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Laocoonte: il mito e la statua nelle fonti classiche Per una lettura di ...

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pliniana contribuirebbe dunque a confermare l'ipotesi dell'esistenza <strong>di</strong> un perduto originale più<br />

antico: <strong>la</strong> scultura bronzea, ro<strong>di</strong>o-ellenistica che Andreae considera <strong>il</strong> modello per <strong>il</strong> <strong>Laocoonte</strong><br />

replicato in marmo da Atanadoro, Agesandro, Polidoro.<br />

4) Anche <strong>la</strong> locuzione de cons<strong>il</strong>ii sententia è oggetto <strong>di</strong> interpretazioni <strong>di</strong>verse. Secondo Andreae è da<br />

interpretare come "per decisione del cons<strong>il</strong>ium": si tratta <strong>di</strong> <strong>una</strong> versione storicamente consolidata e<br />

<strong>di</strong>ffusa del passo pliniano, che vede nel vocabolo cons<strong>il</strong>ium <strong>il</strong> riferimento a un organo politico-<br />

decisionale <strong>di</strong> tipo civico (Senato o Boulè); questa traduzione viene però ripresa da Andreae anche<br />

nel senso <strong>di</strong> cons<strong>il</strong>ium principis, ovvero come possib<strong>il</strong>e in<strong>di</strong>cazione del collegio dei consiglieri<br />

dell'imperatore Tiberio. Secondo Settis, che prende in considerazione altre occorrenze<br />

dell'espressione in altri passi pliniani e <strong>di</strong> altri autori <strong>la</strong>tini, 15 Plinio sottolineerebbe ancora<br />

l'eccezionale coerenza e compattezza st<strong>il</strong>istica del <strong>Laocoonte</strong>. Decisivo secondo Settis è <strong>il</strong> contesto<br />

del brano, e cioè <strong>il</strong> fatto che <strong>la</strong> menzione dell'opera, con questa specificazione, si trovi in <strong>una</strong><br />

sequenza testuale che dagli scultori singoli passa a quelli che <strong>la</strong>vorarono in col<strong>la</strong>borazione, a più<br />

mani: l'espressione de cons<strong>il</strong>ii sententia è dunque da intendere come: "in [stretta] col<strong>la</strong>borazione e <strong>di</strong><br />

comune accordo [fra i tre <strong>di</strong>versi autori]".<br />

5) Un altro punto oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione critica è <strong>la</strong> definizione dei tre autori come summi artifices:<br />

secondo Andreae <strong>il</strong> termine artifices potrebbe riferirsi anche a dei copisti (ché tali sarebbero,<br />

secondo lo stu<strong>di</strong>oso, i tre artisti nominati da Plinio e attivi a Sperlonga); secondo Settis <strong>la</strong> definizione<br />

pliniana può intendersi solo in un senso: affatto improbab<strong>il</strong>e è un'accezione dell'espressione summi<br />

artifices nel senso <strong>di</strong> 'i più bravi copisti' e, d'altro canto, <strong>la</strong> presenza del<strong>la</strong> firma degli stessi artisti a<br />

Sperlonga comprova che non <strong>di</strong> copisti, ma <strong>di</strong> veri e propri 'autori' si tratta. Inoltre, grazie al<strong>la</strong><br />

preziosa in<strong>di</strong>cazione dei nomi degli scultori, sul<strong>la</strong> base <strong>di</strong> altre testomonianze epigrafiche che ne<br />

attestano l’attività, oltre che a Sperlonga, anche a Ro<strong>di</strong>, è stato possib<strong>il</strong>e ricostruire <strong>una</strong> p<strong>la</strong>usib<strong>il</strong>e<br />

datazione del gruppo su base prosopografica, che Settis stab<strong>il</strong>isce tra <strong>il</strong> 40-20 a. C. Sul<strong>la</strong> scorta <strong>di</strong><br />

varie ricostruzioni genealogiche 16 è possib<strong>il</strong>e sostenere che Atanodoro e Agesandro siano<br />

contemporanei, attivi a Ro<strong>di</strong> tra <strong>il</strong> 50-40 a. C. e che forse siano ad<strong>di</strong>rittura parenti, data <strong>la</strong> pratica<br />

delle botteghe ro<strong>di</strong>e in età ellenistica <strong>di</strong> costituirsi come col<strong>la</strong>borazioni <strong>di</strong> membri fam<strong>il</strong>iari, con<br />

spora<strong>di</strong>ci contributi esterni (questo spiegherebbe <strong>la</strong> presenza del terzo autore, Polidoro). I tre<br />

artifices, che col<strong>la</strong>boravano a Ro<strong>di</strong>, si sarebbero verosim<strong>il</strong>mente trasferiti a Roma in seguito al<strong>la</strong> crisi<br />

economica e al<strong>la</strong> fine dell’attività delle botteghe all’indomani del saccheggio ad opera <strong>di</strong> Cassio nel<br />

43-42 a. C. Proprio a Roma avrebbero eseguito tra <strong>il</strong> 40-20 a. C. l’opus praeferendum.<br />

15 Cfr. i loci paralleli citati da SETTIS, <strong>Laocoonte</strong>, pp. 78-79: in partico<strong>la</strong>re <strong>il</strong> riferimento è a espressioni analoghe presenti in<br />

Cicerone, Plinio <strong>il</strong> Giovane e Seneca.<br />

16 SETTIS, <strong>Laocoonte</strong>, pp. 27-40.<br />

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