pdf per la stampa - Teoria e Storia del Diritto Privato
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G. ROMANO – Permuta ed evizione in un noto testo 18<br />
io credo che entro <strong>la</strong> teorica aristoniana, così come emergente<br />
dal solo D. 2.14.7.2, <strong>per</strong> l’ipotesi di do ut des con evizione<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> res oggetto <strong>del</strong><strong>la</strong> seconda datio (ma altresì, ritengo,<br />
già con so<strong>la</strong> consegna di cosa che l’accipiente, pur non<br />
evitto, ha verificata essere altrui), il problema che si poneva<br />
era sempre e solo di ’inadempimento’, di modo che<br />
l’azione civilis incerti sarebbe stata proficuamente e pianamente<br />
esercitabile; invece, <strong>per</strong> il caso do ut des o di do ut facias<br />
con evizione <strong>del</strong><strong>la</strong> res oggetto <strong>del</strong><strong>la</strong> prima ‘prestazione’<br />
di dare (seguita da datio o facere <strong>per</strong>fetti), <strong>la</strong> citazione da parte<br />
di Ulpiano di Mauriciano rende più probabile congetturare<br />
uno sviluppo e una maturazione <strong>del</strong> pensiero aristoniano,<br />
nel senso <strong>del</strong>l’introduzione mauricianea <strong>del</strong>l’<br />
‘escamotage’ <strong>del</strong><strong>la</strong> ‘conversione’ non solo <strong>per</strong> il caso, testualmente<br />
documentato, di do ut facias in una ipotesi di facio<br />
ut des, ma anche <strong>per</strong> quello di do ut des in un do ut des invertito<br />
(con impiego, dunque, <strong>del</strong>l’azione aristoniana ancora<br />
una volta, non tanto <strong>per</strong> sanzionare una responsabilità<br />
<strong>per</strong> evizione in sé, quanto <strong>per</strong> far valere l’inadempimento<br />
<strong>del</strong><strong>la</strong> controparte verificatosi in occasione <strong>del</strong>l’avvenuta<br />
evizione)». Considerazioni analoghe a quelle di Pelloso, ma<br />
in un ordine di idee che non si preoccupa di distinguere le<br />
due ipotesi evittive, possono trovarsi in P. BONFANTE, Istituzioni,<br />
cit., 486; F. SITZIA, voce Permuta, cit., 112 s.<br />
Profilo problematico, quello qui denunciato, che ovviamente<br />
non si configurerebbe nel<strong>la</strong> prospettiva di una (ipotetica)<br />
riduzione <strong>del</strong><strong>la</strong> <strong>per</strong>muta al mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’obligatio consensu<br />
contracta anche in ottica proculeiana (sul punto vd. favorevolmente<br />
gli AA. citt. infra, in nt. 50): prospettiva che<br />
comunque certamente non era condivisa da Paolo<br />
(D.19.4.1.3).<br />
23 TSDP – V 2012<br />
spetto all’ipotesi di do ut manumittas affrontata in<br />
Paul. 5 quaest. D.19.5.5.2. Stando al punto di vista<br />
di questi studiosi, infatti, una successiva consegna<br />
debitamente tras<strong>la</strong>tiva <strong>del</strong><strong>la</strong> res avrebbe dovuto<br />
avere, <strong>per</strong> così dire, l’effetto di ‘sanare’ il precedente<br />
vizio contrattuale, dovendo ritenersi soddisfatti,<br />
a partire da quel momento, i requisiti richiesti<br />
ai fini di un inquadramento <strong>del</strong><strong>la</strong> fattispecie<br />
all’insegna <strong>del</strong>lo schema <strong>per</strong>mutativo 31 . Ciò<br />
significa che non vi sarebbero state ragioni <strong>per</strong><br />
negare al contraente evitto il ricorso all’azione civile<br />
di adempimento. In sostanza l’unica situazione<br />
seriamente compatibile con l’ipotesi di un<br />
31 Così, <strong>per</strong> quanto re<strong>la</strong>tivamente a C.4.64.1, già J. CUJA-<br />
CIUS, Ad Lib. IV. Codicis Recitationes solemnes. Ad Tit. LXIV<br />
De rerum <strong>per</strong>mutatione, et praescriptis verbis actione, in O<strong>per</strong>a, IX,<br />
Prati 1839, 605: «si ex utraque parte impleta sit <strong>per</strong>mutatio, ut si<br />
ego tibi rem meam dedi, tu mihi tuam, et mihi evincatur res, quam<br />
dedisti, hoc casu agam de evictione actione praescriptis verbis, vel condicam<br />
rem, quam dedi, prout elegero»; nel medesimo ordine di<br />
idee («nell’ipotesi in cui entrambe le parti abbiano eseguito<br />
<strong>la</strong> traditio, ma uno dei soggetti abbia trasmesso una cosa<br />
altrui, <strong>la</strong> controparte potrà agire con l’actio praescriptis verbis<br />
o con <strong>la</strong> condictio») vd. F. SITZIA, voce Permuta, cit., 112 s. e<br />
ivi nt. 48, ove non si prende <strong>per</strong>ò posizione su D.19.4.1.1;<br />
in questo senso sembrerebbe anche E. SCIANDRELLO,<br />
Studi, cit., 289 s., il cui punto di vista in proposito non pare<br />
<strong>per</strong>ò <strong>del</strong> tutto coerente, non comprendendosi in partico<strong>la</strong>re<br />
<strong>per</strong> quale motivo Paolo avrebbe dovuto concedere allora<br />
l’actio in factum e non l’azione civile: in proposito vd. infra<br />
nt. 37.