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easytodrink IL FALERNO A NAPOLI, Villa Domi, 20 febbraio 2012 Organizzato da da Campaniachevai blog di Monica Piscitelli e Luciano Pignataro Wine Blog, con Giuseppe Bellone e Maria Teresa Lanza (organizzatori del Premio Falerno Primo Romanzo), Elena Maria Curzio (Associazione Cuoche a Domicilio), Salvatore Avallone (Presidente del Consorzio di tutela dei vini Doc Falerno del Massico, Asprinio e Galluccio), Giuseppe Garozzo Zannini Quirini (priore della Confraternita del Falerno), Maria Rossi (proprietaria di Villa Domi), Nicola Trabucco (enologo e agronomo autore di Le Terre del Falerno) e Walter Viglianti (Condotta Slow Food Massico e Roccamonfina), un evento all’insegna del grande cru: in degustazione ben 18 cantine (Bianchini Rossetti, Brunigi Galco, Zannini, Capizzi, Foro Claudio, Masseria Felicia, Moio MIchele, Nugnes, Podere San Domenico, Pagano, Paonessa, Papa, Regina Viarum, Tenuta Scialla della Sellecola, Trabucco, Villa Matilde, Viticoltori Migliozzi, Volpara), con orizzontale millesimo 2004 e una serie di “chicche” gastronomiche; il FAN ha posto, con interventi, presenze e un ottimo successo di partecipazione, l’accento sulle tematiche ataviche e attuali legate ad un fenomeno enologico destinato a rivivere, con la stessa estensione geografica “relativa”, gli stessi fasti dell’antichità. IlVino conlaFmaiuscola AGER CAMPANUS, neo-pioniere del paniere eccellente campano Creare una "rete" per permettere alla maggior parte di utenti di venire a conoscenza delle eccellenze della nostra regione, da quelle enogastronomiche verso tutto il ricco mondo dell’art&craft campano è il progetto - ambizioso - di un gruppo di appassionati legati, come sede, al Palazzo Lanza di Capua, esercitato attraverso lo svolgimento di corsi di formazione (è in svolgimento il primo Corso Abbinamento Cibo /vino con annesse 4 lezioni in lingua inglese, in collaborazione con la scuola CROSS BOUNDARIES di Caserta, ove partecipano, fra gli altri Francesco Martusciello jr di Grotta del Sole, lo chef Antonio Leonelli, Domenico Natale Sommelier Fisar, Maria Teresa Lanza consigliere nazionale Fisar e sommelier, Manuel Lombardi “MrConciato Romano”), visite guidate in aziende agricole e vitivinicole in collaborazione con ristoranti ed enoteche con opportunità di sconto a tutti i soci. In progetto la partecipazione a fiere nazionali e internazionali. AGER CAMPANUS è una primo passo verso un doveroso processo di Union Branding Campano per poter emergere in un momento in cui le condizioni economiche non consentono investimenti di marketing appropriati.
T/ FERDINANDO POLVERINO DE LAURETO Nella pagina precedente, immagini da “Il Falerno a Napoli”. Si ringrazia Pina Seccareccia, Michela Guadagno, Giuseppe Bellone, Magda Garufi, Salvatore Landolfo (sempre Toscano-munito) e il compagno di ...tutore Nino Scano; dopotutto Phalangium altro non significava se non tutore della vite... (questo spiega la foto autoreferenziale) Falerno, argomento eterno: per antichità, ma anche per ricchezza di apporti, davvero unica è la passione che suscita questo vino-concetto, i cui princìpi attivi sono un mix magniloquente di enoarcheologia, orgoglio campano, leggende extrametropolitane e soprattutto tanto lavoro appassionato. Motivo per cui, chiariamoci, s’è detto già molto sull’enoargomento, ma l’occasione per parlarne è più che lecita: lunedì 20 febbraio a Villa Domi si è tenuto “Il Falerno a Napoli”, un incontro completamente incentrato su ciò che è stato definito “il primo cru dell’umanità”. GGià l’etimologia è fonte di dibattimenti: nella mitologia pagana il dio Bacco veniva anche chiamato Falerno. Si racconta che Bacco, alle falde del monte Massico, comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio di nome Falerno, il quale lo accolse offrendogli quanto avesse. Bacco lo premiò trasformando il latte in vino e facendo diventare il monte Massico un florido vigneto. Fascinosa, per quanto poco adottata, la derivazione da “Monte Falero” (futuro Monte Echia) che collocherebbe, date le necessità pedologiche collinari del vino, addirittura a Napoli le origini produttive del nostro. Non trascurabile la familiarità con la radice Phala in comune con Vinum Album Phalangium, etimo base di Falanghina (essenza del Falerno bianco, tra l’altro), derivato dal mitico paletto adottato dai coloni greci per sollevare le piantine di vite in Magna Grecia per sottrarle alla marcescenza. Di certo parliamo del vino più citato dell’antichità: prodotto nell’ager Falernus, corrispondente agli attuali comuni di Falciano del Massico, Carinola e in parte Mondragone, l’antica Sinuessa, compare in innumerevoli scritti di varia età (Cicerone, Macrobio, Varrone, Diodoro Siculo, Virgilio, Orazio, Dionigi d’Alicarnasso, Tito Livio, Vitruvio, Tibullo, Ovidio, Plinio il Vecchio, Marziale, Silio Italico, Stazio, ecc.) a cominciare da Catullo in epoca repubblicana. La famosa scritta pompeiana («Edone fa sapere: qui si beve per 1 asse; se ne paghi 2, berrai un vino migliore; con 4, avrai vino Falerno» - CIL IV 1679) ne testimonia anche il costo elevatissimo. Sembrerebbe ancor più atavico il solo mito del vino Cecubo, prodotto a Fondi, ma sicuramente meno longevo, visto che all’epoca dell’eruzione del Vesuvio già era scomparso. Negli Xenia, Marziale aveva comunque scritto: Falernum CXI "De sinuessanis venerunt Massica prelis: condita quo quaeris consule? Nullus erat." ("Questo vino massico è venuto dai torchi di Sinuessa. Mi chiedi sotto quale console fu imbottigliato? Non c'erano ancora i consoli."). Petronio, nella cena di Trimalcione, cita un Falerno vecchio di cento anni. Storica oramai la divisione pliniana in tre varietà legate all’altitudine: il Faustianum, (mediocollinare: l’attuale comune di Falciano del Massico e Casanova di Carinola); il Caucinum (altocollinare: Casale di Carinola di oggi) mentre il vino di pianura aveva l’appellativo generico di Falernum (Plin., N.H., XIV 6). Le concentrazioni alcoliche lo classificavano come Asterum (forte), Dulce (dolce) e Tenue (leggero) secondo alcuni anche Audterum (astringente), mentre in base al colore Nigro e Fusco; di matrice oraziana le varietà Severus (denso), Fortis (forte), Ardens (ardente) legate all’impatto gustativo, mentre in comune con altri invecchiati, acquisiva nomi speciali (p.es. Mulsum) quando addizionato a miele, acqua marina, mirto, spezie etc. che ne attenuavano alcolicità o odori residui dal sistema di conservazione (spesso vicino a canne fumarie). A tal riguardo impossibile separare la storia del Falerno da quella delle anfore, la cui produzione inìzia a cavallo del III e II secolo a.C, dapprima come copie di quella greca, poi perfezionate nelle cosiddette Dressel 1 e 2 (70/60 a.C) fino alla Falerna tipica attestata nella data consolare del 216 d.C. Dopo la seconda metà del II secolo a.C. lo sviluppo della produzione agricola con conseguente diffusione dei surplus di produzione fu un fenomeno legato agli investimenti postbellici che permisero agli ex generali di ritirarsi in Ville situate nelle succitate zone ultravocate, avvalendosi dell’oramai diffusa conduzione schiavistica. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente la produzione e l’esportazione del vino Falerno si ridusse, ma mai del tutto se è vero che persino in epoca medievale se ne attesta la produzione (Scuola Salernitana). Dall'inizio del 900, grazie all'impegno del barone Falco prima, e della famiglia Moio e dell'avvocato Avallone poi, torna in auge il mito del Falerno fino ad ottenere nel 1989 il riconoscimento di vino D.O.C., nelle versioni Rosso, Primitivo e Bianco. Per quanto è impossibile ricollegare organoletticamente gli opulenti prodotti enologici moderni all’antico cru, è innegabile il filo conduttore “zonale” legato alle peculiari caratteristiche del terroir, messe in evidenza dagli attuali studiosi e divulgatori, direi Nicola Trabucco in testa: sull’impianto di base calcareo-dolomitico del massiccio del Massico, un’importante influenza l’ha certo avuta l’attività del vulcano di Roccamonfina. I terreni sciolti o a medio impasto, o più argillosi, grazie a capacità di scambio, colloidi e sostanze organiche hanno determinato, con un favorevole microclima, alla creazione di un luogo assolutamente irriproducibile altrove, senza il quale non avrebbe avuto luogo il miracolo storico, enologico, commerciale e antropologico che tutt’oggi il nome Falerno evoca e che i nostri sensi volentieri amano ripercorrere in un calice. ø ve la diamo a bere FORO CLAUDIO - SOLO FALERNO DEL MASSICO DOC 2010 14 VOL. È un piacere poter descrivere un bicchiere conoscendo personalmente progetti e background umano di chi lo produce: una neo-azienda di Formia con possedimenti in quel di Carinola - nel cuore del cuore della doc Falerno - che, avvalendosi delle competenze di Pietro Razzino, agronomo non facile ai compromessi, si è avviata verso la strada, altrettanto non facile, del vino di qualità; il risultato? Giudicar m’è impervio, visto che ne curo l’immagine; ma all’assaggio en primeur, questo basic ha pubblicamente dimostrato, con il suo rubino scuro impenetrabile, un bouquet interessante (leggermente fumoso oltre che varietalmente ricco in frutti neri), una piacevole spalla acida ed un tannino un po’ spesso ma ammiccante, che il carattere c’è; per chi desideri, varrà la pena osservare cosa, fra un po’, si evolverà in bottiglia. Per la rubrica easytodrink potete scrivere a polvere@hommagepress.it 93
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