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Questo mese la nostra voglia di<br />
viaggiare ci fa approdare ad Erice,<br />
stupenda cittadina in provincia di<br />
Trapani arroccata a 750 metri sul<br />
livello del mare su di un colle che<br />
porta il suo stesso nome e su un<br />
altopiano che sembra quasi sospeso<br />
tra cielo e mare come tra <strong>storia</strong><br />
e mitologia.<br />
Sembrerebbe che, dopo la caduta<br />
di Troia, alcuni profughi fossero<br />
arrivati dal mare sulle coste della<br />
Sicilia ed alcuni di essi ed avessero<br />
trovato rifugio vicino ai Sicani<br />
e, da questi, fossero chiamati Elimi.<br />
Con il passare del tempo questi<br />
profughi fondarono due città:<br />
Segesta ed, appunto, la nostra Erice.<br />
Furono Tucidite e Virgilio i<br />
primi a descrivere la città, ma poi<br />
non poterono fare a meno di descrivere<br />
la sua bellezza Omero,<br />
Teocrito, Polibio, Orazio ed altri<br />
STORIA, ARTE, CULTURA...<br />
PASSEGGIANDO QUA E LÀ PER L’ITALIA: ERICE Anna Maria Barbaglia<br />
ancora. Il monte era dedicato alla<br />
dea dell’amore e della fertilità e<br />
rappresentava un forte punto di<br />
riferimento per i naviganti di quel<br />
periodo. La dea Ast<strong>arte</strong> per i Cartaginesi,<br />
Afrodite per i Greci, Venere<br />
Ericina per i Romani furono<br />
venerate in tempi diversi. Sembra<br />
esistesse sulla sommità del colle<br />
un tempio dedicato alla dea ed anche<br />
su questo la leggenda. Sembra<br />
fosse stato voluto da Enea o da<br />
Dedalo o anche dal re del luogo<br />
Eryx, figlio della stessa Afrodite,<br />
ma di questo tempio non v’è traccia.<br />
Tutti i popoli che si succedettero<br />
continuarono tale culto: i Fenici,<br />
i Cartaginesi, i Siracusani, gli<br />
Ellenici poi di nuovo i Cartaginesi<br />
che, a lungo, contrastarono anche i<br />
Romani e tutti potenziarono il mito<br />
del luogo fortificandolo con una<br />
cinta muraria ad Ovest che, a trat-<br />
ti, possiamo ancora oggi ammirare.<br />
Nel periodo greco-cartaginese<br />
Erice era così ricca che nel 415<br />
a.C. Segesta volle in prestito le<br />
coppe d’oro e d’argento per fare<br />
bella figura con i suoi ospiti Ateniesi<br />
cui stava chiedendo un’alleanza<br />
contro i Siracusani. Quando<br />
il Romano Lutezio Catulo nel 248<br />
a.C. la conquistò, era poco più che<br />
un ammasso di rovine in quanto<br />
distrutta dai Cartaginesi durante la<br />
prima guerra punica. I Romani la<br />
ricostruirono e, con essa, il tempio<br />
a Venere Ericina a spese del popolo<br />
romano ed alla dea furono resi<br />
grandi onori. Successivamente però<br />
per la cittadina cominciò una<br />
vera decadenza in quanto i Romani<br />
cominciarono ad abbandonarla<br />
e poco si curarono di quello che<br />
era un vero e proprio gioiello anche<br />
se continuarono a venerare la<br />
www.<strong>storia</strong><strong>arte</strong><strong>cultura</strong>.it Pag. 17, n. 6 Luglio <strong>20</strong>08