Ultreya! Avanti!È questo il saluto-augurioche da secoli i pellegrini direttia Santiago de Compostelasi scambiano lungoil Cammino, come per volersidare forza per giungerealla meta; ed è questo ilsaluto-augurio che noi, 37pellegrini provenienti daChiari e Milano, più e piùvolte abbiamo scambiatocon le persone che incontravamolungo la via perSantiago. Nella prima metàdi agosto, infatti, abbiamoavuto la fortuna di potercirecare in pellegrinaggionella conosciuta cittadinaspagnola, nota per ospitarela tomba dell’ApostoloGiacomo, martirizzatoin Spagna dove era giuntoper annunciare il messaggiodi Gesù.Alternando spostamenti inpullman a tratti di Camminopercorsi a piedi abbiamotoccato diversi centri,ognuno con la sua storiae la sua cultura: da Roncisvalle,descritta nella “Canzonedi Rolando”, a Ponferrada,con il suo castellotemplare, alla cattedrale diNostra Señora della Barca,che sorge sugli scogli bagnatidall’Oceano Atlanticoa Muxia.Città e paesi tanto diversifra loro, ma uniti dal Cammino:800 chilometri distrade, sentieri e mulattiereche attraversano l’interaSpagna, dai Pirenei a Santiago.Nella città del Santo siamoarrivati sabato 7: quiabbiamo potuto visitare lacattedrale e partecipare all’affollatissimaMessa delPellegrino di mezzogiorno,al termine della quale abbiamovisto in azione il Botafumeiro,il grande incensiereche esiste da quandoi primi pellegrini giungevanoa Santiago. Nel pomeriggio,dopo un’ora di fila,abbiamo potuto sostare perqualche istante davanti allatomba di san Giacomo, inuna cripta all’interno dellacattedrale.Il giorno dopo ci siamo recatisulle coste dell’Atlantico,a Muxia. Anche questoè un gesto che ha originenell’antichità: da sempre,infatti, i pellegrini, dopoaver raggiunto Santiago,giungono al mare per raccoglierela concha, la conchiglia,simbolo del pellegrinaggio.Qui si è conclusoil pellegrinaggio vero eproprio, prima degli ultimitre giorni che hanno visto ilnostro rientro in Italia.Durante i dieci giorni diviaggio abbiamo vissutoun’esperienza forte, unica eindimenticabile di comunitàe condivisione, tra fedee cultura, preghiera e dialogo,riflessione e divertimento.Fra noi c’erano famiglie,giovani e adulti, provenientida diverse realtà ediversi paesi, eppure, findai primi giorni, si è formatoun vero gruppo in camminoverso la meta, percercare di capire cosa il Signoreci chiedeva per spingercia intraprendere questoviaggio. Ognuno avràtrovato una risposta personale,ma, forse, tutti abbiamocapito una cosa: “Ultreya!”,“Avanti!”. Il Camminonon è finito a Santiago:da lì è iniziato e devecontinuare ogni giorno nellenostre realtà.Davide e MarcoCamino de SantiagoPeregrino encantadoSi è concluso il 15 agosto a Santiago De Compostela ilpellegrinaggio che ci ha portate insieme ad altri giovanidella Lombardia e dell’Emilia Romagna a vivere la stessaesperienza che ogni anno milioni di persone intraprendono,“Il camino de Santiago”.Armati della credencial, la “Carta d’identità” del pellegrino,zaino e tanta voglia di vivere a pieno questa esperienzasiamo partiti il 6 agosto dopo una breve tappa aLourdes, dalla città francese di St. Jean Pied de Port, perpoi attraversare i Pirenei e trovarci nel territorio spagnolo.Il tempo era rallentato ed era scandito soltanto daipassi degli scarponi. La fatica durante tutto il pellegrinaggiosi è fatta sentire, ma è stata superata dall’entusiasmo,dai canti e soprattutto dalla preghiera. Ogni giornola vita di un santo ci accompagnava nella meditazionepersonale, che si concludeva con un momento di condivisionea coppie che si svolgeva lungo il cammino.Durante il viaggio abbiamo avuto la possibilità di visitarealcune delle più importanti e affascinanti città spagnole,Pamplona famosa per la corsa dei tori, León con casaBotines, progettata da Gaudí e Bilbao con uno dei treGuggenheim Museum.Sono stati dodici giorni ricchi di spunti di riflessione, checi hanno aiutati sia nella nostra crescita spirituale sia inquella umana; la cosa che più di tutte ci ha lasciato un ricordoindelebile di questo viaggio, è che abbiamo vissutotutti quanti la stessa fatica e la stessa gioia. È un’esperienzache sicuramente auguriamo a tutti di provare!Non ci resta quindi che dirvi... “buen camino”.Simona, M. Chiara, Ilaria e Giulia18
Quando il tutto è nienteBolivia 2010La nostra avventura è cominciatail 20 luglio... destinazioneBolivia!!!A differenza degli anni precedenti,però, l’obbiettivoprefissato per la nostra missionenon era la costruzionedi un edificio o la ristrutturazionedi un chiesa, mal’animazione dei bambini edei ragazzi di Sagrado Corazon,piccolo paese del dipartimentodi Santa Cruz situatonel mezzo della forestaAmazzonica, sulle rive delrio Chané.Anche dopo un lungo viaggionon è stato difficile ambientarsie farsi coinvolgeredai bambini, lasciati a giocareper le strade mentre igenitori lavoravano faticosamentenelle piantagioni difagioli e soia, unica fonte disussistenza del paese. I lorovolti sorridenti e l’instancabilevoglia di giocare hannocontribuito nel corso deltempo a trasformare la piazza,il vecchio asilo, le stradeimpolverate e il piccolo campodi calcio nei luoghi miglioridove cantare, ballare,giocare e svolgere le attivitàsulle orme del carisma salesianodi Don Bosco, impegnandocosì interamente lenostre giornate.“Dejen que los chicos vengana mi!” (Lasciate che ibambini vengano a me!) èstato il titolo della mostra finalein cui sono stati espostii piccoli lavoretti dei ragazzi:braccialetti con vecchi fili,collane di bottoni, cornici dicartone, disegni colorati emagliette dipinte.I nostri giorni trascorrevanoveloci e la soddisfazione piùbella era vedere ogni sera lafelicità sui volti dei bambiniche correvano scalzi per lestrade arancio intenso illuminateda un tramonto meraviglioso.Eccoci qui, quindi,sull’aereo del ritorno: inostri ventotto giorni in terraboliviana si sono a malincuoreconclusi, e con grandetristezza e qualche lacrimaabbiamo salutato i nostribambini e tutte le personeche hanno reso questo meseunico ed indimenticabile!Solo ora che siamo ormailontani e le nuvole scorronoveloci sotto i nostri piedi,ci rendiamo conto di quantosaranno importanti i ricordidi quest’esperienza, nonsolo per sentire i nostri bambinisempre accanto a noima anche per riuscire a trasmettereciò che loro stessi cihanno insegnato: non ci dimenticheremomai come unvecchio copertone sia il migliorintrattenimento, comeuna strada sia il miglior campoda gioco, come una magliettae un paio di scarpenon siano poi così scontati,come i pasti non siano poicosì ovvi, come l’accoglienzavada oltre la povertà e comeun sorriso sia la miglior ricompensaa ogni fatica!!!Elisa e ElisaOttobre 201019