Epos n. 9 La giusta collera a cura di Gianmario Lucini - CFR
Epos n. 9 La giusta collera a cura di Gianmario Lucini - CFR
Epos n. 9 La giusta collera a cura di Gianmario Lucini - CFR
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Épos<br />
Collana <strong>di</strong> poesia politica e sociale,<br />
a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> AA.VV.<br />
<strong>Epos</strong> n. 9<br />
<strong>La</strong> <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong><br />
Scritti e immagini per un impegno civile<br />
a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />
1
E<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong><br />
Via Amonini, 9 - 23020 Piateda (SO)<br />
www.e<strong>di</strong>zionicfr.it<br />
ISBN 978-88-97224-21-1<br />
2
Introduzione<br />
Perché “<strong>collera</strong>” e non in<strong>di</strong>gnazione? Me lo sono chiesto mentre proponevo<br />
agli amici artisti questo tema. Forse perché il termine “in<strong>di</strong>gnazione” è<br />
ormai <strong>di</strong>ventato una moda, metabolizzato, banalizzato. In<strong>di</strong>gnum, qualcuno<br />
che non è degno. In<strong>di</strong>gnarsi significa interrompere la considerazione <strong>di</strong><br />
qualcosa perché non degna <strong>di</strong> attenzione. É una parola fiacca, senza<br />
nerbo. “Collera” è più forte: significa la prefigurazione <strong>di</strong> un’azione contro<br />
qualcuno. <strong>La</strong> <strong>collera</strong> non è solo un sentimento, ma anche un atteggiamento.<br />
Ha a che fare col corpo, con la bile, con tutto l’essere. <strong>La</strong> <strong>collera</strong><br />
<strong>di</strong> Dio, nella Bibbia, non è semplicemente l’ira compulsiva, irrazionale, ma<br />
l’ira scelta con determinazione, perché viene dal cuore, dalla pancia, dalla<br />
testa, uniti in una sola volontà.<br />
Il sostrato <strong>di</strong> questa <strong>collera</strong> non è, dunque, soltanto un fenomeno emotivo,<br />
ma frutto <strong>di</strong> ragionamento, <strong>di</strong> ripensamento, <strong>di</strong> attenta considerazione <strong>di</strong><br />
atti e fatti. Alex Zanotelli, citando il martire della resistenza danese Kaj<br />
Munk, un pastore protestante che lottò contro il nazismo, parla <strong>di</strong> “santa<br />
<strong>collera</strong>” e anche David M. Turoldo, in una sua poesia scrive “- questa<br />
<strong>di</strong>vina <strong>collera</strong> dei poveri, / profezia sempre in agguato” 1). <strong>La</strong> <strong>collera</strong> è dunque un<br />
sentimento profondo, che nasce dal <strong>di</strong>sgusto indotto da una particolare<br />
situazione, che monta adagio nel tempo, si ra<strong>di</strong>ca, cerca un costrutto<br />
argomentativo, logico e non soltanto espressivo. Non è una fiamma <strong>di</strong><br />
paglia. Questa raccolta antologica nasce appunto per sondare questa presa<br />
<strong>di</strong> coscienza profonda, significata nelle parole, della quale le parole non<br />
sono che l’aspetto declaratorio, la voce <strong>di</strong> un sentire più intimo al quale è<br />
legato anche il sentimento della permanenza, del ra<strong>di</strong>camento lento ma<br />
costante in una nuova prospettiva. “Ci avete umiliato e offeso, avete fatto<br />
cantare le vostre sirene che hanno addormentato le coscienze e noi vi<br />
abbiamo sottovalutati, ma non accadrà più”: questo il senso della <strong>collera</strong>,<br />
che è voglia <strong>di</strong> cambiamento, <strong>di</strong> farla finita con tutte le storture che un<br />
bigotto senso <strong>di</strong> civilismo ci ha fatto trangugiare per decenni senza che noi<br />
trovassimo la forza <strong>di</strong> reagire e ribellarci. Per <strong>di</strong>re, col grande don Milani,<br />
che “l’obbe<strong>di</strong>enza non è più una virtù”. Per <strong>di</strong>re che è ora <strong>di</strong> <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>re<br />
alla logica del potere – <strong>di</strong> tutti i poteri – quando <strong>di</strong>venta deviante.<br />
Il poeta, il narratore, il filosofo, l’artista, non hanno molti mo<strong>di</strong> per<br />
ribellarsi; <strong>di</strong>rei uno solo: esprimersi con l’arte, con l’argomentazione, con<br />
1 ) D.M. Turoldo, <strong>La</strong> grande notte. <strong>La</strong> sottolineatura è mia.<br />
3
la conoscenza ere<strong>di</strong>tata dalla tra<strong>di</strong>zione, dalla storia prima <strong>di</strong> tutto. <strong>La</strong> loro<br />
arma è la narrazione del mondo vista con occhi <strong>di</strong>versi dalla cultura<br />
massificata e, soprattutto, massme<strong>di</strong>atica. <strong>La</strong> loro legittimazione sta nella<br />
ricerca della verità, ponendo al centro <strong>di</strong> questa ricerca l’uomo, cercando<br />
<strong>di</strong> smontare, a livello emotivo, dei sentimenti e della razionalità, decenni <strong>di</strong><br />
incrostazioni e <strong>di</strong> visioni acritiche del mondo, contrabbandate come verità<br />
assoluta (la verità della tecnica, dell’economia neoliberista, della politica<br />
guerrafondaia, del mito del benessere infinito o, come <strong>di</strong>ceva il Leopar<strong>di</strong>,<br />
delle magnifiche sorti e progressive. Questo primo decennio del secolo ci ha<br />
fatto capire che il mondo è sull’orlo <strong>di</strong> un baratro e che l’umanità è in<br />
pericolo <strong>di</strong> gravissime sciagure, sul versante economico, ecologico,<br />
politico, morale, civile, perché il gigantismo della tecnica e la sfrenata<br />
ricerca <strong>di</strong> potenza da parte <strong>di</strong> pochi che ormai gestiscono le leve <strong>di</strong> ogni<br />
potere (quello politico compreso), sta innescando una serie <strong>di</strong> variabili nel<br />
sistema-mondo che da più versanti minano la nostra stessa sopravvivenza.<br />
<strong>La</strong> <strong>collera</strong> dunque, è anche presa <strong>di</strong> coscienza, oserei <strong>di</strong>re paura unita alla<br />
sfida. Il punto dove la paura per le sorti collettive (e insieme personali)<br />
supera <strong>di</strong> gran lunga la paura <strong>di</strong> pagare per lottare (perché chi lotta paga,<br />
spesso nell’in<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tutti). <strong>La</strong> <strong>collera</strong> è dunque anche responsabilità,<br />
ossia rispondere alle generazioni future, oltre che al nostro tempo, <strong>di</strong><br />
come il mondo sta evolvendo. Io credo che queste ultime due, tre<br />
generazioni, dal dopoguerra in poi, debbano rispondere molto <strong>di</strong> fronte al<br />
tribunale della storia e noi tutti, intellettuali, artisti, poeti, dovremo<br />
rispondere <strong>di</strong> troppi nostri silenzi e <strong>di</strong> aver abbandonato a se stessi i pochi<br />
che hanno avuto la grandezza d’animo della ribellione, ognuno nel suo<br />
campo <strong>di</strong> attività. Abbiamo accettato che milioni <strong>di</strong> persone innocenti<br />
venissero trucidate nelle guerre assurde (quasi sempre causate<br />
dall’Occidente per accaparrarsi le materie prime o per altre motivazioni<br />
simili), abbiamo consentito ai nostri governi <strong>di</strong> appoggiare le più feroci<br />
<strong>di</strong>ttature senza mai ribellarci, abbiamo sopportato che un padronato avido<br />
e insieme piagnone come quello italiano si impadronisse <strong>di</strong> fatto della<br />
politica economica, abbiamo sopportato che il nostro Paese si allineasse su<br />
ogni scelta <strong>di</strong> guerra in<strong>giusta</strong> (come quelle dei Bush) col pretesto della<br />
“azione umanitaria”, abbiamo sopportato che molti nostri centri <strong>di</strong> potere<br />
contribuissero ad impoverire i paesi del Terzo Mondo, abbiamo taciuto<br />
ogni estate quando le mafie incen<strong>di</strong>avano i nostri boschi, non ci siamo mai<br />
scomposti per le politiche contro gli immigrati, non ci siamo stati mai<br />
quando era il caso <strong>di</strong> alzare la voce, alzare la mano, alzarsi incolleriti<br />
contro ogni ingiustizia. Abbiamo sempre chinato il capo, tacendo,<br />
4
inseguendo la nostra idea <strong>di</strong> scienza <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> bellezza autogratificante<br />
e narcisistica, per “farci conoscere”, per “essere qualcuno”, col risultato<br />
che non siamo nessuno e chi si è “fatto conoscere”, nella stragrande<br />
maggioranza dei casi non vale un soldo come artista e come intellettuale.<br />
Siamo stati, insomma, i servi conniventi del potere. Tranne pochissimi – e<br />
ognuno giu<strong>di</strong>chi se stesso – e <strong>di</strong> questi pochissimi cre<strong>di</strong>amo che alcuni<br />
siano presenti in queste pagine.<br />
Questa antologia vuole contribuire al risveglio delle coscienze, degli artisti<br />
e degli intellettuali in primis, ma anche in senso più lato, per l’utilità <strong>di</strong> chi<br />
la voglia sfogliare.<br />
<strong>La</strong> raccoman<strong>di</strong>amo agli insegnanti, perché finalmente si sfati un mito che<br />
“la politica non deve entrare nelle scuole”, un mito sciagurato che ha<br />
contribuito all’involuzione delle coscienze, all’inconscia (o conscia)<br />
convinzione, <strong>di</strong> natura quasi mafiosa, che la politica “è cosa d’altri”, tranne<br />
poi riempirsi la bocca con esempi e<strong>di</strong>ficanti come l’apologia <strong>di</strong> Socrate, la<br />
Repubblica <strong>di</strong> Platone, presentandole come storielle (<strong>di</strong> indubbio pregio,<br />
senza dubbio), <strong>di</strong>menticando però <strong>di</strong> analizzare le ragioni profonde dei<br />
totalitarismi storici <strong>di</strong> qualsiasi “segno” ideologico, le ragioni della<br />
Resistenza, le ragioni delle innumerevoli rivolte popolari e delle<br />
rivoluzioni, spesso presentate in modo banale e superficiale, come<br />
semplici acca<strong>di</strong>menti reattivi a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio non imputabili alle<br />
responsabilità dei poteri dominanti, con nomi e cognomi, ma quasi come<br />
fatalità, come variabili attribuibili a un “sistema” – che non è nessuno e si<br />
becca tutte le colpe.<br />
E’ ora invece che la politica esca dal Parlamento - che non è il luogo<br />
deputato alla politica, ma solo alla rappresentanza della politica -. <strong>La</strong> politica<br />
vera dovrebbe essere fatta nell’agorà, da tutti, perché la politica riguarda<br />
tutti. E’ ora che la politica esca dal Parlamento ed entri nelle scuole, nelle<br />
fabbriche, nelle famiglie, in ogni contesto, spoglia dalla sua aurea<br />
“partitica” e ideologica, e invece ricca <strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong> razionalità, <strong>di</strong><br />
responsabilità, <strong>di</strong> partecipazione, <strong>di</strong> voglia <strong>di</strong> porre al centro l’uomo,<br />
l’essere, con più attenzione a coloro che sono più deboli, più emarginati,<br />
più soli.<br />
E perché non dovrebbe essere il proposito <strong>di</strong> una cultura degna, codesto?<br />
L’impegno delle stesse arti – della poesia, della pittura, della musica? -. E<br />
che cosa sarà mai, questa “bellezza”, se non la vita, la voglia <strong>di</strong> vivere in<br />
pienezza (l’eros degli antichi), l’armonia più avanzata possibile fra uomo,<br />
natura, economia, ecologia? Quanto è cre<strong>di</strong>bile la profon<strong>di</strong>tà dello sguardo<br />
con cui esalti le qualità dell’amata o la bellezza della natura rigogliosa <strong>di</strong><br />
5
giugno, se non ti accorgi della morte e della devastazione che ti sta<br />
intorno? Questo sguardo <strong>di</strong>sinteressato (l’unico possibile, per taluni<br />
contorti teorici) se lo consideriamo con attenzione, è uno sguardo morto,<br />
senza sentimento, lo stesso sguardo dello psicopatico. E’ lo stesso sguardo<br />
dell’aviatore che sgancia la bomba dall’aereo (se non ad<strong>di</strong>rittura un pilota<br />
che conduce un aereo telecomandato da migliaia <strong>di</strong> chilometri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza)<br />
o inquadra nel mirino della mitraglia una sagoma senza peraltro assi<strong>cura</strong>rsi<br />
che non sia un bambino, una donna, un povero vecchio; aviatore e soldato<br />
che ad ogni licenza godono dell’amore <strong>di</strong> una famiglia, dei figli... Come<br />
facciamo ad essere così scissi, così secchi, così devastati nella nostra<br />
coscienza? Come possiamo ancora avere occhi?<br />
Non possiamo più scrivere della bellezza che vorremmo, dobbiamo fare in<br />
modo che la devastazione dell’impoetico <strong>di</strong>venti il centro dal nostro<br />
interesse, perché la bellezza è l’uomo stesso e, se vogliamo <strong>di</strong>fenderla,<br />
dobbiamo preoccuparci, come artisti, stu<strong>di</strong>osi e intellettuali, dell’uomo e <strong>di</strong><br />
che cosa lo potrebbe <strong>di</strong>struggere. Nessun altro lo può fare, né,<br />
probabilmente, ha interesse a farlo.<br />
6<br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong>, ottobre 2011
<strong>La</strong> <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong><br />
Scritti e immagini<br />
per un impegno civile<br />
a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />
E<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong> - 2011<br />
7
Letizia <strong>La</strong>nza<br />
Berlusconeide<br />
Vagolio saturo ob<br />
spocchia annichilente.<br />
Melassa <strong>di</strong><br />
sbarbagliante vis.<br />
Afasica mens<br />
pseudoragionativa –<br />
per multime<strong>di</strong>aco inganno.<br />
__________________________<br />
Letizia <strong>La</strong>nza, antichista, vive tra Venezia e Belluno. <strong>La</strong>ureata presso<br />
l’Università <strong>di</strong> Padova e perfezionata presso l’Università <strong>di</strong> Urbino, svolge<br />
da anni attività <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> scrittura – essenzialmente saggistica e critica,<br />
ma anche poetica – secondo una prospettiva <strong>di</strong> filologia storico-femminile<br />
(con frequenti incursioni nell’archeologia). Numerose le sue partecipazioni<br />
a seminari, conferenze, convegni, tavole rotonde, fiere letterarie nonché<br />
fattiva la collaborazione (anche redazionale) a parecchie riviste cartacee e<br />
online. Fitte e <strong>di</strong> rilievo le pubblicazioni, anzi tutto i libri (alcuni dei quali<br />
ripetutamente premiati) che superano ormai la ventina: i più recenti <strong>La</strong><br />
verità e il mito. Trittico muliebre; Premessa <strong>di</strong> T. Agostini, Venezia 2010 e<br />
Variazioni omeriche, (Supernova, 2011). Per le e<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong> è presente<br />
nell’antologia L’impoetico mafioso (2010), e nella raccolta poetica Tracce<br />
(2011) a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> G. <strong>Lucini</strong>. Ha un sito personale:<br />
.<br />
9<br />
Avi<strong>di</strong>tà<br />
Crepitante brama<br />
aiscrocrematica,<br />
omnidestruens rabies.<br />
Infandum scelus.
Michele De Luca<br />
Taratura della luce<br />
10
Andrea Genovese<br />
Ballatetta<br />
Nell’aria nei sensi nel pensiero<br />
ormai fiuto l’estate. Dimmi, caro,<br />
che scherzi che capriole fa il sole<br />
sul nostro battistero? E le nostre<br />
ragazzole occhilucenti pigolano<br />
sempre sulla piazza? Ti sia<br />
[ propizio<br />
questo giugno odoroso, io già<br />
[ patisco<br />
la ferita della nuova stagione<br />
che matura. Quali equilibri infine<br />
abbiamo rotto? Che meccanismi<br />
le nostre mani usarono con<br />
[ giovanile<br />
imperizia? E perché ci fu imposto<br />
<strong>di</strong> scegliere tra l’azzardo<br />
e l’eloquenza nei pubblici conflitti?<br />
Ahi, un fantasma regna<br />
[sull’impero,<br />
sul soglio pontificio un<br />
[ demagogo<br />
e il Comune sguazza nel suo<br />
[ fango.<br />
Fra tanta dovizie <strong>di</strong> ricchezze<br />
e luminaire un Marcel <strong>di</strong>venta<br />
ogni villan che parteggiando viene.<br />
Anche le arti regge chi non<br />
[ dovrebbe<br />
neanche tenere il gonfalone.<br />
Si richiamano al popolo le<br />
[ canaglie<br />
al popolo che ingannano con le<br />
[ loro<br />
imperizie e le confuse brame.<br />
E noi ci spogliano degli amori<br />
11<br />
degli affetti delle case - palazzinari<br />
incalliti e servi amanuensi - del<br />
vecchio stile, Dante, ci spogliano.<br />
Figghi <strong>di</strong> buttana si rivolta<br />
nella sua tomba il povero Notaro.<br />
Dal ciompesco delirio alle<br />
[ margherite<br />
son passate le incompiute donzelle.<br />
Ma chi ha detto cosa in questi anni<br />
si vedrà. Non sono bilioso <strong>di</strong><br />
[ natura<br />
<strong>di</strong> privazioni non <strong>di</strong> frustrazioni<br />
soffro, il mio cruccio è schietto.<br />
Lo noto prima che servi astuti<br />
inquinino il passato ed il futuro:<br />
la poesia che si assolve è assassina.<br />
Questo cieco benessere sarà la molla<br />
d’una lunga decadenza, come il falso<br />
unanimismo che regna nel palazzo.<br />
Il Comune già puzza del grassume<br />
dell’imminente Signoria dove certo<br />
le arti fioriranno a illustrare<br />
il lusso dei potenti sulle pene<br />
dei molti destinati alla fatica<br />
quoti<strong>di</strong>ana. E tuttavia non desisto,<br />
occorre perseguire una strada<br />
coerente col nostro più lontano<br />
stimolo vitale. Al <strong>di</strong> là della beffa<br />
analizzo l’evolversi del tempo<br />
sulle sfere che siamo, che si spiano.<br />
Un Occhio enorme ci abusa. Una<br />
Pupilla smisurata ci attiva<br />
nel suo magma. Là avvampano<br />
i segni e le parole. Quest’eresia,<br />
questa babele ci consuma,
ma noi terremo lucidamente il filo<br />
dell’umiltà e dell’orgoglio davanti<br />
alle fiamme cornute che ci<br />
[ asse<strong>di</strong>ano.<br />
Sempre ci nutrimmo <strong>di</strong> poco<br />
[ assenzio<br />
e <strong>di</strong> esalazioni velenose,<br />
[ carissimo.<br />
12<br />
Ora tremo solo per te, ancora<br />
[ illuso<br />
che si possa far luce alcuna<br />
in un covo <strong>di</strong> vipere. Che il tuo <strong>di</strong>o<br />
t’assista, dolce amico, e la<br />
[ sciagurata<br />
città insieme a te. Vale, baciami<br />
Monna Vanna sulle chiappe.<br />
__________________________<br />
Andrea Genovese, nato a Messina nel 1937, è scrittore in tre lingue.<br />
Dal 1960 al 1980 è vissuto a Milano con un modesto impiego statale, svolgendovi<br />
tuttavia un’intensa attività politica e sindacale e <strong>di</strong>rigendo tra l’altro un perio<strong>di</strong>co<br />
aziendale, Dimensione Uomo. Due volte iscritto all’Università in Lettere Moderne (a<br />
Palermo e Milano), non ha mai dato un esame, neanche negli anni in cui a<br />
Meneghinopoli ci si laureava ponendo il Libretto Rosso <strong>di</strong> Mao e la pistola sul<br />
tavolo delle commissioni esaminatrici. Ha collaborato a varie riviste e giornali, tra<br />
cui Il Ponte, Vie Nuove, Uomini e Libri, <strong>La</strong> Nuova Rivista Europea, Sintesi, <strong>La</strong> Gazzetta<br />
<strong>di</strong> Mantova, Corriere della Sera. Numerose le riviste in Italia e all’estero, che hanno<br />
pubblicato suoi testi poetici. Ha pubblicato <strong>di</strong>verse raccolte <strong>di</strong> poesie in lingua<br />
italiana (tra cui Besti<strong>di</strong>ario e Mitosi, e<strong>di</strong>te entrambe da Scheiwiller), due raccolte in<br />
<strong>di</strong>aletto messinese (Ristrittizzi, Pungitopo e<strong>di</strong>tore, Premio Vann’Antò, e Tinnirizzi,<br />
Intilla e<strong>di</strong>tore, Premio Città <strong>di</strong> Marineo) e due romanzi (Mezzaluna con falcone e<br />
martello e L’arcipelago lontano). Trasferitosi in Francia dal 1981, ha fondato Belvedere,<br />
una piccola rivista anticonformista d’attualità politica e culturale (ripresa<br />
recentemente sotto forma <strong>di</strong> allegato mail), e pubblicato quattro raccolte <strong>di</strong> poesie<br />
scritte in francese. Scritti in francese sono pure i suoi lavori teatrali, ine<strong>di</strong>ti tranne<br />
uno, ma quasi tutti messi in scena. È societario-aggiunto della SACD (Società<br />
Autori e Compositori Drammatici <strong>di</strong> Francia).Attualmente, sta scrivendo un ciclo<br />
<strong>di</strong> romanzi autobiografici in italiano. I primi tre, Falce marina L’anfiteatro <strong>di</strong> Nettuno,<br />
Lo specchio <strong>di</strong> Morgana sono usciti presso l’e<strong>di</strong>tore Intilla nel 2006, 2007 e 2010. Il<br />
quarto è ine<strong>di</strong>to. Il romanzo Mezzaluna con falcone e martello, e<strong>di</strong>to nel 1983 e<br />
ristampato nel 2009 da Pungitopo, è stato recentemente pubblicato da una casa<br />
e<strong>di</strong>trice francese.
Antonino Giordano<br />
Il guar<strong>di</strong>ano - Ballata<br />
Bussano alla mia porta. Chi sarà?<br />
E’ notte ma il picchiar cupo rimbomba.<br />
Nel cimitero dorme ognuno già,<br />
composto nel silenzio della tomba.<br />
Insistono: Che cosa c’è da fare?<br />
Ma io sto fermo, chiuso nel mio guscio.<br />
Di colpi ancora cresce il tempestare<br />
E pare che si scar<strong>di</strong>ni il mio uscio.<br />
Sbircio dalla finestra. Il mesto prato<br />
Di luci tremolanti ha la sua coltre<br />
Silente la pianura ha germinato<br />
Altri fiori <strong>di</strong> morte, nati inoltre.<br />
Ma quel bussare cresce e ancora dura.<br />
Forse devo celar qualcun che fugge,<br />
magari dentro qualche sepoltura?<br />
Adesso piove e il tuono in cielo rugge.<br />
Apro la porta alfine. E’ temporale.<br />
Qualcuno è fuori e un tetto ora gli è caro.<br />
Essere umano egli è, non animale.<br />
C’è la tempesta e debbo dar riparo.<br />
<strong>La</strong> pioggia scroscia ed io non vedo nulla.<br />
“Chi sei, che vuoi?”, mi dò coraggio urlando.<br />
Balena un lampo e scorgo una fanciulla.<br />
Di freddo e <strong>di</strong> paura sta tremando.<br />
Occhi sbarrati stan nel volto bello:<br />
è tutta ansante, freme <strong>di</strong> paura.<br />
“Entra, vieni!”. <strong>La</strong> copro col mantello,<br />
la faccio entrar nelle mia casa s<strong>cura</strong>.<br />
13
“Che vuoi? Per te che cosa posso fare?<br />
E poi perché sei qui? Che cosa celi?<br />
Sei viva e bella, ti voglio aiutare.<br />
Fuggi da questo luogo <strong>di</strong> sfaceli!”.<br />
E’ gutturale e fioca la sua voce:<br />
“Non so se sono morta. Non ho pace.<br />
Io fui colpita e messa su una croce.<br />
Sono come le gente che qui giace,<br />
silente e ferma, questa è la mia sorte.<br />
Accoglimi, <strong>di</strong> stare qui non temo.<br />
Io sono condannata a os<strong>cura</strong> morte.<br />
Si vuol che questo sia il mio luogo estremo”<br />
“Chi sei? Chi volle la tua sorte ria;<br />
viva e sepolta ove nessuno scampa?”<br />
Fredda la mano sua prende la mia:<br />
“Piangi, io fui la libertà <strong>di</strong> stampa”.<br />
__________________________<br />
Antonino Giordano, classe1937 abita a Palermo. É stato Dirigente Scolastico<br />
or<strong>di</strong>nario presso la Scuola Polo Interregionale per l’Educazione al Teatro,<br />
ottenendo varie benemerenze e riconoscimenti. É stato anche Docente <strong>di</strong><br />
“Drammaturgia Applicata” presso l’Università “U.E.t.l.”<strong>di</strong> Palermo, Presidente<br />
dell’Associazione culturale “Scena Aperta” <strong>di</strong> Palermo, Docente-Esperto<br />
pedagogia teatrale presso “Accademia Nazionale d’Arte Drammatica S. D’Amico”<br />
<strong>di</strong> Roma, al Teatro Lelio Palermo. É Scrittore drammaturgo, critico teatrale e<br />
musicale del quoti<strong>di</strong>ano “<strong>La</strong> Sicilia” <strong>di</strong> Catania, docente <strong>di</strong> Arti Teatrali c/o<br />
Accademia Nazionale della Musica.<br />
Ha scritto numerose Ballate <strong>di</strong> carattere civile e su vittime <strong>di</strong> mafia.<br />
14
Donato Di Poce - Quelli che ci rubano il nome<br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Il guar<strong>di</strong>ano<br />
15
Primarosa Pia<br />
I bond europei non si mangiano<br />
Signor ministro della finanza creativa.<br />
Ci si nutre con le patate, le zucchine, le pesche, le ali <strong>di</strong> pollo, gli stinchi <strong>di</strong><br />
maiale, il riso, le olive, il profumo <strong>di</strong> violetta, le poesie <strong>di</strong> Montale, le<br />
mareggiate e i pleniluni.<br />
Ma i debiti, signor ministro del pericolo cinese, perché è <strong>di</strong> quello che<br />
parliamo, e lei, maestro dell'illusionismo lo sa ben chiaro, quelli no, le<br />
assicuro che non si mangiano, ma sono loro che si mangiano il futuro.<br />
Ho sperato, le confesso, signor ministro dei condoni mascherati, che i suoi<br />
colleghi europei le ridessero in faccia, certo in privato lo avranno fatto,<br />
come tra amici si parla <strong>di</strong> quello assente che si crede il più furbo e<br />
nemmeno si rende conto <strong>di</strong> costituire l'anello debole, funzionale ad ogni<br />
gruppo con basso quoziente intellettivo per <strong>di</strong>vertirsi alle sue spalle,<br />
commentando con ilarità le sue trovate.<br />
Hanno certo riso, signor ministro della legittimazione del falso in bilancio,<br />
quando li ha proposti, mesi ad<strong>di</strong>etro, e a me sono venuti i brivi<strong>di</strong>, ma pare<br />
ci stiano pensando seriamente ora, ed a me sale l'angoscia.<br />
L'anello debole, lo stranamore della finanza, il creatore dello scudo fiscale<br />
per i capitali mafiosi ha fatto scuola... forse qualcuno sta pensando che<br />
come sono stati ingannati gli italiani con le cartolarizzazioni, e i derivati<br />
acquistati dalle amministrazioni locali per rivendere agli elettori alla stregua<br />
degli specchietti e delle collanine <strong>di</strong> vetro per gli aborigeni costosissime<br />
spese spesso improduttive, si potranno ingannare tutti i citta<strong>di</strong>ni europei,<br />
gli investitori asiatici, i fon<strong>di</strong> pensione americani.. che ci vuole, in fondo?<br />
Una manciata <strong>di</strong> pennivendoli, un po' <strong>di</strong> televisioni, notizie non notizie e<br />
soprattutto slogan da far rosicchiare come ossi buttati ai cani, l'illusione<br />
che il lavoro sia ormai un concetto superato, che la finanza produca<br />
ricchezza e non sia invece null'altro che DEBITI.<br />
Debiti, debiti, debiti profusi a piene mani e spreco <strong>di</strong> fantasia da queste<br />
classi politiche-<strong>di</strong>rigenti demenziali, che dopo aver sperperato i soli<strong>di</strong> [ con<br />
la i ] ere<strong>di</strong>tati dai padri hanno da tempo iniziato a costruire miraggi, castelli<br />
16
<strong>di</strong> carta che i nipoti che non abbiamo nemmeno più voglia <strong>di</strong> avere<br />
dovrebbero smantellare, perchè i no<strong>di</strong> verranno al pettine, e i debiti<br />
dovranno essere onorati, perchè i bond non si mangiano, signor ministro<br />
delle ipoteche sul futuro, i debiti si pagano con il lavoro, il sudore, e se i<br />
vecchi rimarranno senza pensione, non potranno piantare le patate su<br />
fogli <strong>di</strong> carta straccia.<br />
Che ci facciamo, signor ministro delle chiacchiere sincopate, con i bond<br />
europei? Li coloriamo <strong>di</strong> arancio per usarli come salvagente per i <strong>di</strong>sperati<br />
che continuano ad affogare nel canale <strong>di</strong> Sicilia? O <strong>di</strong> azzurro per<br />
trasformarli in acqua per gli eterni assetati del Corno d'Africa? O <strong>di</strong><br />
arcobaleno per portare la pace nei paesi dove abbiamo portato guerra? O<br />
<strong>di</strong> verde per dare speranza a chi non riesce a sfuggire a regimi crudeli e<br />
corrotti? O <strong>di</strong> rosso per dare un cuore a quelle maschere <strong>di</strong> cera che<br />
parlano <strong>di</strong> futuro calpestando con pie<strong>di</strong> chiodati il presente e soprattutto il<br />
passato?<br />
Perchè, signor ministro dell'affitto gratis a sua insaputa, lei e i compagni <strong>di</strong><br />
merende che le siedono accanto continuate a vendere illusioni al posto <strong>di</strong><br />
sogni? I sogni sono fecon<strong>di</strong>, fanno crescere, fanno stare bene, le illusioni<br />
sono sterili, producono frustrazioni, malessere.<br />
Abbiamo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sognare, non lo vieta l'articolo 41 della costituzione,<br />
che volete mo<strong>di</strong>ficare affinchè il confine tra le truffe sanzionabili e i raggiri<br />
e gli inganni <strong>di</strong>venga sempre più confuso!!<br />
Devo <strong>di</strong>rglielo io, signor ministro che <strong>di</strong>vide il letto con la P4, che la<br />
liqui<strong>di</strong>tà si ottiene in cambio <strong>di</strong> ricchezza, in caso contrario si contraggono<br />
debiti, non si scappa?<br />
<strong>La</strong> smetta, provi una volta vergogna della sua schizofrenia, ci presenti un<br />
progetto vero, concreto, sostenibile, <strong>di</strong> sviluppo, riponga la bacchetta<br />
dell'illusionista che ha perso la sua magia, gli italiani sanno bene cosa sono<br />
i debiti, soprattutto quando non riescono ad onorarli a causa della crisi che<br />
non sapete aggre<strong>di</strong>re e si vedono portare via i loro beni dati in garanzia...<br />
lei non ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sperperare i beni che non sono suoi, cacci fuori dalla<br />
mia piccola realtà il pensiero del suo viso passato dall'isteria al funereo,<br />
della sua fama <strong>di</strong> esperto in evasione, già ampiamente soppiantata da<br />
quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>voratore <strong>di</strong> futuro.<br />
17
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora prima: i <strong>di</strong>segni del caos<br />
__________________________<br />
Pia Primarosa è collaboratrice <strong>di</strong> Archiv/Bibliothek der KZ -<br />
Gedenkstätte Mauthausen Bundesministerium für Inneres Wien,<br />
consulente e<strong>di</strong>toriale, moderatrice unica mailing list <strong>di</strong> google<br />
DEPORTAZIONEMAIPIU R-esistiamo<br />
18
Flavio Almerighi<br />
Giuda Blue Eyes<br />
Ho quattro sol<strong>di</strong> da parte<br />
erano molti <strong>di</strong> più tempo fa,<br />
mi comprerò un pezzo d’orto<br />
ci farò un capanno per stare asciutto<br />
sono pronto al futuro che mi aspetta<br />
sono in grado <strong>di</strong> vivere con poco<br />
e ce ne sono tanti come me,<br />
pagheremo tutto<br />
pagheremo caro,<br />
ma giuro<br />
per quanto li riguarda<br />
che non la passeranno liscia,<br />
sono pronto a tornare<br />
nell’orto e al capanno<br />
ma non è resa, sono parte lesa<br />
e molto più pericoloso.<br />
Domenica, la casa in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />
domenica, la casa in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />
monotona come i bagni a Bellaria,<br />
<strong>di</strong>o bene<strong>di</strong>ca l’America<br />
e il sito in rete dove trovo ricette<br />
per fare galletti atomici in forno,<br />
commemorare la democrazia<br />
i cui simboli fallici<br />
abbandonati dalla storia<br />
lasciano posto sul pelo d’acqua<br />
a un lago contumace,<br />
19
ene<strong>di</strong>ca i conciliaboli zitti<br />
tra me e me, libero <strong>di</strong> scegliere<br />
il banchiere che mi regoli il respiro<br />
e il destino da liquidare in bond,<br />
bene<strong>di</strong>ca i passi che giustificano<br />
la tratta <strong>di</strong> convitati <strong>di</strong> pietra<br />
il giorno stesso dei crolli,<br />
bambini dati in pasto alle mosche<br />
chilometri più a sud,<br />
dove si uccide per poca acqua<br />
domenica, i vasi hanno sete<br />
saluto l’alibi sciatto <strong>di</strong> poesia,<br />
la casa è un <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />
il frigo adombrato<br />
<strong>di</strong> ghiaccio e roba scaduta,<br />
bene<strong>di</strong>ci, venerdì ho peccato<br />
in fila a fare pil sul raccordo<br />
i violini allentati, singole foto<br />
portate vie dal vento,<br />
mentre chiamavo casa<br />
- butta la pasta, arrivo<br />
<strong>di</strong>cevo - ho tanta fame<br />
__________________________<br />
Flavio Almerighi è nato a Faenza nel1959. Si è de<strong>di</strong>cato a teatro, ra<strong>di</strong>ofonia,<br />
cinematografia. Sue le raccolte <strong>di</strong> poesia: Allegro Improvviso (Ibiskos 1999) Vie <strong>di</strong><br />
Fuga (Aletti 2002) Amori al tempo del Nasdaq (Aletti 2003) Coscienze <strong>di</strong> mulini a vento<br />
(Gabrieli 2007) Durante il dopocristo (Tempo al Libro 2008) Qui è Lontano (Tempo al<br />
Libro 2010) Voce dei miei occhi (Fermenti 2011)<br />
Alcune suoi composizioni sono state pubblicate in prestigiose riviste quali Tratti,<br />
Prospektiva, Il Foglio Clandestino; ha a sua volta fatto parte <strong>di</strong> giurie in concorsi<br />
letterari.<br />
20
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />
Monito<br />
<strong>La</strong> notte è ancora lunga, amici,<br />
- non siamo che a compieta<br />
in un cielo che tinge <strong>di</strong> nero e <strong>di</strong> sangue -<br />
la notte è lunga e il richiamo dei lupi<br />
è già vicino: ne senti l'ansimo,<br />
il battere dei denti come nacchere e la rabbia<br />
intonando il suo salmo <strong>di</strong> sventure,<br />
si aggira fra i bivacchi dei superstiti, smaniosa<br />
<strong>di</strong> porta in porta vola, fracassa parole<br />
scoperchia tombe <strong>di</strong> antichi rancori,<br />
vendette da secoli in attesa, accovacciate<br />
come feti nel cuore dei poveri.<br />
<strong>La</strong> notte è ancora lunga, amici ma già si profila<br />
nelle tenebre incerte una luna <strong>di</strong> fuoco<br />
una promessa <strong>di</strong> catarsi e dopo<br />
<strong>di</strong> lei l'abisso<br />
del sangue dei miti mai sazio e il dolore<br />
e la storia che beffarda si ripete.<br />
Stiamo attenti, amici miei, stiamo<br />
attenti che l'amore non ci svii<br />
per il sentiero torbido dell'ira<br />
e non ci colga assopiti il livore<br />
della vendetta.<br />
21
Invettiva<br />
Sei nata già cupa e fascista<br />
cara Italia borghese e carbonara<br />
delle rivoluzioni e del <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne<br />
ci obbligasti alle armi per quale libertà,<br />
ci reclutasti a forza dai campi<br />
- lasciati incolti per scannare e o<strong>di</strong>are -,<br />
per l’alto ideale dei nuovi privilegi<br />
ci insegnasti a depredare<br />
gli inermi, per un posto al sole<br />
ci seminasti nei deserti e nei mari,<br />
in cimiteri che nessuno più ricorda<br />
per la grandezza dei tuoi capitali<br />
sperperati in nuove assurde guerre<br />
contro chi non ci portò mai guerra<br />
- poveri contro poveri e contro tutto -.<br />
Al <strong>di</strong>avolo la tua arte, tutta la tua storia<br />
tutta la poesia e la letteratura<br />
se non espii il tuo sguardo predatore<br />
itaglietta borghese e senza onore.<br />
***<br />
E se un giorno balzeranno dagli archivi,<br />
tutti insieme, <strong>di</strong>ranno i loro nomi<br />
l’orrore che da vivi li travolse,<br />
costringendoli a tacere. Diranno<br />
<strong>di</strong> fronte a tutti i tribunali della storia,<br />
con voce pacata e col sorriso mite<br />
dei poveri, l’immane cupi<strong>di</strong>gia<br />
che fonda il mito della democrazia.<br />
22
***<br />
E poi <strong>di</strong>ranno “anche l’aria è nostra, ci è necessaria,<br />
per modulare il respiro dei mantici nelle fornaci<br />
abbiamo bisogno dell’aria per il progresso e per poter sforare<br />
ogni previsione del prodotto interno lordo;<br />
nessuno si azzar<strong>di</strong> a contrad<strong>di</strong>re la logica della potenza,<br />
nessuno chieda ciò che secondo ragione ci appartiene:<br />
il profitto per <strong>di</strong>ritto sociale<br />
a noi padroni della tecnica e del capitale”.<br />
Anche allora piegheremo il capo, amore<br />
pur <strong>di</strong> continuare a sopravvivere fra le mura<br />
della nostra mesta casa, circondati dagli oggetti cari<br />
d’una vita vissuta nel grigiore dell’obbe<strong>di</strong>enza<br />
e ascolteremo a sera il brontolio d’una minestra<br />
che garantisce ai poveri una precaria sopravvivenza<br />
e conteremo i pochi uccelli che solcheranno l’aria morta,<br />
nelle giornate esangui <strong>di</strong> primavera;<br />
piegheremo il capo, perché saremo vecchi e logori<br />
dall’in<strong>di</strong>gnazione che mai si tramuta in <strong>collera</strong>.<br />
Nota: le prime tre liriche sono tratte da Il monologo<br />
del <strong>di</strong>ttatore, la quarta da Il <strong>di</strong>sgusto.<br />
__________________________<br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong>, classe 1953, vive a Sondrio. Ha ideato e <strong>cura</strong>to questa<br />
antologia. Gestisce il sito Poiein.it che pubblica scritti <strong>di</strong> critica, narrativa, poesia e<br />
arte, <strong>di</strong>scipline umane e sul quale svolge una intensa attività come critico,<br />
recensore, polemista e poeta. Organizza annualmente i concorsi letterari de<strong>di</strong>cati a<br />
D. M. Turoldo, a F. Fortini e “<strong>La</strong> bocca della verità”. Ha pubblicato la raccolta<br />
Allegro moderato (2001), Sapienziali (puntoacapo, 2010), A futura memoria (<strong>CFR</strong>,<br />
2011), Il <strong>di</strong>sgusto (<strong>CFR</strong>, ottobre 2011). Nel 2010 ha pubblicato, con puntoacapo, 5<br />
monografie <strong>di</strong> poeti, I quaderni <strong>di</strong> Poiein (A.de Vos, V. Serofilli, A. Ferramosca, G.<br />
Nuscis e D. Raimon<strong>di</strong>). Dall’autunno 2010 svolge l’attività <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tore con la sigla<br />
<strong>CFR</strong> e<strong>di</strong>zioni. In preparazione: Monologo del <strong>di</strong>ttatore .<br />
23
Nicola Ghezzani<br />
Il sonno della ragione<br />
Nella mia attività <strong>di</strong> psicoterapeuta <strong>di</strong>alettico ho preso atto che gran parte<br />
dei malesseri psichici <strong>di</strong>pendono dalla sopraffazione della personalità da<br />
parte <strong>di</strong> istanze psichiche e sociali parassitarie. Freud ha definito queste<br />
istanze con il termine Super-io e ci ha regalato un concetto <strong>di</strong> rara<br />
importanza. Ha sbagliato nell'affermare che il Super-io ci controlla per via<br />
<strong>di</strong> una nostra presunta amoralità naturale (la fantasia e<strong>di</strong>pica e la pulsione<br />
<strong>di</strong> morte). Nel fare questa affermazione si è comportato, lui, ateo, come<br />
un qualunque sacerdote cattolico o pastore puritano che dal suo pulpito<br />
tuona contro la natura umana portata al peccato. Ma ha avuto ragione<br />
nell'intuizione <strong>di</strong> fondo: un parassitismo psichico ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> essere<br />
noi stessi fino in fondo, <strong>di</strong> liberare la nostra creatività, <strong>di</strong> attuare i<br />
cambiamenti <strong>di</strong> cui sentiamo os<strong>cura</strong>mente il bisogno. E ce lo impe<strong>di</strong>sce<br />
col nostro stesso consenso: il Super-io domina nella misura in cui l'Io ha<br />
paura <strong>di</strong> se stesso, si stima inetto, debole, cattivo, senza speranza. E per<br />
questo consente che un "altro" domini su <strong>di</strong> lui e per lui.<br />
Oggi l'Italia è come un malato psichico grave: è sotto il dominio <strong>di</strong> un<br />
Super-io socioeconomico che dopo averla stuprata per decenni la sta oggi<br />
derubando del futuro. Una casta che conta molte migliaia <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui ne<br />
ha sequestrato le risorse e le usa per auto-alimentarsi. <strong>La</strong> casta politica non<br />
è solo quella che ve<strong>di</strong>amo sugli scranni del Parlamento (già pletorica e<br />
costosa oltre ogni decenza); è soprattutto il suo indotto: migliaia, forse<br />
decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> parassiti che derivano come una immensa e<br />
mostruosa ra<strong>di</strong>ce da un numero relativamente ridotto <strong>di</strong> parlamentari che,<br />
per incrementare i profitti e consolidare il potere, hanno offerto parti<br />
importanti della nazione al mondo del malaffare.<br />
E come nelle vicende patologiche soggettive c'è una soggezione al Superio,<br />
e persino una idealizzazione proprio <strong>di</strong> quelle figure e quei valori che<br />
dominando mutilano l'Io soggettivo, allo stesso modo nella vicenda<br />
collettiva c'è una rassegnazione al potere dominante, una collusione fra la<br />
casta dominante e il popolo dei dominati: una spontanea adesione al voto,<br />
come se la rappresentanza parlamentare fosse l'unico modo per vivere in<br />
una democrazia; e poi un bisogno patologico <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendere dal "politico<br />
amico", dalla clientela, dalla piccola mafia locale, piuttosto che sviluppare<br />
l'orgoglio e l'entusiasmo dell'autonomia. Come il Super-io patologico,<br />
24
anche la casta dei parassiti si nutre della rassegnazione e della viltà <strong>di</strong><br />
ciascuno.<br />
Questa casta copre la nazione con il suo mantello nero, le impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong><br />
avvicendare le classi <strong>di</strong>rigenti e ridefinire i ruoli che contano, <strong>di</strong> riprendere<br />
lo slancio e tornare ad essere <strong>di</strong>namica e creativa com'è stata in passato.<br />
L'Italia oggi è un malato grave e, come ogni malato grave, non ha ancora<br />
piena coscienza della sua con<strong>di</strong>zione. Manca la testimonianza, la<br />
comunicazione, l'organizzazione culturale.<br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora seconda: gli avanzi del predatore<br />
__________________________<br />
Nicola Ghezzani, psicoterapeuta e scrittore, vive e lavora a Roma. Fondatore <strong>di</strong><br />
una nuova teoria della psiche, la Psico<strong>di</strong>alettica, che stu<strong>di</strong>a la psiche a partire dal<br />
quadro storico e dai movimenti collettivi, è autore prolifico. Fra i suoi molti libri<br />
Volersi male (2002), Quando l’amore è una schiavitù (2006-11), <strong>La</strong> logica dell’ansia<br />
(2008), A viso aperto (2009), L'amore passionale (2010). Cura i siti<br />
www.affettivitaamore.altervista.org e www.psyche.altervista.org.<br />
25
Illustrazione: Reg Mastice, testo: Emanuele Kraushaar<br />
26
Antonio Capolongo<br />
Il po<strong>di</strong>sta campano<br />
Riaffiorato alla vista <strong>di</strong> un po<strong>di</strong>sta<br />
l’agreste paesaggio d’un bambino<br />
che l’avvolgea nel verde smeral<strong>di</strong>no<br />
e la mulattiera <strong>di</strong>venia pista.<br />
È un mese che la commozion m’assale<br />
nell’osservar passando il corridore<br />
che ‘n falcata decisa rend’onore<br />
a un luogo non avvezzo a tanto male.<br />
Un lampo quel ragazzo sulla strada<br />
fa luce su quel derelitto canto,<br />
e ‘l sembiante con rughe senza rabbia<br />
fa riecheggiar fatica in quella gabbia<br />
che impu<strong>di</strong>ca e cieca ruba ‘l vanto<br />
d’un sogno <strong>di</strong> natura ancora brada.<br />
Verità, la mia<br />
Io vi <strong>di</strong>co la verità, adesso.<br />
Non sento più l’ardore dello scrivere,<br />
la man pesante mi par sia <strong>di</strong> gesso<br />
m’ispira l’ottava, sarebbe vivere<br />
la penna non spazia, bianco riflesso<br />
la mente non sa più perché crescere.<br />
Da due anni verità insabbiate<br />
comparse in denunce raccontate<br />
non turbano dei rei calme giornate.<br />
Può ancora un soffio del cervello<br />
ridestar vibranti membra stremate.<br />
L’opacità cala il suo mantello<br />
27
e l’oblio cinge mete sognate,<br />
nel buio brilla il mio pensier più bello.<br />
Sento l’acre sapore della fine,<br />
vi affido quin<strong>di</strong> adamantine<br />
le mie parole perché sian mine.<br />
Questa poesia un romanzo segue<br />
il qual scrissi in lucide mattine<br />
che alle notti non donavan tregue.<br />
Se l’impianto mi carezzò il crine<br />
e il mio corpo si mostrò esangue<br />
quel fu presagio dell’emulazione<br />
del gesto tramandato da Didone.<br />
__________________________<br />
Antonio Capolongo è nato a San Paolo Bel Sito, in provincia <strong>di</strong> Napoli,<br />
nel 1968. E’ laureato in Economia e Commercio e lavora presso una<br />
società per azioni ma il percorso “logico” non ha occupato tutta la sua<br />
vita... <strong>La</strong> passione per la scrittura affiora in lui nell’anno 2007, quando<br />
incomincia a de<strong>di</strong>carsi sia alla prosa che alla poesia. Nel 2011 viene<br />
pubblicato il suo primo romanzo, Un incontro d’AmorE.<br />
28
Antonino Contiliano<br />
Frattaglia d’Italia<br />
correva l’ano... frattaglia d’Italia<br />
e <strong>di</strong> scippo il cippo s’incista<br />
(olè) del lezzo la taglia s’incinta<br />
gonfia e men che menscevica<br />
piscia nella cinta <strong>di</strong>scinta il cazzone<br />
è la bocca del primero il kitsch<br />
rasoterra e-vaso vescica<br />
un caco-mania a pranzo fisso<br />
è il kit del premier stoccafisso<br />
è lui la voce trash <strong>di</strong> calimero<br />
sempre più nero e sporco<br />
porco bianco spino alla spina<br />
e l’ecclesia all’aspirina bene-<br />
<strong>di</strong>cente la <strong>di</strong>tta del maniaco<br />
fisso il menù per ogni video-<br />
parata rancida sibila la parola:<br />
la magistratura è mangiatura<br />
jattura è la sinistra <strong>di</strong>ttatura<br />
moschee e mosche a non finire<br />
comunisti e centri sociali asociali<br />
il futuro è assente al momento<br />
e i sogni sono sospesi a <strong>di</strong>vinis<br />
torno subito per il monumento<br />
è il sombrero <strong>di</strong> alì-banana<br />
Obama è lontano e l’assi<strong>cura</strong><br />
in vaticano la pedofilia in fila<br />
per tre e con <strong>di</strong>o che non c’è<br />
chiuso per ferie e trentatre<br />
col bagnato e le intemperie<br />
sul dorso a confine con le palle<br />
se poi Moretti gira Celestino<br />
per Cannes e con le canne<br />
29
in ginocchio alla madonna<br />
mastino il papa si destina<br />
e del bordello la donna stima<br />
a Dante cara vergine o a clan-<br />
destino e camorra a festino<br />
dura è la lotta rottaglia d’Italia<br />
il filo s’è rotto l’Italia s’è scotta<br />
obliquo gelido è il manicotto<br />
è mafia pronta per l’indotto<br />
il nano nero al risotto milanese<br />
tra culo e dentiera la frontiera<br />
non conosce un resto <strong>di</strong> caffettiera<br />
improvviso un ictus <strong>di</strong> pensiero<br />
potrebbe farlo morire, pregate<br />
devastante per la nazione lo choc<br />
Ratzingher con Bagnasco loschi<br />
e bruschi con Brusca sono in rotta<br />
non sono bene accetti al Signore<br />
__________________________<br />
Antonino Contiliano vive a Marsala. È stato redattore delle riviste<br />
“Impegno80” e “Spiragli”. Ha fatto parte del movimento poetico che, tra gli anni<br />
Sessanta e Ottanta del secolo scorso, operò in Sicilia e si qualificò come<br />
Antigruppo siciliano. Negli anni Ottanta ha fatto parte del Comitato organizzatore<br />
degli “Incontri fra i popoli del Me<strong>di</strong>terraneo”. Il convegno che ogni due anni,<br />
<strong>cura</strong>to dal poeta Rolando Certa, si teneva a Mazara del Vallo. Ha pubblicato: “Il<br />
flauto del fauno” (Impegno80-Coop.Antigruppo, 1981); “Il profumo della terra ”<br />
(Impegno80-Coop.Antigruppo, 1983); “Gli alberi del sole ” (ILA Palma, 1988);<br />
“Exilul utopiei ” (Europa, Craiova, 1990); “L’utopia <strong>di</strong> Hannah Arendt ”<br />
(<strong>La</strong>boratorio delle arti, 1991); “<strong>La</strong> contingenza/Lo stupore del tempo ”<br />
(<strong>La</strong>boratorio delle arti, 1995); “Kairós des<strong>di</strong>chado ” (Promopress, 1998; 2°<br />
ristampa www.vicoacitillo.it, 2003); “<strong>La</strong> Soglia dell’esilio ” (Prova d’Autore, 2000);<br />
“Terminali e Muquenti / paradossi ” (Promopress, 2005; www.vicoacitillo.it,<br />
2005); “Tempo spaginato / Chi-asmo ” (Polistampa, 2007); “Il tempo del poeta”<br />
(a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Emilio Piccolo; Centro <strong>di</strong> Cultura “Acerra Nostra” onlus, 2009);<br />
Ero(s)<strong>di</strong>ade / <strong>La</strong> binaria dell’asiento ( COLLETTIVO R / ATAHUALPA, Firenze<br />
2010). Come coautore (e “sine nomine”) ha pubblicato: “Compagni <strong>di</strong> strada<br />
caminando ” (E<strong>di</strong>zioni Riccar<strong>di</strong>, 2003; 2° ristampa www.vicoacitillo.it, 2005);<br />
“Marcha Hacker/risata cyberfreak ” (Promopress, 2005; www.vicoacitillo.it,<br />
2005); “ ‘Elmotell blues ” (Navarra E<strong>di</strong>tore, 2007).<br />
30
Erminia Passannanti<br />
Come fu e come non fu: il Trattato della Sgravata<br />
<strong>La</strong> grande ingraziata svuotata <strong>di</strong> rilevanza accertata racconta che, dopo il<br />
fallimento del Trattato della Sgravata, – registrato nascostamente nel gennaio<br />
del 1500 - con il quale Francesca sospirante e Carmen carmeleggiante si<br />
spartivano graziosamente tre ben dotati ganzi, senza nasconder collisioni fra le<br />
parti corporali, s'intensificarono sui pavimenti delle zuffe, <strong>di</strong> cui la pancia era<br />
uno degli epicentri.<br />
E fu attinente ad una <strong>di</strong> queste violente mischie e scaramucce che le<br />
sostenitrici <strong>di</strong> Carmen la Sorella, sotto il comando <strong>di</strong> ella medesima e del suo<br />
ceffo Orego des Mendozas, acciuffarono consistenti franceschielli, fra cui<br />
Federico de la Lingua, detto Monsieur des les Bottes.<br />
Ancorché, l'Anonimo ideatore della Zuffa riferisce che la sera consecutiva al<br />
Gran Bordello, il 15 jenaio des los 1503, il gigantesco capo Consalvo des<br />
Cordovas <strong>di</strong>ede una bacchettata nella cantina del palazzo a tutti e tre i ganzi<br />
delle parti antagoniste, requisiti i nobili consanguinei della città <strong>di</strong> Francesca,<br />
dettasi originaria <strong>di</strong> Barletta. cantina in stile spagnolesco, dove albergava<br />
sulla paglia anche il capitano don Diegos de las Mendozas – luogo nel<br />
quale si ammuc-chiavano per le varie loro rituali scaramucce anche i<br />
prigionieri delle belle poppe francesi.<br />
In quella che la provenzale e proverbiale trasmissione <strong>di</strong> memorie riferisce<br />
essere l'Hostarrja de los Velenos o las Cantinolas des los Sol, e che oggi è<br />
rimemorata come la Cantina della Sfida <strong>di</strong> Carmelina e Fransceschiella-<br />
laddove i commensali aprivano la bocca non sui fatti d'arme, sir Federico de la<br />
Lingua, detto Monsieur des les Bottes, accusando <strong>di</strong> codardìa gli italici<br />
compatrioti, <strong>di</strong>fesi vivacemente solo dall’intrijuante ganzo Iginos Lopez y<br />
Ayala, lanciò loro una sfida, che fu accolta dal blasonato e intrepido<br />
condottiero <strong>di</strong> ventura Ettore da Capua.<br />
Si può ragionevolmente reprimere l’Ipotesi della estraneità delle due donne<br />
in questa <strong>di</strong>sfida, e che essa fu fatta scoppiare ad arte dalle stesse ragazze,<br />
asse<strong>di</strong>ate da dubbi e da incertezze, in attesa <strong>di</strong> rinforzi e viveri, sia per tenere<br />
alto il morale delle poppe sia per ingraziarsi la simpatia degli italici, dei quali<br />
in quel momento erano fameliche aspiranti.<br />
31
Sir Federico de la Lingua, detto Monsieur des les Bottes, molto<br />
verosimilmente non era partecipe della cena delle beffe. Tuttavia, contattato<br />
nei giorni seguenti per via email, accorse con la braghetta ancora spontata,<br />
entrambe le mani insanguinate, in una la spada levata verso l'alto e nell’altra la<br />
mazza roteante sopra dellae malcapitatae testae.<br />
Salerno, 17 settembre 2011<br />
__________________________<br />
Erminia Passannanti (Dott. Lett., PhD) ha conseguito un dottorato <strong>di</strong> ricerca in<br />
Italiano a UCL nel 2004. Ha pubblicato Senso e semiosi in Paesaggio con serpente <strong>di</strong><br />
Franco Fortini (2011), Il Cristo dell’Eresia. Rappresentazione del sacro e censura nei film <strong>di</strong><br />
Pier Paolo Pasolini (2009), Il Corpo & il Potere. Salò o le 120 Giornate <strong>di</strong> Sodoma <strong>di</strong> Pier<br />
Paolo Pasolini (Troubador, 2005), e Poem of the Roses. Linguistic Expressionism in the<br />
Poetry of Franco Fortini (Troubador, 2005). Ha inoltre <strong>cura</strong>to la traduzione <strong>di</strong><br />
svariate opere in lingua inglese. E’ docente <strong>di</strong> ruolo <strong>di</strong> Lingua e Civiltà Inglese per<br />
il Ministero della Pubblica Istruzione. Attualmente svolge ricerca sulla censura<br />
vaticana e il cinema italiano presso la Brunel University nel Dipartimento ‘Social<br />
Stu<strong>di</strong>es and Me<strong>di</strong>a’, (Middlesex, London). Ha pubblicato le ravccolte poetiche<br />
Macchina, (Manni, 2000). Una selezione <strong>di</strong> sue poesie, dalla raccolta Noi Altri, è<br />
inclusa in 5 Poeti del Premio <strong>La</strong>ura Nobile (Scheiwiller, 1995). Nel 2003, ha vinto il<br />
Premio Nazionale <strong>di</strong> Poesia Davide Maria Turoldo. Sempre del 2003 pubblica<br />
Mistici (Ripostes) e Ex-stasis (Lietocolle). Del 2004, <strong>La</strong> realtà (Ripostes) e Il Roveto<br />
(Troubador). Del 2009, Il Morbo (Biagio Cepollaro E<strong>di</strong>zioni). Sue poesie sono<br />
comprese in <strong>di</strong>verse antologie, tra cui Clandestini, East of Auden, <strong>La</strong> poesia salverà il<br />
mondo, Il segreto delle fragole, Stagioni, <strong>La</strong> luce e il buio, Odradek, Nel cristallo il vino astrale<br />
Fire Poesia a comizio (Empiria, 2008), Mundus (2009), Poesia del <strong>di</strong>ssenso (Vol. 1,<br />
Troubador, 207), L’Italia e la fatica <strong>di</strong> amarla (Lietocolle, 2009), Storia della poesia<br />
italiana 1945-2010. "Dalla lirica al <strong>di</strong>scorso poetico" (2011).<br />
32
Daniela Rinal<strong>di</strong> - Senza titolo<br />
33
Matteo Bianchi<br />
Davanti al tutto,<br />
in<strong>di</strong>gnato spettatore,<br />
speriamo ci sia falsità<br />
sulle cose:<br />
un telo è calato<br />
sul monumento stupendo<br />
<strong>di</strong> un altro tempo.<br />
L’arena si adagia alle crepe<br />
della strada<br />
e lascia il suolo al buio,<br />
solo. Senza fiato.<br />
Ammalarsi poco a poco,<br />
ignorato.<br />
__________________________<br />
Matteo Bianchi, classe 1987, si è laureato a Ferrara in Lettere Moderne; oggi<br />
stu<strong>di</strong>a Filologia moderna e contemporanea presso l’Università Ca’ Foscari <strong>di</strong><br />
Venezia. Ha pubblicato le raccolte Poesie in bicicletta (Este E<strong>di</strong>tion, 2007) e Fischi <strong>di</strong><br />
merlo (E<strong>di</strong>zioni del Leone, 2011). Suoi versi sono apparsi in alcune antologie, tra le<br />
quali In questo margine <strong>di</strong> valigie estranee (Giulio Perrone E<strong>di</strong>tore, 2011), su quoti<strong>di</strong>ani<br />
locali e su riviste come Poeti e Poesia, Secondo Tempo e Poesia. È presidente<br />
dell’Associazione Culturale Gruppo del Tasso. Collabora con Red Magazine,<br />
bimestrale d’arte contemporanea internazionale e con SITI, trimestrale <strong>di</strong> attualità<br />
e politica culturale dell’Associazione Città e Siti Italiani patrimonio Mon<strong>di</strong>ale<br />
Unesco.<br />
34
Vincenzo Lisciani Petrini<br />
Kyrie eleison<br />
<strong>La</strong>mentazione dell’Omertà<br />
Fu l’ostinazione a conservarmi<br />
che stornò dal mio vivere<br />
l’esistere del Bene.<br />
Assaporai il Male, mela sugosa.<br />
Ma non parlai, non nominai: entrambi<br />
con promesse li domai, senza prostrarmi.<br />
Un’ostrica il corpo. Scoglio<br />
il silenzio.<br />
Christe eleison<br />
Ho patito nel buio la chiusa dell’orgoglio.<br />
L’alba mi chiamò due volte per nome,<br />
ma io mi nascosi, stretto alla tenebra.<br />
Ora non guardo più la mano che stringo,<br />
- giurai piuttosto <strong>di</strong> reciderla -<br />
ma in quel falso sorriso <strong>di</strong> gabbia<br />
smarrita l’anima si rinnega<br />
e non perdona.<br />
Mi sono costituito, colpevole<br />
ai miei inferi, consegnato al sangue<br />
degli agnelli e dei lupi.<br />
Abbietta in grida maldestre<br />
la coscienza volta cerchio d’ombra,<br />
l’anima cambia simbolo iridescente,<br />
marchio <strong>di</strong>vino della scaturigine.<br />
Urlano a una voce<br />
che non sarò redento<br />
e, come Giuda, meglio non fossi<br />
mai nato.<br />
35
Kyrie eleison<br />
Si infuriò persino il Cielo<br />
quando, chinato il capo<br />
a chi poteva, nera consegnai<br />
la mia fede al carnefice. Pagato<br />
il dazio del corpo e della mente,<br />
restai salvo nella per<strong>di</strong>zione.<br />
Dio, ti invoco mille volte mille<br />
sillabando il nome che mi uccise<br />
lasciandomi in vita.<br />
Non ho più terra<br />
che mi accolga per la sepoltura.<br />
Un destino che d’improvviso<br />
spari sulla mia tempia<br />
e mi <strong>di</strong>a pace.<br />
__________________________<br />
Vincenzo Lisciani Petrini è nato a Teramo nel 1984. Si è formato come<br />
musicista sotto la guida del M° Alessandro Cappella presso l’Istituto Braga <strong>di</strong><br />
Teramo. Ha conseguito la laurea triennale in lettere antiche e la laurea<br />
magistrale in “Filologia, linguistica e tra<strong>di</strong>zioni letterarie del mondo antico”<br />
presso l’Università D’Annunzio <strong>di</strong> Chieti. <strong>La</strong> passione della scrittura creativa<br />
ha trovato sbocco dapprima con la pubblicazione <strong>di</strong> alcune poesie su riviste<br />
letterarie e poi con la pubblicazione <strong>di</strong> “Quarti <strong>di</strong> sole e luna” presso i tipi della<br />
Giovane Holden E<strong>di</strong>zioni (Lucca). È stato miglior under 25 nel premio<br />
de<strong>di</strong>cato a David Maria Turoldo e finalista <strong>di</strong> numerosi concorsi letterari. Ha<br />
pubblicato nel 2011 una breve silloge (“<strong>La</strong> buona fine”) nell’antologia<br />
“Retrobottega – i poeti <strong>di</strong> Poiein 2010”. Attualmente si occupa <strong>di</strong> giornalismo,<br />
teatro e ricerca culturale.25. E’ un operatore culturale molto attivo nella città <strong>di</strong><br />
Teramo.<br />
36
Vanda Guaraglia: dettagli <strong>di</strong> una piazza<br />
37
Lorenzo Gobbi<br />
Il privé<br />
Agguantato da un canto nel <strong>di</strong>giuno<br />
libero pericoli nei sopravvissuti<br />
chini in cerca <strong>di</strong> coraggio<br />
per evitare il pianto<br />
il riparo in magici imbrogli<br />
la salvezza nell’o<strong>di</strong>o<br />
carissimi ospiti<br />
in<strong>cura</strong>nti della mia assenza<br />
vi accolgo nella tana dell’incoscienza<br />
nella tana della vergogna<br />
nella tana dove si urla<br />
dove siamo <strong>di</strong>visi ma vicini<br />
dove si beve, si fuma<br />
e si sputa per terra<br />
dove le bimbe sono troie<br />
e i fanciulli più violenti<br />
nella tana dove i letti sono altissimi<br />
e dei fuochi solo le ceneri<br />
nella tana dell’amante protettiva,<br />
della sua mano prepotente<br />
nella tana dei fanciulli svogliati<br />
delle bimbe ingenue<br />
nella tana delle utopie terrene<br />
nella tana dell’infatici<strong>di</strong>o<br />
nella tana delle famiglie sempre assenti<br />
nella tana delle comunità <strong>di</strong> bisogno<br />
39
envenuti nella tana del peccato<br />
nella tana dello stupro<br />
e dell’aborto<br />
benvenuti nella tana delle religioni armate<br />
nella tana delle imprecazioni<br />
nella tana infuocata <strong>di</strong> rabbia<br />
nella tana dove le porte<br />
issate con pietre <strong>di</strong> gelosia<br />
rimarranno per senpre serrate<br />
benvenuti nella tana dell’uomo<br />
benvenuti nella tana che vi farà da culla e da tomba.<br />
__________________________<br />
Lorenzo Gobbi è nato a S. Benedetto del Tronto nel 1980 e vive a Città<br />
Ripatransone (AP) e ivi lavora come perito tecnico industriale.<br />
<strong>La</strong> poesia in allegato fa parte della mia raccolta <strong>di</strong> versi liberi Pensieri e deliri del<br />
Globo Zerbino<br />
40
Massimo Pastore<br />
Monologo per i tempi <strong>di</strong> guerra<br />
Finiamola con queste menzogne.<br />
Con queste notti senza sapore, con quest’aria pesante che avvelena gli occhi.<br />
Finiamola.<br />
Ora. Prima che il cuore vigliacco chieda ancora tempo. Prima che le mani<br />
inizino a tremare al pensiero delle carezze perdute, dei baci mai dati, prima <strong>di</strong><br />
sussultare al ricordo delle astinenze d’infinito. Ora è il tempo. Non servono<br />
più le parole alla luna, i sospiri agli angoli sperduti della città, le canzoni<br />
lasciate in riva al mare.<br />
Ci chiedono il conto. Abbiamo il dovere <strong>di</strong> pagare. Con garbo, con gentilezza.<br />
Dobbiamo pagare.<br />
E allora mettiamo or<strong>di</strong>ne nei nostri debiti.<br />
Facciamo una lista or<strong>di</strong>nata dei nostri cre<strong>di</strong>tori, <strong>di</strong>amo priorità ai più pazienti,<br />
ai più comprensivi. Iniziamo dalla nostra anima.<br />
Liberiamola. Togliamo via tutti i travestimenti che abbiamo usato per<br />
ingannarla, per beffarla con le nostre speranze, per truffarla con le nostre<br />
delusioni. Mettiamola al riparo, all’ombra delle nostre paure costruiamole un<br />
piccolo fiume azzurro per i giorni bui che verranno. E poi portiamola a fare<br />
una passeggiata sulla collina dove presto fioriranno i papaveri rossi.<br />
<strong>La</strong>sciamola lì, a ubriacarsi <strong>di</strong> sole e <strong>di</strong> vento.<br />
E an<strong>di</strong>amo via. Senza un saluto, senza una lacrima.<br />
Continuiamo con i nostri sogni. Quelli più antichi avvolgiamoli con una<br />
sciarpa <strong>di</strong> seta bianca. Chiu<strong>di</strong>amoli in una vecchia scatola <strong>di</strong> legno profumato<br />
e poi <strong>di</strong>amole fuoco. Così, senza troppa nostalgia, riscal<strong>di</strong>amoci con quel<br />
fuoco. Alla fine, quando rimarrà solo cenere, an<strong>di</strong>amo via senza voltarci<br />
in<strong>di</strong>etro.<br />
Adesso dobbiamo saldare il conto con quell’amore mai posseduto, mai avuto<br />
accanto. Avremmo dovuto <strong>di</strong>rglielo. Avremmo dovuto chiamarlo, invitarlo a<br />
cena e poi portarlo a ballare. Ma siamo stati vigliacchi e abbiamo taciuto.<br />
Abbiamo preferito vederlo andare via per altre vie e noi per altri deserti ci<br />
siamo incamminati soli. Adesso è tar<strong>di</strong>. E allora lasciamo un’ultima parola<br />
sulla soglia <strong>di</strong> casa sua. Ma non speriamo che la trovi. <strong>La</strong>sciamola lì e basta.<br />
Poi, se <strong>di</strong> tempo ce ne rimane, an<strong>di</strong>amo a trovare nostra madre bambina.<br />
Guar<strong>di</strong>amola giocare, felice d’indossare il suo vestito nuovo la domenica<br />
mattina, con lo sguardo innamorato <strong>di</strong> tutta quella vita che ancora l’attende<br />
41
con un fiore tra i capelli profumati <strong>di</strong> mare. Proviamo ad alzare la mano in<br />
segno <strong>di</strong> saluto. Cerchiamo <strong>di</strong> farci notare, <strong>di</strong> far vedere che siamo ancora qui,<br />
che ce l’abbiamo fatta, che non ci siamo persi nel cammino che abbiamo<br />
intrapreso senza <strong>di</strong> lei. Ma forse non ci potrà vedere e continuerà a correre tra<br />
la luce del sole d’agosto. Allora, facciamo finta <strong>di</strong> niente e an<strong>di</strong>amo via.<br />
Per ogni nostro passo, per ogni nostra parola lontano da lei, cerchiamo la<br />
solitu<strong>di</strong>ne che ci possa consolare.<br />
Ma il tempo sta lì, nascosto tra le pieghe del nostro cuore senza più respiro.<br />
Ora ci ha raggiunto.<br />
Ci guarda in silenzio e ha un sorriso affettuoso.<br />
Fermiamoci.<br />
An<strong>di</strong>amo via con la nostra vecchia valigia legata con lo spago dei giorni<br />
<strong>di</strong>fficili. Sarebbe bello se ci fosse ancora tempo per un’ultima foto con i nostri<br />
figli che ci guardano come si guarda una barca all’orizzonte.<br />
Sì, facciamola questa foto. Poi salutiamo.<br />
Un inchino, appena accennato, togliendoci il nostro vecchio cappello<br />
comprato per i giorni <strong>di</strong> festa. E via.<br />
Adesso.<br />
Pecore senza pascolo<br />
Le vicende, passate e presenti, del cavalier Silvio Berlusconi stanno<br />
sommergendo l'Italia e gli italiani sotto una montagna <strong>di</strong> fango e letame.<br />
Personalmente non riesco più a seguirle, a commentarle, a fare battute i<strong>di</strong>ote<br />
sui doppi sensi che riescono a ispirare. Un noto quoti<strong>di</strong>ano inglese ha scritto<br />
che l'Italia è un paese senza vergogna. In realtà, l'Italia è un paese senza anima<br />
e senza testa e se si pensa che tutto questo continua e avviene in coincidenza<br />
con l'anno dei festeggiamenti del 150° anniversario dell'unità, viene voglia <strong>di</strong><br />
abiurare citta<strong>di</strong>nanza, nascita e, in certi momenti, persino lingua. Ma, lo <strong>di</strong>co<br />
senza tanti giri <strong>di</strong> parole, dei festini del signor B. non me ne importa nulla!<br />
Non è questo il problema. Anzi, il problema non è neanche il "nostro"<br />
Presidente del Consiglio. Il problema vero, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile spiegazione, siamo<br />
noi. È questo sangue guasto che ci scorre nelle vene, questa incapacità<br />
congenita <strong>di</strong> sentirci citta<strong>di</strong>ni custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> doveri e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti, questa riluttanza ad<br />
assumerci la responsabilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui pensanti e a preferire, al contrario,<br />
l'irresponsabilità del gregge. E ancor più problematico da spiegare mi risulta<br />
l’entusiasmo con cui la corte del signor Presidente cerca in ogni modo <strong>di</strong><br />
proteggerlo, profondendosi in spericolate e funamboliche teorie giuri<strong>di</strong>che,<br />
morali, etiche, psicologiche e chi più ne abbia ne metta.<br />
42
Neanche i componenti del Gran Consiglio del Fascismo, che pure con<br />
Mussolini avevano con<strong>di</strong>viso responsabilità ben più gravi dall'organizzare un<br />
festino "piccante", riuscirono a far finta <strong>di</strong> niente <strong>di</strong> fronte il <strong>di</strong>sastro della<br />
Nazione verso il quale il Duce - con il loro compiaciuto sostegno - aveva<br />
condotto. Alcuni <strong>di</strong> loro pagarono con la vita questo "tra<strong>di</strong>mento" grazie al<br />
quale, per certi versi, l'Italia riuscì a svegliarsi dal sonno letargico nel quale si<br />
era cullata per vent'anni. Qui, invece, questi signori non riescono neanche a<br />
pronunciare una parola <strong>di</strong> dubbio, a mostrare un qualsivoglia imbarazzo, a<br />
elaborare un pensiero autonomo e <strong>di</strong>gnitoso, ad alzare la voce e <strong>di</strong>re basta!<br />
Sono loro la vera vergogna <strong>di</strong> questo Paese e siamo anche noi tutti che ci<br />
limitiamo a commentare, ad ammiccare, a ridere come dementi sprofondati<br />
nei nostri soffici salotti.<br />
Chi ci salverà da tanta ignominia? Un'intera Nazione esposta al pubblico<br />
lu<strong>di</strong>brio solo per non <strong>di</strong>spiacere il padrone: chi lo spiegherà alle prossime<br />
generazioni? Come faremo a guardare negli occhi i nostri figli quando ci<br />
chiederanno il conto <strong>di</strong> tanta vigliaccheria? E che <strong>di</strong>re <strong>di</strong> un'opposizione<br />
attanagliata nel terrore <strong>di</strong> elaborare un concetto che non sia alla portata degli<br />
spettatori <strong>di</strong> "Uomini e donne"? Perché non si decidono a dar vita a un nuovo<br />
Aventino? Perché non abbandonano i lavori del Parlamento fino a quando il<br />
Governo non presenti le sue <strong>di</strong>missioni? Perché? E noi tutti perché non<br />
scen<strong>di</strong>amo in piazza a gridare, a manifestare la nostra voglia <strong>di</strong> finirla con tutta<br />
questa farsa <strong>di</strong>sgustosa? Abbiamo forse bisogno <strong>di</strong> essere ancora autorizzati?<br />
Da chi? Ma siamo, come già detto prima, pecore e per giunta senza pascolo.<br />
Quin<strong>di</strong> non c'è bisogno <strong>di</strong> continuare a cercare risposte. Solo domande che,<br />
temo, non serviranno a niente e a nessuno. Neanche ad arginare il mio stesso<br />
<strong>di</strong>sgusto.<br />
__________________________<br />
Massimo Pastore (Trapani, 1963), compositore e regista. E’ stato docente <strong>di</strong><br />
Storia della Musica nel Teatro presso la Scuola <strong>di</strong> Teatro del Comune <strong>di</strong> Marsala e<br />
in seguito coor<strong>di</strong>natore dei corsi. Ha compiuto gli stu<strong>di</strong> musicali in composizione<br />
con Eliodoro Sollima e ha frequentato il Triennio Superiore Sperimentale in<br />
Composizione sotto la guida del M° Sergio <strong>La</strong>nza È autore delle musiche <strong>di</strong> scena<br />
dei lavori teatrali "Pugnale d'or<strong>di</strong>nanza" e "Buon appetito" <strong>di</strong> M. Perriera.<br />
È stato <strong>di</strong>rettore artistico per la sezione teatro dell’Ente Mostra <strong>di</strong> Pittura<br />
Contemporanea <strong>di</strong> Marsala per il biennio 2003/2004 e ideatore/<strong>cura</strong>tore della<br />
rassegna “Tra cielo e terra – Albe e tramonti tra Mozia e le Saline dello Stagnone”.<br />
Una sua sceneggiatura, L'onda e la Farfalla, si è aggiu<strong>di</strong>cata il 2° premio al concorso<br />
ban<strong>di</strong>to dal Ministero della Pubblica Istruzione. Collabora con <strong>di</strong>verse Istituzioni<br />
Scolastiche nella realizzazione <strong>di</strong> laboratori teatrali.<br />
43
Daniela Rinal<strong>di</strong> – Senza titolo<br />
44
Renzo Favaron<br />
Basta cussì<br />
E co' cuesti fa 44.<br />
Barbaffi no' canbia linea:<br />
armeve e partì. Ma chi,<br />
'desso no' se ride pì da on toco.<br />
No' basta saverlo, che se more...<br />
Par mi basta cussì.<br />
Se perde tuti.<br />
E i nemissi no' i xe fóra de chi, ma chi.<br />
Mi no' i soporto pì.<br />
No' solo Barbaffi, ma cue'i<br />
de cua e cue 'i de là,<br />
tuti che i mastega tritoo<br />
cofà se' l fusse cevingum,<br />
cofà se a morire fusse dei soldatini.<br />
Par mi basta cussì.<br />
44 sototera.<br />
E cuanti cuori spacà a culpi de manareta?<br />
E par chi, pol?<br />
I conti no' i torna da Caporeto.<br />
Sì, chi podarìa giurar che Barbaffi<br />
ne lassarìa le Tod's a Herat?.<br />
Epure, sarìa el solo modo<br />
ch'el gavarìa de salvarse la facia,<br />
lu e anca cue'i de là.<br />
Mi no'i soporto pì.<br />
El cuore xe sta ormai<br />
spacà del tuto a culpi de manareta.<br />
Siti, siti tuti,<br />
parché xe ora che a parlare<br />
sia solo el sienzio dee tonbe.<br />
Sì, no' <strong>di</strong>sturbélo pì,<br />
par carità.<br />
45
Ancuò fa 44.<br />
Inarchemose in-tel pianto<br />
e ch'el sienzio de lore<br />
cuerza le nostre vosi<br />
parché no' le se senta mai pì taser.<br />
Basta così<br />
E con questi fa 44. / Barbaffi non cambia linea: / armatevi e partite. Ma<br />
qui, / adesso non si ride più da un pezzo. / Non basta saperlo, che si<br />
muore... / Per me basta così. / Si perde tutti. / I nemici non sono fuori <strong>di</strong><br />
qui, ma qui. / Io no li sopporto più. / Non solo Barbaffi, ma quelli <strong>di</strong> qua<br />
/ e quelli <strong>di</strong> là, / tutti che masticano tritolo / come se fosse chewig gum, /<br />
come se a morire fosserro dei soldatini. / / Per me basta così. / 44<br />
sottoterra. / E quanti cuori spezzati a colpi d'ascia? / E per chi, poi? / I<br />
conti non tornano da Caporetto. / Sì, chi potrebbe giurare che Barbaffi /<br />
ci lascerebbe le Tods a Herat? / Eppure, sarebbe il solo modo / che<br />
avrebbe <strong>di</strong> salvarsi la faccia, / lui e quelli <strong>di</strong> là. / / Io non li sopporto più.<br />
/ Il cuore è stato ormai / spezzato del tutto a colpi d'ascia. / Zitti, zitti<br />
tutti, / perché è ora che a parlare / sia il silenzio delle tombe. / Sì, non<br />
<strong>di</strong>sturbatelo più, / per carità. / Oggi fa 44. / Inarchiamoci nel pianto / e<br />
che il loro silenzio / copra le nostre voci / perché non si sentano mai più<br />
tacere.<br />
__________________________<br />
Renzo Favaron, classe 1959, laureato in psicologia, vive e lavora a San Bonifacio<br />
(Vr). Dopo l'iniziale plaquette Voci d'interlu<strong>di</strong>o, (1989) nel 1991 pubblica in <strong>di</strong>aletto<br />
veneto Presenze e conparse (prefazione <strong>di</strong> A. Lolini). Del 2001 è il romanzo breve<br />
Dai molti vuoti. Nel 2003 pubblica Testamento, in <strong>di</strong>aletto, (prefazione <strong>di</strong> G. D'Elia),<br />
nel 2006 Di un Tramonto a Occidente e nel 2007 Al limite del paese fertile (venti anni <strong>di</strong><br />
poesie in lingua accompagnate da tre cartelle <strong>di</strong> Alberto Bertoni). Il racconto <strong>La</strong><br />
spalla è del 2005.<br />
46
Tomaso Kemeny<br />
Verso la Bellezza, oltre gli ostacoli del mondo contemporaneo.<br />
L’Impero del Brutto devasta la Natura in nome <strong>di</strong> una migliore qualità<br />
della Vita; impone il Denaro come unico fondamento possibile del Potere<br />
e come Misura del Valore delle Opere d’Arte.<br />
Se non fossimo complici <strong>di</strong> questa situazione, questo tipo <strong>di</strong> mondo non<br />
perdurerebbe. Il nostro Destino <strong>di</strong> Donne-Uomini Liberi ci rende<br />
responsabili della condanna a morte della Bellezza e del conseguente<br />
pervertimento letale della vita civile. L’attacco all’Impero del Brutto in<br />
nome della Bellezza, se pare impossibile agli Ignavi, si rivela necessario per<br />
tutti coloro in cui vive il Demone della Poesia.<br />
__________________________<br />
Tomaso Kemeny (Budapest, 1938-) , professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Letteratura<br />
Inglese all’Università <strong>di</strong> Pavia, ha pubblicato sette libri <strong>di</strong> poesia tra cui “Il<br />
libro dell’angelo”, “Melody” e “Desirée”,“<strong>La</strong> Transilvania liberata”.<br />
Traduttore <strong>di</strong> Byron,Jozsef Attila, Kosztolànyi e Marlowe, ha ideato anche<br />
numerosi “azioni” poetiche e ha scritto il testo drammatico “<strong>La</strong> conquista<br />
della scena e del mondo”. Ha scritto un libro <strong>di</strong> poetica “Dialogo sulla poesia”<br />
insieme al filosofo Fulvio Papi e un romanzo “Don Giovanni innamorato”. E’<br />
uno dei fondatori del movimento internazionale mitomodernista e della”Casa<br />
della Poesia” <strong>di</strong> Milano. Come anglista ha pubblicato libri e saggi sull’opera <strong>di</strong><br />
Ch.Marlowe,Coleridge, Shelley,Carroll,Dylan Thomas, Pound e James Joyce.<br />
47
Loredana Magazzeni<br />
Variazioni sulla parola esilio<br />
In duemila ancora oggi davanti alle coste <strong>di</strong> <strong>La</strong>mpedusa.<br />
Le navi militari prelevano i profughi. Si attrezzano tendopoli.<br />
Dormono stivati in caserme a centinaia.<br />
Le madri li avevano stretti in un ultimo abbraccio prima <strong>di</strong> partire.<br />
Nella sacca solo la coperta contro il freddo <strong>di</strong> marzo.<br />
Davanti a una terra che nasconde i suoi tesori oltre la sterpaglia<br />
alcuni saltano le recinzioni e fuggono verso il futuro.<br />
Il futuro è una parola che non ha confini.<br />
Chi potrà contenere la speranza dentro delle palizzate?<br />
<strong>La</strong> giovinezza mostra i suoi muscoli insanguinati e le sue vene.<br />
Il sole fa chiudere gli occhi e asciuga le lacrime.<br />
Domani sarà un nuovo giorno per un progetto invisibile<br />
che tenta percorsi e sparge le sue spore nel vento.<br />
Com’è sempre stato. Salpare le navi e gettare le reti.<br />
Le donne a restare, rassegnate al tempo che passa.<br />
Chi è in fuga si sente <strong>di</strong> troppo nel suo stesso paese.<br />
Di troppo siamo tutti nel mondo, alveare comune.<br />
Se i beni fossero miele, che fluisce e consola.<br />
Non sangue né armi a forma <strong>di</strong> gioco<br />
su cui saltano i bimbi, brillano come stelle <strong>di</strong> giorno.<br />
Con i se e con i ma non si fa la storia. Eppure se tutto fosse <strong>di</strong>verso.<br />
Se potessimo insieme pensare e insieme respirare e nutrirci.<br />
Nessuno sarebbe in esilio, la terra il nostro paese.<br />
Ho bisogno <strong>di</strong> una lingua <strong>di</strong> poesia che torni a <strong>di</strong>re tutto questo.<br />
Anche se ho poche parole per <strong>di</strong>rlo, se <strong>di</strong>re questo è balbettare parole.<br />
__________________________<br />
Loredana Magazzeni vive a Bologna e si occupa <strong>di</strong> poesia e traduzione. Fa<br />
parte del Gruppo ’98 Poesia. Nel 2010 ha partecipato al festival PoEtiche<br />
Romapoesia. Collabora con la Libreria delle Donne e il Centro <strong>di</strong><br />
documentazione delle donne <strong>di</strong> Bologna.<br />
48
Giampaolo De Pietro<br />
Questo sarebbe il paese?<br />
Questa la scena<br />
il <strong>di</strong>venire?<br />
...<br />
Io mi guardo dal tempo che accade,<br />
e mi guarda anche il vicino, se lo scopro<br />
lo scopro perduto a far spola da lì a qui<br />
...<br />
senz'abbandono<br />
poi mi stanca il tavolino, la mappa delle strade<br />
già fatte, già sentite <strong>di</strong>re - chi mi chiama per favore?<br />
- chi non si vergogna, il ladro e il suo vicino, chi non si vergogna<br />
siamo scemi, noi educati a imparare, a ricercare dentro il giorno un<br />
piccolissimo segnale<br />
<strong>di</strong> riuscita?<br />
<strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> un'altra forma <strong>di</strong> vita da questo - noi strani, voi normali, voi<br />
normalizzanti, noi inquieti, tratti astanti<br />
loro e queste telenovelle sempre più (im)pietose<br />
- <strong>di</strong>venire?<br />
49
Decise allora<br />
Di nascondersi<br />
Nel quarto d’ora<br />
Successivo: parlare<br />
Era tutto sommato parlabile<br />
Sarebbe stato incerto, lo stesso<br />
Tono, allo stesso modo irresoluto<br />
Il nodo non riuscito il nodo ritorto – il nodo <strong>di</strong> non ritorno<br />
Per non aver ben stretto con l’or<strong>di</strong>ne<br />
Richiesto e la richiesta impostora che<br />
Veniva celata da una postura scelta per forma. O metro,<br />
regoletta marinata nel liquido <strong>di</strong> un’istruzione inane.<br />
Dove se n’è andata? – forse si chiesero, domandandosi<br />
Con un anello al <strong>di</strong>to e con un altro fuori guida del cerchio fisso (la bocca,<br />
neppure aperta) -<br />
Ma erano solo crampi da passanti, non assurgibili<br />
A manco parvenze <strong>di</strong> mancanza, l’occhio chiuso appena<br />
Di un problema illogico, quello della vita stessa sotto al balcone del tempo<br />
L’occhio appena appena aperto sulla scena <strong>di</strong> un’onda serena fuori dalla<br />
porta-marea che scema<br />
Di scie in scia<br />
***<br />
Non è vero che non è successo nulla, amico, ultimamente<br />
le stagioni (si) sono successe, anch'esse non eterne non del<br />
tutto ripetute e basta, cicliche sì, ripetitive non sempre e noi<br />
ci siamo qualche volta persi altre volte trovati e rintracciati<br />
in <strong>di</strong>fficoltà a tracciare anche soltanto per la capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />
questo dolore e l'incapacità <strong>di</strong> formulare una frase riguardo la gioia<br />
vivente è la forma e la stagione <strong>di</strong>stante da questa?<br />
Il governo, forse, in<strong>di</strong>cibilmente tale e quale l'inesistente sostanza della<br />
comprensione e del concepire una forma d'azione che sia o sostanza o<br />
riservare un piccolo che poi possa ingran<strong>di</strong>rsi accrescere intendo un fuoco<br />
un falò <strong>di</strong> tutto questo secolo appena appena sommerso ancora da prima<br />
50
e dunque molto sotto lo stato sta sotto o in superficie al dolore e le gioie<br />
dei<br />
suoi citta<strong>di</strong>ni, suoi in che forma citta<strong>di</strong>ni in quale sostanza o misura?<br />
con quale altra faccia finta con quali altre scusa pronte ? la notte si deve<br />
non<br />
solo dormire sapete bambini la notte si dorme e si cresce tra i sogni,<br />
sapete citta<strong>di</strong>ni?<br />
__________________________<br />
Giampaolo De Pietro, è nato a Catania nel 1978. ha pubblicato nel 2008<br />
tre righe <strong>di</strong> sole, (E<strong>di</strong>z. Salarchi immagini). Alcune poesie sono apparse su<br />
una rivista tedesca e una slovena<br />
51
Emi<strong>di</strong>o Montini<br />
7<br />
Flessibilità è la parola d'or<strong>di</strong>ne. <strong>La</strong> parola magica. Guardo l'azienda. <strong>La</strong> rigiro<br />
da tutte le parti. Mi faccio colpevole <strong>di</strong> tutti i peccati. Eppure, che strano, sia<br />
dentro che fuori sono sempre gli stessi a flettersi! E chi sono quelli? Chi non è<br />
entrato nel giusto giro, chi non soggiace al Maschio Primevo, il Maschio Alfa.<br />
Chi la pensa <strong>di</strong>verso, chi ha conservato una parvenza d'umano: chi lavora per<br />
vivere e non per osannare gli squinternati al potere. Chi ama la Ditta più dei<br />
cavalli ora al galoppo, un galoppo sfrenato: sempre più altezzoso, ingiu<strong>di</strong>cato.<br />
Le troie hanno una logica semplice e per questo efficace: una è la visione,<br />
quella <strong>giusta</strong>, la loro. Tutto il resto è il Nemico. E come tale va trattato. Ma da<br />
dentro la legge, così c'è più gusto! Il dolo e la beffa in un solo cornetto, e il<br />
porcilaio è completo, perfetto. Tutti lo sanno, lo sentono. Molti ne tacciono.<br />
Ad alcuni piace: il loro tempo è venuto. Troppi ne soffrono, qualcuno solo ne<br />
parla. Senso <strong>di</strong> nausea, torpore, debolezza e vertigine, un tarlo allo stomaco,<br />
un'ossessione costante. Neppure fuori si riesce a staccare. Si pensa al lavoro, a<br />
come non giri: a come il mite sia peggio trattato. All'oltraggio ai terzisti,<br />
strozzati sui tempi e sul prezzo. Costretti a saltare <strong>di</strong> palo in frasca, dall'oggi al<br />
domani: per trenta pezzi <strong>di</strong> questo, per venti <strong>di</strong> quello. E le corse a portare i<br />
componenti mancanti, dovendo fare per ieri ciò che oggi è su carta.<br />
Nemmeno il più pazzo elefante ha in sé una tale pazzia, ma il sistema<br />
introdotto sì, perché se resa automatica la pressione, automatici <strong>di</strong>ventano il<br />
non senso e la rabbia. <strong>La</strong> <strong>di</strong>stanza abissale tra il contenuto e la forma, non è<br />
colmabile da nessun addobbo <strong>di</strong> cui piena l'azienda. Non vasi <strong>di</strong> fiori o<br />
fresche vernici: non stampe <strong>di</strong> pregio o illustrate pernici. Il <strong>di</strong>vario è fra la<br />
mano dell'uomo e il giorno fatto testicolo. Salito il gonfiore a intasare il<br />
cervello: a fare del lavoro non un piano ruscello ma un convulso sacello.<br />
20<br />
Come è stato possibile giungere a ciò? <strong>La</strong> domanda m'inchioda, mi tormenta.<br />
Dall'adolescenza. Lo scriba sulla colonna e il mondo del delitto intorno.<br />
Perché si spiaggiano le balene, perché il lemure è così lento? Conformismo,<br />
adattamento. Il Monte <strong>di</strong> Venere che si gonfia e l'uomo che <strong>di</strong>mentica la sua<br />
origine solare. Il caglio gli dà al cervello, non gliene importa nulla pur <strong>di</strong> calarsi<br />
in quel sacello. Non sa scindere il godere dal costruire un mondo. Si arrende,<br />
52
si consegna. Ancor prima d'essere sconfitto. Nemmeno combatte, non ne<br />
vede il motivo! <strong>La</strong> torma lo spaventa, lo comanda. Strilla se appena fuori dal<br />
sentiero. Non più centrato il suo cuore sul suo asse portante. Mio Dio! Sotto<br />
le sue tende il tuo popolo sacrifica sì, si prostra: ma senza gusto, senza<br />
riverenza. Già <strong>di</strong>mentica sul sagrato le parole dette in chiesa. E' andato<br />
altrove: a sinistra sbanda, sbanda a destra. Pesta sul posto e non segue le<br />
frecce. Tutto lo <strong>di</strong>minuisce, lo vuole <strong>di</strong>minuire. Da se stesso si scava la nicchia<br />
in cui dormire. Il letargo è lungo. Dai venti ai cinquanta, poi è troppo tar<strong>di</strong>.<br />
Esattamente il tempo in cui potrebbe essere pericoloso. Passato questo il<br />
Sistema è salvo. Per un'altra generazione. <strong>La</strong> lince e il gufo hanno insabbiato<br />
l'Angelo. Sbatte le ali, si <strong>di</strong>mena, rugge impotente in mezzo al pantano. Uno<br />
straccio <strong>di</strong> pensione, la televisione accesa. E il rammarico <strong>di</strong> un para<strong>di</strong>so<br />
perduto per viltà.<br />
NOTA<br />
Non serve <strong>di</strong>rne il nome.<br />
Il suo nome è “Legione”: la sofferenza <strong>di</strong> molti,<br />
la realizzazione <strong>di</strong> pochi. Con ogni mezzo. All'interno della Legge.<br />
Dietro ari<strong>di</strong> dati.<br />
__________________________<br />
Emi<strong>di</strong>o Montini nasce nel 1954 in una valle del Bresciano fra le più laboriose e<br />
chiuse a tutto ciò che non ricada sotto la voce “tempi e meto<strong>di</strong>”. Forse, a condurlo<br />
ignaro verso quella vanità chiamata poesia, può essere stato quell'elemento, primitivo e<br />
sacrale, ere<strong>di</strong>tato da parte materna. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni poetiche<br />
dal 1978 ad ora: Poesie (<strong>La</strong> Voce del Popolo, Brescia 1987); A Colloquio con l'Angelo<br />
(E<strong>di</strong>zione del Leone, Venezia 1990); Mutamenti e Identità (E<strong>di</strong>zioni del Leone,<br />
Venezia 1992); Cassandra la Bella e altre cose (E<strong>di</strong>zioni Tracce, Pescara 2002); il<br />
romanzo breve Il Panico e la Grazia (L'Arcolaio E<strong>di</strong>trice, Forlì 2008); Uo<strong>di</strong>shallo -<br />
Diario Africano (L'Arcolaio E<strong>di</strong>trice, Forlì 2009); <strong>La</strong> Moneta a noi Donata (L'Arcolaio<br />
E<strong>di</strong>trice, Forlì 2010); Parola <strong>di</strong> Scriba ( L'Arcolaio E<strong>di</strong>trice, Forlì 2011). Numerose le<br />
recensioni sui quoti<strong>di</strong>ani citta<strong>di</strong>ni e le segnalazioni in vari premi letterari, fra cui un<br />
secondo posto al Premio Montano.<br />
53
Ezio Maifrè<br />
Patria o secessione ?<br />
<strong>La</strong> mia Patria è l’Italia,<br />
l’Italia è la mia famiglia,<br />
Tirano è il mio paese benedetto,<br />
dove si parla ancora il <strong>di</strong>aletto.<br />
<strong>La</strong> Patria è la mia mamma,<br />
l’Italia è la mia sposa,<br />
Il mio cuore è per la bella Tirano,<br />
per un <strong>di</strong>aletto sincero come il pane.<br />
Patria, Italia, Tirano e <strong>di</strong>aletto,<br />
quattro stelle che brillano in cielo,<br />
che portano gioia, amore e dolore,<br />
da tenere preziose e con Amore.<br />
__________________________<br />
Ezio Maifrè Nato a Tirano ( So ) nel 1943 . Ha collaborato dal 1996 al 1998 con<br />
il “Giornale <strong>di</strong> Tirano” per le pagine “tra<strong>di</strong>zioni e <strong>di</strong>aletto”. Dal 1999 al 2007 ha<br />
scritto sul Giornale <strong>di</strong> “Tirano e <strong>di</strong>ntorni” per le pagine “tra<strong>di</strong>zioni e cultura”,<br />
proseguiendo dal settembre 2008 sul giornale “ Il tiranese senza confini “. Ha<br />
<strong>cura</strong>to <strong>di</strong>verse comme<strong>di</strong>e <strong>di</strong>alettali e ottenuto alcuni riconoscimenti in premi<br />
letterali <strong>di</strong>alettali. Ha pubblicato i libri bilingue italiano/tiranese “ Ai tempi <strong>di</strong><br />
Mario Omodeo”, “ Michele e Martina ai tempi del Sacro macello <strong>di</strong> Valtellina”, “ Le<br />
calamità del 1987 in Valtellina”.<br />
Come autore ha ottenuto la menzione ai concorsi <strong>di</strong> poesia 2005, 2009 “Le<br />
montagne in poesia” Indetti dal Club Alpino Italiano-Sezione Valtellinese <strong>di</strong><br />
Sondrio.Nel 2009 in collaborazione con il giornale “ Il tiranese senza confini “ ha<br />
pubblicato “ Crùsti de pulénta “. Storielle Tiranesi in italiano.<br />
54
Daniela Rinal<strong>di</strong> – Senza titolo<br />
55
Annalisa Macchia<br />
(In attesa dell’impiccagione)<br />
Specchio fantasma senza veli sul viso<br />
senza segni sul collo<br />
in te si annulla questa linea d’ombra.<br />
Si smorza la rabbia repressa.<br />
Rapido è il cappio – <strong>di</strong>cono –<br />
a mordere la vita <strong>di</strong> una donna.<br />
Ma non sarà spettacolo.<br />
Non sazierò fame <strong>di</strong> uomo.<br />
<strong>La</strong> sposa per un giorno<br />
il corpo-scudo<br />
tra l’uomo e la bambina<br />
sarà muto fagotto<br />
a pendere nel sole.<br />
Avrà voce <strong>di</strong> donna il mio dolore.<br />
Di velo in velo correrà tra i vicoli<br />
s’impiglierà alle gonne<br />
sarà impastato con farina ed acqua:<br />
cibo consumato nell’angolo più buio.<br />
E nutrirà mia figlia<br />
la figlia <strong>di</strong> mia figlia, le figlie delle figlie…<br />
Sarà l’ere<strong>di</strong>tà.<br />
__________________________<br />
Annalisa Macchia, nata a Lucca, vive da molti anni a Firenze. Tra le sue<br />
pubblicazioni: il saggio Pinocchio in Francia, Quaderni della Fondazione Nazionale<br />
“Carlo Collo<strong>di</strong>”, 1978; <strong>La</strong> gattina dalla coda blu, <strong>La</strong> formica giramondo, Il fantasmino, Il<br />
pesce palla e la nave pirata, Ed. Chegai, Firenze 2002 (piccoli libri per l’infanzia);<br />
Mondopiccino, piccole storie in rima, Florence Art E<strong>di</strong>zioni, Firenze 2004 ; la<br />
raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>La</strong> stanza segreta, ETS, Pisa 2004; una raccolta <strong>di</strong> racconti I sogni<br />
del mattino, ETS, Pisa 2005; una seconda raccolta poetica <strong>La</strong> luna <strong>di</strong> Cézanne,<br />
Kairos, Napoli 2008, nella collana <strong>di</strong> Poesia <strong>di</strong>retta da Antonio Spagnuolo “Le<br />
parole della Sybilla”; il saggio A scuola <strong>di</strong> poesia, per capirla, per spiegarla, per<br />
scriverla, per amarla, nella collana “Saggi e ricerche”, Florence Art E<strong>di</strong>zioni,<br />
Firenze 2009; Il portone <strong>di</strong> via Ghibellina, nella collana Passi, Puntoacapo, (2011).<br />
56
Roberto Cogo<br />
soldato in missione<br />
ricorda — questo non è un lavoro tra gli altri<br />
qui si rischia la vita<br />
nel caso si ammazza qualcuno — se serve, se occorre...<br />
non è sempre e soltanto un aiuto dato<br />
ai <strong>di</strong>sperati, ai sottomessi — una missione <strong>di</strong> pace, così come<br />
si <strong>di</strong>ce<br />
qui si spara se serve, se occorre...<br />
così come ti hanno insegnato<br />
così come ti hanno addestrato a fare<br />
non puoi <strong>di</strong>re che non lo sapevi<br />
non puoi <strong>di</strong>re che non ci avevi pensato<br />
tutto evolve, ogni scenario cambia...<br />
così il politico <strong>di</strong> turno o il ricco al potere<br />
così l’industria delle armi — nuovi modelli e magazzino<br />
pieno<br />
si ricorderanno <strong>di</strong> te<br />
quando gira il vento<br />
quando cambia la scena<br />
tu non potrai rifiutarti, non ti tirerai in<strong>di</strong>etro...<br />
il dovere, la patria, l’onore, la ban<strong>di</strong>era<br />
pressioni sulla tua giovane mente<br />
il fascino della <strong>di</strong>visa, l’arma lucida bene oliata...<br />
quando gira il vento — perché tutto gira ed evolve<br />
sempre...<br />
quando la scena cambia — e cambia, cambia...<br />
sarà il tuo turno e farai il tuo dovere<br />
— ammazzerai chi sei andato a salvare<br />
57
o sarai ammazzato —<br />
così il politico o il ricco <strong>di</strong> turno al potere<br />
così l’industriale delle armi al loro fianco — fiero <strong>di</strong> suo<br />
figlio<br />
laureatosi nel frattempo ad Harvard o alla Bocconi<br />
sulla tua bara lucida bene oliata<br />
ti avvolgeranno nella ban<strong>di</strong>era nazionale<br />
ti daranno l’ultimo ad<strong>di</strong>o con le lacrime agli occhi<br />
rivolti alla patria, all’onore, al dovere e alle armi<br />
sanciranno l’altezza del tuo sacrificio<br />
il tuo valore e onore nella missione <strong>di</strong> pace...<br />
ricorda — questo non è un lavoro tra gli altri<br />
__________________________<br />
Roberto Cogo è nato a Schio (Vicenza) nel 1963. Si è laureato in lingue e<br />
letterature anglo-americane all’Università Cà Foscari <strong>di</strong> Venezia. Ha<br />
pubblicato i libri: Möbius e altre poesie, E<strong>di</strong>toria Universitaria, Venezia, 1994;<br />
In estremo stupore, E<strong>di</strong>zioni del Leone, Venezia, 2002; Nel movimento, E<strong>di</strong>zioni<br />
del Leone, Venezia, 2004; Di acque / <strong>di</strong> terre, E<strong>di</strong>zioni Joker, Novi Ligure,<br />
2006; Io cane, L’arcolaio, Forlì, 2009. Ha pubblicato le raccolte: Confon<strong>di</strong> il<br />
vento, in «<strong>La</strong> Clessidra», E<strong>di</strong>zioni Joker, Novi Ligure, n. 1, 2007; Mai identico<br />
riproporsi, in «Italian Poetry Review», Società E<strong>di</strong>trice Fiorentina, Firenze,<br />
vol. II, 2007; Ha collaborato alle antologie, Dall’A<strong>di</strong>ge all’Isonzo, Fara, 2008; <strong>La</strong><br />
poesia, il sacro, il sublime, Fara, 2009; Salvezza e impegno, Fara, 2010. <strong>La</strong> sua più<br />
recente raccolta poetica Supplementi <strong>di</strong> viaggio è <strong>di</strong>sponibile come e-book<br />
all’in<strong>di</strong>rizzo web<br />
http://rebstein.files.wordpress.com/2011/02/roberto-cogo-supplementi-<strong>di</strong>-viaggio.pdf<br />
Ha tradotto dall’inglese vari poeti tra cui: John. F. Deane, Charles Olson,<br />
Les Murray e Gary Snyder. E-MAIL: roberto.cogo@alice.it<br />
58
Giuseppina Rando<br />
Il Trono<br />
Giacciono sotto il macigno del Trono le categorie umane che dovrebbero<br />
cambiare il mondo: deboli, poveri e senza voce .<br />
Il Monarca s’ammanta <strong>di</strong> colori che giungono dagli estremi della rosa dei<br />
venti e genera un tempo altro, lontano. Nella sua vita il denaro fluisce ,<br />
come il sangue nelle vene, e gli pro<strong>cura</strong> la gioia <strong>di</strong> trasformare ogni cosa<br />
in qualsiasi altra cosa.<br />
All’orizzonte, rosso <strong>di</strong> ferite mai cicatrizzate, la parvenza dell’esistere<br />
tesse, trama leggi, abbozza progetti, partoriti dal <strong>di</strong>vorzio tra l’uomo e la<br />
coscienza.<br />
L’essere pensante che sta in basso- sotto il Trono - non incide nella Storia.<br />
Dal basso non si può guidare la Storia, che si muove come una nuvola<br />
libera, senza una precisa necessità e giunge in un luogo dove non desidera<br />
andare.<br />
Ovunque nel mondo è <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne assurdo , casuale, non rispondente ad un<br />
<strong>di</strong>segno.<br />
Solidarietà dei potenti contro il brulicare <strong>di</strong> esseri pensanti, ognuno con<br />
una sua <strong>di</strong>versa rappresentazione <strong>di</strong> progresso e giustizia. Le idee dal basso<br />
e dall’alto combattono continuamente anche contro le proprie posizioni.<br />
Disertano pure… e ora si trovano su una linea <strong>di</strong> battaglia ora su quella<br />
opposta.<br />
Il Trono macina, frantuma la realtà fino a quando <strong>di</strong>venta un ammasso <strong>di</strong><br />
frammenti.<br />
Nella <strong>di</strong>lagante confusione striscia, come un serpente, il Potere <strong>di</strong> chi sa<br />
dominare il consenso.<br />
Escono dalla tana i gattopar<strong>di</strong> : gironzolano, gnaulano ad arte tra gli<br />
affamati e assetati <strong>di</strong> giustizia. Facilmente derubano loro coscienza e<br />
conoscenza .<br />
Nessuno sa più da dove ri-partire e dove andare.<br />
59
In tanto tumulto e caos, il Trono , pur mutando aspetto, abito e nome,<br />
resta uguale a se stesso, pietrificato nello spazio e nel tempo.<br />
Non ci lusinga il <strong>di</strong>venire<br />
Deboli, poveri e senza voce, sempre “vinti”, cantano e canteranno nella<br />
notte il sangue del giorno, <strong>di</strong> tutti i giorni.<br />
Ad ogni cambio <strong>di</strong> quadrante il loro tribolo <strong>di</strong>venta sempre più fievole,<br />
più timoroso.<br />
Sulla fiumara esitante dei vinti naviga sicuro il Trono…<br />
Deboli, poveri e senza voce reggono l’architettura del mondo, delle sue<br />
<strong>di</strong>verse verità, del perenne <strong>di</strong>ssolversi e formarsi <strong>di</strong> nuovi lacci.<br />
Non ci lusinga il <strong>di</strong>venire<br />
Anche se tutto sembra cambiare, in verità, obbe<strong>di</strong>sce solo alla forza misteriosa<br />
dell’Ignoto<br />
Non ci lusinga il <strong>di</strong>venire<br />
(Prosa premiata con Menzione d’Onore alla XXV ed. Premio Montano)<br />
__________________________<br />
Giuseppina Rando è siciliana (Barcellona), docente <strong>di</strong> lingua e letteratura<br />
italiana, poeta e saggista. E’ presente in numerosi volumi <strong>di</strong> poesia, antologie e<br />
saggi. Tra le sue opere poetiche più recenti: Duplice veste (2001), Immane tu (2002),<br />
Figura e parola (2005), Vibrazioni (2007 ), Bioccoli (2008). Tra i saggi: Profili <strong>di</strong> donne<br />
nel vangelo (Bastogi, 2002), Chiara. Una voce dal silenzio (San Paolo, Milano. 2002).<br />
Tra le prose :Nel segno(Racconti) Pungitopo Ed. (2011). E-Mail:<br />
pinarando@virgilio.it<br />
60
Davide De Maglie<br />
<strong>La</strong> grande protesta<br />
Ci sono passato in autobus, in piazza c’era gente<br />
c’erano ban<strong>di</strong>ere e si u<strong>di</strong>vano <strong>di</strong>scorsi,<br />
molti guardavano il palco<br />
molti badavano a occuparlo,<br />
la sera tutti in tivù tutti a negare,<br />
tutti a <strong>di</strong>re “la piazza era vuota”,<br />
l’ennesimo balletto senza ritmo:<br />
in pie<strong>di</strong>, senza mai perdere il passo<br />
mi fermo a guardarmi intorno,<br />
ritrovo chi era in piazza senza un nome,<br />
ascolto la grande protesta<br />
e la sua voce più vera.<br />
Vedendo che scrivo<br />
Bolzano, 7 settembre 2011<br />
L’Italia s’è desta,<br />
l’Italia ha svoltato a destra,<br />
forse è un ritorno è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>rlo,<br />
non riusciamo a capire<br />
non sappiamo ricordare,<br />
la storia non è all’or<strong>di</strong>ne del giorno;<br />
da oggi si cambia,<br />
leggi più vere interventi più duri,<br />
ma le carceri sono piene<br />
e allora tutti fuori, tutti insieme<br />
a sfilare tra i cattivi e tra i buoni,<br />
mangiando qua e là, nella zuppa mista<br />
<strong>di</strong> reati e condoni, è un pandemonio<br />
e la sinistra ci ha messo del suo,<br />
ci ha messo tanto<br />
61
e alla fine non ha deciso niente,<br />
è un pensiero politico in cammino<br />
ma non ha ancora scelto dove andare,<br />
come un cielo che non ha più colore:<br />
ma proprio non mi capisci<br />
se resto in silenzio,<br />
ti stupisci davvero<br />
vedendo che scrivo poesie d’amore?<br />
Foto: Daniela Rinal<strong>di</strong><br />
__________________________<br />
Davide De Maglie è nato a Bolzano nel 1975. Si è laureato in Lettere Moderne<br />
all’Università <strong>di</strong> Trento e lavora nella pubblica amministrazione. Sue poesie sono<br />
apparse nell’Antologia dell’Amore <strong>cura</strong>ta dall’A.L.I. Penna d’Autore (Torino, 2002) e<br />
nell’antologia Ogni vota ca ti viru… m’amburugghio nell’ambito dell’iniziativa “San<br />
Valentino in piazza” organizzata dal Comune <strong>di</strong> Lentini e <strong>cura</strong>ta da Guglielmo<br />
Tocco (Lentini, 2002). Ha ottenuto il terzo posto al Premio <strong>di</strong> Poesia<br />
“Centrodentro” (Perugia, 2001) ed è stato segnalato per la poesia al Premio<br />
Letterario Nazionale “Goffredo Parise” (Bolzano, 2004, sezione poesia) e al<br />
Premio <strong>di</strong> Poesia e Narrativa “Città <strong>di</strong> Bolzano” organizzato dall’UPAD <strong>di</strong><br />
Bolzano (Bolzano, 2005).<br />
62
Alberto Figliolia<br />
“Bisogna renderli come bestie”<br />
È il giorno del mio compleanno e come al solito lo passo in coda<br />
nell'attesa <strong>di</strong> acquistare i libri <strong>di</strong> testo scolastici per la mia terzogenita<br />
questa volta anche quello <strong>di</strong> filosofia contenente un capitolo sulla<br />
Scolastica non ci crederete ma una volta alle 2 <strong>di</strong> notte nella sperduta<br />
campagna torinese mentre vagavo con un giapponese un balcanico<br />
un'in<strong>di</strong>ana e una bergamasca ho conosciuto una signora <strong>di</strong> nome<br />
Scolastica presumibilmente single che gestiva un agriturismo e preparava<br />
un'ottima bagna cauda.<br />
O<strong>di</strong>o le villette con le statue <strong>di</strong> nanetti, soprattutto se pensosi, nei<br />
giar<strong>di</strong>netti, che siano in paesi <strong>di</strong> montagna, in pianura o in piena periferia<br />
metropolitana.<br />
Spuntano parabole fra oleandri, pruni (il viola dei frutti s'accoppia con<br />
magnificenza al verde delle foglie) e rose: tante parabole, ma non<br />
evangeliche.<br />
Attendo la pioggia, ma l'acqua piovana non ha casa.<br />
So che un mio amico sta male: sapeva <strong>di</strong> grano maturo quella volta che gli<br />
chiesi se aveva lavorato nel mondo dello spettacolo e lui mi rispose: Mì<br />
fasevi el barista.<br />
M'invade la pericolosa sensazione che tutto sia stato scritto, compreso<br />
quel che sarà scritto e ancora da scrivere.<br />
Il tram ha panchine <strong>di</strong> legno e piccoli lampadari in stile liberty, costeggia il<br />
placido naviglio – musica araba da un cellulare ridente –, passa accanto<br />
alla casa dove ha vissuto Elio Vittorini, e la gente fuori continua a<br />
camminare come se nulla fosse.<br />
L'antico porto <strong>di</strong> Milano è in preda a un bosco selvatico, ma non sono<br />
mangrovie.<br />
Che fine ha fatto Rocco con i suoi fratelli? Un dubbio che mi coglie del<br />
tutto impreparato.<br />
<strong>La</strong> sonnolenza mi coglie all'ennesima notizia governativa: sarà un<br />
palliativo alternativo alla rabbia anarchica che mi <strong>di</strong>vora le viscere.<br />
Penso a tutti i miei capi e avvampo: vicino è il giorno in cui gli daranno le<br />
chiavi per rinchiuderci in una baracca.<br />
63
Pursuit of happiness: l'hanno scritto oltre due secoli fa, e ancora non<br />
riusciamo a giungervi nonostante tutti i libri <strong>di</strong> fantascienza stilati e gli<br />
sport inventati.<br />
<strong>La</strong> cucina srilankese <strong>di</strong> sera mi fa <strong>di</strong>gerire evitandomi il riflusso<br />
gastroesofageo.<br />
“Bisogna renderli come bestie”, ed è più facile la governance.<br />
Stanno ripulendo un condominio dalla merda, qua è la anche condom usati;<br />
l'anagramma <strong>di</strong> condominio è mondocinio, un po' come un lenocinio globale.<br />
Il vento mi agita i pensieri, se ne avessi.<br />
In realtà un pensiero ce l'ho, ossia che si può vivere anche senza denaro.<br />
Si può vivere con l'ignorante amore, l'ironia, l'ansia <strong>di</strong> essere Raskolnikov o il Principe<br />
Amleto, le parole e i tramonti.<br />
Perciò ora mi accovaccerò e osserverò i miei figli crescere e se non ne avessi osserverò i<br />
cactus fiorire.<br />
__________________________<br />
Alberto Figliolia, milanese. Ha scritto, come giornalista pubblicista, per<br />
numerose testate nazionali e locali. Inviato della rivista telematica tellusfolio e<br />
redattore de 'l gazetin. Ha pubblicato, come autore, vari libri <strong>di</strong> poesia, sport,<br />
narrativa breve e fiabe per bambini.<br />
Collabora da sempre con la casa e<strong>di</strong>trice Albalibri. Pensa che con il martello<br />
gandhiano della poesia sia possibile sbriciolare l'oscuro muro del potere.<br />
64
Adele Desideri<br />
Manifesto esistenziale<br />
Credo<br />
nella forza primigenia dell’amore<br />
nella sconsiderata, solitaria, resistenza<br />
nella <strong>di</strong>sperazione remota della lotta<br />
Credo<br />
nella veemenza dell’onestà<br />
nella verità desiderata, impellente<br />
nella vita trafitta dagli ideali<br />
nella virtù che crea deserto<br />
nella rigorosa critica <strong>di</strong> ogni ipocrisia<br />
Credo<br />
nelle <strong>di</strong>atribe intestine della coscienza<br />
nella saggezza dell’ostinazione<br />
nella carità che genera il conflitto<br />
Credo<br />
nell’umanità che, sconfitta, risorge<br />
nella solitaria invocazione del deviante<br />
nel glorioso riscatto dei vilipesi<br />
nell’accoglienza del <strong>di</strong>verso - lezione <strong>di</strong> civiltà<br />
Credo<br />
che l’hashish non sia il peggior peccato<br />
65<br />
Vivere,<br />
cogliendo nelle pagine <strong>di</strong> un libro,<br />
semi <strong>di</strong> bellezza.<br />
Serbare l’istante,<br />
nel repentino baluginare dei ricor<strong>di</strong>.<br />
E invecchiare,<br />
leggendo - tra le spine<br />
della fatica - l’intersezione<br />
del sacro e del sublime.
che cupi<strong>di</strong>gia e violenza scatenino ogni calamità<br />
che l’incesto affiori - ancora e sempre - da umbratili recessi<br />
Credo<br />
che la madre nel dovere massacri il seno<br />
che la donna conservi nell’utero la <strong>di</strong>gnità<br />
che nel grembo il frutto sia sacro<br />
che la pingue<strong>di</strong>ne, nella donna, sia un privilegio<br />
Credo<br />
che i <strong>di</strong>scepoli fossero stupiti, confusi<br />
che il Padre abbia guardato con dolore il Figlio crocefisso<br />
che il figlio abbia perso il padre <strong>di</strong>stratto<br />
Sola,<br />
gratto il ghiaccio dal vetro,<br />
accendo il motore.<br />
Nella valigia i miei taccuini,<br />
tutti i cimeli delle battaglie perdute.<br />
__________________________<br />
Adele Desideri Salomè (Il Filo, 2003), Non tocco gli ippogrifi (Campanotto, 2006), Il<br />
pudore dei Gelsomini (Raffaelli, 2010). Sue opere sono inserite in varie antologie, tra<br />
le quali Milano in versi, una città e i suoi poeti, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Angelo Gaccione<br />
(Viennepierre, 2006); Le avventure della Bellezza (1988-2008), a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Tomaso<br />
Kemeny (Arcipelago, 2009); Chi ha paura della bellezza?, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Tomaso Kemeny<br />
(Arcipelago, 2010); Il segreto delle fragole. Poetico Diario 2011, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Michelangelo<br />
Camelliti (LietoColle, 2010); Incontri con <strong>di</strong>eci gran<strong>di</strong> poetesse del Novecento, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />
Gabriela Fantato (<strong>La</strong> Vita Felice, 2010).<br />
È autrice del saggio <strong>La</strong> cantatrice inquieta dell’invisibile. <strong>La</strong> colpa <strong>di</strong> esistere nella poesia <strong>di</strong><br />
Fernanda Romagnoli, inserito nel volume “Con la tua voce”. È stata tradotta in<br />
inglese, francese, spagnolo e arabo. È <strong>cura</strong>trice del volume <strong>La</strong> poesia, il sacro, il<br />
sublime (Fara, 2010), che raccoglie gli Atti dell’omonimo convegno, ideato e<br />
organizzato in collaborazione con Alessandro Ramberti.<br />
Scrive o ha scritto per <strong>di</strong>versi siti internet, quoti<strong>di</strong>ani e riviste culturali. Sue poesie<br />
o note critiche sulle sue opere sono pubblicate ne Il Sole 24 Ore, Corriere della Sera,<br />
Corriere della Sera on line (blog <strong>di</strong> poesia a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Ottavio Rossani), l’Unità, Il Giorno,<br />
<strong>La</strong> Nazione, CalabriaOra, Ra<strong>di</strong>oRAI, Ra<strong>di</strong>o Alma <strong>di</strong> Bruxelles, L’Azione (settimanale<br />
marchigiano), <strong>La</strong> Voce <strong>di</strong> Romagna, Toscana Oggi, Poesia, <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano,<br />
clanDestino, <strong>La</strong> Clessidra, Le voci della luna, Leggere donna, Poliscritture, Eos.<br />
Da <strong>di</strong>versi anni collabora con Il Quoti<strong>di</strong>ano della Calabria.<br />
66
Barbarah Guglielmana<br />
Voglio parlare al popolo:<br />
E <strong>di</strong>rti dove stai andando<br />
Affamato <strong>di</strong> nuvole rosse<br />
Bruciante idee vuote, sognate<br />
Divorante pane, secco e azzimo<br />
Amante <strong>di</strong> donne fantasma, finte<br />
E che allatti scimmie che cresceranno.<br />
Lo vedo alzarsi per sedersi,<br />
Non lo sento parlare urlando.<br />
E da questo balcone mi butterei nelle sue braccia,<br />
Popolo ubriaco <strong>di</strong> pathos annaffiato<br />
<strong>di</strong> una vita strappata alle ceneri <strong>di</strong> un camposanto cremato,<br />
rinvigorita nella palude <strong>di</strong> ranocchi mai principi,<br />
e profumata nella miniera senza lo scivolo del sole<br />
Gli <strong>di</strong>rei:<br />
Baciamo questi giorni respirati senza una guerra mai finita!<br />
E m’alzerei ancora dal Popolo senza la sua Giovanna D’Arco,<br />
Lo partorirei sulla lama della mia spada<br />
e lo porterei ad affettarsi il dovere della sua fetta <strong>di</strong> vita<br />
<strong>di</strong> una torta fatta in casa.<br />
<strong>La</strong> Libia e L’Egitto hanno la febbre<br />
Nasce il nuovo uomo arabo.<br />
Rinasce la libertà, per tutti<br />
In mezzo il vivere della storia.<br />
Sputano lingue <strong>di</strong> sangue,<br />
Cammelli e carroarmati<br />
Urli <strong>di</strong>chiarati,<br />
67
Pout pourri per nuovi passi marciati<br />
Sbattuti al cielo.<br />
Letami da cui nasceranno <strong>di</strong>amanti più puliti.<br />
ﻳﺣ<br />
Hurriya<br />
ﻳﺣ "Hurriya" (<strong>La</strong> H si pronuncia in maniera molto aspirata).<br />
ﻳﻟا "Al hurriya" è <strong>La</strong> libertà<br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Il dono<br />
__________________________<br />
Barbarah Guglielmana nasce a Chiavenna nel 1972. Ha pubblicato <strong>di</strong>verse<br />
plaquettes. 'Appena alzata mi sono messa a tagliare le stelle come voi tutte', all'ottava<br />
e<strong>di</strong>zione, è de<strong>di</strong>cata all'Associazione Donne contro la violenza <strong>di</strong> Pavia. Ha<br />
pubblicato con O.M.P e<strong>di</strong>zioni Ron<strong>di</strong>ni come Formiche, alla seconda ristampa.<br />
68
Thomas Pistoia<br />
Con la bocca piena<br />
Maria Estella Bocchini entrò nell’ufficio privato del Leader intorno alle<br />
ventidue.<br />
Lui non c’era ancora, o forse era <strong>di</strong> là, in bagno. Quoti<strong>di</strong>anamente il capo si<br />
iniettava sostanze “rivitalizzanti”, e non <strong>di</strong> rado integrava il suo dooping con<br />
una buona scorta <strong>di</strong> pillole blu e polvere bianca… soprattutto quando sapeva<br />
<strong>di</strong> dover incontrare una signora. Maria Estella Bocchini pensò che quel giorno<br />
anche lei, che aveva quasi quarant’anni in meno del suo presidente, non<br />
avrebbe rifiutato un po’ <strong>di</strong> quelle me<strong>di</strong>cine. Era stanca. Quella era stata forse<br />
la giornata più importante della sua vita, il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> una carriera<br />
che, ne era certa, da quel momento in poi non si sarebbe più fermata.<br />
Era stato il giorno dell’inse<strong>di</strong>amento del nuovo governo del Bottananga,<br />
penisola del nord africa estremo; e lei aveva da poche ore giurato nelle mani<br />
del presidente: Maria Estella Bocchini era ora il nuovo ministro della pubblica<br />
istruzione.<br />
Il Leader, la sua guida, il suo benefattore, il suo mentore, il mecenate della sua<br />
ascesa istituzionale, l’aveva scelta personalmente. L’aveva chiamata a una<br />
nuova missione.<br />
Finalmente ! Dopo tanti anni <strong>di</strong> gavetta politica, <strong>di</strong> rinunce, <strong>di</strong> compromessi;<br />
anni <strong>di</strong> servilismo, <strong>di</strong> cieca obbe<strong>di</strong>enza. Anni <strong>di</strong> ambizione e carte false per<br />
ottenere un traguardo, per salire un gra<strong>di</strong>no in più, per emergere a qualsiasi<br />
costo.<br />
Prima la laurea in giurisprudenza ottenuta cambiando sede <strong>di</strong> esame, poi la<br />
lenta scalata <strong>di</strong> conoscenze sempre più influenti, per arrivare in alto, dove<br />
c’era lui, con il suo potere, la sua ricchezza, la sua… luminescenza.<br />
Il segreto è non vergognarsi mai <strong>di</strong> nulla. Non <strong>di</strong>re mai <strong>di</strong> no.<br />
Essere pronta a tutto.<br />
Mentre recitava mentalmente il motto, il comandamento fondamentale, l’inno<br />
segreto suo e <strong>di</strong> tutti i politici appartenenti al parlamento del Bottananga, la<br />
porta secondaria dello stu<strong>di</strong>o si aprì e comparve, sorridente, il Leader.<br />
- Presidente…<br />
Impeccabile nel suo doppio petto, preciso nel maquillage, prezioso<br />
nell’atteggiamento, il Leader la accolse con un abbraccio.<br />
- Mia cara… Congratulazioni.<br />
Lei si lasciò stringere, si lasciò baciare sulle guance.<br />
69
- Grazie, io… sono pronta, non la deluderò.<br />
Il Leader la prese per mano e la accompagnò vicino a un sofà. Si sedette,<br />
sempre tenendole la mano. Lei gli rimase <strong>di</strong> fronte, in pie<strong>di</strong>.<br />
U<strong>di</strong>rono provenire dai corridoi esterni uno scalpiccio <strong>di</strong> passi veloci;<br />
funzionari, giornalisti. O la scorta, pensò lei.<br />
Dalla piazza sottostante urlò breve una sirena.<br />
Maria Estella Bocchini gettò una fugace occhiata alla luna schiacciata contro le<br />
sbarre <strong>di</strong> una finestra, poi si voltò <strong>di</strong> nuovo e la mano <strong>di</strong> lui stringeva più<br />
forte.<br />
- Mia cara… Mia cara… Confido molto in te. Il tuo è il compito più delicato.<br />
Ve<strong>di</strong>, come sai, il nostro è un progetto antico, un obiettivo importante per<br />
mantenere sal<strong>di</strong> i valori su cui si poggia questo paese… Ci sono interessi<br />
enormi in gioco. Il Gran Maestro ha progettato per decenni questo passaggio,<br />
siamo a una svolta storica.<br />
Maria Estella Bocchini tacque,<br />
Lui si passò l’altra mano sul mento, come se stesse cercando le parole.<br />
- In questi ultimi anni ho raccontato a questo popolo la mia favola. Ho dato<br />
alle televisioni il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffonderla. Perchè questo, Maria Estella, è un<br />
popolo che crede alle favole. Ci crede, sì, però (come <strong>di</strong>ce spesso il Gran Maestro) è<br />
un popolo dagli anticorpi massicci. Ha centinaia e centinaia <strong>di</strong> anni <strong>di</strong> storia,<br />
arte, cultura che lo proteggono. Possiamo dominarlo, ma mai fino in fondo.<br />
Per poterlo gestire appieno come vorremmo, dobbiamo <strong>di</strong>struggere il suo<br />
sistema immunitario, dobbiamo massacrare i suoi anticorpi e far sì che i<br />
giovani siano i primi ad assimilare la nostra favola.<br />
In una parola, mia cara – e qui sospirò, quasi il terminare la frase fosse per lui<br />
un sacrificio – Ci vuole l’ignoranza.<br />
Maria Estella Bocchini non <strong>di</strong>sse nulla. Si inginocchiò.<br />
- Ecco perchè tu sei il ministro più importante. Da te partirà l’opera <strong>di</strong><br />
evangelizzazione finale. Seguendo i dettami del Gran Maestro renderemo la<br />
scuola del Bottananga un’istituzione povera <strong>di</strong> mezzi e <strong>di</strong> valori. Faremo in<br />
modo che sia in grado <strong>di</strong> forgiare, in e<strong>di</strong>fici fatiscenti, una gioventù formata su<br />
ciò che già da anni nelle televisioni <strong>di</strong>ffon<strong>di</strong>amo: il nulla.<br />
Lei non parlò.<br />
Lui le pose la mano sul capo avvicinandola a sè.<br />
L’orologio era sulle ventitrè.<br />
- Il nostro problema sono gli intellettuali, gli artisti, gli scienziati, gli uomini<br />
formati sullo stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e la coscienza civile. <strong>La</strong> tua riforma scolastica<br />
eliminerà alla ra<strong>di</strong>ce questi elementi e impe<strong>di</strong>rà la nascita e la crescita <strong>di</strong> nuovi<br />
oppositori. Toglieremo alla scuola le risorse, faremo in modo che ci siano<br />
70
pochissimi insegnanti malpagati e precari, a fronte <strong>di</strong> moltissimi studenti<br />
rincoglioniti. E creeremo <strong>di</strong>soccupazione nel corpo docente, e impe<strong>di</strong>remo la<br />
ricerca scientifica… Incrementeremo la scuola privata che genererà profitti e<br />
insegnerà quello che noi vogliamo… quello che il Gran Maestro vuole…<br />
Il Leader abbassò gli occhi per un secondo, il tempo <strong>di</strong> scorgere i capelli <strong>di</strong><br />
Maria Estella Bocchini che si <strong>di</strong>sperdevano tra le sue ginocchia. Gemette.<br />
- E… cresceranno… cresceranno giovani che penseranno che la vita sia<br />
quella della pubblicità… o dei reality… Giovani dalle coscienze sedate,<br />
dormienti… che non si faranno più domande… perchè a loro comunque le<br />
risposte non interesseranno…<br />
Il Leader sospirò.<br />
- Sei pronta… p-per questo importante compito… c-che ti attende ?<br />
Maria Estella Bocchini <strong>di</strong> nuovo restò in silenzio.<br />
Ma stavolta ne aveva motivo.<br />
Non si può parlare<br />
con la bocca piena<br />
__________________________<br />
Thomas Pistoia è nato a Torino nel 71 e vive tra Presicce (LE) e Empoli (FI).<br />
Dopo aver gestito per anni il portale letterario viaoberdan.it, ha trasformato lo<br />
stesso in un blog su cui pubblica perio<strong>di</strong>camente i suoi racconti, poesie e canzoni.<br />
Spesso i suoi scritti vengono pubblicati su riviste letterarie online e cartacee.<br />
71
Maria Carla Baroni<br />
Comunismo<br />
Trage<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> un progetto utopia<br />
non realizzato<br />
che pare morto<br />
senza essere mai nato.<br />
Per il rosso<br />
( da Canti del <strong>di</strong>venire, rielaborata)<br />
Bruciano i bimbi rom nelle baracche<br />
gli operai nelle officine<br />
i boschi nella calda estate.<br />
Non lasciamo svanire<br />
dalle nostre ban<strong>di</strong>ere<br />
i simboli antichi del lavoro salariato.<br />
Non lasciamo che il rosso<br />
sia solo nei roghi <strong>di</strong> morte. ( da Canti d’amore e <strong>di</strong> lotta )<br />
Per una città delle donne<br />
Tante e vecchie e sole donne<br />
abitanti<br />
desolate lande <strong>di</strong> periferia<br />
e case degradate<br />
anche per voi<br />
il mio politico fare e poetare<br />
per una città bella per tutte<br />
senza muri e recinzioni<br />
una piazza <strong>di</strong> vita aggregata<br />
in ogni quartiere<br />
alberi fiori sentimenti.<br />
Una città <strong>di</strong> spazi e tempi<br />
72
sbocciati in comune<br />
con tempi lunghi a <strong>di</strong>latar gli spazi.<br />
Crisi economica mon<strong>di</strong>ale<br />
L’immensa piovra del capitalismo<br />
che tutto ha avvolto<br />
strisciando vischiosa<br />
intorno al pianeta morente<br />
con la crisi economica mon<strong>di</strong>ale<br />
stravolge esseri umani a milioni<br />
privati <strong>di</strong> lavoro casa ruolo sociale<br />
lasciati talora a morire <strong>di</strong> freddo<br />
rifiuti su scuri marciapie<strong>di</strong>.<br />
(da Canti d’amore e <strong>di</strong> lotta, rielaborata )<br />
E’ più che mai venuto il tempo<br />
d’alzar l’ali del comunismo<br />
per esseri umani uguali e solidali<br />
per una vita che non sia più merce. ( da Mangrovia )<br />
Sui tetti e sulle torri<br />
Operai sui tetti<br />
immigrati sulle torri<br />
muti<br />
gridano al cielo<br />
il dolore e il furore<br />
perché sulla terra<br />
il potere li ascolti. ( ine<strong>di</strong>ta )<br />
Area metropolitana milanese<br />
Case strade viadotti capannoni<br />
autostrade tangenziali<br />
73
centri commerciali<br />
incessante cemento.<br />
Divelta<br />
la forma degli abitati<br />
l’anima dei luoghi.<br />
Spento<br />
il respiro della Madre Terra<br />
dell’acquea pianura feconda. (da Mangrovia)<br />
Capitalismo<br />
Un <strong>di</strong>soccupato costretto a <strong>di</strong>re<br />
“per fortuna non ho figli”<br />
costretto a gioire<br />
per il morir della vita futura. ( ine<strong>di</strong>ta)<br />
__________________________<br />
Maria Carla Baroni, economista ambientalista da decenni impegnata nelle varie<br />
forme della politica fra cui il movimento delle donne, è nata nel 1940 a Milano,<br />
ove vive e opera. Scrive poesie fin dall’adolescenza, ma solo <strong>di</strong> recente ha iniziato<br />
a pubblicarle e a presentarle in varie città: Canti del <strong>di</strong>venire (L’Autore Libri,<br />
Firenze, 2002); Canti <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> lotta (Ibiskos, Empoli, 2003); Millenni <strong>di</strong> minuti (Il<br />
Filo, Roma, 2005); Canti d’amore e <strong>di</strong> lotta (LietoColle, Faloppio, 2008) in e<strong>di</strong>zione<br />
ampiamente rinnovata e ampliata; Mangrovia (LietoColle, 2011). E’ presente in<br />
antologie (Milano in versi: una città e i suoi poeti, Viennepierre, Milano, 2006;Tendenze<br />
<strong>di</strong> linguaggi, Helicon, Arezzo, 2008; <strong>La</strong> poesia, il sacro, il sublime, FaraE<strong>di</strong>tore, Rimini,<br />
2009; Calpestare l’oblio .Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale,Cattedrale,<br />
Ancona, 2010); e in altre <strong>di</strong> premi letterari, in riviste, siti e blog <strong>di</strong> poesia. Ha<br />
ottenuto tre primi premi <strong>di</strong> poesia e vari altri riconoscimenti.<br />
74
Maurizio Alberto Molinari<br />
Avanzi <strong>di</strong> Silenzio<br />
L’Aquila, 19 agosto 2011<br />
75
Franco Casadei<br />
Sempre loro<br />
Di tutto hanno fatto<br />
per os<strong>cura</strong>re il mondo<br />
ora che si è fatto buio<br />
si lamentano.<br />
__________________________<br />
Franco Casadei, me<strong>di</strong>co otorinolaringoiatra, vive e lavora a Cesena.<br />
Ha pubblicato le raccolte <strong>di</strong> liriche “I giorni ruvi<strong>di</strong> vetri” (Il Ponte Vecchio,<br />
Cesena, 2003) e “Se non si muore” (Ibiskos Risolo, Empoli, 2008).<br />
- Primo classificato nei premi <strong>di</strong> poesia: G. Ungaretti, 2005; Carlo Levi, 2005; <strong>La</strong><br />
poesia onesta, 2008; Giovane Holden, 2008; Lionello Fiumi, 2010.<br />
- Fra i primi classificati nei premi: M. Tobino, 2002; P. Neruda, 2006; G.<br />
D’Annunzio, 2006; C. Baudelaire, 2008; U. Foscolo, 2009; D. M. Turoldo, 2011; J.<br />
Prevert, 2011.<br />
- Sue poesie tradotte in spagnolo e in lingua romena su Steaua, rivista dell’Unione<br />
degli Scrittori Romeni.<br />
76
Manuela Potiti<br />
Basta <strong>di</strong> te, basta <strong>di</strong> me<br />
E ora basta!<br />
Basta con le cose che non funzionano!<br />
Basta con i binari che non si intrecciano!<br />
Basta con i politici<br />
Basta con la politica le guerre il mondo!<br />
Basta <strong>di</strong> te<br />
Basta <strong>di</strong> me<br />
Basta con la stagione che non sboccia!<br />
Basta far bisboccia<br />
Basta con i neonati<br />
E basta con le madri!<br />
Basta col lavoro!<br />
Basta con l’anarchia<br />
Basta con la democrazia<br />
Basta con questa televisione!<br />
Basta con l’eurovisione!<br />
Basta <strong>di</strong> te<br />
Basta <strong>di</strong> me<br />
Basta mangiare<br />
Basta arrabbiare<br />
Basta <strong>di</strong> te<br />
E basta <strong>di</strong> me<br />
__________________________<br />
Manuela Potiti è nata Livorno nel 1971 da padre livornese e madre siciliana, vive<br />
a Lucca dal 1972. Si è laureata in Giurisprudenza all’Università <strong>di</strong> Pisa. Ha<br />
pubblicato il romanzo autobiografico Le ragioni del cuore (2011). Attualmente<br />
lavora all’Inail.<br />
77
Enza Armiento<br />
A voi, chiedo <strong>di</strong> allontanarvi<br />
sui gra<strong>di</strong>ni delle chiese andate<br />
a men<strong>di</strong>care perdono<br />
in preghiera, alle anime che vi hanno tenuti nel cuore<br />
nutriti, come bambini affamati d’ogni desiderio<br />
che ora volete anche il cielo<br />
e qui l’inferno volete lasciare<br />
ai <strong>di</strong>avoli<br />
ricoperti <strong>di</strong> vostra polvere e sogni<br />
no, non le vostre case<br />
ben <strong>di</strong>versa sostanza quelle<br />
non le vostre donne <strong>di</strong> carne perfetta<br />
piazzate in borsa a trend.<br />
Possiate crepare <strong>di</strong> bellezza, schiattarvi<br />
nel vostro creato in terra<br />
muore persino il fiore tra le rocce<br />
e l’orfano colpevole <strong>di</strong> essere venuto al mondo<br />
è solo la variante alle armi che vendete.<br />
E crepate pure da morti<br />
se in para<strong>di</strong>so alle anime care a Dio sarete<br />
che qui è morto pure il vangelo<br />
e corpi deformi <strong>di</strong> miseria<br />
vagano come profeti<br />
senza speranza, una parola.<br />
***<br />
se da lontano<br />
vedrai arrivare il fratello scritto nel libro dei libri<br />
come fosse uno sputo <strong>di</strong> cielo<br />
a macchia aperta, sulla lapide del mare<br />
ti chiederai se anche quello è un uomo<br />
o solo un nero orizzonte<br />
il veleno della mala pianta<br />
78
vomitato da un <strong>di</strong>o agonizzante<br />
per una misericor<strong>di</strong>a<br />
lasciata alla bocca dei pesci<br />
<strong>di</strong> cui si tace l’acqua<br />
per notti d’ossa<br />
e morti insonni.<br />
Carla Gui<strong>di</strong> - Zainetto<br />
__________________________<br />
Enza Armiento vive a Manfredonia, è insegnante d’inglese in una scuola<br />
secondaria superiore. Scrive versi e romanzi. Alcune sue poesie sono state<br />
pubblicate in antologie <strong>di</strong> concorsi.<br />
79
Ivana Tanzi<br />
Di questi tempi<br />
Di questi tempi ogni volta<br />
che assisto a un <strong>di</strong>battito politico<br />
mi domando quanto<br />
silenzio<br />
occorrerà dopo<br />
(un dopo prima o poi ci sarà)<br />
perché sia reso alla parola<br />
l’onore perduto.<br />
<strong>La</strong> meta<br />
Ma se è al cuore che tende<br />
l’anima del mondo in cerca <strong>di</strong> senso<br />
allora il Sud<br />
ogni sud del pianeta<br />
non fa che resistere a un moto<br />
troppo <strong>di</strong>vergente dalla meta.<br />
__________________________<br />
Ivana Tanzi è nata a Parma e abita a Milano. Ha pubblicaro, in versi le<br />
raccolte: Un sasso, un sogno ed altro (Firenze Libri, 1987, Stanze <strong>di</strong>stanze, ed.<br />
Jojer, 2006, Il metro estensibile (puntoacapo, 2010), Fino all’ultimo comma<br />
(<strong>CFR</strong>, 2011)<br />
80
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Metafora terza: il tempo e la luce<br />
81
Alessandro Salvi<br />
*<br />
Strana questa nostra epoca in cui<br />
è <strong>di</strong>ventato un lusso pensare,<br />
un lutto ricordare,<br />
agire un sogno e i sogni?<br />
una ampollosa per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tempo.<br />
Esaurite tutte le aspettative<br />
assuefatti all'in<strong>di</strong>fferenza marciano<br />
eserciti <strong>di</strong> esecrabili esperti,<br />
i quali all'occorrenza<br />
glossano, riuniti in assemblea blaterano,<br />
mentre in silenzio<br />
gli altri stor<strong>di</strong>ti ingoiano qualsiasi<br />
cosa venga loro offerta ed infine<br />
pure ringraziano.<br />
Benvenuti nell'inferno o<strong>di</strong>erno.<br />
*<br />
È troppo comodo essere buoni,<br />
mansueti attendere la fila per<br />
il para<strong>di</strong>so. Buono è chi ha fortuna,<br />
chi invece non ce l'ha s'arrangia<br />
[ come<br />
può e sa, non ha scelta.<br />
«I nostri sogni sono comandati<br />
da coloro che impugnano lo<br />
[ joystick»<br />
(<strong>di</strong>rebbe Kreki, il pazzo).<br />
Sono poche le certezze innegabili,<br />
le conti sulle <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano.<br />
E ad essere sinceri, sì <strong>di</strong>ciamolo,<br />
riesce un'impresa a <strong>di</strong>r poco eroica<br />
82<br />
riuscire a camminare<br />
senza staccare lo sguardo da terra<br />
...aria malsana si respira, amici...<br />
quest'epoca ha ban<strong>di</strong>to ogni epico<br />
sforzo <strong>di</strong> renderla umana e vivibile.<br />
Nella periferia <strong>di</strong> questo vivere<br />
poche sono le cose che ci rendono<br />
felici, perlopiù sono vietate<br />
o troppo esose.<br />
Ma aspetta! aspetta un attimo...<br />
cerchi forse una droga che ti sganci<br />
da terra?<br />
Eccola, ti sta <strong>di</strong> fronte ed è gratis.
*<br />
Loro hanno bisogno <strong>di</strong> clienti,<br />
adulatori ed altri fruitori<br />
paganti ricevute, ma sempre sorridenti:<br />
è questo il mondo in cui viviamo. Se<br />
negli alti palazzi le gerarchie<br />
implodono rimpinzandoci sempre<br />
<strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ane dosi <strong>di</strong> nevrosi,<br />
be' non è che noi si possa far molto.<br />
E ancora e sempre loro ci propinano<br />
la stessa e solita demagogia:<br />
unità, fratellanza, pace, amore.<br />
Inquietante deja vu che ha del macabro,<br />
ma chi vogliono sfottere?<br />
Poi vengono a parlarmi ad<strong>di</strong>rittura<br />
<strong>di</strong> libertà e missioni umanitarie,<br />
<strong>di</strong> guerre preventive e missili con l'IQ<br />
elevato, democrazia da asporto<br />
ed altri obbrobri.<br />
Come no, andate a <strong>di</strong>rlo a qualcun'altro,<br />
me ne strafotto <strong>di</strong> tutti i proclami<br />
provenienti da voci inatten<strong>di</strong>bili.<br />
Tempo fa scrissi a propo una quartina:<br />
"Minuti, ore, giorni, mesi, secoli<br />
ed ecco dove siamo giunti adesso"<br />
<strong>di</strong>ssi scrollando il pene e i miei testicoli<br />
guardando fermo in basso verso il cesso.<br />
__________________________<br />
Alessandro Salvi (Pola, Croazia - 1976) vive da sempre a Rovigno, in Croazia.<br />
Ha pubblicato la raccolta Piovono formiche carnivore e altre inezie (Aletti, Villalba <strong>di</strong><br />
Guidonia, 2008) e la plaquette I fori nel mare (En Avant! Produzioni, Pistoia 2011),<br />
quest'ultima scaricabile gratuitamente dal sito internet della En Avant! Produzioni.<br />
<strong>La</strong> silloge Eserciziario <strong>di</strong> metafisica per principianti è contenuta nell'antologia Creare<br />
mon<strong>di</strong> (Fara e<strong>di</strong>tore, Rimini 2011). E-Mail: salaless@yahoo.it<br />
83
Michele De Luca<br />
Per chi<br />
(per noi sud<strong>di</strong>ti)<br />
Allo sbando servitore<br />
al fantasma guascone<br />
all’ora puntigliosa in cui annaffia<br />
potenziale il <strong>di</strong>sappunto<br />
e sorvola onesto<br />
epifanie pro<strong>di</strong>giose<br />
Susseguire lisci nei tempi <strong>di</strong> sfida<br />
nell’ora calata nei duttili esempi<br />
nell’andamento laterale della luna<br />
Ai car<strong>di</strong>ni dell’esserci<br />
triangola il <strong>di</strong>sgusto aggiuntivo<br />
tutto in briciole<br />
morale esempio e pu<strong>di</strong>cizia<br />
Si va così per colpa <strong>di</strong> pochi<br />
dagli abissi dorati<br />
sguar<strong>di</strong> perpen<strong>di</strong>colari<br />
alla terra dei governati<br />
Noi quaggiù sbilenchi confusi<br />
camminando traiettorie avanzate<br />
sull’orlo degli orli<br />
microbi sconfitti<br />
eroi soli<br />
dell’orizzonte putativo.<br />
(in: Altre realtà, Quasar, Roma, 2008)<br />
__________________________<br />
Michele De Luca è nato a Pitelli, <strong>La</strong> Spezia. Artista e poeta, ha pubblicato poesie<br />
su riviste, libri e antologie. Ha esposto in gallerie e musei in Italia e all'estero;<br />
l'ultima personale è del 2010-11 al Museo Civico Casa Deriu <strong>di</strong> Bosa in<br />
Sardegna. Vive e lavora in Liguria e a Roma, dove insegna all’Accademia <strong>di</strong> Belle<br />
Arti.<br />
84
Francesco Di Stefano<br />
Er destino finale<br />
Er cancro Berlusconi cià infettato<br />
er fegheto, lo stommaco e ’r cervello<br />
e nissun’antra parte ha risparmiato<br />
da la punta der piede ar capello.<br />
Tutto er Paese intero ha fracicato<br />
da nun trovasse un verde ramoscello<br />
sur quale un fiore novo è germojato<br />
p’accoje er canto dorce d’en fringuello.<br />
Li vermini ce balleno all’interno<br />
de sta carnaccia putrefatta e nera<br />
in bilico sur bucio dell’inferno<br />
come merda che solo aspetta e spera<br />
che la mano der Santo Padreterno<br />
nun tiri la catena, e bona sera!<br />
Il destino finale<br />
Il berlusconismo ci ha incancrenito / il fegato, lo stomaco e il cervello /<br />
e nessun’altra parte ci risparmia/dalla punta del piede ai capelli.//Tutto il<br />
Paese ne sta marcendo/da non trovarsi un verde ramoscello /su cui possa<br />
germogliare un fiore/che accompagni il dolce canto <strong>di</strong> un uccello.//I<br />
vermi ballano all’interno/<strong>di</strong> questa carne putrefatta e nera /in equilibrio<br />
sull’antro dell’inferno//come merda che solo aspetta e spera/che la mano<br />
del Santo Padreterno/non tiri la catena, e buona sera!)<br />
Na preghiera a modo mio<br />
Bisognerebbe <strong>di</strong>’ a li capoccioni<br />
- che fanno e che <strong>di</strong>sfanno a sto monno -<br />
che ciànno propio rotto li cojoni,<br />
che nun potemo annà pe loro a fonno<br />
85
co guerre per petrojo e p’affaroni,<br />
abbusi fatti a forza o co destrezza,<br />
poracci messi in riga co bastoni<br />
e la natura piena de monnezza.<br />
Sto sfogo mio è come na preghiera<br />
ch’elevo ar Padreterno ogni sera<br />
p’esortallo de dasse na sbrigata:<br />
o mette a posto tutta sta masnata<br />
oppuro - p’estirpà pe sempre er male -<br />
convocasse er Giu<strong>di</strong>zzio Univerzale.<br />
Una preghiera a modo mio<br />
Bisognerebbe <strong>di</strong>re ai potenti/- che fanno e <strong>di</strong>sfanno a questo mondo -<br />
/che ci hanno proprio stancato,/che non possiamo andare per loro a<br />
fondo//con guerre per il petrolio e gran<strong>di</strong> affari,/abusi fatti con la forza o<br />
con la furbizia,/poveretti governati a bastonate/e la natura trattata come<br />
un mondezzaio//Questo sfogo è per me una preghiera/che recito ogni<br />
sera a Dio/per esortarlo a decidersi in fretta://o mette a posto tutti questi<br />
signori/oppure - per estirpare totalmente il male -/è meglio che opti per il<br />
Giu<strong>di</strong>zio Universale.)<br />
A proposito de Roma ladrona<br />
Sor Senatore de sto mio stivale,<br />
quanno che <strong>di</strong>chi che Roma è ladrona<br />
fatte li gargarismi ner pitale<br />
pe fa’ la voce tua più chiara e bona<br />
visto che parli unno, e puro male!<br />
T’aricordo ch’è cosa vijaccona<br />
sparà su na città in generale,<br />
ner mucchio, senza sapé che perzona<br />
stai a corpì a le spalle, a tra<strong>di</strong>mento.<br />
86
Te potrei <strong>di</strong>’ che sei un terrorista<br />
che nun cià er tritolo ma lo strumento<br />
de la bocca pe mettese un po’ in vista;<br />
ma sarebbe un giu<strong>di</strong>zzio troppo attento<br />
pen travestito da separatista.<br />
A prposito <strong>di</strong> Roma ladrona<br />
Signor Senatore dei miei stivali,/quando <strong>di</strong>ci che Roma è ladrona/prima<br />
fatti i gargarismi nel pitale/per rendere più chiara la tua voce//visto che<br />
parli unno, e pure male!/Ti ricordo che è una vigliaccheria/sparare su <strong>di</strong><br />
una città in generale,/nel mucchio, senza sapere chi colpisci//alle spalle e<br />
a tra<strong>di</strong>mento./Potrei darti del terrorista/che invece del tritolo usa lo<br />
strumento//della parola per mettersi in bella vista;/ma questo sarebbe<br />
fare troppo onore/a uno che si spaccia per secessionista.)<br />
Lo sfragnamento der sogno<br />
Mezzo monno s'è spellato le mani<br />
pe applaudì a Obbama presidente<br />
perché spera che co lui er domani<br />
sarà mejo in ogni continente.<br />
Però intanto bombarda all'affegani<br />
come faceva quello precedente<br />
e nun cià manco in mente novi piani<br />
pe mette pace in tutto er Me<strong>di</strong>o Oriente.<br />
Ce pòi avè la pelle bianca o nera,<br />
èsse er faro de mille e più illusioni,<br />
ma pe rizzà sull'asta la ban<strong>di</strong>era<br />
ch'unisca tutte quante le nazzioni,<br />
ortre che testa e anima sincera<br />
ce vo’ puro un ber paro de cojoni.<br />
87
<strong>La</strong> <strong>di</strong>sintegrazione del sogno<br />
Mezzo mondo s’è spellato le mani / per applau<strong>di</strong>re Obama presidente /<br />
perché sperava che con lui il domani / fosse migliore in ogni continente.<br />
// Lui però intanto bombarda gli agfani / come faceva quello precedente<br />
/ e neppure ha in mente nuovi piani / per dare pace a tutto il Me<strong>di</strong>oriente<br />
// Puoi aver la pelle bianca o nera / esser faro <strong>di</strong> mille e più illusioni / ma<br />
per issar sull’asta la ban<strong>di</strong>era // che possa unire tutte le nazioni / oltre alla<br />
testa e all’anima sincera / ti ci vuole un bel paio <strong>di</strong> coglioni. [trad. G.<br />
<strong>Lucini</strong>]<br />
__________________________<br />
Francesco Di Stefano (Roma, 1947), vive ad Amatrice dal 2003. Ha pubblicato il<br />
romanzo Il bambino che attraversò il mondo come una meteora (Altromondo E<strong>di</strong>tore -<br />
2007 ). É atore <strong>di</strong> poesie in libretti “in proprio” per pochissimi amici. Fanno parte<br />
<strong>di</strong> questa serie: <strong>La</strong> <strong>di</strong>co tutta come me la sento (sonetti in lingua pseudo-romanesca<br />
sull’attualità socio-politica fino al 2009), Le ra<strong>di</strong>ci degli anni (poesie 1962-2002),<br />
L’incorporea amante (Poesie 1979-81), Sulle ali dell’anima (quartine, 2003-10 e <strong>di</strong>segni,<br />
1978-81). In preparazione: Navigando per ignoti mari (poesie <strong>di</strong> viaggio 1970-2011).<br />
88
Maurizio Sol<strong>di</strong>ni<br />
A Istanbul<br />
Navigo nel Çanakkale Boğazı<br />
e scorrono correnti <strong>di</strong> visioni<br />
tra realtà e mito e fiuto il calendario.<br />
All’inizio c’è Troia e il suo cavallo,<br />
c’è <strong>di</strong> mezzo una donna, una regina,<br />
una guerra, inganno e <strong>di</strong>struzione,<br />
il male alligna nei trapassi della storia<br />
con le trage<strong>di</strong>e poco <strong>di</strong>vine e tanto umane<br />
che spezzano i destini personali.<br />
Il Mar <strong>di</strong> Marmara conduce piano piano<br />
alla seconda Roma, città <strong>di</strong> Costantino<br />
poi impero bizantino e - sempre <strong>di</strong>struzioni -<br />
ecco l’impero ottomano: .<br />
Ma quali turchi, i turchi siamo noi, non c’entra<br />
religione, non c’è rumore, che non sia umano<br />
e l’Europa e l’Italia e la storia e il presente<br />
lo hanno <strong>di</strong>mostrato.<br />
Quanti giannizzeri<br />
a fare da contorno a quel sultano, quante<br />
ignominie, quanto <strong>di</strong> villano, coperto<br />
da escrementi sul bel suolo italiano,<br />
lontano, ma così presente, da fare arricciare<br />
il naso.<br />
<strong>La</strong> puzza arriva fino nel giar<strong>di</strong>no in cui<br />
mi trovo, Istanbul, il tanfo avvolge il mondo intero<br />
e vorrei tanto, che Eracle tornasse a fare pulizia…<br />
89
Non per niente in un passato neanche lontano<br />
qualcuno ha già ricantato le stalle <strong>di</strong> Augia.<br />
Vorrei ancora non provar vergogna<br />
a <strong>di</strong>re che sono italiano, ma in ben altro stato.<br />
I giovani<br />
Hanno sognato il vertice del pane<br />
e abitano su scorze <strong>di</strong> fragilità,<br />
quando il lavoro balla su palafitte;<br />
case, dove siete, si gira il tornante,<br />
ma non si vede niente all’orizzonte,<br />
sono giovani appesi a un tortiglione<br />
<strong>di</strong> oasi irreale, non c’è lo scarto <strong>di</strong> speranza,<br />
tutto muore nell’inefficacia <strong>di</strong> un tempo<br />
arido come il deserto, non c’è futuro;<br />
l’attesa è chiusa come un frutto acerbo,<br />
che non potrà mai maturare<br />
e insecchirà nella mollezza del frastuono<br />
dei rumori della <strong>di</strong>sperazione, vuota<br />
come il movimento delle risacche del mare,<br />
che affonda <strong>di</strong>ssolvendosi nella sabbia.<br />
Maurizio Sol<strong>di</strong>ni<br />
Roma, 30 settembre 2011<br />
Roma, 21 settembre 2011<br />
90
Carla Gui<strong>di</strong> – NO sporco<br />
__________________________<br />
Maurizio Sol<strong>di</strong>ni è nato nel 1959 a Roma, dove vive e lavora. Me<strong>di</strong>co, filosofo e<br />
poeta, insegna Bioetica e svolge la sua attività <strong>di</strong> clinico me<strong>di</strong>co presso la<br />
“Sapienza” Università <strong>di</strong> Roma. Ha all'attivo numerosi interventi, articoli e saggi<br />
(oltre 280 pubblicazioni) anche su riviste internazionali. Collabora con Riviste e<br />
quoti<strong>di</strong>ani, in particolare con i quoti<strong>di</strong>ani Avvenire e Il Messaggero. Ha<br />
pubblicato <strong>di</strong>verse monografie tra cui: <strong>La</strong> bioetica e l’anziano (ISB, 1999),<br />
Argomenti <strong>di</strong> Bioetica (Armando, 1999 e 20022), Bioetica della vita nascente<br />
(CIC, 2001), Filosofia e me<strong>di</strong>cina. Per una filosofia pratica della me<strong>di</strong>cina<br />
(Armando, 2006) e Wittgenstein e il libro blu (Mattioli 1885, 2009).<br />
Ha pubblicato le seguenti raccolte <strong>di</strong> versi: Frammenti <strong>di</strong> un corpo e <strong>di</strong> un'anima<br />
(Aracne, 2006), In controluce (LietoColle, 2009), Uomo. Poemetto <strong>di</strong> bioetica<br />
(LietoColle, 2010) e <strong>La</strong> porta sul mondo (Giuliano <strong>La</strong>dolfi E<strong>di</strong>tore, 2011). È<br />
presente in <strong>di</strong>verse antologie poetiche.<br />
91
Michele De Luca - Fronte<br />
92
Nunzio Festa<br />
Dalle feste<br />
magari s'applau<strong>di</strong>ssero<br />
dal ventre della falena<br />
i poppanti<br />
invece <strong>di</strong> sbellicarsi<br />
dolcemente<br />
al fuoco dei regnanti<br />
: quei car<strong>di</strong>ni<br />
della reazione/conservazione<br />
per frustrazione<br />
93<br />
ossessione<br />
: dove la fiamma<br />
oltre i soliti carabinieri<br />
infittisce la gamma<br />
dei contrabban<strong>di</strong>eri<br />
<strong>di</strong> vini e donne<br />
coi caffè che si riempiono<br />
del riso - d'altro riso in panne<br />
__________________________<br />
Nunzio Festa è nato a Matera, nell’81.Poeta, narratore, critico; lavora nel campo<br />
dell’e<strong>di</strong>toria, materana Altrime<strong>di</strong>a E<strong>di</strong>zioni – della quale è anche <strong>di</strong>rettore<br />
e<strong>di</strong>toriale e <strong>di</strong> alcune collane, e come consulente e<strong>di</strong>toriale.<br />
Collabora per le pagine <strong>di</strong> cronaca e cultura <strong>di</strong> alcuni giornali e con siti internet e<br />
riviste. Nel 2004 pubblica E una e una (Monte<strong>di</strong>t), nel 2005 la prima raccolta <strong>di</strong><br />
racconti Sempre <strong>di</strong>pingo e mi <strong>di</strong>pingo. (E<strong>di</strong>zioni Il Foglio letterario). Dieci brevissime<br />
apparizioni è il titolo delle prose poetiche pubblicate da LietoColle nel 2009. Lo<br />
stesso anno pubblica, presso Arduino Sacco E<strong>di</strong>tore, il romanzo, L’amore ai tempi<br />
dell’alta velocità. Del 2010 è Quello che non vedo, (poema, per Altrime<strong>di</strong>a E<strong>di</strong>zioni),<br />
con contributi <strong>di</strong> Ivan Fedeli, Plinio Perilli, Giuseppe Panella, Francesco Forlani,<br />
Franco Arminio, Massimo Consoli. Una sua silloge ine<strong>di</strong>ta, nel 2011, è entrata a<br />
far parte dell’antologia Retrobottega.(<strong>CFR</strong>). Nel 2011 è uscito presso sempre<br />
Arduino Sacco E<strong>di</strong>tore, il 'saggio' Birra <strong>di</strong> paese. Piccolo viaggio nei luoghi che perdono<br />
popolazione e prendono birra. Nel 2011, per Historica, ha scritto Matera. Vite scavate<br />
nella roccia. Ha <strong>cura</strong>to e prefato la raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> G. <strong>Lucini</strong> Il <strong>di</strong>sgusto (<strong>CFR</strong>,<br />
2011), e scritto una fiaba per l'antologia <strong>cura</strong>ta da Marino Magliani per<br />
Senzapatria C'era (quasi) una volta. Ancora del 2011, per E<strong>di</strong>zioni Senzapatria,<br />
pubblica il romanzo breve Farina <strong>di</strong> sole. E-Mail nunzio8@msn.com
Riccardo Quarello<br />
A proposito <strong>di</strong> mostri in casa<br />
Il mostro in casa<br />
noi l’abbiamo da tempo, tempo remoto,<br />
e siete voi:<br />
la nostra gioia appannata<br />
dalla vostra triste saggezza,<br />
la nostra fantasia raffreddata<br />
dalla vostra ottusa cecità,<br />
il nostro cuore stanco<br />
per la vostra indegna<br />
misera morale<br />
<strong>di</strong> uomini per bene<br />
che sapete il bene e il male<br />
che fate il nostro bene<br />
che fate il nostro bene<br />
anche contro <strong>di</strong> noi<br />
con sacrificio <strong>di</strong> voi.<br />
Ma chi ve l’ha detto<br />
che il sole sia meno caldo<br />
del vostro alito fetente,<br />
che la gente sappia meno<br />
delle vostre untuose parole,<br />
che i viventi siano riducibili<br />
in spazi da voi frazionati<br />
e modelli da voi <strong>di</strong>segnati.<br />
Voi<br />
che ci togliete l’aria,<br />
che ci togliete la terra,<br />
che ci togliete lo spazio,<br />
che ci togliete il tempo,<br />
che ci togliete la forza,<br />
che ci togliete uomini e donne<br />
da amare,<br />
non ci toglierete la vita<br />
per avere <strong>di</strong>scendenza,<br />
94
non ci toglierete l’o<strong>di</strong>o<br />
contro <strong>di</strong> voi e le vostre ragioni,<br />
non ci toglierete il riso<br />
che vi imbarazza,<br />
uomini d’onore, uomini d’ufficio,<br />
uomini al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni dubbio,<br />
burocrati,<br />
nostro mostro lussurioso<br />
cui piace il nostro sangue,<br />
nostro mostro spelacchiato<br />
dai mille pie<strong>di</strong> gottosi,<br />
nostro mostro domestico<br />
asmatico<br />
ed oggi<br />
affannato.<br />
Politecnico <strong>di</strong> Torino, 12 <strong>di</strong>cembre 1977<br />
__________________________<br />
Riccardo Quarello Partecipa ai movimenti degli anni Sessanta-Settanta. Si<br />
occupa <strong>di</strong> tecnologia sociale al Politecnico <strong>di</strong> Torino. Stu<strong>di</strong>a il pensiero e l’opera<br />
<strong>di</strong> Aurobindo e Mère, e l’esperienza <strong>di</strong> Auroville. Re<strong>di</strong>ge il Manifesto del bioregionalismo.<br />
Negli anni Novanta dà vita alla comunità <strong>di</strong> Torri Superiore (IM).<br />
Ha scritto sei raccolte <strong>di</strong> poesia, una sola e<strong>di</strong>ta. Dirige lo Stu<strong>di</strong>o Artylab, vive a<br />
Gravere (TO).<br />
95
Sebastiano Adernò<br />
Maledetta Italia<br />
Maledetta nazione<br />
<strong>di</strong> bocche spalancate<br />
in corrotta ammirazione.<br />
In attesa che s'infranga<br />
la clessidra <strong>di</strong> questi tempi<br />
ci sarebbe molto da fare,<br />
piangere sul sale.<br />
Invece ogni mezzogiorno<br />
i pettegolezzi cadono dall'albero,<br />
ingrassano lo stupore<br />
che sostiene la trama<br />
<strong>di</strong> questo triste palinsesto,<br />
un circo cucito attorno<br />
all'arroganza dell'uomo-Pinocchio<br />
andrebbe estirpato con lui,<br />
- orecchie d'asino -<br />
taciturno e sod<strong>di</strong>sfatto<br />
che avvilisce e avvelena<br />
tutto<br />
col suo orgoglio<br />
<strong>di</strong> sapersi sempre impunito.<br />
__________________________<br />
Sebastiano Adernò nel 2010 vince il “Premio Ossi <strong>di</strong> Seppia” e si classifica terzo<br />
al Premio <strong>di</strong> poesia “Antonio Fogazzaro”. A marzo è uscita la sua opera prima<br />
Per gli anni a venire e<strong>di</strong>ta da Lietocolle e da maggio è presente con un ebook nella<br />
Collana de <strong>La</strong> scuola <strong>di</strong> Pitagora e<strong>di</strong>trice. Sempre quest'anno è uscita una sua<br />
silloge dal titolo Kairos per Fara E<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Rimini.<br />
96
Francesco Macciò<br />
Di nomi, <strong>di</strong> tempi<br />
Di nomi, <strong>di</strong> tempi<br />
un lungo intreccio nella storia<br />
e snodo stretto <strong>di</strong> uomini spenti<br />
in proclami <strong>di</strong> fe<strong>di</strong> rapinose,<br />
omuncoli in una faida <strong>di</strong> parole<br />
oggi ancóra uguali tutti<br />
nei travestimenti, nei calcoli<br />
occhiuti dei privilegi.<br />
«Finisce dove finisce lo sguardo<br />
la strada <strong>di</strong> destra,» <strong>di</strong>ci scherzando<br />
nel tuo parlare onesto, «e quella<br />
<strong>di</strong> sinistra che era misura<br />
per misura quasi utopia<br />
quasi democrazia.»<br />
Si adempie in burla il mondo,<br />
il nulla in figura.<br />
Vai, vecchio John, per la tua via…<br />
*<br />
Per gli acquisti i consigli tutti<br />
mancati. Spazi grigi, inerti.<br />
Scomposizioni incastrate<br />
nei congegni liqui<strong>di</strong> dello sguardo.<br />
Pupille manomesse. Dei pupazzi<br />
ciechi, rattrappiti. Minuscoli<br />
moai con i baffi, <strong>di</strong> cera.<br />
Sabbia in vitro vetrificata.<br />
Nota: Il verso conclusivo è citato dal Falstaff, <strong>di</strong> Arrigo Boito.<br />
97
Le preghiere della sera.<br />
*<br />
Mutazioni così senza mutare<br />
l’onorato servizio a tasche<br />
gonfie <strong>di</strong> giustizia sociale →<br />
levità <strong>di</strong> parole in pantofole,<br />
<strong>di</strong> voci affinate a ciacolare:<br />
rifondare le se<strong>di</strong>... le fe<strong>di</strong><br />
in saldo nei centri commerciali,<br />
affondare negli outlet<br />
il vizio<br />
<strong>di</strong> se<strong>di</strong>zioni universali →<br />
__________________________<br />
Francesco Macciò è nato a Torriglia e vive a Genova dove insegna in un liceo.<br />
Ha pubblicato i libri <strong>di</strong> poesie L’ombra che intorno riunisce le cose (Manni, 2008) e Sotto<br />
notti altissime <strong>di</strong> stelle, con un saggio introduttivo <strong>di</strong> Luigi Sur<strong>di</strong>ch (Agorà, 2003). Ha<br />
<strong>cura</strong>to il volume <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su Giorgio Caproni «Queste nostre zone montane», con<br />
introduzione <strong>di</strong> Giovanni Giu<strong>di</strong>ci (<strong>La</strong> Quercia E<strong>di</strong>zioni, 1995). Suo il romanzo<br />
d’ambiente triestino Come dentro la notte (Manni, 2006), firmato con l’eteronimo <strong>di</strong><br />
Giacomo <strong>di</strong> Witzell. In corso <strong>di</strong> stampa, presso <strong>La</strong> Vita Felice (Milano), un nuovo<br />
volume <strong>di</strong> versi intitolato Abitare l’attesa.<br />
98
Franca Oberti<br />
Manovre <strong>di</strong> governo<br />
Tutto è stato detto,<br />
tanto è stato fatto,<br />
ma le parole,<br />
le lamentele,<br />
non hanno sortito<br />
alcun effetto;<br />
e guardandosi intorno<br />
con l’occhio smarrito<br />
il piccolo contribuente<br />
ha sùbito capito<br />
d’essere ancora<br />
l’unico perdente.<br />
__________________________<br />
Franca Oberti è nata nel 1952 a Genova e vive a Calco (LC). Auto<strong>di</strong>datta, per<br />
ragioni <strong>di</strong> salute, ha completato i gli stu<strong>di</strong> con attestati e <strong>di</strong>plomi inerenti la<br />
me<strong>di</strong>cina alternativa e svolge una sorta <strong>di</strong> attività più rivolta al volontariato che<br />
ad un lavoro vero e proprio. Ha partecipato a parecchi concorsi letterari,<br />
classificandosi quasi sempre fra i primi posti. Collabora con la rivista<br />
“Famiglia in Dialogo”, col Giornale della “Val Vobbia”, saltuariamente su<br />
“Libertà”, quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Piacenza; “Leccoprovincia” e “Merateonline”,<br />
giornali telematici della provincia <strong>di</strong> Lecco. Ha pubblicato anche su <strong>di</strong>verse<br />
antologie. E’ menzionata su antologie e ha collaborato all’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> premi<br />
letterari e manifestazioni culturali. E’ presidente <strong>di</strong> “Verso Lunezia”,<br />
associazione che si occupa principalmente <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina alternativa, e si occupa,<br />
prestando servizio <strong>di</strong> counselling, <strong>di</strong> Reiki, Pranoterapia, Massaggio antistress;<br />
utilizzo dei Fiori <strong>di</strong> Bach”. Ha pubblicato nel 1996 “Fior <strong>di</strong> Rododendro”,<br />
e<strong>di</strong>zioni <strong>La</strong>ura Rangoni; nel 1998 “Giglio Tigrato” a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Interlinea,<br />
Dott.ssa Ninnj <strong>di</strong> Stefano Busà; nel 1999 “In tocchetto de Zena”, poesie in<br />
<strong>di</strong>aletto genovese, e<strong>di</strong>zioni CO.EDIT <strong>di</strong> Genova; nel 2007 “Pentesilea”, delle<br />
E<strong>di</strong>zioni Pontegobbo <strong>di</strong> Bobbio (PC); nel 2009 “Genovesitu<strong>di</strong>ne” della<br />
E<strong>di</strong>zioni Pontegobbo <strong>di</strong> Bobbio (PC); nel 2010 “il cibo dei semplici”, collana<br />
composta da 7 piccoli libri inerenti la cucina <strong>cura</strong>tiva. Attualmente sono stati<br />
stampati i primi 4. Ed.Pontegobbo-Bobbio. In via <strong>di</strong> pubblicazione il volume<br />
“In Viaggio – alla ricerca dell’anima perduta”, ed. Verso Lunezia - e-mail:<br />
ramamoon@inwind.it<br />
99
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora quarta: il sangue<br />
100
Alberto Accorsi<br />
Aprire il fuoco<br />
Scarpe da tennis e voglia <strong>di</strong> saltare<br />
Occorre esser pronti<br />
Aver qualcosa da mangiare<br />
E saper <strong>di</strong> tecnica per profligare<br />
I neogrammatici ricordava il Gramsci<br />
ripassare il Bianciar<strong>di</strong> almeno<br />
insomma non desistere dalla voglia d’imparare<br />
serenità e tranquilli<br />
camminare sulle piante prepariamoci<br />
anche se... sembra un po’ banale<br />
__________________________<br />
Alberto Accorsi, 57 anni, laureato in Storia, vive a Novate Milanese.<br />
Scrive da qualche anno e soprattutto poesie. Svolge l’attività <strong>di</strong> il tecnico <strong>di</strong><br />
manutenzione alle <strong>di</strong>pendenze <strong>di</strong> una grande azienda informatica da oltre<br />
trent'anni.<br />
101
Clau<strong>di</strong>o Pagelli<br />
"Il pollo"<br />
è questo, lo sai, lo sbilenco universo<br />
della poca sopravvivenza,<br />
il magro avanzo della buona novella<br />
smarrita nei nostri occhi -<br />
Capitan Futuro appeso per il collo,<br />
ben pulito e cotto<br />
al forno, come un pollo<br />
(sbranato tutto, anche l'osso)<br />
rimane la lingua fragile<br />
<strong>di</strong> quei sogni da sognare <strong>di</strong> nascosto -<br />
l'aumento <strong>di</strong> stipen<strong>di</strong>o, il cuore in salute,<br />
il virus più raro alla gola del capo...<br />
102<br />
(in Papez, L'Arcolaio, 2011)<br />
__________________________<br />
Clau<strong>di</strong>o Pagelli nasce a Como nel 1975. Autore de "L'incerta specie"<br />
(LietoColle,2005), "Le Visioni del Trifoglio" (Manni,2007),"Ho mangiato il fiore<br />
dei pazzi" (Dialogo,2008), l'e-book "Buchi Bianchi" (Clepsydra,2010) e "Papez"<br />
(L'arcolaio, 2011).<br />
Pubblica inoltre plaquettes artistiche per i tipi <strong>di</strong> PulcinoElefante, con opere <strong>di</strong><br />
Emanuele Gregolin e Gianluigi Alberio.<br />
Premiato in numerosi concorsi letterari <strong>di</strong> interesse nazionale, sue poesie<br />
compaiono in cataloghi d'arte, riviste <strong>di</strong> settore e siti a tema.<br />
Presidente dell'Associazione Culturale Helianto, vive e lavora a Rovello Porro<br />
(CO).
Ennio Abate<br />
Il tarlo dell'esodante rifugiato in una poesia <strong>di</strong> Bertolt Brecht<br />
A chi esita * - -<strong>di</strong> Bertolt Brecht<br />
Dici: «Per noi va male. Il buio<br />
cresce. Le forze scemano.<br />
Dopo che si è lavorato tanti anni<br />
noi siamo ora in una con<strong>di</strong>zione<br />
più <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> quando<br />
si era appena cominciato.<br />
E il nemico ci sta innanzi<br />
più potente che mai.<br />
Sembra gli siano cresciute le forze, ha preso<br />
una apparenza invincibile.<br />
E noi abbiamo commesso degli errori,<br />
non si può più mentire.<br />
Siamo sempre <strong>di</strong> meno. Le nostre<br />
parole d’or<strong>di</strong>ne sono confuse. Una parte<br />
delle nostre parole<br />
le ha stravolte il nemico fino a renderle<br />
irriconoscibili.<br />
Che cosa è ora falso <strong>di</strong> quel che abbiamo detto?<br />
[IL TARLO: È falso tutto quello che avete detto credendo (o fingendo <strong>di</strong> credere) <strong>di</strong><br />
parlare a degli amici o almeno ad avversari curiosi. Erano invece vostri nemici. E<br />
avreste dovuto sapere o imparare presto che, appena in<strong>di</strong>viduati come <strong>di</strong>ssenzienti,<br />
critici, anticonformisti, vi avrebbero trattato senza esitazione da nemici. Avete<br />
sbagliato a credere innocenti le vostre ribellioni. Avete sbagliato a non vedere quanto<br />
cinico è il formalismo delle Leggi uguali per tutti, usate invece come scacciacani contro <strong>di</strong><br />
voi. Ben vi sta.]<br />
Qualcosa o tutto?<br />
103
[IL TARLO: Tutto, tutto. I vostri compagni hanno cambiato casacca e hanno<br />
allevato nipotini viziati (i <strong>di</strong>scendenti dei «Fratelli Amorevoli» <strong>di</strong> cui parlò Fortini) che<br />
ora spadroneggiano e vi fanno la morale sui giornali, alla TV, nelle università, nel<br />
Web. Non dovevate illudervi che lì in alto facessero ancora l’opposizione. <strong>La</strong> fingevano.<br />
Si sono mescolati tutti nel grande calderone della “democrazia”. E tutti hanno<br />
<strong>di</strong>mostrato, quando hanno avuto a turno l’occasione <strong>di</strong> governare, <strong>di</strong> decidere le stesse<br />
cose: tagli dei posti <strong>di</strong> lavoro, blocco dei salari, aumento delle tasse e soprattutto guerre).<br />
Su chi contiamo ancora?<br />
[IL TARLO: Soltanto su quelli che s’interrogano e dubitano sistematicamente. Ma<br />
non so dove ne troverete <strong>di</strong> questi tempi… ]<br />
Siamo dei sopravvissuti, respinti via dalla corrente?<br />
[IL TARLO: Certamente. Siete dei bastonati dalla storia. Non essendovi venduti e<br />
non accettando QUESTA DEMOCRAZIA, passerete il resto della vita a<br />
testimoniare insieme a pochi altri (inascoltati o pochissimo ascoltati) “qualcosa” che<br />
nessuno più crede possa essere davvero accaduta in passato anche in questo Paese,<br />
“qualcosa” sempre più intraducibile nella lingua americanizzata dei vincitori (e dei<br />
loro in<strong>di</strong>geni servi, che sono purtroppo vostri figli e nipoti). <strong>La</strong> vostra lingua è già<br />
«lingua mortua». Guarderete la corrente senza potervi più immergervi. Perché a voi fa<br />
ribrezzo, mentre loro ci sguazzano dentro ilari, in<strong>di</strong>fferenti o me<strong>di</strong>tabon<strong>di</strong>. E vi<br />
sbeffeggiano, vi fanno la lezioncina. Vi pesterebbero pure, se si presentasse l’occasione.<br />
Voi, appena parlate, gli ricordate troppo che «il re(-pubblica) è nudo».]<br />
Resteremo in<strong>di</strong>etro, senza comprendere più nessuno e da nessuno<br />
compresi?<br />
[IL TARLO: È probabile visto quello che è in arrivo…].<br />
O dobbiamo sperare soltanto in un colpo <strong>di</strong> fortuna?<br />
[IL TARLO: Meglio <strong>di</strong> no. <strong>La</strong> Fortuna i suoi colpi ve li ha già dati. Se proprio vi va<br />
<strong>di</strong> sperare, non cercate tra quelli che parlano troppo <strong>di</strong> democrazia.]<br />
Questo tu chie<strong>di</strong>. Non aspettarti nessuna risposta oltre la tua.<br />
* <strong>La</strong> poesia <strong>di</strong> Brecht, si legge a pag. 216 <strong>di</strong> «Poesie 1933-1956», Einau<strong>di</strong>, Torino 1977<br />
104
Donato Di Poce - Lettera dalla Shoah<br />
__________________________<br />
Ennio Abate è nato a Baronissi (Salerno) nel 1941. A Milano dal ‘62, ha lavorato<br />
come impiegato e operaio telefonista e completato gli stu<strong>di</strong> interrotti, abilitandosi<br />
prima in <strong>di</strong>segno e storia dell’arte e laureandosi poi in lettere moderne (in<strong>di</strong>rizzo<br />
storico). Ha insegnato fino al 1998 italiano e storia nelle scuole superiori. Dal<br />
1968 al 1976 ha partecipato ad «Avanguar<strong>di</strong>a Operaia». Ha pubblicato in<br />
fotocopie la rivista <strong>La</strong>boratorio Samizdat. Materiali <strong>di</strong> lavoro per intellettuali periferici<br />
(aprile 1986 – giugno 1990). È stato finalista al Premio <strong>di</strong> poesia <strong>La</strong>ura Nobile<br />
dell’Università <strong>di</strong> Siena nel 1991. Suoi testi <strong>di</strong> poesia, <strong>di</strong>segni, saggi e interventi<br />
critici sono apparsi su Allegoria, Chichibio, Hortus Musicus, Il gabellino, Il Monte<br />
Analogo, <strong>La</strong> ginestra, Inoltre, L’ospite ingrato, Qui. Appunti dal presente, Samizdat<br />
Colognom, Symbolon, Utopia concreta. Nel 2003 ha pubblicato la raccolta <strong>di</strong> poesie<br />
Salernitu<strong>di</strong>ne (E<strong>di</strong>zioni Ripostes, Salerno), prima sezione <strong>di</strong> un Narratorio ine<strong>di</strong>to.<br />
Ha tradotto dal francese e <strong>cura</strong>to manuali scolastici sulla Comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dante<br />
Alighieri e la storia del Novecento. Dirige la rivista <strong>di</strong> poesia e ricerca Il Monte<br />
Analogo e con<strong>di</strong>rige Poliscritture.Rivista <strong>di</strong> ricerca e cultura critica. Nel 2011 ha<br />
pubblicato, con <strong>CFR</strong>, la raccolta poetica Immigratorio.<br />
105
Giacomo Vit<br />
Ombrenis ta la not<br />
Ti mi còntis, Toni, poiàt<br />
ta ‘na ramassa <strong>di</strong> recuars,<br />
<strong>di</strong> cuant che chistis stra<strong>di</strong>s<br />
a èrin pestà<strong>di</strong>s da li’ ombrenis,<br />
e vuàltris i èris tàcis<br />
<strong>di</strong> libertàt tai baras’cians…<br />
Sclops e cròus, mos’cis e rais<br />
a sùpin i gorgs<br />
dai to’ vui…<br />
106<br />
Ma ti mi còntis ancia, Toni, poiàt<br />
ta la ramassa dal vuoi,<br />
che ogni not li’ ombrenis<br />
a tòrnin uchì a <strong>di</strong>spicià<br />
la lus da la luna,<br />
e lora tu, partigiàn da la vita,<br />
t’imbràssis il to fusìl…<br />
Ombre nella notte<br />
Mi narri, Antonio, appoggiato / a un ramo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>, / <strong>di</strong> quando queste strade /<br />
erano calpestate dalle ombre, / e voi eravate chiazze / <strong>di</strong> libertà fra i cespugli…/<br />
Fucili e croci, mosche e ragni / risucchiano i gorghi / dei tuoi occhi…//<br />
Ma mi narri anche, Antonio, appoggiato / al ramo del presente, / che ogni notte<br />
le ombre / ritornano qui a <strong>di</strong>staccare / la luce della luna, / e allora tu, partigiano<br />
della vita, / imbracci il tuo fucile…<br />
__________________________<br />
Giacomo Vit, nato nel 1952, vive a Cordovado (PN) dove insegna. Ha<br />
pubblicato <strong>di</strong>versi libri <strong>di</strong> poesie in friulano, fra cui Miel strassada, Pro<br />
Riccia, Cb, 1984, Chi ch'i sin, Campanotto, Ud, 1990, <strong>La</strong> plena, Pordenone,<br />
Biblioteca Civica, 2002, Sòpis e patùs, Roma, Cofine, 2006 e Sanmartin,<br />
Faloppio, Lietocolle, 2008. Nel 2001, con Marsilio è uscita <strong>La</strong> cianiela,<br />
poesie e<strong>di</strong>te e ine<strong>di</strong>te scritte dal 1977 al 1998. Con Giuseppe Zoppelli ha<br />
<strong>cura</strong>to le antologie della poesia in friulano Fiorita periferia, Campanotto, Ud,<br />
2002 e Tiara <strong>di</strong> cunfìn, Biblioteca civica <strong>di</strong> Pordenone, 2011.<br />
Nel 2011 è risultato vincitore del premio <strong>La</strong> bocca della verità con la silloge<br />
Zyklon B- I vui da li’ robis, pubblicata da <strong>CFR</strong>.
Nerina Garofalo<br />
<strong>La</strong> mongolfiera<br />
Ed abitavi anche tu a New York<br />
non lo sapevi come accadeva<br />
ma accadeva che cadessero giù,<br />
senza rimorso come molliche dalle<br />
labbra appena gonfie per il sonno<br />
quelle parole non trovate che tenevi<br />
a stento unite a te attraverso il filo<br />
rancoroso <strong>di</strong> uno specifico ricordo.<br />
Quale ricordo?<br />
Se non ci fosse quella sindone <strong>di</strong> appena 8mm<br />
che ostinatamente porti con te attraverso<br />
tutte le sale, tutte le case, tutte le cose,<br />
la parsimonia del dolore quando si mostra<br />
nell’a <strong>di</strong>stanza. E quella forma malcelata <strong>di</strong><br />
risarcimento che sanno essere le emittenti.<br />
Voglio un pianeta stanco, ti grida il ventre<br />
da sotto, e tu non sei che il suo ricattatorio<br />
ossario in legno. Non ci riesci più, e questo<br />
nonostante l’erezione del mattino ti rammenti<br />
<strong>di</strong> come sei potente se torni cinquant’anni<br />
in<strong>di</strong>etro e tieni ferme, ed ostinatamente,<br />
le mani al muro. Qualcuno spara<br />
alle tue spalle. Sempre.<br />
Ma poi lo sai che è come un sogno.<br />
Come se Donnie Darko fosse un sequel<br />
Come se fosse vero che non le ve<strong>di</strong><br />
le sommatorie <strong>di</strong> questi Piccoli affari sporchi<br />
che si consumano a ogni mercato che sta<br />
all’incrocio fra casa tua e casa tua, e nella<br />
feritoia che hanno <strong>di</strong>chiarato essere la natura<br />
delle donne, del femminile e del vago.<br />
107
Non ti consola che mentre crollano le torri<br />
Che sono state <strong>di</strong>segnate con arguzia da<br />
Toppi su un mazzo <strong>di</strong> tarocchi, tu possa<br />
ancora <strong>di</strong>re degli uomini e dei topi, e della<br />
serie infinita dei romanzi che poi nessuno<br />
ha saputo <strong>di</strong>re fino in fondo al cieco mondo,<br />
allettato, perché nessuno parla braille.<br />
E non ci salvano le ipotesi <strong>di</strong> scambio,<br />
le economie del dono, le mal<strong>di</strong>centi<br />
anomalie che: una cosa a te e una cosa<br />
a me. Perché per sempre manca un secondo<br />
all'orologio. Casca il mondo.<br />
Nessuno regge, nessuno porta.<br />
Ed è così sottile la linea <strong>di</strong> separatezza<br />
che tiene al lato del tuo corpo la ricchezza<br />
bruciata del kimono, mentre tu speri che<br />
ti salvi la passione, la polvere dell’eros,<br />
il gesto contromano.E vuoi trascorrere<br />
questo 11 settembre a domandarti<br />
che cosa accade fuori. Perché dentro<br />
non c’è niente.<br />
(da ground zero il coro delle anime)<br />
Non siano stati amanti né tegole alla testa<br />
il nostro amore lo ri<strong>di</strong>cano le fronde a testa bassa<br />
sussurrino le cime lo sfiorare ed ogni acuto gridolino<br />
femminile lo racconti il mare. Lo tenga fermo ogni<br />
confine stretto al muro, che non si muova il ventre<br />
mentre il creato d'alba scossa si spaura.<br />
Lo porti l'onda fino a farlo derivare da ogni<br />
ra<strong>di</strong>ce secca che <strong>di</strong> muschio prende odore.<br />
Lo annusino ogni cane e un asinello<br />
a cui sia stato tolto l'occhio e aperto il verno.<br />
Lo ribattezzi la storia bambinella portata<br />
in dote a mezzanotte a quella rotta<br />
108
e <strong>di</strong>sarmata anca ritorta fino a formare una<br />
ra<strong>di</strong>ce nuova, svolata l'anima, gridata la<br />
paura, come quel punteruolo all'usuraio<br />
delle anime, chiamato nostro onore, ed un<br />
due tre, e poi stella.<br />
settembre 2011)<br />
109<br />
per non<br />
<strong>di</strong>menticare...<br />
__________________________<br />
Nerina Garofalo, vive a Roma dove lavora come coach e narrative<br />
thinker. In ambito poetico, dal 2004 fa ricerca militante.
Alessandra Palmigiano<br />
Mr Black<br />
Eloisa, per te non c’è niente<br />
meglio <strong>di</strong> un accademico in carriera<br />
Hai preso i tuoi libri troppo sul serio<br />
e il cavaliere dei due -- eri tu:<br />
ogni suo or<strong>di</strong>ne un tuo desiderio<br />
Ma quel veleno si dà solo ai ragazzi<br />
quella morale non è che una tecnica<br />
da utilizzare, l’ennesima logica<br />
in cui non si può credere: alla fine<br />
il tuo idealismo ha fruttato anche a te<br />
una carriera. Cos’altro puoi fare<br />
adesso, se non fartela piacere.<br />
***<br />
Mr Pink: Why can’t we pick out our own colors?<br />
Joe: No way. Tried that once, it don’t work.<br />
You get four guys fighting over who’s<br />
gonna be Mr Black.<br />
Reservoir Dogs, 1992<br />
È bene mantenere il segreto su ciò che <strong>di</strong>viene<br />
così taciamo e giochiamo sulle cose<br />
cruciali, posiamo occhi neutri<br />
sugli universi in moto, veliamo il rischio<br />
il centimetro che ve<strong>di</strong>amo ammiccare<br />
sorri<strong>di</strong>amo sereni e chiu<strong>di</strong>amo: è cosa<br />
da nulla, davvero. <strong>La</strong> cosa lì accanto<br />
(gatto sul patio), intanto<br />
sorvegliamo laterali, in un altro<br />
corpo in palestra, <strong>di</strong>scretamente, la minima<br />
sostanza che si muove in un’altra parte<br />
Proteggere è proteggersi: la lezione<br />
dell’appren<strong>di</strong>stato, del gioco segreto<br />
che è stato all’inizio<br />
110
Non è nulla davvero, <strong>di</strong>ce il gatto, ma<br />
adesso ti faccio vedere come si muore.<br />
Pattern Recognition<br />
L’apocalisse è la somma <strong>di</strong> tutte le soglie<br />
generate e varcate sotto la percezione<br />
dove il futuro si incen<strong>di</strong>a sul passato<br />
È la misura del successo, l’ottimismo pre<strong>di</strong>cato<br />
ai martiri: il loro inferno è il tuo para<strong>di</strong>so<br />
Ed è il <strong>di</strong>scorso delle stanze magre:<br />
nel silenzio delle unghie che crescono<br />
non si trova niente che non vi abbiamo messo<br />
l’oggetto e il suo posto rassi<strong>cura</strong>to<br />
il corollario della assoluta <strong>di</strong>sciplina<br />
della vita reclusa nel crogiolo, la nervatura<br />
dell’intangibilità. E abbiamo ricordato l’armatura<br />
piovere a placche sul corpo dell’eroe<br />
<strong>La</strong> vestizione segreta, <strong>di</strong>cevo -- declinata in co<strong>di</strong>ci<br />
e protocolli della missione svelata tra <strong>di</strong>giuni<br />
e preghiere, mentre accu<strong>di</strong>amo al fuoco dell’offesa<br />
la hybris domestica, il laser del supermercato.<br />
Tentazioni<br />
Vita che se non accon<strong>di</strong>scende invita<br />
a pensare come quando ci si sporge<br />
da un burrone, se si è soli<br />
liberi paranoici assolti, che non lo si è<br />
ancora abbastanza, perché tutto arrivi<br />
ai suoi contorni facili come rifiutare<br />
la proposta indecente che non arriva<br />
nell’aria dura del freddo. I miei giorni<br />
<strong>di</strong> privazione non hanno nessun merito<br />
(Tuttre le poesie qui riportate sono tratte da<br />
<strong>La</strong> seconda natura, Lietocolle, 2007)<br />
111
Foto: <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> Avanzi <strong>di</strong> inciviltà a 2000 metri,<br />
ossia: sensibilità ambientale <strong>di</strong> Agip mineraria<br />
__________________________<br />
Alessandra Palmigiano (Catania, 1973). Dal 1996 la sua vita compie oscillazioni<br />
<strong>di</strong> lustri tra Amsterdam e Barcelona. Ha conseguito un dottorato in logica a<br />
Barcelona, dove gran parte delle poesie <strong>di</strong> questa raccolta sono state scritte. Nel<br />
2005 è apparsa su Atelier 40 la silloge <strong>La</strong> Seconda Natura, che con altre poesie si è<br />
realizzata nell’”opera prima” intitolata <strong>La</strong> seconda natura, e<strong>di</strong>ta da Lietocolle, dalla<br />
quale sono state tratte queste liriche.<br />
112
Angelo Guarnieri<br />
In<strong>di</strong>gnatissimo<br />
Sono in<strong>di</strong>gnatissimo.<br />
Non so come tenermi.<br />
Sono in crisi <strong>di</strong> alternativa.<br />
Vera alternativa. E densa.<br />
Un prato verso una <strong>di</strong>scarica.<br />
Ho un programma politico.<br />
Da tanto. Lo grido a tutti.<br />
Stu<strong>di</strong>are, organizzarsi.<br />
Dialogare senza litigare.<br />
Deporre le spine e il miele.<br />
Mai rinunciare ai principi.<br />
Ai fondamenti della democrazia.<br />
Guardare spesso il cielo.<br />
Dare forme al futuro.<br />
Per tutti, senza esclusioni.<br />
Oppure andare a Lourdes!<br />
__________________________<br />
Angelo Guarnieri è nato nel 1951 a Castelbuono in Sicilia. Nel 1966 è emigrato<br />
con la sua famiglia in Liguria, che da quel momento è <strong>di</strong>ventata l’altra metà della<br />
sua terra. Si è laureato in Me<strong>di</strong>cina a Genova e si è specializzato in Psichiatria e<br />
Neurofisiopatologia. Dal 1979 ha lavorato come Psichiatra nei Servizi Pubblici<br />
per la Salute Mentale della Provincia <strong>di</strong> Genova. Ha pubblicato Nel tempo del privato<br />
- Diario in forma <strong>di</strong> poesie e inversi frammenti 1997-1999, Caroggio E<strong>di</strong>tore, Arenzano,<br />
2000.<br />
Ha pubblicato Nel tempo dell’inganno - Dopo l’11 settembre 11 poesie, Le Mani, Recco,<br />
2002. Ha <strong>cura</strong>to la raccolta <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Alda Merini Dopo tutto anche tu, E<strong>di</strong>zioni<br />
San Marco dei Giustiniani in Genova, 2003.<br />
Ha pubblicato Dintorni ( Sicilia, luglio – agosto 2009), Le Mani, Recco, 2009.<br />
Nella Rivista <strong>di</strong> Psicologia Analitica (1°semestre 2011) ha pubblicato (con Angelo<br />
Malinconico, psicologo analista) il saggio “<strong>La</strong> poesia, la psichiatria, Alda Merini:<br />
epifanie e nascon<strong>di</strong>menti”.<br />
113<br />
Pietà<br />
Uomo <strong>di</strong>stratto!<br />
Una pigna è bella.<br />
Come la Pietà <strong>di</strong> Michelangelo!<br />
Attento! <strong>La</strong> <strong>di</strong>fferenza, lume.<br />
Pietà ne esistono solo due<br />
nel mondo dei millenni.<br />
Pigne ce ne sono <strong>di</strong> più.<br />
Michelangelo era uomo solo,<br />
seppure immenso.<br />
Le pigne sono innumerevoli.<br />
Come le stelle. Un cielo in terra!<br />
Hanno tanti genitori, amorevoli.<br />
Alberi – madri. Alberi - padri.
Giampaolo G. Mastropasqua<br />
I cucinati<br />
Chi ha posto un coperchio <strong>di</strong> sole sulle teste<br />
per incantarci col sorriso rado delle nubi?<br />
Chi ha portato l’acqua cristallina alle porte<br />
per frantumarci nel vetro dell’immobilità?<br />
Chi soffia il vento bruciante in piena faccia<br />
per soffocare gli ultimi neuroni del respiro?<br />
Chi accende un fuoco <strong>di</strong> terra sotto i pie<strong>di</strong><br />
per spingerci all’ombra della nostra ombra?<br />
Qualcuno ruota le pareti d’acciaio azzurro<br />
nel soggiorno che aggiorna retoriche immagini,<br />
qualcun’altro cucina i sogni e assaggia la cottura<br />
sciogliendo il sale della menzogna sul fondo.<br />
Nelle padelle dei vicini un olio bollente<br />
continua a friggere polpi e inchiostri<br />
ma la pentola a pressione chiamata Sud<br />
presto per saturazione esploderà!<br />
Mamma economia<br />
“Mamma Economia compra l’anima mia<br />
pren<strong>di</strong> sempre l’ultimo e sempre così sia!”<br />
Sono chi non ve<strong>di</strong> tra le pieghe dei tuoi cieli<br />
sono l’infante carbonizzato della tua Africa<br />
<strong>di</strong> ieri, ho il ventre enorme <strong>di</strong>voro l’aria tre pasti<br />
al minuto, bevo pestilenze, bombe intelligenti, stupri<br />
dell’altro mondo, e mitragliate <strong>di</strong> serenità al secondo<br />
ma non parlo, vomito silenzio, un silenzio enorme,<br />
un silenzio fungino, assassino, ho solo due occhi <strong>di</strong> pece<br />
che gridano per me inermi e sono fratello dei vermi.<br />
Eppure rido come un Re, danzo nel mio ventre<br />
per un tozzo <strong>di</strong> pane, faccio il saltimbanco<br />
per saziare la tua fame, e non importa se muoio<br />
al secondo o domani, ho fatto in<strong>di</strong>gestione<br />
114
del tuo mondo <strong>di</strong> caimani, vieni mamma bella<br />
usami tutto, pren<strong>di</strong> i miei sfinteri, li dono<br />
per poco, tanto non riesco a defecare, li lancio<br />
per gioco, usami come legna per accendere il fuoco<br />
a te anche la mia pelle così rivesti il tuo <strong>di</strong>vano<br />
per gli ospiti opulenti o tappezzi un bel trivano<br />
o imbalsami anche vivo come un trofeo sahariano<br />
o fammi un portabiti alla moda per i tuoi ornamenti<br />
o una scultura originale o ti prego mamma appen<strong>di</strong><br />
il mio scheletro nell’arma<strong>di</strong>o se vuoi ridere<br />
e urinami anche addosso se hai bevuto troppo<br />
o versa qualche spicciolo sul conto incontinente<br />
o usa le vene e fanne una fionda per tirar scherzi rari<br />
ai tuoi amici più cari. E se mamma non sei felice<br />
pren<strong>di</strong> il mio cuore per battere la morte<br />
le mie orecchie per ascoltare il deserto<br />
come un concerto, misurami tutto dall’alluce<br />
al pollice, pren<strong>di</strong> i miei numeri e giocali al lotto<br />
sulla ruota dell’imbecillità e del complotto<br />
risparmia mamma bella, pren<strong>di</strong>mi gli occhi per il golf<br />
o il biliardo, le ossa come collane per l’azzardo<br />
i miei capelli ricci per i tuoi più perversi capricci<br />
e il mio membro <strong>di</strong> ghiaia come bastone della vecchiaia.<br />
Mamma mia, mettimi in borsa, fai <strong>di</strong> me un portafoglio<br />
per i tuoi risparmi <strong>di</strong> corsa, sarò la tua buona azione quoti<strong>di</strong>ana<br />
il tuo in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> riserva per il mercato nero, e già che mi ami<br />
pren<strong>di</strong>mi i polmoni e respira tu per me, tu che avrai poco fiato domani.<br />
<strong>La</strong> partita<br />
Per tutti i morti che sono vivi in battaglia<br />
e abitano le montagne come echi umani<br />
e aprono con la loro carne un sentiero<br />
e percuotono il cielo, con la voce macerata<br />
delle ultime labbra, nei timpani luminosi<br />
<strong>di</strong> Dio, affinché i vermi possano trasformarsi<br />
con la metamorfosi del sangue sonante<br />
in monete inven<strong>di</strong>bili, in farfalle da guerra<br />
115
per la pianura della parola tuono<br />
non calpestate i fiori, hanno voci attinte<br />
e sanno sussurrare ai sogni come perire<br />
o fiorire, dove il terreno non è terreno<br />
dove generazioni spioventi pioveranno<br />
arando l’acqua <strong>di</strong> un corpo verde<br />
fino all’arabesco <strong>di</strong> un risveglio.<br />
Per tutti i vivi che sono morti in vestaglia<br />
nelle pantofole <strong>di</strong> un silenzio consunto<br />
nel delirio degli anni senza delirio<br />
nello stridore <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>a elettrica<br />
servita a tutti, come un capitale <strong>di</strong> morte<br />
in prima visione, una partita a scacchi<br />
per muovere le pe<strong>di</strong>ne al fuorigioco<br />
con le mani avide e affettuose del boia:<br />
<strong>di</strong>voravano le anime su un piatto d’argento<br />
perché non avessero voce, ripulivano in<strong>di</strong>zi<br />
con carta <strong>di</strong> giornale, la familiare impresa<br />
del terrore accecante, impiegate o piegate.<br />
_______________________<br />
Gianpaolo G. Mastropasqua Me<strong>di</strong>co e Maestro <strong>di</strong> Musica (Clarinettista) è nato<br />
a Bari, vive migrante tra la Porta del Me<strong>di</strong>terraneo, il Colle <strong>di</strong> Santeramo e la<br />
capitale dell’Andalusia. Ha pubblicato "Silenzio con variazioni" (Ed. LietoColle,<br />
2005, finalista al Premio Festival delle Arti <strong>di</strong> Bologna, 2006, vincitore del Premio<br />
Internazionale “Nuove lettere”, Istituto italiano <strong>di</strong> Cultura, Napoli, 2007). Nel<br />
2008, per il medesimo e<strong>di</strong>tore, ha dato alle stampe "Andante dei frammenti<br />
perduti", raccolto in una notte e in un’alba <strong>di</strong> cinque anni prima. Ha <strong>di</strong>retto il<br />
“LietoColle Sud Tour” e “Artisti contro il Bavaglio”, ha <strong>cura</strong>to l’antologia fuori<br />
commercio "Se/<strong>di</strong>ci/anni" (progetto anti<strong>di</strong>spersione scolastica) e co-<strong>cura</strong>to<br />
l’Antologia "Taggo e Ritraggo" sulla poesia ai tempi <strong>di</strong> Facebook. Testi o<br />
recensioni sono presenti in Antologie, Riviste Specializzate, Quoti<strong>di</strong>ani, Blog<br />
Letterari, Ra<strong>di</strong>o-Tv. Nel 2011, per l’Ine<strong>di</strong>to, è stato finalista al Premio<br />
Internazionale "Mario Luzi" e vincitore del Premio Internazionale "Alda Merini".<br />
Ha 31 anni.<br />
116
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> Metafora quinta: l’ari<strong>di</strong>tà<br />
117
Luca Ariano<br />
***<br />
È rimasta la carcassa<br />
del palazzo in costruzione,<br />
spolpata da vento e pioggia;<br />
accanto ruderi d’un casale<br />
transennato… pericolante<br />
– <strong>di</strong>cono sia una storia<br />
<strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà e testamenti –<br />
L’Enrico dopo un sabato <strong>di</strong> lavoro,<br />
un giro in piazza e una sùppa riscaldà<br />
nel cucinino tra montagne <strong>di</strong> piatti<br />
e la televisione vociante.<br />
Fiulin tra strade longobarde:<br />
solcate da Franchi, Asburgo, Fascisti<br />
e Partigiani ma si sente sempre il profumo<br />
delle sere <strong>di</strong> studenti tra antiche chiese<br />
e acque a riflettere stagioni.<br />
Da quella casa, <strong>di</strong> notte, pare <strong>di</strong> sentire<br />
il rumore del mare ma sono solo auto<br />
in corsa verso la festa.<br />
***<br />
Nelle lunghe notti <strong>di</strong>etro inferriate<br />
– una volta gh’era sémper la pòrta avèrt –<br />
L’Enrico osserva il Maurello con la ra<strong>di</strong>olina;<br />
nessuno sa da dove venga… dove abiti<br />
– forse alle case popolari –<br />
… dove faccia la spesa o mangi.<br />
Luciano da una vita duro e puro<br />
ancora busto del Duce sul como<strong>di</strong>no<br />
e manganello sotto il giubbotto,<br />
quel fratello frocio è una iattura:<br />
non si parlano da anni, a Natale<br />
118
coi parenti sorrisi <strong>di</strong> circostanza:<br />
«Scusa mi passi l’olio?»<br />
Fiulin e Teresa tra nebbia, un tempo<br />
palude, come panna in un dolce<br />
a fine pasto: la trattoria non è così<br />
tipica, o forse ha solo il sapore<br />
della sua gente confusa nelle epoche.<br />
_______________________<br />
Luca Ariano ha pubblicato la raccolta <strong>di</strong> poesie Bagliori crepuscolari nel buio nel<br />
1999. Numorose sue poesie sono apparse su riviste, blog e siti letterari su internet.<br />
Collabora con le riviste «ALI», «clanDestino», «<strong>La</strong> Barriera». Nel 2005 è uscita una<br />
sua plaquette ne <strong>La</strong> coda della galassia (Fara) e la sua seconda raccolta <strong>di</strong> poesie<br />
Bitume d’intorno (E<strong>di</strong>zioni del Bra<strong>di</strong>po), con la prefazione <strong>di</strong> Gian Ruggero<br />
Manzoni, per le E<strong>di</strong>zioni del Bra<strong>di</strong>po <strong>di</strong> Lugo <strong>di</strong> Romagna. Con Enrico<br />
Cerquiglini ha <strong>cura</strong>to per Campanotto l’antologia Vicino alle nubi sulla montagna<br />
crollata (2008). Fa parte dello staff della casa e<strong>di</strong>trice Kolibris. Nel 2009 una parte<br />
della sua plaquette Contratto a termine è stata pubblicata ne <strong>La</strong> borsa del viandante<br />
<strong>cura</strong>ta da Chiara De Luca (Fara). Sempre nel 2009 ha <strong>cura</strong>to con Luca Paci<br />
l’antologia Pro/Testo (Fara). Nel 2010 per le e<strong>di</strong>zioni Farepoesia <strong>di</strong> Pavia è uscita la<br />
plaquette Contratto a termine con una nota <strong>di</strong> Francesco Marotta. Nel 2011 con<br />
Marco Baj per Officine Ultranovecento ha pubblicato il libro d’artista Tracce nel<br />
Fango.<br />
119
Antonio Devicienti<br />
I balconi fioriti <strong>di</strong> Genova<br />
.....qui il braccio <strong>di</strong> ferro non è tra pari, ma tra chi ha tutto il potere<br />
e chi sembra non averne affatto. Eppure il potere dei potenti qui<br />
si accompagna a una frustrazione furibonda: la scoperta che,<br />
nonostante tutte le armi a <strong>di</strong>sposizione, il proprio potere ha un<br />
limite inesplicabile.<br />
John Berger, Abbi cara ogni cosa (pag. 76 dell'e<strong>di</strong>zione italiana).<br />
Lo stivale che spicca il sangue<br />
dal viso del ragazzo prono<br />
[ sull'asfalto<br />
il manganello che spacca i denti<br />
della bocca <strong>di</strong>latata <strong>di</strong> terrore<br />
la kefiah premuta sul naso<br />
del fotoreporter a tamponare<br />
[ l'epistassi<br />
il blindato che s'avventa bestia<br />
[ d'o<strong>di</strong>o<br />
contro le mani aperte inermi<br />
accusano<br />
la scrittura se, dama borghese,<br />
s'ostinasse a cantare i balconi<br />
[ fioriti<br />
<strong>di</strong> Genova.<br />
Ti afferra la scrittura,<br />
ti spintona fin dentro la scuola<br />
e ti sbatte ad inginocchiarti sul<br />
[ pavimento<br />
accanto alla ragazza ammanettata<br />
al termosifone bagnata d'orina<br />
(guardala, ti <strong>di</strong>co, guardala!)<br />
ti <strong>di</strong>lata la scrittura le orecchie,<br />
che ascoltino bene<br />
gli insulti<br />
del poliziotto che porta tatuato<br />
nel palmo della mano DUX<br />
(anche lui figlio del popolo, sì,<br />
ma sai a quali ideali s'è<br />
[ abbeverato,<br />
sai chi su <strong>di</strong> lui comanda<br />
dalla cittadella fortificata)<br />
ti costringe a vedere la scrittura<br />
il fazzoletto che cela il viso<br />
dell'agente mentre spranga<br />
le porte<br />
e fuori, nella notte impestata<br />
<strong>di</strong> fascismo, giace la Repubblica<br />
democratica fondata sul lavoro<br />
ti soffia nella mente la scrittura<br />
che hanno ammazzato un<br />
[ ragazzo<br />
un colpo<br />
<strong>di</strong> pistola<br />
in faccia<br />
che<br />
hanno ammazzato<br />
ti soffia nel cervello<br />
mentre incatenano le porte della<br />
[ scuola<br />
che un colpo <strong>di</strong> pistola<br />
della Repubblica stuprata<br />
che una pistola<br />
ha ammazzato e le porte<br />
[ sprangate<br />
120
ha ammazzato un ragazzo.<br />
E le porte sprangate<br />
a massacrare corpi.<br />
Il terrore e l'offesa e la morte<br />
dei giorni <strong>di</strong> Genova<br />
forse la scrittura non sa <strong>di</strong>re<br />
ma<br />
<strong>di</strong>ce che non <strong>di</strong>mentica la<br />
[scrittura,<br />
<strong>di</strong>ce che vuol gridare,<br />
staffetta partigiana,<br />
il fiato ansante incredulo<br />
121<br />
dei ragazzi picchiati con le<br />
[spranghe,<br />
e sceglie la scrittura,<br />
sceglie <strong>di</strong> ricordare<br />
sceglie l'ira<br />
sceglie la ferma chiarezza della<br />
[ mente<br />
che comprende e giu<strong>di</strong>ca<br />
e vuole stare anche sul muro<br />
vernice scarlatta che non si<br />
[ cancella<br />
NO PASARÁN.<br />
__________________________<br />
Antonio Devicienti, è <strong>di</strong> professione insegnante. Ha pubblicato presso<br />
LietoColle la silloge "Linea Borbonica".
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Natura: la grande <strong>di</strong>scarica personale<br />
122
Francesco Aprile<br />
esuli dal contesto<br />
andavano a bruciare le ore.<br />
andavano a scrivere sui muri_<br />
che non c'è sviluppo senza passione.<br />
andavano a tagliarsi i polsi_<br />
convinti che il sangue avrebbe<br />
[ asciugato presto le loro ferite.<br />
andavano a chiudersi nascondersi <strong>di</strong>etro porte e muri_<br />
ad aspettare che tutto si rivelasse<br />
[ meno<br />
squallido_<br />
ad aspettare che tutto smontasse in fretta_<br />
convinti che non tutto nella loro vita<br />
[ doveva<br />
essere come insetti spiaccicati sul parabrezza.<br />
andavano a rincorrere il loro sangue_<br />
<strong>di</strong>etro depositi abbandonati a cantare<br />
[ a parlare a salutare_<br />
a consegnarsi alle forze dell'or<strong>di</strong>ne.<br />
colpevoli <strong>di</strong> non avere più futuro.<br />
colpevoli <strong>di</strong> non avere più parole.<br />
colpevoli <strong>di</strong> non reazione al martirio assi<strong>cura</strong>to.<br />
(febbraio 2011)<br />
__________________________<br />
Francesco Aprile (1985-06-03, Lecce): nel 2008 è cofondatore del quoti<strong>di</strong>ano<br />
online www.salentoinlinea.it (con Gianluca Calò e Stefano Bonatesta). Dal 2009<br />
collabora al quoti<strong>di</strong>ano Il Paese Nuovo. Nel marzo 2010 aderisce al movimento<br />
letterario "New Page" (http://newpageinstore.wordpress.com) - fondato sul<br />
finire del 2009 da Francesco Saverio Dòdaro (già fondatore dello storico<br />
Movimento <strong>di</strong> Arte Genetica [GHEN] nel 1976) - e per il quale pubblica 17<br />
romanzi brevi - in store - svolgendo, anche, attività <strong>di</strong> addetto stampa, segreteria e<br />
<strong>cura</strong>tore <strong>di</strong> mostre e testi critici degli autori del movimento fra i quali Francesco<br />
Saverio Dòdaro, Bartolomé Ferrando, Mauro Marino, Elio Coriano ecc. Testi<br />
critici, teorici, interventi letterari, sono sparsi su quoti<strong>di</strong>ani e riviste, online e<br />
cartacei.Nell'aprile 2011 fonda, assieme ad altri artisti al <strong>di</strong> sotto dei 30 anni, il<br />
gruppo <strong>di</strong> ricerca e protesta artistica "Contrabbando Poetico"<br />
(http://contrabbandopoetico.wordpress.com), firmandone il primo manifesto.<br />
123
Monica Florio<br />
L’invito<br />
Il palazzo, dal passato glorioso, si avviava ad una <strong>di</strong>gnitosa decadenza.<br />
Anche il prestigioso Istituto <strong>di</strong> Cultura che vi era ubicato attraversava una<br />
fase critica e non richiamava più le folle <strong>di</strong> un tempo.<br />
Sull’ampia scalinata che conduceva all’ingresso Alberto Oppini attendeva,<br />
impettito, l’arrivo degli altri relatori.<br />
Come <strong>di</strong> consueto, si era anticipato <strong>di</strong> una buona mezz’ora e, in preda ad<br />
un palpabile nervosismo, passeggiava avanti e in<strong>di</strong>etro. Pur non essendo<br />
un novellino, Alberto manifestava una profonda insofferenza per i<br />
momenti morti che precedevano l’inizio <strong>di</strong> un convegno. Era proprio in<br />
queste occasioni che immaginava il proprio futuro e cadeva in una<br />
profonda depressione nel vedersi, a cinquant’anni suonati, solo, senza<br />
famiglia né amici.<br />
Sì, perché Alberto era <strong>di</strong>sinvolto solo in apparenza: le inibizioni ed i<br />
complessi <strong>di</strong> cui soffriva lo rendevano, al contrario, un tipo sospettoso ed<br />
indolente.<br />
Ai colleghi mostrava sempre il suo lato migliore: quella <strong>di</strong>sponibilità che,<br />
scambiata erroneamente per sensibilità, non va oltre la buona educazione.<br />
Di questa finzione Alberto era estremamente consapevole e, con il passare<br />
degli anni, si era calato nel personaggio con la furbizia dell’attore<br />
consumato fino a considerarlo una parte <strong>di</strong> sé.<br />
Quel pomeriggio l’evento era così rilevante da attirare un folto pubblico.<br />
Su quei volti smorti, dalle labbra esangui abituate a sfiorare le guance altrui<br />
in una paro<strong>di</strong>a <strong>di</strong> saluto, già si leggeva l’ombra della menzogna. Loro<br />
Napoli se l’erano venduta da un pezzo, strisciando ai pie<strong>di</strong> dei potenti e<br />
svendendo la propria <strong>di</strong>gnità in cambio <strong>di</strong> un po’ <strong>di</strong> visibilità su qualche<br />
quoti<strong>di</strong>ano locale; ora, armati <strong>di</strong> ombrelli e <strong>di</strong> sciarpe, avanzavano<br />
determinati verso Alberto che, soffocando un moto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto, si<br />
preparava a riceverli. Una <strong>di</strong> quelle mummie, dalle spalle ingobbite dai<br />
troppi inchini, con un sorriso d’intesa gli infilò in tasca un invito.<br />
Alberto non ebbe bisogno <strong>di</strong> vederlo per capire <strong>di</strong> che si trattava. <strong>La</strong><br />
settimana successiva, al Teatro Partenopoli, si sarebbe tenuta l’ennesima<br />
manifestazione politica: un mucchio <strong>di</strong> ciance per fare il punto<br />
sull’inesorabile degrado citta<strong>di</strong>no. A quegli obblighi Alberto si era sempre<br />
124
sottratto ma quanto a lungo poteva ancora tergiversare, nascondendo<br />
<strong>di</strong>etro qualche scusa pietosa il proprio <strong>di</strong>ssenso?<br />
Con le pupille <strong>di</strong>latate dall’ansia e la sudorazione a livelli vertiginosi, si<br />
guardò attorno per assi<strong>cura</strong>rsi <strong>di</strong> non essere visto e accartocciò l’invito.<br />
Intanto, gli invitati stavano iniziando a prendere posto. Sconfortato,<br />
Alberto si affrettò a seguirli e, come da copione, salì sul palco per dare il<br />
via alla serata.<br />
Finalmente la recita stava per aver luogo. Fra un’ora sarebbe giunta alla<br />
conclusione tra i complimenti <strong>di</strong> rito e le immancabili false promesse <strong>di</strong><br />
cui, al mattino seguente, si sarebbe perso il ricordo.<br />
Alberto, però, si era estraniato dai presenti e, colto da uno strano torpore,<br />
immaginava <strong>di</strong> essere già al Partenopoli: come una Cassandra impazzita,<br />
in<strong>di</strong>fferente all’imbarazzo dei presenti, preannunciò un fosco scenario in<br />
cui le esalazioni prodotte dai rifiuti tossici costituivano l’ultimo sta<strong>di</strong>o del<br />
lento processo auto<strong>di</strong>struttivo della città.<br />
Fu un violento scroscio d’acqua a riportarlo alla realtà, giusto in tempo per<br />
porre fine, con qualche parola <strong>di</strong> commiato, all’incontro.<br />
Nel ripensare all’assur<strong>di</strong>tà del sogno Alberto si toccò istintivamente la<br />
giacca. L’invito era ancora lì, per nulla gualcito, mentre della lista della<br />
spesa non vi era più traccia. Possibile che il futuro gli stesse sfuggendo <strong>di</strong><br />
mano?<br />
Fischiettando, si incamminò per la strada in <strong>di</strong>scesa, in<strong>cura</strong>nte della<br />
pioggia che aveva allagato i marciapie<strong>di</strong> e gli bagnava i pantaloni fino al<br />
ginocchio. Pochi passi ancora e avrebbe raggiunto la Funicolare Centrale;<br />
tuttavia, quando salì sul vagone, il suo malessere si acuì <strong>di</strong> fronte al<br />
silenzio tombale, a quei visi spenti che attendevano il ritorno a casa per<br />
addormentarsi davanti al televisore acceso.<br />
Egli stesso un ambizioso non lo era mai stato: la sua era un’esistenza <strong>di</strong><br />
rinunce e <strong>di</strong> attese infinite; persino il talento, semmai l’aveva avuto, era<br />
stato offuscato dalla sua arrendevolezza.<br />
A un tratto ripensò al sogno e provò il desiderio <strong>di</strong> esserne all’altezza. E si<br />
nutrì <strong>di</strong> quell’idea nei giorni successivi e in quelli a seguire, deciso a far sì<br />
che almeno quella fantasia potesse realizzarsi.<br />
__________________________<br />
Monica Florio, nata a Napoli nel 1969, è Press Office/Communication & PR<br />
Manager. Giornalista pubblicista, collabora con quoti<strong>di</strong>ani e perio<strong>di</strong>ci. Ha<br />
pubblicato il saggio “Il guappo – nella storia, nell’arte, nel costume” (Kairòs<br />
E<strong>di</strong>zioni, 2004). Suoi racconti sono apparsi in <strong>di</strong>verse antologie.<br />
125
Vera D’Atri<br />
Spettabili compagni <strong>di</strong>scendenti...<br />
ricordate?<br />
Per molto meno io recito a piena voce.<br />
Io recito per voi,<br />
spettabili compagni <strong>di</strong>scendenti;<br />
intestate le proprietà,<br />
i figli laureati,<br />
eccovi al giar<strong>di</strong>naggio,<br />
alla paziente potatura degli eccessi.<br />
Spettabili compagni <strong>di</strong>scernenti,<br />
almeno spero,<br />
non so quale nome dare alle necrosi<br />
eppure voglio <strong>di</strong>stinguere i contorni<br />
e le parole voglio cercare,<br />
nonostante la colla, voglio venir via al primo strappo,<br />
selvaggiamente pensare sassi e clave,<br />
dopo tanti manifesti gridare.<br />
Chè l'urlo ha gole clandestine, suono <strong>di</strong> Hiroshime,<br />
l'urlo non può cavarsi d'impaccio<br />
con un me<strong>di</strong>tabondo faremo l'alternanza.<br />
Ma spettabili compagni, convocate i cervelli,<br />
tra voi non sento nulla, neanche un tonfo,<br />
dal post inerzia alla vacanza,<br />
dal girotondo stento alla conta e al nascon<strong>di</strong>no.<br />
Mischiati i rimasugli questo è quanto,<br />
Restano grige <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> marcia, grige piazze rosse,<br />
dove non sfila più e neanche più si affaccia<br />
lo striminzito passo dell'andare avanti.<br />
Le strade sono vecchi luoghi movimentisti.<br />
Il nemico pratica altre vie.<br />
Voi balbettate,<br />
restate composti,<br />
restate composti mentre tutto si scompone.<br />
126
Mi rendo conto, non è mancanza <strong>di</strong> trasporto.<br />
Vivete in provetta. Nessun oceano, nessuna nuova terra<br />
solo manipolazioni.<br />
Dunque finire, asfissiarsi,<br />
deglutire tesi e tesi fino all'ultimo congresso,<br />
catalogarsi come fossili da stu<strong>di</strong>o.<br />
Ma prego, spettabili compagni <strong>di</strong>scendenti,<br />
da lungo tempo muggisco,<br />
raglio, emetto bramiti,<br />
non so più quale <strong>di</strong>scorso possa interessarvi,<br />
dunque, io vi avverto perchè voi non capite,<br />
questo tempo è <strong>di</strong>namite<br />
e le vostre <strong>di</strong>rettive sfumano in brandelli.<br />
Impossibile le vostre signorili turbe ridurre a piccole manie.<br />
Ed anche se si andasse sul miracolo<br />
vi <strong>di</strong>co già da adesso<br />
spettabili compagni risorgenti<br />
come faremo se non intervengono i marziani?<br />
__________________________<br />
Vera D’Atri, romana, archivista da una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> anni si occupa <strong>di</strong> poesia.<br />
Vive a Napoli. All'attivo una raccolta <strong>di</strong> poesie Una data segnata per partire e<strong>di</strong>ta<br />
dalla Kolibris e un romanzo Buona bella brava e<strong>di</strong>to da Robin E<strong>di</strong>zioni. Prsenta un<br />
testo satirico per <strong>La</strong> <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong> che prende spunto dalla celebre A piena voce <strong>di</strong><br />
Majakovskij.<br />
127
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora sesta: la pazienza<br />
128
Fabio Franzin<br />
L’é stronzo co’là, e basta<br />
(Nel <strong>di</strong>aletto Veneto-Trevigiano dell’Opitergino-Mottense)<br />
Anca incùo, tre de agosto domìe e undese,<br />
intànt che ‘e borse brusa mièri de miliar<strong>di</strong><br />
e tuta l’economia del mondo ‘a ghe sbrissa<br />
via dae man sporche e sbusàdhe dei póitici,<br />
anca incùo son qua sot el sol che vae ‘torno<br />
fra capanóni vèrti e altri seràdhi opùra vòdhi,<br />
son qua che vae in zherca de ‘na fabrica che<br />
no’ son bon de catàr, Formaplast ‘a se ciama<br />
e core vose che ghe serve operai. Son qua pa’<br />
presentàr ‘a domanda, ‘a via la ‘é quea justa,<br />
‘ò controeà tre volte tea carta… l’unica ‘lora<br />
l’é provàr ‘ndo’ che i cancèi i ‘é spaeancàdhi<br />
e no’ l’é nome tel canpanèl, ‘ndo’ che no’ i ‘à<br />
‘ncora serà pa’e ferie. Me ‘vizhine a un de chii<br />
capanóni co’i portóni in sfesa, òce bobine e<br />
scafài, tasse de panèi, rulière e machinari…<br />
da in fonde un sora el muét me fa segno co’a<br />
man de fermarme, me varde indrìo, son ‘ncora<br />
sol tel piazhàl, no’ò passà nissùn confìn, nissùn<br />
accesso vietà, quel co’l muét el continua vègner<br />
‘vanti co’a man alta come ‘a paéta de un vigie,<br />
el me ‘riva vizhìn, e mèdho inrabià el me <strong>di</strong>se<br />
còss’ che fae, còss’ che vui, drento là; conósse<br />
chea vose, precisa a quea de Bairam, o de Aliù,<br />
‘ven lavorà sète àni tel stesso reparto prima<br />
che i serésse ‘a fabrica, ‘ò fat de chee barùfe<br />
co’ quei un fià razisti, ‘pena che i ‘é ‘rivàdhi,<br />
129
che anca ‘dèss co’ i me cata in piazha i vòl<br />
senpre pagarme el cafè. ‘Sto qua ghe somèjia:<br />
stessa barba longa, stessa maja smarìdha e curta,<br />
el par squasi un só sosia, no’ fusse che no’l ride<br />
intànt che ‘l me parla. No’a ‘é quea ‘a fabrica<br />
che zherche, e no’l sa ‘ndo’ che ‘a sie, però<br />
el me ricorda serio de ‘ndar fòra dai cancèi,<br />
suìto, l’é sora un muét e ghe par de èsser sora<br />
a un caro armato, co‘e pàe alte el me para via.<br />
Son qua, fòra dai cancèi che lù l’à za serà su,<br />
son qua che cète ‘a rabia inpizhàndo ‘na cica.<br />
Sotvose me <strong>di</strong>se che ‘ò fat ben a no’ voér zhigàr<br />
anca mì via i forèsti. L’é stronzo co’là, e basta.<br />
È stronzo lui, e basta<br />
Anche oggi, tre agosto duemilaun<strong>di</strong>ci, mentre le borse bruciano migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> / e<br />
l’economia del mondo intero sguscia / via dalle mani sporche e bucate dei politici, //<br />
anche oggi sono qui sotto il sole che vago / fra capannoni aperti e altri chiusi o<br />
abbandonati, / sono qui che vado in cerca <strong>di</strong> un’azienda che / non riesco a rintracciare,<br />
Formaplast si chiama // e corre voce stia assumendo personale. Sono qui per /<br />
presentare la domanda, la via è quella <strong>giusta</strong>, / ho controllato tre volte sulla carta…<br />
Non mi rimane allora / che tentare dove i cancelli sono spalancati // e non c’è nome<br />
sul campanello, dove non hanno / ancora iniziato le vacanze. Mi avvicino ad uno <strong>di</strong><br />
quei / capannoni dai portoni accostati, intravedo bobine e / scaffali, pile <strong>di</strong> pannelli,<br />
rulliere e macchinari… // dal fondo del magazzino uno in cima a un carrello elevatore<br />
a gesti / mi intima <strong>di</strong> fermarmi, mi guardo intorno, sono ancora / soltanto nel<br />
piazzale, non ho varcato nessun confine, nessun / accesso vietato, quello sul carrello<br />
continua ad avanzare // con la mano alta come la paletta <strong>di</strong> un vigile, mi si avvicina,<br />
e con un’aria nient’affatto amichevole mi chiede / cosa ci faccia lì, <strong>di</strong> cosa sono in cerca<br />
là dentro; riconosco / quella voce, la stessa pronuncia <strong>di</strong> Bairam, o <strong>di</strong> Aliù, //<br />
abbiamo lavorato sette anni nello stesso reparto prima / che chiudessero la fabbrica, ho<br />
fatto <strong>di</strong> quelle baruffe / per <strong>di</strong>fenderli da quelli un po’ razzisti appena arrivarono, /<br />
che anche adesso quando mi incontrano in piazza vogliono // sempre offrirmi il caffè.<br />
Questo qui gli assomiglia: / stessa barba incolta, stessa maglia sbia<strong>di</strong>ta e troppo corta,<br />
130
sembra quasi un suo sosia, non fosse che non sorride / mentre mi parla. Non è<br />
quella l’azienda // che cerco e non sa dove sia, però / mi ricorda minaccioso <strong>di</strong> uscire<br />
dai cancelli / imme<strong>di</strong>atamente, guida un carrello e gli sembra <strong>di</strong> essere sopra / a un<br />
carro armato, mi spinge fuori con le staffe all’altezza del mio petto. // Sono qui, oltre<br />
il cancello che lui ha già richiuso, / sono qui che domo la rabbia accendendomi una<br />
sigaretta. / Sottovoce mi convinco che / ho fatto bene a non unirmi al coro che urlava /<br />
via da qua gli immigrati. È stronzo lui, e basta.<br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – L’agonia del San Giovannello a Stilo<br />
______________________<br />
Fabio Franzin è nato nel 1963 a Milano. Vive a Motta <strong>di</strong> Livenza, in provincia <strong>di</strong><br />
Treviso. Ha pubblicato, nel <strong>di</strong>aletto Veneto-Trevigiano dell’Opitergino-Mottense:<br />
El coeor dee paròe, Roma, Zone, 2000, Canzón daa Provenza (e altre<br />
trazhe d’amór), Milano, Fondazione Corrente, 2005; Pare (padre), Spinea,<br />
Helvetia, 2006, Mus.cio e roe (Muschio e spine)”, Sasso Marconi, Le voci<br />
della luna, 2007, Fra but e ortìghe (fra germogli e ortiche), Montereale<br />
Valcellina, Fabrica, Borgomanero, Atelier, 2009, Rosario de siénzhi (Rosario<br />
<strong>di</strong> silenzi – Rožni venec iz tišine), Postaja Topolove, 2010;Siénzhio e orazhión<br />
(Silenzio e preghiera), E<strong>di</strong>zioni Prioritarie, 2010. In lingua: Il groviglio delle<br />
virgole, Grottammare, Stamperia dell’arancio, 2005; Entità, in E-book, Biagio<br />
Cepollaro E<strong>di</strong>zioni, 2007.<br />
131
Giovanna Giordani<br />
Notizie<br />
Non <strong>di</strong>temi<br />
che è stato<br />
un matrimonio principesco...<br />
Non mostratemi<br />
sfilate<br />
<strong>di</strong> moda stravagante<br />
utili a incrementare<br />
i forzieri<br />
dei sacri templi del denaro<br />
mentre mi guarda<br />
dalle vostre pagine<br />
quella donna che muore <strong>di</strong> Aids<br />
col suo bimbo che piange per la<br />
Ah, se potessi<br />
Ah se potessi con la poesia<br />
l' orrore dal mondo spazzar via<br />
tutte le ingiustizie cancellare<br />
la guerra ed il male far cessare<br />
assieme a tutta quanta la follia<br />
che nasconde la luce sulla via<br />
dell'uomo nell'eterno suo andare<br />
alla comune meta da svelare.<br />
Ma io sono un piccolo sospiro<br />
un albatro che vaga nell'immenso<br />
e con stupore ascolta il suo respiro<br />
sono l'ansia <strong>di</strong> sillabe <strong>di</strong> assenso<br />
che stringo fra le mani e poi rigiro<br />
trovando nell'Amore il vero senso.<br />
132<br />
fame<br />
e per la strada<br />
mani tese mi chiedono<br />
spiccioli per campare<br />
Crogiolatevi pur<br />
nei vostri sfarzi<br />
- così va il mondo -<br />
ma permettete che vi chieda<br />
un poco <strong>di</strong> pudore<br />
nel mostrarli<br />
potrebbero far male<br />
a chi non può permettersi<br />
nemmeno <strong>di</strong> sognarli.
Preghiera<br />
Ma quando<br />
ere<strong>di</strong>teranno la terra<br />
Signore<br />
i miti<br />
e i puri <strong>di</strong> cuore?<br />
All'ingiustizia<br />
Strisci<br />
lungo le strade<br />
del mondo<br />
e mai saziata<br />
sei<br />
e mai turbata<br />
da chi<br />
impotente<br />
invano<br />
ti male<strong>di</strong>ce.<br />
__________________________<br />
Giovanna Giordani è studentessa in lettere moderne<br />
133
Pietro Roversi<br />
<strong>La</strong> ragione dei fessi<br />
Io questo modulo morale<br />
da dattilografi sotto dettatura,<br />
da citta<strong>di</strong>ni sotto <strong>di</strong>ttatura,<br />
non lo riempio, lo straccio - ne faccio<br />
coriandoli <strong>di</strong> segatura,<br />
e non me ne vergogno,<br />
e non ne sono fiero:<br />
con <strong>di</strong>stacco come in sogno<br />
scoppio la pustola col siero.<br />
Lo faccio per amor del vero!<br />
Le prescrizioni religiose<br />
del gregge del buon pastore,<br />
da libro delle ore,<br />
le trovo un po' pietose,<br />
delle soluzioni da pelandroni,<br />
delle fesserie per padroni.<br />
<strong>La</strong> mia firma invece la metto<br />
su un foglio schietto che ho scelto<br />
con poche verità ma buone:<br />
il gusto del rischio,<br />
il sospetto del giusto,<br />
il rispetto del <strong>di</strong>verso,<br />
e il coraggio <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> traverso.<br />
Del resto me ne infischio.<br />
E così, mi riservo<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> legittima <strong>di</strong>fesa,<br />
il dovere del dubbio,<br />
il privilegio della resa,<br />
il coacervo delle sicurezze<br />
temporanee, in affitto,<br />
e il sacrilegio <strong>di</strong> chi sta zitto<br />
quando la risposta _e imposta.<br />
E <strong>di</strong>co “Cribbio! Fate lo stesso anche voi no?!<br />
134
O cosa siete - dei burocrati del cuore?<br />
Degli impiegati del cervello?"<br />
Il contrario sono inezie,<br />
risibili immon<strong>di</strong>zie,<br />
con conseguenze nefaste per i più:<br />
esattamente l'opposto delle norme chiamate<br />
un esempio <strong>di</strong> valore,<br />
una specchiata onestà, una chiara fama,<br />
o un punto <strong>di</strong> riferimento.<br />
Quel che ci vuole qui è un ammutinamento!<br />
Un <strong>di</strong>to alzato o un pugno chiuso al rincretinimento<br />
organizzato, al gruppo, ai suoi superficiali<br />
autori. Quel che ci vuole è il raggio<br />
<strong>di</strong> sole che arriva da fuori, mica<br />
il miraggio o il fuoco fatuo <strong>di</strong> quelli che da sempre<br />
uguali ai genitori,<br />
per bisogno <strong>di</strong> approvazione o mancanza <strong>di</strong> iniziativa,<br />
invecchiano, ma la loro<br />
vita seppur viva<br />
non è mai stata loro per davvero.<br />
E se in definitiva<br />
il modulo morale per intero<br />
<strong>di</strong>venta carta straccia, alla paura <strong>di</strong> perdersi<br />
nella selva naturale<br />
che come è già stato scritto<br />
“è un tempio in cui viventi<br />
pilastri a volte confuse parole mettono fuori",<br />
(e io aggiungo, vi si aggira<br />
la belva trina dell'incipit della Divina<br />
Comme<strong>di</strong>a) per tutta risposta si faccia<br />
una boccaccia! Non si confondano<br />
il vero con il bello, la logica<br />
con la tentazione, la chiarezza<br />
con la debolezza. Non ci si arrenda<br />
a un facile bisogno <strong>di</strong> conforto:<br />
noi ci facciamo carico del corruccio del cruccio,<br />
non ricorriamo al ciuccio quando qualcosa va storto,<br />
non denunciamo ciò che è morto come una sconfitta,<br />
135
non sven<strong>di</strong>amo la mente come una casa sfitta,<br />
all'asfissia della chiesa<br />
o al profitto dell'impresa.<br />
Pren<strong>di</strong>amo piuttosto la vita come viene<br />
e la gente com'è anche se non ci conviene:<br />
assumiamoci responsabilità e conseguenze <strong>di</strong>pendenti,<br />
e se proprio dobbiamo<br />
riserviamo l'intolleranza per certi alimenti.<br />
Purtroppo, un buon senso del reale<br />
è la sola morale che vale.<br />
E per evitare attacchi o tra<strong>di</strong>menti<br />
da parte <strong>di</strong> chi pre<strong>di</strong>ca altrimenti,<br />
gli facciamo spallucce, giriamo i tacchi,<br />
sortendo sulla soglia scuotiamo le suole:<br />
gli facciamo pur credere quello che vuole,<br />
e gli offriamo soavi e indefessi<br />
delle pacche sulle spalle<br />
da ignavi, da schiavi, annuiamo<br />
a un'opinione da dementi, insomma gli <strong>di</strong>amo<br />
la ragione dei fessi!<br />
__________________________<br />
Pietro Roversi è nato a Novara nel 1968 da genitori modenesi, è cresciuto tra<br />
Carpi e Verona. Ha stu<strong>di</strong>ato Chimica a Milano, e dopo un dottorato in Scienze<br />
Chimiche è emigrato in Inghilterra. <strong>La</strong>vora come cristallografo <strong>di</strong> macromolecule<br />
al Dipartimento <strong>di</strong> Patologia dell'Università <strong>di</strong> Oxford e svolge l’attività <strong>di</strong> tutor<br />
per una ventina <strong>di</strong> studenti <strong>di</strong> Biochimica <strong>di</strong> Lincoln College, sempre a Oxford.<br />
Nel 2010 ha pubblicato il suo primo libro <strong>di</strong> poesia, Una crisi creativa, per i tipi <strong>di</strong><br />
Puntoacapo, Novi Ligure.<br />
136
Alfredo Panetta<br />
Niculeji<br />
Camparu ccà, nta falacchi<br />
e stroffi d’erba, guarda!<br />
(Guarda comu si sprisanu<br />
nt’è singazzi d’i mura i rosi!)<br />
Nc’era ‘u focularu e na seggia ‘i tufu<br />
a xancu, iju era na statua d’Apollu.<br />
N’occhjiu ò cielu ritiratu<br />
n’àutru ò vrazzu chi mpendulija<br />
d’a finestra. Mo’ pigghjia<br />
nu bicchieri ‘i latti e, comu fussi<br />
feli u faci tumbari mbacanti.<br />
Si faci portari ‘u ccappottu, a barritta<br />
bbrazza a nigghjia, fora, c’u spetta<br />
na pisciata nt’è canceji d’i vicini<br />
e jamu è moderni casi d’appuntamentu<br />
i Slot Machine doquati com’a nuju ormà:<br />
Bongiornu Professuri e Bonuvenutu!<br />
Jamu, na toccatina a’ donna ‘i spati<br />
e na carizza a’ scala massima ‘i coppi<br />
(esti a jornata vostra, toccati ccà<br />
nto purzu e po’ spirati forti forti…)<br />
servinu sulu niculeji p’o para<strong>di</strong>su<br />
muzzica e fuji ‘i chisti jorni ccà.<br />
E penzari! Sarrìa abbastatu pocu<br />
u gavita ca ju scogghjiu chi n<strong>di</strong> spingì<br />
a forza nto vajuni, nu tutt’anudeja<br />
n<strong>di</strong> restà sulu ‘u hjiatu pe’ cuntari<br />
‘u metallu fundutu d’a Zecca, folijina<br />
‘i sonna a per<strong>di</strong>ri, non preparati<br />
comu l’orbi, comu tutti ò Prisenti.<br />
137
Monetine<br />
Han vissuto qua, tra fango/ e ciuffi d’erba, guarda! (guarda come si<br />
sfanno/ nelle crepe dei muri le rose!). C’era il focolare e una se<strong>di</strong>a <strong>di</strong> tufo/<br />
a fianco, lui era una statua apollinea./ Un occhio al cielo ritratto/ e uno al<br />
braccio penzolante/ della finestra. Ora prende/ un bicchiere <strong>di</strong> latte e,<br />
come fosse/ fiele, lo fa cadere nel vuoto./ Si fa portare il cappotto, il<br />
berretto/ abbraccia la nebbia, fuori, che l’aspetta/ una pisciatina sui<br />
cancelli dei vicini/ e via alle moderne case d’appuntamento/ le Slot<br />
Machine gentili come nessuno ormai:/ Buongiorno Professore e<br />
Benvenuto!/ Prego, una toccatina alla donna <strong>di</strong> quadri/ e una carezza alla<br />
scala massima <strong>di</strong> cuori/ (questa è la sua giornata mi tasti/ il polso e aspiri<br />
in profon<strong>di</strong>tà…) servono poche monetine per il para<strong>di</strong>so/ mor<strong>di</strong> e fuggi<br />
della modernità…// E pensare! sarebbe bastato poco/ a evitare quel<br />
masso che ci ha spinti/ inesorabilmente nel burrone, noi nu<strong>di</strong>/ ci è<br />
rimasto solo il fiato per contare/ il metallo fuso della Zecca, ragnatela/ <strong>di</strong><br />
sogni a perdere, impreparati come i ciechi/ come tutti al Presente.<br />
__________________________<br />
Alfredo Panetta è nato nel 1962 a Locri (R.C.). Nel 1981, dopo aver conseguito<br />
la maturità scientifica presso il Liceo Scientifico “Zaleuco”, si trasferisce a Milano<br />
dove tuttora vive e lavora. E’ titolare <strong>di</strong> una piccola azienda artigianale in cui<br />
costruisce e installa infissi in alluminio. Da 9 anni scrive nel <strong>di</strong>aletto materno. Ha<br />
avuto pubblicazioni su varie riviste tra le quali Nuovi Argomenti, Tratti, Il<br />
Segnale, Capoverso, <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano, Gra<strong>di</strong>va ecc. Finalista al Lerici-Pea,<br />
Vincitore del premio Montale ine<strong>di</strong>ti nel 2004. Col suo primo libro, Petri ‘i Limiti<br />
(Moretti& Vitali, 2005) ha vinto i premi Il Tripode, Albino Pierro, <strong>La</strong>nciano-<br />
Mario Sansone Opera Prima e il Premio Rhegium Julii sezione poesia e<strong>di</strong>ta in<br />
vernacolo. Nel 2011 è uscita la sua seconda raccolta Na folia nt’è falacchi (Un nido<br />
nel fango, E<strong>di</strong>zioni <strong>CFR</strong>, Piateda SO) vincitrice del Premio F. Fortini e del<br />
Premio Pascoli 2011. Presiede a Corsico un concorso <strong>di</strong> poesia per studenti <strong>di</strong><br />
scuole elementari, me<strong>di</strong>e e me<strong>di</strong>e superiori. Ha coor<strong>di</strong>nato nella stessa città un<br />
laboratorio <strong>di</strong> scrittura poetica.<br />
138
Stefano Amorese<br />
Luri<strong>di</strong> vermi<br />
"I ladri <strong>di</strong> cose pubbliche vivono nell'oro e nella porpora,<br />
quelli <strong>di</strong> cose private in ceppi ed in catene". (Catone)<br />
Luri<strong>di</strong> vermi che fanno schifo a quelli veri e filiformi<br />
Tufati nelle spore della polvere e <strong>di</strong> muffa<br />
Occlusi alla trachea cisposi nella cornea<br />
Scarni <strong>di</strong> derma subissati nella melma<br />
D'una progenie arcaica e <strong>di</strong> una schiatta atipica<br />
Pasciuta maledetta… ad<strong>di</strong>rittura satura<br />
Maggiormente nel genoma umano dei più degenerati<br />
Che nel cromosoma minimo… <strong>di</strong> quest'invertebrati<br />
Per l'involuzione della specie… la selezione innaturale<br />
Avvenuta per la pre<strong>di</strong>zione degli aruspici<br />
Predetta nelle interiora dei nemici<br />
Che <strong>di</strong>chiara come sempre vincitore… il più crudele<br />
Nei germi rigerminati dalle gona<strong>di</strong> dell'Idra<br />
Dallo spermatozoo mirabolante <strong>di</strong> Re Mida<br />
Risorti per il sortilegio dal miracolo dei miti<br />
Sembianti agli omertosi ai finti sordomuti<br />
Zombie balzati dalle casse mortuarie<br />
Per le trame or<strong>di</strong>te nelle aste immobiliari<br />
Nelle fattezze dei calunniatori pro<strong>cura</strong>no gli alibi agli allibratori<br />
Gli appretti con i manici ed i mantici per abbietti e farabutti<br />
Le aste per ban<strong>di</strong>ere che aizzano alla razza<br />
A grezze strategie <strong>di</strong> altre tirannie<br />
Di magnaccia <strong>di</strong> usurai e <strong>di</strong> taglieggiatori<br />
Simulatori <strong>di</strong> splendori che scintillano nel declino del domani<br />
Esercenti grossolani nella compraven<strong>di</strong>ta degli organi<br />
Di miserabili cialtroni compiacenti alle complicità<br />
Dei sosia dei misfatti… ne sfoggiano i mostruosi autoritratti<br />
Ma in molti stanno zitti pur pestati sotto le suole del magnate<br />
Aspirano le briciole sputate dai vassalli già satolli<br />
Del ren<strong>di</strong>mento a fronte della percentuale<br />
Come tanti ere<strong>di</strong> genuflessi al capezzale<br />
139
Supplicanti il capitale e l'avarizia del morente<br />
Parassiti elementari che succhiano ai capezzoli<br />
Dei privilegi dei superiori in carica da secoli<br />
Appostati coi castigamatti al traguardo <strong>di</strong> reticolati elettrici<br />
Però per il proprio arbitrio libero… esemplari alla morale generale<br />
Per soprusi e crimini abbuonati per integerrima condotta<br />
E per il clamore dalla cloaca massima che sbotta<br />
Sturatasi poco dopo la partitissima<br />
I cavernicoli si tirano le palle con rigore<br />
Si battono alla svelta sulle clavicole e alla clava<br />
Dribblando stretti il branco fino ai ghetti dei reietti<br />
Senza la scelta <strong>di</strong> una terra che da un <strong>di</strong>o minore non fu mai promessa<br />
Prostrati sotto gli scanni dei comizi<br />
Di tutti i ladri ai tropici delle cose e dei lavori pubblici<br />
Delegati dal popolo dopato dalle pasticchine<br />
Come le teste toste tatuate che si rintuzzano gli attrezzi<br />
Addebitando tutti i danni ai ruba galline<br />
Trascinati in ceppi ed in catene<br />
Che vengono tenuti buoni… lì proni… coi bastoni<br />
Che fanno le mode da venire… per estati calde e inverni rigi<strong>di</strong><br />
Che si può perfino <strong>di</strong>re, che fanno così talmente schifo… anche a quei<br />
vermi luri<strong>di</strong>.<br />
__________________________<br />
Stefano Amorese (in arte anagrammato Faraòn Meteosés) è un noto poeta<br />
romano “<strong>di</strong> strada”. Sua recente raccolta è Psicofantaossessioni, per i tipi <strong>di</strong> Lietocolle<br />
(2007) che è stata definita “<strong>di</strong> liriche anarchiche” e in precedenza (nel 2000) ha<br />
pubblicato in proprio la raccolta Samizdat (che in lingua russa significa appunto<br />
“fatto da solo”).<br />
140
Salvatore Violante<br />
Natale<br />
(Ricordando l’attentato a nostro signore)<br />
Tarà, taratà, tarà<br />
Tarà, gliaglià, taratà<br />
Olè, tartà, gliolè<br />
È Natale, ahitè.<br />
Mon <strong>di</strong>eu, mes meilleures veux<br />
Et des cadeaux aussi,<br />
In natura, anche in natura<br />
Dio, quanta spazzatura…….<br />
Tarà, tarà, tartà.<br />
Olè, tartà, gliolè<br />
Tarà, tarà, taratà<br />
Tarà, taratà, gliaglià<br />
141<br />
È Natale, voilà!<br />
I propositi, oh Dio i propositi<br />
Suvvia con tanti lumi….<br />
E i limpi<strong>di</strong> costumi?<br />
Olè, tartà, gliolè<br />
Vivo, il futuro a te.<br />
E pure molto duro<br />
Si<strong>cura</strong>mente puro,<br />
Noi ti <strong>di</strong>ciamo olè,<br />
Futuro chiaro olè,<br />
Ormai compiuto, ahitè<br />
E Cristo? Nguè, nguè, nguè.<br />
__________________________<br />
Salvatore Violante nato a Boscotrecase (NA) nel 1943, vive a Terzigno in<br />
provincia <strong>di</strong> Napoli. Ha pubblicato in versi: “Moti e Terremoti” (L’Arzanà-Il<br />
Piombino, Torino 1984); “Punto e a capo” (Marcus Ed., NA 2007). In<br />
collaborazione con Antonio Baglivo, per le e<strong>di</strong>zioni d’arte Ibri<strong>di</strong>libri, “<strong>La</strong> casa,<br />
questa terra il suo profumo…” (Bellizzi, 2008) “Su questo altare” (Bellizzi 2008) “<br />
Sulle tracce dell’uomo” (Marcus Ed. 2009) Suoi testi sono presenti in: <strong>La</strong> luna e i<br />
falò (la rivista letteraria del compianto Beppe Manfre<strong>di</strong>);Ulu-<strong>La</strong>te (la rivista <strong>di</strong><br />
Liliana Ebalginelli, MI);Secondo Tempo (la rivista letteraria <strong>di</strong> Alessandro<br />
Carandente, NA); Capoverso (<strong>La</strong> rivista <strong>di</strong> scritture poetiche e<strong>di</strong>ta da Orizzonti<br />
Meri<strong>di</strong>onali);Talento, la rivista torinese <strong>di</strong> Lorenzo E<strong>di</strong>tore;L’Area <strong>di</strong> Broca, la<br />
rivista fiorentina <strong>di</strong> Mariella Bettarini;Selected Passages from international authors<br />
(antologia bilingue ed. Andreozzi, 1971).Alchimie poetiche, antologia e<strong>di</strong>ta da<br />
Pagine (Roma, 2008). Ha collaborato con: Il giornale <strong>di</strong> Napoli, <strong>La</strong> voce della<br />
Campania, Dossier Sud.Attualmente collabora con: il Gazzettino Vesuviano e<br />
Secondo Tempo.
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora settima: la fatica dell’ascesa<br />
142
<strong>La</strong>ura Corraducci<br />
Attende Giovanni la parola<br />
per spezzare ancora la sua rete<br />
vuota la pancia stanotte<br />
vuota anche l’agonia<br />
la stringe fredda fra le nocche<br />
puzza <strong>di</strong> sale e sfinimento<br />
fallire gli anelli del destino<br />
uno dopo l’altro<br />
nel salto monco <strong>di</strong> un acrobata<br />
spegnersi in ebeti sorrisi <strong>di</strong> acquavite<br />
e sul molo barili <strong>di</strong> cloro e varachina<br />
“Voglia Id<strong>di</strong>o fare <strong>di</strong> questo porto d’affondati<br />
la nuova Cana del vino e degli sposi<br />
delle ali macchiate dei gabbiani<br />
la coperta all’amplesso della Luna<br />
ossigenando <strong>di</strong> azzurro la speranza<br />
nella valigia sfondata dei sopravvissuti”<br />
Il profumo del viola fra i capelli<br />
versati come lame sulla testa<br />
tutto il sudore dei vermi da portare<br />
senti il buio delle voci a mezzogiorno<br />
la donna laggiù in fondo che si copre<br />
il volto con il velo della morte<br />
soffocate nelle ali le promesse<br />
alle braccia leghi i lembi della notte<br />
sul petto il centro esatto della storia<br />
“volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”<br />
(Gv 19,37)<br />
dall’osservazione dell’opera <strong>di</strong> Giuseppe Polverari<br />
143
questa è l’agonia del vincitore<br />
non c’è voce <strong>di</strong> tromba che sopisca<br />
lo stridulo morente del respiro<br />
il Re del suo sangue deve bere<br />
gli spasmi del dolore <strong>di</strong>stesi per nome<br />
tutti in fila nei buchi rossi della fronte<br />
silente il lago si cambia in deserto<br />
un figlio attende il migrare nel sole<br />
un padre accoglie il livore del vento<br />
la tua casa è <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> pazzi<br />
<strong>di</strong> vetri storti e scartati <strong>di</strong> donne<br />
lapidate dai ventri <strong>di</strong> piombo<br />
<strong>di</strong> ladri scolpiti a sputi e bestemmie<br />
bruciami ora mio Re poi ancora<br />
e <strong>di</strong> nuovo in eterno<br />
in quel cerchio <strong>di</strong> fuoco che insieme<br />
adesso e per sempre ci inghiotte<br />
__________________________<br />
<strong>La</strong>ura Corraducci, insegnante e poetessa pesarese, ha pubblicato nel 2007 la sua<br />
prima raccolta poetica dal titolo Lux Renova (Ed. Del Leone). Nel febbraio 2011<br />
suoi ine<strong>di</strong>ti sono stati selezionati nell'antologia <strong>di</strong> poesia e narrativa Creare mon<strong>di</strong>,<br />
pubblicati da Fara e<strong>di</strong>tore. Nel gennaio 2011 la poesia Fiori <strong>di</strong> loto vince il<br />
concorso Fili <strong>di</strong> Parole, sezione poesia ine<strong>di</strong>ta,-indetto dalla Perrone e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong><br />
Roma. Suoi testi, e<strong>di</strong>ti e ine<strong>di</strong>ti, sono apparsi su <strong>di</strong>verse antologie e blog <strong>di</strong> poesie.<br />
144
Franco Toscani<br />
Leopar<strong>di</strong> e il costume degli italiani<br />
Il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’ italiani (1824) <strong>di</strong> Giacomo<br />
Leopar<strong>di</strong>, a quasi due secoli dalla sua composizione, suona singolarmente<br />
attuale e ci aiuta ancor oggi ad illuminare aspetti essenziali dell’Italia<br />
contemporanea, quando ad esempio l’autore vi parla amaramente dell’<br />
”estinzione” o dell’ “indebolimento” delle credenze nei principi morali, della<br />
“inutilità” della virtù e della “utilità decisa” del vizio: “Non è da <strong>di</strong>ssimulare<br />
che considerando le opinioni e lo stato presente dei popoli, la quasi universale<br />
estinzione o indebolimento delle credenze su cui si possano fondare i principii<br />
morali, e <strong>di</strong> tutte quelle opinioni fuor delle quali è impossibile che il giusto e<br />
l’onesto paia ragionevole, e l’esercizio della virtù degno d’un savio, e da altra<br />
parte l’inutilità della virtù e la utilità decisa del vizio <strong>di</strong>pendenti dalla politica<br />
costituzione delle presenti repubbliche; la conservazione della società sembra<br />
opera piuttosto del caso che d’altra cagione, e riesce veramente maraviglioso<br />
che ella possa aver luogo tra in<strong>di</strong>vidui che continuamente si o<strong>di</strong>ano s’insi<strong>di</strong>ano<br />
e cercano in tutti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> nuocersi gli uni agli altri.” 2 .<br />
Leopar<strong>di</strong> ricorda pure che “le leggi senza i costumi non bastano” e che questi<br />
ultimi <strong>di</strong>pendono e sono fondati principalmente dalle “opinioni”. Ora, nella<br />
“universale <strong>di</strong>ssoluzione dei principii sociali, in questo caos che veramente<br />
spaventa il cuor <strong>di</strong> un filosofo” e lo spinge a dubitare dell’avvenire della<br />
società civile, rispetto all’Italia i principali paesi europei come la Francia,<br />
l’Inghilterra e la Germania hanno almeno “un principio conservatore della<br />
morale e quin<strong>di</strong> della società” , che è la società stessa (cfr. DCI, 968).<br />
Le società civili europee migliori, costituite dagli “uomini politi” delle classi<br />
“non laboriose”, libere dai bisogni più urgenti della vita quoti<strong>di</strong>ana, riescono<br />
infatti a conservare sé stesse producendo il “buon tuono” (cfr. DCI, 970),<br />
fonte della <strong>cura</strong> del proprio onore.<br />
Gli italiani sono privi <strong>di</strong> ogni fondamento della morale e <strong>di</strong> ogni autentico<br />
“vincolo e principio conservatore della società” perché, a <strong>di</strong>fferenza delle altre<br />
nazioni civili europee, sono privi della “stretta società” degli “uomini politi”<br />
del “buon tuono” (cfr. DCI, 968-971). In Italia, per varie e complesse ragioni<br />
storiche, antropologiche e culturali che neppure Leopar<strong>di</strong> - credo - riesce a<br />
2 G. Leopar<strong>di</strong>, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani (1824), in<br />
Tutte le opere, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> W. Binni e E. Ghidetti, Sansoni, Firenze 1969, vol.<br />
I, p. 968 (d’ora in poi cit. con la sigla DCI seguita dal numero <strong>di</strong> pagina).<br />
145
indagare a fondo, non si ha “buon tuono”, non si ha “un tuono italiano<br />
determinato (...) o egli è cosa così vaga, larga e indefinita che lascia quasi<br />
interamente in arbitrio <strong>di</strong> ciascuno il suo modo <strong>di</strong> procedere in ogni cosa.<br />
Ciascuna città italiana non solo, ma ciascun italiano fa tuono e maniera da se.”<br />
(DCI, 971).<br />
Prima dunque vengono per gli italiani i loro vantaggi e interessi personali;<br />
sempre e soltanto dopo vengono l’opinione pubblica, il bene <strong>di</strong> tutti, gli<br />
interessi della casa comune (cfr. DCI, 971-972).<br />
Così la vita degli italiani è asfittica, senza progetto e scopo, priva <strong>di</strong> respiro e<br />
<strong>di</strong> prospettiva, “ristretta al solo presente” (cfr. DCI, 972). E nessuno batte gli<br />
italiani - <strong>di</strong> tutte le classi sociali - nel cinismo, nell’opportunismo, nella<br />
in<strong>di</strong>fferenza profonda e ra<strong>di</strong>cata verso sé stessi e gli altri, nello “scambievole<br />
<strong>di</strong>sprezzo”, nella reciproca derisione, a causa della loro “mancanza <strong>di</strong> società”<br />
(cfr.DCI, 975); “così in Italia la principale e la più necessaria dote <strong>di</strong> chi vuol<br />
conversare, è il mostrar colle parole e coi mo<strong>di</strong> ogni sorta <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo verso<br />
altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che<br />
sia possibile mal sod<strong>di</strong>sfatti <strong>di</strong> se stessi e per conseguenza <strong>di</strong> voi” (DCI, 976).<br />
Si tratta <strong>di</strong> un “abito <strong>di</strong> cinismo” dannosissimo per i costumi: “Non<br />
rispettando gli altri, non si può essere rispettato. Gli stranieri e gli uomini <strong>di</strong><br />
buona società non rispettano altrui se non per essere rispettati e risparmiati<br />
essi stessi, e lo conseguono. Ma in Italia non si conseguirebbe, perché dove<br />
tutti sono armati e combattono contro ciascuno, è necessario che ciascuno<br />
presto o tar<strong>di</strong> si risolva e impari d’armarsi e combattere, altrimenti è oppresso<br />
dagli altri, essendo inerme e non <strong>di</strong>fendendosi, in vece d’essere risparmiato. E’<br />
anche necessario ch’egli impari ad offendere. Tutto ciò non si può conseguire<br />
prima che uno contragga un abito <strong>di</strong> <strong>di</strong>sistima e <strong>di</strong>sprezzo e in<strong>di</strong>fferenza<br />
somma verso se stesso, perché non v’è cosa più nociva in questo modo <strong>di</strong><br />
conversare che l’esser <strong>di</strong>licato e sensibile sul proprio conto.” (DCI, 976).<br />
Senza stima <strong>di</strong> sé e senza “amor proprio” - da non confondere con lo<br />
spropositato e vano orgoglio <strong>di</strong> sé - non si dà alcun fondamento della moralità<br />
degli in<strong>di</strong>vidui e dei popoli (cfr. DCI, 976).<br />
Leopar<strong>di</strong> giunge così a mettere l’accento sui mali morali dell’egoismo e della<br />
misantropia : “Ciascuno combattuto e offeso da ciascuno dee per necessità<br />
restringere e riconcentrare ogni suo affetto ed inclinazione verso se stesso, il<br />
che si chiama appunto egoismo, ed alienarle dagli altri, e rivolgerle contro <strong>di</strong><br />
loro, il che si chiama misantropia. L’uno e l’altra le maggiori pesti <strong>di</strong> questo<br />
secolo. Così che le conversazioni d’Italia sono un ginnasio dove colle<br />
offensioni delle parole e dei mo<strong>di</strong> s’impara per una parte e si riceve stimolo<br />
dall’’altra a far male a’ suoi simili co’ fatti. Nel che è riposto l’esizio e<br />
l’infelicità sociale e nazionale.” (DCI, 976).<br />
146
Il risultato è l’ “avversione” tra gli uomini e la “<strong>di</strong>sunione” del paese: “in Italia<br />
(...) la società stessa, così scarsa com’ella è, è un mezzo <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o e <strong>di</strong>sunione,<br />
accresce esercita e infiamma l’avversione e le passioni naturali degli uomini<br />
contro gli uomini, massime contro i più vicini, che più importa <strong>di</strong> amare e<br />
beneficare o risparmiare” (DCI, 977). Per la loro storia nazionale gli italiani si<br />
sono abituati da secoli a servire i loro padroni, ad adattarsi alle più <strong>di</strong>verse<br />
circostanze, a vendere e a comperare le persone, al trasformismo, alla<br />
<strong>di</strong>ssimulazione (non sempre “onesta”, come voleva Torquato Accetto),<br />
all’opportunismo, al cinismo.<br />
Leopar<strong>di</strong> chiarisce che non intende attribuire soltanto agli italiani i <strong>di</strong>fetti<br />
sopra menzionati, né ritiene che vi siano popoli e paesi esenti da imperfezioni<br />
e lacune. Di più, in qualunque società e in tutti i popoli albergano l’avversione,<br />
la persecuzione verso i propri simili, la “depressione degli altri”, l’egoismo, il<br />
cinismo, ma in Italia tutto ciò è più grave e marcato che altrove ed essa, in<br />
or<strong>di</strong>ne alla morale, è particolarmente “sprovveduta <strong>di</strong> fondamenti” (cfr.DCI,<br />
977).<br />
Il nostro autore <strong>di</strong>stingue nettamente le usanze/abitu<strong>di</strong>ni dai costumi:<br />
“Gl’italiani hanno piuttosto usanze e abitu<strong>di</strong>ni che costumi”, seguite per lo<br />
più per “assuefazione” e senza alcuno spirito critico; lo “spirito pubblico” è<br />
invece scarso e latitante (cfr. DCI, 979). <strong>La</strong> conclusione è amara e dal<br />
significato inequivocabile: “ Gli usi e i costumi in Italia si riducono<br />
generalmente a questo, che ciascuno segua l’uso e il costume proprio, qual che<br />
egli si sia.” (DCI, 979-980).<br />
Leopar<strong>di</strong> insiste sulla “total mancanza o incertezza <strong>di</strong> buoni costumi in Italia”,<br />
più nei piccoli centri che nei gran<strong>di</strong>, dove si trova un minimo <strong>di</strong> “società<br />
stretta” (cfr. DCI, 980). Il grande poeta e pensatore italiano considera<br />
soprattutto la viltà <strong>di</strong> pensiero, la bassezza d’animo e la scarsa stima <strong>di</strong> sé<br />
presenti nel popolo italiano, per cui “la morale propriamente è <strong>di</strong>strutta” (cfr.<br />
DCI, 980-981), né c’è da illudersi che essa possa repentinamente risorgere.<br />
Lette queste straor<strong>di</strong>narie riflessioni <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong>, sorgono non pochi dubbi,<br />
domande e interrogativi pure sul popolo italiano attuale, sui suoi limiti, sulle<br />
sue contrad<strong>di</strong>zioni interne, sulla nostra classe <strong>di</strong>rigente politica (in cui<br />
amministratori regolarmente eletti dal popolo invitano a sparare agli immigrati<br />
come a leprotti), sui nostri intellettuali (ancora troppo servili e ossequienti:<br />
che “società stretta” ci ritroviamo?), sul “buon tuono” ancora tanto raro.<br />
<strong>La</strong> stragrande maggioranza degli italiani appare oggi presa e avvitata nella<br />
morsa del lavoro alienato e insieme del “tempo libero”, del consumo<br />
altrettanto alienato garantito dall’industria culturale dei mezzi <strong>di</strong><br />
comunicazione <strong>di</strong> massa. Oggi vi è, rispetto al passato, più <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />
tempo libero e <strong>di</strong> consumo culturale, ma anch’essi, come il lavoro, vengono<br />
147
per lo più assunti e intesi nella <strong>di</strong>rezione dell’alienazione, dell’etero<strong>di</strong>rezione,<br />
del conformismo e dell’assopimento del pensiero.<br />
Diventa perciò sempre più decisiva la questione - posta con forza già dagli<br />
intellettuali illuministi nel XVIII secolo - dell’opinione pubblica e della sua<br />
formazione, oggi garantita dalla presenza onnipervasiva dei mezzi <strong>di</strong><br />
comunicazione <strong>di</strong> massa, il cui controllo è la posta in gioco essenziale <strong>di</strong> ogni<br />
potere economico e politico.<br />
Abbiamo il dovere <strong>di</strong> mirare alla formazione <strong>di</strong> un’opinione pubblica italiana<br />
ed europea sempre più matura e critica, libera e democratica, ma non<br />
possiamo nasconderci le <strong>di</strong>fficoltà che tuttora si frappongono al suo sviluppo<br />
e al suo effettivo consolidamento.<br />
Non partiamo da zero, a questo proposito. Non possiamo e non dobbiamo<br />
infatti smarrire la bussola rappresentata dai principii essenziali della nostra<br />
Costituzione democratica e repubblicana, sorta dalla lotta <strong>di</strong> liberazione dalla<br />
barbarie nazifascista. Delle pagine della nostra Costituzione non va mai<br />
<strong>di</strong>menticato - come scrisse una volta Piero Calamandrei - che esse furono<br />
scritte col sangue, le sofferenze e il sacrificio <strong>di</strong> tanti giovani e <strong>di</strong> tanti patrioti<br />
che lottarono per la democrazia e la libertà.<br />
<strong>La</strong> loro memoria ci sorregge ancor oggi nel tentativo <strong>di</strong> salvaguardare l’unità<br />
del nostro paese, minacciata da spinte secessionistiche e <strong>di</strong>sgregatrici,<br />
all’interno del <strong>di</strong>fficile processo <strong>di</strong> rafforzamento dell’unità europea, per<br />
giungere a un’Italia capace <strong>di</strong> rinnovare il proprio devastato tessuto civile e<br />
morale e ad un’Europa che non sia soltanto l’Europa dei mercati e dei capitali,<br />
delle merci e della tecnica, che spezzi la sua continuità con la cultura<br />
eurocentrica del dominio, del colonialismo e dell’imperialismo, che sappia<br />
porsi ra<strong>di</strong>calmente il problema dell’ere<strong>di</strong>tà della propria grande tra<strong>di</strong>zione<br />
culturale e spirituale, riscoprendo le perle e i tesori in essa nascosti.<br />
(in Identità, patrie, confini. Note antropologiche ed etico-politiche sugli italiani)<br />
__________________________<br />
Franco Toscani, saggista e docente <strong>di</strong> Filosofia a Piacenza, dove è nato nel 1955.<br />
É membro del comitato scientifico della sezione Emilia-Romagna dell’Istituto<br />
italiano <strong>di</strong> Bioetica. Fa parte del consiglio <strong>di</strong> redazione della rivista Testimonianze e<br />
della rivista Filosofia e Teologia. Nel 2003 ha pubblicato, presso l’e<strong>di</strong>trice Blu <strong>di</strong><br />
Prussia <strong>di</strong> Piacenza, una plaquette <strong>di</strong> poesie, dal titolo <strong>La</strong> bene<strong>di</strong>zione del semplice<br />
(Prefazione <strong>di</strong> C. Sini).Ha collaborato a riviste e a giornali come il manifesto,<br />
Quoti<strong>di</strong>ano dei <strong>La</strong>voratori, Libertà, Unità Proletaria, In-oltre, <strong>La</strong> Balena Bianca, aut aut,<br />
Alfabeta, Nuova Corrente, AlfaZeta, Stu<strong>di</strong> Piacentini, Città in controluce, dalla parte del<br />
torto, Qui - Appunti dal presente, Testimonianze, Filosofia e Teologia, Dharma, O<strong>di</strong>ssea,<br />
Koiné, <strong>La</strong> clessidra. Ha pubblicato testi filosofici presso le case e<strong>di</strong>trici Bompiani <strong>di</strong><br />
Milano, Cleup <strong>di</strong> Padova e e<strong>di</strong>trice Petite Plaisance <strong>di</strong> Pistoia<br />
148
Michele De Luca - Ossesso<br />
149
Celestino Casalini<br />
Gestione dell’abbondanza<br />
C’è qualcuno che li chiude gli occhi<br />
davanti agli ammassi incoerenti<br />
degli avanzi Altri li cercano sfiorando<br />
l’umiliante equilibrio della sopravvivenza<br />
Il corpo s’allena<br />
sui cumuli verticali delle umane macerie<br />
testimoniando che la giustizia dell’uomo<br />
non progetta alcun principio d’uguaglianza<br />
Anche le origini vengono messe in dubbio:<br />
anche guardando in<strong>di</strong>etro t’accorgi<br />
che il male non nasce mai da una mancanza<br />
ma dall’uso spregiu<strong>di</strong>cato dell’abbondanza<br />
Pubblicità<br />
Con negli occhi ancora i morti<br />
d’una catastrofe annunciata<br />
d’una guerra <strong>di</strong>chiarata anche se mai ufficializzata<br />
ti propongo viaggi da sballo sogni da realizzare<br />
meren<strong>di</strong>ne ai grassi vegetali<br />
Per stomaci navigati<br />
anche carne ben cotta magari un po’ bruciata<br />
Futuri colorati<br />
C’è un tempo come questo<br />
in cui si fa fatica a <strong>di</strong>stinguere i colori<br />
Come <strong>di</strong>re che ricchi e poveri<br />
150
vedono in modo <strong>di</strong>verso le cose<br />
ch’è <strong>di</strong>fficile farsi un’esatta opinione<br />
leggendo i giornali<br />
Ma è chiaro: ognuno è racchiuso dentro sé stesso<br />
Testa gambe pie<strong>di</strong> e solo due occhi<br />
per guardare in avanti verso l’avvenire<br />
Non si può pretendere che dentro ai limiti chiusi<br />
<strong>di</strong> questo universo/attimo da attraversare<br />
tutti abbiano l’esatta percezione della <strong>di</strong>stanza<br />
che ci lega alla vita e al suo futuro<br />
Lotte <strong>di</strong> classe con rassegnazione<br />
( a s.m. )<br />
Hanno lavorato a lungo sui palinsesti<br />
per anestetizzare le coscienze<br />
E noi<br />
ci siamo arresi <strong>di</strong> fronte alla fatica<br />
<strong>di</strong> dover lottare<br />
per porre fine a ingiustizie e mistificazioni<br />
Non è più tempo <strong>di</strong> ribellioni:<br />
Non si muore quasi più in fabbrica anzi<br />
l’operaio quasi non si sporca le mani<br />
ha detto l’uomo nel maglione<br />
Anche alla vergogna si <strong>di</strong>venta refrattari<br />
ma quando ci si guarda allo specchio<br />
si capisce dagli occhi che la rassegnazione<br />
Ci fa morire dentro molto più <strong>di</strong> prima<br />
151
Funerali <strong>di</strong> Stato<br />
Io non ti celebro<br />
ingannevole momento<br />
Espressione d’una verità<br />
già soffocata e destinata a perdersi<br />
nel vuoto ricordo dell’evento<br />
E nello sperpero <strong>di</strong> voci:<br />
Che i funerali celebrano<br />
in nome<br />
Di quel ch’è stato è stato<br />
Diritti <strong>di</strong> successione<br />
Il senatore ha un figlio<br />
che probabilmente<br />
non è un genio: Ma<br />
Certamente dal padre<br />
avrà già capito che<br />
O per devoluzione<br />
o denigrando Garibal<strong>di</strong><br />
si può anche guadagnare<br />
entrare nella storia<br />
__________________________<br />
Celestino Casalini, nato a Genova nel 1948 vive e lavora a Piacenza come<br />
quadro tecnico delle Ferrovie dello Stato. Ha pubblicato Il muro dei miseri<br />
(Agemina, 2007). Di prossima pubblicazione una silloge <strong>di</strong> una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> testi<br />
in Tretrobottega 2011, <strong>CFR</strong><br />
152<br />
E’ qui la festa!<br />
A furia <strong>di</strong> virare<br />
Qui non si sa più<br />
Dove andare!<br />
Giroton<strong>di</strong> a sinistra<br />
E a destra camerati<br />
Alla puttanesca<br />
Al centro<br />
Sette o otto nani ver<strong>di</strong><br />
Ed un cavaliere<br />
Che lancia in resta<br />
grida: “ma allora<br />
E’ qui la festa!”
Adam Vaccaro<br />
Questi occhi<br />
Se non avessi questi occhi ora<br />
rovesciati sul piatto <strong>di</strong> lenticchie<br />
che favoleggia <strong>di</strong> monete d’oro<br />
girato l’angolo dell’anno<br />
Se non avessi questi occhi sia<br />
pure bucati dai raggi ver<strong>di</strong><br />
che ci inonda beata la tivvù<br />
sarabanda e belzebù <strong>di</strong> Berlusconi<br />
Se non avessi questi occhi stra<br />
volti ogni giorno da mille orrori<br />
e patemi e mille furbi e assassini<br />
convinti <strong>di</strong> farci tutti scemi<br />
Se non avessi questi occhi bis<br />
lacchi eppure ancora capaci <strong>di</strong> bucare<br />
la nebbia oltre la pagina che ci avvolge<br />
e pare un tutto senza fine e sogni<br />
crollerei all’istante come quel bue al mattatoio<br />
__________________________<br />
Adam Vaccaro, poeta e critico nato in Molise nel 1940, vive a Milano. Ha pubblicato<br />
varie raccolte <strong>di</strong> poesie, tra le ultime: <strong>La</strong> casa sospesa, Novi Ligure 2003, e la raccolta<br />
antologica <strong>La</strong> piuma e l’artiglio, E<strong>di</strong>toria&Spettacolo, Roma 2006. Tra le pubblicazioni<br />
d’arte: Spazi e tempi del fare (Stu<strong>di</strong>o Karon, Novara 2002) e <strong>La</strong>birinti e capricci della passione<br />
(Milanocosa, Milano 2005) con acrilici <strong>di</strong> Romolo Calciati. Con Giuliano Zosi e altri<br />
musicisti, ha realizzato concerti <strong>di</strong> musica e poesia. Collabora a riviste e giornali con<br />
testi poetici e saggi critici. Per quest’ultimo versante, ha pubblicato Ricerche e forme <strong>di</strong><br />
A<strong>di</strong>acenza, Asefi Terziaria, Milano 2001. Ha fondato e presiede Milanocosa<br />
(www.milanocosa.it,), Associazione con cui ha <strong>cura</strong>to: Poesia in azione, raccolta dal<br />
Bunker Poetico, alla 49 a Biennale d’Arte <strong>di</strong> Venezia 2001, Milanocosa, Milano 2002;<br />
“Scritture/Realtà – Linguaggi e <strong>di</strong>scipline a confronto”, Atti, Milanocosa 2003; 7 parole<br />
del mondo contemporaneo, Milanocosa, 2005; Milano: Storia e Immaginazione, Milanocosa,<br />
2011. Ha progettato e <strong>di</strong>rige la Rivista telematica A<strong>di</strong>acenze, materiali <strong>di</strong> ricerca e<br />
informazione culturale del Sito <strong>di</strong> Milanocosa.<br />
153
Donato Di Poce<br />
<strong>La</strong> guerra che verrà<br />
154
Giancarlo Serafino<br />
<strong>La</strong> parola è il tuo tabacco<br />
<strong>La</strong> parola è il tuo tabacco. L’avvolgi e la respiri.<br />
Le tue sono essenze vive <strong>di</strong> corrispondenza.<br />
Perché le parole non hanno morte e tu sei morto<br />
solo per chi non sa ascoltare.<br />
E sei qui…a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> Proserpina.<br />
<strong>La</strong> parola è il tuo grembiule. Lo hai steso e hai dato.<br />
Non ti sei risparmiato. Contro il marcio e chi ci vive.<br />
Alla parola hai chiesto <strong>di</strong> essere ulivo e colomba.<br />
Hai chiesto slancio.<br />
Ed Io pur laico fumo il tuo tabacco, Tonino Bello.<br />
*<br />
Girotondo per Clarissa<br />
che con cercina a cappello<br />
sugli occhioni freschi <strong>di</strong> ghisa<br />
porta in giro un fardello<br />
<strong>di</strong> chincaglie e bagattelle.<br />
Sulle strade <strong>di</strong> Cotonou<br />
son tanti i bambini che cercano pane<br />
girando in lungo e largo<br />
<strong>di</strong>menticati da Dio, non dal fango…<br />
E a casa i padri prima sfruttati<br />
abbrustoliti vicino alle fornaci<br />
poi licenziati attendono.<br />
Come una ruspa che tutto spiana<br />
era passata una multinazionale.<br />
155
Mister Rigoletto<br />
Per tutti era Rigoletto.<br />
Lo incontravo a volte ad un angolo<br />
fermo a guardare il cielo,<br />
una volta che gli sorrisi<br />
mi <strong>di</strong>sse: - tu sai contare i raggi del sole?-<br />
Sorrisi ancora e tirai dritto …<br />
L’altro giorno stessa situazione:<br />
questa volta mi fa: - dammi un voto,<br />
un numero, che tu ci sei abituato! –<br />
- Voto su che?- ribatto io-<br />
non ti conosco, non so niente della tua vita<br />
cosa hai, cosa speri, cosa sogni,<br />
cosa hai fatto…<br />
in che cosa dovrei darti un voto?-<br />
Sentivo il paradosso, endocarpo dell’uomo<br />
(io saprei darmelo?).<br />
- Neanche io so molto <strong>di</strong> te, anzi<br />
meno <strong>di</strong> te, ma tant’è…<br />
eppure so che voto darti: quattro<br />
e sei rimandato…come me! -<br />
<strong>La</strong> storia<br />
Se avessi per reni i cieli<br />
darei al mio corpo<br />
la forza da spezzare mari<br />
e trovare irrisolta<br />
negli abissi scoperti<br />
come cenotafio<br />
quella mai raccontata<br />
storia che giace<br />
come sirena annegata<br />
lingua soffocata dal latte<br />
morta per nutrimento.<br />
E sulla crosta <strong>di</strong> fango<br />
(Dalla raccolta Poesie sociali e civili, Ed. <strong>CFR</strong>, 2011)<br />
156
intorno ai mausolei<br />
quella pasciuta <strong>di</strong> cadaveri<br />
puttana necrofila<br />
dovrà battersi il petto.<br />
Partigiani del battaglione Moro – Alpi Orobie, 1945<br />
__________________________<br />
Giancarlo Serafino (Campi Salentina 16 Luglio 1950) Pubblica nel 2003<br />
“Passaggio d’estate”, Zane e<strong>di</strong>trice, Premio Athena 2003, “Per canto e per amore<br />
“, nel 2007, per la Zane E<strong>di</strong>trice, “Poesie sociali e civili”, per i tipi <strong>di</strong> <strong>CFR</strong>, 2011.<br />
Presente in antologie nazionali (“Impoetico mafioso” “Salentosilente”). Sue<br />
poesie appaiono in <strong>di</strong>versi blog e riviste. Docente e psicologo vive e lavora in<br />
Lecce<br />
157
Maria Pia Quintavalla<br />
Come un’ epidemia<br />
Come un’epidemia sì, come un rotolare<br />
<strong>di</strong> destino sospeso sull’acqua,<br />
e maree <strong>di</strong>strutte.<br />
Pietre che corrono all’acqua, attraenti<br />
la voglia <strong>di</strong> maree, e scendere rollare rotolante<br />
<strong>di</strong> colline erano state<br />
come un’epidemia <strong>di</strong> corpi e segni, cenni<br />
che si ripercuotevano gravi.<br />
Dalle cavità <strong>di</strong>sperse sperdute dei timpani,<br />
quel testimoniare volontà <strong>di</strong> restare fedeli<br />
a se stesse ma nella sottomissione<br />
al male e a volontà avverse - a violazioni,<br />
nelle propaggini più fieramente nascoste.<br />
Di testimone in testimone, <strong>di</strong> natura<br />
in natura <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssoluzione<br />
in <strong>di</strong>ssoluzione quel destino -<br />
<strong>di</strong> marmorea fiducia dopo una sfiduciata<br />
morte lenta che tornò<br />
rifatta da giuramenti e da fede<br />
abiurata.<br />
Dalla torretta.<br />
Dalla torretta, svelta sotto il cappotto/ e i documenti (falsi? veri?)/ e lei non<br />
vista, che guardava. L’uscita l’aveva occhieggiata negli anni, /le gambe<br />
vezzeggiate e denudate,/come un amante.<br />
I colonnelli erano al governo, la loro /<strong>di</strong>ttatura imperava <strong>di</strong> prigionia /e <strong>di</strong><br />
primogenitura.<br />
Imperterrita sul luogo si era abituata /a vivere asse<strong>di</strong>ata, ma un giorno /<br />
stanca <strong>di</strong> sostare entro le mura, uscì./ Passaporto confini e uscite erano<br />
libere./ (Aperte). Fiatò tremò sul bavero della camicia, /poi si avviò, le voci.<br />
158
Le voci le sentiva ridosso <strong>di</strong> altre voci,/ erano decadute erano state - tutto il<br />
tempo/ sue e segrete ma le sentiva /già lontane, fuori - giacché nascoste,<br />
/male custo<strong>di</strong>te.<br />
Ma non più accanto a sé né dentro,/ u<strong>di</strong>te per la via erano dette, e<br />
<strong>di</strong>venute/ come sue, silenti.<br />
Silente appassito era il suo volto - /che ogni tanto incontrava, e poi scansava<br />
-./poi lento, rasente il muro riaffiorava./ Toccava crepe introduceva il <strong>di</strong>to,<br />
/tra una fessura e l’altra respirava. /Pioveva intonaco <strong>di</strong>vino. Ma lei /qui<br />
stasera si sentiva esclusa.<br />
Da un e<strong>di</strong>tto celeste un po’ malato, /ma perfetto al suo tatto, un po’ felino.<br />
Dal fondo lago verso sera /il passo la guidava, se felice.<br />
Felici e lunghe le falcate della sera, /se ritornava in più serena e forte,/<br />
pencolante.<br />
Per quei bagliori e strade tutta /una lucciolata ne veniva tar<strong>di</strong> sospesa: fuori<br />
/dalle sue mura le <strong>di</strong>stanze apparivano consuete./ Nessuno l’avvertì <strong>di</strong><br />
cumuli <strong>di</strong> buoi/ in rovina, al suo passaggio.<br />
Campagne dal deserto seminate, / dal passo lento <strong>di</strong> carri e processioni -<br />
/fedeli popoli in cammino;<br />
già altri già sfollati, nati.<br />
Nati <strong>di</strong> lì decisero sortire, mille/ e mille <strong>di</strong> loro se ne andarono.<br />
In esilio da primogeniture - lenti e molti, /<strong>di</strong>sastri <strong>di</strong> astrali gelosie - e<br />
<strong>di</strong>sastri/ come teatri,<br />
altri astri.<br />
__________________________<br />
Maria Pia Quintavalla è nata a Parma e vive a Milano. Ha pubblicato: Cantare<br />
semplice (Tam Tam Geiger 1984 prefazione Na<strong>di</strong>a Campana), Lettere giovani<br />
(Campanotto 1990 prefazione Maurizio Cucchi), Il Cantare (Campanotto 1991<br />
prefazione Na<strong>di</strong>a Campana), Le Moradas (Empiria, 1996 prefazione Giancarlo<br />
Majorino), Estranea (canzone) (Piero Manni 2000, introduzione <strong>di</strong> Andrea<br />
Zanzotto), Corpus solum (Archivi del 900, 2002 prefazione <strong>di</strong> Giampiero Neri),<br />
Album feriale ( Rosellina Archinto 2005 prefazione <strong>di</strong> Franco Loi), Selected poems,<br />
(Gra<strong>di</strong>va, introduzione <strong>di</strong> Andrea Zanzotto), China (Effigie, 2011). Ha <strong>cura</strong>to<br />
alcune antologie poetiche e figura in numerose antologie della poesia italiana, è<br />
tradotta in numerose lingue europee. Cura seminari sulla lingua italiana: presso<br />
l’Università agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano e <strong>di</strong> Parma (Lettere); sul testo poetico, presso: Archivi<br />
del ‘900, libera Università delle donne, Società Umanitaria, Casa della Poesia, Milano.<br />
159
Domenico Alvino<br />
Il niente<br />
Entri in Comune sali le scale fai capolino<br />
in stanze dove chi gioca a giochi virtuali<br />
chi <strong>di</strong>scute animatamente su come<br />
far filare ciclisti senza impigliarsi nel niente<br />
e dove alcuni sba<strong>di</strong>gliando ammansiscono<br />
il tempo che passa oltre le spalle e via<br />
dalle case verso il camposanto vuoto<br />
altri sono solo al niente arresi.<br />
E nessuno che ti fermi e chieda che bisogno<br />
ti spinga lì che titolo tu abbia a starci<br />
tanto che dalla strada entrano liberi alcuni<br />
a farsi copie prendere cose nei cassetti<br />
incusto<strong>di</strong>ti denari che poi non importa a nessuno<br />
se mancano alle casse comunali perché tanto<br />
è denaro pubblico <strong>di</strong>spensato al niente che basta<br />
chiedere agli onorevoli con un tintinnio <strong>di</strong> urne.<br />
Dico ad un tale il solo che scriva una nota un momento<br />
che c’è erba secca alta e arida intorno<br />
alla mia casa che basta una scintilla un vetro<br />
archimedeo abbandonato per caso perché tutto<br />
vada a fuoco e faccia scoppiare il tubo del gas<br />
e saltare in aria la casa e che questo già <strong>di</strong>ssi<br />
al capo or sono moltissimi giorni che promise<br />
un subito provve<strong>di</strong>mento. Lui fa spallucce<br />
non sa nulla non sono suoi casi questi<br />
<strong>di</strong> evitare incen<strong>di</strong> <strong>di</strong> case col solo<br />
gesto del <strong>di</strong>serbo <strong>di</strong> un suolo demaniale<br />
e vado su da quelli che <strong>di</strong>scutono della corsa<br />
mi vedono salutano ma nessuno <strong>di</strong> loro viene<br />
a sciogliere quel mio <strong>di</strong>screto attendere solo<br />
da parte per non <strong>di</strong>sturbare poi viene l’impiegato<br />
scrivente con la sua brava pagina scritta<br />
e mi <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> entrare a chiedere ché son tutti<br />
160
lì riuniti i funzionari <strong>di</strong> quelle funzioni<br />
funzionanti che finalmente sentono e si sbracciano<br />
nei convenevoli e <strong>di</strong>cono sa le vacanze<br />
il personale mancante veda c’è qui suo cugino<br />
come se ognuno li fosse a <strong>cura</strong>re il cugino<br />
e chi non ha in comune un cugino può andarsi<br />
ad attaccare al treno che da anni qui ha perso la sua strada.<br />
E <strong>di</strong>co non è mio cugino a<strong>di</strong>bito a queste<br />
funzioni e dunque perché andargli a rompere<br />
quintali <strong>di</strong> coglioni che neanche si rompono<br />
all’addetto funzionario che tanto fa spallucce<br />
e le farebbe anche se mi saltasse la casa<br />
in mezzo a voi che avete col tempo <strong>di</strong>verso<br />
rapporto come <strong>di</strong>verso rapporto col dovere<br />
e potere. Forse voi non avvertite il ro<strong>di</strong>o<br />
della signora emaciata che ci cammina<br />
alle spalle che un <strong>di</strong>o vi ha coperto ben bene<br />
foderandovi occhi e orecchi perché non vi arrivi<br />
il brontolio dei crolli sotterranei. Ma io<br />
che ci sto a fare qui in mezzo a voi che mi sveglio<br />
<strong>di</strong> notte ad ogni rintocco <strong>di</strong> tempo<br />
e mi riconto le ossa se mai già qualcuno<br />
ne avesse sottratto l’ossuta compagna misteriosa.<br />
Crolli<br />
Non vivam sine te, mi Brute<br />
exterrita <strong>di</strong>xit Portia 3 e <strong>di</strong> lì a poco trafiggendosi<br />
3 Non vivam sine te, mi Brute exterrita <strong>di</strong>xit Porcia...Epigramma trovato alla<br />
British Library <strong>di</strong> Londra, nella copia <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>zione cinquecentina (Rime della<br />
<strong>di</strong>vina Vettoria Colonna Marchesana <strong>di</strong> Pescara, <strong>di</strong> nuovo ristampate, aggiuntovi le sue stanze<br />
e con <strong>di</strong>ligenza corrette, 1539. - Al dottissimo Messer Alessandro Vercelli Philippo<br />
Pirogallo) scritto sul foglio <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a che precede il frontespizio e attribuito a<br />
Thomas Musconius. Segnalazione riportata in Vittoria Colonna, Rime, a c. <strong>di</strong> Alan<br />
Bullock, Roma-Bari, Gius. <strong>La</strong>terza & Figli, 1982, p. 259. Porzia, figlia <strong>di</strong> Catone<br />
Uticense, fu moglie <strong>di</strong> Marco Calpurnio Bibulo (+ 48 a.C.), me<strong>di</strong>ocre personaggio<br />
161
oteava gli occhi<br />
in cerca delle case<br />
acherontee le si fecero incontro<br />
per l’albe<strong>di</strong>ne socchiuso<br />
il loro dolore antico sulle palme<br />
offrendo come vino sulla soglia<br />
all’ospite.<br />
Ci donammo all’uomo<br />
<strong>di</strong>ssero<br />
ed ecco i crolli<br />
che c’inseguono mentendosi <strong>di</strong>more<br />
colme <strong>di</strong> baci accoglienti.<br />
Lei era a mezzo tra l’andare<br />
e il giungere<br />
una mano all’in<strong>di</strong>etro tesa<br />
e un volto <strong>di</strong> paura<br />
alla buia meta alla<br />
terribile accoglienza<br />
politico, collega e avversario <strong>di</strong> Cesare. Da lei ebbe, unico figlio, Lucio Calpurnio<br />
Bibulo. Porzia fu chiesta poi in moglie da Quinto Ortensio Ortalo (114-50 a. C.)<br />
per averne prole, ma gli fu rifiutata, e allora egli chiese a Catone <strong>di</strong> dargli in sposa<br />
la propria moglie, Marzia, figlia <strong>di</strong> Lucio Marcio Filippo. Avutone il benestare dal<br />
suocero, com’era costume e senz’altro fine che il proletario, Catone la concesse<br />
all’amico, il quale morendo la fece ere<strong>di</strong>tiera. Non per questo, pare, Catone<br />
accettò <strong>di</strong> riprendersela, ma <strong>di</strong>etro insistente preghiera <strong>di</strong> lei, secondo la<br />
rappresenta Lucano, Pharsalia, II, 326-29; 337-44. Ne fa menzione luminosa anche<br />
Dante in Purgatorio, I, vv. 76-93, ma alquanto più dettagliata è la storia che si trova<br />
in Plutarco, Cato minor, 25, 4-9. Quanto a Porzia, «che in seconde nozze sposò<br />
l’assassino <strong>di</strong> Cesare, Bruto, dopo la morte <strong>di</strong> questi venne celebrata come la più<br />
eroica delle vedove. Quando Bruto venne ucciso a Filippi, infatti, (alla notizia<br />
ferale) Porzia decise <strong>di</strong> suicidarsi, e vi riuscì, nonostante ogni sforzo dei familiari<br />
per impe<strong>di</strong>rglielo. Avendo costoro nascosto tutte le possibili armi <strong>di</strong> cui ella<br />
avrebbe potuto servirsi, Porzia ricorse a un mezzo estremo, e pose fine ai suoi<br />
giorni mangiando carboni ardenti (cfr. Marziale, Epigrammi, I, 42; Valerio<br />
Massimo, Factotum et <strong>di</strong>ctorum memorabilium, IV, 6, 5)». Eva Cantarella, Matrimonio e<br />
sessualità nella Roma repubblicana: una storia romana <strong>di</strong> amore coniugale. In Storia delle<br />
donne, 2005, pp. 115-31.<br />
162
ma ancora arsa la bocca <strong>di</strong> fuoco<br />
sentiva là in mezzo incipiente<br />
uno scricchiolio uno<br />
scuotersi<br />
ai pie<strong>di</strong> traballanti.<br />
Era cominciato dunque<br />
<strong>di</strong> alcove<br />
e gentili danze per musiche<br />
ad ammucchiarsi<br />
nell’istante<br />
il sisma.<br />
E così allora<br />
una mano al petto premendo<br />
sia<br />
<strong>di</strong>sse<br />
il mare.<br />
Il femminile<br />
Non credere che sia facile<br />
come alla foglia al vento<br />
ovunque muoversi e cadere<br />
scivolando giù<br />
dai picchi immobili.<br />
Risalgono<br />
dagli avvalli dolci<br />
trasecolano nei cunicoli dove restano<br />
nel loro accumulo odori<br />
e dove suoni, e dove raggi…<br />
devi pensare un uragano<br />
che le smuova a poco a poco<br />
fino al crollo<br />
per vederle giù da scale<br />
precipitarsi<br />
correre strade cieche<br />
163<br />
24 – 1 - 2006
saltare ostacoli<br />
battere alla porta<br />
più volte per più giorni<br />
facendo mattina<br />
sempre lì feroce<br />
mente pallida<br />
una carezza<br />
a chiedere<br />
o ad offrire i polsi.<br />
Ci vuole un mare che le raccolga<br />
e le culli naufraghe<br />
fin oltre la raggiunta sicurezza.<br />
__________________________<br />
Domenico Alvino (Luogosano - AV), docente liceale in pensione, risiede a<br />
Roma. É poeta, scrittore, saggista e critico letterario. Impegnato nel teatro da<br />
stu<strong>di</strong>oso, autore, interprete e regista, dal 1959 al 65, con Paolo Zacchia fonda un<br />
“Centro Sperimentale <strong>di</strong> Arti Visive”. Ha elaborato un progetto inteso ad inserire<br />
il teatro nella scuola in funzione <strong>di</strong>dattico-educativa e condotto una “Scuola<br />
Speciale <strong>di</strong> Recitazione” per incarico del “Centro <strong>di</strong> Educazione Artistica” del<br />
Provve<strong>di</strong>torato agli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma. Ha tenuto conferenze in varie se<strong>di</strong> universitarie<br />
italiane ed estere su problemi <strong>di</strong> teoria, storia e critica letteraria. È stato recensore<br />
per «L’Unità» e redattore della rivista “Pòiesis”. Suoi lavori sono apparsi su<br />
quoti<strong>di</strong>ani e sulle riviste più prestigiose. Ha pubblicato: Il suono d’ombra,<br />
Ragusa,1992; Dove si formano le piogge, Cittadella, 1996, con pref. <strong>di</strong> M. L. Spaziani;<br />
L’aria inorientata, Roma, 2001. Estesa è la letteratura critica su <strong>di</strong> lui.<br />
164
Alfredo Rienzi<br />
St. Y.<br />
(notizia dal 72° parallelo)<br />
Il vento qui solleva i fogli<br />
carte come colombe, notizie decadenti<br />
il battito d’ali è innaturale<br />
non si compirà l’aereo tragitto<br />
io sto, col mio debito stampato<br />
sul petto come ecchimosi<br />
una virgola oscena in mezzo agli occhi<br />
un liquido indelebile <strong>di</strong> sangue<br />
e il peso scriteriato dell’usura<br />
a noi portatori sani dei mali<br />
del mondo, recalcitranti ma in fondo<br />
buoni consumatori<br />
quale fu il dubbio non espresso,<br />
la segreta ragione?<br />
la segreta ragione…<br />
__________________________<br />
Alfredo Rienzi, 1959, ha pubblicato i volumi <strong>di</strong> poesia: Contemplando segni, silloge<br />
poetica vincitrice del X Premio “Montale”, in Sette poeti del Premio Montale, Pref. M. L.<br />
Spaziani (Scheiwiller, Milano, 1993); Oltrelinee (Dell’Orso, Alessandria, 1994); Simmetrie,<br />
Pref. <strong>di</strong> F. Pappalardo <strong>La</strong> Rosa, (Joker, Novi L., 2000); Custo<strong>di</strong> ed invasori, Mimesis-<br />
Hebenon, Milano, 2005.<br />
Ha tradotto testi da OEvre poétique <strong>di</strong> L. S. Senghor, in Nuit d’Afrique ma nuit noire –<br />
Notte d’Africa mia notte nera, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> A. Emina (Harmattan Italia, Torino-Paris,<br />
2004). Del 2011 è il volume <strong>di</strong> saggistica Il qui e l’Altrove nella poesia italiana moderna<br />
e contemporanea.<br />
165
Clau<strong>di</strong>o Roncarati<br />
Per/le rime<br />
***<br />
Si sta ignorati come i muratori<br />
che fanno tuffi dalle impalcature<br />
l’encefalo affidandolo agli elmetti<br />
varia la gravità delle fratture.<br />
Sono punteggi che assegnano giurie<br />
negli ospedali i punti <strong>di</strong> sutura.<br />
Milioni gli incidenti sul lavoro<br />
solo per quelli più spettacolari<br />
in premio articoli e fotografie,<br />
non c’è notizia invece nei banali<br />
sono fatti <strong>di</strong> esistenze minori<br />
come <strong>di</strong> cozze nei mari le morie<br />
***<br />
Ci si passa la torcia della vita<br />
<strong>di</strong> padre in figlio attraverso il tempo<br />
dal prima al dopo incrociando le <strong>di</strong>ta,<br />
il rischio è che si spenga in un incen<strong>di</strong>o.<br />
Ai giapponesi c’è mancato poco<br />
fondendosi l’uranio a Fukuscima.<br />
Avendo raffreddato il reattore<br />
sono riusciti a limitare i danni<br />
a un calo d’energia, qualche tumore.<br />
Gli evacuati ritorneranno a casa<br />
al più tar<strong>di</strong> tra una trentina d’anni.<br />
166
***<br />
Povero umanista<br />
in questi momenti bui<br />
dog sitter <strong>di</strong> cani altrui<br />
alle tue mani tocca<br />
raccogliere escrementi<br />
pensi alle scelte fatte<br />
triste <strong>di</strong> penti<br />
***<br />
<strong>La</strong> neuroscienza ormai ha <strong>di</strong>mostrato<br />
nella corteccia del cervello i traumi<br />
stanno incisi il tempo non li cancella.<br />
Speriamo dai e dai <strong>di</strong> non finire<br />
sughero scortecciato dal coltello,<br />
<strong>di</strong> avere l’eleganza del tanguero.<br />
Il tango è dolore che si danza<br />
e confidando nella resilienza<br />
buona fortuna ad ogni gravidanza.<br />
__________________________<br />
Clau<strong>di</strong>o Roncarati è nato a Bologna nel 1959. Psichiatra, psicoterapeuta e<br />
scrittore. Oltre che scritti specialistici ha pubblicato una raccolta <strong>di</strong> racconti e<br />
poesie intitolata Manuale <strong>di</strong> psichiatria poetica (Alpes E<strong>di</strong>tore, Roma, 2009) ed un<br />
breve saggio psicoanalitico sulla vita e l’opera <strong>di</strong> Dino Campana sulla rivista<br />
«Frammenti» <strong>di</strong> Ravenna.<br />
Organizzatore e membro giuria del premio letterario “Insanamente”<br />
http://www.farae<strong>di</strong>tore.it/html/insanamente11.html<br />
Clau<strong>di</strong>o Roncarati ha vinto con la prima e<strong>di</strong>zione 2010 la pubblicazione della sua<br />
raccolta <strong>La</strong> fata fatua e lo psichiatra, per i tipi <strong>di</strong> <strong>CFR</strong> e Alpes.<br />
167
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong><br />
Metafota ottava: la sorte comune<br />
168
Cristiana Fischer<br />
TV<br />
<strong>La</strong> mano che batte il tempo<br />
il ritmo dell'intollerabilità<br />
come un polpo una medusa sul tavolo,<br />
la mano tambureggia intolleranza<br />
ascoltando vedendo in realtà<br />
il dominio sottile o brutale<br />
e le infinite complicità e giustificazioni<br />
dei servi crudeli e servi sciocchi.<br />
Io guardo dall'alto frontemare<br />
della mia sicurezza protetta<br />
dalla storia sociale dei miei privilegi<br />
l'orrenda rivolta il massacro<br />
insensato l'inutile pace.<br />
Vivo in mezzo al bosco incantato<br />
con le emissioni <strong>di</strong> molti satelliti<br />
affittati da potenti senza scrupoli<br />
che affogano le menti più deboli<br />
i vecchi che respirano aria <strong>di</strong> casa e votano<br />
un nutrimento velenoso. Comando<br />
confermato. Non per caso i noma<strong>di</strong><br />
sono i nemici, errare sulla terra<br />
è la borsa e la vita e la giustizia<br />
per chi nulla possiede altro che vita<br />
e identità.<br />
Abbiamo nuove armi come il Taser<br />
per turisti incontrollabili ed euforici<br />
abbiamo il fosforo bianco che insegue dentro casa<br />
abbiamo l'onda d'urto magnetica e invisibile<br />
per le sommosse collettive<br />
per il nemico interno: inten<strong>di</strong>amoci<br />
i nostri citta<strong>di</strong>ni sono i nostri<br />
169
migliori amici e li governiamo<br />
per il loro interesse (tanto è vero<br />
che arrivano da tutti i fronti per godere<br />
delle stesse fantastiche opportunità) ma sia chiaro<br />
dove affonda lo scettro del comando.<br />
Nuovo feudalesimo<br />
Il Ministro della Pubblica Ricchezza assi<strong>cura</strong><br />
che userà la <strong>di</strong>ligenza del buon padre <strong>di</strong> famiglia<br />
un richiamo alla stratosfera dei maschi<br />
ultimo cielo impermeabile e riflettente.<br />
Brulica la terra proletaria e nutre<br />
le ife dei funghi, i muschi e le muffe<br />
le ra<strong>di</strong>ci legate degli ulivi dei rovi e delle acacie<br />
le <strong>di</strong>scendenze claniche del mondo primitivo<br />
e sopra il territorio a vario titolo<br />
le insegne degli amministratori.<br />
Altra è semenza <strong>di</strong> giganti,<br />
crescono senza le ra<strong>di</strong>ci<br />
vivono un'aria densa <strong>di</strong> scommesse<br />
<strong>di</strong> ipotesi e moltiplicazioni<br />
per frutti <strong>di</strong> vertigine con la soli<strong>di</strong>tà del pensato<br />
e la velocità della paura.<br />
Il Ministro della Pubblica Ricchezza rassi<strong>cura</strong><br />
siate sobri operate e non avrete fame<br />
ma pane e pesci a sazietà.<br />
Ma altri ipotecano il grano del pane futuro<br />
e navi corsare dragano i pesci nel mare.<br />
Il piccolo Ministro è un buon pastore<br />
<strong>cura</strong> il suo gregge: i grassatori e gli affamati<br />
gli impren<strong>di</strong>tori e gli sfruttati<br />
e le tribù <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atori tra i predoni e i derubati.<br />
Importante è contare le pecore e i fili d'erba<br />
incassare ai cancelli dei recinti<br />
taglieggiare alle tappe dei tratturi<br />
170
e <strong>di</strong>stribuire quote parte<br />
<strong>di</strong> carne e lana ai reggitori.<br />
Il Ministro è un capopopolo<br />
si incontra con i capi suoi vicini<br />
si accordano agli incroci dei confini<br />
riconoscono i domini e autorizzano gli scambi.<br />
Dai troni della Pubblica Ricchezza<br />
rinforzano i bastioni e i <strong>di</strong>fensori.<br />
Ma vento <strong>di</strong> razzia vuota i forzieri<br />
cavallette <strong>di</strong>vorano riserve<br />
e spie imperiali insi<strong>di</strong>ano i fortini.<br />
***<br />
Dopo appena un passaggio<br />
<strong>di</strong>ventiamo cannibali.<br />
In correnti misteriose<br />
viaggiano i migranti annegati:<br />
i gran<strong>di</strong> pesci del mare<br />
i banchi <strong>di</strong> piccole sarde<br />
i calamari profon<strong>di</strong><br />
presto nel piatto o surgelati<br />
li hanno mangiati mangiati mangiati.<br />
__________________________<br />
Cristiana Fischer, impegnata nella politica delle donne, ha pubblicato alcune<br />
poesie in riviste letterarie molti anni fa.<br />
171
Pasquale Vitagliano<br />
<strong>La</strong> conversazione<br />
Raffeddamentodelcadavereipostasirigi<strong>di</strong>tàcadavericascomparsadellaeccitabi<br />
litàmuscolareevaporizzazionecadavericategumentariamummificazionemace<br />
razionesaponificazionecorificazioneputrefazioneazionedellafaunacadaveric<br />
aasfissia<strong>di</strong>naturameccanicasoffocamentoimpiccamentostrangolamentostro<br />
zzamentoannegamentosommersioneinternaintasamentocompressionetora<br />
cica...<br />
..............................................................................<br />
Non <strong>di</strong>re più corpo,<br />
con questa tua ossessione,<br />
se vuoi parlarmi ancora.<br />
Non darmi più anima,<br />
con la tua non<strong>cura</strong>nza<br />
se vuoi ascoltarmi ancora.<br />
__________________________<br />
Pasquale Vitagliano. Nato nel 1965, vive a Terlizzi (BA). Giornalista e critico<br />
letterario per <strong>di</strong>verse riviste locali e nazionali. Nel 2006 ha <strong>cura</strong>to l'Antologia della<br />
Poesia Erotica Contemporanea (Atì E<strong>di</strong>tore) per la sezione riservata a Italialibri. È<br />
presente in numerose Antologie poetiche. Per la casa e<strong>di</strong>trice Lietocolle ha<br />
pubblicato la raccolta <strong>di</strong> poesie Amnesie amniotiche (2009). È tra gli autori<br />
dell’Antologia Pugliamondo (2010) <strong>cura</strong>ta da Abele Longo per Neobar. Sue poesie e<br />
racconti sono apparsi su Italialibri, <strong>La</strong>poesiaelospirito, Neobar, Reb Stein e Nazione<br />
In<strong>di</strong>ana.<br />
172
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Metafora nona: lo spreco<br />
Metafora decima: un <strong>di</strong>verso sguardo<br />
173
Vanda Guaraglia<br />
versi per un soldato<br />
non esistono immagini suoni o parole<br />
per <strong>di</strong>re ora quello che è stato<br />
solo vorremmo non fosse accaduto<br />
e che tornassi su queste strade<br />
un volto fra mille<br />
uno dei tanti a noi sconosciuto<br />
perché il ricordo è già dolore<br />
e a chi ti ama non può bastare<br />
19 marzo<br />
il tempo che ieri annunciava primavera<br />
si è trasformato in vento forte e tuona<br />
per la Libia sono partiti i primi aerei<br />
e il rais prepara scu<strong>di</strong> umani<br />
le guerre giuste sempre guerre sono<br />
e se solo ci credessimo<br />
l'amore che non basta forse basterebbe<br />
la pace vuole amore un <strong>di</strong>o che esige fede<br />
nel dubbio per <strong>di</strong>fenderla intanto ci spariamo<br />
__________________________<br />
Vanda Guaraglia fa parte del laboratorio letterario’ Parole e cose’ <strong>di</strong> Novi Ligure<br />
e collabora con <strong>di</strong>verse associazioni e gruppi letterari. Suoi testi sono presenti in<br />
siti internet e riviste come ad esempio Gra<strong>di</strong>va, <strong>La</strong> Clessidra, Punto <strong>di</strong> Vista, Lo<br />
Specchio della Stampa, Hebenon.e Il foglio Clandestino. Ha pubblicato nel 2006<br />
per la casa e<strong>di</strong>trice Il Filo <strong>di</strong> Roma il volume Ripercorrendo strade; nel 2008 con<br />
Lietocolle Le mani del poeta; nel 2011 una piccola raccolta <strong>La</strong> voce <strong>di</strong> Psiche.<br />
174
Mariacristina Pianta<br />
Italia 2011<br />
Si trascina il giorno<br />
del citta<strong>di</strong>no stanco.<br />
Muore il Paese<br />
tra deserte promesse.<br />
Grigio il futuro<br />
per chi muto<br />
lavora tra incerti<br />
passi e deluse<br />
lusinghe. Più non sorride<br />
il cielo lontano.<br />
Solo fitta nebbia<br />
tra parole vane.<br />
Ozioso vive il potere,<br />
declina lento<br />
nel silenzio del tempo.<br />
__________________________<br />
Mariacristina Pianta, redattrice della rivista Il Monte Analogo e responsabile<br />
della pagina culturale della rivista Arte Incontro della libreria storica Bocca, ha<br />
pubblicato sette raccolte <strong>di</strong> poesia per Prometheus, Pulcinoelefante, Nicolo<strong>di</strong><br />
(prefazione <strong>di</strong> Giampiero Neri), Lietocolle.<br />
Nel 2003 ha presentato, a Palazzo Reale, con Gilberto Finzi e Alessandro<br />
Quasimodo “O forse tutto non è stato” <strong>di</strong> Maria Cumani Quasimodo.<br />
Ha partecipato al festival <strong>di</strong> poesia, a Parma per Lietocolle con l’antologia a <strong>cura</strong><br />
<strong>di</strong> Giampiero Neri “Orchestra poeti all’opera”, numero 2, 2008.<br />
Mariacristina guida da alcuni anni il laboratorio <strong>di</strong> poesia del Civico Liceo<br />
Linguistico Manzoni, una scuola superiore <strong>di</strong> Milano.<br />
175
Manuel Comazzi<br />
TV<br />
(l’ho spenta ormai dal 2001)<br />
Queste righe l’ho scritte all’inizio dell’avventure pornografiche del nostro premier,<br />
quando pensavamo <strong>di</strong> aver toccato il fondo, cosa che purtroppo sembra non<br />
accada mai...<br />
Chiudo gli occhi<br />
per non assistere<br />
allo scempio<br />
che si consuma<br />
sulle giovani,<br />
ma non<br />
innocenti<br />
carni,<br />
per sfamare<br />
l’impu<strong>di</strong>che<br />
brame<br />
<strong>di</strong> vecchi<br />
avvoltoi<br />
in doppiopetto blu.<br />
Finzione e realtà<br />
Birkenau<br />
176<br />
si scambiano<br />
<strong>di</strong> posto<br />
attraverso<br />
lo schermo impietoso<br />
della trappola<br />
mortale<br />
che annichilisce<br />
ogni<br />
minimo sentimento.<br />
Ed io,<br />
col <strong>di</strong>to sul<br />
rosso pulsante,<br />
vorrei spegnerla!<br />
Per sempre.<br />
Durante una visita ad Auschwitz, guardando attraverso il filo spinato del campo<br />
<strong>di</strong> Birkenau ho visto la sovrapposizione delle mostruosità consumatesi in quel<br />
luogo con quanto sta avvenendo nel mondo, <strong>di</strong>luito nello spazio, ma con la stessa<br />
intensità e crudeltà. E parlo, non tanto delle guerre, ma delle ideologie che stanno<br />
riprendendo piede in <strong>di</strong>versi paesi europei, il nostro non è escluso (ve<strong>di</strong> la Lega,<br />
con Borghezio, Calderoli e quanti inneggiano al fascismo come soluzione dei<br />
nostri problemi)<br />
Lo sguardo<br />
ferito<br />
dal filo spinato<br />
piange lo strazio<br />
muto<br />
<strong>di</strong> tutti coloro
che qui hanno abbandonato,<br />
nel fango ghiacciato,<br />
<strong>di</strong>gnità,<br />
sofferenza<br />
e vita.<br />
Mi giunge ancora<br />
il loro lamento<br />
inestinguibile,<br />
portato<br />
dal gelido vento<br />
della steppa<br />
e che mi frusta il cuore.<br />
Rivedo,<br />
in questi squarci <strong>di</strong> immagini<br />
in bianco e nero,<br />
Mafia<br />
177<br />
le ombre<br />
curve sotto il loro<br />
crudele destino,<br />
camminare mestamente<br />
verso la fine,<br />
paradossalmente agognata.<br />
<strong>La</strong> paura più grande<br />
è sapere che gli aguzzini<br />
non si sono estinti,<br />
ma girano,<br />
in<strong>di</strong>sturbati e affamati,<br />
tra <strong>di</strong> noi<br />
non più in austere <strong>di</strong>vise<br />
“uncinate”<br />
ma come salvatori<br />
<strong>di</strong> patrie e libertà.<br />
Quante volte ci è capitato <strong>di</strong> cercare la fine guardando in due specchi, uno <strong>di</strong><br />
fronte all’altro? Da bambino la cosa mi intrigava... ora ci vedo l’impossibilità <strong>di</strong><br />
mettere una fine al nostro sistema mafioso ormai penetrato nel più profondo<br />
tessuto sociale del nostro Pese...<br />
Due specchi<br />
Contrapposti.<br />
Lo sguardo<br />
cerca<br />
un punto fermo<br />
nell’infinito<br />
riflesso.<br />
Eco<br />
Di una angoscia<br />
Senza fine<br />
__________________________<br />
Manuel Comazzi ha vissuto in <strong>di</strong>verse città fino al 1984, anno in cui ha messo<br />
ra<strong>di</strong>ci a Genova. Padre <strong>di</strong> due figli che ormai stanno sul bordo del nido e fanno le<br />
prime prove <strong>di</strong> volo "Libero"; scrive dall’adolescenza. Ha partecipato all'ultimo<br />
"Premio Turoldo" e al primo "<strong>La</strong> Bocca della Verità". Arrabbiato con due Z,<br />
qualcosa ha scritto - poco per la verità perché troppa è la rabbia... - aggiungendo<br />
due righe <strong>di</strong> spiegazione ad ogni poesia.
Donato Di Poce - Intifada<br />
178
Maria Inversi<br />
Ditemi<br />
Questa generazione <strong>di</strong> giovani o poco più<br />
segna la storia d'inquietanti risvegli<br />
d'aurore <strong>di</strong>schiudenti la fine dei sogni<br />
d'attese <strong>di</strong>sinvolte tra techno music- sballo<br />
e un pugno <strong>di</strong> giorni gravi<strong>di</strong> d'oro velato<br />
ma a voi, imperanti da mia generazione<br />
che decideste solerzia alacrità e nientitu<strong>di</strong>ne<br />
che mi deste con sacertà imperfette congiunzioni<br />
chiedo, ho bisogno <strong>di</strong> capire, l'idea <strong>di</strong> vostra eternità<br />
e quali valori proponeste tra sprechi <strong>di</strong> parole<br />
naviga l'anima mia smarrita a cui ogni vuoto è negato<br />
nel desiderio <strong>di</strong> ravve<strong>di</strong>menti, nel sentirsi responsabile<br />
<strong>di</strong> qualche ilarità, ma a lei, spoglia d'ambizioni<br />
che cerca ancora bellezza e onestà <strong>di</strong>tele, <strong>di</strong>tele<br />
adesso, dov'è questo mondo migliore. Lei ci andrà.<br />
__________________________<br />
Maria Inversi, (attrice) scrittrice e regista teatrale, ha scritto per il teatro tre<strong>di</strong>ci<br />
testi (alcuni premiati) e otto drammaturgie, inoltre racconti e brevi saggi pubblicati.<br />
Due dei suoi testi sono de<strong>di</strong>cati al maschile: Un uomo senza ambizioni e C'è sempre un<br />
altro inferno (luglio 2011) che si occupa <strong>di</strong> 5.000 studenti (20-25 anni) massacrati tra<br />
il 1949 e 1952 a Pitesti (Bucarest). Sue poesie sul blog Rainews24 a <strong>cura</strong> da Luigia<br />
Sorrentino e nella sua antologia Il canto della Terra. Dal 1988 si occupa <strong>di</strong> far<br />
emergere il femminile portando in scena figure <strong>di</strong>menticate dalla storia o inventate<br />
attraverso spettacoli, convegni, pubblicazioni allo scopo <strong>di</strong> far emergere aspetti<br />
della personalità che storia e cultura hanno ignorato. Tra le opere d'altre autrici ha<br />
<strong>di</strong>retto testi <strong>di</strong> I. Bachmann, M. Duras, M. Zambrano, Elfriede Jelinek, Ludovica<br />
Ripa <strong>di</strong> Meana. Ha ideato e <strong>di</strong>retto un'operina rock: Quest'è l'amante mio con testi <strong>di</strong><br />
alcune "petrarchiste". Suoi articoli sono apparsi su alcune riviste e pagine culturali.<br />
www.teatroedonne-inversi.it<br />
179
Sergio Pasquandrea<br />
Vent'anni<br />
Una volta risposi: perché<br />
sono <strong>di</strong> sinistra.<br />
Mi sembrò una bella risposta<br />
anche se non ricordo la domanda<br />
sono sicuro che volesse <strong>di</strong>re qualcosa<br />
allora<br />
volesse <strong>di</strong>re colori<br />
volesse <strong>di</strong>re fratelli<br />
volesse <strong>di</strong>re: uomini.<br />
Sono anche sicuro che volesse <strong>di</strong>re:<br />
il Male<br />
non è uguale al Bene<br />
una testa alta non è superbia<br />
le mani non si comprano.<br />
E poi voleva <strong>di</strong>re avere vent'anni<br />
sentirsi il petto pieno <strong>di</strong> muscoli<br />
e non riuscire a credere che in così<br />
poco tempo<br />
così tanta bellezza potesse morire.<br />
__________________________<br />
Sergio Pasquandrea è nato a San Severo (FG) nel 1975; da quasi vent'anni vive a<br />
Perugia, dove insegna Lettere in un liceo e collabora come ricercatore con<br />
l'Università. Suoi testi sono apparsi nella rubrica “Scuola <strong>di</strong> Poesia”, <strong>cura</strong>ta da<br />
Maurizio Cucchi per il settimanale “Lo Specchio”, sul <strong>di</strong>ario poetico “Il segreto<br />
delle fragole” dell’e<strong>di</strong>tore Lietocolle (e<strong>di</strong>zione 2008), sul blog “Via delle Belle<br />
Donne” e in <strong>di</strong>verse antologie. Ha pubblicato due plaquette: Topografia della<br />
solitu<strong>di</strong>ne. Diario newyorkese, all'interno del volume collettaneo “Pubblica con noi<br />
2010” (Fara E<strong>di</strong>tore), e Parole agli assenti, in “Tripo<strong>di</strong>” (E<strong>di</strong>zioni Smasher, 2011).<br />
Collabora come giornalista e critico con il bimestrale musicale “Jazzit” e con i blog<br />
“Nazione In<strong>di</strong>ana” e “<strong>La</strong> poesia e lo spirito”. Come pittore, ha esposto a Perugia<br />
presso l’atelier “Didaskalia” e con l’associazione culturale “Il Corimbo”.<br />
180
Francesco Sassetto<br />
<strong>La</strong> bufera che viene<br />
Sentila, sentila bene anche tu<br />
la bufera che viene,<br />
questa tempesta straniera che preme,<br />
che avanza dall’est, dal sud della fame<br />
e sbarca alla vigna ubertosa<br />
dei signori d’Europa e vuole<br />
il lavoro e la casa<br />
e vuole una fetta del sole<br />
che accarezza quest’aiuola felice<br />
del mondo.<br />
E il piccolo uomo che <strong>cura</strong> le rose<br />
del proprio giar<strong>di</strong>no<br />
si fa adesso feroce ed affila le unghie<br />
e spranga porte e balconi, alza la voce,<br />
vuole leggi e pistole e cani e cancelli<br />
a <strong>di</strong>fesa del suo metro <strong>di</strong> terra.<br />
E l’aria già odora <strong>di</strong> guerra.<br />
181<br />
…in una bocca che chiede<br />
in ialiano con accento albanese<br />
qualcosa che non si può rifiutare,<br />
e non solo per ragione morale…<br />
…<br />
ma perché sta scadendo la cambiale<br />
dei popoli che non hanno neanche il pane<br />
Gianni D’Elia
Precari della scuola<br />
…eccomi su questo treno<br />
carico tristemente <strong>di</strong> impiegati,<br />
come per scherzo, bianco <strong>di</strong> stanchezza,<br />
eccomi a sudare il mio stipen<strong>di</strong>o<br />
Noi siamo quelli che partono <strong>di</strong> notte, il vagone<br />
sporco del regionale delle sei e venti ci carica<br />
dagli imbuti neri dell'inverno <strong>di</strong> strade<br />
senza nome, stralunati e lenti, le bocche<br />
livide che stentano a parlare impastate<br />
<strong>di</strong> sonno e caffè bevuto in fretta.<br />
Noi siamo quelli che si possono cambiare,<br />
i <strong>di</strong>sponibili, i tappabuchi della scuola, quelli<br />
che possono aspettare, che non lasciano<br />
memoria, nomi senza volto e senza storia<br />
a settembre in classe<br />
a giugno fuori dal portone,<br />
pe<strong>di</strong>ne d'una cinica scacchiera sgangherata<br />
che vuole il pregio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rsi istituzione.<br />
Abbiamo <strong>di</strong>gnità ferita e figli e affitti<br />
da pagare, crocifissi da or<strong>di</strong>nanze e circolari<br />
in perpetuo moto, veniamo sempre dopo<br />
e presto spariremo cancellati nella gabbia<br />
del contratto a scadenza prefissata,<br />
abbiamo il presente, mai il futuro, noi offesi<br />
senza più nemmeno la forza dello sdegno,<br />
senza articolo <strong>di</strong>ciotto o sindacato.<br />
E qualche stracciato manifesto è tutto quel che resta<br />
al muro <strong>di</strong> un'antica rabbia.<br />
Sonnecchiamo, ritornando, al tempo fiacco<br />
182<br />
Pier Paolo Pasolini
del vagone e parliamo della scuola e della casa,<br />
se ci sarà lavoro l'anno venturo, sapendo già<br />
che non ci rivedremo tutti dentro a questo<br />
treno che <strong>di</strong>ce polvere e stanchezza e rode<br />
ore troppo lente, noi insieme adesso per sola<br />
coincidenza e breve, noi esperti<br />
dell'avvicendamento, professionisti del cambiamento<br />
dove non cambia niente.<br />
__________________________<br />
Francesco Sassetto risiede a Venezia dove è nato nel 1961. Si è laureato in<br />
Lettere nel 1987 presso l’Università "Ca’ Foscari" <strong>di</strong> Venezia con una tesi <strong>di</strong>retta<br />
dal prof. Aldo Maria Costantini, or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Filologia Dantesca, sul commento<br />
trecentesco <strong>di</strong> Francesco da Buti alla Comme<strong>di</strong>a dantesca, pubblicata nel 1993<br />
dall'e<strong>di</strong>tore Il Cardo <strong>di</strong> Venezia con il titolo <strong>La</strong> biblioteca <strong>di</strong> Francesco da Buti interprete<br />
<strong>di</strong> Dante. Ha conseguito nel 1998 il titolo <strong>di</strong> dottore <strong>di</strong> ricerca in “Filologia e<br />
Tecniche dell’Interpretazione”, <strong>di</strong>scutendo una tesi sulla circolazione delle opere <strong>di</strong><br />
Dante nel Quattrocento italiano, con il tutoraggio del prof. Gian Carlo Alessio,<br />
or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Filologia Me<strong>di</strong>evale e Umanistica presso la medesima Università.<br />
Insegna Lettere nella Scuola Me<strong>di</strong>a “Ugo Foscolo” <strong>di</strong> Preganziol (Treviso).<br />
Ha coltivato fin dalla giovinezza l’amore per la poesia, scrivendo componimenti in<br />
lingua e in <strong>di</strong>aletto veneziano che ha iniziato dal 1995 a presentare in concorsi <strong>di</strong><br />
poesia, ricevendo premi e segnalazioni.<br />
Ha partecipato a varie presentazioni, incontri e pubbliche letture <strong>di</strong> poesie. Suoi testi<br />
sono presenti in numerose antologie e riviste.<br />
Ha pubblicato nel 2004, con la Casa E<strong>di</strong>trice Monte<strong>di</strong>t <strong>di</strong> Milano, la silloge <strong>di</strong> liriche in<br />
lingua e in <strong>di</strong>aletto veneziano, Da solo e in silenzio, con prefazione <strong>di</strong> Bruno Rosada e,<br />
nel 2010, con Valentina E<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> Padova, una seconda raccolta <strong>di</strong> poesie in lingua<br />
italiana, Ad un casello impreciso, con prefazione <strong>di</strong> Stefano Valentini, critico letterario e<br />
<strong>di</strong>rettore della rivista “<strong>La</strong> Nuova Tribuna Letteraria”.<br />
183
Alberto Betene<br />
<strong>La</strong> scimmia<br />
Quadrumane alla schiena, reso automa,<br />
lei mi trascina dentro a un gorgo in piena.<br />
Ho un anatema come assioma<br />
e una certezza in vena:<br />
la salvezza oltre la pena.<br />
Foto:<br />
Manuel Comazzi<br />
“Mafie”<br />
__________________________<br />
Alberto Betene, classe 79, è milanese. Ha collaborato con Il museo del fango <strong>di</strong><br />
Messina, Il citta<strong>di</strong>no , quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong>. Ha partecipato al wordl poetry<br />
movement 2011. Si occupa <strong>di</strong> organizzazione <strong>di</strong> eventi culturali.<br />
184
Guido Oldani<br />
In galera<br />
Ha infilato la testa in un sacchetto,<br />
<strong>di</strong> plastica, così si è soffocato,<br />
il cielo sulla faccia è avvoltolato.<br />
invece il magistrato impiegatizio<br />
si veste da tacchino così esiste<br />
pensa, da pensionato sarò lieto<br />
e centenario spira, come un peto.<br />
__________________________<br />
Guido Oldani è nato a Melegnano (MI) nel 1947. Oldani è attualmente una delle<br />
voci poetiche internazionali più riconoscibili. Alcune sue opere sono tradotte in<br />
spagnolo - da Martha Canfield -, rumeno, ungherese, svedese, tedesco, inglese,<br />
greco, arabo, uzbeco. Fra le antologie in cui è presente: Il pensiero dominante,<br />
Garzanti 2001, Tutto l’amore che c’è, Einau<strong>di</strong> 2003, Almanacco dello specchio, Mondadori<br />
2009; 80 poeti per 80anni <strong>di</strong> Luciano Erba, ed Interlinea 2004; S'encuntrum, se pàrlum,<br />
quajcoss che resterà ed. <strong>Lucini</strong> 2010 per gli ottanta anni <strong>di</strong> Franco Loi. È uno degli<br />
autori trattati all'interno <strong>di</strong> Critico e testimone. Storia militante della poesia italiana (1948-<br />
2008) <strong>di</strong> D.M. Pegorari, ed. Moretti & Vitali 2009. Su <strong>di</strong> lui, negli anni '90, le intere<br />
sezioni critiche della rivista Kamen' e, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> G. Isella, Block Notes. In<strong>di</strong>spensabile<br />
Poesia, AAVV ed. Torpedo 2006, Alla rovescia del mondo. Introduzione alla poesia <strong>di</strong><br />
Guido Oldani <strong>di</strong> Amedeo Anelli ed. Lietocolle 2008.<br />
Sue raccolte sono: Stilnostro, ed. Cens 1985 con la prefazione <strong>di</strong> Giovanni Raboni;<br />
Sapone contenuto nella rivista Kamen’ n° 17-2001 in occasione del decimo<br />
anniversario delle sue e<strong>di</strong>zioni; <strong>La</strong> Betoniera, ed LietoColle 2005, <strong>di</strong>venuta in<br />
spagnolo <strong>La</strong> Hormigonera. <strong>La</strong> sua ultima raccolta poetica si intitola Il Cielo <strong>di</strong> <strong>La</strong>rdo<br />
ed. Mursia 2008.<br />
Guido Oldani è l'ideatore del REALISMO TERMINALE, che si appalesa nel III millennio,<br />
conseguentemente al fatto che la popolazione del mondo si è trasferita in maggioranza nelle metropoli<br />
(pandemie abitative) Avviene così una mutazione antropologica che rivoluziona la modalità della<br />
percezione<br />
185
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> - Gridalo dalla cima del monte.<br />
186
Maria Eleonora Zangara<br />
<strong>La</strong>crime <strong>di</strong> sangue<br />
Nulla posso aggiungere o devo<br />
a chi ha anteposto la sua vita<br />
per proteggere quella altrui<br />
A chi oggi come allora<br />
con umiltà <strong>di</strong> cuore<br />
e coraggio d’animo<br />
ci rimette o ha rimesso<br />
la propria vita<br />
a servizio del mondo<br />
Vittime e servitori del mondo… un pensiero doveroso qui!<br />
Un passo dove la <strong>di</strong>gnità<br />
e l’onore viene gridata<br />
e strappata col sangue<br />
verità nient’altro che<br />
verità <strong>di</strong>ca lo giuro!!<br />
Con patto e mano alzata o senza?<br />
COME GIUSTIZIA È<br />
Senza patto… mano destra alzata…<br />
LO GIURO!!!<br />
Umili pensieri con una goccia in mano chiusa e due aperte<br />
***<br />
<strong>La</strong> lupa è scesa<br />
mettendo in ginocchio i marinai.<br />
Il mare sa che è rarità<br />
e il marinaio sa che è pericolosa<br />
IL GRIDO DELLA MORTE UNO È<br />
187
e si ferma.<br />
Ma non c’è lupa che tenga che il mare non accoglie!<br />
*) <strong>La</strong> lupa (foschia) termine reggino dei marinai quando<br />
si presenta la nebbia fitta sullo stretto<br />
Foto <strong>di</strong> M.- Eleonora Zangara<br />
__________________________<br />
Maria Eleonora Zangara Geracese vive a Locri (rc)..è una Catalogratrice e<br />
Rilevatrice dei beni artistici e archeologici.<strong>di</strong>segnatrice tecnica .vive immersa nell<br />
arte nella pittura nella scultura..nella fotografia nella musica e scrive da sempre<br />
..ha appena pubblicato il libro Pause d inchiostro Profili nella notte e ha avuto vari<br />
riconoscimenti ...tra questi il primo premio Inchiostro scarlatto dell Hermes <strong>di</strong><br />
Taranto e il premio menzione speciale per una sua opera fotografica presidente<br />
Luigi Pignatelli ,altre sue opere sono state premiate dal consolato generale <strong>di</strong> arte e<br />
cultura a Milano con integrazione nel mondo Presidente Guamman Allende e un<br />
altro riconoscimento gli viene dato dalla Polizia Nazionale <strong>di</strong> Stato Golfo dei<br />
Poeti, è Socia Dell Accademia Senocrito Musica Lettere e Arte è Socia A.N.L.A. <strong>di</strong><br />
Firenze e Roma.<br />
188
Carmine De Falco<br />
ora che la storia e le risposte<br />
stan riposte nei cassetti <strong>di</strong> memorie virtuali<br />
e che addosso ci piomba la scure sconosciuta<br />
<strong>di</strong> parole come spread come stalking<br />
e che invece malattie<br />
aggre<strong>di</strong>scono impreviste senza nome<br />
noi, fantasmi alla finestra senza fiati<br />
che attraversiamo muti il belpaese<br />
e la scrittura si è abbassata<br />
al linguaggio schematico <strong>di</strong> macchine<br />
dei sistemi in<strong>di</strong>cizzanti <strong>di</strong> Leviatani<br />
nuovi innominabili, e che tutto<br />
è inaccettato e l'inaccettabile<br />
si compra facilmente, si ricicla<br />
nei mercatini truccati dalle leggi<br />
che qui non sono patto tra gli umani<br />
ora ch'è free anche la lotta e la retorica<br />
la usiamo per gonfiare rei bilanci<br />
ci è dato ancora tempo per resistere, per tessere<br />
il filo invisibile dei crolli: farne mille<br />
vessilli e mille strade e mille mon<strong>di</strong><br />
visioni da sommergere <strong>di</strong> nuovi noi<br />
__________________________<br />
Carmine De Falco (Napoli, 1980) ha pubblicato Italian Day – una giornata italiana<br />
<strong>di</strong> maggio 2008 (Kolibris, 2009), poemetto in quattro parti. <strong>La</strong> silloge Linkami<br />
l'immagine (Fara 2006) e partecipato a numerosi progetti antologici, tra i quali<br />
Pro/Testo, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Luca Ariano e Luca Paci, e Nella Borsa del Viandante, a <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />
Chiara De Luca (entrambi Fara 2009) e nella recente antologia Attraverso la città, a<br />
<strong>cura</strong> <strong>di</strong> Giuseppe Vetromile (Scu<strong>di</strong>eri 2010). Di prossima pubblicazione l'opera a<br />
quattro mani con Luca Ariano “I Resistenti”.<br />
189
Nicola Prebenna<br />
Nel folto del bosco<br />
Tra il folto nero del bosco s’apre<br />
il varco che mena al lago sempre<br />
più grande fatto e alimentato<br />
da piogge <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> rabbia.<br />
E sono in tanti a versare lacrime<br />
d’inutile attesa nelle case vuote<br />
e senza vita per un ritorno impossibile<br />
della giovane figlia decisa a resistere<br />
alla furia del maligno che s’avventa,<br />
sbava, ed ella non cede pur se prevale<br />
la forza sull’innocenza in<strong>di</strong>fesa<br />
del bene e dell’onore.<br />
Il suo corpo sacro scompare<br />
tra le pieghe del monumento un tempo<br />
benedetto e mentre il mostro lontano<br />
si gode la gioia beffarda del successo,<br />
per caso riaffiora il corpo restante<br />
dell’anima forte; ed il lago si <strong>di</strong>lata<br />
per lacrime <strong>di</strong> segreto infine svelato.<br />
Tra altre pareti e sono tante schizzano<br />
spruzzi <strong>di</strong> sangue e l’assassino<br />
è un fantasma che corpo non ha;<br />
s’aggira silente nelle pieghe serrate<br />
dell’animo che morte ha dato<br />
e che nessuno osa <strong>di</strong>svelare e certo<br />
rimane il dolore che umore si fa<br />
e nutre il lago nel nero del bosco<br />
il dolore dei cari che pace non ha.<br />
E sempre <strong>di</strong> più sono i cari sottratti<br />
190
all’affetto <strong>di</strong> madre, <strong>di</strong> padre e <strong>di</strong> figli<br />
ora per colpa <strong>di</strong> follia che esplode<br />
senza preavviso, ora per calcolo minuto<br />
eseguito con freddezza e, pur confessi,<br />
dopo lucida prova tutto si rimescola<br />
e l’acqua torbida confonde vittima<br />
ed assassino e spesso l’assassino beato<br />
e spavaldo irride non visto<br />
alla giustizia ingannata.<br />
Alla follia argine non è dato frapporre,<br />
scrupoli a <strong>di</strong>fesa ne sgorgano a iosa<br />
e pure l’evidenza si tinge <strong>di</strong> dubbio<br />
e anime innocenti talvolta si mutano<br />
in nugolo <strong>di</strong> cenere per il fiore deposto<br />
dalla pietà e dall’affetto;<br />
ma spesso il corpo è ancora nascosto<br />
e non si sa dove. Resta, sempre più largo<br />
e salato, nel buio più fitto del bosco,<br />
il lago del dolore e della <strong>di</strong>sperazione.<br />
__________________________<br />
Nicola Prebenna vive ad Ariano Irpino (AV). Ha svolto le funzioni <strong>di</strong><br />
professore, in Italia ed all’estero, nei licei e nell’Istituto magistrale e, infine, <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>rigente scolastico. Poeta, autore delle seguenti sillogi: Colpo d’ala, Rari Nantes,<br />
Dacruma, In gurgite vasto, E la fiaccola vive!, Come per acqua cupa, Era il maggio odoroso;<br />
scrittore, autore delle seguenti opere: L’approdo, Tempo che va, Barbe e virgulti; critico<br />
letterario: suoi contributi sono presenti su <strong>di</strong>verse riviste, tra cui Vernice, Vicum,<br />
Nuova secondaria, Poesia meri<strong>di</strong>ana, Silarus, Parnassos. E’ autore del saggio “Il<br />
settecento e l’autobiografia – Goldoni, Gozzi, Alfieri -”. <strong>La</strong> sua poesia è stata<br />
oggetto <strong>di</strong> attenzione ed è stata premiata, sia con poesie singole che per le sillogi<br />
intere, in molti premi letterari della penisola, ed è presente su numerose antologie.<br />
191
Francesco Scaramozzino<br />
Protagora<br />
Ancora ti compiaci, Protagora,<br />
per tanto impegno; guarda,<br />
preparo l’impasto, trito sul batticarne<br />
le poche parole che ci restano:<br />
faccio economia nel silenzio,<br />
da anni convivo<br />
con la penuria del senso,<br />
le molte aporie del <strong>di</strong>scorso.<br />
Fuori, si incuneano al truogolo<br />
i maiali del nuovo secolo, spingono,<br />
scivolano, si infilano<br />
negli interstizi del rosa, annusano<br />
lo strato macero delle foglie.<br />
Poi, mi avvicino, in sottofondo sento<br />
la masticazione della ghianda,<br />
il muso rimesta, avvolge, ognuno<br />
incontra annuendo il ciglio<br />
albino e umido<br />
del vicino <strong>di</strong> stazza, il filo<br />
<strong>di</strong> una saliva acida e luccicante. Non parlo,<br />
verso dal secchio in coro, alimento<br />
lo sdegno e lo sproloquio,<br />
il chiacchiericcio sterile della gola<br />
perché più miti vengano<br />
dove li attende il grido<br />
animale della parola,<br />
l’i<strong>di</strong>osincrasia della ragione:<br />
la scossa che fa la storia<br />
quando la sfiora, Protagora,<br />
il corpo che si <strong>di</strong>scosta<br />
dalla dorata agorà della prigione.<br />
192
Michele De Luca - Tare<br />
______________________________<br />
Francesco Scaramozzino è nato a Melzo (Mi), dove vive, nel 1962. Ha<br />
pubblicato raccolte <strong>di</strong> racconti (Storia <strong>di</strong> Susy, Nuova Compagnia E<strong>di</strong>trice, 1996;<br />
Pump up the volume, Moby Dick, 2005, "Una breve stagione", Il foglio clandestino<br />
E<strong>di</strong>zioni) e libri <strong>di</strong> poesia (<strong>La</strong> bellezza <strong>di</strong> Efesto, Tracce, 1995; Sembianze, Joker, 2001;<br />
Sedersi accanto, Joker, 2007, "Spiragli", E<strong>di</strong>zioni Orizzonti Meri<strong>di</strong>onali.<br />
193
Fabio D’Anna<br />
Farisei<br />
Sono maschere d’oblio<br />
la vergogna sugli scalini<br />
Chiesa devota la domenica<br />
Sorrisi <strong>di</strong> lamiera<br />
croce incrociano<br />
<strong>di</strong>stanti e silenti<br />
memorie e violenze<br />
moglie e figli<br />
puttane e bastar<strong>di</strong><br />
casa e chiesa<br />
carcere e casino<br />
194<br />
sguardo obliquo,<br />
un ghigno<br />
rasoio e rosario<br />
bulimica l’elemosina<br />
scempio riluce.<br />
li spinge e <strong>di</strong>pinge<br />
il vento che tace<br />
un tempo <strong>di</strong> assassini<br />
semplice non sfinge<br />
li finge<br />
i farisei.<br />
______________________________<br />
Fabio D’Anna, è nato a Marsala (TP) il 25/12/1961, dove vive. Svolge la<br />
professione <strong>di</strong> Avvocato ed ha esercitato le funzioni <strong>di</strong> Magistrato Onorario.<br />
E’stato impegnato nella <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> alcuni collaboratori <strong>di</strong> giustizia nei processi<br />
contro la criminalità organizzata, nel cui ambito ha anche svolto la funzione <strong>di</strong><br />
avvocato delle parti civili. Collabora come giornalista alla pagina culturale del<br />
quoti<strong>di</strong>ano “ <strong>La</strong> Sicilia”, e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Trapani.<br />
Ha coor<strong>di</strong>nato il progetto “Mozia e Lilibeo, patrimonio dell’Umanità riconosciuto<br />
dall’Unesco”. Partecipa, come relatore, al seminario culturale itinerante “L’Immaginario<br />
Simbolico” organizzato dalla rivista “Psicologia Dinamica”.<br />
Coor<strong>di</strong>na il gruppo Ong Non Estinti poetry, insieme al poeta Nino Contiliano,<br />
impegnato nell’organizzazione <strong>di</strong> letture collettive <strong>di</strong> poesia.<br />
Ha pubblicato nel 2008 il saggio ironico Il Marsalese e<strong>di</strong>to da Libri<strong>di</strong>ne , e la raccolta <strong>di</strong><br />
poesie All’angolo del tempo, Lulu E<strong>di</strong>tore, 2008.
Manuel Cohen<br />
Versicoli della peggiore itaglia.<br />
“io? io sono un asso sono un vincente<br />
non ho rivali né remore niente”<br />
“io? sì certamente sto col mio tempo<br />
io vado <strong>di</strong> corsa senza spavento”<br />
“monto su un’auto <strong>di</strong> rappresentanza<br />
un motore un mezzo che <strong>di</strong>a importanza”<br />
“io? sono affiliato al neoliberismo<br />
pratico tutto in liberoscambismo”<br />
“la politica mi salverà dalla bancarotta<br />
per l’itaglietta un futuro da mignotta”<br />
“a milioni felicità, sorrisi, milioni<br />
<strong>di</strong> poltrone, lavori, laute pensioni”<br />
“un bel trapianto sotto la bandana<br />
baldracca populista neoputtana”<br />
“sardegna <strong>di</strong> veline, escort, impren<strong>di</strong>tori<br />
isolati <strong>di</strong>seredati agricoltori”<br />
“oh allegro carrozzone <strong>di</strong> briatore, lo share<br />
del tigiquattro sale, al billionaire”<br />
“libertà <strong>di</strong> fare, <strong>di</strong> bisbocciare<br />
liceità fiscale, <strong>di</strong> licenziare”<br />
“compro reti compro tutto pure tette<br />
compro oro vendo fumo per starlette”<br />
(Spots, dell’uomo che non deve chiedere mai: forse tutto cominciò<br />
nell’era dell’edonismo reaganiano, e certamente la situazione<br />
peggiorò con l’avvento della tivvù commerciale <strong>di</strong> mr. b.)<br />
195
“l’ere<strong>di</strong>tà, sia condìta o còn<strong>di</strong>ta<br />
la cosa pubblica è in televen<strong>di</strong>ta”<br />
“guai a voi, statalisti, gay, comunisti<br />
vi seppellirà la risata dei neoputtanisti”<br />
“ho una bella moglie un figlio una figlia<br />
credo nei valori nella famiglia”<br />
“adoro poi i giorni delle convention<br />
e mi ristoro creando antìse attention”<br />
“non potrei mai mancare ai vernissages<br />
l’assenza <strong>di</strong> me il vuoto quel dommage”<br />
“i miei anni i guadagni li porto bene<br />
un po’ mi tiro un po’ <strong>di</strong> collagene”<br />
“<strong>di</strong> me mi occupo mi curo mi amo<br />
scolpisco il corpo il dorso il deretano”<br />
“io? vesto strafigo molto griffato<br />
anche <strong>di</strong> notte pseudotrasandato”<br />
“il look è molto è tutto è un’elezione<br />
non esco prima dell’epilazione”<br />
“è bello piacersi bello leccarsi<br />
nella neve nel sole una catarsi”<br />
“io? amo il centro il clou l’elettricità<br />
dei flash la fama la pubblicità”<br />
“tivvù io vedo tivvù io voglio tivvù<br />
tivvù io bevo tivvù io vado in tivvù”<br />
“io no che non mi annoio non ho tempo<br />
ho impegnato tutto ogni momento”<br />
“il grande calcio il calcetto il rugby il golf<br />
ci sono sempre a gran<strong>di</strong> eventi ai play-off”<br />
“leggo <strong>di</strong> tutto da grisham a baricco<br />
196
dan brown de carlo avvinto mi ci ficco”<br />
“i weekend? locations bordelli esclusivi<br />
molto easy molto gossip gli imperativi”<br />
“ed ora amiche, amici, venduti e ven<strong>di</strong>tori<br />
cantate con noi il canto degli untori:<br />
il carrozzone va avanti da sé<br />
bustine veline sante<strong>di</strong>chè<br />
bugiardone ridente per autocrazia<br />
biscione inquietante dell’i<strong>di</strong>ozia<br />
tutto beve la gente senza più ali<br />
le tresche le truffe impren<strong>di</strong>toriali<br />
la propaganda che tutte ammalia<br />
le mezze calzette e forza italia!”<br />
______________________________<br />
Manuel Cohen ha vissuto in Abruzzo, a Urbino, Bruxelles e Roma, è critico<br />
letterario. Suoi saggi sulla poesia contemporanea e su autori neo<strong>di</strong>alettali appaiono<br />
in varie riviste e in volumi in Italia, Francia, Belgio e Usa. Figura nella redazione<br />
<strong>di</strong> «Ali», «Argo», «Il parlar franco», «Pelagos», «Profili letterari». Dirige due collane<br />
<strong>di</strong> poesia per Le voci della luna/Dott.Com.Press e per Puntoacapo. Ѐ tra i<br />
<strong>cura</strong>tori delle antologie: L’Italia a pezzi. Ultimi neo<strong>di</strong>alettali (in uscita) e Poeti<br />
Romagnoli del Novecento (in uscita). I suoi versi sono raccolti in: “Altrove, nel folto” (a<br />
<strong>cura</strong> <strong>di</strong> D. Bellezza, Ed. Ianua, Roma, 1990), e Cartoline <strong>di</strong> marca (prefazione <strong>di</strong> M.<br />
Raffaeli, postfazione <strong>di</strong> F. Marotta, Marte e<strong>di</strong>trice, Teramo, 2010).<br />
197
Gianni Zambianchi<br />
Cust l'è un mond stort<br />
'mé un carr cargä mäl<br />
stravaccä in un foss;<br />
gh'é da drizzäl<br />
cargäl 'd növ al mei<br />
e timunäl sla callèra...<br />
Parché cantat rusgnö<br />
t'è cunteint 'l so<br />
nal mes <strong>di</strong> sàlaz e 'd marzö 't fä 'l nein<br />
't fä mia fa<strong>di</strong>ga a es atzé<br />
e s'anca l'om 'l g'ha mia teimp<br />
l'é surd al to cant<br />
l'è l' istess, l'incant dal mond 'l resta...<br />
Me e la mort g'um un cuntratt<br />
cul teimp è nazzi un'amicizia<br />
's frequentum e andum a spass;<br />
le, la mé ombra, me 'l so om<br />
's pärla e 's <strong>di</strong>za 'd noi<br />
ridum dal mond, d' iom<br />
e <strong>di</strong> so dastein;<br />
i so migliur amiz in pé<br />
i mé qualcadoi a drom<br />
infiurä 'd fiur d'altea<br />
qualcadoi an<strong>cura</strong> a fa<strong>di</strong>gä...<br />
ma fä gnint, cust l'è la vita e la mort:<br />
du suréll, vüna bona e l'ätra cattiva<br />
<strong>di</strong>suguäl e uguäl second 'l dé...<br />
l'è atze: mei fäsl' amis e scüntä teimp.<br />
Quest'è un mondo storto / com'un carro mal caricato / in un fosso stravaccato; / c'è<br />
da drizzarlo / caricarlo <strong>di</strong> nuovo al meglio / e timonarlo sulla callaia... //<br />
198
Perché canti usignolo / sei contento lo so / nel mese dei salici e del marzuolo fai nido /<br />
non fatichi ad esser così / e s'anche l'uomo non trova tempo / è sordo al tuo canto / è<br />
lo stesso, l'incanto del mondo resta... //<br />
Io e la morte abbiamo un contratto / col tempo è nata un'amicizia / ci frequentiamo e<br />
an<strong>di</strong>amo a spasso; / lei, la mia ombra, io il suo uomo / si parla e si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> noi /<br />
ri<strong>di</strong>amo del mondo, degli uomini / e del loro destino; / i suoi migliori amici in vita / i<br />
miei qualcuno a dormire / infiorato <strong>di</strong> fior <strong>di</strong> malva / qualcuno ancora a faticare... /<br />
ma fa niente, questa la vita e la morte: / due sorelle, una buona e l'altra cattiva /<br />
<strong>di</strong>seguali e uguali secondo il giorno... //<br />
è così: meglio farsele amiche e scontare tempo. /<br />
______________________________<br />
Gianni Zambianchi, oltre a de<strong>di</strong>carsi all'attività <strong>di</strong> pittore, ha pubblicato, fra<br />
l'altro, le raccolte <strong>di</strong> poesia Ciòs ( E<strong>di</strong>zioni Kronstadt, Piacenza 1987 ), Folate (<br />
TEP E<strong>di</strong>zioni, Piacenza 1990 ), Nel giar<strong>di</strong>no del se ( Aiòrema E<strong>di</strong>zioni, Piacenza<br />
1999 ), 'Me un rasär co' 'l so mur... ( E<strong>di</strong>zioni Kairós, Piacenza 2005 ); ha inoltre<br />
<strong>cura</strong>to con Franco Toscani il volume postumo <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Nello Vegezzi Terra e<br />
carne d'amore ( Grafic Art, Piacenza 1995 ). E' fra i <strong>cura</strong>tori de <strong>La</strong> rivolta e l'incanto.<br />
Poesia, pittura e scultura in Nello Vegezzi ( E<strong>di</strong>zioni Kairós, Piacenza 2004 ).<br />
199
Gero Miceli<br />
Signuraggiu<br />
Qualchi cosa nun funziona<br />
lu Dollaru è <strong>di</strong> la<br />
Riserva Fi<strong>di</strong>rali<br />
l’Euru <strong>di</strong> la<br />
Banca Cintrali,<br />
stampanu grana senza<br />
oru a currispittivu<br />
e mprustanu.<br />
Sempri chiù famigli<br />
senza travagliu<br />
fannu la fami<br />
pi na crisi nvintata<br />
<strong>di</strong> lu patruni stampasor<strong>di</strong><br />
ca mprusta a<br />
usura a li Stati.<br />
E mentri li pulitici si<br />
criscinu lu stipen<strong>di</strong>u<br />
sentu <strong>di</strong>ri minchiati<br />
<strong>di</strong> cui guverna.<br />
Ni <strong>di</strong>cinu <strong>di</strong> spenniri<br />
quannu a la genti<br />
nun ci vasta la misata<br />
pi jiri avanti nni la vita.<br />
(Maggio 2010)<br />
200<br />
I politici sono i camerieri dei banchieri<br />
(Ezra Pound)
Signoraggio<br />
Qualcosa non funziona /il Dollaro è della / Riserva Federale / l’Euro<br />
della / Banca Centrale, / stampano sol<strong>di</strong> senza / oro a corrispettivo / e<br />
prestano. //<br />
Sempre più famiglie / senza lavoro / fanno la fame / per una crisi<br />
inventata / dal padrone stampasol<strong>di</strong> / che presta a / usura agli Stati. //<br />
E mentre i politici si / crescono lo stipen<strong>di</strong>o / sento <strong>di</strong>re sciocchezze / da<br />
chi governa. //<br />
Ci <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> spendere / quando alla gente / non basta lo stipen<strong>di</strong>o / per<br />
tirare avanti nella vita. //<br />
______________________________<br />
Gero Miceli è nato ad Agrigento nel 1985 e risiede a Grotte (AG). Accademico<br />
de "Il Convivio" e Accademico ad honorem dell’ “Accademia San Bernardo <strong>di</strong><br />
Chiaravalle”, membro per l'Italia del World Poets Society, già delegato Provinciale<br />
dell' A.N.PO.S.DI. (Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali) attuale<br />
delegato Provinciale <strong>di</strong> Agrigento dell’A.N.A.P.S. (Associazione Nazionale Artisti<br />
Poeti e Scrittori) volontario C.I.S.O.M. (Corpo italiano <strong>di</strong> Soccorso dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong><br />
Malta) componente <strong>di</strong> giuria in premi letterari. Sue poesie sono state pubblicate<br />
in numerose antologie e in varie riviste letterarie con alcune delle quali collabora.<br />
Figura tra gli autori in <strong>di</strong>aletto siciliano scelti per il progetto L.I.R.e.S. (Lingua<br />
Identità Ricerca e Sviluppo) 2007/2008 promosso dal Ministero dell’Istruzione<br />
dell’Università e della Ricerca -Ufficio Scolastico Regione Sicilia - per lo stu<strong>di</strong>o del<br />
<strong>di</strong>aletto siciliano nella scuola. Ha pubblicato “Kori” (Me<strong>di</strong>nova, 2006) destinando<br />
i proventi ad un progetto UNICEF.<br />
Conduce attualmente la rubrica “Un poeta a settimana” all’interno del programma<br />
“Musica e parole” sulla ra<strong>di</strong>o italiana in Belgio ”Ra<strong>di</strong>o SI Bruxelles”. Due suoi<br />
testi sono <strong>di</strong>venuti canzone, nel 2007 "Vampiru" (Vampiro) messa in musica dal<br />
cantautore Leone Marco Bartolo e nel 2010 la poesia religiosa "Sittanta voti setti"<br />
(Settanta volte sette) ad opera del cantautore Sal Marchese, che ne ha inciso un<br />
CD singolo a tiratura limitata del quale la prima copia è stata donata al Santo<br />
Padre. Importanti autori e critici hanno apprezzato la poesia <strong>di</strong> Miceli, tra i quali:<br />
Alessandro Quasimodo, Alda Merini, Davide Rondoni, Ignazio D. Buttitta,<br />
Giorgio Barberi Squarotti e Marco Scalabrino.<br />
201
Giovanni Nuscis<br />
<strong>La</strong> neve dell’attesa<br />
1.<br />
I fogli a volte<br />
sono sottili catene<br />
co<strong>di</strong>ci vergati dai potenti<br />
sulla schiena degli umili;<br />
il fiato dei mastini<br />
a un palmo dalla gola<br />
sbagliata.<br />
<strong>La</strong> giustizia è come il sole<br />
nel cielo infestato da nubi<br />
che sostano o <strong>di</strong>leguano:<br />
ombre in lotta con la luce.<br />
Si rema in molti<br />
ma non tutti;<br />
nessuno sembra governare<br />
la nave invisibile<br />
sulla deriva del tempo;<br />
ma il carico giunge<br />
puntuale<br />
tra i mezzi sorrisi<br />
<strong>di</strong> chi attende<br />
e <strong>di</strong> chi ha riposato.<br />
2.<br />
Le gambe penzolanti in fondo al molo<br />
gli occhi socchiusi verso un oltre<br />
che non sia mare in tempesta.<br />
Non sei solo<br />
nella punta estrema<br />
che guarda dall’Africa l’Europa<br />
l’abisso tra pareti <strong>di</strong> cielo.<br />
Non basta il sogno<br />
se ve<strong>di</strong> ogni giorno allo specchio<br />
imbiancare la barba.<br />
202
3.<br />
Ti guar<strong>di</strong> intorno<br />
con la calma inquietu<strong>di</strong>ne<br />
che cela l’attesa<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>panate albe e ore,<br />
da grovigli e fumanti macerie.<br />
Non chiaroscuri umorali<br />
ma costanti epocali<br />
d’una razza uguale a sé stessa<br />
da sempre, per sempre.<br />
Cantare muti<br />
la rabbia sfrigolante della notte<br />
chiusa tra poche lettere<br />
dalla buia luce d’una veglia.<br />
______________________________<br />
Giovanni Nuscis è nato ad Ancona nel 1958 e vive dal 1973 a Sassari. <strong>La</strong>ureato<br />
in giurisprudenza, si occupa attualmente <strong>di</strong> formazione. Ha pubblicato i libri <strong>di</strong><br />
poesia “Il tempo invisibile” (Book E<strong>di</strong>tore, Castelmaggiore, 2003) (Premio<br />
Nazionale <strong>di</strong> poesia “Alessandro Contini Bonacossi” ed. 2003, come opera<br />
prima), “In terza persona” (Manni, Lecce, 2006) e “<strong>La</strong> parola data” (L’arcolaio<br />
<strong>di</strong> Gianfranco Fabbri, Forlì 2009), “Transiti” (Quaderni <strong>di</strong> Poiein a <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Puntoacapo E<strong>di</strong>trice, Novi Ligure 2010). Per la poesia<br />
ine<strong>di</strong>ta, ha vinto il Premio Turoldo ed. 2005 organizzato dall’Associazione Poiein<br />
(1° classificato). E’ stato segnalato al Premio Lorenzo Montano 2008 (22°<br />
e<strong>di</strong>zione) per la sezione “Raccolta ine<strong>di</strong>ta”. Poesie, note <strong>di</strong> lettura e interventi<br />
critici, propri o sul suo lavoro sono stati pubblicati sulle riviste l’immaginazione,<br />
Polimnia, <strong>La</strong> clessidra, Gemellae, Le Muse e sul quoti<strong>di</strong>ano <strong>La</strong> Nuova Sardegna;<br />
in rete, su Nazione In<strong>di</strong>ana, <strong>La</strong> Poesia e lo spirito, Via delle belle donne, Italia<br />
Libri, ORG, Poiein, Sinestesie, Il Convivio, Rotta Nord Ovest, <strong>La</strong> costruzione<br />
del verso, Rebstein – <strong>La</strong> memoria del tempo sospeso, I poeti del Parco, Lingua<br />
Siciliana, Parole <strong>di</strong> Sicilia, Fara, Neobar, Blanc de ta nuque, LucaniArt,<br />
Oboesommerso, Compitu re vivi .<br />
Fa parte della redazione del blog collettivo “<strong>La</strong> Poesia e lo spirito”<br />
(www.lapoesiaelospirito.wordpress.com) e Gestisce un blog, “Transito senza<br />
catene” (www.giovanninuscis.splinder.com ), de<strong>di</strong>cato alla poesia, alla letteratura e<br />
all’attualità.<br />
203
Carla Gui<strong>di</strong> – 8 marzo<br />
204
Federico Ramaioli<br />
Diranno<br />
Vi <strong>di</strong>ranno i padroni delle banche<br />
Che siamo giunti all’internazionale,<br />
Europeisti, ma non più europei,<br />
Ignavi e farisei<br />
Che esultano ad una nuova civiltà,<br />
<strong>La</strong> civiltà che gode della resa,<br />
Del suo pensiero debole, in attesa<br />
Che vengano altri a conquistarne i porti.<br />
E noi le nostre sorti<br />
Piangiamo ma nell’ombra dell’inerzia,<br />
Mentre i signori, in nuovi dèi profani<br />
Irridono agli slanci coraggiosi<br />
Di chi svetta nel cielo col pensiero.<br />
E ridono agli audaci desideri<br />
Dei popoli irredenti<br />
Che rimpiangono l’essere nazione,<br />
In un Europa che gli ha sra<strong>di</strong>cato<br />
L’anima, con i dazi e le frontiere.<br />
E calano le sere<br />
E i profeti d’ignavia e <strong>di</strong> sventura<br />
Cantano la paura,<br />
E pre<strong>di</strong>cano sopra il loro altare<br />
Che non c’è nulla che ci può salvare.<br />
______________________________<br />
Federico Ramaioli è studente all’Università cattolica <strong>di</strong> Milano. Lo scorso anno<br />
è stato inserito nel vlume “L’impoetico mafioso”<br />
205
Vincenzo Mastropirro<br />
<strong>La</strong> lunga attesa<br />
<strong>La</strong> gran<strong>di</strong>ne scoppiettante<br />
percorre la strada <strong>di</strong> bianco<br />
chicchi <strong>di</strong> pietre ammaccano<br />
e i fiori piangono, mentre<br />
il sole attende.<br />
**********************<br />
L’urlo s’infrange contro la risata acida<br />
che aspetta d’estirparsi definitivamente<br />
per lasciare spazio ai banchi esposti a caso<br />
durante il caos me<strong>di</strong>atico della fiera del dolore.<br />
Il mercato s’attrezza delle specie più <strong>di</strong>verse<br />
e offre grida più forti per chi soffre<br />
la fiera è attiva e i mercanti vendono<br />
il dolore resiste e alza le sue quotazioni.<br />
______________________________<br />
Vincenzo Mastropirro (1960) è <strong>di</strong> Ruvo <strong>di</strong> Puglia e vive a Bitonto.<br />
Flautista, compositore, <strong>di</strong>datta ha collaborato con alcuni poeti come Alda Merini,<br />
Vittorino Curci e Anna Maria Farabbi componendo musiche su loro liriche, così<br />
che”...lavorando con la parola ho finito per scriverla”.<br />
Ha suonato per importanti teatri e sale concertistiche in Italia e all’estero ed ha<br />
inciso <strong>di</strong>versi CD cimentandosi con un repertorio che va dal classico al<br />
contemporaneo, dalla contaminazione all’improvvisazione.<br />
È autore <strong>di</strong> poesie. Ha pubblicato Nudosceno LietoColle ed. (Faloppio 2007);<br />
Tretippe e Martidde-Questo e Quest’altro Giulio Perrone ed. (Roma 2009), A.A.V.V.<br />
Pugliamondo, E<strong>di</strong>zioni Accademia <strong>di</strong> Terra d’ Otranto – Neobar 2010; AA.VV.<br />
“Guardando per terra – Voci della poesia contemporanea in <strong>di</strong>aletto a <strong>cura</strong> <strong>di</strong> Piero<br />
Marelli LietoColle – Collana Aretusa 2011.<br />
Ha vinto alcuni premi letterari nazionali e compare in varie antologie e riviste<br />
letterarie: Giulio Perrone ed., Lietocolle ed., Pagine ed., Aletti ed., Le voci della<br />
luna ed., E<strong>di</strong>zioni Scientifiche Italiane. www.vincenzomastropirro.it<br />
206
Livia Bazu<br />
Urlate<br />
Donne che tacete<br />
Urlate!<br />
Uomini che temete<br />
Urlate!<br />
Con tutto il fiato<br />
Che gli antichi chiamavano anima<br />
Dai recessi più bassi del ventre<br />
Urlate!<br />
Un urlo così potente<br />
Da scuotere la terra<br />
Fino alle viscere<br />
Svegliare il magma<br />
Che si gonfierà<br />
A sommergere i palazzi e le torri<br />
Il sole nel grembo della terra<br />
Finalmente nascerà<br />
______________________________<br />
Livia Clau<strong>di</strong>a Bazu è nata a Bucarest nel 1978, da madre traduttrice e<br />
padre pianista. Nel 1990 si è trasferita con la famiglia in Italia, a Montecatini<br />
Terme. Durante l'adolescenza ha pubblicato spora<strong>di</strong>camente sulla rivista per<br />
ragazzi UTOPIA. Nel 1997 si è trasferita a Roma, per seguire l'Università. Nel<br />
2003 si è laureata in Letteratura comparata. Nello stesso anno si è classificata<br />
quinta al concorso letterario Eks&Tra, con la poesia "Autobiografia".<br />
Attualmente sta conseguendo il Dottorato <strong>di</strong> Ricerca presso l'Università per<br />
Stranieri <strong>di</strong> Siena, con una tesi dal titolo: Significare altrove. Contaminazione e creatività<br />
linguistica nelle realtà interculturali italiane. È inoltre presidente dell'Associazione<br />
interculturale "Roma Porto Franco". Nel 2006 ha pubblicato i racconti "Arterie" e<br />
"Trame" sulla rivista letteraria Sagarana. Ha <strong>cura</strong>to, per <strong>CFR</strong>, la traduzione<br />
poetica <strong>di</strong> un volume antologico <strong>di</strong> Iulian Boldea, in pubblicazione.<br />
207
Roberto Maggiani<br />
Porta via questo cane<br />
A tutti i fratelli arabi morti nella lotta per la libertà e per coloro che ancora stanno lottando.<br />
Bastano quattro fotografie<br />
sul quoti<strong>di</strong>ano della domenica<br />
in una corsia <strong>di</strong> ospedale<br />
alle sette del mattino<br />
per allargare la misura<br />
<strong>di</strong> un dolore che anche questa notte<br />
ha devastato il corpo <strong>di</strong> chi<br />
ha qui – almeno – la fortuna<br />
<strong>di</strong> un’assistenza.<br />
Il volume <strong>di</strong> questa stanza<br />
si espande nel silenzio del mattino.<br />
Il tiglio che si vede dalla finestra<br />
e profuma le lunghe ore <strong>di</strong> degenza<br />
scompare, appaiono terre libiche<br />
dove un uomo fugge a pie<strong>di</strong><br />
inseguito e investito da un <strong>La</strong>nd Cruiser<br />
schiacciato nel deserto come un animale –<br />
che pure fa dolore –<br />
le ossa rotte – l’agonia.<br />
A Ben Jawad ci sono due uomini,<br />
uno è ferito e <strong>di</strong>steso sull’asfalto<br />
l’altro è armato e <strong>di</strong>ce:<br />
“Inneggia a Gheddafi!”<br />
Quello invece inneggia ad Allah<br />
e trova la morte – assassinato<br />
da tre colpi <strong>di</strong> kalashnikov.<br />
(Mi esplode il cuore per la commozione<br />
verso quei martiri della fede e della libertà.)<br />
208
“Chiama due o tre uomini<br />
per portare via questo cane” –<br />
<strong>di</strong>ce il killer ai suoi complici.<br />
Roma, Ospedale Sandro Pertini, 12 giugno 2011<br />
______________________________<br />
Roberto Maggiani si è laureato in Fisica all’Università <strong>di</strong> Pisa, vive a Roma, dove<br />
insegna. Si occupa <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione scientifica e <strong>di</strong> poesia, in particolare si interessa<br />
del rapporto tra poesia e scienza. Insieme a Giuliano Brenna ha fondato la rivista<br />
letteraria libera online www.larecherche.it, <strong>di</strong> cui è coor<strong>di</strong>natore <strong>di</strong> Redazione, ed<br />
è <strong>cura</strong>tore della collana <strong>di</strong> eBook, Libri liberi, de <strong>La</strong>Recherche.it.<br />
Ha pubblicato otto raccolte poetiche: Sì dopo sì, E<strong>di</strong>zioni Gazebo, 1998; Forme e<br />
informe, E<strong>di</strong>zioni Gazebo, 2000; L’in<strong>di</strong>cibile, Fermenti E<strong>di</strong>trice, Collana Iride, 2006;<br />
Cielo in<strong>di</strong>viso, Manni E<strong>di</strong>tori, Collana Occasioni, 2008; Angeli in volo, E<strong>di</strong>zioni<br />
L’Arca Felice, Collana Coincidenze, 2010; Scienza aleatoria, LietoColle, Collana<br />
Erato, 2010; L’ombra <strong>di</strong> Creso, <strong>La</strong>Recherche.it, eBook, 2010; Navigazioni incerte,<br />
<strong>La</strong>Recherche.it, eBook, 2011. Ha <strong>cura</strong>to, per le E<strong>di</strong>zioni L’Arca Felice, l’antologia<br />
poetica Quanti <strong>di</strong> poesia (Nelle forme la cifra nascosta <strong>di</strong> una scrittura straor<strong>di</strong>naria), 2011.<br />
Suoi testi poetici e in prosa sono pubblicati su varie riviste letterarie quali L’area <strong>di</strong><br />
Broca, <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano, L’immaginazione, Caffè Michelangiolo, Poeti e Poesia, Nuova<br />
Umanità, Formafluens, LucaniArt Magazine. Sue traduzioni dal portoghese dei poeti<br />
Sophia de Mello Breyner Andresen e Herberto Hélder sono pubblicate su riviste<br />
quali Testo a Fronte, Semicerchio, Poeti e Poesia, Le reti <strong>di</strong> Dedalus, Formafluens.<br />
Recapiti:<br />
Cell. +39 347 8562152<br />
E-mail: roberto.maggiani@larecherche.it<br />
Web: www.robertomaggiani.it<br />
209
Paolo Ottaviani<br />
Tre Haiku<br />
Restiamo umani.<br />
Pietà e fratellanza<br />
tra angeli e belve.<br />
*<br />
Dai morti schermi:<br />
“Chi va alla guerra sappia<br />
che là si muore.”<br />
*<br />
Ma sulla viva<br />
terra vivo per sempre<br />
il dono resta.<br />
______________________________<br />
Paolo Ottaviani è nato a Norcia e vive a Perugia. <strong>La</strong>ureato in Filosofia con una tesi<br />
su Giordano Bruno, ha successivamente pubblicato negli Annali dell’Università per<br />
Stranieri, saggi sul naturalismo filosofico italiano. Ha fondato e <strong>di</strong>retto la rivista Lettera<br />
dalla Biblioteca. Nel 1992, per le E<strong>di</strong>zioni del Leone <strong>di</strong> Venezia, ha dato alle stampe la<br />
raccolta poetica Funambolo, con prefazione <strong>di</strong> Maria Luisa Spaziani. È presente con<br />
poesie, saggi, recensioni e articoli <strong>di</strong> interesse letterario in riviste multime<strong>di</strong>ali, nei<br />
perio<strong>di</strong>ci Attraverso, Esperienze letterarie, Perusia, Poesia, Poeti e Poesia, Universo e su <strong>di</strong>versi<br />
quoti<strong>di</strong>ani. Nel 2007 ha pubblicato Geminario dove, in movimento alternato con la<br />
lingua, riecheggia il nostro volgare due-trecentesco. Nel 2009 ha vinto il Concorso <strong>di</strong><br />
Poesia “Verba Agrestia”, ottenendo la pubblicazione de Il felice giogo delle trecce, dove per<br />
treccia si intende una composizione poetica a forma chiusa, <strong>di</strong> sei strofe, con alternanza<br />
<strong>di</strong> quartine <strong>di</strong> versi alessandrini e <strong>di</strong> versi senari.<br />
210
Daniele Petruccioli<br />
1.<br />
<strong>La</strong> Chiesa<br />
non giu<strong>di</strong>ca<br />
sulla moralità fondamentale<br />
dei comportamenti<br />
(personali, del resto)<br />
del Capo<br />
del Governo.<br />
Peraltro non ha espresso il sui giu<strong>di</strong>zio<br />
nemmeno sulle ultime misure<br />
(generalmente apprezzate, del resto)<br />
per l’economia<br />
dettate <strong>di</strong> recente.<br />
Battezzata <strong>di</strong> recente<br />
mia figlia si rivolta nella culla.<br />
2.<br />
Un cannucceto<br />
nemmeno troppo alto<br />
sbilenco, come<br />
sospeso,<br />
separa<br />
il ghetto da ricchi<br />
dai fuori dal ghetto.<br />
Il mare è lo stesso<br />
sparso le onde morbide<br />
sull’affannoso ghetto<br />
(e fuori dal ghetto)<br />
<strong>di</strong> scaglie d’oro sull’acqua <strong>di</strong> piombo<br />
e sabbia<br />
e ombrelloni<br />
211
e ombretto.<br />
Dentro<br />
ci sono scivoli e altalene soli<br />
nel sole<br />
come canzoni degli anni ’70<br />
e politici<br />
e vecchie con le tate nell’ombra<br />
e un caffè costa il triplo<br />
e non c’è più memoria<br />
e i bambini<br />
sono tutti fuori.<br />
______________________________<br />
Daniele Petruccioli è nato a Roma, dove vive. Per anni si è occupato principalmente<br />
<strong>di</strong> teatro. Dal 2005 collabora come traduttore e scout con <strong>di</strong>verse case e<strong>di</strong>trici. È la<br />
voce italiana <strong>di</strong> Dulce Maria Cardoso e Philippe Djian. Fra i suoi autori: Pepetela, Mia<br />
Couto, Mark Dunn, Jean-Philippe Blondel, Ndumiso Ngcobo. Nel 2007 ha<br />
pubblicato la raccolta <strong>di</strong> versi Sonderkommando, per le e<strong>di</strong>zioni Zona. Negli ultimi anni<br />
porta avanti due progetti, uno <strong>di</strong> poesia onirica l’altro <strong>di</strong> poesia civile. Attualmente sta<br />
traducendo Luan<strong>di</strong>no Vieira.<br />
212
Luciano Valera<br />
Suono <strong>di</strong> armoniche – nemiche -<br />
Segnate dalle stesse lacrime<br />
Accompagnano il nascere dell’alba<br />
Ultimo giorno per anime appese<br />
A <strong>di</strong>sco rosso sangue – il sole -<br />
Domani - oggi - lame accarezzate<br />
Tutta la notte, quasi coccolate<br />
Saranno spinte avanti a infiggere<br />
carne senza nome<br />
domani, oggi saremo morti o eroi<br />
o - solo morti -<br />
i cuori - ban<strong>di</strong>ere al vento -<br />
spargeranno battiti nel tempo<br />
fino a quando tutto tornerà silenzio<br />
la musica allora <strong>di</strong>verrà lamento<br />
nella luce che occhi va chiudendo,<br />
sono eroi, ora stan dormendo<br />
come allora nella fossa conquistata<br />
lasciando sulla terra carni maciullate<br />
riporti al suono la tua armonica<br />
– frontiera – per uomini<br />
che il coraggio vorrebbero lasciare<br />
senza dover più cercar nemici<br />
lontano dal crepitio delle mitraglie<br />
ti chiesi:« che cos’è il coraggio?»<br />
«i nostri son eroi, il nemico è un assassino?»<br />
non mi rispondesti, oggi che sei terra<br />
Eroi<br />
A mio padre e a tutti coloro che sono morti ed ancora oggi<br />
muoiono credendo in qualche cosa.<br />
213
ancora dentro una logora ban<strong>di</strong>era<br />
giace la tua armonica - come eroe –.<br />
Nun te regghe più<br />
(per i centocnquant'anni dell'unità d'ITALIA)<br />
Cento cinquant'anni<br />
<strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere al vento, cavalli<br />
<strong>di</strong> spade sguainate, battaglie<br />
- <strong>di</strong> eroi -<br />
Avanti Savoia!<br />
l'Italia data ai ban<strong>di</strong>ti<br />
a loro croci sul petto<br />
al coraggio.....solo croci:<br />
Ora non ci son più lame<br />
s'affida tutto alla parola,<br />
con l'onore nulla a che vedere,<br />
<strong>di</strong>alettica da scranni<br />
accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> partito,<br />
meglio, tra partiti<br />
<strong>di</strong> voti mercimonio.<br />
Montecitorio nuovo tempio<br />
ci vorrebbe un altro Gesù Cristo<br />
a cacciar tutti dal porcile<br />
chè a questo hanno ridotto<br />
" l'AGORA' "<br />
Ma l'Agorà è del popolo<br />
ed il popolo ne farà ban<strong>di</strong>era<br />
ardente e fiera<br />
per campo <strong>di</strong> battaglia<br />
più <strong>di</strong> quelle che oggi<br />
colorate e nuove<br />
ad ogni occasione <strong>di</strong> parata<br />
su mille bastoncini viene sventolata.<br />
<strong>La</strong> casta, la cricca,<br />
ban<strong>di</strong>ti vecchi e nuovi<br />
214
voglion cambiare pur la Costituzione<br />
parlando <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong>ritti, partecipazione.<br />
unico pensiero cui si ingegnano<br />
è <strong>di</strong>fendere poteri, privilegi personali<br />
acquisiti per comun complicità<br />
alla faccia <strong>di</strong> chi la paga suda<br />
lavorando alla catena o in altoforno.<br />
E dopo centocinquant'anni<br />
<strong>di</strong> rubare ancor non hanno smesso<br />
e tutti <strong>di</strong> onestà han solo fatto<br />
una parola per vocabolario.<br />
Ma sovrano è il popolo<br />
non re, nè principi,<br />
nè azzeccagarbugli da strapazzo<br />
con elenco infinito <strong>di</strong> titoli regali<br />
chè un modo solo abbiamo per chiamarli<br />
tra<strong>di</strong>tori del popolo italiano.<br />
E che unità alfine sia<br />
non nord nè sud<br />
non lombardo veneto, campano<br />
non piemontese, calabrese, romano<br />
Tutti citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> questa terra<br />
che i nostri padri col sangue hanno pagato<br />
Fuori dai coglioni signori in doppio petto<br />
piegatevi al popolo e dateci rispetto<br />
è arrivato per voi tutti il giorno<br />
l'ora <strong>di</strong> togliervi <strong>di</strong> torno.<br />
______________________________<br />
Luciano Valera nasce a baia(Napoli) il 4 <strong>di</strong>cembre del 1950 <strong>di</strong>plomato geometra<br />
si <strong>di</strong>verte a raccogliere pensieri brevi versi nel 2001 la sua prima prova "siamo<br />
tutto in po Giuda" e<strong>di</strong>zioni il Pioppo poi nel 2007 l'ingresso nel sito <strong>di</strong> scrittura<br />
"Descrivendo.com" e nel <strong>di</strong>cembre del 2008 escr il primo libro <strong>di</strong> poesie<br />
"Gabbiani, boscaioli ed altre storie" e<strong>di</strong>tore Guida <strong>di</strong> Napoli i proventi alla<br />
comunità francescana <strong>di</strong> Volla nel 2010 sempre a <strong>di</strong>cembre e<strong>di</strong>zioni il Faro <strong>di</strong><br />
Roma esce "Sguar<strong>di</strong>, Parole, Gesti" ik nuovo progetto è rivlta alla lettira in verzi<br />
della pittura <strong>di</strong> Antonio Bertè artista napoletano scompaso nel luglio 2009 e<br />
conosciuto solo attraverso i suoi <strong>di</strong>pinti<br />
215
Monica Ferretti: Not in my name<br />
Folder with 7 original artworks About war of Afghanistan<br />
Realized by Monica Ferretti On December 2002<br />
216
Pieralberto Valli<br />
piloti <strong>di</strong> seppia<br />
se l'arte è un'arma<br />
carica <strong>di</strong> futuro espansivo<br />
allora sogno una rivolta<br />
silente<br />
in cui ciascuno miri al mio petto<br />
ed allo specchio la propria tempia<br />
saremo piloti<br />
piloti <strong>di</strong> seppia<br />
piegati sul vento<br />
scriveremo sui mari col fuoco<br />
scaglieremo lo scettro e il trono<br />
senza lacrime<br />
<strong>di</strong> sangue <strong>di</strong>pinte sul volto <strong>di</strong> marmo<br />
né melo<strong>di</strong>e <strong>di</strong> mitragliatrice<br />
solo il grande silenzio<br />
del tuono<br />
che rotola<br />
(http://soundcloud.com/santo-barbaro/piloti-<strong>di</strong>-seppia)<br />
______________________________<br />
Pieralberto Valli: traduttore e insegnante, è fondatore del progetto “santo barbaro”<br />
(nel quale è voce, chitarra e autore dei testi), con il quale ha pubblicato: “mare morto”<br />
(album, ribéss records, 2010), "un giorno passo e ti libero" (racconti illustrati, ribéss<br />
records, 2010) e “lorna” (album, ribéss records / au<strong>di</strong>oglobe 2011).<br />
217
Carla Gui<strong>di</strong><br />
Commiati e fughe senza ad<strong>di</strong>i<br />
Oggi la fantasia è alleata al potere<br />
connivenze e convenienze da portinaio<br />
risate si levano in <strong>di</strong>scussioni <strong>di</strong> pollaio<br />
<strong>di</strong> gran mostrar <strong>di</strong> denti ed avide dentiere<br />
su fondoschiena a forma <strong>di</strong> salvadanaio<br />
su frettolosa e<strong>di</strong>lizia senza frontiere...<br />
Se non noi, chi li ha votati?<br />
Noi perduti in musei abbandonati<br />
noi coi nostri cervelli contaminati<br />
dagli ad<strong>di</strong>i dei turisti <strong>di</strong>sgustati<br />
perchè anche il mare è una <strong>di</strong>scarica<br />
a forza <strong>di</strong> buttarci la plastica<br />
ed ossa dei morti dell’elettronica.<br />
...e ad<strong>di</strong>o alle ver<strong>di</strong> vallate<br />
che profumavano <strong>di</strong> grano<br />
alle api, al miele e al cibo sano<br />
alle buone colture, alle belle persone<br />
in <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to, perchè fuori mercato,<br />
perchè Noi ci abbiamo creduto<br />
“al tutto e subito” e a chi ce lo voleva dare<br />
con frasi assonanti che sussurravano al cuore<br />
la fantasia dell’orrore come in un film comico<br />
...che finiva male.<br />
E poi ce lo hanno propinato<br />
col sottile veleno dei me<strong>di</strong>a<br />
il cicaleccio assiduo <strong>di</strong> questo e quello<br />
in TV lo specchio del grande fratello...<br />
...e tutto era programmato<br />
perchè non si capisse bene<br />
chi parlava e chi era parlato<br />
218
al mercato delle atrocità...<br />
i nuovi schiavi spe<strong>di</strong>ti all’inferno<br />
a Dio piacendo e senza commiato.<br />
______________________________<br />
Carla Gui<strong>di</strong> (giornalista) – [www.carlagui<strong>di</strong>-oikoslogos.it] attualmente scrive per<br />
“Telesport - settimanale <strong>di</strong> sport e spettacolo”, per “Il Paese delle Donne”<br />
collabora alla rivista “<strong>La</strong>zio ieri e oggi”. Ultime pubblicazioni: (poesie) Centro<br />
Internazionale Antinoo per l’Arte - “Come l’ombra. Inseparabilità <strong>di</strong> vita e<br />
ambiente in Marguerite Yourcenar” - “The dream... per non <strong>di</strong>menticare” <strong>La</strong><br />
<strong>di</strong>aspora del popolo italiano negli USA nel XX secolo. - “Elogio al nero”<br />
Marguerite Yourcenar, l’Opera al Nero, Archivio Centrale dello Stato (2005). Dal<br />
Comune <strong>di</strong> Polignano (BA) “Voci per Polignano” e “L’Infanza prima<strong>di</strong>tutto”.<br />
(libri sulla memoria) - 2004 “Operazione balena - Unternehmen Walfisch”<br />
E<strong>di</strong>zioni Associate e prima ristampa Onyx E<strong>di</strong>trice 2011 (sul rastrellamento<br />
nazista del 17 aprile 1944 al Quadraro) e “COME LE BESTIE” (testo teatrale su<br />
narrazioni ecologiche) Onyx E<strong>di</strong>zioni – Stesse e<strong>di</strong>zioni 2005 “Un ragazzo<br />
chiamato Anzio” sulle vicende dello sbarco del 1944, il libro <strong>di</strong> poesie “<strong>La</strong> pace<br />
che ci meritiamo” E’ risultata prima classificata nel Concorso <strong>di</strong> poesia “Lune <strong>di</strong><br />
primavera” Perugia 2004 e nel Premio <strong>di</strong> ‘INSULA ROMAE’ (Isola Tiberina<br />
2009).<br />
219
Federico Buffoni<br />
Noi che abbiamo gridato alle ban<strong>di</strong>ere<br />
portato in piazza il fuoco delle idee,<br />
la rabbia d'animali<br />
e abbiamo acceso viscere e parole...<br />
in quelle stesse ore<br />
<strong>di</strong> scontro e <strong>di</strong> sudore<br />
sognavamo assetati <strong>di</strong> ritornare a casa.<br />
Ora, sul Corso,an<strong>di</strong>amo a passo lento<br />
nel fresco, quasi a sera,<br />
tronfi d'insulti, risciacquati i cuori<br />
dalle tempeste ignote<br />
<strong>di</strong> un unico passato senza tempo:<br />
liberi finalmente<br />
da catene ancestrali<br />
raccolte chissà quando<br />
nelle caverne buie<br />
della Storia e del Sangue.<br />
I portici <strong>di</strong>segnano<br />
triangoli <strong>di</strong> rosa<br />
ombreggiando la furia del meriggio,<br />
placato l'uragano<br />
che adesso è solo sgocciolo <strong>di</strong> gronda.<br />
Si torna, in un silenzio<br />
pronto a farsi respiro della notte.<br />
*<br />
Cammino senza fretta<br />
e porto a spasso<br />
la mia valigia.<br />
E' piena <strong>di</strong> vetrini colorati,<br />
<strong>di</strong> povera allegria.<br />
Ma il pane caldo ancora mi regala<br />
220
meraviglia <strong>di</strong> mani e <strong>di</strong> farina,<br />
felice <strong>di</strong> sentirmi fuori posto<br />
tra le valige grige<br />
che trottano, trattano, incassano<br />
e arrivano sempre più su<br />
senza avere mai cantato<br />
“ O surdato 'nnammurato “<br />
*<br />
Venite an<strong>di</strong>amo.<br />
An<strong>di</strong>amo a passeggiare<br />
sull'insipido asfalto logorato<br />
da milioni <strong>di</strong> passi acculturati,<br />
straripati<br />
da antologie del niente. An<strong>di</strong>amo, an<strong>di</strong>amo<br />
tra gli accettati dogmi, paracarri<br />
conficcati nel vuoto<br />
<strong>di</strong> fantasie strozzate<br />
nella placenta,<br />
appese al filo delle frasi fatte,<br />
culle degli imbecilli.<br />
An<strong>di</strong>amo a consumare<br />
anche noi quelle strade,<br />
tutte portano al centro<br />
dell'Ovvio: una città<br />
che esiste da millenni, popolata<br />
da chi scopre ogni giorno<br />
il senso della vita.<br />
Tanti ne hanno scoperti<br />
da non averne adesso<br />
nemmeno uno; o peggio: uno per tutti.<br />
Venite, an<strong>di</strong>amo a arrampicarci<br />
a questa ragnatela salmo<strong>di</strong>ante,<br />
uniamoci ai credenti del brusio<br />
precari e rassegnati, corpi e sguar<strong>di</strong><br />
già <strong>di</strong>ventati polvere.<br />
Venite, an<strong>di</strong>amo, esercito <strong>di</strong> morti,<br />
l'arma ce la portiamo qui nel petto,<br />
221
è il nostro cuore piatto ed ammaestrato<br />
a non battere mai.<br />
Carla Gui<strong>di</strong> - Incivili<br />
______________________________<br />
Federico Buffoni è nato a Genova nel 1946. laureato in Giurisprudenza,<br />
è giornalista professionista. Ha lavorato per <strong>La</strong> Gazzetta dello Sport e<br />
scrive tutt'ora per Il Secolo XIX. E' stato telecronista, conduttore<br />
ra<strong>di</strong>ofonico e televisivo. Autore <strong>di</strong> testi musicali e teatrali, ha pubblicato i<br />
volumi <strong>di</strong> racconti Il bue celeste nel 1995, O la barba o la lepre nel 2007, il<br />
romanzo breve Viaggio a un laboratorio (1998) e le raccolte <strong>di</strong> poesia<br />
L'Apoesia (1996), L'amore dei poveri (1997), Su piccoli sentieri (2008, ristampa<br />
2010)<br />
222
Monica Ferretti<br />
(in memoriam)<br />
[Monica Ferretti, genovese, è stata una pittrice e scrittrice molto impegnata nel sociale e<br />
nel civile, deceduta in giovane età nel 2004. Vogliamo sempre ricordarla, quando ne<br />
abbiamo l’occasione, per la forza del suo messaggio].<br />
Il nemico siamo noi<br />
(intervento apparso su www.poiein.it nel 2004)<br />
Il nemico siamo noi. Per motivi squisitamente politici ed economici,<br />
per decenni, ci siamo appiattiti su un modello sociale <strong>di</strong> tipo<br />
anglosassone, con particolare riferimento a quello statunitense. Questo<br />
modello prevede, tra l’altro, che tutto possa essere comprato, tutto possa<br />
essere usato e consumato, al punto <strong>di</strong> rischiare che l’unico valore<br />
percepibile dall’in<strong>di</strong>viduo sia quello economico. Qualunque risorsa,<br />
materiale o umana che sia, dunque, sarebbe monetizzabile. Se tutto viene<br />
valutato in base alla possibilità d’uso da parte <strong>di</strong> terzi, a farne<br />
maggiormente le spese saranno i soggetti tra<strong>di</strong>zionalmente più deboli:<br />
poveri, malati, donne, bambini. Non è un caso che nei paesi occidentali<br />
siano in aumento la delinquenza minorile, gli stupri, gli abusi su minori,<br />
le violenze familiari… Si tratta <strong>di</strong> un altro aspetto dell’aberrante logica<br />
che pone al centro <strong>di</strong> ogni politica ed ogni comportamento, tanto sociale<br />
quanto in<strong>di</strong>viduale, lo sfruttamento dei più poveri e dei più <strong>di</strong>sagiati<br />
costretti a piegarsi agli interessi <strong>di</strong> chi oggettivamente <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> maggior<br />
forza economica e <strong>di</strong> maggior potere. In questo clima culturale assume<br />
una certa "naturalezza" la reazione violenta, portata anche alla sua<br />
estrema conseguenza quale, appunto, l’ omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> chi si nega, <strong>di</strong> chi<br />
non concede ciò che si vuole da lui (o, come avviene più spesso, da lei).<br />
Così, mariti lasciati uccidono le ex mogli, il branco o il singolo uccidono<br />
la vittima del tentato stupro che resiste e si <strong>di</strong>fende, il rapinatore non si<br />
limita al semplice furto ma arriva a commettere un omici<strong>di</strong>o anche<br />
quando l’oggetto della rapina non è che un motorino o un’automobile.<br />
Questi atti non sono che lo specchio <strong>di</strong> un mondo devastato da guerre<br />
che hanno alla base petrolio, <strong>di</strong>amanti, interessi <strong>di</strong> multinazionali, ma che<br />
vengono sempre e comunque ammantate da alibi che prendono il nome<br />
<strong>di</strong> libertà o democrazia e che sono <strong>di</strong>venute tanto "normali" nella nostra<br />
223
percezione da non fare nemmeno più notizia. Le uniche stragi che<br />
ancora siamo in grado <strong>di</strong> riconoscere come tali, sono quelle che ci<br />
toccano da vicino, che minacciano la nostra sicurezza o i nostri interessi;<br />
altre, magari <strong>di</strong> maggiori proporzioni, ma che non costituiscono un<br />
rischio concreto per il nostro benessere fisico od economico, non<br />
vengono più riconosciute come delitto. <strong>La</strong> famiglia è un agglomerato<br />
sociale simile alla cellula <strong>di</strong> un corpo vivente, possiede l’identico co<strong>di</strong>ce<br />
genetico <strong>di</strong> tutte le altre che compongono quello stesso corpo, ne ha in<br />
comune i tratti caratteristici, ne subisce le medesime influenze. Quin<strong>di</strong>,<br />
perché stupirci se un ragazzo uccide i genitori o un adulto stermina<br />
l’intera famiglia, figli compresi, per motivi che possono sembrarci banali,<br />
per l’incapacità <strong>di</strong> accettare un <strong>di</strong>niego, la mancata sod<strong>di</strong>sfazione dei<br />
propri desideri? Soprattutto se a quanto già esposto aggiungiamo (in un<br />
paese come il nostro) un retaggio conta<strong>di</strong>no che ancora tenacemente<br />
resiste e che prevede l’ esercizio <strong>di</strong> un’autorità quasi <strong>di</strong>spotica e strutture<br />
fortemente gerarchizzate proprio all’interno della famiglia. In<br />
quest’ambito vanno a scontrarsi <strong>di</strong>verse forze contrastanti: la volontà <strong>di</strong><br />
mantenere il controllo su coloro che vengono percepiti come subalterni<br />
da parte dell’in<strong>di</strong>viduo che ritiene un proprio <strong>di</strong>ritto l’esercizio<br />
dell’autorità (storicamente si tratta <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo maschio e adulto,<br />
tipico della società patriarcale), la tendenza degli elementi subor<strong>di</strong>nati <strong>di</strong><br />
rivalersi in via gerarchica sui più deboli (le madri sui figli, i fratelli<br />
maggiori sui minori…) ed il bisogno <strong>di</strong> questi ultimi <strong>di</strong> conquistare<br />
quegli spazi <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza che si vedono negare. Questi<br />
conflitti, antichi quanto l’uomo, non sono più me<strong>di</strong>ati da<br />
un’organizzazione sociale allargata ad altri membri della famiglia (nonni,<br />
zii, cugini, etc.), ai vicini <strong>di</strong> casa, agli amici, al parroco, ma restano<br />
compressi nell’ambito dello stretto nucleo familiare, sempre più isolato<br />
dalla realtà circostante. Come conseguenza tendono a deflagrare con<br />
inconcepibile violenza. Se compariamo l’impressionante sequenza <strong>di</strong> fatti<br />
<strong>di</strong> cronaca occorsi in questi ultimi due mesi, ci ren<strong>di</strong>amo conto che non<br />
regge più il comodo alibi della “logica del branco”, il singolo agisce con<br />
la stessa efferatezza e la stessa determinazione del gruppo; non ci si può<br />
consolare scaricando ogni responsabilità sul degrado culturale ed<br />
economico degli strati sociali più bassi o sul <strong>di</strong>sagio mentale, delitti e<br />
violenze familiari attraversano ogni ceto, si scatenano in città come in<br />
provincia, al nord come al sud, in centro come in periferia, e vengono<br />
eseguiti da persone che non soffrono <strong>di</strong> patologie psichiatriche o afflitte<br />
da problemi derivanti dall’abuso <strong>di</strong> alcool o droghe. Non ci sono più<br />
224
alibi, solo la nuda realtà. Sempre più solo, sempre più spinto a<br />
"consumare" sentimenti e persone come se si trattasse <strong>di</strong> beni materiali,<br />
sempre più incapace <strong>di</strong> raggiungere un modello imposto come unico<br />
possibile (bellezza, ricchezza, visibilità) e, contemporaneamente,<br />
incapace <strong>di</strong> rinunciarvi, il citta<strong>di</strong>no me<strong>di</strong>o che ci appare come integrato,<br />
normale, omologato e, quin<strong>di</strong>, rassi<strong>cura</strong>nte, si è trasformato in una sorta<br />
<strong>di</strong> bomba ad orologeria. E’ pronto ad esplodere all’input più banale, può<br />
uccidere preme<strong>di</strong>tatamente, quasi a sangue freddo, non riesce più a<br />
<strong>di</strong>stinguere il bene dal male, <strong>di</strong> riconoscere pieno valore alla vita umana,<br />
malato com’è <strong>di</strong> un egocentrismo assoluto e mici<strong>di</strong>ale. Non dovremmo<br />
stupirci <strong>di</strong> tutto questo, dal momento che siamo talmente assuefatti alla<br />
morte ed alla violenza da non perdere nemmeno più l’appetito quando ci<br />
vengono servite nel piatto dal TG serale, tra una notizia politica ed un<br />
servizio sportivo. Prendersela con i mass-me<strong>di</strong>a, che hanno certamente<br />
le loro responsabilità, non è sufficiente. Siamo noi che dobbiamo<br />
recuperare, in<strong>di</strong>vidualmente e come società, quello spirito umanistico e<br />
critico che ci permettono <strong>di</strong> esercitare il bene ed il male con<br />
consapevolezza. Il modello al quale ci siamo omologati, evidentemente,<br />
non funziona. Ci ha reso più ricchi, certo, ma anche più fragili. I fatti <strong>di</strong><br />
cronaca che tanto ci sconvolgono rappresentano la febbre che brucia un<br />
corpo malato, il proliferare <strong>di</strong> atti violenti e, apparentemente, senza<br />
spiegazioni ci mostrano la virulenza del male che ci affligge. Sarà una<br />
buona cosa recuperare quei valori umani ed etici tanto decantati ma,<br />
ormai, completamente svuotati <strong>di</strong> ogni significato da una quoti<strong>di</strong>anità<br />
che contrasta nettamente con la loro essenza, procedendo alla<br />
somministrazione <strong>di</strong> un buon antibiotico prima che la malattia cronicizzi<br />
e <strong>di</strong>venga in<strong>cura</strong>bile.<br />
Butterfly<br />
Cachée<br />
Tu attendes entre l’herbe,<br />
sous le sable<br />
Après je sens<br />
Silencieuse<br />
Tu montres<br />
tes ails de papillon<br />
pour tromper un enfant<br />
225
ta voix,<br />
te griffes<br />
déchirent la chair<br />
Je t’oublie<br />
et j’ai peur,<br />
cette fois tu es resté<br />
a jeun<br />
mais demain…<br />
Butterfly:<br />
Nascosta<br />
Atten<strong>di</strong> tra l’erba,<br />
sotto la sabbia<br />
Poi sento<br />
la tua voce,<br />
i tuoi artigli<br />
<strong>di</strong>laniano la carne<br />
Je te vois<br />
sourire<br />
Je te sens<br />
chanter<br />
Je sens<br />
ta joie<br />
sur ma peau<br />
Demain<br />
chair et sang<br />
seront aliment,<br />
demain ils seront<br />
abominable eucharistie.<br />
Silenziosa<br />
Mostri<br />
le tue ali <strong>di</strong> farfalla<br />
per ingannare un bimbo<br />
Ti vedo<br />
sorridere<br />
Ti sento<br />
cantare<br />
226
Ti o<strong>di</strong>o<br />
e ho paura,<br />
questa volta sei rimasta<br />
a <strong>di</strong>giuno<br />
ma domani…<br />
Sento<br />
la tua gioia<br />
sulla mia pelle<br />
Domani<br />
carne e sangue<br />
saranno cibo,<br />
domani saranno<br />
abominevole eucaristia.<br />
227<br />
title : Sang, larmes et<br />
pierre<br />
Year : 2002<br />
for : Art-book Cover -<br />
Prix Francophone de<br />
Poésie "Amélie Murat"<br />
country : Clermont-<br />
Ferrand – France<br />
size : 21 x 15 cm.
Giancarlo Ferraris<br />
Filmato dall’afghanistan<br />
A Clementina Cantoni<br />
Il viso è ovale: accoglie laboriose<br />
geometrie <strong>di</strong> secoli<br />
che <strong>di</strong>visero linee, le ricomposero<br />
curvandole<br />
in una primigenia forma pura.<br />
<strong>La</strong> trasparenza in fondo agli occhi chiari<br />
richiese pensiero e affinamento.<br />
Un <strong>di</strong>slocarsi e un essere presenti -<br />
e lo schiarirsi<br />
dello spirito: per due millenni e più.<br />
Una Madonna laica nel suo velo<br />
<strong>di</strong> un azzurro intenso.<br />
Enigmatica.<br />
S’incrina in una smorfia:<br />
due fucili spianati sulla faccia<br />
minacciano Clementina.<br />
Così chiedono i tempi. Così la messa in scena.<br />
Gli uomini giganti mascherati<br />
sono truci e ri<strong>di</strong>coli.<br />
Artisti inconsapevoli, quasi opera d’arte<br />
loro stessi.<br />
Paradossali, espressionistici,<br />
come fosse finzione questo simbolo<br />
puerile e atroce.<br />
228
Ma qualcuno non torna.<br />
Clementina è tornata e già perdona,<br />
sarà <strong>di</strong>sposta a ripartire.<br />
Esagera?<br />
È la stella<br />
che brucia perché deve bruciare,<br />
l’onda che ripete<br />
la forza inconsapevole<br />
che rimodella lentamente il mondo.<br />
E’ lo sguardo che illumina<br />
gli angoli oscuri e i più riposti:<br />
perché cerca<br />
e perché deve trovare.<br />
______________________________<br />
Giancarlo Ferraris abita stretto fra colline che guardano con modestia su, e la<br />
<strong>di</strong>stesa azzurra che esprime il movimento incessante - e suggerisce il Non<br />
Conoscibile. In forma più pratica, vive a Genova da molti anni.<br />
<strong>La</strong>ureato in lettere moderne ed in psicologia, esercita la professione <strong>di</strong><br />
psicoterapeuta. Ha pubblicato nel 2005 il libro: Poesie, De Ferrari, Genova, con<br />
prefazione <strong>di</strong> Stefano Ver<strong>di</strong>no. Ha vinto alcuni premi letterari, tra cui il terzo del<br />
Maestrale-San Marco, il secondo del Lerici Pea e del Michele Ginotta, il primo<br />
dell’Antica Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> San Savino. Alcune poesie sono state musicate e cantate con<br />
la grazia intensa e sottilmente ironica <strong>di</strong> Oreste Sar<strong>di</strong>, musicista e psicolgo, <strong>di</strong><br />
Cuneo.<br />
229
Virginia Murru<br />
Dio viene linciato senza pieta’<br />
(Ai morti senza nome, gente Afghana…)<br />
In campi noma<strong>di</strong><br />
Dove l’assurdo è terra <strong>di</strong> conquista<br />
In periferie d’inferno<br />
Dove la vita ha basse quotazioni<br />
e perimetri <strong>di</strong> parole armate-<br />
l’o<strong>di</strong>o è un or<strong>di</strong>gno<br />
Che deflagra in intelligence.<br />
In gran<strong>di</strong> limes – moderni accampamenti<br />
gli ideali hanno bocche livide<br />
e lunghi minareti<br />
spazi imperfetti <strong>di</strong> chador<br />
Dove langue il <strong>di</strong>ritto in in<strong>di</strong>genza<br />
E la donne urlano raffiche <strong>di</strong> vento<br />
Col figlio appena ucciso chissà dove.<br />
Questa è una pace bugiarda<br />
Senza volo <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ne.<br />
<strong>La</strong> pace è uno sterminio<br />
Nei mercati all’aperto dell’arbitrio<br />
Fra campi d’oppio<br />
messi <strong>di</strong> kalashnikov<br />
che falciano la vita senza un grido.<br />
Lungo viali <strong>di</strong> platani interdetti<br />
Si vende carne viva –senza un nome<br />
Da gridare all’occidente<br />
Uomini <strong>di</strong> pochi carati - senza listino e contratti<br />
Kazir o Zo<strong>di</strong>c…<br />
In questi spazi contrari <strong>di</strong> Allah-<br />
la ragione non matura al sole.<br />
230
Natura è un elemento ribelle - adulterato<br />
E l’Islam <strong>di</strong>o conteso –<br />
Che deflagra in cataste <strong>di</strong> delirio<br />
Jihad e <strong>di</strong>giuni <strong>di</strong> moschea.<br />
In radure umane –<br />
dove non cresce filo d’erba<br />
il tempo batte sulla colpa<br />
e c’è posto per ladri ed assassini-<br />
tra accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> chitarra e cieli impallinati<br />
istruiti alla morte elettronica-<br />
e la guerra-pace la chiamano ‘terry…’<br />
In sistemi imperiali d’omologazione<br />
dove la pace è pretesa <strong>di</strong> dominio<br />
Dio viene linciato senza pietà.<br />
Ballata <strong>di</strong> una puttana<br />
E’vile il mondo sul letto d’un hotel<br />
nei luoghi inconcludenti della fuga<br />
l’uomo che mi compra non ha spazi<br />
ha dentro gli occhi una prigione aperta.<br />
<strong>La</strong> mia vita è una squallida stazione<br />
ogni arrivo è in perenne ritardo.<br />
Ha l’abito <strong>di</strong> scena questa notte<br />
Con veli neri e seta istiga i sensi<br />
E il mio corpo è già un mercato nero<br />
Vendo amore come falsa valuta.<br />
Mentre io già <strong>di</strong>sprezzo quelle mani<br />
Avide – ignoranti – senza chiavi<br />
Lui rivolta lo sguardo sul mio seno<br />
E promette frode alla mia pelle.<br />
Chiedo al mio rigetto <strong>di</strong> tacere<br />
231
Quando spire urticanti come fiamme<br />
Traffiggono la rete del confine<br />
Fra intermittenze d’ansia- in<strong>di</strong>fferenza.<br />
E mentre lui banchetta sul mio corpo<br />
Stringo i denti e penso che domani<br />
Io porterò mio figlio al Luna Park.<br />
Il piacere è una bellezza infame<br />
Creatura amorfa-cieca- connivente<br />
Quante lune son cadute in questi viaggi..<br />
Nascondo il pianto in lenzuoli <strong>di</strong> rovo<br />
Pensando al mio bambino in Romania-<br />
Lui <strong>di</strong>ce: - smettila, puttana<br />
Dammi ancora il tuo corpo per un’ora.<br />
I miei occhi <strong>di</strong>ventano scorpioni<br />
Come cieli tra<strong>di</strong>ti lancian sassi-<br />
Gli rispondo: - d’accordo – io mi vendo<br />
Ma tu mi compri e sei un gran puttano!<br />
Che tempo è questo? Non so <strong>di</strong>re..<br />
Che bugiardo il silenzio<br />
quando s’aggrappa<br />
alla soglia dell’errore<br />
e inghiotte il suono-<br />
Qui luce non avviene<br />
sono figlia d’un tempo approssimato<br />
dove l’ora si scaglia in empietà-<br />
ed io non sono.<br />
I giorni sono anime arrese<br />
piccoli scheletri ignoranti-<br />
che non sanno <strong>di</strong>re domani<br />
232
e se ne vanno insulsi e <strong>di</strong>sadorni<br />
macchiati <strong>di</strong> tacere e <strong>di</strong> sgomenti.<br />
Ecco- ne spengo l’eco<br />
mi fisso al non ritorno<br />
inghiotto il sasso- e manco alla mia voce.<br />
Ma è vita questa linea me<strong>di</strong>ocre<br />
inizio o fine-<br />
è forse l’estro <strong>di</strong>vino<br />
che rapina l’occhio<br />
e <strong>di</strong>spone l’effimero<br />
in assetto regale<br />
per rendermi imprudente all’evento?<br />
Non so <strong>di</strong>re.<br />
Ho solo due grammi <strong>di</strong> vita<br />
appesi al collo<br />
tele <strong>di</strong> ragno e vermi nel pensiero-<br />
questo è cielo presunto- lo rinnego<br />
luce ipotizzata- non conclusa.<br />
Non ho che sogni<br />
imban<strong>di</strong>ti dal maestrale<br />
il sole l’hanno impiccato -<br />
al frontespizio del tacere<br />
ombra compiacente<br />
dell’ultima omertà.<br />
______________________________<br />
Virginia Murru abita a Girasoli (OG). Ha partecipato a numerosi<br />
concorsi lettarari con numerosi successi. Nel 2011 ha pubblicato,<br />
nell’antologia Retrobottega, e<strong>di</strong>ta da <strong>CFR</strong>, la silloge Pensieri ad alta risoluzione,<br />
<strong>di</strong> 17 poesie.<br />
233
Clemente Condello<br />
I nostri nonni, i nostri padri hanno lavorato sapendo che per i loro figli e i<br />
loro nipoti le cose sarebbero andate meglio. Noi lavoriamo adesso<br />
sapendo che i nostri figli, i nostri nipoti incontreranno <strong>di</strong>fficoltà per<br />
trovare un lavoro, per garantirsi una stabilità finanziaria, per fondare -<br />
autonomamente - una famiglia.<br />
Nel mondo occidentale questa è la realtà: il sogno <strong>di</strong> miglioramento è<br />
finito. In Asia, in In<strong>di</strong>a, in Brasile questo sogno ancora resiste. Da noi no.<br />
Come siamo giunti a questo? L’implosione economica era preve<strong>di</strong>bile?<br />
Molto è stato detto e poco è stato fatto per contrarrestare un mercato<br />
impazzito. Il corpo sociale, gli stati, le popolazioni, stanno vivendo perio<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> angoscia.<br />
I valori più alti della civiltà occidentale stanno <strong>di</strong>luendosi in frattaglie<br />
demagogiche svuotate <strong>di</strong> senso. Televisioni immonde riempiono la testa <strong>di</strong><br />
vecchi e <strong>di</strong> giovani con bolle d’aria, ne succhiano la linfa vitale. In Italia lo<br />
scempio è più visibile che altrove. Dopo la seconda guerra, in Italia non si<br />
era mai giunti a una tale vergogna istituzionale. <strong>La</strong> vergogna istituzionale<br />
in Italia non fu mai considerata uno strumento <strong>di</strong> potere.<br />
Banalizzare la cosa pubblica in Italia è stato il programma portato avanti<br />
negli ultimi venti anni. Resta la <strong>giusta</strong> <strong>collera</strong>, resta arrotolarsi le maniche e<br />
ricostruire. Intanto, all’Italia <strong>di</strong> oggi si può de<strong>di</strong>care una poesia:<br />
Catturi le menti. Conduci verso<br />
tuoi li<strong>di</strong> consensi, opinioni, reti<br />
ognora tiranti. Dici parole.<br />
Abbarbagli lo spirito libero.<br />
Ti rode il verso che tagli, la foce<br />
sul mare <strong>di</strong>screta, le onde in calma,<br />
ventagli <strong>di</strong> vita, canali, campi<br />
assopiti, fichi d’in<strong>di</strong>a, germogli,<br />
i giovani che non controlli. Togli<br />
ai nemici, agli amici ridoni,<br />
case rifai. Poi collane regali,<br />
234
alla tua verga teenager. Concupi<br />
to pedì col beneficio dei servi<br />
che compri. Ipnotizzi gli italiani,<br />
li inebri <strong>di</strong> onori, sazi la sete<br />
<strong>di</strong> gloria dei frampalloni, tasti<br />
i coglioni <strong>di</strong> tutti. Fai regali.<br />
Controspartisci l’italia dei buoi,<br />
rifiuti tossici, droghe, puttane.<br />
Servus dux in questo bordello immane.<br />
______________________________<br />
Clemente Condello Clemente Condello è nato nel 1961. Dopo il liceo classico,<br />
ha stu<strong>di</strong>ato filosofia e linguistica a Roma e Tuebingen e ha lavorato per un<br />
biennio come ricercatore all'università <strong>di</strong> Francoforte con Juergen Habermas.Vive<br />
attualmente a Lussemburgo. <strong>La</strong> ricerca letteraria e poetica <strong>di</strong> Condello, parallela al<br />
lavoro e alla ricerca filosofica, è iniziata da oltre trenta anni e si concretizza in:<br />
“canti <strong>di</strong> venere” (poesie 1977-1984), illustrata dall'artista giapponese Kazuhiro<br />
Nomura); "rotolanteros" (poesie 1985-2008); "a<strong>di</strong>vina come<strong>di</strong>a" (2007, in<br />
spagnolo); “canzoni dell'età adultera” (2010); "tra muta azione" (2010,<br />
segnalazione <strong>di</strong> merito per raccolta ine<strong>di</strong>ta - Premio Montano 2011); “a cento<br />
cinquant’anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza” (ed. Lietocolle, luglio 2011).<br />
235
Maria Eleonora Zangara – Sfumature <strong>di</strong> vita<br />
236
Vincenzo Moretti<br />
Corsivo e grassetto<br />
0<br />
IL CORSIVO. Il corsivo, essendo <strong>di</strong>verso da persona a persona, mette a nudo le<br />
insicurezze <strong>di</strong> quanti non vogliono accogliere né se stessi, né gli altri, e hanno paura <strong>di</strong><br />
rappresentarsi per quel che sono.<br />
IL GRASSETTO. L'uso del grassetto facilita la lettura a colpo<br />
d'occhio <strong>di</strong> una pagina e focalizza l'attenzione su che cosa stiamo<br />
scrivendo <strong>di</strong> importante. Il grassetto non deve essere usato per pubblicizzare<br />
siti <strong>di</strong> prodotti <strong>di</strong>magranti, cure <strong>di</strong> bellezza, chirurgia estetica, riviste <strong>di</strong> gossip, fitness e<br />
benessere.<br />
1<br />
GIUSTIZIA! Il 10 <strong>di</strong>cembre inizia il Processo a Torino contro<br />
Stephan Schmidheiny, il miliardario accusato dal Tribunale <strong>di</strong><br />
Torino per <strong>di</strong>sastro doloso permanente pro<strong>cura</strong>to dall’Eternit, <strong>di</strong> cui<br />
fu proprietario.<br />
CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto.<br />
Vorremmo lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />
scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />
balcone”.<br />
“Io non ci credo a questi processi monstrum”.<br />
2<br />
Un reparto lo chiamavano “il Cremlino”: quando qualcuno protestava,<br />
lo mandavano lì, così imparava, a fare il comunista. Sono morti<br />
quasi tutti, prima dei sessant’anni.<br />
CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />
lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />
scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />
balcone”.<br />
“<strong>La</strong> gente ne ha piene le scatole <strong>di</strong> questa storia dell’Eternit”.<br />
3<br />
L’Associazione Familiari Vittime Amianto, come da statuto, è libera<br />
da partiti, sindacati, centri <strong>di</strong> potere, è un’associazione senza fini <strong>di</strong><br />
lucro. Sono gratuite tutte le prestazioni fornite dai volontari che<br />
svolgono la loro attività in modo personale e spontaneo.<br />
237
CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />
lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />
scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />
balcone.<br />
“No grazie. Non esponiamo simboli <strong>di</strong> parte”.<br />
4<br />
“Appena entrato all’Eternit, incontrai un vecchio lavoratore. Mi vide<br />
così giovane e mi <strong>di</strong>sse: «Ma che sei venuto a fare, qui dentro?<br />
Anche tu sei venuto qua, a morire?»”<br />
CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />
lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />
scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alla finestra o al<br />
balcone.<br />
“Meglio <strong>di</strong> no. Non vorremmo aver polemiche coi clienti.<br />
5<br />
“Entrare all’Eternit, per un operaio, è come per un impiegato<br />
entrare in banca: un posto sicuro, dove si prendono dei bei sol<strong>di</strong>”.<br />
Così mi <strong>di</strong>sse il dottore. Poi anche lui morì: <strong>di</strong> mesotelioma”.<br />
CORO: Siamo dell’Associazione Familiari Vittime Amianto. Vorremmo<br />
lasciarvi un tricolore, la nostra ban<strong>di</strong>era nazionale con la<br />
scritta ETERNIT: GIUSTIZIA! Da appendere alle finestre o al<br />
balcone. Dal sito <strong>di</strong> Stephan Schmidheiny (www.stephanschmidheiny.net), il<br />
miliardario accusato dal Tribunale <strong>di</strong> Torino per <strong>di</strong>sastro doloso permanente pro<strong>cura</strong>to<br />
dall’Eternit, <strong>di</strong> cui fu proprietario:<br />
In this website you’ll find information regar<strong>di</strong>ng my philanthropic activities.<br />
En este sitio web, podrá encontrar información sobre mis actividades<br />
filantrópicas.<br />
______________________________<br />
Vincenzo Moretti è nato nel 1947 a Casale Monferrato (AL), dove ha<br />
svolto attività <strong>di</strong> insegnante. Allievo <strong>di</strong> Giorgio Bárberi Squarotti, con cui<br />
si è laureato a Torino nel 1970, ha pubblicato stu<strong>di</strong> sulla letteratura italiana<br />
moderna e contemporanea, alcuni dei quali ripresentati nel volume<br />
Scapigliatura e <strong>di</strong>ntorni (Milano 2005), e due libri <strong>di</strong> versi: Il troppo e il vano<br />
(Torino, 1992); I segni dello scorpione (Novi Ligure, 2005).<br />
238
Rinaldo Caddeo<br />
Aletto<br />
Le ho girato le spalle e sono andato<br />
via da lì, <strong>di</strong> corsa, in casa per non<br />
vedere che cos’era capitato.<br />
Mi sono chiuso in camera per non<br />
sapere niente («io non c’entro!»), per non<br />
trovarmi immischiato, mi sono sdraiato<br />
tappato il naso le orecchie per non<br />
sentire spari e odore <strong>di</strong> bruciato…<br />
Ora che l’osso dell’ultimo pasto<br />
è un nero <strong>di</strong> formiche al pavimento,<br />
piano su piano, gra<strong>di</strong>no venire<br />
dopo gra<strong>di</strong>no, con passo lento<br />
ora la sento alla porta assalire,<br />
è un alito <strong>di</strong> mosche un pugno guasto.<br />
______________________________<br />
Rinaldo Caddeo è nato il 7-10-52 a Milano, dove insegna in un istituto tecnico<br />
della città. Ha pubblicato quattro raccolte <strong>di</strong> poesie (Le fionde del gioco e del vuoto,<br />
Narciso, Calendario <strong>di</strong> sabbia, Dialogo con l’ombra), una raccolta <strong>di</strong> racconti (<strong>La</strong> lingua<br />
del camaleonte) e una <strong>di</strong> aforismi (Etimologie del caos). Ha inoltre pubblicato Siren’s<br />
Song, una raccolta antologica <strong>di</strong> testi in italiano con testo a fronte in inglese.<br />
Ha pubblicato saggi, recensioni, racconti, aforismi, traduzioni e poesie su <strong>di</strong>verse<br />
riviste.<br />
239
Giorgina Busca Gernetti<br />
Epice<strong>di</strong>o per mio padre<br />
Una battaglia aerea spense la sua luce<br />
Ho deposto un cuscinetto <strong>di</strong> terra<br />
italiana<br />
davanti alla tua lapide,<br />
amato padre mio,<br />
nel Sacrario in terra straniera:<br />
la stoffa è rossa, bianca, verde.<br />
<strong>La</strong> guerra è sempre atroce,<br />
anche se s’abbellisce<br />
<strong>di</strong> nobili ideali<br />
e s’ammanta <strong>di</strong> gloria.<br />
Atroce per chi muore<br />
e per chi vive.<br />
Vento del deserto<br />
Voce <strong>di</strong> vento del deserto<br />
parla, sussurra, bisbiglia<br />
nella mente <strong>di</strong> Ahmed.<br />
Sogna il profumo <strong>di</strong> cannella,<br />
<strong>di</strong> zagare e d’incenso, Ahmed;<br />
il dolce gelsomino d’Arabia<br />
inonda la sua gelida notte.<br />
Sogna le dune del deserto,<br />
il materno calore della sabbia,<br />
Ahmed, e la luce che abbaglia.<br />
Nella nebbia della notte padana<br />
si stringe nei suoi cenci inumi<strong>di</strong>ti:<br />
(In “Ombra della sera”, Torino 2002)<br />
240
l’amaro del suo animo scolora<br />
nello specchio della dolce memoria.<br />
Abisso<br />
Una lama <strong>di</strong> luce mi trascina<br />
verso un fondo infinito, senza sosta,<br />
come gorgo letale tra l’ondate<br />
del mare amaro che <strong>di</strong>anzi era amico.<br />
Non so dove mi porti questa luce<br />
ingannevole, forse, quasi trappola<br />
tesa perché sprofon<strong>di</strong> in un abisso<br />
senza un approdo certo.<br />
Pena crudele inferta<br />
da un dèmone malvagio che mi tenta<br />
con la sua fatua luce fascinosa<br />
perché mi perda per sempre nel nulla.<br />
Non è quel Nulla cui tendere soglio,<br />
ma un <strong>di</strong>sperdersi vano<br />
<strong>di</strong> lieve polvere che il vento ignaro<br />
solleva e via con sé lungi rapina.<br />
È solo un incubo, un sogno macabro<br />
in questi giorni oscuri d’insipienza.<br />
<strong>La</strong> luce svelerà la nostra vita<br />
che non è vano sogno.<br />
Caino per sempre<br />
Sei ancora qui, Caino, sulla terra,<br />
livido <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o, d’invi<strong>di</strong>a<br />
per tuo fratello<br />
inerme ed innocente?<br />
Non ti basta il sangue versato<br />
(In “Ombra della sera”, Torino 2002)<br />
241
colpendo con la rozza pietra<br />
il capo in<strong>di</strong>feso d’Abele,<br />
<strong>di</strong> te più generoso?<br />
<strong>La</strong> tua sete <strong>di</strong> sangue si risveglia,<br />
suscitata dalla perfida invi<strong>di</strong>a<br />
per il bene dell’altro, dalla brama<br />
d’essere l’Unico, il Grande, il Potente.<br />
Vattene, Caino, smetti <strong>di</strong> bere<br />
il sangue del fratello!<br />
Tu sei in ogni luogo, in ogni tempo.<br />
Tu sei immortale, forse.<br />
Tu, uomo, Caino per sempre.<br />
(In “Ombra della sera”, Torino 2002)<br />
______________________________<br />
Nata a Piacenza, laureata con lode in Lettere Classiche all’Università Cattolica <strong>di</strong><br />
Milano, è stata docente d’Italiano e <strong>La</strong>tino nel Liceo Classico <strong>di</strong> Gallarate, città dove<br />
tuttora vive. Ha stu<strong>di</strong>ato pianoforte fin quasi al <strong>di</strong>ploma presso il Conservatorio<br />
Musicale <strong>di</strong> Piacenza. È socia <strong>di</strong> Centri culturali prestigiosi come il “Pannunzio” <strong>di</strong><br />
Torino e “Novecento Poesia” <strong>di</strong> Firenze. Ha pubblicato presso Genesi <strong>di</strong> Torino i<br />
libri <strong>di</strong> poesia Asfodeli (1998), <strong>La</strong> luna e la memoria (2000), Ombra della sera (2002) e Parole<br />
d’ombraluce (2006); per le E<strong>di</strong>zioni del Leone <strong>di</strong> Venezia il libro Onda per onda con<br />
prefazione <strong>di</strong> Paolo Ruffilli (2007). Le sono state pubblicate come 1° premio quattro<br />
sillogi <strong>di</strong> poesie: Nell’isola dei miti, ALAPAF, Bagheria 1999; <strong>La</strong> luna e la memoria,<br />
E<strong>di</strong>zioni del Cenacolo, <strong>La</strong> Spezia 2000, poi confluita nel libro maggiore; <strong>La</strong> memoria e<br />
la parola, ETS – Il Portone Letteraria, Pisa 2005; L’anima e il lago, con prefazione <strong>di</strong><br />
Giuseppe Panella della Scuola Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa, Pomezia-Notizie, Pomezia<br />
2010. Il suo saggio critico Itinerario verso il 27 agosto 1950 è stato pubblicato dal Centro<br />
“Pannunzio” nei suoi “Annali” 2008/2009 per il Centenario della nascita <strong>di</strong> Cesare<br />
Pavese. <strong>La</strong> Puntoacapo E<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> Novi Ligure le sta pubblicando un inserto <strong>di</strong> sette<br />
racconti nell’Almanacco Dedalus n. 1 (2011.)<br />
Ha partecipato ai Convegni <strong>di</strong> poeti e relatori Nostalgia dell’Eterno (2003), Natura benigna<br />
/ Natura matrigna e <strong>La</strong> gioventù del mondo (2006) a Torino. Ha presentato le sue opere in<br />
vari Incontri con l’Autore a Piacenza (2004 e 2007), a Torino (2007) e a Firenze (2010).<br />
Sue poesie, talora tradotte in varie lingue straniere, qualche racconto e saggio artisticoletterario<br />
figurano in riviste e antologie anche per la scuola. È inclusa in alcune storie<br />
della letteratura contemporanea e in opere <strong>di</strong> critica letteraria. Eminenti critici hanno<br />
espresso giu<strong>di</strong>zi <strong>di</strong> consenso sulla sua poesia.<br />
242
Roberto Bertoldo<br />
Le latrine della memoria…<br />
Le latrine della memoria si ostinano<br />
contro l’aberrazione, la pioggia scroscia<br />
in vento e rigagnoli dall’incipit dei monti.<br />
Abbiamo inferto colpi a queste poesie<br />
che spezzerete all’acino: non ci sarà,<br />
dentro, la neve del vostro cuore.<br />
Voi non sapete il pudore <strong>di</strong> vivere,<br />
la nequizia <strong>di</strong> noi che è più dura dell’ogiva:<br />
non <strong>di</strong>ssanguerete la vena della colpa!<br />
<strong>La</strong> mania <strong>di</strong> ricordare<br />
avrà per voi lungometraggi<br />
– il popolo non tollera l’arte<br />
se non per le fosse e gli altari.<br />
Oh, abbandonate i vigneti delle parole<br />
abbattete il pane e il vino delle chiese,<br />
le strade non tollerano la demenza!<br />
Scendono tra i campi, attraversano i fiumi,<br />
rilucono nel prospetto delle sere.<br />
<strong>La</strong> luna parla <strong>di</strong> questo acume,<br />
si <strong>di</strong>vincola dall’ombra;<br />
voi sapete quale risorsa hanno i simboli?<br />
Le mani <strong>di</strong> un poeta pestano la carta<br />
per l’ostia senza carne e per gli sputi,<br />
l’accusa è questa, invali<strong>di</strong> d’amore:<br />
un lago che accon<strong>di</strong>scende ai suoi canneti,<br />
un cielo infranto, tutte le albe irrisolte!<br />
(da Pergamena dei ribelli, Joker, Novi Ligure 2011).<br />
243
Ci sono giorni…<br />
Ci sono giorni in cui le labbra luride cantano,<br />
allora lavorano ai fianchi le parole, escono <strong>di</strong> merda –<br />
e per noi la prova è l’infimo,<br />
chiazze <strong>di</strong> lungimiranza infettano i sensi,<br />
non c’è cazzo <strong>di</strong> vita nel vivere!<br />
e ci fa paura prendersela con i venti<br />
che scuotono sulla palpebra la notte dormiente,<br />
come quando gli aerei ci passano sulla testa per andare a colpire<br />
e sentiamo noi la scheggia che spezza i bimbi degli altri,<br />
il peccato è anche questo essere risparmiati<br />
perché le nostre mani non sanno fermare la <strong>di</strong>sgregazione<br />
<strong>di</strong> un paese, delle primavere, della paternità.<br />
Non voglio fare il poeta ma amare sí, cristo!<br />
bruciatemi le pergamene all’atto finale,<br />
ma questo cuore lo rispetterete fino all’inferno.<br />
(da Pergamena dei ribelli, Joker, Novi Ligure 2011).<br />
______________________________<br />
Roberto Bertoldo ha scritto libri <strong>di</strong> poesia, <strong>di</strong> narrativa e <strong>di</strong> filosofia. Tra le sue<br />
pubblicazioni, i romanzi Il Lucifero <strong>di</strong> Wittenberg - Anschluss, Asefi, Milano 1998;<br />
Anche gli ebrei sono cattivi, Marsilio, Venezia 2002; <strong>La</strong>dyboy, Mimesis, Milano 2009;<br />
L’infame, <strong>La</strong> vita felice e<strong>di</strong>zioni, Milano 2010; i saggi Nullismo e letteratura,<br />
Interlinea, Novara 1998 (2° ed. accr. Mimesis, Milano 2011), Principi <strong>di</strong><br />
fenomenognomica, Guerini, Milano 2003, Sui fondamenti dell’amore, Guerini, Milano<br />
2006; Anarchismo senza anarchia, Mimesis, Milano 2009; Chimica dell’insurrezione,<br />
Mimesis, Milano 2011; come poeta ha scritto Nuvole in agonia, Il pan demonio, Il<br />
rododendro, Il calvario delle gru (Bor<strong>di</strong>ghera press, New York 2000), L’archivio delle<br />
bestemmie (Mimesis, Milano 2006), Pergamena dei ribelli (Joker, Novi Ligure 2011).<br />
Dirige la rivista internazionale <strong>di</strong> letteratura “Hebenon”, il giornale “Azione<br />
letteraria”, una collana <strong>di</strong> poesia straniera e una <strong>di</strong> filosofia.<br />
244
Paolo Stefanini<br />
Il ritorno d’Ulisse<br />
(liberamente ispirato al libro XXII dell’O<strong>di</strong>ssea)<br />
Ignoto pellegrino ritorna a casa Ulisse<br />
vecchi derisi stracci. Tutto osserva e conserva<br />
si svela a pochi fi<strong>di</strong> tra lacrime e stupore.<br />
Ora propizi dei danno vigore nuovo<br />
per la resa dei conti per il grande finale.<br />
Il limitare varca men<strong>di</strong>co in patria e casa<br />
fissa gli usurpatori le tavole imban<strong>di</strong>te<br />
un misero boccone riceve in sommo scherno<br />
a terra insieme ai cani mentre la festa impazza.<br />
Ma gara o gioco e dea pongono l’arco in mano<br />
a Ulisse unico in forza per tendere e scoccare<br />
cadon gli stracci al suolo punta la freccia allora.<br />
“Che gioco, o vecchio, fai? Parlaci tu chi sei…”<br />
brindava Antìnoo in alto levava d’oro il calice.<br />
Passa la gola il dardo riverso cade a terra<br />
e un fiotto dalle nari sparge <strong>di</strong> sangue e calci<br />
alla mensa imban<strong>di</strong>ta vanamente assesta.<br />
Carni e pani caduti s’imbevono <strong>di</strong> sangue<br />
tra grida e fughe cieche nella sala serrata<br />
dal re<strong>di</strong>vivo Ulisse che impietoso colpisce.<br />
Eurìmaco cercava d’arringa l’argomento<br />
ma il pugnale estraeva. Colpisce il dardo il fegato<br />
lascia l’arma la mano <strong>di</strong> schianto giù s’accascia<br />
sulla mensa piegato <strong>di</strong>sparge cibi ovunque<br />
e cade e scalcia e ferma occhi sbarrati, morto.<br />
Anfìnomo <strong>di</strong> daga contro Ulisse s’avventa<br />
ma Telemaco figlio scaglia l’asta <strong>di</strong> bronzo<br />
com’entra dalla schiena esce dal petto il rostro<br />
cadavere già cade tonfa pesante immobile<br />
e lento lago rosso scioglie <strong>di</strong> se sui marmi.<br />
245
S’apre così la strage <strong>di</strong> complici e infedeli<br />
d’ogni belante lupo la feroce mattanza<br />
e nella notte dura finchè tàccion le grida.<br />
Ben arduo salvare la patria dal tiranno<br />
ma se i tiranni poi son cento sono casta<br />
pòssan gli dei armare la mano al giusto re<br />
e al popolo con lui che si ridesterà.<br />
Dopo che l’acqua e il fuoco han terso il mondo a<br />
nuovo<br />
<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> rosa torna dolce Aurora dall’ìncubo<br />
Itaca a risvegliare la vita a far fiorire.<br />
Foto: Manuel Comazzi, “Birkenau”<br />
______________________________<br />
Paolo Stefanini, pisano del ’46, vive e lavora nella sua città dove è conosciuto<br />
anche per i suoi sonetti ironici in vernacolo (v. fra l’altro: P.Stefanini, Di Lingua e<br />
<strong>di</strong> Linguaccia, Pisa 2000; Varia e libera Musa, Pisa 2008; All’Eden, Pisa 2010; A.<br />
Zampieri, Il Vernacolo Pisano dalle Origini ad Oggi, Pisa 2006; Perio<strong>di</strong>co Er Tramme,<br />
Pontedera, vari numeri). Per le sue riflessioni più serie preferisce solitamente<br />
esprimersi in lingua con schemi poetici meno vincolanti.<br />
Ha partecipato a vari concorsi nazionali e locali ottenendo riconoscimenti.<br />
246
Giuseppe Panella<br />
Marçons, le citoyens…<br />
Il tempo della rabbia<br />
E’ aprile, in una notte serena e senza vento,<br />
e il poeta deve cantare su commissione l’evento<br />
che cambierà forse il mondo e lo storia:<br />
poesia <strong>di</strong> rabbia e <strong>di</strong> invito alla concor<strong>di</strong>a,<br />
sogno <strong>di</strong> felicità futura e <strong>di</strong> guerra<br />
da combattere insieme, tutti, sulla terra<br />
per mo<strong>di</strong>ficare lo stato delle cose…<br />
L’invito fu raccolto o rimase soltanto<br />
un puro retorico gesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scanto<br />
per le generazioni a venire? …<br />
Anche oggi si tratta <strong>di</strong> marciare<br />
cercando il riscatto comune senza o<strong>di</strong>are<br />
utilizzando le armi della pace<br />
e <strong>di</strong> una <strong>giusta</strong> rabbia capace<br />
<strong>di</strong> abbattere un nemico forte e rapace<br />
senza per questo rinunciare<br />
alla tenerezza, alla capacità <strong>di</strong> amare…<br />
<strong>La</strong> <strong>collera</strong> dei giusti può essere feroce<br />
urlare il dolore a piena voce<br />
strappare al nemico la vittoria<br />
eppure costringersi a una gloria<br />
fatta <strong>di</strong> felicità <strong>di</strong> vivere, <strong>di</strong> gioire<br />
del proprio essere nel giusto, <strong>di</strong> capire<br />
che non sempre il potere è inarrestabile<br />
e la sua strapotenza irrinunciabile…<br />
la forza dei ribelli è sempre in viaggio<br />
ricca del desiderio <strong>di</strong> essere un oltraggio<br />
per chi prevarica e atterrisce<br />
per chi perseguita e colpisce<br />
senza pensare che il futuro è fatto<br />
da chi va oltre il limite dell’atto<br />
e si <strong>di</strong>mostra più forte del destino…<br />
247
più forte della paura e della rabbia<br />
desideroso <strong>di</strong> uscire dalla gabbia<br />
cui lo si vorrebbe costringere<br />
e tenere, imbelle e prigioniero,<br />
privo della forza del pensiero…<br />
Marçons le citoyens, le temps<br />
De la colère est arrivé…<br />
______________________________<br />
Giuseppe Panella è nato a Benevento l’8/3/1955. Si è laureato presso la Scuola<br />
Normale Superiore <strong>di</strong> Pisa dove attualmente insegna. Si è interessato alla nozione<br />
<strong>di</strong> Sublime (su <strong>di</strong> cui ha scritto Il Sublime e la prosa. Nove proposte <strong>di</strong> analisi letteraria,<br />
Firenze, Clinamen, 2005). E’ autore, tra l’altro, <strong>di</strong> alcuni volumi monografici:<br />
Alberto Arbasino, Firenze, Cadmo, 2004; Lo scrittore nel tempo. Friedrich Dürrenmatt e<br />
la poetica della responsabilità umana, Chieti, Solfanelli, 2005; Il lascito Foucault (in<br />
collaborazione con Giovanni Spena), Firenze, Clinamen, 2006; Émile Zola scrittore<br />
sperimentale. Per la ricostruzione <strong>di</strong> una poetica della modernità, Chieti, Solfanelli, 2008<br />
Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma della narrazione, Firenze, Clinamen, 2009 ; Il<br />
sosia, il doppio, il replicante. Teoria e analisi critica <strong>di</strong> una figura letteraria, Bologna, Elara<br />
E<strong>di</strong>zioni, 2009 e Jean-Jacques Rousseau e la società dello spettacolo, Firenze, Pagnini,<br />
2010. Come poeta, ha pubblicato otto volumi <strong>di</strong> poesia, tra i quali Il terzo amante <strong>di</strong><br />
Lucrezia Buti (Firenze, Polistampa, 2000) ha vinto il Fiorino d’oro del Premio<br />
Firenze dell’anno successivo. Ha inoltre realizzato in collaborazione con David<br />
Ballerini due documentari d’arte, <strong>La</strong> leggenda <strong>di</strong> Filippo Lippi, pittore a Prato (2000)<br />
(trasmesso su Rai2 l’anno dopo) e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia <strong>di</strong><br />
Prato (2002).<br />
248
Patrizia Villani<br />
Quattro pezzi facili<br />
I<br />
Mese <strong>di</strong> marzo, trage<strong>di</strong>e ed equinozio<br />
in un mare affollato <strong>di</strong> esiliati<br />
cercatori stanchi <strong>di</strong> felicità<br />
rincorrono lo sguardo truccato del padrone<br />
ed eccolo infine in piena vista<br />
in carne ossa denti il potere<br />
che corrompe, marcio e smagliante,<br />
la spazzatura che prorompe<br />
dagli instancabili <strong>di</strong>scorsi <strong>di</strong> rivelazione –<br />
la scelta finale è sua, come voleva:<br />
finirà presto pugnalato alla schiena<br />
dove s’era posato il pizzino quadrato<br />
che ha reso vana persino l’immersione<br />
nel sangue ancora caldo <strong>di</strong> quel drago.<br />
II<br />
All I have is a voice<br />
To undo the folded lie.<br />
W.H. Auden<br />
Sempre in abito opaco, grigio o blu<br />
l’espressione non<strong>cura</strong>nte e il volere cupo<br />
l’apparenza conciliante <strong>di</strong> seri funzionari<br />
alchimie <strong>di</strong> brutti ceffi mai ritrosi<br />
operano per il bene della comunità<br />
senza svelare barbariche intenzioni<br />
e il bisturi che affonda nel popolo pulsante<br />
recide <strong>di</strong> netto ciò che ancora sopravvive<br />
così il paziente troppo paziente decreta<br />
incollato alla tv la propria non improvvisa fine:<br />
sic transit gloria mun<strong>di</strong> – the show must go on.<br />
249
III<br />
E davanti alle sporche incallite croste<br />
<strong>di</strong> colla indurita e manifesti elettorali<br />
promesse spergiuri crimini negligenza insulti<br />
mi chiedo quanto plateali<br />
ancora si può essere<br />
senza prendere un salutare pugno in faccia<br />
o sputi, per così <strong>di</strong>re, puri<br />
e salaci sberle dal cosiddetto popolo<br />
che sarebbe poi la gente i citta<strong>di</strong>ni gli elettori gli italiani<br />
stufi marci delle perle <strong>di</strong> saggezza<br />
che i pirla ci rifilano ogni giorno a piene mani<br />
in questo precario panorama d’anni vuoti<br />
<strong>di</strong>soccupati e tasche piene<br />
le nostre <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgusto – e non solo per l’altrui<br />
spregevole onorario da onorevole.<br />
IV<br />
Cos’altro poi sapremo <strong>di</strong>re<br />
<strong>di</strong> questo eterno paese dei balocchi<br />
che non sia falsa testimonianza omissione reticenza<br />
e del nostro ruolo quoti<strong>di</strong>ano<br />
partecipazione conflitto in<strong>di</strong>fferenza<br />
senza averne il naso ben più lungo o le orecchie d’asino<br />
quando ci troveremo un giorno a quattr’occhi<br />
dove e con chi non si può mentire<br />
(svanita la fata chissà dove nel turchino):<br />
io non c’ero<br />
non sapevo<br />
se c’ero dormivo<br />
devo aver equivocato<br />
mi avete frainteso<br />
non è colpa mia<br />
ecco il mio avvocato<br />
chi ha fatto la spia?!<br />
250
______________________________<br />
Patrizia Villani è nata e vive a Milano. <strong>La</strong>ureata in Lingue e Letterature Straniere<br />
Moderne, insegna Lingua Inglese all’Università Cattolica. Si occupa <strong>di</strong> letteratura<br />
americana e autori afroamericani e caraibici; fa parte della redazione <strong>di</strong> Caribana<br />
(rivista sulle nuove letterature dei paesi delle ex colonie britanniche).<br />
Ha <strong>cura</strong>to il volume antologico Poems <strong>di</strong> Roberto Mussapi (I Quaderni del Battello<br />
Ebbro, 2006), con traduzioni e postfazione. Versioni in inglese <strong>di</strong> alcune poesie <strong>di</strong><br />
Montale – tratte, rispettivamente, da Ossi <strong>di</strong> seppia e Diario postumo – sono apparse<br />
su <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano (n. 12, maggio 2005, unitamente ad un articolo sulla<br />
traduzione) e su Stu<strong>di</strong> cattolici (settembre 2009). Ha tradotto alcune sezioni del<br />
poema mitologico-narrativo Idanre, <strong>di</strong> Wole Soyinka, in occasione delle serate<br />
“Poesia e Teatro” organizzate alla Casa della Poesia <strong>di</strong> Milano (2006).<br />
Scrive in due lingue. Poesie in inglese sono state pubblicate sulla rivista Agenda<br />
(GB, 2002) e sul sito web della rivista Conjunctions (USA, 2003); poesie in italiano<br />
sono apparse sulle riviste <strong>La</strong> Mosca <strong>di</strong> Milano (online, 2004), <strong>La</strong> Clessidra (1/2005),<br />
Poesia (n. 195, giugno 2005), nell’antologia Poeti per Milano (Viennepierre E<strong>di</strong>zioni,<br />
2006) e su Poliscritture (<strong>di</strong>cembre 2009 e maggio 2010). Nel luglio 2008 è uscita una<br />
plaquette, Maestrale (copertina <strong>di</strong> Mme. Webb). E’ presente (con il monologo<br />
drammatico “Migrazioni”) nell’antologia <strong>di</strong> poesia per il teatro Bona Vox - <strong>La</strong><br />
poesia torna in scena (Jaca Book, settembre 2010). <strong>La</strong> raccolta Conversazioni necessarie è<br />
in corso <strong>di</strong> stampa presso Raffaelli E<strong>di</strong>tore (Rimini).<br />
251
Cinzia Cavallaro<br />
Governi moderni<br />
Ci succhiereste tutto il sangue<br />
appena possibile<br />
ci portereste via tutto<br />
ci rubereste la <strong>di</strong>gnità<br />
<strong>di</strong> fatto già ci intrappolate nella<br />
[ nostra<br />
povertà<br />
<strong>di</strong> pensieri<br />
<strong>di</strong> opportunità<br />
<strong>di</strong> fierezza<br />
<strong>di</strong> sdegno<br />
ancor più che<br />
<strong>di</strong> denari.<br />
Ma esiste un esercito<br />
<strong>di</strong> cuori indomiti<br />
pensieri chiari<br />
saggezze antiche<br />
giustizia dovuta<br />
252<br />
che <strong>di</strong>fenderemo<br />
con tutta la nostra forza.<br />
Esiste una rabbia onesta<br />
e una <strong>di</strong>gnità profonda<br />
che urla l’ira<br />
<strong>di</strong> che crede ancora<br />
nella possibilità<br />
e nella bellezza dell’uomo<br />
vero onesto<br />
e stupendamente luminoso.<br />
Riprendetevi il vostro ghigno<br />
e la vostra ombra<br />
<strong>di</strong>abolica e mutevole<br />
tornate giù<br />
in basso<br />
nel buco lurido<br />
dal quale provenite<br />
______________________________<br />
Cinzia Luigia Cavallaro è nata a Milano nel 1961. Ha vissuto cinque anni a<br />
Londra e, una volta in Italia, ha lavorato principalmente come traduttriceinterprete.<br />
Nel 1983 è stata presidente della Biblioteca Civica <strong>di</strong> Bernareggio.<br />
Ha vinto e ricevuto segnalazioni e alcune sue poesie sono state pubblicate in<br />
antologie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi premi letterari. L’un<strong>di</strong>ci settembre 1994 è stata premiata a <strong>La</strong><br />
Spezia per il suo racconto Gita al porto. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta poetica<br />
Kairos con Giral<strong>di</strong> E<strong>di</strong>tore e nel luglio 2009 la silloge Dies Natalis è entrata nella<br />
rosa dei quattro finalisti del Premio Letterario Pensieri d’Inchiostro. Nel 2010 ha<br />
pubblicato il romanzo Sogno amaranto e il suo secondo libro <strong>di</strong> poesie Dies Natalis.<br />
Il suo blog è “Parole in movimento” al link www.wordsinprogress.it
Enrico Marià<br />
Il riparo dall'inverno<br />
sono i vagoni abbandonati<br />
lungo i binari morti,<br />
un piccolo condominio<br />
<strong>di</strong> se<strong>di</strong>li luri<strong>di</strong><br />
impregnati<br />
<strong>di</strong> piscio e dolore,<br />
ogni tanto<br />
nel sonno conquistato a fatica<br />
ci sorprende la Polizia ferroviaria<br />
che porta via gli stranieri<br />
agli italiani invece<br />
tocca la multa<br />
<strong>di</strong>ciassette euro<br />
per ingresso abusivo<br />
in zona vietata;<br />
il sole <strong>di</strong> gennaio<br />
imbrigliato<br />
dai tralicci dell'alta tensione<br />
ha labbra fredde<br />
sa <strong>di</strong> ogni ad<strong>di</strong>o<br />
e nessun arma<br />
in grado <strong>di</strong> abbattere<br />
intere città<br />
può qualcosa<br />
253<br />
contro la morte che ci ha scelto;<br />
guardandoci senza parlare<br />
abbiamo lasciato la carrozza<br />
migliore<br />
a una famiglia romena<br />
con una figlia piccola<br />
ferisce gli occhi<br />
vedere una bambina vivere qui;<br />
tra i bidoni dove frugo<br />
ho trovato una bambolotto<br />
e a Maria<br />
che dai suoi due anni<br />
sul passeggino<br />
buttava le braccia al cielo<br />
ho lasciato quella bambola<br />
<strong>di</strong>cendole in una lingua che non<br />
conosce<br />
che era una principessa<br />
una principessa<br />
come un giorno sarà anche lei<br />
un sogno<br />
che nella mia testa<br />
per darmi un senso<br />
ho bisogno <strong>di</strong> sapere<br />
che può prendere vita.<br />
______________________________<br />
Enrico Marià è nato il 15 luglio del 1977 a Novi Ligure (Al). Ha pubblicato le<br />
raccolte: "Enrico Marià " (Annexia 2004); "Riven<strong>di</strong>cando <strong>di</strong>speratamente la vita"<br />
(Annexia 2006); " Precipita con me" (E<strong>di</strong>trice Zona 2007); “ Fino a qui” (puntoacapo<br />
E<strong>di</strong>trice 2010 con una prefazione <strong>di</strong> Luca Ariano). Ha partecipato alle antologie:<br />
"Genovaine<strong>di</strong>ta" (Galata 2007); “Atti della II Fiera dell'E<strong>di</strong>toria <strong>di</strong> Poesia. Pozzolo<br />
Formigaro giugno 2008” (puntoacapo E<strong>di</strong>trice 2008); "Dolce Natura, almeno tu non<br />
menti" (E<strong>di</strong>trice Zona 2009). Nel 2010 ha ricevuto la menzione speciale della giuria<br />
del Premio David Maria Turoldo. Nel 2011 si è classificato tra i finalisti sempre del<br />
Premio David Maria Turoldo.
<strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong> – Co<strong>di</strong>ci dell’ombra<br />
254
In<strong>di</strong>ce degli autori<br />
Abate, Ennio, 103<br />
Accorsi, Alberto, 101<br />
Adernò, Sebastiano, 96<br />
Almerighi, Flavio, 19<br />
Alvino, Domenico, 160<br />
Amorese, Stefano, 139<br />
Aprile, Francesco, 123<br />
Ariano, Luca, 118<br />
Armiento, Enza, 78<br />
Baroni, Maria Carla, 72<br />
Bazu, Livia, 207<br />
Bertoldo, Roberto, 243<br />
Betene, Alberto, 184<br />
Bianchi, Matteo, 34<br />
Buffoni, Federico, 220<br />
Busca Gernetti, Giorgina, 240<br />
Caddeo, Rinaldo, 239<br />
Capolongo, Antonio, 27<br />
Casadei, Franco, 76<br />
Casalini, Celestino, 150<br />
Cavallaro, Cinzia, 252<br />
Cogo, Roberto, 57<br />
Cohen, Manuel, 195<br />
Comazzi, Manuel, 176<br />
Condello, Clemente, 234<br />
Contiliano, Antonino, 29<br />
Corraducci, <strong>La</strong>ura, 143<br />
D'Atri, Vera, 126<br />
De Falco, Carmine, 189<br />
De Luca, Michele, 84<br />
De Maglie, Davide, 61<br />
De Pietro, Giampaolo, 49<br />
Desideri, Adele, 65<br />
Devicienti, Antonio, 120<br />
Di Stefano, Francesco, 85<br />
Favaron, Renzo, 45<br />
Ferraris, Giancarlo, 228<br />
Ferretti, Monica, 223<br />
Festa, Nunzio, 93<br />
255<br />
Figliolia, Alberto, 63<br />
Fischer, Cristiana, 169<br />
Florio, Monica, 124<br />
Franzin, Fabio, 128<br />
Franzin, Fabio, 129<br />
Garofalo, Nerina, 107<br />
Genovese, Andrea, 11<br />
Ghezzani, Nicola, 24<br />
Giordani, Giovanna, 132<br />
Giordano, Antonino, 13<br />
Gobbi, Lorenzo, 38<br />
Gobbi, Lorenzo, 39<br />
Guaraglia, Vanda, 174<br />
Guarnieri, Angelo, 113<br />
Guglielmana, Barbarah, 67<br />
Gui<strong>di</strong>, Carla, 218<br />
Inversi, Maria, 179<br />
Kemeny, Tomaso, 47<br />
<strong>La</strong>nza, Letizia, 9<br />
Lisciani Petrini, Vincenzo, 35<br />
<strong>Lucini</strong>, <strong>Gianmario</strong>, 21<br />
Macchia, Annalisa, 56<br />
Macciò, Francesco, 97<br />
Magazzeni, Loredana, 48<br />
Maggiani, Roberto, 208<br />
Maifrè, Ezio, 54<br />
Marià, Enrico, 253<br />
Mastropasqua, Giampaolo, 114<br />
Mastropirro, Vincenzo, 206<br />
Miceli, Gero, 200<br />
Montini, Emi<strong>di</strong>o, 52<br />
Moretti, Vincenzo, 237<br />
Murru, Virginia, 230<br />
Nuscis, Giovanni, 202<br />
Oberti, Franca, 99<br />
Oldani, Guido, 185<br />
Ottaviani, Paolo, 210<br />
Pagelli, Clau<strong>di</strong>o, 102<br />
Palmigiano, Alessandra, 110
Panella, Giuseppe, 247<br />
Panetta, Alfredo, 137<br />
Pasquandrea, Sergio, 180<br />
Passannanti, Erminia, 31<br />
Pastore, Massimo, 41<br />
Petruccioli, Daniele, 211<br />
Pia, Primarosa, 16<br />
Pianta, Mariacristina, 175<br />
Pistoia, Thomas, 69<br />
Potiti, Manuela, 77<br />
Prebenna, Nicola, 190<br />
Quarello, Riccardo, 94<br />
Quintavalla, Maria Pia, 158<br />
Ramaioli, Federico, 205<br />
Rando, Giuseppina, 59<br />
Rienzi, Alfredo, 165<br />
Roncarati, Clau<strong>di</strong>o, 166<br />
Roversi, Pietro, 134<br />
256<br />
Salvi, Alessandro, 81<br />
Salvi, Alessandro, 82<br />
Sassetto, Francesco, 181<br />
Scaramozzino, Francesco, 192<br />
Serafino, Giancarlo, 155<br />
Sol<strong>di</strong>ni, Maurizio, 89<br />
Stefanini, Paolo, 245<br />
Tanzi, Ivana, 80<br />
Toscani, Franco, 145<br />
Vaccaro, Adam, 153<br />
Valera, Luciano, 213<br />
Valli, Pieralberto, 217<br />
Violante, Salvatore, 141<br />
Vit, Giacomo, 106<br />
Vitagliano, Pasquale, 172<br />
Zambianchi, Gianni, 198<br />
Zangara, Maria Eleonora, 187<br />
Grafica e fotografia: Reg Mastice, Emanuele Kraushaar, Vanda<br />
Guaraglia, Donato Di Poce, <strong>Gianmario</strong> <strong>Lucini</strong>, Daniela Rinal<strong>di</strong>, Michele<br />
De Luca, Maurizio Alberto Molinari (poesia visiva), Carla Gui<strong>di</strong>, Monica<br />
Ferretti, Manuel Comazzi, Maria Eleonora Zangara<br />
FINITO DI STAMPARE<br />
IL MESE DI NOVEMBRE DEL 2011<br />
DA UNIVERSALBOOK SRL – RENDE (CS)<br />
PER CONTO DI <strong>CFR</strong> EDITORE