a cura <strong>di</strong> Elia FacchettiSul po<strong>di</strong>o delle più amateSono certo che se dovessimofare un sondaggio sulle piùamate dai clarensi, lei avrebbe<strong>di</strong> sicuro un posto sul po<strong>di</strong>o. Magarinon sul gra<strong>di</strong>no più alto, ma non si samai! Eppure non ha nulla <strong>di</strong> eccezionalee gli anni si fanno sentire ancheper lei. Le forme sono ancora <strong>di</strong>screte,anche se avrebbero bisogno <strong>di</strong> unintervento energico per riacquistarelo smalto che una volta avevano. Primao poi tutti quanti passiamo a farleuna visita apprezzando, soprattuttoin estate, la sua fresca accoglienza, lasua pace e la consolazione che sa regalare.E salutandola invariabilmentepensiamo “che peccato, e pensareche era così bella”. Ma non per questol’amiamo <strong>di</strong> meno!Sto parlando (ma l’avrete già capito)della chiesa della Beata Vergine <strong>di</strong>Caravaggio, anzi del santuario, chesorge accanto al Camposanto, dellasua bellezza, ma anche delle sue statueferite e delle pietre che si stannosbriciolando.Eppure questa chiesa fu fortementevoluta dai clarensi.Racconta la storia che, a seguito dell’apparizionedella Madonna in quel<strong>di</strong> Caravaggio ed al <strong>di</strong>ffondersi delladevozione relativa, qualcuno appeseun <strong>di</strong>pinto della Madonna suun albero posto sulla strada che, lasciandosi<strong>Chiari</strong> alle spalle, si inoltravaverso Castelcovati e Castrezzato.Oggi, sfrecciando in macchina,non ce ne saremmo manco accorti,ma allora si andava a pie<strong>di</strong> ed ancheun <strong>di</strong>pinto, seppur senza pretese,non poteva essere ignorato. I passanticominciano a lasciare delle offertee ben presto si pensa <strong>di</strong> erigereun piccolo portico, ben più consonoalla venerata immagine.Com’è strana la storia: senza particolariincitamenti si arriva a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong>una cifra sufficiente a sostenere la costruzione<strong>di</strong> una vera e propria chiesa.Si provvede ad interpellare la Curiache il due maggio 1681 scrive: “Siconcede la licenza <strong>di</strong> fabricar la Chiesasotto al titolo della Beata Vergine<strong>di</strong> Caravaggio, purchè, fabbricata chesarà, si trasporti l’altare <strong>di</strong> S. Genesio,esistente in quella chiesa poco <strong>di</strong>scostada quella da fabbricarsi, e restitotalmente <strong>di</strong>strutta, col trasferir tuttigli emolumenti et obbligazioni che <strong>di</strong>presente vi sono al medesimo altare<strong>di</strong> San Genesio, et ciò perché non restinomoltiplicate tante chiese senzanecessità”. Povero S. Genesio: chissàse ne avrà avuto a male…Bastano solo otto anni e la chiesa èpronta: il 24 maggio del 1690 avvienela bene<strong>di</strong>zione con l’intervento <strong>di</strong>autorità civili e religiose, ma soprattutto<strong>di</strong> tante persone comuni. Si festeggiafino al 26 maggio, giorno incui si ricorda l’apparizione della Verginea Caravaggio, avvenuta nell’anno1432.Passano altri anni e si pensa <strong>di</strong> arricchireil santuario costruendo alcunialtari laterali. Ed è datata 17 settembre1728 la lettera in cui LeandroChizzola, vicario generale, ne autorizzal’e<strong>di</strong>ficazione.Ma si sa: una cosa tira l’altra. E cosìperché non pensare alle stazioni dellaVia Crucis?Detto fatto: “Il sacerdote Andrea Andreis<strong>di</strong> <strong>Chiari</strong>, <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Brescia,oratore umilissimo, implora la facoltà<strong>di</strong> poter erigere le stazioni dellaVia Crucis nel <strong>di</strong>voto santuario dettodella B.V. Maria <strong>di</strong> Caravaggio, poco<strong>di</strong>stante dal paese sud e quasi unitoal campo santo della popolatissima<strong>Parrocchia</strong> medesima, coll’applicazionedella solita indulgenza da lucrarsida tutti i fedeli dell’uno e dell’altrosesso”.Anche in questo caso la richiesta è accoltae l’autorizzazione porta la datadel 27 gennaio 1822. È forse il periododel massimo splendore della chiesa,che così viene descritta dal Rivetti:“La chiesa è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne composito,ad una sola navata con sette altari: èlunga, compreso il coro, metri 34, largametri 9.70 per la navata, oltre metri6.80 per lo sfondo delle cappelleaperte da ambedue i lati. La splen<strong>di</strong>dae meravigliosa soasa in stile barocco,è dovuta al chiarese Giacomo14
Faustini, autore anche della magnificacassa d’organo e cantoria che ammiransinella chiesa <strong>di</strong> Santa Maria.È tutta una festa <strong>di</strong> putti, <strong>di</strong> volute, <strong>di</strong>festoni <strong>di</strong> frutta, <strong>di</strong> foglie, <strong>di</strong> mascheronimirabilmente <strong>di</strong>sposti”.Val la pena ricordare anche i sei altarilaterali <strong>di</strong> questo santuario; entrandodalla porta principale si incontrano,a destra, quello de<strong>di</strong>cato ai santiFermo e Rustico, quello de<strong>di</strong>catoai santi Giovanni Nepomuceno, VincenzoFerreri e Francesco <strong>di</strong> Sales e<strong>di</strong>nfine quello de<strong>di</strong>cato alla Beata VergineAddolorata. Dalla parte oppostatroviamo l’altare del Santo Crocifissocon i Santi Antonio e Pietro Martire,l’altare della Beata Vergine dellaneve e quello <strong>di</strong> Sant’Andrea Avellino(per altri <strong>di</strong> San Filippo Neri).Non possiamo <strong>di</strong>menticare i tre affreschiche fanno bello il coro dellachiesa: sono del Teosa e rappresentanol’assunzione della Vergine Mariae, sulle pareti laterali, l’apparizionedella Madonna rispettivamentead un gruppo <strong>di</strong> fanciulle e <strong>di</strong> giovanotti(a proposito vi invito ad osservarlobene ed a scoprirne una anomalia!).Presso il santuario arrivano offerte edoni per la Madonna, tant’è che l’archivioconserva una “Nota degli effettimobili <strong>di</strong> proprietà della Madonna<strong>di</strong> Caravaggio campestre in <strong>Chiari</strong>”datata 7.5.1851. La nota <strong>di</strong>ceche “la Madonna tutelare <strong>di</strong> dettosantuario trovansi in testa una coronache rassomiglia d’argento” e che“al collo ha una filsa... <strong>di</strong> pastilia neriantichi” nonché “ una filsa <strong>di</strong> corallorosso”. Ed ancora, nel santuario esistonoimportanti reliquie: “del legnodella croce <strong>di</strong> N.S.G., del velo dellaB.V.M. e del Pallio <strong>di</strong> San Giuseppesposo, della carne <strong>di</strong> Anna madredella B.V.M., dell’ossa <strong>di</strong> S. Gio. Battistaprecursore del Signore”. Nonmancano neppure le “ossa <strong>di</strong> Zaccaria,<strong>di</strong> S. Maria Maddalena penitente,dei santi apostoli Simone e Taddeo”nonché “del panno in cui furonoinvolte le teste dei SS. App. Pietroe Paolo”.L’elenco delle reliquie è alquantolungo, ma sulla loro autenticità…beh! permettetemi quel dubbio cheinvece non ho riguardo al “banco edun ginaciojo <strong>di</strong> legno dolce” ai “vestari<strong>di</strong> legno duro” fino a giungerealle “due corde logore che servonoalle campane”.Eh si! Perché accanto al santuariodella Vergine c’è anche un campanilecon le sue belle quattro campaneche si sa, col tempo necessitano<strong>di</strong> revisione; cosa che avviene nel1779.In quell’anno Giuseppe Parolini sottoscriveche “in ogni miglior modosi è obbligato e s’obbliga <strong>di</strong> fonderee perfezionare <strong>di</strong> concerto le quattrocampane della B.V.M. <strong>di</strong> Caravaggio”riducendole a tre del peso<strong>di</strong> fusi bresciani 53 circa. Garantisceinoltre il concerto perfetto e “<strong>di</strong> manteneresane queste tre campane perun anno e tre giorni da incominciarsidal <strong>di</strong> che saranno poste in opera”.Un così bel santuario necessita <strong>di</strong> uncustode, che ha i suoi bei doveri che,in una scrittura datata 25 ottobre1805, vengono ben dettagliati.“1) Tutta la robba stata inventata, siatenuta in esatta cura, tanto per custo<strong>di</strong>rla,quanto per farla aggiustarequale che occorresse spesa questasarà a carico della suddetta Chiesa;2) mancando inavertutamente dellarobba consegnata è in obbligo ilsagrista a rimetterla; 3) sia ha caricodel sagrista <strong>di</strong> tenere lavata la biancheriadella sagristia a sua spesa; 4)il medesimo è tenuto ad aprire e fermarele porte della Chiesa alle oredovute, secondo il praticato, ed assisterealle funzioni, che si fanno nellamedesima chiesa, oltre servire lamessa in giorni feriali; 5) il prodottodelle questue tutto si deve <strong>di</strong>videreper metà, soltanto a lui resti l’uvaaffinché prove<strong>di</strong> il vino per le messe;6) per suo annuo salario è fissatolire venti una oltre l’abitazione, l’ortorestando proibito <strong>di</strong> fare altri affittuali,se non che col consenso dellispettabili deputati”. (Vi prego <strong>di</strong> nonimputare al sottoscritto eventuali errorigrammaticali: mi sono limitato acopiare!).Ma, con tutto il rispetto alla Madonna,anche il custode del santuario hadelle urgenze, come quella evidenziatain questa lettera datata 1902 e<strong>di</strong>n<strong>di</strong>rizzata agli “onorevoli sig. Fabbriceridel Santuario della B.V. Caravaggioin <strong>Chiari</strong>”. Scrive: “Mi permettanoinoltre farle conoscere la necessitàche vi sarebbe <strong>di</strong> accomodarmiil piccolo fienile ad uso solaio, acciòsgombrare la stanza che ora serve dasolaio e dormitorio <strong>di</strong> mio figlio poichéessendo il detto mio unico figliogiunto all’età <strong>di</strong> 28 anni devo permettergli<strong>di</strong> prendere moglie. Il custodeAgostino Zamboni”.L’archivio purtroppo non conservala risposta dei fabbriceri, ma mi auguroche abbiano provveduto all’intervento,consentendo il tanto desideratomatrimonio.Ho terminato lo spazio a <strong>di</strong>sposizione,ma voglio concludere rilanciandoun appello (del 1981) <strong>di</strong> mons.Guido Ferrari per il recupero del santuario:“Siamo in tanti noi <strong>di</strong> <strong>Chiari</strong> earriveremo a concludere quest’operacon il concorso libero <strong>di</strong> tutti. Chiedotroppo se aggiungo senza il mugugno<strong>di</strong> nessuno?”La sfida è ancora aperta... 15