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«Roque six», romanzo d'avanguardia

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Maria Vittoria Calvi<br />

ROQUE SIX, ROMANZO D'AVANGUARDIA<br />

II nome di José López Rubio è legato soprattutto alla produzione teatrale dello scrittore<br />

granadino (1), ritornato sulle scene nel 1986 dopo anni di silenzio, con La puerta del<br />

ángel, una commedia scritta da tempo ma mai rappresentata. Tre anni prima, López Rubio<br />

aveva fatto il suo ingresso nella Real Academia pronunciando un discorso dal titolo assai<br />

significativo: "La otra generación del 27" (2). Con tale denominazione, il neo-accademico<br />

alludeva a un gruppo di autori amici - insieme a lui, Edgar Neville, Enrique Jardiel Poncela,<br />

Miguel Mihura e Antonio de Lara detto «Tono» -, coetanei dei più noti scrittori del 27 e accomunati<br />

dalla passione per il teatro e dal gusto per un umorismo che ha in Ramón Gómez<br />

de la Serna il maestro indiscusso. Se è innegabile, infatti, che il creatore della greguería non<br />

ha dato vita a una vera e propria scuola letteraria, il quintetto citato è forse quello che meglio<br />

ne ha accolto il magistero, proponendosi, al contempo, come l'erede spagnolo di una<br />

certa tendenza delle avanguardie europee: la scoperta del concetto di assurdo, che rinnova<br />

l'umorismo di tipo tradizionale. Altrettanto visibile è, in loro, l'influsso del cinema degli<br />

anni 20: si tratta, insomma, di una "generazione" abbastanza compatta, che opera al margine<br />

del più noto gruppo poetico del 27 (Lorca, Alberti, ecc.) e la cui identificazione contribuisce<br />

a chiarire il percorso e le ramificazioni dell'avanguardia spagnola. Né, del resto, sono<br />

estranei alla formazione di questi autori altre "generazioni" coetanee, dotate di una certa<br />

identità letteraria collettiva, prima fra tutte quella dei "Nova novorum", formata da<br />

Benjamín Jarnés, Juan Chabás, Rosa Chacel, Juan José Domenchina, Max Aub e Francisco<br />

Ayala, esponenti di primo piano del <strong>romanzo</strong> sperimentale degli anni 20 e 30.<br />

Come si è detto, López Rubio, Jardiel Poncela, Neville, Mihura e «Tono» hanno in comune<br />

la pratica teatrale, ma non si tratta di una dedizione esclusiva; il loro particolare<br />

"umorismo <strong>d'avanguardia</strong>" si esprime anche in generi diversi, come il <strong>romanzo</strong>, il racconto<br />

(1) Ricordiamo alcuni titoli: Celos del aire (1949); La venda en los ojos (1952); La otra orilla (1954); Las<br />

manos son inocentes (1958); Nunca es tarde (1964); El corazón en la mano (1972).<br />

(2) In precedenza, lo scrittore aveva già utilizzato tale denominazione nel prologo al libro Antologia 1927-<br />

1933. Miguel Mihura, Madrid, Prensa Española, 1978.<br />

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breve e il giornalismo. Ricordiamo, ad esempio, che Miguel Mihura fondò e diresse alcune<br />

riviste umoristiche - tra cui la celebre "La codorniz" -; mentre Jardiel Poncela e Neville<br />

scrissero vari romanzi, tra i quali emerge una delle migliori prove dell'avanguardia narrativa<br />

spagnola del periodo, Pero ...¿hubo alguna vez once mil vírgenes? (1931) di Jardiel Poncela.<br />

Lo stesso López Rubio è autore di un <strong>romanzo</strong>, scritto tra il 24 e il 27 e pubblicato nel<br />

28: Roque Six. La recente ristampa del libro (3) ha riproposto all'attenzione del pubblico e<br />

della critica uno dei testi più significativi del <strong>romanzo</strong> spagnolo degli anni 20, tributario<br />

delle tecniche <strong>d'avanguardia</strong> e, in particolare, della scrittura ramoniana, ma non privo di<br />

un'impronta di personale originalità.<br />

Temi e struttura del <strong>romanzo</strong><br />

II <strong>romanzo</strong> narra le successive reincarnazioni del protagonista, Roque Fernández, destinato<br />

a vivere diverse esistenze: dapprima impiegato di un ministero spagnolo (4), dopo la<br />

prima morte Roque si ritroverà nei panni di un funzionario parigino, e poi, successivamente,<br />

in quelli di un pastore protestante del Nebraska, di un professore anarchico rumeno, di<br />

un bambino in fasce e, infine, scenderà per la sesta volta sulla terra insieme a un gemello,<br />

fino a trovare la morte che - pare - definitiva.<br />

Tale vagabondare del protagonista trova diverse spiegazioni, che chiariscono la costellazione<br />

tematica del <strong>romanzo</strong>; la prima, e più immediata, viene fornita da un altro personaggio<br />

che entra in scena durante la vita americana di Roque-Farjeón: Dimas Firestone,<br />

anch'egli risuscitato e costretto a un'incerta peregrinazione sulla terra poiché un altro uomo<br />

si era presentato in Cielo diverso tempo prima con il suo stesso nome e occupava il posto a<br />

lui riservato. Il defunto redivivo conosce la vera identità di Roque Fernández e gli comunica<br />

che dovrà morire e risuscitare varie altre volte, fino a compiere la sua "missione": quella<br />

di "escribir en la historia tus grandes tonterías" (p. 116). Infatti, spiega, Firestone, solo raramente<br />

Dio crea un genio, ma ancor più difficile è dar vita a un "tonto genial": "Dios ha hecho<br />

muy pocos tontos de verdadero mérito (...). Hay que empezar por hacer un genio y luego<br />

retorcerle la genialidad, para que haga las obras maestras de la tontería" (p. 115). Ma<br />

Roque, destinato a un brillante avvenire di geniale stupidità, si lasciò morire prima del tempo;<br />

così, Dio decise di rimandarlo sulla Terra in un altro corpo, nella speranza che potesse<br />

finalmente espletare la grande opera.<br />

Il <strong>romanzo</strong> non ci rivela se le sei vite di Roque sono state sufficienti per assolvere al<br />

suo compito (5); ma le parole di Firestone servono, quanto meno, a spiegare il rapporto di<br />

(3) J. López Rubio, Roque Six, Barcelona, Seix Barrai, 1986. A questa edizione si riferisce ogni successiva<br />

citazione del testo.<br />

(4) La prima vita viene evocata, attraverso una sequenza riassuntiva che segue l'onda dei ricordi, nel momento<br />

incerto in cui Roque si risveglia dalla morte e si trova seduto a un tavolo di un caffè parigino. È da notare<br />

che il protagonista non perde mai la consapevolezza delle proprie vite passate, che rappresentano anzi un termine<br />

di confronto per quella in corso.<br />

(5) Secondo José María Martínez Cachero, il numero e l'ordine secondo il quale sono disposti i sei episodi<br />

non obbedisce ad alcuna ragione significativa, né tanto meno viene esplicitato il senso della "missione" di Roque:<br />

non è quindi possibile stabilire se nell'arco delle sei vite il personaggio porti a termine qualche compito particolare<br />

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Roque six, <strong>romanzo</strong> a"avanguardia<br />

Roque con la realtà, caratterizzato da comportamenti che paiono stupidi al giudizio logico,<br />

ma che sarebbero impossibili senza un guizzo di genialità. In definitiva, la "genial tontería"<br />

è una vera e propria definizione di umorismo, che trova riscontro in Ramón Gómez de la<br />

Serna - per il quale questa attitudine è una specie di "dovere razionale", e offre all'intelletto<br />

"una almohada de trivialidades, mezcladas de gravedades" (6); - ma anche, come si diceva,<br />

in un certo filone dell'avanguardia europea. Pensiamo, ad esempio, alla formula pirandelliana<br />

di umorismo come "sentimento del contrario", basato su un contrasto tra parola e<br />

azione in grado di smontare i congegni illusori su cui si basa la visione "logica" della realtà.<br />

La dimensione intellettuale dell'umorismo - e quindi la "genialità" -, che lo distingue dalla<br />

più semplice comicità, si ritrova anche nella definizione offerta da Jardiel Poncela: "(el humor<br />

y el surrealismo) son emanaciones directas de la sinrazón, por lo cual uno y otro les<br />

son difíciles de comprender y de estimar a las gentes exclusivamente razonables; a las gentes<br />

que no tienen capacidad mental y espiritual bastante para saber huir de la realidad en un<br />

momento dado; a las gentes no preparadas para el ensueño y a quienes toda ensoñación repugna;<br />

a las gentes cuyo corazón se halla cerrado herméticamente a la poesía" (7).<br />

Come è noto, il cinema e il teatro hanno sviluppato più che altri generi letterali quel<br />

"sentimento del contrario" che sprigiona lo humour, in quanto utilizzano come strumenti<br />

espressivi due ingredienti fondamentali nel gioco umoristico: la parola e la situazione, con<br />

predominio di quest'ultima nel cinema muto. La "genial tontería" di Roque s'ispira proprio<br />

ai grandi eroi cinematografici degli anni 20 - Charlot, Buster Keaton, Harold Lloyd, ecc. -,<br />

come rivela il suo comportamento gestuale. Si veda, ad esempio, la memorabile sequenza<br />

in cui il protagonista, nelle vesti del parigino Jean Rocherier, viene colto da un'irrefrenabile<br />

smania di scopare il proprio appartamento; si tratta, dice il narratore, di un desiderio spesso<br />

celato nell'animo maschile:<br />

Hay siempre, latente, en el hombre, un deseo de<br />

barrer alguna vez. Todos barreríamos, si alguien<br />

no hubiese dicho que eso es ocupación de mujeres.<br />

Algunos, los que no han podido resistir ese<br />

prurito, son barrenderos de oficio, mientras que<br />

otros disfrazan falazmente su deseo y juegan al<br />

hockey y al golf, apretando por el mango un palo<br />

largo y barriendo una pelota o un disco. Los<br />

(J.M. Martínez Cachero, Las seis vidas de Roque Fernández, "Saber Leer", n. 5, maggio 1987, pp. 8-9). Senza<br />

dubbio, il <strong>romanzo</strong> non risponde a una visione teleologica; tuttavia, non credo che la scelta del numero sei sia del<br />

tutto casuale: a parte il significato simbolico (i sei giorni della creazione) che richiama il rapporto creatore/creatura<br />

e quindi la sia pur vana ribellione di Roque alla volontà divina - di cui parleremo più avanti -, il numero sei ha dei<br />

precedenti significativi nella letteratura del tempo, e appare ad esempio in 6 falsas novelas di Gómez de la Serna e<br />

in Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello.<br />

(6) Ramón Gómez de la Serna ci ha lasciato numerose definizioni di umorismo, una facoltà umana così importante<br />

da far ipotizzare all'ingegnoso scrittore l'esistenza di appositi componenti nel sangue, i globuli gialli<br />

dell'umorismo. Molte affermazioni ramoniane sull'umorismo si trovano raccolte nel saggio «Humorismo» contenuto<br />

in Ismos (1931). Ed. consultata: Madrid, Guadarrama, 1975; la citazione viene da p. 199.<br />

(7) La citazione è tratta da L. Alemany, «Introducción» a E. Jardiel Poncela, Pero... ¿hubo alguna vez once<br />

mil vírgenes?, Madrid, Cátedra, 1988, pp. 11-63 (33-34).<br />

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María Vittoria Calvi<br />

demás, vacilan, y cuando se les ocurre o desean<br />

barrer, se sonrojan avergonzados de sí mismos,<br />

como si hubieran pensado en pintarse los labios<br />

con una barrita de carmín (pp. 30-31).<br />

Trovatosi solo in casa, Roque-Jean da libero sfogo all'impulso da tanto represso, e inizia<br />

a spazzare la sala da pranzo; ma "barre que te barre", l'anelito sopito si trasforma in furore<br />

pulente, e Roque si trova via via a ramazzare il corridoio, il pianerottolo, le scale, il<br />

portone, i marciapiedi e la strada, finché l'oscurità della sera lo convince a tornare sui suoi<br />

passi. Naturalmente, quello che per Roque era un comportamento istintivo, sarà interpretato<br />

in modo diverso dall'opinione pubblica: il giorno dopo, Jean Rocherier viene elogiato dalla<br />

stampa per meriti civici, come se la sua azione fosse stata una denuncia delle inefficienze<br />

della nettezza urbana.<br />

Nel <strong>romanzo</strong>, vi sono numerose altre sequenze che potremmo definire "cinematografiche"<br />

per il predominio della gestualità - di tipo irrazionale - del protagonista; ad esempio,<br />

quella in cui sulla spiaggia egli inizia a costruire un'interminabile muraglia di sabbia, coinvolgendo<br />

tutti i bagnanti (pp. 56-58), o quando nei panni del reverendo Farjeón spicca una<br />

lunga serie di salti sulla sedia (p. 83) o lancia in aria il proprio cappello (pp. 91-92).<br />

Il concetto di "genial tontería" sembra proprio derivare dal cinema: ricordiamo, ad<br />

esempio, che la stessa parola "tonto" appare nel titolo della raccolta di Rafael Alberti Yo<br />

era un tonto y lo que he visto me ha hecho dos tontos (1929) dedicata, appunto, ai grandi<br />

protagonisti del cinema muto, e dominata da una malinconica comicità dell'assurdo.<br />

Roque Fernández è dunque un "tonto geniale" chiamato a compiere il suo capolavoro<br />

di stupidità; ma l'opportunità di vivere esistenze diverse trova anche altre spiegazioni, che<br />

intensificano la densità concettuale dell'opera, rivelando la presenza di vari influssi della<br />

tradizione letteraria - spagnola ed europea - del primo Novecento. In primo luogo, le sei diverse<br />

personalità di Roque richiamano il tema unamuniano dell'identità dell'individuo nei<br />

suoi rapporti con se stesso, con gli altri e con Dio. Al tempo stesso, la particolare condizione<br />

in cui si viene a trovare il personaggio richiamato in vita s'inserisce in una linea squisitamente<br />

pirandelliana: l'identità e la maschera, lo scontro tra l'io e le convenzioni sociali. Roque<br />

è in un certo senso "il fu Roque Fernández": in ogni esistenza successiva, egli mantiene<br />

la propria identità spirituale ma si rende conto che gli altri lo vedono, di volta in volta, come<br />

Jean Rocherier, Farjeón ecc. Solo Dimas Firestone, che condivide con lui la condizione<br />

di risuscitato, è in grado di smascherarlo. Gli altri, si stupiscono talvolta per qualche "stranezza"<br />

che Roque compie inevitabilmente: ogni volta egli è in grado di parlare la lingua del<br />

personaggio di cui ha assunto l'identità, ma ha una conoscenza imperfetta della situazione<br />

in cui si trova, il che crea, naturalmente, una serie di effetti esilaranti. Nella sua seconda vita<br />

come funzionario francese, egli tenterà invano di trovare la persona di cui crede di aver<br />

occupato il posto; l'equivoco sarà alimentato dai figli, i quali gli raccontano di aver visto ai<br />

grandi magazzini un uomo identico a lui. Ma Roque finirà per rassegnarsi, pensando: "¿Cómo<br />

adivinar, por otra parte, cuál es el hombre que tanto se parece a nosotros, si nosotros mismos<br />

no nos hemos visto nunca desde fuera?" (p. 41).<br />

Nel corso del racconto, il tema dell'identità assume risvolti via via più drammatici. Inizialmente,<br />

sono dominanti le situazioni comiche; si crea infatti un contrasto umoristico tra i<br />

pensieri di Roque e le parole che gli escono dalla bocca o le azioni che compie. Ad esem-<br />

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Roque six, <strong>romanzo</strong> <strong>d'avanguardia</strong><br />

pio, quando nei panni di Jean Rocherier egli si trova in una riunione di lavoro, il narratore<br />

ci comunica che Roque "Cuando hubo bordeado todas las mesas se sentó en la que le<br />

habían señalado, cerca de un desconocido, al que llamó Grive" (p. 19). Come si vede, la voce<br />

narrante ha assunto il punto di vista di Roque, per il quale il signor Grive è uno sconosciuto;<br />

l'umorismo nasce dal fatto che, paradossalmente, pur non sapendo chi sia l'uomo in<br />

questione, Roque-Jean ne pronuncia il nome. Nella terza vita "americana", viene escogitato<br />

un espediente che giustifica le "dimenticanze" del reverendo: una caduta dal pulpito, che ne<br />

ottenebra la memoria. Ma anche questa volta, la sia pur imperfetta conoscenza delle circostanze<br />

vitali di Farjeón produce effetti comici, come la sequenza in cui viene descritto l'incontro<br />

con la signora Fishmongér, verso la quale Roque si sente misteriosamente attratto e<br />

che scopre essere l'amante del reverendo.<br />

Nella vita successiva, il problema dell'identità diventa più critico: Roque, infatti, si<br />

trova in prigione condannato a morte per un crimine che in realtà non ha commesso; la sua<br />

estraneità al delitto di cui è accusato viene messa in risalto attraverso un flash-back nel quale<br />

entra in scena il vero professor Pazardijick - unico caso nel <strong>romanzo</strong> -, autore dell'attentato<br />

al re rumeno. Dopo l'esecuzione della pena capitale, il protagonista rinasce... nei pannolini<br />

di un infante: ma la nuova condizione è delle peggiori; meglio assumere un'identità<br />

diversa dalla propria che ricominciare da zero e dover sottostare al duro apprendistato<br />

dell'esistenza: "¡tan terrible cosa la de volver a ser niño!" (p. 179). Così, il neonato Roque<br />

escogita un geniale espediente per morire: da un terribile morso, con l'unico dentino, all'antipatica<br />

balia che lo accudisce, la quale lo getta dal balcone.<br />

La questione dell'identità è strettamente legata a un altro tema, quello del rapporto<br />

creatore/creatura, che assume un'importanza crescente a mano a mano che Roque si rende<br />

conto di essere alla mercé del volere divino, cui tenterà invano di ribellarsi. La presa di coscienza<br />

avviene dopo il dialogo con Fìrestone e si approfondisce durante la prigionia a Bucarest:<br />

¿Me has traído al calabozo? ¿Me has traído a la<br />

muerte? ¿Es tu designio verme morir de tonto,<br />

con cinco balas dentro? ¡Pues te has equivocado!<br />

Me escaparé, me tengo que escapar (p. 161).<br />

Roque tenta di sfuggire al proprio destino evadendo dal carcere, ma la fuga gli apparirà<br />

fin troppo facile; così, cercherà ancora di ribellarsi, decidendo di non seguire i compagni<br />

di cella sulla via della libertà. Alla fine, prenderà atto della propria sconfitta:<br />

- Me creí que me quería salvar y me quedé. Pero<br />

no era verdad. Me quiere fusilado, acribillado.<br />

Siempre consigue lo que quiere. Lo demás ha sido<br />

para engañarme. ¿Por qué no lo he comprendido<br />

antes? He sido un torpe, y le he seguido el<br />

juego, y ahora, por su culpa, ¡me van a fusilar!<br />

(p. 175).<br />

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María Vittoria Calvi<br />

La vana ribellione di Roque alla volontà di Dio ricorda il rapporto tra l'Augusto Pérez<br />

di Niebla e il proprio creatore; ma il riferimento a Unamuno - e in particolare al testo teatrale<br />

El otro -, è d'obbligo anche per quanto riguarda l'ultima reincarnazione "gemellare" del<br />

personaggio. Quando per la sesta volta torna sulla terra, infatti, Roque deve condividere la<br />

condizione umana con un altro uomo, esattamente uguale a lui; trovatosi di fronte alla propria<br />

immagine e ai propri pensieri come in uno specchio, egli scoprirà che il presunto fratello<br />

- come nel dramma unamuniano - non è che il suo doppio, che lui e l'altro sono un essere<br />

solo, cosicché l'uccisione dell'antagonista si trasforma in un suicidio.<br />

Sul piano tematico, quindi, il libro continua una riflessione che trova in Unamuno e in<br />

Pirandello i suoi grandi maestri; ma occorre sottolineare che il motivo della reincarnazione<br />

rappresenta, al tempo stesso, il congegno basilare della struttura narrativa, tale da trasformare<br />

il testo in un <strong>romanzo</strong> <strong>d'avanguardia</strong> (8). La scissione della storia in sei diverse unità,<br />

infatti, contribuisce in primo luogo a frammentare la compattezza del personaggio letterario.<br />

Come è noto, nel <strong>romanzo</strong> tradizionale i vari attanti sono passibili di mutamenti caratteriali<br />

o sociali ma non viene mai messa in dubbio la loro identità biografica; Roque Fernández,<br />

invece, pur mantenendo una certa identità spirituale, cambia continuamente il nome,<br />

l'aspetto fisico e le circostanze vitali.<br />

La scomposizione della struttura tradizionale del <strong>romanzo</strong> fu preconizzata in Spagna<br />

da Ortega y Gasset e attuata dal gruppo dei «Nova novorum», ma anche dallo stesso Gómez<br />

de la Serna nella sua ampia produzione narrativa. In particolare, ricordiamo la struttura speculare<br />

de El novelista (1923), vero e proprio <strong>romanzo</strong> sul <strong>romanzo</strong> ("novela del novelar") e<br />

la parodia dei generi tradizionali offerta dalle 6 falsas novelas (1927) (9).<br />

Entro il contenitore narrativo delle sei vite di Roque, vi sono altri elementi che contribuiscono<br />

a sgretolare l'unità "razionale" del racconto. Se, da una parte, non mancano sequenze<br />

dotate di una certa omogeneità narrativa in cui il racconto procede secondo schemi<br />

quanto meno apparentemente "realistici", il più delle volte l'azione si articola in una serie<br />

di episodi paradossali, in cui ogni norma logica viene sovvertita, come avviene, ad esempio,<br />

nella sequenza del cimitero descritta nella terza vita di Roque. Non mancano parentesi digressive<br />

dominate dalFincongruenza più totale, come la sconclusionata storia della vecchia<br />

piragua che Roque-Jean racconta ai propri familiari, nella quale i falsi dati storico-geografici<br />

si mescolano in un caleidoscopio di assurdità:<br />

- Esta vieja piragua - dijo Roque - era de un indio<br />

de Borneo, llamado Azteca... Sí, eso es. Él y<br />

su mujer y sus hijos eran indios y vivían felices<br />

en una choza de paja, en lo alto de un monte nevado<br />

y a orillas del mar... Aquellos indios no<br />

creían en Dios. Eran protestantes. No, protestan-<br />

(8) A questo proposito, J.M. Martínez Cachero osserva che il meccanismo morte/reincarnazione potrebbe ripetersi<br />

all'infinito: il libro offre una serie chiusa di episodi strutturati in forma aperta, "corno si de una novela abierta<br />

o nunca acabada se tratase" (op. cit., p. 9). Come si sa, la struttura aperta è una delle prerogative del <strong>romanzo</strong> sperimentale:<br />

basterà ricordare il titolo del celebre saggio di Umberto Eco, Opera aperta, Milano, Bompiani, 1962.<br />

(9) Si veda I.C. Zlotescu Simatu, «Introducción» a R. Gómez de la Sema, 6 falsas novelas, Madrid, Mondadori<br />

España, 1989, pp. 5-28.<br />

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Roque six, <strong>romanzo</strong> <strong>d'avanguardia</strong><br />

tes no, mahometanos. Eso es. Adoraban al fuego<br />

y a Mahoma y a Buda, su hijo... (p. 35).<br />

Un altro elemento anti-tradizionale è la tecnica di presentazione del personaggio, volta<br />

a sottolineare gli aspetti paradossali e umoristici delle varie situazioni in cui è coinvolto il<br />

protagonista: come si è visto, il narratore condivide con lui il senso di estraneità rispetto al<br />

mondo circostante. Ad esempio, la voce narrante allude alla moglie di Rocherier come "la<br />

madre de los tres niños" (p. 16), mentre da parte loro i tre figli non esitano a chiamare Roque<br />

"papa". Il narratore in terza persona assume dunque il punto di vista di Roque, e accede<br />

liberamente ai suoi pensieri e alla sua intimità, perfino al mondo dei suoi sogni; anche gli<br />

altri personaggi sono visti attraverso il suo sguardo: questa empatia tra narratore e protagonista<br />

è proprio il congegno essenziale dell'umorismo "assurdo" del <strong>romanzo</strong>.<br />

Per quanto riguarda i personaggi secondari, si è visto che tutti, salvo il defunto Firestone,<br />

sono convinti che Roque sia di volta in volta l'individuo che appare esteriormente e accettano<br />

di buon grado le sue "stranezze", anche se talune sue azioni risultano del tutto bizzarre.<br />

Il caso più lampante è quello del professore rumeno, che stupisce i compagni di cella<br />

e i giudici del processo con affermazioni in netto contrasto con la sua personalità e con il<br />

suo operato: "Yo lo que digo es que no estaba en Bucarest esta mañana" (p. 154). Vi sono,<br />

inoltre, personaggi non meno strampalati del protagonista - come il "sabio" incontrato sul<br />

treno per Biarritz nella vita francese o lo stesso Firestone - la cui presenza consente all'autore<br />

di mettere in scena lunghe sequenze dialogiche giocate sul filo dell'assurdo, segnale<br />

evidente della passione teatrale di López Rubio.<br />

Infine, lo spazio e il tempo non obbediscono alle norme abituali. La cronologia non<br />

viene in alcun modo precisata; si parla solo vagamente delle tracce della "grande guerra"<br />

nella Parigi di Rocherier e viene riferita la data di nascita di quest'ultimo: 1886. La stessa<br />

durata di ogni vita rimane confusa; vi sono riferimenti ai cicli naturali, ma non si ha la nozione<br />

chiara di quanto tempo Roque trascorra nei vari luoghi, anche se sappiamo che le ultime<br />

reincarnazioni sono più corte, così come inferiore è lo spazio narrativo loro riservato.<br />

La morte, poi, creando delle parentesi tra le varie esistenze, spezza nel protagonista ogni<br />

nozione di un continuum temporale: "Él venía de más lejos del Tiempo y sin prisa ninguna,<br />

porque no tenía nada que hacer ni conocía a nadie en aquella ciudad" (p. 14). Non manca,<br />

tuttavia, l'angoscia relativa alla percezione del tempo trasmessa da continui riferimenti<br />

all'oggetto orologio, così presente, del resto, sia nell'iconografia <strong>d'avanguardia</strong> che nelle<br />

greguerías ramoniane. Ad esempio, nella sequenza del cimitero il becchino ingoia un orologio<br />

e ha una crisi di singhiozzo "cronometrico": "Le dio un hipo tan repetido, tan cronométrico,<br />

un tictac de hipo, que tuvo que echar fuera el reloj, haciendo la contracción estomacal<br />

de los tragadores de peces en los circos" (p. 114).<br />

Per quanto riguarda lo spazio, disponiamo di dati più sicuri: l'azione si svolge, nell'ordine,<br />

a Madrid, a Parigi, nel Nebraska, e a Bucarest; le ultime due vite ci riportano - presumibilmente<br />

- in Spagna, ma in località di cui non si conosce il nome. Nel complesso, comunque,<br />

i riferimenti geografici sono piuttosto vaghi e mancano precise connotazioni ambientali.<br />

Unica eccezione l'episodio francese, che concede maggiore attenzione all'ambiente,<br />

anche se nel complesso la visione di Parigi risulta piuttosto artificiale: "Era el París que<br />

él había visto en las postales, eran aquellas calles cuyos planos habían destacado tantas veces<br />

en las vistas pares del estereoscopio" (p. 7). In ogni caso, l'allusione a luoghi diversi,<br />

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María Vittoria Calvi<br />

sia pure solo evocati dal nome o da qualche notazione linguistica, da al <strong>romanzo</strong> un sapore<br />

cosmopolita, come avviene in buona parte della narrativa di Ramón. Ma la spazialità del testo<br />

è dominata soprattutto dal costante impiego della metafora - un ingrediente essenziale<br />

nel <strong>romanzo</strong> <strong>d'avanguardia</strong> degli anni 20 (10), - che stravolge i connotati dell'universo<br />

"reale".<br />

Umorismo, metafora e "greguería"<br />

I critici sono concordi nel ritenere che lo stile sia uno dei maggiori pregi letterari del<br />

<strong>romanzo</strong> di López Rubio (11); si tratta di una scrittura molto vicina alla greguería creata da<br />

Gómez de la Serna, e quindi contraddistinta da una metaforizzazione della realtà con risvolti<br />

umoristici e non di rado poetici. Infatti, nel periodo del più intenso avanguardismo spagnolo<br />

le reciproche interferenze tra le diverse manifestazioni artistiche sono assai numerose;<br />

del resto, la critica ha ampiamente messo in luce le relazioni esistenti tra la greguería ramoniana<br />

e l'immaginario ultraista o creazionista, visibili anche nella produzione dei poeti<br />

del 27 (12).<br />

I meccanismi che intervengono nella formazione delle immagini sono gli stessi della<br />

greguería ramoniana: antropomorfizzazione degli oggetti, frequenti associazioni tra materiali<br />

animati e inanimati, iperboli, contrasti di proporzioni, materializzazione di concetti<br />

astratti, ecc. (13). Vediamo alcuni esempi, scelti a caso nell'ampio repertorio metaforico del<br />

testo.<br />

Talvolta, viene stabilito un rapporto di somiglianzà tra due elementi - spesso discordanti<br />

tra loro - mediante il nesso como: "El viaje le pesaba en las espaldas como una mochila"<br />

(p. 42). In altri casi, viene proposta un'identificazione più diretta tra le due realtà: "Los<br />

pueblos encendían sus luces y se acercaban al tren, que era un gusano de luz vertiginosa"<br />

(p. 44). Frequentemente, alle cose viene applicato un verbo che denota un'attività umana:<br />

"Los cristales de las ventanillas reían dentro de sus marcos mal ajustados" (p. 44), e gli oggetti<br />

inanimati assumono sembianze umane: "Sobre la cama, con el abandono muerto de<br />

sus brazos caídos, estaba el pijama" (p. 64); "Había papeles doblados, amarillos por los<br />

días, enfermos del hígado" (p. 95). I concetti astratti assumono forma concreta, spesso con<br />

la mediazione di un verbo o di un'espressione del divenire (hacerse, convertirse, ecc): "La<br />

sorpresa, hecha una bola, fue de uno en otro por el espacio del departamento" (p. 47); "le<br />

entró una gran tristeza, que se le escapaba en suspiros hacia el frío, convertidos en borlas de<br />

(10) Sulle caratteristiche tecniche e stilistiche del <strong>romanzo</strong> <strong>d'avanguardia</strong> si veda, ad esempio, G. de Torre,<br />

Historia de las literaturas de vanguardia, Madrid, Guadarrama, 1965; E.G. de Nora, La Novela Española Contemporánea,<br />

voli. I e II, Madrid, Gredos, 1962 e J.I. Ferreras, La novela en el siglo XX (hasta 1939), Madrid, Taurus,<br />

1988, pp. 107-118.<br />

(11) Cfr. J.M. Martínez Cachero, op. cit., p. 9.<br />

(12) Cfr. G. de Torre, op. cit.. Sulle caratteristiche dell'immagine "creativa" di stampo huidobriano, si veda<br />

G. Morelli, Huidobro e l'immagine "creativa"', in AA.VV., Trentanni dì avanguardia spagnola. Da Ramón Gómez<br />

de la Serna a Juan-Eduardo Cirlot, a cura di G. Morelli, Milano, Jaca Book, 1987, pp. 91-120.<br />

( 13) Si veda ad esempio R. Senabre, Sobre la tècnica de la greguería, "Papeles de Son Armadans", XLV, n.<br />

124, maggio 1967, pp. 120-145.<br />

188


Roque six, <strong>romanzo</strong> <strong>d'avanguardia</strong><br />

vaho blanco" (p. 131); "El pensamiento tiene forma de tintero y, para reírse, levanta y cierra<br />

la tapa de metal, lo mismo que para saludar" (p. 117). Non mancano allusioni a parti del<br />

corpo umano, talvolta scomposte: "el corazón se le abría en gajos de naranja" (p. 119) o paragonate<br />

a elementi del regno animale: "el corazón, ese pez gordo que salta dentro del pecho"<br />

(p. 134).<br />

Vi sono anche immagini basate su un'associazione visiva tra un oggetto e i segni ortografici,<br />

che ricordano alcune greguerías ramoniane dedicate alle lettere dell'alfabeto o ai<br />

numeri (14): "le caían los rizos, como las interrogaciones que se colocan al principio de la<br />

oración" (p. 134); o altre che dipendono da una somiglianzà acustica: "el apellido le sonó a<br />

batir de alas de un pájaro que se hubiese subido a la arquitectura dórica del tratamiento universitario"<br />

(p. 137).<br />

Le mille diverse modulazioni della luce - sia naturale che artificiale - contribuiscono a<br />

creare un gran numero di metafore. Ad esempio, la vecchia piragua indiana pendeva dal<br />

soffitto del negozio d'antiquariato "rodeada de lámparas y faroles, como si navegara, bordeando<br />

escollos, por un archipiélago de luces" (p. 33). Naturalmente, in contrasto con la luce,<br />

l'oscurità corrisponde alla morte. Un giorno, durante la sua vita americana, Roque viene<br />

assalito dal timore di morire un'altra volta e si convince che, quella sera, il sole tramonterà<br />

per sempre; il buio della notte è quindi più angosciante del solito, e l'oscurità è così intensa<br />

che si materializza: "Hay que cuidar que la negrura no entre en las casas - dijo el visitante -.<br />

Hay que cerrarlo todo. Si entra, se comerá las luces, y no habrá manera de echarla" (p. 100).<br />

Ma in questo come in altri episodi "inquietanti", un imprevedivile scatto umoristico sdrammatizza<br />

la situazione: convinto del definitivo esilio del sole, Roque acquista quattrocento<br />

candele, pensando di trame grandi profitti; quando il giorno dopo torna la luce, esclama<br />

sconsolato: " - ¡Mi negocio!... ¡He perdido el dinero!" (p. 104).<br />

Tra gli elementi naturali che più di frequente generano le immagini vi sono le stelle, la<br />

luna, gli alberi e soprattutto il paesaggio marino, come in molte greguerías ramoniane: "El<br />

mar sube a beberse los charquitos que se hacen en las rocas; pero, como trae la boca llena<br />

de agua, se deja un buche más grande y lo espurrea por toda la peña, hasta los zapatos de<br />

Roque" (p. 51). Si osservi anche la seguente visione del pesce, molto vicina all'immaginario<br />

cinetico di stampo futurista: "Y sale el pez, moviendo su plata en el aire, creyéndose un<br />

pájaro. Se ha querido comer un gusano, pero el gusano estaba prendido con un alfiler" (p. 53).<br />

Se in questo caso il meccanismo metaforico eleva la realtà più triviale - il pesce che ha abboccato<br />

all'amo diventa un uccello argenteo -, altre volte il risultato è più degradante: "En<br />

la playa, se extendía el mar, lleno de pliegues, como un mantel mal puesto" (p. 54).<br />

Vi sono casi analoghi a quello del pesce che si crede uccello, in cui l'impiego del verbo<br />

"creer" denota una volontà di trasformazione insita negli elementi naturali: "No hablaban,<br />

pero nació en ellos el mismo deseo de bañarse en las hojas amarillas de los árboles,<br />

tiernas, recién tronchadas, que señalaban en el suelo sus picos, creyéndose estrellas caídas"<br />

(p. 190).<br />

Nel complesso, il continuo processo di metaforizzazione trasfigura la fisionomia del<br />

reale, rendendo irriconoscibile lo spazio in cui si svolge l'azione; non mancano frammenti<br />

(14) Ad esempio: "La A es la tienda de campo del alfabeto", "La O es el bostezo del alfabeto", ecc. Cfr. R.<br />

Gómez de la Sema, Total de greguerías, Madrid, Aguilar, 1955.<br />

189


Maria Vittoria Calvi<br />

in cui la nutazione paesaggistica si trasforma in semplice indicazione scenica, come se si alludesse<br />

a un fittizio scenario teatrale: "Una ola de luz aclaró más el amanecer. Patrullas de<br />

gansos blancos en todas las rinconeras del paisaje" (p. 50).<br />

Troviamo inoltre alcune sequenze nelle quali la realtà, il sogno e l'immaginazione si<br />

mescolano senza soluzione di continuità; ad esempio, dopo l'incontro con Firestone al cimitero,<br />

Roque-Farjeón torna verso il paese e si consola pensando di non essere del tutto stupido,<br />

il che gli produce un'incontenibile euforia: "Y las dos alegrías, la de no ser tonto y la de<br />

rebelarse contra su destino absurdo, le hicieron apretar el paso, llevándole en volandas" (p. 119).<br />

L'esultazione sfocia in una fantasia che si traduce in un comportamento ludico; Roque finge<br />

di condurre una diligenza, e di fronte allo stupore dei passanti, compie una serie di gesti che<br />

ricordano, ancora una volta, le comiche del cinema muto: "por fortuna, al verle venir, los<br />

transeúntes se apartaban. Pero Roque no dejaba por eso de fingir que, con la mano enrollada,<br />

soplaba una bocina de metal, curvada y en punta, como un cuerno" (p. 120). A un certo<br />

punto, la fantasia si confonde con la realtà: "en el silencio de la calle, se oía el gorjeo de los<br />

cascabeles. Cuando ya no se iban a oír más, pasaron los cascabeles volando en bandadas,<br />

por encima de los tejados" (ibid.).<br />

Infine, non mancano esempi di umorismo puro, direttamente associato a impennate irrazionalistiche:<br />

"Los que se lavan las manos antes de acostarse, saben muy bien la de gente<br />

que tiene uno que saludar en sueños" (p. 64).<br />

Conclusioni<br />

Nel complesso, Roque Six è quindi un <strong>romanzo</strong> che s'inquadra perfettamente nella<br />

sperimentazione narrativa dell'avanguardia spagnola degli anni 20; la struttura tradizionale<br />

del <strong>romanzo</strong> viene smontata sia con la messa in scena di un personaggio la cui identità si<br />

sfaccetta in sei esistenze diverse, che attraverso la continua metaforizzazione dell'universo.<br />

Tuttavia, non si arriva a una distruzione totale del racconto: il personaggio mantiene una<br />

certa fisionomia spirituale, sia pure di "tonto genial", e nonostante le digressioni paradossali<br />

il racconto procede secondo una certa consequenzialità tra gli avvenimenti.<br />

Lo stile oscilla tra l'umorismo, la battuta d'ingegno e la poesia; la lettura del libro è resa<br />

piacevole da un'indiscutibile maestria verbale, ma anche dall'uso "equilibrato" delle tecniche<br />

<strong>d'avanguardia</strong>: benché coniughi sperimentazione narrativa, espedienti "teatrali" e stile<br />

"poetico", Roque Six offre un suggestivo esempio di <strong>romanzo</strong> capace di avvincere il lettore<br />

con una storia insolita.<br />

Infine, occorre sottolineare che il libro di López Rubio è un documento interessante<br />

per valutare i percorsi dell'avanguardia spagnola: come si è visto, numerosi sono gli influssi<br />

che si intrecciano nelle pagine del <strong>romanzo</strong>, rivelando una convergenza con la letteratura<br />

europea, sia pure con il consueto ritardo che caratterizza in Spagna l'acquisizione di novità<br />

provenienti d'oltre frontiera.<br />

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