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Poesie - Provincia di Torino

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Anche i termini “vorra” = “tomba”, “përher” = “sempre”,<br />

“rrusmi” = “scen<strong>di</strong>amo” sono stati sostituiti rispettivamente da<br />

“tumull”, “sembu” e “kallarmi” <strong>di</strong> chiara origine italiana.<br />

• Mutamenti e ampliamenti semantici: per il caso in esame, ricor<strong>di</strong>amo<br />

-ad esempio- il termine “ëndërrat” = “i sogni”. Non più<br />

usato in alcune situazioni, esso, viene oggi sostituito da “gjumat”<br />

che letteralmente in<strong>di</strong>ca “i sonni”: ve<strong>di</strong>amo quin<strong>di</strong>, come,<br />

in tal caso, al vocabolo “gjumat” sia stato assegnato un significato<br />

che, pur appartenendo allo stesso insieme concettuale, non<br />

in<strong>di</strong>ca lo stesso valore semantico dell’originario “ëndërrat”.<br />

• La desinenza: in alcune forme, che mantengono ancora l’uso<br />

antico della lingua, ve<strong>di</strong>amo la presenza della declinazione dei<br />

nomi. Si ha quin<strong>di</strong>, l’espressione dei <strong>di</strong>versi complementi, attraverso<br />

le desinenze.<br />

Un esempio <strong>di</strong> ciò, è il termine “mashqitanvat”, per in<strong>di</strong>care il<br />

complemento <strong>di</strong> specificazione “dei maschitani”: nel caso in<strong>di</strong>cato,<br />

è la desinenza “-vat” a in<strong>di</strong>care il complemento stesso.<br />

Nell’uso moderno della lingua, al contrario, nello stesso termine<br />

“mashqitanvat”, non si riconosce più in “-vat”, la suddetta desinenza,<br />

ma la si in<strong>di</strong>vidua come parte integrante della parola<br />

“maschitani”. Ne consegue, quin<strong>di</strong>, il bisogno <strong>di</strong> anteporre -erroneamente-<br />

la nuova preposizione “e” al termine “mashqitanvat”,<br />

per in<strong>di</strong>care il complemento <strong>di</strong> specificazione.<br />

Tale uso è pleonastico ed errato, dato che il complemento è già<br />

espresso con la desinenza “-vat”.<br />

Altro caso è il termine “consumo”: se in origine per in<strong>di</strong>care il<br />

termine determinativo “il consumo” si usava “stër<strong>di</strong>min” , dove<br />

l’art. det. è costituito dalla desinenza “-in” e quin<strong>di</strong> postposto,<br />

oggi, non riconoscendo più nella desinenza “-in” il detto articolo,<br />

per tale forma determinativa, si è costretti a ricorrere a un italianismo<br />

“kunxumin”, ricalcandone la grafia, ma senza che sia<br />

riconosciuto il significato della desinenza.<br />

La ra<strong>di</strong>ce originaria, nell’uso moderno, è ancora possibile trovarla<br />

in altre forme come: “stërduar” = “consumato”, “stërdon”<br />

= “consuma”; il termine esaminato, può essere così scisso:<br />

“stër” prefisso che dà valore superlativo al termine che lo segue<br />

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