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40 <strong>Sicherheit</strong> 2010_ 3 SALUTE entre le premier et le deuxième entretien avec l’employeur. Si les mesures convenues n’ont pas été exécutées et que des rechutes se produisent, il est nécessaire p.ex. d’établir une convention écrite avec obligation de suivre un traiteme nt ambulatoire. Ce procédé en plusieurs étapes est important, car la personne concernée retrouve son autonomie, qu’il avait perdue dans la consommation d’alcool. Les patients de la Clinique Forel sont-ils nombreux à être entrés sur pression de l’employeur? Oui, car les offres ambulatoires ne suffisent souvent pas en cas de dépendance à l’alcool. Dans la clinique, nous effectuons une désintoxication et nous obtenous l’abstinence. Aprés la thérapie dans la clinique, les personnes concernées retournent en offre ambulatoire. Alcool e lavoro: vale senz’altro la pena di applicare regole inequivocabili Secondo le statistiche, dal 7 al 10% dei lavoratori soffrono di problemi d’alcool. Questi provocano assenze ed una riduzione della produttività, che viene a costare ogni anno all’economia dai sei ai dieci miliardi di franchi. Nel frattempo i datori di lavoro affrontano quest’argomento molto più spesso che in passato. Daniela Kuhn è giornalista indipendente RP a Zurigo. In Svizzera l’alcolismo è un problema molto diffuso. Si stima che più di 300 000 persone siano dipendenti dall’alcool oppure rischino di diventarlo. Considerato anche l’ambiente sociale, un milione circa di persone deve affrontare i problemi dell’alcolismo. A seconda delle basi dei dati empirici, tra tutti i lavoratori, quelli dipendenti dall’alcool rappresentano dal 7 al 10%. Si tratta di un problema che non concerne soltanto i diretti interessati e chi è loro vicino, ma anche l’economia. Si stima che il 15–25% degli infortuni sul lavoro sia provocato dal consumo d’alcool. I collaboratori dipendenti dall’alcool rimangono sino a otto volte più spesso assenti dal lavoro senza autorizzazione. E il loro rendimento è soltanto del 75%. Per il datore di lavoro questo significa che un quarto del salario rappresenta una perdita. Globalmente si stima che in Svizzera i costi risultanti ammontino da sei a dieci miliardi di franchi l’anno, in cui sono compresi anche i pagamenti continuati del salario ad essere pagati anche durante la malattia, le Quel est le degré de succès? Après le séjour en clinique, nos patients retournent enrégle générale dans le processus de travail. L’employeur est intégré dans le procédé avec l’accord de la personne concernée et il est présent lors de sa sortie. Le suivi à la place de travail par un institut de prévention de l’alcoolisme est aussi très important. Et quel est le degré de rechute? Durant la première année suivant le traitement ambulatoire, 60% restent abstinents. C’est un chiffre réjouissant pour le traitement d’une addiction. La plupart des patients rechutent dans les trois premiers mois. Quel doit être le comportement d’un employeur après une rechute? Les rechutes doivent être très vite interrompues. A cet égard, nous connaissons beau- prestazioni sociali e quelle dell’AI. Per coprire questi costi esterni, una birra dovrebbe co stare sette franchi, una bottiglia di vino a buon mercato 36 franchi e una bottiglia d’acquavite 125 franchi. Cifre oscure elevate in materia di infortuni sul lavoro Non si sa tuttavia esattamente con quale frequenza ci sia di mezzo l’alcool nel caso di infortuni sul lavoro. Infatti, in casi non gravi, non viene esaminato sistematicamente il tasso alcoolemico, come avviene invece per gli infortuni gravi. «In caso di notifiche di infortuni sul posto di lavoro si tralascia spesso di esaminare l’influsso dell’alcool. Le cifre oscure sono quindi spesso elevate», afferma Ruedi Rüegsegger, psicologo del lavoro alla INSAI, responsabile della problematica «Stupefacenti sul posto di lavoro». Secondo studi, alcuni indizi, concernenti il tempo libero, testimoniano che in caso di ricovero in ospedale per casi d’emergenza, per il 25% degli infortuni c’era di mezzo l’alcool, spiega R. Rüegsegger L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), con il sostegno della INSAI, ha ora dato l’incarico di effettuare uno studio con il quale si vuole coup d’employeurs très compétents. Dans les conventions, il est p.ex. fait mention d’interlocuteurs auxquels les personnes concernées peuvent s’adresser après une rechute. Il y a quatre ans, on pouvait lire qu’un sixième des licenciements était en rapport avec l’alcool. Ce chiffre s’est-il aggravé au vu de la crise économique? Ce chiffre me semble très élevé. En temps économiquement difficiles, on consomme plus d’alcool, mais on ne constate toutefois pas d’augmentation de l’addiction à l’alcool, et par conséquent pas non plus d’augmentation des licenciements. L’addiction à l’alcool est une maladie. Selon le droit du travail, il n’est pas si simple de licencier sans mesures correspondantes. W individuare i costi correlati all’alcool sul posto di lavoro. Ruedi Rüegsegger, che si occupa da 19 anni alla INSAI di questa problematica, ha notato nel frattempo che nelle aziende si è ora chiaramente più coscienti degli effetti dell’alcool sul posto di lavoro: «Oggi si sa a chi ci si deve rivolgere per chiedere aiuto. In teoria è più chiaro in che modo si debba procedere in questi casi, ma nel singolo caso la situazione rimane spiacevole. I problemi legati all’alcool sono e rimangono un tabù.» Le aziende più piccole hanno bisogno d’aiuto Ci si rivolge allo psicologo del lavoro in media una volta alla settimana per chiedergli consiglio: si tratta in genere dei servizi del personale, che desiderano p.es. sapere come si debba svolgere concretamente il colloquio con il collaboratore che ha questo genere di problema, se è proprio necessario fare pressione oppure quando si possono fare dei prelievi di sangue. «Nelle aziende più grandi ci si occupa di questa tematica nell’ambito della formazione dei responsabili delle risorse umane. Si rivolgono a me piuttosto le aziende più piccole», spiega Ruedi Rüegsegger. In linea di massima si può affermare che le aziende sono più sensibilizzate che in passato a questo genere di problema: «Oggi l’alcool sul posto di lavoro viene
meno tollerato. Ma esistono sempre delle aziende che non riconoscono il problema.» La INSAI raccomanda alle direzioni delle aziende di definire delle regole chiare. Prima di tutto il divieto di consumare alcool durante l’orario di lavoro, come anche prima del lavoro e durante la pausa di mezzogiorno. È importante definire chiaramente anche le regole concernenti l’alcool nell’ambito delle feste aziendali. Si dovrebbero chiarire anche i punti seguenti: WW A chi spetta parlare con la persona che ha problemi di dipendenza? WW Quando occorre mettere al corrente l’ufficio del personale sui problemi di dipendenza del collaboratore? WW Quali sono le modalità di collaborazione con il consultorio per le tossicodipendenze? WW Chi paga la perdita di salario durante le cure di disintossicazione? WW Come ci si deve comportare in caso di ricaduta? Sul sito della INSAI si può leggere che vietando di consumare alcool non si ottiene niente: «Si devono spiegare ai dipendenti i pericoli degli stupefacenti sul posto di lavoro.» La INSAI offre delle informazioni in merito nell’ambito delle proprie lezioni modello e con il video «A tutta birra» (www. INSAI.ch/waswo). Procedere in tre fasi R. Rüegsegger si basa su un confronto costruttivo in tre fasi: «In una prima fase il datore di lavoro dovrebbe raccogliere i fatti che rimandano a un consumo d’alcool. Questo è difficile, perché ci si muove su un terreno poco sicuro e difficilmente si riesce a fornire le prove di quanto si sospetta. Ma più numerose sono le indicazioni, più probabilmente le supposizioni corrispondono al vero.» Rientra nella prima fase un colloquio del superiore diretto con il collaboratore che ha problemi di dipendenza. In questo colloquio l’interessato può promettere di migliorare o di far ricorso all’aiuto offerto. Ruedi Rüegsegger ammette, tuttavia, che è «molto probabile» che l’interessato neghi quanto afferma il datore di lavoro e non voglia riconoscere il problema: «La maggior parte di queste persone contesta quest’argomento. È una situazione normale. Si potrebbe quasi dire: quando una persona ammette di avere un problema, è già guarita per metà.» «Si devono spiegare ai dipendenti i pericoli degli stupefacenti sul posto di lavoro.» Se il collaboratore non fa niente o fa troppo poco, il datore di lavoro fissa un termine di due o tre mesi e si accorda per un secondo colloquio. Se a quel momento il comportamento non fosse migliorato, R. Rüegsegger consiglia di aumentare la pressione: il datore di lavoro fa firmare al collaboratore una dichiarazione scritta, in cui viene definito concretamente un comportamento corretto. Per es. nessuna assenza breve ingiustificata, non consumare alcool prima del lavoro e durante il lavoro, osservare il rendimento e le qualità previste. «Se non interviene nessun miglioramento, si deve minacciare il collaboratore di li cenziamento», afferma R. Rüegsegger: «Contemporaneamente all’interessato viene offerta un’ultima possibilità per risolvere il suo problema con o senza un aiuto esterno.» È del parere che tutta la procedura non dovrebbe durare più di 6 a 12 mesi. W In genere i collaboratori con una dipendenza dall’alcool cercano di celare il loro alcolismo. Daniel Boschung W Le plus souvent, les collaborateurs dépendants de l’alcool cherchent à cacher leur consommation d’alcool. W In der Regel versuchen Alkoholabhängige ihren Alkoholismus zu verbergen. Per questi casi lo psicologo del lavoro non tiene in grande considerazione il test di alcolemia nel sangue e quello del palloncino: «Raccomanderei di ricorrere a questi test soltanto in casi estremi. Se si tratta di asserzione contro asserzione, se il datore di lavoro non può o non vuole sottoporre il collaboratore a un test, in caso di dubbio deve mandarlo a casa, meglio se con il taxi! Dovrà tornare al lavoro soltanto quando sarà di nuovo in forma.» Dal punto di vista giuridico la situazione è la seguente: nell’ambito della legge sull’assicurazione contro gli infortuni, il datore di lavoro si rende passibile di pena se pur essendo consapevole che un collaboratore è in stato di ebbrezza lo lascia lavorare. La legge non stabilisce un preciso tasso di alcolemia: «Il superiore ha la facoltà decisionale di giudicare se una persona è in grado o no di lavorare.» Ma anche il lavoratore può essere chiamato a rispondere: se mette in pericolo se stesso o gli altri con il consumo di sostanze inebrianti si rende passibile di pena. Ma prima di finire in tribunale, le aziende dovrebbero puntare sulla prevenzione. Il 65% delle aziende applica regole chiare I relativi programmi contro il consumo d’alcool sul posto di lavoro non sono rari in Svizzera, anche se non forzatamente ovvi: secondo un’inchiesta rappresentativa organizzata da Dipendenze Info Svizzera (l’ex Istituto svizzero di prevenzione dell’alcolismo e altre tossicodipendenze), nel 2009 il 65% delle aziende aveva formulato delle regole chiare in materia di alcool. Il 2% voleva introdurre delle regole, le aziende rimanenti non avevano preso nessuna misura. <strong>Sicherheit</strong> 2010_ 3 41
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