REVISTA CONNESSIONE - V edição / Abril 2021

DANZATERAPIA NEL CARCERE
Grazie alla Rivista Connessione ho la possibilità di
raccontarvi la mia professione, alcuni aspetti legati
alla danzaterapia. In questa edizioni vorrei soffermarmi
nel ambiente carcerario di San Vittore a Milano. E’
stata la mia prima esperienza lavorativa in un ambiente
negato alla danza. Realizzare questo progetto con i
carcerati al interno di un ambienti ostile come quello
non è stato una passeggiata. Ho dovuto affrontare le
regole e le leggi che invadono quelle mura. Spiegare ai
addetti al lavoro cos’era la danza e quali benefici potevano
portare la danzaterapia al interno dei reparti.
Il “Setting” è lo spazio definito contenitore protettivo
che mette il paziente nella situazione ottimale per
potersi sperimentare e danzare. Vi racconto gli spazzi
al interno del Carcere San Vittore, le celle, i costumi e
comportamento al interno di quella struttura.
Le celle, gradi o “favelas”, come le chiamano scherzosamente
i travestiti, sono su entrambi i lati del corridoio
e le loro dimensione variano: da una superficie
inferiore a 10 metri quadrati ad altre ancora più piccole.
Al loro interno si accumulano in senso orizzontale
letti a castello, sgabelli, un lavabo, un wc, di quelli con
il buco al centro. La luce entra attraverso le sbarre delle
finestra e illumina la cella. La porta a sbarre è massiccia
in metallo. La chiusura, all’esterno, è composta
da una barra di metallo e i mazzi di chiavi sono grossi
e pesanti. Nella parte centrale della porta si apre un
piccolo sportello da dove si passano le consegne. Per
garantire la privacy dello spazio interno alcuni attaccano
delle lenzuola che dal soffitto arrivano quasi a
terra, il prigioniero è esposto a costante vigilanza: in
alcuni casi queste celle sono prive di qualsiasi arredamento
od oggetto, l’unico “confort” è costituito da una
panca fatta in cemento. I motivi dell’utilizzo della cella
d’isolamento sono vari: punizione o per salvaguardare
il detenuto da possibilità di suicidio, o per un’improvvisa
manifestazione psicotica che potrebbe comportare
pericolo per sé e per gli altri compagni di cella.
Quando la situazione diventa seria, è buona tecnica
far uscire i prigionieri e ordinare l’appoggio delle mani
sulle celle opposte alla loro per un controllo a tappeto.
I mobili sono rustici, piccoli portapiatti, appendi abiti,
letti a castello, l’immancabile tv, e il fornello che in
una cella è fondamentale.
In fondo al corridoio a destra, vi è la biblioteca, spazio
destinato anche per danzaterapia, con gli scaffali
di libri, due finestre con le sbarre di ferro, appeso c’è
un televisore con il video registratore e l’inizio della
lezione è alle nove, lo stesso orario dell’apertura per
l’uscita in area “pochi metri quadrati completamenti
vuoti circondati da enormi mura dove la maggioran-
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