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musica, vino & tram - Urban

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FROG<br />

Non si beve<br />

testo: Leonard Catacchio<br />

foto: Aldo Buscalferri<br />

per la sete.<br />

Si beve per<br />

appoggiarsi al<br />

bancone, per<br />

avere un amico<br />

che mischia<br />

gli ingredienti.<br />

Uno che sa<br />

che tipo sei.<br />

Perché un<br />

buon barman,<br />

uno come Frog,<br />

è il migliore<br />

amico<br />

dell’uomo.<br />

Salute!<br />

30 URBAN<br />

TI FA IL PIENO<br />

Frog lo trovi sempre al suo posto. Dietro al<br />

bancone con la bottiglia in mano. Pronto a<br />

riempire i bicchieri degli avventori. Ha un’aria da<br />

duro. Sarà lo sguardo, forse i tatuaggi. Sembra<br />

che già sappia cosa stai per chiedere. Ha<br />

l’espressione di quello che dal bancone ne ha<br />

viste di tutti i colori. Così, quando si va a<br />

chiedere un cocktail è meglio essere consapevoli<br />

dei propri desideri e non ordinare a casaccio.<br />

Frog è un barman professionista.<br />

Forse pensate che il barman sia quel<br />

personaggio che versa un drink nel bicchiere e lì<br />

finisce la storia. Non è così: il professionista del<br />

bancone ha molti ruoli e molte facce. Per fare un<br />

buon cocktail non basta mischiare diversi<br />

ingredienti, bisogna conoscere dosaggi, tempi e<br />

modi di mistura, scegliere alcolici di qualità,<br />

trovare veri succhi di frutta tropicale. Poi un vero<br />

barman è anche una sorta di psicologo e<br />

talvolta si trasforma anche in cupido. Frog è un<br />

vero barman. Bere gli è sempre piaciuto. Poi<br />

quei film con James Bond e il suo Martini, o i<br />

libri di Raymond Chandler, Marlowe che entra<br />

nel solito locale fumoso per chiedere un<br />

Succhiello, lo hanno sempre affascinato. Da<br />

ragazzino si piazzava davanti al bancone per<br />

osservare le mosse di quell'omino in giacca<br />

chiara, così abile a shakerare, poi è andato<br />

addirittura a New York per imparare i segreti del<br />

mestiere, per maestro ha avuto Paolo Ramos, il<br />

campione del mondo di categoria (sì, esiste un<br />

campionato del mondo di barman). Ora insegna<br />

nelle scuole professionali e sta scrivendo un<br />

libro, anche perchè in Italia l’editoria di settore è<br />

carente e per trovare buoni libri bisogna andare<br />

all’estero.<br />

Tutti lo chiamano Frog, perché, un po’ di anni<br />

fa, c’era un videogioco, Frog per l’appunto, dove<br />

una rana doveva attraversare un fiume su alcuni<br />

tronchi e passare in mezzo al traffico. Quando il<br />

bar di quartiere chiudeva, lui si inchiodava alla<br />

macchinetta finché il padrone del locale non era<br />

costretto a staccare la corrente intimando a Frog<br />

di andersene. A Milano lo si trova sempre al<br />

posto giusto. Per anni ha lavorato allo Yar di via<br />

Mercalli, il bar ristorante russo con la migliore<br />

Vodka di Milano. Quest’estate era al bancone<br />

delle piscine Solari, un must dell’aperitivo estivo<br />

milanese. I clienti per lui sono sacri, ma non<br />

lesina critiche e ironia su quelli più sfigati. Ci<br />

sono cento modi per chiedere un cocktail, oltre<br />

che per farlo. Dice Frog: “C’è il rompicoglioni<br />

ovvero quello che ogni due per tre ti chiede<br />

cosa fai, cosa metti dentro, perché. C’è il<br />

bevitore colto, quello che osserva in silenzio, per<br />

poi esprimere un giudizio di gusto. C’è il<br />

marpione, quello che ‘offro io alla signorina’, c’è<br />

l’ubriaco di turno che quando il locale chiude<br />

pretende ancora di bere, c’è la signorina in cerca<br />

di compagnia per cui il barman diventa una<br />

sorta di confidente e poi c’è lo sfigato, quello<br />

vero, generalmente giovanissimo, beve per<br />

stortarsi (quindi male) e chiama il barman con<br />

nomignoli insopportabili come capo o maestro,<br />

cercando di commutare il proprio imbarazzo in<br />

un senso di fratellanza”.<br />

Inutile dire che i cocktail non sono tutti uguali.<br />

Anche se alla base c'è sempre il gusto<br />

individuale esiste il cocktail di qualità e le<br />

schifezze altamente spettacolari. Nella prima<br />

categoria i cocktail più classici con pochi<br />

elementi base, e solo chi è abituato può<br />

reggerne anche tre o quattro. Nella seconda<br />

categoria si piazzano le micidiali Tequile bumbum<br />

o i B-52, quel drink da spiaggia che si beve<br />

incendiato, al terzo o quarto l'effetto collasso è<br />

una certezza assoluta.<br />

E non tutti i barman sono uguali, anche tra loro<br />

esistono due categorie principali. Il barman da<br />

hotel appartiene alla tradizione più classica,<br />

sempre in giacca d’ordinanza, non prende mai<br />

confidenza con il cliente oltre al bancone e si<br />

limita all’essenza del suo ruolo. La seconda<br />

categoria, che poi è quella di Frog, vuole un<br />

barman più interattivo e forse contemporeaneo.<br />

La giacca viene abbandonata per un<br />

abbigliamento più comodo, il nome del cliente<br />

diventa importante e dietro al bancone ci si<br />

lancia nei tricks, ovvero i trucchetti: bottiglie che<br />

volano, bicchieri lanciati da una parte all’altra,<br />

e le braccia del barman, come una sorta di dea<br />

Kalì, impegnate in duemila evoluzioni.<br />

È divertente vederlo in azione, i suoi virtuosismi<br />

da bancone diventano una vera e propria<br />

attrazione.<br />

Frog non potrebbe stare in nessun altro posto, il<br />

bar possibilmente bello, pieno e fumoso è il suo<br />

habitat naturale. Anzi. Potrebbe essere proprio<br />

lui il cameriere immortalato da Edward Hopper<br />

in Nighthawks.<br />

URBAN 31

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