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20 luglio - storia, arte e cultura

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dea. Lo storico Edrisi la descrive<br />

come una enorme montagna con<br />

alla sommità un territorio pianeggiante<br />

e con abbondante acqua.<br />

Parla di una fortezza abbandonata.<br />

Dobbiamo arrivare al periodo normanno<br />

per vederla risorgere.<br />

I Normanni, infatti, rinnovarono e<br />

restaurarono la rocca, restaurarono<br />

le antiche porte e ne aprirono altre<br />

tre: Porta Trapani, Porta Carmine<br />

e Porta Spada. Costruirono anche<br />

un castello sul luogo dove sorgeva<br />

l’antico luogo di culto, altri edifici<br />

e santuari e la cittadina rinacque a<br />

nuova vita. Nei secoli successivi<br />

nuovi ordini religiosi di stampo<br />

conservatore si insediarono in quel<br />

luogo e poco si sviluppò. Per trovare<br />

molti interventi urbanistici<br />

dobbiamo arrivare al 1800: furono<br />

edificati nuovi palazzi sia civili,<br />

sia privati e fu ristrutturata la piazza<br />

centrale, ma, nonostante i successivi<br />

interventi più moderni, la<br />

cittadina conserva gelosamente<br />

quell’aspetto e quel gusto medioevale.<br />

Dal 1936 è sede del “Centro Cultura<br />

Scientifica Ettore Majorana”<br />

istituito per volere dello scienziato<br />

Zichichi che richiama numerosi<br />

studiosi ed esperti tra i più qualificati<br />

del mondo per la trattazione di<br />

argomenti a carattere scientifico<br />

STORIA, ARTE, CULTURA...<br />

che vanno dalla filologia alla chimica,<br />

alla <strong>storia</strong>, all’astronomia, al<br />

diritto, alla medicina e per questo<br />

motivo Erice è soprannominata<br />

“Città delle Scienze”<br />

Il Castello<br />

Sorge, come detto, sul luogo del<br />

più antico tempio e fu ritenuto<br />

sempre di notevole importanza<br />

strategica vista la sua posizione<br />

sulla sommità del colle tanto che<br />

Don Garzia Toledo, Viceré di Sicilia,<br />

nel 1561 e Don Carlo d’Aragona<br />

poi, ritennero, quella di Erice,<br />

una delle piazze più importanti.<br />

Fu “Piazza Reale” fino al XVI<br />

secolo e mantenne la sua importanza<br />

nel tempo. Nei primi anni<br />

del 1800, con la riforma operata<br />

dal Regno delle Due Sicilie, divenne<br />

di proprietà comunale. Le<br />

Torri del Balio di origine medioevale,<br />

precedono il castello vero e<br />

proprio e racchiudevano un abisso<br />

che separava la rocca dal castello<br />

che erano collegati solamente con<br />

un ponte levatoio. Nel XVII secolo<br />

l’abisso fu riempito e fu costruita<br />

la cordonata a gradini. Intorno<br />

alla seconda metà del 1800 la cortina<br />

merlata fu spostata indietro<br />

per isolare le torri che furono cedute<br />

al Conte Agostino Pepoli. La<br />

facciata del castello, esposta ad<br />

occidente, è sovrastata da merli<br />

ghibellini, mentre il muro di cinta<br />

segue l’orografia del territorio. Sul<br />

portale d’ingresso si vede una lapide<br />

incassata con lo stemma degli<br />

Asburgo di Spagna sovrastata da<br />

una bifora trecentesca.<br />

Nel vano d’ingresso si aprono i<br />

locali del “carcere sottano” dove,<br />

in qualche cella, è ancora possibile<br />

vedere le catene che tenevano i<br />

prigionieri, mentre al piano superiore<br />

è possibile vedere il “carcere<br />

soprano” con celle più grandi perché<br />

destinate ai nobili.<br />

L’abitazione del castellano che le<br />

cronache del tempo descrivono<br />

come molto sontuosa, è stata completamente<br />

distrutta, insieme ad<br />

altri edifici dagli scavi finalizzati<br />

alla ricerca del più antico centro di<br />

culto ed oggi possiamo osservarne<br />

la pianta ben disegnata e ben descritta<br />

solo in un manoscritto risalente<br />

al 1700 opera di Vito Carvini.<br />

Nella p<strong>arte</strong> meridionale della<br />

spianata possiamo osservare l’inizio<br />

(o la fine) di una galleria sotterranea<br />

segreta che, dall’interno<br />

del castello, portava in aperta campagna.<br />

Sul lato meridionale sono<br />

presenti diverse caditoie ed un posto<br />

di guardia dal quale era possibile<br />

dominare l’orizzonte. È possibile<br />

vedere anche i resti di un piccolo<br />

ambiente termale, quasi sicuramente<br />

di epoca romana. A Nord<br />

nel precipizio, sulla scoscesa parete<br />

rocciosa si eleva il muraglione<br />

attribuito a Dedalo composto da<br />

12 filari orizzontali e sovrapposti<br />

di pietra squadrata. Per le varie<br />

opere di rifacimento del castello<br />

furono adoperati anche i materiali<br />

del vecchio tempietto e si vedono<br />

nei resti di pochi rocchi di colonne<br />

e nei frammenti di fregio calcareo<br />

decorato con perline ed anelli, del<br />

tempio esiste una immagine in una<br />

moneta di Considio Noniano del<br />

60 a.C.<br />

Dalla zona della fortezza provengono<br />

la maggior p<strong>arte</strong> degli oggetti<br />

ritrovati ad Erice iscrizioni, mo-<br />

www.<strong>storia</strong><strong>arte</strong><strong>cultura</strong>.it Pag. 18, n. 6 Luglio <strong>20</strong>08

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