musica, vino & tram - Urban
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CHE BOTTE<br />
QUELLA<br />
NOTTE!<br />
UNA CANTINA, A TORINO. Poche regole, tanti<br />
cazzotti, pugni, calci, schiaffoni alla moda del<br />
kung-fu, colpi proibiti. Dietro l’estetica del Fight<br />
Club c’è un film di culto, un libro famoso<br />
e un sacco di lividi. Contenti loro...<br />
<strong>Urban</strong> è andato a guardare. Di nascosto<br />
SCHIAFFONI-CULT<br />
Fight Club esce nel 1999.<br />
Tratto dall’omonimo racconto<br />
di Chuck Palahniuk, il film è diretto<br />
da David Fincher (regista<br />
di Seven) e interpretato da<br />
Brad Pitt ed Edward Norton.<br />
Viene completamente ignorato<br />
dalla Academy nelle nomination<br />
per gli Oscar, ma non dal<br />
pubblico che ne fa un cult nel<br />
giro di pochi mesi e in molte<br />
sale periferiche degli Stati<br />
Uniti è vietato per il timore che<br />
i due protagonisti possano<br />
fare proseliti. Fedeli alla Tribù<br />
invece è il primo libro di una<br />
trilogia scritta da John King,<br />
in Italia edito da Guanda.<br />
È considerato una bibbia fra<br />
quegli ultrà che guardano al<br />
modello di hooligan inglese.<br />
28 URBAN<br />
testo: Cristiano Valli<br />
illustrazione: Andrea Bruno<br />
Torino duemilauno. Questa recensione non la<br />
troverete nella locale pagina degli spettacoli.<br />
Ogni rappresentazione è unica e va in scena<br />
ogni quindici, venti giorni. Non è mai la stessa<br />
rappresentazione. Non è mai nello stesso posto.<br />
Atto primo. Scena prima. Ventitré e dieci minuti.<br />
Interno notte di un capannone di Torino, dalle<br />
parti di corso Racconigi. Meglio non sapere dove,<br />
esattamente. Non lo devo sapere nemmeno<br />
io: mi ci portano incappucciato. Scendiamo.<br />
Piano seminterrato. Il locale è piuttosto ampio,<br />
al centro della scena un ring in condizioni penose,<br />
sulla destra un punching ball e un paio di<br />
sacchi di sabbia penzolano da un soppalco.<br />
Al centro un ragazzo. È seduto a un tavolino di<br />
legno. Si chiama Marco, ha venticinque anni ed<br />
è un buttafuori. Parla rivolgendosi al pubblico.<br />
“Sono cintura nera di karatè, ho fatto diciassette<br />
anni di arti marziali, conosco tutte le tecniche<br />
del kung-fu. Però per legge non posso nemmeno<br />
tirare un pugno, perché rischio la galera. È<br />
per questo che sono qui. Qui non c’è nessuno<br />
che mi dice che tipo di pugni posso tirare e che<br />
tipo di pugni non posso tirare.” Buio in sala.<br />
Atto primo. Scena seconda. Mezzanotte e quaranta<br />
minuti. Ora con Marco ci sono tre persone.<br />
Sono attorno al tavolo. Al centro del tavolo una<br />
copia del libro di John King, Fedeli alla Tribù.<br />
Marco continua a guardare nervosamente verso<br />
il pubblico, gli altri tre non se ne curano. A parlare<br />
è il più basso dei quattro. Si chiama Luca,<br />
detto Cispo, età indecifrabile. Ex guardia del<br />
corpo, ex buttafuori, ex tassista, ultrà del Toro.<br />
Se non fosse per lo sguardo meno intelligente,<br />
sarebbe la copia sputata di Bombolo. Il libro che<br />
c’è sul tavolo lo ha portato lui. Cispo sta facendo<br />
una sorta di appello. “In più dell’ultimo Fight<br />
vengono Marla e Vik che sono i due dei Cucs<br />
che ho conosciuto a Genova. Mona invece dopo<br />
stasera è fuori, non lo chiamate più che quelli<br />
troppo fanatici con le arti marziali mi dicono<br />
male e non fanno che vantarsi in giro. Lui e tutte<br />
quelle cazzate sulla Mantide del Nord, la lotta<br />
invisibile e le scuole Shaolin, io mi fido più degli<br />
ultrà che di tutte quelle cineserie.” Buio in sala.<br />
Sipario.<br />
Atto secondo. Due e dieci. Cispo è al centro<br />
della scena. Il ring non c’è più. Il tavolo è stato<br />
spostato sulla destra, vicino ai sacchi di sabbia.<br />
Di fronte a Cispo ci sono fra le trenta e le quaranta<br />
persone. Lui parla a voce alta. Urla. “La<br />
prima regola del Fight Club è non parlare del<br />
Fight Club. La seconda regola del Fight Club è<br />
non parlare del Fight Club…” È una citazione<br />
dal film di David Fincher. Nel film le stesse frasi<br />
sono urlate da un tizio che si fa chiamare Tyler<br />
Durden e che ha la faccia di Brad Pitt. Rispetto<br />
al film, Cispo fa tutto un altro effetto. “…l’ottava<br />
regola del Fight Club è se questa è la vostra prima<br />
sera al Fight Club, dovete combattere.”<br />
Non ci si batte per vincere. Non ci sono avversari.<br />
Ci si batte per gonfiarsi di botte, un’attività<br />
che fatta in gruppo dà risultati migliori che a<br />
essere soli. Alcuni si alternano tirando pugni.<br />
Fanno a turno, io do un destro a te, tu ne dai<br />
uno a me. Avanti così, finché non ci si stanca o<br />
non ci si sente troppo male. Nessuno parla, si<br />
sentono solo i rumori. Sembra il Batman di<br />
Adam West, quello con smash, pow e bang in<br />
sovrimpressione quando fanno a cazzotti, solo<br />
che qui di sovrimpressioni non ce ne sono. Un<br />
naso che si rompe non fa un bel rumore. Una<br />
decina di nasi che si rompono, ne fa come uno<br />
solo, ma ancora meno bello. Provo ad immaginare<br />
la sovrimpressione. Squirrl potrebbe andare<br />
bene. Sipario.<br />
Atto terzo. Potrebbero essere le cinque del<br />
mattino. L’ora di inizio del terzo atto dipende<br />
dalla durata del secondo. Se pensate che non si<br />
possono prendere pugni per troppo tempo, vi<br />
sbagliate di grosso. Sulla scena ci sono i quattro<br />
di prima. Qua e là c’è qualche asciugamani macchiato<br />
di sangue, Cispo ha un occhio orrendamente<br />
pesto, Marco due tamponi nel naso e<br />
un’arcata sopraccigliare aperta. Gli altri due non<br />
sono ridotti meglio. Tutti e quattro sono storditi<br />
come mosche cieche. Non parlano. Adesso, prima<br />
della fine, si stanno spegnendo sigarette<br />
sulle braccia o si prendono a testate. Lo fanno<br />
per riaversi dall’intontimento, dicono. Ancora<br />
qualche minuto, poi è l’alba e con il sole escono.<br />
Sipario. Nessuno si aspetta che il pubblico applauda.<br />
Infatti, nessuno applaude.<br />
URBAN 29