo non facile ai compromessi, si è avviata<br />

verso la strada, altrettanto non facile, del v<strong>in</strong>o <strong>di</strong> qualità; il risultato? Giu<strong>di</strong>car m’è<br />

impervio, visto che ne curo l’immag<strong>in</strong>e; ma all’assaggio en primeur, questo basic ha<br />

pubblicamente <strong>di</strong>mostrato, con il suo rub<strong>in</strong>o scuro impenetrabile, un bouquet <strong>in</strong>teressante<br />

(leggermente fumoso oltre che varietalmente ricco <strong>in</strong> frutti neri), una piacevole spalla<br />

acida ed un tann<strong>in</strong>o un po’ spesso ma ammiccante, che il carattere c’è;<br />

per chi desideri, varrà la pena osservare cosa, fra un po’, si evolverà <strong>in</strong> bottiglia.<br />

Per la rubrica<br />

easytodr<strong>in</strong>k<br />

potete scrivere a<br />

polvere@hommage<strong>press</strong>.it<br />

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