«Roque six», romanzo d'avanguardia

Maria Vittoria Calvi
breve e il giornalismo. Ricordiamo, ad esempio, che Miguel Mihura fondò e diresse alcune
riviste umoristiche - tra cui la celebre "La codorniz" -; mentre Jardiel Poncela e Neville
scrissero vari romanzi, tra i quali emerge una delle migliori prove dell'avanguardia narrativa
spagnola del periodo, Pero ...¿hubo alguna vez once mil vírgenes? (1931) di Jardiel Poncela.
Lo stesso López Rubio è autore di un romanzo, scritto tra il 24 e il 27 e pubblicato nel
28: Roque Six. La recente ristampa del libro (3) ha riproposto all'attenzione del pubblico e
della critica uno dei testi più significativi del romanzo spagnolo degli anni 20, tributario
delle tecniche d'avanguardia e, in particolare, della scrittura ramoniana, ma non privo di
un'impronta di personale originalità.
Temi e struttura del romanzo
II romanzo narra le successive reincarnazioni del protagonista, Roque Fernández, destinato
a vivere diverse esistenze: dapprima impiegato di un ministero spagnolo (4), dopo la
prima morte Roque si ritroverà nei panni di un funzionario parigino, e poi, successivamente,
in quelli di un pastore protestante del Nebraska, di un professore anarchico rumeno, di
un bambino in fasce e, infine, scenderà per la sesta volta sulla terra insieme a un gemello,
fino a trovare la morte che - pare - definitiva.
Tale vagabondare del protagonista trova diverse spiegazioni, che chiariscono la costellazione
tematica del romanzo; la prima, e più immediata, viene fornita da un altro personaggio
che entra in scena durante la vita americana di Roque-Farjeón: Dimas Firestone,
anch'egli risuscitato e costretto a un'incerta peregrinazione sulla terra poiché un altro uomo
si era presentato in Cielo diverso tempo prima con il suo stesso nome e occupava il posto a
lui riservato. Il defunto redivivo conosce la vera identità di Roque Fernández e gli comunica
che dovrà morire e risuscitare varie altre volte, fino a compiere la sua "missione": quella
di "escribir en la historia tus grandes tonterías" (p. 116). Infatti, spiega, Firestone, solo raramente
Dio crea un genio, ma ancor più difficile è dar vita a un "tonto genial": "Dios ha hecho
muy pocos tontos de verdadero mérito (...). Hay que empezar por hacer un genio y luego
retorcerle la genialidad, para que haga las obras maestras de la tontería" (p. 115). Ma
Roque, destinato a un brillante avvenire di geniale stupidità, si lasciò morire prima del tempo;
così, Dio decise di rimandarlo sulla Terra in un altro corpo, nella speranza che potesse
finalmente espletare la grande opera.
Il romanzo non ci rivela se le sei vite di Roque sono state sufficienti per assolvere al
suo compito (5); ma le parole di Firestone servono, quanto meno, a spiegare il rapporto di
(3) J. López Rubio, Roque Six, Barcelona, Seix Barrai, 1986. A questa edizione si riferisce ogni successiva
citazione del testo.
(4) La prima vita viene evocata, attraverso una sequenza riassuntiva che segue l'onda dei ricordi, nel momento
incerto in cui Roque si risveglia dalla morte e si trova seduto a un tavolo di un caffè parigino. È da notare
che il protagonista non perde mai la consapevolezza delle proprie vite passate, che rappresentano anzi un termine
di confronto per quella in corso.
(5) Secondo José María Martínez Cachero, il numero e l'ordine secondo il quale sono disposti i sei episodi
non obbedisce ad alcuna ragione significativa, né tanto meno viene esplicitato il senso della "missione" di Roque:
non è quindi possibile stabilire se nell'arco delle sei vite il personaggio porti a termine qualche compito particolare
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