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20 luglio - storia, arte e cultura

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Questo mese la nostra voglia di<br />

viaggiare ci fa approdare ad Erice,<br />

stupenda cittadina in provincia di<br />

Trapani arroccata a 750 metri sul<br />

livello del mare su di un colle che<br />

porta il suo stesso nome e su un<br />

altopiano che sembra quasi sospeso<br />

tra cielo e mare come tra <strong>storia</strong><br />

e mitologia.<br />

Sembrerebbe che, dopo la caduta<br />

di Troia, alcuni profughi fossero<br />

arrivati dal mare sulle coste della<br />

Sicilia ed alcuni di essi ed avessero<br />

trovato rifugio vicino ai Sicani<br />

e, da questi, fossero chiamati Elimi.<br />

Con il passare del tempo questi<br />

profughi fondarono due città:<br />

Segesta ed, appunto, la nostra Erice.<br />

Furono Tucidite e Virgilio i<br />

primi a descrivere la città, ma poi<br />

non poterono fare a meno di descrivere<br />

la sua bellezza Omero,<br />

Teocrito, Polibio, Orazio ed altri<br />

STORIA, ARTE, CULTURA...<br />

PASSEGGIANDO QUA E LÀ PER L’ITALIA: ERICE Anna Maria Barbaglia<br />

ancora. Il monte era dedicato alla<br />

dea dell’amore e della fertilità e<br />

rappresentava un forte punto di<br />

riferimento per i naviganti di quel<br />

periodo. La dea Ast<strong>arte</strong> per i Cartaginesi,<br />

Afrodite per i Greci, Venere<br />

Ericina per i Romani furono<br />

venerate in tempi diversi. Sembra<br />

esistesse sulla sommità del colle<br />

un tempio dedicato alla dea ed anche<br />

su questo la leggenda. Sembra<br />

fosse stato voluto da Enea o da<br />

Dedalo o anche dal re del luogo<br />

Eryx, figlio della stessa Afrodite,<br />

ma di questo tempio non v’è traccia.<br />

Tutti i popoli che si succedettero<br />

continuarono tale culto: i Fenici,<br />

i Cartaginesi, i Siracusani, gli<br />

Ellenici poi di nuovo i Cartaginesi<br />

che, a lungo, contrastarono anche i<br />

Romani e tutti potenziarono il mito<br />

del luogo fortificandolo con una<br />

cinta muraria ad Ovest che, a trat-<br />

ti, possiamo ancora oggi ammirare.<br />

Nel periodo greco-cartaginese<br />

Erice era così ricca che nel 415<br />

a.C. Segesta volle in prestito le<br />

coppe d’oro e d’argento per fare<br />

bella figura con i suoi ospiti Ateniesi<br />

cui stava chiedendo un’alleanza<br />

contro i Siracusani. Quando<br />

il Romano Lutezio Catulo nel 248<br />

a.C. la conquistò, era poco più che<br />

un ammasso di rovine in quanto<br />

distrutta dai Cartaginesi durante la<br />

prima guerra punica. I Romani la<br />

ricostruirono e, con essa, il tempio<br />

a Venere Ericina a spese del popolo<br />

romano ed alla dea furono resi<br />

grandi onori. Successivamente però<br />

per la cittadina cominciò una<br />

vera decadenza in quanto i Romani<br />

cominciarono ad abbandonarla<br />

e poco si curarono di quello che<br />

era un vero e proprio gioiello anche<br />

se continuarono a venerare la<br />

www.<strong>storia</strong><strong>arte</strong><strong>cultura</strong>.it Pag. 17, n. 6 Luglio <strong>20</strong>08

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