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N. 7 - Parrocchia di Chiari

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a cura <strong>di</strong> Elia FacchettiSul po<strong>di</strong>o delle più amateSono certo che se dovessimofare un sondaggio sulle piùamate dai clarensi, lei avrebbe<strong>di</strong> sicuro un posto sul po<strong>di</strong>o. Magarinon sul gra<strong>di</strong>no più alto, ma non si samai! Eppure non ha nulla <strong>di</strong> eccezionalee gli anni si fanno sentire ancheper lei. Le forme sono ancora <strong>di</strong>screte,anche se avrebbero bisogno <strong>di</strong> unintervento energico per riacquistarelo smalto che una volta avevano. Primao poi tutti quanti passiamo a farleuna visita apprezzando, soprattuttoin estate, la sua fresca accoglienza, lasua pace e la consolazione che sa regalare.E salutandola invariabilmentepensiamo “che peccato, e pensareche era così bella”. Ma non per questol’amiamo <strong>di</strong> meno!Sto parlando (ma l’avrete già capito)della chiesa della Beata Vergine <strong>di</strong>Caravaggio, anzi del santuario, chesorge accanto al Camposanto, dellasua bellezza, ma anche delle sue statueferite e delle pietre che si stannosbriciolando.Eppure questa chiesa fu fortementevoluta dai clarensi.Racconta la storia che, a seguito dell’apparizionedella Madonna in quel<strong>di</strong> Caravaggio ed al <strong>di</strong>ffondersi delladevozione relativa, qualcuno appeseun <strong>di</strong>pinto della Madonna suun albero posto sulla strada che, lasciandosi<strong>Chiari</strong> alle spalle, si inoltravaverso Castelcovati e Castrezzato.Oggi, sfrecciando in macchina,non ce ne saremmo manco accorti,ma allora si andava a pie<strong>di</strong> ed ancheun <strong>di</strong>pinto, seppur senza pretese,non poteva essere ignorato. I passanticominciano a lasciare delle offertee ben presto si pensa <strong>di</strong> erigereun piccolo portico, ben più consonoalla venerata immagine.Com’è strana la storia: senza particolariincitamenti si arriva a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong>una cifra sufficiente a sostenere la costruzione<strong>di</strong> una vera e propria chiesa.Si provvede ad interpellare la Curiache il due maggio 1681 scrive: “Siconcede la licenza <strong>di</strong> fabricar la Chiesasotto al titolo della Beata Vergine<strong>di</strong> Caravaggio, purchè, fabbricata chesarà, si trasporti l’altare <strong>di</strong> S. Genesio,esistente in quella chiesa poco <strong>di</strong>scostada quella da fabbricarsi, e restitotalmente <strong>di</strong>strutta, col trasferir tuttigli emolumenti et obbligazioni che <strong>di</strong>presente vi sono al medesimo altare<strong>di</strong> San Genesio, et ciò perché non restinomoltiplicate tante chiese senzanecessità”. Povero S. Genesio: chissàse ne avrà avuto a male…Bastano solo otto anni e la chiesa èpronta: il 24 maggio del 1690 avvienela bene<strong>di</strong>zione con l’intervento <strong>di</strong>autorità civili e religiose, ma soprattutto<strong>di</strong> tante persone comuni. Si festeggiafino al 26 maggio, giorno incui si ricorda l’apparizione della Verginea Caravaggio, avvenuta nell’anno1432.Passano altri anni e si pensa <strong>di</strong> arricchireil santuario costruendo alcunialtari laterali. Ed è datata 17 settembre1728 la lettera in cui LeandroChizzola, vicario generale, ne autorizzal’e<strong>di</strong>ficazione.Ma si sa: una cosa tira l’altra. E cosìperché non pensare alle stazioni dellaVia Crucis?Detto fatto: “Il sacerdote Andrea Andreis<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Brescia,oratore umilissimo, implora la facoltà<strong>di</strong> poter erigere le stazioni dellaVia Crucis nel <strong>di</strong>voto santuario dettodella B.V. Maria <strong>di</strong> Caravaggio, poco<strong>di</strong>stante dal paese sud e quasi unitoal campo santo della popolatissima<strong>Parrocchia</strong> medesima, coll’applicazionedella solita indulgenza da lucrarsida tutti i fedeli dell’uno e dell’altrosesso”.Anche in questo caso la richiesta è accoltae l’autorizzazione porta la datadel 27 gennaio 1822. È forse il periododel massimo splendore della chiesa,che così viene descritta dal Rivetti:“La chiesa è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne composito,ad una sola navata con sette altari: èlunga, compreso il coro, metri 34, largametri 9.70 per la navata, oltre metri6.80 per lo sfondo delle cappelleaperte da ambedue i lati. La splen<strong>di</strong>dae meravigliosa soasa in stile barocco,è dovuta al chiarese Giacomo14

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