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pienza sul Lungarno per Via d Borgo<br />
Stretto, 389 uomini con in testa i propri<br />
professori si diressero alla stazione per<br />
raggiungere in treno Lucca gridando<br />
“Viva l’Italia” ed inneggiando a Pio IX. Il<br />
giorno successivo, Carlo Alberto dichiarò<br />
guerra all’Austria e si mise in marcia per<br />
passare il Ticino. Il 3 aprile gli studenti<br />
pisani si incontrano con i 74 dell’Università<br />
senese e, tutti insieme, inquadrati in 6<br />
Compagnie al comando di Fabrizio Masotti,<br />
professore di Meccanica Celeste, al<br />
canto di “Addio, mia bella, addio”, marciano<br />
su Reggio Emilia. Quel canto fu<br />
l’indimenticabile colonna sonora di quelle<br />
facce, spesso imberbi, ma dal cuore<br />
gonfio di amor di patria. Suo autore era<br />
Carlo Alberto Bosi che lo aveva composto<br />
in casa di Caterina Castinelli che lo accompagnò<br />
al piano e questo canto fu il canto più sentito ed ascoltato<br />
dalla Toscana ai campi di Lombardia. Accompagnò<br />
le alterne vicende di quei valorosi che,<br />
più di una volta, ebbero l’ordine di marciare verso il<br />
fronte o di arrestarsi. Passato il Po, vista l’impossibilità<br />
di far rientrare in patria gli studenti, si cercò almeno<br />
di tenerli in riserva, ma questo atteggiamento<br />
fu preso male da coloro che a tutti i costi volevano<br />
entrare in combattimento tanto che molti pensarono<br />
perfino alla diserzione in massa e diversi scapparono<br />
per arruolarsi nelle fila piemontesi. Alla fine, come<br />
Dio volle, il battaglione arrivò fra Curtatone e Montanara,<br />
in pratica, in una zona difesa da regolari Toscani<br />
e civili oltre ai Napoletani del X di linea. Il<br />
giorno 26, il generale toscano Ferrari fu richiamato a<br />
Firenze e fu sostituito al comando dall’anziano generale<br />
napoleonico conte Cesare De Lauger de Bellecour.<br />
Questi, reduce delle campagne di Spagna e di<br />
Russia, aveva un passato militare che ricordava un<br />
libro di uno scrittore d’avventure e fu proprio lui<br />
che, tre giorni dopo, condusse al fuoco i suoi ragazzi.<br />
Quei ragazzi, più abituati a maneggiar la penna<br />
che non la baionetta o la spada, quando fu dato l’ordine,<br />
o meglio alle prime schioppettate, si gettarono<br />
di corsa contro gli Austriaci, mentre i loro miseri 6<br />
cannoni si impegnarono in un duello ineguale contro<br />
la potenza di 130 cannoni austriaci. Fra i moltissimi<br />
casi di coraggio estremo che potremo ricordare, ne<br />
citiamo soltanto alcuni. L’artigliere Elbano Gasperi<br />
che, ferito in modo orribile, ma ancora capace di<br />
camminare, seminudo, corre da un pezzo all’altro<br />
caricandoli e facendo fuoco; il professor Pilla, con<br />
un braccio ed un fianco distrutti, si lamenta non per<br />
il dolore, ma per aver potuto far poco per la patria e<br />
poi, tutti quei ragazzi urlanti di patrio furore che si<br />
STORIA, ARTE, CULTURA...<br />
lanciano, incuranti della morte che certa li<br />
attende, con i propri petti contro il piombo<br />
nemico tanto che gli Austriaci pensarono<br />
di aver contro chissà quale reparto dell’esercito<br />
piemontese. Il De Lauger aveva<br />
chiesto al Generale Bava, piemontese, aiuto,<br />
pronto aiuto, ma questi non era stato in<br />
grado di fornirlo e, vista l’impossibilità da<br />
p<strong>arte</strong> del comando tosco-napoletano di<br />
proseguire nella resistenza ed anche in<br />
considerazione dell’aiuto che ormai non<br />
sarebbe più potuto giungere, fu dato l’ordine<br />
della ritirata che, però, avvenne sotto<br />
la protezione dei bersaglieri toscani i quali,<br />
comandati dal Melechini, trattennero i<br />
Croati, i Boemi ed i Tirolesi permettendo<br />
ai superstiti di mettersi quasi tutti in salvo.<br />
Il riconoscimento del valore di chi combatté<br />
in quell’epica giornata, giunse proprio dal nemico<br />
che ammise l’ammirazione per quei ragazzi più<br />
usi a star chini sui libri che non a sostenere il peso<br />
dello zaino e del moschetto. Si racconta che il Radeztky<br />
un anno dopo, giunto a Firenze per una visita<br />
di Stato, così si rivolse al De Lauger, divenuto nel<br />
frattempo, Ministro della Guerra: “Eccovi, finalmente!<br />
È dal 29 maggio che desideravo conoscervi. Ma<br />
bravo! Anzi bravi! Mi avete tenuto testa per sette ore<br />
Johann Joseph Radetzky<br />
www.<strong>storia</strong><strong>arte</strong><strong>cultura</strong>.it Pag. 8, n. 6 Luglio <strong>20</strong>08