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Nord Est Europa novembre - greenfvg.it

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mensile di confronto fra le culture riformiste del nordest<br />

VERDI<br />

D’IMPRESE<br />

Non è una panacea, ma la "green economy"<br />

sarà un forte stimolo alla ripresa. Mentre<br />

il mondo guarda al vertice di Copenhagen,<br />

il <strong>Nord</strong>est si mostra già all’avanguardia e in<br />

grado di diventare laboratorio d’eccellenza.<br />

Lo dimostrano le sue eco-aziende,<br />

il settore pubblico, la ricerca.<br />

C’è solo bisogno di unire le forze per<br />

intercettare i nuovi business<br />

rIGASSIFICATorI. La mappa e il gioco degli interessi<br />

l’intervista. beraldo (ad Gruppo coin):<br />

«Gli incentivi minano il made in <strong>it</strong>aly»<br />

dicembre 2009 n.12<br />

euro 8,00<br />

rAPPorTo VeroNA<br />

ecco la c<strong>it</strong>tà BIFroNTe<br />

www.nordesteuropa.<strong>it</strong> mensile - Poste <strong>it</strong>aliane s.P.a. - sPedizione in abbonamento Postale - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, cns Pd


L’età di Courbet e Monet<br />

La diffusione del realismo e dell’impressionismo nell’<strong>Europa</strong> centrale e orientale<br />

VILLA MANIN PASSARIANO DI CODROIPO (UD)<br />

DAL 26 SETTEMBRE 2009 AL 7 MARZO 2010<br />

IL VOLTO E LA PAROLA.<br />

OMAGGIO A ELIO CIOL.<br />

CONVENTO DI SAN FRANCESCO - PORDENONE<br />

DAL 28 NOVEMBRE 2009 AL 31 GENNAIO 2010<br />

La mostra propone una rilettura di dettagli dei<br />

grandi cicli di affreschi della Basilica di<br />

San Francesco di Assisi.<br />

PRESEPI IN VILLA: 1° RASSEGNA DELL’ARTE<br />

PRESEPIALE IN FRIULI VENEZIA GIULIA<br />

VILLA MANIN - PASSARIANO DI CODROIPO<br />

DAL 4 DICEMBRE 2009 AL 16 GENNAIO 2010<br />

Accanto alla mostra il giardino d’onore<br />

accoglierà “Il Gregge più Grande del Mondo”,<br />

a cura degli alunni delle Scuole Primarie del<br />

Friuli Venezia Giulia.<br />

FIORE D’INVERNO<br />

SACILE (PN)<br />

DAL 6 DICEMBRE ALL’8 DICEMBRE<br />

6ª edizione. Esposizione guidata alla scoperta<br />

della varietà di cicorie rappresentate dalla<br />

miglior produzione del nord-est.<br />

11° STAFFETTA TELETHON<br />

24 X 1 ORA<br />

CENTRO STORICO - UDINE<br />

11 DICEMBRE<br />

In amb<strong>it</strong>o regionale è la manifestazione più<br />

importante legata alla nota raccolta fondi.<br />

Tra le numerose iniziative collaterali segnaliamo<br />

il concerto degli studenti del Conservatorio<br />

Tomadini di Udine, alle ore 17.00 in Piazza Libertà.<br />

PACCHETTO SPECIALE MOSTRA<br />

Pacchetto turistico promozionale: prenota un<br />

soggiorno di una notte negli hotel convenzionati<br />

nelle province di Udine, Pordenone e Gorizia<br />

e verrai omaggiato di un biglietto di ingresso<br />

alla mostra di Villa Manin.<br />

SAPORI DI CARNIA<br />

RAVEO (UD)<br />

13 DICEMBRE<br />

Nei vari borghi è possibile degustare le<br />

special<strong>it</strong>à carniche preparate con gli ingredienti<br />

genuini e la fantasia di una cucina povera<br />

caratterizzata da sapori autentici.<br />

MESSA DI NATALE SUBACQUEA AL GORGAZZO<br />

POLCENIGO (PN)<br />

24 DICEMBRE<br />

Fiaccolata in superficie dei sommozzatori e<br />

successiva immersione con deposizione della<br />

corona votiva alla Statua del Cristo Sommerso.<br />

w w w . r e g i o n e . f v g . i t<br />

Claude Monet “Il vecchio forte ad Antibes” - 1888<br />

loudadv.com<br />

di Roberto Morelli<br />

Liberiamo sub<strong>it</strong>o il campo dalla retorica talvolta<br />

insopportabile che ammorba il tema: l’economia verde non<br />

sarà l’Arca di Noè del <strong>Nord</strong>est, e men che meno del pianeta.<br />

Attribuirle una missione salvifica rispetto alla crisi mondiale,<br />

come pure rispetto ai cambiamenti climatici oggetto in queste<br />

settimane della conferenza Onu a Copenhagen, significa<br />

mancare di senso delle proporzioni.<br />

Epperò il fenomeno è vero, concreto, anticipatore. La “green<br />

economy” non è solo una definizione alla moda impostasi<br />

in questi tempi di pauperismo recessivo, ma un complesso di<br />

aziende e processi che stanno già oggi esprimendo il meglio<br />

dell’innovazione nella realizzazione di nuovi prodotti e<br />

servizi, o nel modo di produrre quelli vecchi, e intercettano un<br />

mutamento forse epocale nei gusti del consumatore-c<strong>it</strong>tadino<br />

moderno. Credere che un tanto sia una promessa di catarsi<br />

mondiale, è retorica; vedervi una spinta essenziale all’usc<strong>it</strong>a<br />

dalla crisi e all’ingresso in un nuovo concetto di modern<strong>it</strong>à, è<br />

più che realistico.<br />

Dalla produzione di energia rinnovabile al trattamento<br />

ecologico dei rifiuti, dai materiali riciclabili ai miglioramenti<br />

nell’efficienza ambientale in cui è impegnata la gran parte<br />

delle aziende, il <strong>Nord</strong>est è all’avanguardia europea nel campo:<br />

nel solo Veneto, come racconta la nostra inchiesta di copertina,<br />

vi si dedicano direttamente duemila imprese e quarantamila<br />

addetti, per almeno 21 miliardi di giro d’affari.<br />

Il che ci dice alcune cose di non poco conto. La prima è<br />

che lo stereotipo del capannone e dell’industrialotto fattosi da<br />

sé nel garage di casa, se mai è stato vero fino in fondo, è oggi<br />

morto e sepolto. La reattiv<strong>it</strong>à del <strong>Nord</strong>est alla crisi economica<br />

mondiale, come pure le aspettative di una ripresa più rapida,<br />

si affidano oggi ai direttori dei dipartimenti di ricerca e<br />

sviluppo nelle imprese, alla qual<strong>it</strong>à energetica dei processi<br />

produttivi, ai parchi scientifici e distretti tecnologici, ai progetti<br />

aziendali in collaborazione con le Univers<strong>it</strong>à e agli spin-off<br />

sviluppo d’imprese,<br />

non arca di noè<br />

che ne derivano. Non è solo un segno dei tempi o un’arcadica<br />

prospettiva ecologica: è proprio il segno di una cresc<strong>it</strong>a del<br />

sistema <strong>Nord</strong>est, e delle sue capac<strong>it</strong>à di adattamento a un<br />

mondo rovesciatosi da capo a piedi in meno diciotto mesi.<br />

La seconda osservazione è che sarebbe miope e riduttivo, da<br />

parte delle nostre imprese (persino le più piccole), interpretare<br />

questa tendenza come una mera opportun<strong>it</strong>à di riduzione dei<br />

costi, tipicamente offerta dalla maggiore efficienza energetica.<br />

È molto di più: è la capac<strong>it</strong>à d’intercettare la crescente<br />

sensibil<strong>it</strong>à ambientale dei mercati europei e americani, sbocchi<br />

obbligati dei nostri prodotti. Ben al di là dell’energia e della<br />

gestione dei rifiuti, il senso della riduzione dello “spreco” è già<br />

oggi nel mondo sviluppato un punto decisivo nel successo di<br />

qualsiasi prodotto, sia il macchinario o il bene di consumo.<br />

L’economia verde non serve solo a ridurre i costi, ma a vendere<br />

di più.<br />

Se c’è una possibile chiave, per il consumatore, della “nuova<br />

normal<strong>it</strong>à” di cui si dibatte oggi nel mondo, è la fusione tra<br />

l’economic<strong>it</strong>à di un bene e la maggior sostenibil<strong>it</strong>à ambientale<br />

che esso incorpora. E per quanto il tema sia a sua volta<br />

fortemente venato di retorica (non ci vuol molto a definire<br />

compatibile un involucro semplicemente più povero), è una<br />

delle future componenti di cresc<strong>it</strong>a di un sistema terr<strong>it</strong>oriale.<br />

L’economia ambientale funziona in quanto si sposa alle<br />

esigenze di redd<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à d’impresa, altrimenti rimane un lodevole<br />

ma generico anel<strong>it</strong>o affidato alle esangui casse pubbliche. Se<br />

ieri il <strong>Nord</strong>est ha rappresentato l’economia dei capannoni,<br />

oggi può porsi l’ambizione d’incarnare la fusione di tecnologia<br />

e rispetto del mondo che ci circonda. Una concezione che la<br />

nostra imprend<strong>it</strong>oria di origine familiare incarna ben più dei<br />

voraci fondi d’investimento internazionali, intenti a spolverare<br />

di verde gli impianti che oggi acquistano e domani rivendono.<br />

ed<strong>it</strong>oriale


n.12 anno 6, dicembre 2009<br />

sommario<br />

<strong>Nord</strong>eSTeuroPA.IT<br />

nordesteuropa ed<strong>it</strong>ore srl<br />

via dei borromeo 16<br />

35137 Padova<br />

tel. 049 8757589<br />

info@nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

dIreTTore<br />

roberto morelli<br />

dIreTTore reSPoNSABILe<br />

luigi costa<br />

VICe dIreTTore<br />

eleonora vallin<br />

registrata presso il registro<br />

stampa del tribunale di Padova,<br />

n. 1907, il 15.10.2004<br />

PuBBLICITà<br />

nordesteuropa ed<strong>it</strong>ore srl<br />

pubblic<strong>it</strong>a@nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

tel. 049 8761884<br />

ABBoNAmeNTI<br />

info@nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

dIrezIoNe CreATIVA<br />

e mArkeTING<br />

saverio sbalchiero<br />

ProGeTTo GrAFICo<br />

sbalchiero & Partners<br />

www.sbalchieropartners.com<br />

impaginazione<br />

cristian Pendin<br />

ideazione illustrazioni<br />

saverio sbalchiero<br />

illustrazioni<br />

mattia Florio<br />

uFFICIo STAmPA e r.P.<br />

medialab, vicenza<br />

www.agenziamedialab.com<br />

STAmPA<br />

Grafiche Gemma srl<br />

via carbonara,10<br />

35010 borgoricco (Pd)<br />

dISTrIBuzIoNe NAzIoNALe<br />

m-dis<br />

distribuzione media spa<br />

via cazzaniga, 2<br />

20132 milano<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

il pendolino<br />

sotto<br />

la lente<br />

l'altro<br />

nordest<br />

le nostre<br />

radici<br />

comunicare<br />

professionisti<br />

l'inchiesta<br />

il caso<br />

7<br />

37<br />

45<br />

47<br />

53<br />

56<br />

57<br />

8<br />

12<br />

16<br />

il caso 18<br />

l'intervista 20<br />

NAVIGATore SoTToTrACCIA<br />

muoVerSI TuTTI e muoVerSI meGLIo<br />

di Franco Migliorini<br />

QueLLA derIVA dA SCoNGIurAre<br />

di Massimo Malvestio<br />

dIeTro Le SChermAGLIe SuL CANdIdATo due Idee dIVerSe deL VeNeTo<br />

di Sergio Frigo<br />

I muTeVoLI PerCorSI deLLA VALLe deL ChIAmPo<br />

di Giorgio Roverato<br />

ComuNICAre LA SoSTeNIBILITà<br />

di Giampietro Vecchiato<br />

CoNCILIAmoCI… ANChe CoN Le BANChe<br />

di Andrea Bertuzzo<br />

CABoTAGGIo o AVVeNTurA<br />

di Insider<br />

Alle regionali, i veneti dovranno scegliere tra il prosieguo di un percorso già tracciato o<br />

l’innovazione che esige un cambio, anche di scenario. Sul piatto ci sono sfide importanti: le<br />

Olimpiadi, la Cap<strong>it</strong>ale europea della cultura, le grandi opere infrastrutturali, l’Euroregione<br />

QUanti PUntini verdi<br />

di Diego Buonocore<br />

La crisi, la svolta di Obama e il prossimo vertice di Copenhaghen sul clima, hanno accelerato<br />

un processo già in corso a <strong>Nord</strong>est, e oggi solo in Veneto si contano ben duemila aziende legate<br />

alla green economy per un business pari a 21 miliardi<br />

SeGNI PArTICoLArI: «GreeN»<br />

di Diego Buonocore<br />

Ecco la galassia delle aziende eco-compatibili del <strong>Nord</strong>est. Da chi ha invest<strong>it</strong>o nella sede,<br />

ecologica, a chi ha ridotto i consumi del 70% fino all’inventore di mini pale eoliche “domestiche”<br />

ANChe IL PuBBLICo è SemPre PIù «eCo»<br />

di Silvia Pasqualetto ed Eleonora Vallin<br />

Dalle settimane in ufficio «a bassa risoluzione», alle nuove leggi in materia di illuminazione<br />

esterna, fino all’edilizia sostenibile.. Il <strong>Nord</strong>est dei «Comuni ricicloni» affina le strategie: e se<br />

Treviso sperimenta i gruppi d’acquisto per contrattare i pannelli fotovoltaici, il Friuli Venezia<br />

Giulia sperimenta un s<strong>it</strong>o interamente «green»<br />

Verde, mA SeNzA FreTTA<br />

di Eleonora Vallin<br />

«L’innovazione che dà risultati economici richiede tempi lunghi – dice Carlo Carraro, rettore<br />

alla Ca’ Foscari e professore di Econometria ed economia ambientale – e i risultati non sono mai<br />

immediati. Ma serve pianificare gli investimenti e una forte integrazione tra impresa e univers<strong>it</strong>à»<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> mensile di confronto fra le culture riformiste del nordest<br />

l'analisi<br />

economia<br />

l'analisi<br />

l'intervista<br />

società<br />

economia<br />

22<br />

38<br />

40<br />

42<br />

48<br />

54<br />

25<br />

58<br />

CACCIA AL TeSoro<br />

di Sandro Mangiaterra<br />

L’Italia è fanalino di coda, la pol<strong>it</strong>ica è assente ma le aziende non possono stare<br />

ad aspettare. La green economy è oggi una straordinaria occasione di business<br />

ed è alla portata di tutti. Le tecnologie esistono, bisogna scovarle e lanciarsi prima<br />

degli altri nei mercati<br />

GAS dI FroNTIerA<br />

di Roberta Benedetto<br />

Sfiora ormai il caso diplomatico tra Italia e Slovenia il progetto per il rigassificatore<br />

nel golfo di Trieste.<br />

Dei due progetti in campo, quello nella zona industriale dismessa di Zaule pare<br />

in dir<strong>it</strong>tura d’arrivo. Ma Lubiana ha posto il veto e i tempi si allungano<br />

IL GrANde GIoCo deGLI INTereSSI<br />

di Jacopo Giliberto<br />

La questione del rigassificatore di Trieste rientra in uno scenario più ampio e<br />

internazionale, dove incidono, più che il ministero dell’Ambiente, il progetto<br />

concorrente South Stream, le lobby e le aziende impegnate nella realizzazione<br />

«GLI INCeNTIVI? VANNo CoNTro IL mAde IN ITALy»<br />

di Domenico Pecile<br />

Stefano Beraldo, ad del Gruppo Coin, cr<strong>it</strong>ica le provvidenze per l’auto, che spiazzano<br />

le scelte delle famiglie rispetto ai beni come abbigliamento e mobilio, in cui è forte il<br />

<strong>Nord</strong>est. Svela d’essere un manager diviso tra strategia, esperienza e sperimentazione<br />

IL TurISmo è IN CAmPAGNA<br />

di Silvia Pasqualetto ed Eleonora Vallin<br />

Da piccole iniziative imprend<strong>it</strong>oriali a recettori quasi perfetti di una domanda<br />

nuova legata alla natura.<br />

Gli agr<strong>it</strong>urismi del <strong>Nord</strong>est (in totale sono oltre 4.300) non conoscono crisi, crescono<br />

a percentuali del 4-5% l’anno, con un indotto pari a tre volte il fatturato per alloggio<br />

LA «FerrArI» deL SuoNo<br />

di Francesca Bolletta<br />

Dal Cremlino a Hollywood, le casse acustiche prodotte dalla vicentina Sonus Faber<br />

non sono solo strumenti ma veri e propri oggetti di design. Una produzione destinata<br />

per il 90% all’estero, e tutta made in Italy, oggi in mano a un fondo di private equ<strong>it</strong>y<br />

che continua a investire nell’innovazione e nel lusso<br />

VeroNA BIFroNTe<br />

di Marco Scorzato<br />

Segno meno per l’intera produzione scaligera (-10,4% nel primo semestre), l’export e<br />

soprattutto per il marmo. Ma il sistema moda, il vino e l’agroalimentare tengono e sono<br />

in controtendenza rispetto al resto del Veneto<br />

«AL CAVAL» IN rIVA AL LAGo<br />

di Luigi Costa<br />

A Torri del Benaco (VR), la magia dell’acqua incontra il gusto della cucina di Isidoro<br />

Consolini. Grande semplic<strong>it</strong>à, nell’accoglienza sincera e cortese, ed estro creativo sono il<br />

valore aggiunto di un ristorante inusuale


Nuova Stazione di Liegi, Belgio.<br />

Progetto Arch<strong>it</strong>etto Calatrava<br />

FACILITY MANAGEMENT PER COMPLESSI<br />

AD ALTA TECNOLOGIA: AEROPORTI,<br />

OSPEDALI, STRADE, AUTOSTRADE,<br />

TUNNEL, PORTI, IMPIANTI SPORTIVI,<br />

INFRASTRUTTURE CIVILI.<br />

REALIZZAZIONE DI IMPIANTI TECNOLOGICI<br />

E GESTIONE DEL GLOBAL SERVICE CON<br />

AVANZATE SOLUZIONI INFORMATICHE<br />

PER GARANTIRE EFFICIENZA E SICUREZZA.<br />

Nuovo Ospedale di Mestre, Venezia.<br />

Progetto Arch<strong>it</strong>etto Ambasz<br />

Gruppo Gemmo SpA - Arcugnano (VI) - gemmo@gemmo.com - www.gemmo.com<br />

ELEVATI STANDARD DI PERFORMANCE<br />

NEL SETTORE FERROVIARIO E DELLE<br />

METROPOLITANE LEGGERE: LINEE DI<br />

CONTATTO, ENERGIA, SEGNALAMENTO<br />

E TRAZIONE.<br />

V E R T E R<br />

ILLUMINAZIONE PUBBLICA: CONDUZIONE<br />

E MANUTENZIONE ILLUMINAZIONE,<br />

SOLUZIONI CHIAVI IN MANO.<br />

Gemmo. Grande energia, grandi progetti.<br />

Dal 1919 l’impegno del Gruppo Gemmo è migliorare la qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a dell’uomo<br />

attraverso la realizzazione di opere di pubblica util<strong>it</strong>à. Gemmo, azienda <strong>it</strong>aliana leader<br />

nei servizi di Facil<strong>it</strong>y Management e nella realizzazione, gestione e manutenzione di<br />

progetti di impiantistica complessi, vanta un’esperienza pluriennale e consolidata nel<br />

settore delle grandi infrastrutture quali aeroporti, ospedali, ferrovie, metropol<strong>it</strong>ane,<br />

strade, tunnel, porti, pubblica illuminazione, centrali, teatri, musei, immobili. E’ inoltre<br />

protagonista in importanti realizzazioni d’eccellenza con l’innovativa formula nanziaria<br />

del Project Financing tra le quali ricordiamo il recentissimo Ospedale di Mestre.<br />

Gruppo Gemmo: il nostro impegno, la nostra energia, al vostro servizio per costruire il futuro.<br />

il Navigatore<br />

LeTTerA A uNo STATuTo mAI NATo<br />

Nel silenzio assordante (e un po’ auto-assolutorio, così magari<br />

nessuno se ne accorge) della pol<strong>it</strong>ica pol<strong>it</strong>icante, il Veneto si avvia<br />

a concludere l’ottava legislatura nascondendo sotto il tappeto la più<br />

polverosa delle mancanze: non sono bastati dieci anni – 10 anni,<br />

avete letto bene – per approvare il nuovo Statuto della Regione.<br />

La prima proposta, firmata Giancarlo Galan, risale niente meno<br />

Sottotraccia<br />

Rosanna Filippin<br />

Pd VeNeTo dIVISo<br />

TrA déBACLe e VeLeNI<br />

Tutti insieme, ma ben poco appassionatamente.<br />

L’es<strong>it</strong>o un<strong>it</strong>ario dell’assemblea regionale del<br />

Pd veneto, che ha eletto Rosanna Filippin<br />

alla segreteria, ha manifestato già in sala<br />

divergenze e tensioni destinate a lasciare il<br />

segno: a cominciare dalla delusione del polesano<br />

Gabriele Frigato, bruciato per la terza volta<br />

dopo le pol<strong>it</strong>iche del 2008 e le europee del 2009,<br />

restando così orfano di qualsiasi poltrona e<br />

costretto a riprendere il lavoro normale.<br />

Messo in posizione perdente in entrambe<br />

le precedenti occasioni, Frigato è entrato in<br />

sala convinto di avere guadagnato il posto di<br />

vice segretario; ed è stato buggerato di nuovo.<br />

Ma altri veleni stanno fermentando dietro le<br />

quinte, per le candidature alle regionali del<br />

IL rISIko, TuTTo VeNeTo, deLLe PoLTroNe CoNFINduSTrIALI<br />

Le prossime elezioni ai vertici nazionali della Piccola industria, carica oggi<br />

detenuta dal friulano Giuseppe Morandini, potrebbero dare il «la» a un<br />

veloce giro di poltrone, in chiave veneta. Se il Sud la spunterà sul <strong>Nord</strong><br />

(molto probabile per una necess<strong>it</strong>à di rotazione tra le “due Italie”) pare sarà il<br />

salern<strong>it</strong>ano Vincenzo Boccia a sost<strong>it</strong>uire il presidente Morandini, bruciando il<br />

presidente della Marly’s Paolo Bastianello. Ma le voci di corridoio, sempre più<br />

fondate, dicono che il rodigino Antonio Costato, oggi vice della Marcegaglia<br />

con delega all’Energia, non è più così ben visto dalla presidente né dai grandi<br />

Paolo Scaroni e Fulvio Contorti che, pare, ne abbiamo chiesto la dest<strong>it</strong>uzione.<br />

Specie dopo la lunga battaglia tra cordate e contro cordate per la presidenza<br />

degli industriali veneziani. Se è vero, dunque, che il suo posto potrebbe<br />

toccare in sorte ad Andrea Tomat, ben visto dalla Marcegaglia – scelta che<br />

molto probabilmente imporrebbe a Costato di coprire comunque un altro<br />

ruolo confindustriale – a chi toccherà la presidenza industriale veneta? Le<br />

prime voci che davano Antonio Favrin tra i candidati più papabili, sono state<br />

sment<strong>it</strong>e. E i giochi per il prossimo anno sono tutti ancora da fare. Ma in gara<br />

sembra essere entrato anche l’ex presidente veronese, Gianluca Rana, e pure<br />

Bastianello (se sconf<strong>it</strong>to per la Piccola industria) potrebbe voler dire la sua.<br />

Comunque vadano le cose, il Veneto pare candidato a fare l’en plein.<br />

che all’anno 2000, sub<strong>it</strong>o dopo che il governatore era stato<br />

riconfermato per la prima volta. Sia ben chiaro: sopravvivremo<br />

tutti senza particolari contraccolpi a questa lacuna ist<strong>it</strong>uzionale.<br />

La cosa triste è che sopravvivranno – pol<strong>it</strong>icamente parlando,<br />

s’intende – anche molti di quei consiglieri regionali che, l’hanno<br />

cap<strong>it</strong>o pure i bambini, per anni ci hanno raccontato a parole di<br />

volerlo approvare salvo poi agire esattamente all’opposto. E noi<br />

abbiamo fatto finta di crederci.<br />

marzo prossimo: non tanto per la scelta del<br />

candidato presidente, visto che si tratta di<br />

fare da agnello sacrificale (ruolo ingrato che<br />

spetterà presumibilmente a Laura Puppato,<br />

sindaco di Montebelluna), quanto per il<br />

ben remunerato seggio di consigliere. C’è chi<br />

si sta ribellando alla regola del tetto di due<br />

legislature, chiedendo per sé la deroga: in<br />

prima fila in tal senso si dice stiano l’ex Ds<br />

Giampietro Marchese, entrato in Regione nel<br />

2000, e l’ex Margher<strong>it</strong>a Franco Frigo, che vi<br />

ha messo casa addir<strong>it</strong>tura nel 1990; entrambi<br />

vorrebbero fare un altro giro. Una bella,<br />

anzi no, grana d’esordio per il neo-segretario,<br />

già alle prese di suo con impegni ben più<br />

massicci: come ev<strong>it</strong>are che per il Pd le elezioni<br />

si risolvano in una débacle, considerando che<br />

pochi mesi fa in Veneto si è arenato su un<br />

miserello 20 per cento.<br />

Gianluca Rana Antonio Costato


Pol<strong>it</strong>ica<br />

CABotAGGIo o AVVEntuRA<br />

Alle prossime regionali i c<strong>it</strong>tadini<br />

veneti dovranno scegliere tra futuro<br />

e futuribile, ovvero tra il prosieguo<br />

di un percorso già tracciato<br />

o l’innovazione che esige un<br />

cambio, anche di scenario.<br />

Sul piatto ci sono sfide importanti:<br />

le olimpiadi del 2020, la Cap<strong>it</strong>ale<br />

europea della cultura<br />

le grandi opere infrastrutturali,<br />

l’euroregione ma anche nuove<br />

partnership: dalla Lombardia<br />

dell’expo a quell’area balcanica<br />

che ha ancora un potenziale<br />

straordinario da esprimere<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

di Insider<br />

Il copione è sempre lo stesso. Ogni volta<br />

che un’elezione è in dir<strong>it</strong>tura d’arrivo<br />

si prefigurano scenari da tregenda, si<br />

innescano meccanismi di contrapposizioni<br />

frontali che sembrano assolutamente<br />

insanabili. Mai una volta che siano<br />

privilegiate, ma per davvero, le cose<br />

rispetto alle persone.<br />

Succede anche stavolta nell’ormai<br />

estenuante duello Galan-Lega per il<br />

governatorato del Veneto. Nel confronto a<br />

distanza si è dato fiato all’intero repertorio<br />

dei pro e dei contro, con il Pdl che va<br />

a recuperare argomentazioni tipiche<br />

della Lega (si decida qui e non a Roma<br />

o Milano) e i Padani più determinati<br />

che mai a uscire dalla loro nicchia anche<br />

a costo di cedere sulle ali estreme. La<br />

spartizione, perché alla fine di questo si<br />

tratta, è brutale nelle sue regole e non<br />

guarda in faccia a nessuno. Il problema<br />

è che non guarda neppure agli effetti<br />

che può causare, si lim<strong>it</strong>a a una sorta<br />

di intervento esterno nella sicurezza (o<br />

nella speranza) che comunque sarà poi la<br />

pol<strong>it</strong>ica, con i suoi tempi, a sanare le fer<strong>it</strong>e,<br />

a ricucire gli strappi, a riavviare i percorsi.<br />

due “PeNSIerI” SuLL’uNo e SuLL’ALTro FroNTe<br />

Lungi dal pensare di esaurire in poche<br />

righe una completa analisi pol<strong>it</strong>ica, si<br />

possono comunque mettere assieme due<br />

pensieri sui due schieramenti che si fronteggiano<br />

nel Veneto.<br />

Giancarlo Galan ha alle spalle 15 anni di<br />

amministrazione, un vero e proprio regno,<br />

e più di qualcuno contesta proprio la<br />

monarchia assoluta. Vero è comunque che,<br />

tra un tonno e l’altro e senza nascondere<br />

un po’ di indolenza e una certa dose di<br />

insofferenza alle regole della pol<strong>it</strong>ica “classica”,<br />

i risultati li ha portati a casa, magari<br />

all’ultimo momento e per il rotto della<br />

cuffia, ma ce l’ha fatta. Parliamo in primis<br />

del Passante di Mestre ma anche di una<br />

pol<strong>it</strong>ica infrastrutturale che, pur con qualche<br />

battuta d’arresto o rallentamento, in<br />

realtà sta procedendo; parliamo del rigassificatore<br />

di Rovigo; parliamo di una san<strong>it</strong>à<br />

da leadership <strong>it</strong>aliana.<br />

La Lega, sul fronte opposto, si è tolta di<br />

dosso l’ab<strong>it</strong>o stretto che la individuava<br />

come una sorta di movimento populistico<br />

che sfiorava il folclore. Ha dato e sta<br />

dando esempi di ottima amministrazione<br />

della cosa pubblica sia a livello locale che<br />

provinciale o regionale, ha conquistato una<br />

fascia sempre più ampia di elettorato e ha<br />

cominciato a far breccia anche in settori<br />

in passato molto lontani al movimento,<br />

riuscendo a posizionarsi, all’insegna dell’attenzione<br />

primaria alla gente e ai bisogni<br />

dei c<strong>it</strong>tadini, anche in taluni amb<strong>it</strong>i di una<br />

sinistra moderata e delusa.<br />

A FroNTe dI uNA deCISIoNe dI PdL e LeGA dI Correre<br />

SePArATI, PoTreBBe AVere ChANCe PerSINo IL NuoVo<br />

Pd PurChé TroVI IL CANdIdATo GIuSTo, Che PoTreBBe<br />

eSSere FLAVIo zANoNATo<br />

I TerzI INComodI<br />

Fin qui lo stato delle cose ma non tutto<br />

è scontato come può sembrare. A fronte<br />

di una decisione di Pdl e Lega di correre<br />

separati – senza neppure considerare<br />

l’ipotesi di un Galan a capo di una<br />

propria lista autonoma - potrebbe avere<br />

chance persino il nuovo Pd purché trovi<br />

il candidato giusto, e potrebbe essere<br />

proprio quel Flavio Zanonato sindaco<br />

di Padova che, per dirne una, ha fatto<br />

concorrenza alla Lega sul suo terreno<br />

prefer<strong>it</strong>o, quello dell’ordine e del rispetto<br />

delle regole.<br />

Poi ci sono da valutare i cosiddetti terzi<br />

incomodi. Da un lato l’Udc di Casini<br />

che, anche se tutti negheranno all’inverosimile,<br />

può contare su un formidabile<br />

strumento come le colonne del «Gazzettino»<br />

ed<strong>it</strong>o da quel Caltagirone che del<br />

PierFerdy nazionale è il suocero, ma può<br />

contare anche sulla straordinaria macchina<br />

da voti allest<strong>it</strong>a da Antonio De Poli<br />

e confermatasi ormai in molte occasioni<br />

elettorali.<br />

Dall’altro la nuova Alleanza per l’Italia<br />

di Rutelli che ha sub<strong>it</strong>o trovato un valido<br />

supporter locale in Massimo Calearo<br />

ma che, soprattutto, ha il suo ideologo e<br />

primo ispiratore in quel Lorenzo Dellai<br />

che governa Trento e che ha saputo sbaragliare<br />

nelle sue terre l’offensiva leghista<br />

e ha anche stretto un solido patto di<br />

alleanza amministrativa con Galan.<br />

Ci sarebbe anche da dire dei com<strong>it</strong>ati<br />

d’affari, delle lobby più o meno trasversali,<br />

dei tanti che tirano giacchette o che<br />

millantano cred<strong>it</strong>i ma il discorso rischierebbe<br />

di portarci in altra direzione.<br />

QueSTA è TerrA dI mArCo PoLo<br />

In realtà nell’urna il Veneto deve scegliere<br />

fra due scenari che possono sintetizzarsi<br />

in due parole molto simili: futuro<br />

e futuribile. Due parole che incarnano<br />

l’essenza del Veneto stesso ma anche la<br />

sua avventura economica degli ultimi<br />

decenni. Il futuro è un percorso tracciato,<br />

una sicurezza che naturalmente non<br />

può essere trad<strong>it</strong>a, ma ha un rischio ben<br />

preciso legato soprattutto agli es<strong>it</strong>i della<br />

crisi che pesa ancora su tutti. Il rischio<br />

è quello di una sorta di adagiarsi sul già<br />

visto, sul già fatto, una perd<strong>it</strong>a di quello<br />

spir<strong>it</strong>o di iniziativa, di quella capac<strong>it</strong>à di<br />

rischio calcolato, in defin<strong>it</strong>iva di quella<br />

imprend<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à intesa a 360 gradi che<br />

hanno fatto crescere il terr<strong>it</strong>orio.<br />

Il futuribile è creativ<strong>it</strong>à, è innovazione, è<br />

visione lungimirante, è capac<strong>it</strong>à di lavorare<br />

bene oggi ma soprattutto si costruire<br />

per tempo importanti scenari futuri. Il<br />

futuro può solo andare stretto al Veneto<br />

di oggi, sarebbe, e si perdoni il gioco di<br />

parole, un r<strong>it</strong>orno al passato. Sul piatto<br />

ci sono sfide importanti già lanciate,<br />

dalle Olimpiadi del 2020 alla Cap<strong>it</strong>ale<br />

europea della cultura del 2019, nel<br />

mezzo ci stanno la Tav, le grandi opere<br />

infrastrutturali, il recupero di progetti<br />

di grande visione ma di scarso risultato<br />

fino a oggi, a cominciare dl’inserimento<br />

in una Euroregione forte e per finire alla<br />

conquista di un ruolo di polo logistico<br />

strategico nel contesto di un intelligente<br />

gioco di squadra fatto con i porti dell’intero<br />

Adriatico, ma non solo.<br />

E questo Veneto futuribile ma fortemente<br />

concreto e determinato sa bene che<br />

non può correre da solo, che deve legarsi<br />

per progetti in primis a quel <strong>Nord</strong>est<br />

che è stato e continua a essere terreno di<br />

coltura ideale per le idee, ma poi anche<br />

alla Lombardia dell’Expo, a partner<br />

relativamente “nuovi” ma ormai europei<br />

come Slovenia e Croazia, a quell’<strong>Est</strong> e a<br />

quell’area balcanica che hanno ancora un<br />

potenziale straordinario da esprimere.<br />

La scelta è tra il piccolo cabotaggio di<br />

un futuro formalmente tranquillo e la<br />

grande avventura. Ma questa è la terra<br />

di Marco Polo, non del diportista della<br />

domenica.<br />

IL FuTurIBILe è CreATIVITà, è INNoVAzIoNe, è VISIoNe<br />

LuNGImIrANTe, è CAPACITà dI LAVorAre BeNe oGGI mA<br />

SoPrATTuTTo dI CoSTruIre Per TemPo ImPorTANTI<br />

SCeNArI FuTurI. IL FuTuro Può SoLo ANdAre STreTTo<br />

AL VeNeTo dI oGGI, SAreBBe, e SI PerdoNI IL GIoCo<br />

dI PAroLe, uN rITorNo AL PASSATo


economia<br />

Cultura<br />

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C<br />

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2010<br />

I mensili delle nuove classi dirigenti del <strong>Nord</strong>est


l'inchiesta<br />

La crisi, la svolta di obama<br />

e il prossimo vertice pol<strong>it</strong>ico<br />

di Copenhaghen sul clima, hanno<br />

accelerato un processo già in corso<br />

a <strong>Nord</strong>est, e oggi solo in Veneto si<br />

contano ben duemila aziende legate<br />

alla green economy per un business<br />

pari a 21 miliardi. La realtà è però<br />

frammentata: in Triveneto le punte di<br />

diamante sono il Trentino Alto Adige<br />

e il distretto solare padovano,<br />

ma la dimensione delle aziende,<br />

troppo piccola, pregiudica ora ogni<br />

sviluppo su grande scala.<br />

e c’è bisogno di unire le forze,<br />

anche con gli atenei<br />

QuAntI<br />

PuntInI<br />

VERDI<br />

di Diego Buonocore<br />

L’economia verde si fa spazio a <strong>Nord</strong>est.<br />

Fonti rinnovabili, tecnologie ecocompatibili<br />

e sostenibil<strong>it</strong>à ambientale: sono<br />

queste le leve di un nuovo business che è<br />

cresciuto, negli ultimi anni, in Triveneto.<br />

Un laboratorio fatto di imprese, enti di<br />

ricerca, univers<strong>it</strong>à; una mappa compos<strong>it</strong>a e<br />

variegata di aziende che operano nella progettazione<br />

e nel controllo ambientale, nella<br />

produzione di energia solare o rinnovabile,<br />

nella bioedilizia, nel riciclo dei rifiuti, nella<br />

produzione dei biocombustibili.<br />

Solo in Veneto le aziende legate alla green<br />

economy sono quasi duemila: il Metas,<br />

il metadistretto ambientale per lo sviluppo<br />

sostenibile, che ha elaborato i dati<br />

delle Camere di commercio del Veneto,<br />

ne ha cens<strong>it</strong>e infatti 1.962. Di queste la<br />

maggior parte, 1.018, operano nel campo<br />

della «produzione e lavorazione di risorse<br />

naturali ambientali», comprese quelle che<br />

si occupano di smaltimento di risorse e di<br />

produzione energetica; 817 sono invece le<br />

«imprese di servizi e progettazione tecnico<br />

ambientale»; 127 le «aziende manifatturiere<br />

di produzione di attrezzature e tecnologie<br />

dedicate». Il volume d’affari complessivo è<br />

di circa 21 miliardi, gli addetti della filiera<br />

oltre 40mila.<br />

Ma la fotografia del Metas non rende conto<br />

di una realtà dinamica, frammentata e in<br />

continua evoluzione: quella delle imprese<br />

trasversali a più settori e che fanno del<br />

connotato «eco» la cifra distintiva. Basti<br />

pensare all’agroalimentare, con i prodotti<br />

naturali, all’edilizia, dove la sigla «bio» è<br />

diventato un valore aggiunto, alla domotica,<br />

alle aziende del mobile impegnate da<br />

anni a ridurre le emissioni tossiche, alle<br />

attiv<strong>it</strong>à di maggior dispendio energetico o<br />

di più pesante impatto ambientale, dove la<br />

legge di mercato e le normative sempre più<br />

restr<strong>it</strong>tive hanno spinto a ricercare soluzioni<br />

di risparmio energetico e di riduzione e<br />

trattamento delle scorie.<br />

VoCAzIoNe «GreeN»<br />

Ci sono aziende che sono nate con la vocazione<br />

«green», altre ci sono arrivate. E ci<br />

sono grandi imprese che in passato, accanto<br />

alle attiv<strong>it</strong>à tradizionali hanno avviato settori<br />

alternativi che oggi, in tempo di crisi,<br />

sono gli unici a tenere, come Elettronica<br />

Santerno, che si occupa di energie alternative<br />

e automazione industriale; ed è l’unica<br />

azienda del gruppo Carraro non interessata<br />

da processi di ristrutturazione.<br />

La green economy a <strong>Nord</strong>est ha quindi e<br />

soprattutto messo in discussione i vecchi<br />

modelli, avviando la ricerca di soluzioni<br />

per risparmiare sull’energia e per rivedere i<br />

processi produttivi: processi verdi vuol dire<br />

infatti minori costi e maggiore efficienza.<br />

Cioè: recupero di compet<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à.<br />

LA CrISI e IL «FATTore oBAmA»<br />

All’inizio erano i costi dell’energia, divenuti<br />

insostenibili con la crisi petrolifera di<br />

metà anni ’70; poi sono arrivate le normative<br />

in materia ambientale, per prima la<br />

legge Ronchi per la tutela delle acque, nel<br />

1976. «Le imprese, dinanzi all’aumento<br />

delle spese e al rischio di sanzioni pesanti<br />

per danno ambientale hanno iniziato a rivedere<br />

i processi produttivi – osserva Gabriele<br />

Zanetto, ordinario di Geografia economica<br />

e pol<strong>it</strong>ica a Cà Foscari -. Questo è accaduto<br />

da un lato cercando alternative sul mercato<br />

dell’energia e forme diverse di contenimento;<br />

dall’altro iniziando a far propri processi<br />

produttivi non inquinanti. Poi sono arrivate<br />

le certificazioni ambientali, le prime di<br />

tipo volontaristico e privatistico, all’inizio<br />

degli anni ’80, poi quelle introdotte dalle<br />

direttive europee nei secondi anni ’90 e nei<br />

primi anni 2000».<br />

«La green economy oggi può di certo<br />

aiutare l’economia del <strong>Nord</strong>est d’Italia a<br />

uscire prima e meglio dalla crisi – precisa<br />

chiaramente Alessandro Banzato, delegato<br />

di Confindustria Veneto per l’energia e<br />

ambiente – ma bisogna prima di tutto iniziare<br />

a ridurre i consumi energetici».<br />

«I costi dell’energia per le nostre imprese<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 12<br />

13<br />

Tema del mese<br />

FOTOVOLTAIC VALLEY<br />

L’alta concentrazione di<br />

aziende legate al silicio<br />

ha dato v<strong>it</strong>a a un vero e<br />

proprio distretto<br />

restano altissimi – dice Banzato –; sono i più<br />

alti d’<strong>Europa</strong> fatta eccezione per l’Irlanda.<br />

Rispetto ai nostri compet<strong>it</strong>or europei scontiamo<br />

il gap di pagare il 20-25% in più.<br />

Le nostre imprese hanno fatto investimenti<br />

notevoli per adeguarsi alle direttive<br />

europee in tema di consumi ed emissioni.<br />

Ma lim<strong>it</strong>i e prescrizioni devono valere per<br />

tutti: vedremo quali saranno le conclusioni<br />

dell’atteso prossimo vertice di Copenhagen,<br />

dove dal 7 al 18 dicembre prossimi si terrà<br />

la quindicesima Conferenza delle Nazioni<br />

Un<strong>it</strong>e sul clima».<br />

«Oggi anche le imprese che non fanno<br />

green economy ne fanno propria la filosofia<br />

– chiosa Daniele Marini, sociologo, direttore<br />

scientifico della Fondazione <strong>Nord</strong> <strong>Est</strong> – perché<br />

le persone sono più attente al tema del<br />

consumo sostenibile, per ev<strong>it</strong>are gli sprechi.<br />

Il che si traduce in una nuova domanda che<br />

fa spazio alle nuove imprese che riescono<br />

a intercettarla. Si tratta di un pensiero<br />

relativamente antico, che risale a Jean Paul<br />

F<strong>it</strong>oussi e ai filosofi francesi sosten<strong>it</strong>ori della


l'inchiesta<br />

E in ufficio<br />

sbarca<br />

l’eco-manager<br />

da chi si occupa di risparmio energetico, al legale per lo smaltimento dei<br />

rifiuti, fino al marketing ambientale e all’eco-diplomazia. La green economy<br />

crea nuove figure per il mercato dell’occupazione. In Italia oggi si contano<br />

60mila addetti, ma le stime parlano di altri 100mila posti di lavoro nel<br />

prossimo decennio<br />

l’economia verde lancia anche i lavori verdi. dai dati nomisma a marzo<br />

2009 il settore delle energie rinnovabili in <strong>it</strong>alia occupa circa 21mila addetti:<br />

10.379 nell’eolico, 2.229 nel fotovoltaico, 8.233 sono gli ad¬detti alle<br />

biomasse e al recupe¬ro energetico dai rifiuti. c’è poi l’indotto, considerato<br />

nei calcoli dell’ist<strong>it</strong>uto di economia e pol<strong>it</strong>ica dell'energia e dell'ambiente<br />

della Univers<strong>it</strong>à bocconi, secondo cui l’energia ecosostenibile fattura<br />

cinque miliardi di euro, occupa complessivamente circa 60mila persone e<br />

si prevede che in dieci anni possa creare altri 100mila posti di lavoro.<br />

oltre a quelle tecniche, progettistiche e commerciali, le tipologie di lavori<br />

sono le più disparate: già oggi, secondo la Federazione <strong>it</strong>aliana per l’uso<br />

razionale dell’energia (Fire) in <strong>it</strong>alia, in azienda private ma anche nel<br />

cosiddetta “decresc<strong>it</strong>a”, molto attivi a partire<br />

dagli anni ’80». «Il ragionamento è: siccome<br />

le fonti energetiche non crescono come lo<br />

sviluppo, e la popolazione mondiale è in<br />

aumento, dobbiamo controllare il r<strong>it</strong>mo<br />

della cresc<strong>it</strong>a consumando meno. Ma finché<br />

lo sviluppo tira – aggiunge Marini - questo<br />

è un discorso che affascina solo poche él<strong>it</strong>e.<br />

Poi arriva la crisi, e di fatto accelera processi<br />

già in corso». Ma arriva anche il presidente<br />

Obama, che rilancia il grande tema delle<br />

nuove fonti di energia, e l’eco-compatibil<strong>it</strong>à<br />

diventa un must.<br />

IL VoLANo FoToVoLTAICo<br />

Una dimostrazione della forza dirompente<br />

delle nuove tecnologie è rappresentata dallo<br />

sviluppo del fotovoltaico, di cui uno dei<br />

primi distretti in Italia è quello padovano<br />

(ribattezzato con qualche assonanza cali-<br />

FACCIATA A VISTA. La sede padovana di Schüco Italia<br />

forniana «fotovoltaic valley»). All’inizio il<br />

settore era tenuto in piedi dagli incentivi,<br />

poi si è messa in moto una macchina legata<br />

all’economia di scala, soprattutto per quanto<br />

riguarda i moduli di celle. E quest’anno<br />

i prezzi sono diminu<strong>it</strong>i del 25-30% rispetto<br />

al 2008.<br />

Fino all’anno scorso si stimava un r<strong>it</strong>orno<br />

dell’investimento in fotovoltaico in 10-11<br />

anni, oggi siamo ai 6-7 anni, il che, sui<br />

vent’anni (la durata media di un impianto),<br />

si traduce in tassi superiori al 10%. È così<br />

che il <strong>Nord</strong>est è diventato il «distretto del<br />

solare» per eccellenza, e conta oggi 2mila<br />

impianti fotovoltaici su un totale nazionale<br />

di 9mila, per una potenza complessiva<br />

di 18.500 Kw su un totale di 92mila. La<br />

parte del leone la fa l’Alto Adige, che produce<br />

quasi la metà dell’energia fotovoltaica<br />

complessiva del <strong>Nord</strong>est. Ma i punti di<br />

eccellenza, per quanto riguarda la ricerca<br />

e la produzione del polisilicio (il materiale<br />

intermedio per trasformare il silicio metallurgico<br />

in lingotti da ricoprire di strato<br />

fotovoltaico) sono due aziende padovane:<br />

Silfab, di Franco Traverso, il pioniere veneto<br />

del fotovoltaico e fondatore di Helios Tecnology,<br />

e la <strong>Est</strong>elux di Domenico Sartore,<br />

già ad di S.E. Project.<br />

IL ProCeSSo Verde<br />

La spinta a innovare, però, non si è tradotta<br />

solo nell’utilizzo sempre più diffuso di fonti<br />

energetiche alternative e nella incorporazione<br />

nei processi aziendali di tecniche antinquinamento,<br />

ma anche in una verifica dei processi<br />

produttivi, riconsiderati in ogni fase.<br />

Per alcune aziende del mobile e dell’arredamento<br />

del distretto pordenonese, ad esempio,<br />

le linee guida sono «dematerializzazione,<br />

riciclabil<strong>it</strong>à, riduzione delle emissioni tossiche,<br />

lunga durata tecnica ed estetica», un<br />

approccio che consente di ridurre fino al<br />

20% i costi dell’energia e all’80% i materiali<br />

per la realizzazione. Un altro indice della<br />

tendenza a rivedere i processi è la diffusione<br />

di aziende di consulenza specializzate in<br />

diagnosi energetiche, nell’analisi dei consumi<br />

e dei possibili interventi, con i relativi<br />

piani finanziari.<br />

Ci sono poi analisi che riguardano tutto il<br />

ciclo di produzione, con l’obiettivo di accorciarlo,<br />

di ridurre il packaging, di risparmiare<br />

sull’impiego delle materie prime,<br />

di confezionare e presentare il prodotto<br />

affinché sia senz’altro riconosciuto come<br />

«bio», e certificato come tale. I principali<br />

indici sono la gestione ambientale (Iso<br />

14001) l'eco-progettazione (Lca - Life cycle<br />

assessment), la comunicazione ambientale<br />

(Epd - Environmental product declaration<br />

ovvero lo schema di certificazione volontaria<br />

di prodotto che fornisce dati quantificati<br />

sull'impatto ambientale e il ciclo di v<strong>it</strong>a del<br />

prodotto stesso).<br />

IL VALore deLLA rICerCA<br />

Anche l’Univers<strong>it</strong>à e la ricerca fanno la<br />

loro parte: i principali centri di formazione<br />

sono la facoltà di Ingegneria di Padova e la<br />

facoltà di Scienze ambientali di Cà Foscari.<br />

Nel polo delle nano e biotecnologie del Vega<br />

operano già molti laboratori sulle tecnologie<br />

ambientali, mentre l’Area trasferimento<br />

di tecnologia dell’Univers<strong>it</strong>à di Padova<br />

rappresenta uno dei primi casi in Italia<br />

di valorizzazione economica del knowhow<br />

sviluppato all’interno dell’ateneo,<br />

arrivando a seguire, ad oggi, 31 spin off,<br />

dall’informatica alla robotica, dall’efficienza<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 1<br />

1<br />

Tema del mese<br />

pubblico, lavorano più di 2.650 energy manager, professionisti specializzati<br />

a intervenire con misure di risparmio e razionalizzazione. si tratta di ruoli<br />

che vanno obbligatoriamente coperti nelle imprese con oltre mille addetti<br />

o 10mila tonnellate equivalenti di petrolio (tep) annue. e molte imprese del<br />

nordest hanno già invest<strong>it</strong>o e “arruolato” questa figura.<br />

ma quasi ogni professione può essere declinata in verde. il dir<strong>it</strong>to<br />

ambientale, per esempio, è un ramo legale in grande cresc<strong>it</strong>a, e che<br />

spazia dalla legislazione sullo smaltimento dei rifiuti alla tutela ambientale;<br />

il marketing ambientale diventerà per le aziende un fattore sempre più<br />

strategico; l’eco-diplomazia sarà un settore fondamentale nei rapporti<br />

internazionali; le aree protette attireranno turisti che chiederanno prodotti<br />

locali e biologici e quindi sproneranno l’attiv<strong>it</strong>à del settore agricolo e del<br />

turismo sostenibile.<br />

la green economy promette di cambiare l’economia mondiale: secondo<br />

Greenpeace con le energie rinnovabili si potranno nei Paesi del G8<br />

creare 1,4 milioni di posti di lavoro in più entro il 2010, che diventeranno<br />

1,8 milioni nel 2020 e 2,1 milioni nel 2030. se i Pesi del G8 non<br />

modificheranno le loro scelte,gli assunti si fermeranno tra 1,4 e 1,5 milioni<br />

nel periodo che va dal 2010 al 2030.<br />

Per lo scenario <strong>it</strong>aliano lo studio è stato fatto dall'Univers<strong>it</strong>à bocconi in<br />

collaborazione con Gse (Gestore servizi elettrici). se l'<strong>it</strong>alia riuscisse a<br />

raggiungere gli obiettivi del Pacchetto clima-energia '20-20' al 2020, si<br />

assisterebbe alla creazione di 250.000 nuovi posti di lavoro solo per il<br />

settore elettrico. l'eolico ne occuperebbe 77.500 (31%), le biomasse<br />

65.000 (26%), il solare fotovoltaico 27.500 (11%), fino ai 10.000 (4%)<br />

impegnati nell'incenerimento dei rifiuti solidi urbani. Più moderato lo<br />

studio dell'anev, svolto insieme alla Uil, dal quale risulterebbe che il<br />

settore eolico <strong>it</strong>aliano potrebbe creare oltre 66.000 nuovi posti di lavoro<br />

al 2020 realizzando un potenziale di 16 GW. la corsa all’occupazione è<br />

appena iniziata.<br />

D.Bu.<br />

energetica alle scienze animali, dalle scienze<br />

farmaceutiche all’agronomia. Si tratta di<br />

idee imprend<strong>it</strong>oriali per la maggior parte<br />

legate a uno dei 79 brevetti dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

di Padova gest<strong>it</strong>i dall’Area, insieme a sei<br />

marchi e a un modello.<br />

La green economy nordestina è in cresc<strong>it</strong>a<br />

di aziende e di addetti, nonostante la crisi,<br />

«ma resta la frammentarietà e la dimensione<br />

estremamente ridotta delle imprese<br />

– avverte il professor Zanetto –. I parchi<br />

scientifici non sono riusc<strong>it</strong>i a mettere a<br />

sistema le imprese, manca quasi del tutto il<br />

coordinamento pubblico e il sostegno della<br />

banche per sostenere la ricerca e accelerare i<br />

processi di fusione e cresc<strong>it</strong>a aziendale». C’è<br />

il rischio che la green resti sì vivace e aiuti<br />

a uscire dalla crisi, ma in futuro rimanga<br />

ancora troppo piccola per essere davvero in<br />

grado di trascinare tutto il sistema.


il Caso<br />

ecco la galassia delle aziende eco-compatibili del <strong>Nord</strong>est.<br />

da chi ha invest<strong>it</strong>o nella sede, ecologica, a chi ha ridotto i consumi del 70%<br />

fino all’inventore di mini pale eoliche “domestiche”. Gli esempi di business<br />

non mancano, né le collaborazioni di singoli imprend<strong>it</strong>ori con gli atenei<br />

per progetti di ricerca avanzata<br />

SEGnI<br />

PARtICoLARI:<br />

«GREEn»<br />

Dall’aspetto, la sede della Savno, Servizi<br />

ambientali Veneto <strong>Nord</strong> Orientale di<br />

Conegliano (TV) sembra un qualsiasi edificio<br />

di zona industriale, in realtà è un palazzo<br />

costru<strong>it</strong>o esclusivamente con materiali provenienti<br />

dalla raccolta differenziata: è isolato<br />

termicamente grazie a fogli di poliestere<br />

ottenuti dal riciclo delle bottiglie e gli infissi<br />

alle finestre sono in alluminio riciclato e a<br />

sua volta ulteriormente riciclabile; i pavimenti<br />

sono fatti di fibra di cellulosa estratta<br />

dai tappi di sughero e dai giornali. Riscaldamento<br />

e condizionamento sono assicurati<br />

da un impianto geotermico, mentre l’acqua<br />

piovana viene raccolta e usata al 70% per gli<br />

scarichi dei Wc aziendali e il restante 30%<br />

impiegato per innaffiare le piante.<br />

Ma un nuovo modo di pensare che guarda al<br />

risultato, integrando tutti i mezzi possibili,<br />

è anche quello messo in pratica da Schüco<br />

Italia, azienda padovana del fotovoltaico, che<br />

aprirà una sede a Padova <strong>Est</strong> nei primi mesi<br />

del prossimo anno.<br />

«Una caldaia a condensazione e pannelli solari<br />

termici assicureranno la produzione d’acqua<br />

calda san<strong>it</strong>aria e il riscaldamento della<br />

showroom – spiega il direttore generale di<br />

Schüco Italia, Roberto Brovazzo –. Un<br />

sistema di solar cooling, alimentato dalle stesse<br />

macchine, consentirà il condizionamento<br />

d’estate. Le sonde geotermiche permetteranno<br />

di ridurre i costi per il riscaldamento d’inverno,<br />

e i serramenti a tenuta saranno abbinati a<br />

un sistema di demotica che, considerando tutti<br />

gli elementi climatici (umid<strong>it</strong>à, vento, pioggia,<br />

temperatura esterna, direzione dei raggi<br />

solari ecc.) chiuderà o aprirà le finestre, abbasserà<br />

le tende eccetera». «Il sistema – conclude<br />

il direttore generale – garantirà un miglior<br />

comfort e una riduzione dei costi del 70%».<br />

PALe eoLIChe TASCABILI,<br />

CALdAIe dA CoGeNerAzIoNe<br />

Una esperienza giovanile negli scout, la<br />

passione per la natura e la voglia di lasciare<br />

ai propri figli un mondo più pul<strong>it</strong>o. Così è<br />

nata l’esperienza da imprend<strong>it</strong>ore di Giulio<br />

Pedrollo, ingegnere meccanico, presidente<br />

dei giovani di Confindustria Verona. Nel<br />

2002 ha lasciato l’azienda di elettropompe<br />

fondata dal padre Silvano e si è messo in<br />

proprio; nel 2007 l’inizio della progettazione<br />

di mini pale eoliche e la fondazione di<br />

Linz Electric.<br />

Si tratta di turbine di dimensioni domestiche<br />

(circa un metro e mezzo) ad asse<br />

verticale («ha la forma di un fiore e ruota<br />

come una giostra»), che funzionano indipendentemente<br />

dalla direzione del vento.<br />

«Producono un chilowatt di potenza – spiega<br />

Giulio Pedrollo -. La produzione inizierà<br />

a gennaio ma ci sono già più di 2mila<br />

richieste».<br />

Ancora nel veronese, c’è un’azienda che<br />

deve il suo successo al fortunato incontro<br />

tra un imprend<strong>it</strong>ore, Alberto Zerbinanto,<br />

e un docente del Pol<strong>it</strong>ecnico di Milano,<br />

Ennio Macchi. La Ici caldaie ha brevettato<br />

una centrale di cogenerazione, che funziona<br />

a metano o a idrogeno, che viene poi convert<strong>it</strong>o<br />

in elettric<strong>it</strong>à in celle a combustibile.<br />

Il calore che si sprigiona viene poi convogliato<br />

nel sistema di riscaldamento. In questo<br />

modo interi condomini potranno usare<br />

un’unica centrale per riscaldarsi e rifornirsi<br />

di elettric<strong>it</strong>à.<br />

In campo energetico un’esperienza singolare,<br />

è anche quella di Giovanni Musini,<br />

t<strong>it</strong>olare dell’omonima azienda di Bagnoli<br />

di Sopra nel padovano, che ha avviato un<br />

impianto fotovoltaico e uno a biogas da<br />

liquami zootecnici e biomassa prodotta<br />

grazie al mais insilato. Questi prodotti,<br />

opportunamente miscelati, vengono diger<strong>it</strong>i<br />

dai batteri che producono gas metano.<br />

Un investimento da nove milioni di euro<br />

che porterà un fatturato annuo compreso<br />

tra 2,6 e 3,2 milioni.<br />

uN PoNTe TrA uNIVerSITà ed eCo-ImPreSA<br />

Gabriella Chiellino è invece la prima donna<br />

in Italia a essersi laureata in Scienze ambientali,<br />

a Cà Foscari nel 1994, e ad occuparsi<br />

A sinistra: Roberto Brovazzo,<br />

direttore generale Schüco Italia.<br />

A destra: Gabriella Chiellino,<br />

fondatrice di EAmbiente<br />

di analisi di rischio delle discariche. Poi, per<br />

enti pubblici e grandi aziende private, anche<br />

di analisi di impatto ambientale.<br />

Nel 2003 ha fondato come imprend<strong>it</strong>rice<br />

la società EAmbiente e ha diversificato il<br />

suo campo di attiv<strong>it</strong>à arrivando a occuparsi<br />

anche di diagnosi energetiche, dell’analisi di<br />

consumi e dell’individuazione degli interventi<br />

possibili, e i relativi piani finanziari.<br />

Uno spettro di attiv<strong>it</strong>à a tutto campo, che<br />

copre tutto il ciclo di v<strong>it</strong>a del processo e del<br />

prodotto. «L’obiettivo – dice Chiellino - è<br />

comunicare al consumatore le prestazioni<br />

ambientali dell’azienda, ottimizzando l’impatto<br />

ambientale, ma anche innovare il ciclo<br />

di produzione: riducendo la spesa energetica,<br />

intervenendo sul packaging».<br />

Oggi EAmbiente conta 15 dipendenti, una<br />

decina di collaboratori, fattura circa 1,5 milioni<br />

di euro ed è anche coordinatore scientifico<br />

de «La c<strong>it</strong>tà sostenibile», uno dei progetti di<br />

«Ecomondo», la fiera che si tiene a Rimini.<br />

E da Cà Foscari arriva anche Stefano Biondi,<br />

amministratore delegato di Envicon,<br />

azienda nata nel luglio 2007 che si occupa<br />

di consulenza in ingegneria ambientale. Il<br />

legame con l’Univers<strong>it</strong>à è molto forte: molti<br />

dei collaboratori sono studenti che trovano<br />

modo di fornire alle aziende idee, capac<strong>it</strong>à<br />

innovative, un backgroud culturale. La società<br />

è attiva in diversi settori: dalla sicurezza<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 16<br />

1<br />

Tema del mese<br />

in amb<strong>it</strong>o portuale, al transfert tecnology<br />

verso la Cina, alla promozione di prodotti<br />

innovativi in campo energetico. Envicon ha<br />

realizzato i progetti per il trattamento delle<br />

acque meteoriche al porto di Venezia e gli<br />

impianti per il trattamento delle acque piovane<br />

del Passante. E l’acqua di dilavamento è<br />

più inquinata di quella degli scarichi civili.<br />

Le reALTà dISTreTTuALI<br />

Esempi questi, di una galassia più estesa che<br />

talvolta riesce anche a fare sinergie e unire<br />

le filiere. Come accaduto per il distretto<br />

tecnologico trentino che conta oltre 300<br />

imprese con più di 8mila addetti e un volume<br />

d’affari generato di circa un miliardo di<br />

euro. I segmenti principali riguardano l’edilizia<br />

(45% dei soci), l’energia (29%) più una<br />

serie di imprese impegnate nella realizzazione<br />

di sistemi e dispos<strong>it</strong>ivi per la gestione<br />

intelligente delle reti a livello terr<strong>it</strong>oriale.<br />

Nel distretto trevigiano della bioedilizia<br />

(243 aziende di costruzione, impiantistica e<br />

forn<strong>it</strong>ure) si è invece pensato di ist<strong>it</strong>uire un<br />

elenco di «verificatori» per certificare l’ecocompatibil<strong>it</strong>à<br />

delle costruzioni. La stima è<br />

di 17mila interventi l’anno nel prossimo<br />

decennio, oltre l’indotto della ristrutturazione<br />

e della messa a norma.<br />

D. Bu.


il Caso<br />

AnChE<br />

IL PuBBLICo<br />

è SEMPRE PIù<br />

«ECo»<br />

dalle settimane in ufficio «a bassa<br />

risoluzione», alle nuove leggi in<br />

materia di illuminazione esterna, fino<br />

all’edilizia sostenibile e agli incentivi<br />

per nuovi veicoli ecologici.<br />

Il <strong>Nord</strong>est dei «Comuni ricicloni»<br />

affina le strategie: e se Treviso<br />

sperimenta i gruppi d’acquisto per<br />

contrattare i pannelli fotovoltaici,<br />

il Friuli Venezia Giulia sperimenta<br />

un s<strong>it</strong>o interamente «green» per<br />

diffondere la cultura ambientale<br />

di Silvia Pasqualetto<br />

Eleonora Vallin<br />

Due anni e mezzo fa, era il 16 febbraio 2007,<br />

l’allora assessore all’Agricoltura, Luca Zaia,<br />

spegneva le luci di Palazzo Balbi a Venezia. Un<br />

gesto simbolico, in occasione dell’anniversario<br />

del Protocollo di Kyoto, ma che già allora<br />

aveva fatto notizia, coinvolgendo tutti i comparti<br />

operativi della Regione in una campagna<br />

attiva per il risparmio energetico. Obiettivo<br />

che, sosteneva Zaia «è prima di tutto un fatto<br />

di civiltà e di cultura».<br />

Oggi in Veneto si continua a seminare. E<br />

sono attivi convegni, laboratori, lezioni ma<br />

anche biciclettate, escursioni e manifestazioni<br />

sportive, per l'educazione alla sostenibil<strong>it</strong>à, ai<br />

trasporti, alla qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a, ai rifiuti. Sono<br />

le attiv<strong>it</strong>à organizzate in tutto il Veneto dalle<br />

scuole, dai Comuni e dalle Associazioni, sotto<br />

l'egida dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione<br />

e Protezione Ambientale (Arpav). L'iniziativa<br />

si somma alla campagna regionale «Se<br />

spengo non spreco» che ad oggi ha coinvolto<br />

124 enti pubblici veneti per un totale di 7.427<br />

dipendenti.<br />

IL rISPArmIo IN uFFICIo<br />

Le pubbliche amministrazioni coinvolte, si<br />

sono impegnate ad attuare per una settimana<br />

all’anno, negli uffici, semplici comportamenti<br />

volti al risparmio energetico come utilizzare<br />

la modal<strong>it</strong>à di stampa a bassa risoluzione,<br />

utilizzare carta riciclata e stampare fronteretro,<br />

staccare la spina del computer alla fine della<br />

giornata di lavoro e calibrare l'illuminazione<br />

sulle reali necess<strong>it</strong>à. Fra i 124 enti, 53, oltre<br />

a diffondere le buone pratiche, si sono impegnati<br />

a rilevare i consumi energetici della settimana<br />

con risultati notevoli, infatti la stima<br />

complessiva dell'energia risparmiata è stata<br />

pari a 12.137 kwh. E gli uffici più virtuosi<br />

sono stati: il Consorzio di Bonifica Padana<br />

Polesana (RO), con un risparmio di energia<br />

del 25,8%, la Camera di Commercio di Padova,<br />

con un risparmio del 19,8%, la sede di Cà<br />

Susegana del Comune di Treviso con 19,3%,<br />

l'Ufficio di Gallio (VI) del Servizio Forestale<br />

PHoto: stUdio Yes<br />

Regionale che ha risparmiato il 17,1% e Etra,<br />

sede di Vigonza (PD) che ha risparmiato<br />

il 17%. Altri enti segnalati per capac<strong>it</strong>à di<br />

risparmiare energia sono stati il Municipio di<br />

Portogruaro (VE) e il Comune di Cona (VE)<br />

che, nelle settimane seguenti all'iniziativa,<br />

hanno risparmiato rispettivamente il 13% e<br />

il 12%.<br />

Per STrAdA TrA LAmPIoNI e CArTeLLoNI<br />

E sempre il Veneto continua a marciare a passo<br />

sped<strong>it</strong>o per quanto riguarda l’illuminazione<br />

pubblica. In segu<strong>it</strong>o all'entrata in vigore della<br />

nuova Legge Regionale, la numero 17/09:<br />

«Nuove norme per il contenimento dell'inquinamento<br />

luminoso, il risparmio energetico<br />

nell'illuminazione per esterni», sono infatti<br />

iniziati i confronti con i tecnici comunali e<br />

i professionisti del settore per l’applicazione<br />

della normativa.<br />

Non è un caso, dunque, che proprio in questa<br />

regione, nota per altro per le percentuali più<br />

alte in Italia di «Comuni ricicloni», trovi casa<br />

Achab Group, l’agenzia di comunicazione<br />

nazionale appos<strong>it</strong>amente vocata all’informazione<br />

«green» per le tematiche pubbliche<br />

ambientali. La sede centrale è a Scorzè (VE)<br />

e l’obiettivo è rendere chiare e utilizzabili<br />

le iniziative che i diversi comuni mettono<br />

in campo per aiutare il c<strong>it</strong>tadino a vivere in<br />

modo eco-sostenibile.<br />

L’ultima campagna, in collaborazione con<br />

Legambiente e vari comuni veneti, si chiama<br />

«Energia Comune» ed è un servizio rivolto<br />

ai c<strong>it</strong>tadini che attraverso incontri pubblici<br />

hanno la possibil<strong>it</strong>à di conoscere i vantaggi<br />

ambientali ed economici degli impianti per<br />

il risparmio energetico. Creando gruppi di<br />

acquisto si possono, inoltre, «fissare» prezzi<br />

di mercato altamente compet<strong>it</strong>ivi per l’adeguamento<br />

delle ab<strong>it</strong>azioni. Ad oggi sono<br />

cento le famiglie, per sette comuni del trevigiano,<br />

coinvolte nel progetto pilota, per<br />

450 contatti ai diversi sportelli energia e un<br />

risparmio “spuntato” dal gruppo d’acquisto,<br />

per l’installazione dei pannelli fotovoltaici,<br />

che tocca il 40%. I vantaggi sono importanti:<br />

il prodotto installato è della qual<strong>it</strong>à migliore<br />

sul mercato, le garanzie sono allungate da 2<br />

a 10 anni, la manutenzione e la manodopera<br />

sono incluse nel prezzo per 10 anni. Difficile<br />

competere, tenendo presente che le famiglie<br />

finora coinvolte risparmierebbero sulla bolletta<br />

della luce del 2010 ben 23.375 euro<br />

totali, guadagnando nei 20 anni di v<strong>it</strong>a del<br />

singolo pannello fotovoltaico ben 1.185.250<br />

euro con l’energia prodotta.<br />

LA doTe INCeNTIVANTe TreNTINA<br />

Un mercato, questo, a cui il Trentino e l’Alto<br />

Adige rivolgono però molta più attenzione<br />

ormai da anni; qui la green economy fa parte<br />

ormai del quotidiano e sono in continua<br />

cresc<strong>it</strong>a la bioedilizia e le case a impatto zero.<br />

E alle province si sono affiancate appos<strong>it</strong>e<br />

agenzie per l’energia il cui comp<strong>it</strong>o è incen-<br />

IN FIERA<br />

Padiglione bolzanino<br />

dedicato alla bioedilizia,<br />

ed. Klimahaus 2008<br />

tivare il risparmio energetico, l’acquisto di<br />

veicoli ecologici, impianti per rifornimento<br />

domestico di gas metano.<br />

Nel 2009, Trento, ha messo a bando, complessivamente<br />

per tutti questi interventi, otto<br />

milioni di euro. Di questi, sei saranno devoluti,<br />

con procedura burocratica semplificata,<br />

a chi farà domanda per importi inferiori a<br />

40mila euro. La liquidazione del contributo<br />

sarà liquidata in circa un mese dalla presentazione<br />

della richiesta per l’intervento strutturale<br />

già sostenuto. I restanti due milioni<br />

seguono invece l’<strong>it</strong>er burocratico classico e<br />

riguardano lavori per importi superiori a<br />

40mila euro. Da segnalare che la percentuale<br />

di finanziamento, nel caso di una richiesta<br />

pubblica, è più alta rispetto al privato-impresa.<br />

Per un generatore di calore a condensazione,<br />

ad esempio, la percentuale del privato<br />

arriva al 35% della spesa ammissibile, l’ente<br />

pubblico tocca il 70%.<br />

BoLzANo SemPre PrImA NeLL’edILIzIA<br />

Nell’eco-edilizia è però Bolzano a fare la<br />

parte del leone, con la presenza dell’Agenzia<br />

CasaClima che ad oggi conta 56 edifici certificati<br />

«Oro», 411 di tipologia «A» e 1.388<br />

di categoria «B». L’obiettivo è coniugare il<br />

risparmio al benessere ab<strong>it</strong>ativo e alla sostenibil<strong>it</strong>à;<br />

e il consumo di energia più basso è<br />

garant<strong>it</strong>o da una CasaClima Oro, che richiede<br />

10 kilowattora per metro quadro l’anno,<br />

il che si può garantire, in pratica, anche in<br />

assenza di un sistema di riscaldamento attivo.<br />

La CasaClima Oro è anche detta «casa da un<br />

l<strong>it</strong>ro», perché per ogni metro quadro necess<strong>it</strong>à<br />

di un l<strong>it</strong>ro di gasolio o di un metro cubo di<br />

gas l’anno. Le case con un consumo di calore<br />

inferiore ai 30 KW per metro quadro l’anno<br />

sono invece classificate come CasaClima A.<br />

CasaClima B è invece l’edificio che richiede<br />

meno di 50 Kw.<br />

E il prossimo mese, dal 21 al 24 gennaio,<br />

aprirà le porte ad addetti del settore e non,<br />

Klimahouse, il salone internazionale per l’efficienza<br />

energetica e la sostenibil<strong>it</strong>à. Norbert<br />

Lantschner, ideatore di CasaClima e direttore<br />

dell’Agenzia bolzanina, spiega che «il salone<br />

è la conferma dell'enorme fabbisogno di<br />

informazioni nel settore dell'edilizia sostenibile.<br />

Progettisti, imprend<strong>it</strong>ori e consumatori<br />

desiderano sapere come risparmiare energia<br />

e imparare a sfruttare bene questa grande<br />

opportun<strong>it</strong>à». Anche la formula della manifestazione<br />

è particolarmente azzeccata perché<br />

unisce al momento espos<strong>it</strong>ivo un confron-<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 1<br />

1<br />

Tema del mese<br />

to diretto e mirato attraverso una serie di<br />

importanti convegni e workshop ma anche<br />

delle vere e proprie dimostrazioni sul campo<br />

per permettere agli interessati di toccare con<br />

mano i risultati che si possono raggiungere.<br />

IL GreeN PeNSIero VIA INTerNeT<br />

Sul fronte è attivo anche il Friuli Venezia<br />

Giulia che punta ad allargare ulteriormente<br />

gli orizzonti e che, con l’obiettivo di far<br />

nascere un vero e proprio green pensiero, il<br />

5 <strong>novembre</strong> scorso ha messo in rete il primo<br />

portale a impatto zero www.<strong>greenfvg</strong>.<strong>it</strong>.<br />

Green FVG vuole essere una risposta alle<br />

domande del c<strong>it</strong>tadino sulle azioni possibili e<br />

sulle attiv<strong>it</strong>à a livello regionale per contrastare<br />

i cambiamenti climatici in atto. I protagonisti<br />

del portale sono ist<strong>it</strong>uzioni ed aziende che<br />

vogliono essere attori e ud<strong>it</strong>ori ma soprattutto<br />

comunicatori di un cambiamento pos<strong>it</strong>ivo.<br />

Otto le sezioni tematiche del portale fra cui<br />

green casa, green business, green viaggi, cultura<br />

green ed eco world news. Annualmente<br />

sarà creato un riconoscimento alle tecnologie,<br />

ai prodotti, ai processi, ai servizi e ai sistemi<br />

gestionali innovativi che hanno l’obiettivo di<br />

produrre significativi miglioramenti ambientali.<br />

Adriano del Fabbro, direttore ed<strong>it</strong>oriale<br />

del portale commenta così la sua creatura:<br />

«La green economy è già tra noi ma deve<br />

ancora esprimersi a 360°. Green FVG, per<br />

ora, può essere visto come un seme da cui<br />

potranno originare molte altre piante a servizio<br />

dell’economia e della collettiv<strong>it</strong>à».<br />

Lo scorso 24 settembre la Giunta regionale<br />

del Friuli Venezia Giulia ha approvato inoltre<br />

il regolamento che disciplina la procedura di<br />

emissione della certificazione VEA di sostenibil<strong>it</strong>à<br />

energetico-ambientale degli edifici,<br />

dando così attuazione alla legge regionale<br />

23/2005, articolo 6, in materia di edilizia<br />

sostenibile. La certificazione sarà attiva dal<br />

2010 ma la normativa regionale vede scettici<br />

i Comuni, in primis di Udine e Pordenone<br />

che da quest’estate hanno siglato un vero e<br />

proprio «asse» per il risparmio energetica e la<br />

bioedilizia.<br />

Udine ha già ader<strong>it</strong>o a CasaClima, in collaborazione<br />

con l’Agenzia provinciale per<br />

l’energia (Ape), prima c<strong>it</strong>tà in FVG. E presto<br />

dovrebbe aderire anche Pordenone. Le case<br />

già certificate, ad oggi, sono solo otto. Ma il<br />

percorso è appena iniziato. In attesa di «bollino»<br />

ci sono infatti oltre sessanta nuovi edifici.<br />

Segno, questo, che la cultura «eco» è in piena<br />

espansione.


l'Intervista<br />

«Il <strong>Nord</strong>est ha sia le competenze<br />

che la struttura d’impresa<br />

per una reale svolta nella green<br />

economy – dice Carlo Carraro,<br />

rettore alla Ca’ Foscari e professore<br />

di econometria ed economia<br />

ambientale –. ma l’innovazione che<br />

dà risultati economici richiede tempi<br />

lunghi anche in questo campo».<br />

un business che, secondo il rettore,<br />

le aziende oggi devono intercettare<br />

perché l’economia classica<br />

ha segnato il passo<br />

di Eleonora Vallin<br />

«Sperduta in mezzo all'oceano, l’isola di<br />

Pasqua è un mon<strong>it</strong>o da portare sempre a<br />

memoria. Non solo per le enormi sculture<br />

di pietra che l'hanno resa famosa in tutto<br />

il mondo, ma perché la sua popolazione, i<br />

moai, si è estinta».<br />

ma chi ha provocato la fine di quella civiltà?<br />

«I moai stessi che per sopravvivere hanno<br />

tagliato alberi e disboscato il terr<strong>it</strong>orio per<br />

costruire case, fare spazio alle coltivazioni e<br />

alle produzioni. E quando l’ultimo uomo ha<br />

abbattuto l’ultimo albero rimasto, era già<br />

troppo tardi per disperarsi e capire: la specie<br />

non esisteva più, perché si era alterato<br />

VERDE,<br />

MA SEnzA<br />

FREttA<br />

l’equilibrio naturale nel rapporto uomorisorse».<br />

Carlo Carraro, la racconta come una fiaba. Ma<br />

si tratta di storia. Di fatti realmente accaduti.<br />

L’insegnamento?<br />

«Bisogna costruire la cresc<strong>it</strong>a economica<br />

tenendo conto di più variabili e dimensioni,<br />

anche quella della lim<strong>it</strong>atezza delle risorse<br />

– spiega – e oggi c’è bisogno di grande<br />

efficienza e di lungimiranza».<br />

Già professore di Econometria ed<br />

economia ambientale, oggi rettore alla<br />

Ca’ Foscari di Venezia, Carlo Carraro ha<br />

fama internazionale e ricopre prestigiosi<br />

incarichi mondiali: è vicepresidente<br />

dell'Intergovernmental panel on climate<br />

change (IPCC), che ha ottenuto il premio<br />

Nobel nel 2007; direttore del Programma<br />

sullo sviluppo sostenibile della Fondazione<br />

Eni Enrico Mattei e anche della divisione<br />

Valutazione economica degli impatti e delle<br />

pol<strong>it</strong>iche dei cambiamenti climatici del<br />

Centro euro-med<strong>it</strong>erraneo.<br />

Professore, partiamo da un dato reale: in piena<br />

crisi, nel 2008, l’azienda più performante in<br />

Borsa quella che ha registrato +46% è stata una<br />

media impresa di reggio emilia (Landi renzo Spa)<br />

che produce componenti per motori ecologici.<br />

Ciò significa, secondo lei, che anche le 4-500<br />

imprese del <strong>Nord</strong>est che operano nel ciclo dell’auto<br />

dovranno per forza recepire questo nuovo modo di<br />

produrre autovetture?<br />

«Decisamente sì. Ed Esistono molti e diversi<br />

esempi di business interessanti perché<br />

non solo riducono la quant<strong>it</strong>à di energia<br />

consumata ma anche i costi. Lo dimostra il<br />

boom del fotovoltaico che solo in un anno<br />

ha dimezzato il prezzo e oggi viene acquistato<br />

alla metà rispetto al 2008. Oggi il principale<br />

operatore è americano e lo produce in Cina<br />

ma il mercato è tutto europeo. Dobbiamo<br />

intercettare questi business».<br />

Il lim<strong>it</strong>e, oggi, nelle imprese è secondo lei culturale<br />

o tecnologico?<br />

«È sempre un mix di fattori. Il nostro sistema<br />

economico si è concentrato da anni sul<br />

prodotto a elevato contenuto di manodopera<br />

e ha puntato tantissimo sui bassi costi del<br />

lavoro e sulla svalutazione della lira. Oggi<br />

nessuna di queste due condizioni è presente e<br />

la risposta può essere solo l’innovazione. Ma<br />

si fa fatica a migrare verso la green economy<br />

e molte aziende hanno continuato a seguire il<br />

vecchio modello, delocalizzando».<br />

La crisi però impone una virata netta. Che<br />

consiglierebbe lei a un’azienda oggi?<br />

«Una duplice strategia, di breve e di<br />

lungo periodo: difendere la posizione di<br />

mercato con le modal<strong>it</strong>à che si conoscono,<br />

e prepararsi all’innovazione di prodotto o<br />

processo, o entrambe. In questo secondo<br />

obiettivo il rapporto con l’Univers<strong>it</strong>à è<br />

fondamentale».<br />

e qui tocchiamo un punto dolente. Se ne parla da<br />

anni di mancato dialogo tra impresa e ateneo. una<br />

proposta concreta?<br />

«Cominciare a progettare per un<strong>it</strong>à di ricerca<br />

congiunte. L’impresa deve però uscire dalla<br />

logica che l’Univers<strong>it</strong>à vende solo servizi<br />

o che il professore ha un mero ruolo di<br />

consulente. Oggi le nostre univers<strong>it</strong>à sono<br />

simili a quelle americane. Siamo cambiati e<br />

bisogna sfatare molti m<strong>it</strong>i».<br />

Crede che il <strong>Nord</strong>est possa diventare un utile<br />

laboratorio di proposte di innovazione verde?<br />

«Certo che sì. E la ricerca si potrebbe<br />

concentrare nel distretto delle<br />

nanotecnologie. Ma anche il distretto delle<br />

biotecnologie potrebbe riconvertirsi in questo<br />

senso. Stanford ha aperto la pista: l’Univers<strong>it</strong>à<br />

ha infatti messo in piedi un progetto per<br />

produrre tecnologie che saranno utili tra 10-<br />

30 anni. È questa la forza, la lungimiranza.<br />

E qui a <strong>Nord</strong>est abbiamo sia le competenze<br />

accademiche sia la struttura d’impresa<br />

flessibile per riconvertirci in tempi rapidi.<br />

Non serve fretta. L’innovazione che dà risultati<br />

economici richiede tempi lunghi. Ma serve<br />

una pianificazione regionale a supporto».<br />

In quest’anno di crisi l’economia classica ha<br />

dimostrato i suoi lim<strong>it</strong>i ed è stata attaccata da più<br />

fronti. Viceversa, la green economy è stata defin<strong>it</strong>a<br />

l’economia «del buon senso» e del futuro. è così?<br />

Ci spiegherebbe anche perché?<br />

«Si tratta di due modelli che si assomigliano<br />

nell’analisi ma differiscono molto negli<br />

obiettivi. Nel caso dell’economia classica<br />

il fine è la massimizzazione della cresc<strong>it</strong>a<br />

economica e tutto viene misurato e<br />

rapportato al Pil che è di fatto l’indicatore<br />

principale, se non l’unico, nella produzione<br />

di valore. La green economy ragiona invece<br />

usando lo slogan coniato da Sarkozy, «Oltre<br />

il Pil», che ha dato il via a un grosso progetto<br />

di ricerca, coordinato dal premio Nobel<br />

Joseph E. Stigl<strong>it</strong>z, per declinare e spiegare<br />

le nuove strategie dell’economia verde, che<br />

non mira solo alla produzione ma ad altre<br />

dimensioni di cresc<strong>it</strong>a legate all’ambiente,<br />

al sociale, alle risorse naturali. La svolta di<br />

Obama e la sua pol<strong>it</strong>ica ci dicono che questa<br />

è la strada».<br />

Proviamo allora a tracciare un primo bilancio della<br />

pol<strong>it</strong>ica verde di Barack obama…<br />

«Obama è part<strong>it</strong>o da una necess<strong>it</strong>à: trovare<br />

nuovi stimoli per rilanciare il sistema<br />

economico. E ha invest<strong>it</strong>o. Aveva due<br />

strade davanti: farlo in modo tradizionale<br />

o innovando. Ha scelto, anziché sostenere<br />

l’industria siderurgica, la chimica e la difesa,<br />

di scommettere sull’energia pul<strong>it</strong>a, sull’eolico,<br />

il fotovoltaico e il solare. E ha aiutato<br />

l’industria solo se questa rispettava certi<br />

standard “verdi”. Credo abbia optato per la<br />

scelta più intelligente, e i risultati si vedranno<br />

nel lungo periodo».<br />

e l’Italia cosa sta facendo?<br />

«Il nostro Paese, a differenza di Barack<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 20<br />

21<br />

Tema del mese<br />

Obama ma anche di Gordon Brown, non<br />

ha sfruttato la crisi per definire una sana<br />

traiettoria di sviluppo sostenibile. E stiamo<br />

rincorrendo gli altri. Vedo consapevolezza,<br />

il percorso è stato avviato, ma siamo solo<br />

all’inizio. E, soprattutto, resta il problema di<br />

tradurre le buone idee in fatti».<br />

da dove si può partire?<br />

«Da tutti i livelli. Faccio un esempio:<br />

anche Ca’ Foscari sta facendo il suo e sta<br />

ragionando sui processi organizzativi,<br />

sulle nuove sedi, restauri e manutenzioni<br />

con l’obiettivo dei minimi costi, della<br />

compatibil<strong>it</strong>à ambientale e della cresc<strong>it</strong>a<br />

sostenibile. Questo è un primo passo: meno<br />

energia, meno carta, meno rifiuti».<br />

riusciremo a de-carbonizzare l’economia?<br />

«Sì, è inev<strong>it</strong>abile. Bisogna solo capire con che<br />

veloc<strong>it</strong>à».<br />

e fin<strong>it</strong>a l’era del petrolio, inizierà quella…<br />

«Del solare. Una fonte inesauribile, a<br />

differenza di quelle fossili. Ma non intendo<br />

il fotovoltaico che conosciamo adesso che<br />

ha un livello di efficienza lim<strong>it</strong>ato. Penso al<br />

solare del futuro e ci sono ricerche in corso<br />

da industrializzare».<br />

Vento, acqua, calore della terra, sole, maree.<br />

Su quale, dunque, di queste fonti è meglio<br />

scommettere?<br />

«Direi che per i prossimi trent’anni è meglio<br />

investire su tutte le fonti rinnovabili. Poi sarà<br />

il caso di puntare solo sul solare. Nessuna di<br />

queste oggi è in grado da sola di sost<strong>it</strong>uire<br />

le fonti fossili. Il fabbisogno energetico è in<br />

continua cresc<strong>it</strong>a e le rinnovabili sono ancora<br />

costose. La transizione sarà progressiva ma<br />

alla fine, ripeto, si approderà al solare».<br />

Bisognerà rifare la rete elettrica e, comunque,<br />

oggi permane il problema dell’immagazzinamento<br />

dell’energia rinnovabile, che non è costante…<br />

«Gli Stati Un<strong>it</strong>i stanno già cambiando la<br />

rete e anche la Germania è all’avanguardia<br />

in questo. Noi stiamo andando a traino,<br />

non abbiamo grandi cap<strong>it</strong>ali da investire e<br />

certo non siamo leader di settore. Poi, è vero,<br />

bisognerà costruire delle reti per stabilizzare<br />

i flussi. Il paradosso è che infatti, ad oggi,<br />

non siamo in grado di immagazzinare questa<br />

energia. E siamo molto molto indietro».<br />

Nucleare sì o no?<br />

«Sì se parliamo di nucleare avanzato, di<br />

almeno terza o quarta generazione in modo<br />

da risolvere il problema delle scorie. Ma non<br />

in <strong>Europa</strong>. Serve soprattutto nei Paesi in<br />

via di sviluppo dove la domanda di energia<br />

crescerà rapidamente nei prossimi trent'anni».


l'Analisi<br />

di Sandro Mangiaterra<br />

L’Italia è fanalino di coda, la pol<strong>it</strong>ica è assente ma<br />

le aziende non possono stare ad aspettare. La green<br />

economy è oggi una straordinaria occasione di business<br />

ed è alla portata di tutti. Le tecnologie esistono, bisogna<br />

solo scovarle e lanciarsi prima degli altri nei mercati.<br />

In ballo c’è la riconversione di tutte quelle aziende<br />

meccaniche in difficoltà ma anche la sfida dei nuovi<br />

prodotti verdi, dal bio-tessile alla casa ecologica<br />

CACCIA<br />

AL tESoRo<br />

È il futuro, bellezza. E il futuro è già qui. Non è più tempo di<br />

guardare alla green economy come a qualcosa di distante, che nella<br />

migliore delle ipotesi parla esclusivamente l’inglese del presidente<br />

Barack Obama, il grande sosten<strong>it</strong>ore della rivoluzione verde. Né<br />

di credere che i summ<strong>it</strong> planetari sul riscaldamento globale (ultimo<br />

quello di Copenhagen, in programma dal 7 al 18 dicembre) siano<br />

tragicommedie messe in scena dai potenti della Terra. No. Chi<br />

la pensa così è rimasto fermo, ha gli occhi che guardano indietro<br />

anziché avanti. Se poi fa l’imprend<strong>it</strong>ore, è meglio che cambi<br />

mestiere. Perché al di là delle grandi discussioni sull’effetto serra,<br />

il risparmio energetico, la necess<strong>it</strong>à di contenere le emissioni, un<br />

fatto è certo: la cosiddetta green economy, quell’insieme di migliaia<br />

di attiv<strong>it</strong>à nuove o vecchie lanciate sul mercato in nome del rispetto<br />

ambientale, rappresenta una straordinaria occasione di business.<br />

Da cogliere oggi, se per i prossimi anni si vogliono sfruttare<br />

vantaggi compet<strong>it</strong>ivi sulla concorrenza.<br />

I NumerI deL BuSINeSS<br />

Le cifre in gioco sono impressionanti. Secondo l’Unep, il programma<br />

delle Nazioni un<strong>it</strong>e per l’ambiente, solamente per difendere<br />

il clima sarebbe indispensabile investire 750 miliardi di dollari<br />

all’anno, l’uno per cento del Pil mondiale. Certo, andrebbero<br />

assunti forti impegni. E ognuno dovrebbe fare la propria parte.<br />

Finora, invece, ci si è mossi in ordine sparso. Con il nostro Paese<br />

fanalino di coda: uno studio condotto dalla Deutsche Bank in<br />

collaborazione con l’Earth inst<strong>it</strong>ute della Columbia univers<strong>it</strong>y di<br />

New York calcola che l’Italia, dal 2000 al 2008 abbia speso per<br />

interventi di riduzione dei gas serra 6,4 miliardi di dollari, appena<br />

dietro la Francia (6,6), ma ben al di sotto dei 17,1 miliardi del<br />

Regno Un<strong>it</strong>o e dei 36,6 della Germania. Per non parlare dei 52,1<br />

degli Stati Un<strong>it</strong>i.<br />

L’Italia, purtroppo, non ha ancora deciso se puntare sul nucleare<br />

o sulle rinnovabili ed è impantanata in uno scontro ideologico.<br />

Risultato, ogni programma è bloccato. Basta dare un’occhiata al<br />

Piano Industria 2015, varato dal governo di Romano Prodi e avallato<br />

dall’esecutivo di Silvio Berlusconi. Il bando (concluso) riguardante<br />

l’energia sostenibile ha visto la presentazione di 92 progetti,<br />

che hanno coinvolto 474 aziende e 375 organismi di ricerca,<br />

per un importo complessivo di 1,7 miliardi; le idee ammesse al<br />

finanziamento sono state 30. Quanto al secondo bando concluso,<br />

quello per la mobil<strong>it</strong>à sostenibile, i progetti inviati sono stati 50<br />

(420 imprese e 225 tra univers<strong>it</strong>à e enti di ricerca impegnati,<br />

richieste complessive per 1,4 miliardi), di cui 25 ammessi. Bene,<br />

in entrambi i casi le graduatorie sono state pubblicate ai primi<br />

dell’anno, ma al momento nessun contratto è stato stipulato. Ergo,<br />

nessuno ha ricevuto un centesimo.<br />

Le ImPreSe oLTre LA PoLITICA<br />

Insomma, è vero che la pol<strong>it</strong>ica economica, da noi, è la grande<br />

assente. E che non si può contare più di tanto sugli interventi<br />

delle regioni, sebbene alcune siano scese in campo direttamente, in<br />

particolare il Piemonte e il Trentino-Alto Adige. Gli imprend<strong>it</strong>ori,<br />

tuttavia, non possono e non devono aspettare la mano pubblica.<br />

Persino Berlusconi, nell’introduzione al libro scr<strong>it</strong>to dai giornalisti<br />

Tessa Gelisio e Marco Gisotti, Guida ai green jobs, come l’ambiente<br />

sta cambiando il mondo del lavoro, parla dell’economia verde come<br />

«strumento d’innovazione per superare la crisi da vincente». Ma la<br />

pol<strong>it</strong>ica ha i suoi r<strong>it</strong>mi e i suoi r<strong>it</strong>i. Mentre business is business.<br />

Le opportun<strong>it</strong>à sono lì. Bisogna assolutamente cavalcare la nuova<br />

sensibil<strong>it</strong>à che si fa largo in tutto il mondo, Italia compresa. Una<br />

ricerca dell’Ipsos mostra che la questione della difesa ambientale<br />

è «molto importante» per il 72 per cento degli <strong>it</strong>aliani. Il 63 per<br />

cento è convinto che l’ambiente, in momenti di crisi, cost<strong>it</strong>uisca<br />

una opportun<strong>it</strong>à. Per questo, il 66 per cento vorrebbe maggiori<br />

investimenti in tecnologie per pannelli solari, auto elettriche,<br />

energie rinnovabili. Senza contare le prospettive occupazionali.<br />

Symbola, la fondazione di cui è presidente Ermete Realacci (ex<br />

leader di Legambiente), stima che nei prossimi cinque anni la green<br />

economy possa generare lungo la penisola un milione di nuovi posti<br />

di lavoro.<br />

CreSCITA eSPoNeNzIALe<br />

Per cominciare, la cresc<strong>it</strong>a del comparto delle energie rinnovabili<br />

è esponenziale: più 150 per cento nel 2008 riguardo al fotovoltaico,<br />

più 66 per cento nel solare termico, più 21,9 nell’eolico.<br />

«E attenzione» spiega V<strong>it</strong>torio Chiesa, professore del Pol<strong>it</strong>ecnico<br />

di Milano, che ha curato il Solar energy report, una sorta di bibbia<br />

tra ricercatori e addetti del ramo, «si tratta di aree che non richiedono<br />

né tecnologie eccessivamente sofisticate né enormi impegni<br />

finanziari. Di conseguenza, il settore è alla portata anche delle<br />

piccole imprese. Specie nell’impiantistica, nella messa in opera e<br />

nell’assistenza». Come dire, c’è spazio per tutti.<br />

Nel <strong>Nord</strong>est, il Parco scientifico di Venezia, il distretto del fotovoltaico<br />

di Padova e quello della biodilizia esteso tra Conegliano e<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 22<br />

23<br />

Tema del mese<br />

Belluno, potrebbero diventare punti di riferimento per una miriade<br />

di iniziative e fare da volano per la riconversione di numerose<br />

aziende meccaniche in difficoltà. D’altronde, il fatto che Pordenone<br />

sia in vetta alla classifica del numero di brevetti per milione<br />

di ab<strong>it</strong>anti (277,7) e che Treviso (171,7) e Vicenza (167,2) si collochino<br />

al sesto e settimo posto, sono segnali che danno la misura<br />

della capac<strong>it</strong>à del terr<strong>it</strong>orio di trasformarsi attraverso la strada<br />

dell’innovazione.<br />

FroNTIere dA eSPLorAre<br />

Ma non ci sono solamente l’energia «pul<strong>it</strong>a» e l’industria del<br />

riciclo, che a sua volta vale 40 miliardi di giro d’affari annuo e<br />

cresce a r<strong>it</strong>mi del 20 per cento. Green economy significa pure tutela<br />

del terr<strong>it</strong>orio: va ricordato che l’Italia ha il maggior numero di<br />

s<strong>it</strong>i riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’uman<strong>it</strong>à, 44, di cui<br />

quattro in Veneto e uno in Friuli, oltre alle Dolom<strong>it</strong>i. Non finisce<br />

qui. Dentro questo universo in eccezionale fermento rientra il<br />

mangiare sano, la valorizzazione (e perché no, l’esportazione) dei<br />

182 prodotti Dop e Igp <strong>it</strong>aliani (oltre il 20 per cento del totale<br />

europeo, di cui 25 veneti, 10 originari del Trentino Alto Adige e 4<br />

del Friuli Venezia Giulia).<br />

Ma la nuova frontiera è ancora da esplorare. Potrebbe trasformarsi<br />

in un autentico tesoro per il made in Italy ed è rappresentata dai<br />

prodotti verdi, di ogni settore. Le macchine utensili risentono<br />

pesantemente della crisi internazionale? Vincerà chi saprà proporre<br />

apparecchiature capaci di economizzare energia ed emissioni e di<br />

ridurre drasticamente i costi di produzione. Il tessile è sotto scacco<br />

per la concorrenza cinese? Sarà meglio convertirsi alle fibre naturali<br />

e studiare tessuti nanomodificati in grado di offrire benessere.<br />

Quanto alla casa, cucina ed elettrodomestici dovranno essere di<br />

materiali riciclabili e, soprattutto, fare risparmiare le famiglie.<br />

Le tecnologie sono disponibili. Il punto è saperle scovare e intrecciare.<br />

Per lanciarsi prima degli altri nei nuovi mercati. La sfida<br />

non riguarda unicamente l’auto e colossi come la Fiat. Nessuno<br />

può chiamarsi fuori. Ma per prima cosa occorrerebbe capire che<br />

il vecchio fai-da-te, su cui è nato e cresciuto il m<strong>it</strong>ico modello del<br />

<strong>Nord</strong>est è un ricordo del passato. Oggi, piaccia o no, l’unione fa<br />

la forza. Come canta il vecchio Bob Dylan, The times they are achangin',<br />

i tempi stanno cambiando.<br />

L'Autore Sandro Mangiaterra è stato caporedattore e inviato speciale<br />

di «Panorama» e capo della redazione del «venerdì» di «repubblica».<br />

attualmente collabora con «il sole 24ore» (per la commun<strong>it</strong>y<br />

di nòva24 cura anche il blog northern sky, sui rapporti tra nordest e<br />

nordovest), con «radio 24» ed è ed<strong>it</strong>orialista dei quotidiani veneti del<br />

gruppo «l’espresso».


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BifrontE<br />

il Rapporto<br />

Segno meno per l’intera produzione scaligera (-10,4% nel primo semestre),<br />

l’export e soprattutto per il marmo. ma il sistema moda, il vino<br />

e l’agroalimentare tengono e sono in controtendenza rispetto al resto<br />

del Veneto. Fiori all’occhiello di un sistema, colp<strong>it</strong>o dalla crisi,<br />

in cui oggi arrancano però turismo e commercio. è qui la percentuale<br />

più alta di negozi chiusi<br />

2


il Rapporto<br />

E la fiera rivede la luce<br />

essere accanto alle imprese e ai loro mercati<br />

internazionali. Questa la missione dell’ente fieristico<br />

veronese, alla continua ricerca di opportun<strong>it</strong>à fuori<br />

Italia, come dimostra la cost<strong>it</strong>uzione di Veronafiere<br />

India. e ora, dice il direttore generale mantovani,<br />

«più servizi alle aziende» e consolidamento della<br />

nostra specializzazione nel food, arredamento,<br />

costruzioni e stile di v<strong>it</strong>a<br />

l’umore è alto perché i bei ricordi sono i più freschi: Fieracavalli «è stata<br />

un successo» e Giovanni mantovani, direttore generale di veronafiere, si<br />

gode il momento. d’altra parte la fiera è lo specchio dell’economia di un<br />

terr<strong>it</strong>orio e le crepe non mancano anche in terra scaligera: a segnare il<br />

passo è «soprattutto il settore delle costruzioni».<br />

direttore, questa crisi come sta cambiando l’economia veronese e il mondo<br />

fieristico?<br />

«stanno mutando gli scenari complessivi delle aziende, ma non tutto cambia<br />

in negativo. l’agroalimentare, ad esempio, pur con una piccola frenata<br />

si sta confermando un settore importante. ci aspettiamo un buon vin<strong>it</strong>aly<br />

2010, soprattutto sull’onda favorevole di nuovi mercati come la cina, il<br />

brasile o il nord europa».<br />

Il 2009 è stato l’anno nero del marmo.<br />

«tutto il settore delle costruzioni ha registrato cedimenti. ne abbiamo sent<strong>it</strong>o<br />

le conseguenze a marmomacc e alla stessa ab<strong>it</strong>are il tempo. nonostante<br />

questo le aziende hanno utilizzato le fiere con grande attenzione. c’è stato<br />

un lieve calo di presenze, ma marmomacc ha tutto sommato tenuto.<br />

È l’anno in cui marmo ha fatto crack, con un crollo dell’export di quasi il 40% nel primo semestre; ma<br />

anche l’anno in cui bauli ha comprato motta-alemagna piazzando uno dei colpi più sensazionali del comparto<br />

agroalimentare. i dodici mesi in cui l’export complessivo del sistema verona si è ridotto di un quinto,<br />

in linea con l'andamento veneto; ma anche i mesi in cui il sistema moda ha superato le vend<strong>it</strong>e all'estero<br />

del vino, che comunque non se la passa male.<br />

«butei», che tempesta! se una cosa è certa, è questa: il 2009 della crisi, anche in terra scaligera, ha già<br />

prodotto mutamenti di scenario. Quasi tutti gli indicatori economici sono di segno negativo, ma a voler<br />

trovare segnali di ottimismo basti l’ultima fotografia di Unioncamere del veneto: la veloc<strong>it</strong>à di caduta sta<br />

calando o, detto altrimenti, rispetto alla seconda parte del 2008 ci sono timidi segnali di miglioramento. la<br />

produzione, nei primi sei mesi 2009 ha segnato un -10,4% contro il -12,3% del semestre precedente e<br />

contro il -19,1% del veneto. incoraggiante.<br />

verona, terza provincia del veneto per valore delle esportazioni, undicesima in <strong>it</strong>alia, è in mezzo al guado.<br />

alcuni storici e solidi distretti vivono grande incertezza. il settore lapideo - legato alla flessione del mercato<br />

delle costruzioni - sta soffrendo come mai in passato: un crollo delle esportazioni di quasi il 40% ha ridisegnato<br />

le aspettative di un comparto che dà lavoro a 5mila addetti (oltre all’indotto), mille dei quali sono in<br />

cassa integrazione. negli ultimi tre mesi, tuttavia, sono spuntati segnali di risveglio e gli operatori del settore<br />

indicano nel 2010 l'anno della rinasc<strong>it</strong>a, almeno parziale.<br />

come rileva Unioncamere del veneto, nel complesso il sistema verona, nel primo semestre, ha venduto<br />

all’estero per 3,2 miliardi di euro, il 19,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008 quando si supera-<br />

e non tutto il mondo è fermo:<br />

per non c<strong>it</strong>are la sol<strong>it</strong>a cina,<br />

ci sono Paesi del nord africa<br />

ma anche dell’america latina<br />

che possono diventare nuovi<br />

mercati. È una fine dell’anno<br />

di ombre, ma dove la luce<br />

comincia a farsi vedere».<br />

Come va l’invocata collaborazione<br />

tra fiere nordestine?<br />

«bene. oggi in veneto il processo<br />

di specializzazione è<br />

forte. noi ci siamo consolidati<br />

nell’agroalimentare, nell’arredamento,<br />

nelle costruzioni e<br />

nello stile di v<strong>it</strong>a. ormai non<br />

ci sono sovrapposizioni con<br />

altre fiere».<br />

Che cosa vi chiedono le<br />

aziende?<br />

«Più servizi. le imprese vengono alle fiere chiedendo che siano presenti gli<br />

operatori dei mercati internazionali. e ci chiedono anche di accompagnarle<br />

in quei mercati. È in quest’ottica che quest’anno siamo andati alla ricerca<br />

di nuove opportun<strong>it</strong>à, cost<strong>it</strong>uendo veronafiere india, di cui controlliamo il<br />

51% a fianco di un operatore fieristico indiano. il progetto di sviluppo è<br />

triennale.<br />

dopo questo anno faticoso tutti si sono resi conto che il mercato è davvero<br />

globale. e i nostri orizzonti devono adeguarsi».<br />

Bolla: «La ripresa?<br />

Con alleanze tra imprese»<br />

«Le aziende non possono fare tutto da sole»,<br />

dice il presidente degli industriali scaligeri.<br />

e c’è bisogno «del sistema Paese alle spalle».<br />

Con le banche «il rapporto deve essere<br />

di «collaborazione e non di antagonismo»<br />

e serve una pol<strong>it</strong>ica attenta al rapporto<br />

spese-benefici per la «riduzione del carico<br />

fiscale». A partire dell’Irap<br />

«verona è in questo periodo in<br />

una s<strong>it</strong>uazione privilegiata: grazie<br />

al suo mix di imprese fatto<br />

di realtà attive in settori diversi<br />

tra loro, sta reggendo in media<br />

meglio di altri terr<strong>it</strong>ori». ne è<br />

convinto andrea bolla, presidente<br />

di confindustria verona,<br />

che analizza qui la crisi e le trasformazioni<br />

che sta producendo<br />

sul tessuto produttivo scaligero.<br />

«accanto a settori che sono<br />

affetti da una crisi strutturale<br />

- prosegue - ci sono s<strong>it</strong>uazioni<br />

di rallentamento dovute al mercato<br />

che non tira e che, quindi,<br />

sono destinate a riprendere. ci<br />

sono invece settori anticiclici<br />

che vanno bene. vedo con soddisfazione<br />

la determinazione<br />

degli imprend<strong>it</strong>ori veronesi a<br />

tenere duro».<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 26<br />

2<br />

Presidente, c’è una ricetta per superare la crisi?<br />

«non sarà una ripresa facile e nulla sarà come prima. l’impegno del<br />

governo sugli ammortizzatori sociali è stato lungimirante. adesso, gli<br />

imprend<strong>it</strong>ori si aspettano un intervento che incida sulla ripresa e non più<br />

sulla crisi. bisogna guardare avanti, investire sui giovani, colmare il gap<br />

infrastrutturale, materiale ma anche immateriale.<br />

Le aziende soffrono la mancanza di liquid<strong>it</strong>à. Com'è il rapporto con il cred<strong>it</strong>o?<br />

credo che il dibatt<strong>it</strong>o sulla liquid<strong>it</strong>à sia stato e sia ancora ambiguo. le<br />

imprese reclamano più disponibil<strong>it</strong>à da parte delle banche e queste si<br />

lamentano che non ricevono richieste per investire i loro soldi. serve un<br />

cambiamento culturale. vorrei vedere nascere da questo momento di<br />

difficoltà l'energia per una relazione tra partner più che tra antagonisti.<br />

dalla crisi si esce tutti insieme. nel rapporto con le banche, confindustria<br />

verona ha fatto molto in termini di dialogo e azioni concrete. siamo stati i<br />

primi ad aprire il tavolo già dieci giorni dopo i primi fallimenti internazionali.<br />

volevamo dare il messaggio che si doveva stare dalla stessa parte. abbiamo<br />

organizzato un servizio di consulenza finanziaria per le aziende e chiuso<br />

accordi con ist<strong>it</strong>uti per mettere a disposizione plafond dedicati.<br />

Che cosa va cambiato nel modo di fare impresa nel Veronese?<br />

«verona è una c<strong>it</strong>tà d'impresa: ci sono tante aziende leader a livello internazionale,<br />

un’altissima concentrazione di aziende a cap<strong>it</strong>ale estero. Questo ci dà<br />

solid<strong>it</strong>à. da qui dobbiamo partire per un futuro di cresc<strong>it</strong>a delle imprese. non<br />

un allargamento dimensionale, ma una cresc<strong>it</strong>a per alleanze. verona è un<br />

esempio concreto di come i distretti possano funzionare. ma le imprese non<br />

possono fare tutto da sole. Hanno bisogno del sistema Paese alle spalle».<br />

Alla pol<strong>it</strong>ica quali azioni chiedete a breve termine?<br />

«la pol<strong>it</strong>ica è sovrana nelle scelte strategiche, ma ora serve il coraggio delle<br />

grandi scelte per avviare le riforme strutturali. È il momento di pensare a<br />

una ristrutturazione della relazione tra c<strong>it</strong>tadini, imprese e fisco che porti il<br />

carico fiscale a ridursi. in questo sentiero c’è anche la riduzione compatibile<br />

dell’irap. anche gli enti locali possono fare la loro parte. abbiamo davanti la<br />

grande sfida del federalismo: non sarà facile ma riconquisteremo lo spazio<br />

per legare spesa e benefici».<br />

vano i 4 miliardi. È una flessione in linea con quella regionale, peggiore solo a quelle di treviso e vicenza.<br />

ma in terra scaligera c’è chi la testa fuori dall’acqua l’ha sempre mantenuta. l’agroalimentare, in particolare<br />

il vino, ha tenuto nonostante la buriana mondiale e resta un fiore all’occhiello. e il sistema moda nel<br />

primo semestre ha superato nell’export proprio le bevande, con 332 milioni di euro, rispetto ai 264 milioni<br />

del vino. così la moda rappresenta il 10,2% del totale dell’export veronese.<br />

Forse il burrascone sta per passare. ma non per l’occupazione: i riflessi della crisi sul lavoro hanno un effetto<br />

r<strong>it</strong>ardato rispetto agli indicatori congiunturali. così, per la prima volta dopo anni, il saldo tra nuove<br />

assunzioni e usc<strong>it</strong>e, a fine 2009, sarà negativo: 4.800 posti di lavoro in meno, secondo una proiezione di<br />

Unioncamere, che equivale a una contrazione del 2,2%, leggermente superiore alla media regionale (-<br />

2%). anche la cassa integrazione fa segnare numeri elevati: a settembre sono state 716mila le ore autorizzate,<br />

un ammontare che si sta stabilizzando.<br />

ma verona sta soffrendo anche in un altro comparto, il commercio. la c<strong>it</strong>tà scaligera è l’unica, nel 2009,<br />

che sta vedendo più chiusure di negozi rispetto alle nuove aperture (-16). soffre anche il turismo, sebbene<br />

il lago di Garda sia sempre una grande attrazione. il momento è difficile ma il sistema verona non ha<br />

paura di guardarsi allo specchio. sapendo di vedersi, giocoforza, in mutamento, come nel bel mezzo di<br />

ogni tempesta. ma sapendo che, prima o poi, tornerà il sole.


di nicola Brillo<br />

La crisi si è fatta sentire anche<br />

sull’interporto europa, ma<br />

il Consorzio zai che ne detiene<br />

il 50% (il resto è nelle mani di FS)<br />

continua a investire.<br />

Gli obiettivi tendono al lungo<br />

periodo e prevedono l’estensione<br />

dell’area a 4,2 milioni di metri<br />

quadri, con un’usc<strong>it</strong>a autostradale<br />

e il coinvolgimento dell’aeroporto<br />

Catullo. Il successo? Non avere<br />

concorrenti nel largo di 200 km<br />

a luglio 2008 è stato toccato il massimo storico<br />

di traffico merci ferroviario movimentato nell'interporto<br />

di verona. sei mesi dopo si era passati al<br />

minimo. Flavio zuliani, presidente del consorzio<br />

zai, non si preoccupa molto di queste montagne<br />

russe, perché è ab<strong>it</strong>uato a pensare sul lungo<br />

periodo. e il Quadrante europa, l'interporto tra i<br />

più grandi d'europa, guarda già alle scadenze del<br />

prossimo trentennio.<br />

l'ultimo tassello è il nuovo terminal, inaugurato<br />

lo scorso ottobre, che si estende su un’area complessiva<br />

di circa 50mila metri quadri, suddivisa in<br />

tre settori (stoccaggio e movimentazione di casse<br />

mobili e container). È dotato di cinque binari,<br />

lunghi complessivamente 3.000 metri, e serv<strong>it</strong>i<br />

da due gru per un investimento complessivo<br />

di 10 milioni. «si tratta di un terminal tra i più<br />

avanzati d'europa, realizzato in soli 12 mesi»,<br />

spiega zuliani, ai vertici del consorzio, azionista<br />

ChE<br />

MontAgnE<br />

ruSSE PEr<br />

iL QuADrAntE<br />

al 50% del Quadrante europa (l'altro 50% è delle<br />

Ferrovie dello stato). Un interporto che l'amministratore<br />

delegato di tren<strong>it</strong>alia moretti ha defin<strong>it</strong>o<br />

«la gallina dalle uova d'oro».<br />

l'85% di tutto ciò che passa le alpi attraverso il<br />

brennero si ferma infatti qui. in particolare l’interporto<br />

gestisce i traffici merci internazionali provenienti<br />

o diretti al centro-nord europa, i traffici da<br />

e per la Francia, la spagna e per i Paesi dell'est<br />

europeo. attualmente sono 300mila i metri quadrati<br />

coperti, che diventeranno 1,3 milioni nei<br />

prossimi 15-20 anni (e altri 15mila posti di lavoro<br />

si sommeranno ai 10mila attuali).<br />

«le aziende investono da noi – prosegue zuliani<br />

– perché offriamo servizi, sistemi di sicurezza e<br />

facciamo formazione. e, cosa molto importante,<br />

costiamo il 20% in meno rispetto ai compet<strong>it</strong>or<br />

europei. Un esempio di pubblico che funziona».<br />

la storia inizia nel 1948, con una legge firmata<br />

scelba-de Gasperi, che decreta la nasc<strong>it</strong>a di zai,<br />

un consorzio di sviluppo industriale per il settore<br />

ortofrutticolo, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da comune, Provincia e<br />

camera di commercio di verona. da allora ha<br />

accompagnato lo sviluppo economico veronese.<br />

in 61 anni ha visto crescere, grazie anche al<br />

Quadrante europa, a 2,5 milioni di metri quadrati<br />

di superficie e collaborato con le Ferrovie della<br />

stato che qui hanno deciso di fare il più grande<br />

hub d'<strong>it</strong>alia.<br />

Posto all'incrocio delle autostrade del brennero<br />

(direttrice nord-sud) e serenissima (direttrice<br />

ovest-est), nonché all'incrocio delle linee<br />

ferroviarie verona–brennero e milano–veronavenezia,<br />

prevede un’espansione a medio-lungo<br />

termine fino a 4,2 milioni di mq. e sarà realizzata<br />

un'appos<strong>it</strong>a usc<strong>it</strong>a autostradale.<br />

Un sistema interportuale che funziona, registra in<br />

tempi rapidi la crisi: nella seconda metà del 2008<br />

2<br />

il Rapporto<br />

le prime avvisaglie e nel 2009 un calo stimato<br />

nello scambio del 12%, r<strong>it</strong>enuto però “fisiologico”<br />

da zuliani. attualmente vengono trattati 26,4<br />

milioni di tonnellate di merci, 20 su gomma e 6,4<br />

su ferro.<br />

l'interporto veronese riunisce le tre principali<br />

categorie di operatori: le attiv<strong>it</strong>à produttive, ossia<br />

"i caricatori”, le aziende di spedizione e gli operatori<br />

logistici. tra le varie aziende che hanno scelto<br />

verona ci sono volkswagen Group <strong>it</strong>alia, saima<br />

avandero, Kuehne+nagel, schenker, corsi spa e<br />

Hangartner terminal.<br />

l’interporto Quadrante europa è al primo posto<br />

tra i poli della logistica e dell’innovazione in <strong>it</strong>alia,<br />

davanti all’area science Park di trieste, la Fiera<br />

di milano, l’ist<strong>it</strong>uto europeo di oncologia di milano<br />

e il Pol<strong>it</strong>ecnico di torino. Un recente studio del<br />

censis sulla rete interportuale <strong>it</strong>aliana ha riconosciuto<br />

«l’eccellenza dell’interporto veronese, con<br />

un enorme potenziale di cresc<strong>it</strong>a». dal medesimo<br />

studio risulta che, affinché non si creino disarmonie,<br />

è necessario che un modello come questo<br />

«non debba essere riprodotto se non a meno di<br />

200 km di distanza».<br />

Una questione aperta quella della riorganizzazione<br />

degli interporti in <strong>it</strong>alia (ora sono 25) e con<br />

un numero ancora in cresc<strong>it</strong>a. verona fa il 35%<br />

delle merci scambiate in <strong>it</strong>alia, con Padova e<br />

bologna si arriva al 65% nazionale. «crediamo<br />

che dovrebbero essere al massimo cinque gli<br />

hub importanti in <strong>it</strong>alia, gli altri organizzati in<br />

sub-hub – conclude zuliani -. meglio sarebbe<br />

creare e sfruttare una rete nazionale tra le diverse<br />

realtà, altrimenti si crea troppa confusione». con<br />

il dirimpettaio aeroporto catullo per ora ci sono<br />

solo rapporti di buon vicinato, ma l'idea di far<br />

diventare in futuro l'interporto veronese un hub<br />

trimodale, è più che un auspicio.


il Rapporto<br />

Nel mezzo della battaglia per<br />

il controllo tra le componenti<br />

veronese e bresciana, e nonostante<br />

il rosso di bilancio, l’aeroporto<br />

offre molte opportun<strong>it</strong>à: dal nuovo<br />

stadio alla metro di superficie,<br />

fino alla rete intermodale<br />

con Trento, Brescia e mantova.<br />

Il calo di traffico è consistente<br />

(-11,4% i passeggeri) ma il<br />

presidente Bortolazzi conferma<br />

gli investimenti e promette<br />

«un cambio di marcia»<br />

i piani di riorganizzazione interna e quelli di sviluppo<br />

industriale sono appena stati approvati dai soci, ma<br />

la prima urgenza è quella di risalire nei conti: tra il<br />

2008 e il 2009 le perd<strong>it</strong>e complessive pare supereranno<br />

infatti i 10 milioni di euro. Perd<strong>it</strong>e, queste,<br />

generate soprattutto da montichiari, lo scalo bresciano<br />

con cui continua il braccio di ferro per la<br />

concessione; ma è qui che si gioca la part<strong>it</strong>a per il<br />

futuro del sistema aeroportuale del Garda, che<br />

comprende anche mantova e trento, e che potrà<br />

davvero prendere quota solo quando lo scalo bresciano<br />

diventerà produttivo.<br />

a rilanciare verona ci pensa intanto il nuovo Piano<br />

terr<strong>it</strong>oriale di coordinamento provinciale che ha dato<br />

v<strong>it</strong>a a una vera e propria cabina di regia per uno<br />

sviluppo in rete. e tra i progetti spunta, a sorpresa,<br />

anche quello di un nuovo stadio. a confermarlo è<br />

stato di recente il presidente del chievoverona,<br />

luca campedelli, pronto a lasciare la storica sede di<br />

veronello. si comincia con il nuovo centro sportivo<br />

(costo previsto 11 milioni), poi lo stadio. e a beneficiare<br />

della nuova struttura sarebbe anche l'aeroporto<br />

catullo, che cerca da tempo spazi commerciali e<br />

nuovi parcheggi. Una posizione ideale, visto che da<br />

qui passerebbe anche la futura metropol<strong>it</strong>ana di superficie<br />

(vicenza-verona-Fiera-aeroporto-mantova)<br />

e altri importanti collegamenti stradali.<br />

i numeri del sistema aeroportuale <strong>it</strong>aliano (e verona<br />

non fa eccezione) sono infatti negativi. il 2008 si è<br />

chiuso in linea con la media degli aeroporti nazionali<br />

(-1,7%). sono stati 3,4 milioni i passeggeri che nel<br />

2008 sono trans<strong>it</strong>ati nello scalo veronese, contro i<br />

3,51 milioni dell’anno precedente (-3%). numeri<br />

negativi che si sono riversati sui conti: il bilancio di<br />

esercizio 2008 si è chiuso con un fatturato pari a<br />

61,7 milioni e una perd<strong>it</strong>a di 5,8 milioni (erano 1,7<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

in VoLo<br />

L<strong>it</strong>i E ProgEtti<br />

un anno fa). sui conti, fa sapere la società, hanno<br />

pesato però accantonamenti straordinari, la svalutazione<br />

della partecipazione nella controllata d’annunzio<br />

spa per oltre quattro milioni e altri oneri.<br />

nei primi 10 mesi dell'anno la s<strong>it</strong>uazione non è<br />

cambiata, anzi. il numero dei passeggeri si è ulteriormente<br />

ridotto, scesi a 2,74 milioni, in calo<br />

dell'11,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno<br />

scorso. caduta maggiore per i clienti internazionali<br />

(-13,4%) e cargo (-18%). «stiamo mettendo in<br />

campo tutte le nostre risorse per fronteggiare il difficile<br />

momento che il settore sta vivendo – commenta<br />

il presidente dello scalo veronese Fabio<br />

bortolazzi – l’intervento attuato sulla struttura organizzativa<br />

della società ha permesso di ridurre le<br />

ripercussioni negative».<br />

ma l'ammodernamento non si ferma. dopo le nuove<br />

sale di imbarco e ai controlli di sicurezza, si sono<br />

recentemente conclusi i lavori di ristrutturazione del<br />

terminal partenze del catullo. nuovo anche il banco<br />

per i tour operator, con l'aumento dei check-in, e un<br />

nuovo blocco uffici di circa 600 mq. «stiamo anche<br />

lavorando sodo per l’attuazione di un piano di sviluppo<br />

che all’usc<strong>it</strong>a dalla crisi ci consentirà di cambiare<br />

marcia e di dare alle nostre c<strong>it</strong>tà il sistema aeroportuale<br />

che si mer<strong>it</strong>ano», assicura bortolazzi. e l'aumento<br />

di cap<strong>it</strong>ale da 40 milioni di euro votato recentemente<br />

dall'assemblea va in questa direzione.<br />

l’operazione, che dovrà realizzarsi in quattro tranche<br />

entro il 2012, è finalizzata a far fronte agli impegni<br />

previsti dal piano di investimenti per i prossimi anni.<br />

l'evoluzioni degli scali del nord <strong>it</strong>alia passa anche<br />

attraverso una loro maggiore caratterizzazione,<br />

come spiega bortolazzi: «linate ha raggiunto ormai<br />

il lim<strong>it</strong>e dei voli, è in area urbana e non può svilupparsi<br />

oltre, stesso discorso vale per bergamo».<br />

30<br />

e guarda al modello londinese: «a londra hanno<br />

decine di aeroporti in un’area compresa in un raggio<br />

di cento chilometri. la stessa cosa si potrebbe<br />

fare qua, lasciando a malpensa i voli internazionali,<br />

a linate e verona il business, a bergamo il low cost<br />

e a brescia il cargo». e per far decollare il sistema<br />

aeroportuale del Garda, che comprende anche l'aeroporto<br />

montichiari di brescia, è stato nominato<br />

nuovo direttore generale massimo soppani, ingegnere<br />

veneziano ex save.<br />

Per far quadrare i conti, verona (e gli altri aeroporti<br />

<strong>it</strong>aliani) battono intanto cassa al cipe e riescono a<br />

strappare l'adeguamento tariffario. dal primo gennaio<br />

gli aeroporti <strong>it</strong>aliani saranno così in grado di<br />

sbloccare piani di investimento per complessivi 10<br />

miliardi di euro.<br />

negli ultimi due mesi la società che gestisce i due<br />

aeroporti è stata al centro di forti tensioni tra l'anima<br />

veronese e quella bresciana, tanto da rischiare<br />

di far saltare tutto e mandare all'aria milioni di euro<br />

di investimenti fatti finora. la s<strong>it</strong>uazione sembra<br />

essersi rasserenata nelle ultime settimane, grazie<br />

anche all'intervento dei big pol<strong>it</strong>ici nazionali di riferimento.<br />

e intanto prende piede un super progetto<br />

per unire sotto un'unica holding le infrastrutture<br />

della zona, che metta insieme trasporti su gomma,<br />

ferrovia, mare e aereo. Hanno cominciato a parlarsi<br />

i presidenti delle quattro Province interessate<br />

all'area (verona, trento, mantova e brescia). superati<br />

i campanilismi, l'idea di fondo è quella di<br />

creare una gestione comune di tutti i trasporti, dalla<br />

quale non può prescindere uno stretto dialogo<br />

con il Quadrante europa. e se la prospettiva futura<br />

è questa, le baruffe tra veronesi e bresciani sarebbero<br />

davvero poca cosa.<br />

N. Br.<br />

Sommiamo relazioni. Sottraiamo ostacoli. Moltiplichiamo idee. Condividiamo esperienze.<br />

DAL PRIMO ORGANIZZATORE DIRE T TO<br />

DI FIERE D’ITALIA, 365 GIORNI DI<br />

GRANDI E VENTI.<br />

GENNAIO<br />

15-17 Motorbikeexpo<br />

21-25 Vivi la Casa - Mostra dell’ab<strong>it</strong>are.<br />

Soluzioni d’arredo classiche e moderne. Prodotti e servizi per la casa e gli sposi<br />

FEBBRAIO<br />

4-7 Fieragricola - International agri-business show<br />

24-28 Progetto Fuoco - Mostra internazionale di impianti ed attrezzature per la produzione di<br />

calore ed energia della combustione di legna<br />

26 febbraio Luxury & Yachts - Salone internazionale del lusso<br />

1 marzo<br />

27 febbraio Salone Italiano del Golf - S.I.G.<br />

1 marzo<br />

MARZO<br />

APRILE<br />

6-7 Model Expo Italy - Fiera del modellismo<br />

6-7 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione,<br />

componentistica informatica<br />

8-12 Agrifood Club - Salone dell’alimentare di qual<strong>it</strong>à<br />

8-12 Vin<strong>it</strong>aly - Salone internazionale del vino e dei distillati<br />

8-12 Enol<strong>it</strong>ech - Salone internazionale delle tecniche per la v<strong>it</strong>icoltura, l’enologia e delle<br />

tecnologie olivicole ed olearie<br />

8-12 Sol - Salone internazionale dell’olio d’oliva extravergine di qual<strong>it</strong>à<br />

MAGGIO<br />

5-7 Greenbuilding - Mostra e convegno internazionale su effi cienza energetica e arch<strong>it</strong>ettura<br />

sostenibile<br />

5-7 Solarexpo - Mostra e convegno internazionale su energie rinnovabili e generazione<br />

distribu<strong>it</strong>a<br />

21-23 Veronafi l 1 - Manifestazione fi latelica, numismatica, cartofi la<br />

22-26 Siab - International techno-bake exhib<strong>it</strong>ion<br />

25-27 Automotive Dealer Day - Informazioni, strategie e strumenti per la commercializzazione<br />

automobilistica<br />

CALENDARIO SUSCETTIBILE DI VARIAZIONI<br />

www.veronafi ere.<strong>it</strong><br />

SETTEMBRE<br />

16-20 ArtVerona - Fiera d’arte moderna e contemporanea<br />

16-20 Ab<strong>it</strong>are il Tempo - Giornate internazionali dell’arredo<br />

29 settembre<br />

2 ottobre<br />

NOVEMBRE<br />

Marmomaccc - Mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie<br />

4-7 Fieracavalli - International horse festival<br />

5-6 Anteprima Novello - Presentazione produzione vino novello 2010<br />

25-27 Job & Orienta- Scuola, orientamento e formazione del lavoro<br />

26-28 Veronafi l 2 - Manifestazione fi latelica, numismatica, cartofi la<br />

27-28 Elettroexpo - Mostra mercato di elettronica, radiantismo, strumentazione,<br />

componentistica informatica<br />

MANIFESTAZIONI ALL’ESTERO<br />

19-20<br />

Gennaio<br />

21-22<br />

Gennaio<br />

16-18<br />

Febbraio<br />

24-28<br />

Febbraio<br />

Vin<strong>it</strong>aly India - New Delhi - Salone dei vini <strong>it</strong>aliani di qual<strong>it</strong>à<br />

Vin<strong>it</strong>aly Singapore - Salone dei vini <strong>it</strong>aliani di qual<strong>it</strong>à<br />

Vin<strong>it</strong>aly U.S. Tour - Miami - Salone dei vini <strong>it</strong>aliani di qual<strong>it</strong>à<br />

Job & Orienta / AULA Madrid - Scuola, orientamento, formazione e lavoro<br />

maggio Vin<strong>it</strong>aly Russia - Salone dei vini <strong>it</strong>aliani di qual<strong>it</strong>à<br />

7-10<br />

Giugno<br />

R-Energy Brasile - Fiera internazionale di energie rinnovabili<br />

ottobre Stonexpo / Marmomacc Americas<br />

ottobre Vin<strong>it</strong>aly U.S. Tour - Salone dei vini <strong>it</strong>aliani di qual<strong>it</strong>à<br />

<strong>novembre</strong> Vin<strong>it</strong>aly China - Salone dei vini <strong>it</strong>aliani di qual<strong>it</strong>à<br />

<strong>novembre</strong> Vin<strong>it</strong>aly Japan & Korea - Salone dei vini <strong>it</strong>aliani di qual<strong>it</strong>à<br />

www.veronafi ere.<strong>it</strong>


il Rapporto<br />

di Eleonora Vallin<br />

Va in giro al mercato, risponde<br />

a mail, fax e lettere scr<strong>it</strong>te a mano.<br />

Il sogno di Flavio Tosi? è già realtà<br />

ed è una «c<strong>it</strong>tà con un’alta qual<strong>it</strong>à<br />

della v<strong>it</strong>a e dei servizi». dalle ronde<br />

agli investimenti nel verde, il futuro<br />

chiama in causa viabil<strong>it</strong>à in stile<br />

europeo e grandi infrastrutture.<br />

La cultura? «Funziona», risponde.<br />

e la partnership con il Louvre<br />

aumenterà la visibil<strong>it</strong>à di quella<br />

che vuole essere a pieno t<strong>it</strong>olo un<br />

«modello da im<strong>it</strong>are»<br />

«LA MiA VEronA<br />

non hA<br />

DifEtti»<br />

il prossimo sarà l’anno dei quaranta tondi tondi. Un bel traguardo per chi ha la pol<strong>it</strong>ica nel sangue da<br />

sempre e, ufficialmente, dal 1991 anno dell’iscrizione alla lega nord-liga veneta.<br />

veronese doc, per nasc<strong>it</strong>a ed elezione, Flavio tosi guarda la sua c<strong>it</strong>tà con amore. Un difetto? «sono<br />

campanilista e innamorato, mi perdonerà ma non ne trovo nemmeno uno», risponde lesto alla domanda.<br />

Un sogno? «Quello di realizzare una grande c<strong>it</strong>tà potenziando le sue vocazioni: fiera, aeroporto, interporto,<br />

cultura, arte, qual<strong>it</strong>à dei servizi e della v<strong>it</strong>a». Poi si z<strong>it</strong>tisce pochi secondi e precisa: «Più che un<br />

sogno, ormai è una realtà». «non saremo certo la c<strong>it</strong>tà più bella d’<strong>it</strong>alia, ci sono roma, venezia e Firenze<br />

– aggiunge – ma di certo incarniamo un modello da im<strong>it</strong>are. Una c<strong>it</strong>tà medio-grande dove si vive bene<br />

e dove si ha tutto».<br />

ne sono passati di anni da quel famoso giro per le vie di verona con un tigrotto al guinzaglio, poi portato<br />

in una conferenza stampa in comune per promuovere il circo padano che girava per le c<strong>it</strong>tà del nord. e<br />

sono fin<strong>it</strong>e le «gag» popolari, i colpi di scena e le battute, vere o presunte, come quella del «leon magna<br />

teròn».<br />

la sua elezione, a verona, nel 2007 è stata quasi un plebisc<strong>it</strong>o. Più del 60% dei voti. ma il suo successo<br />

perdura nel tempo, anzi cresce. secondo la classifica di «mon<strong>it</strong>or c<strong>it</strong>tà», stilata quest’anno, tosi è infatti il<br />

sindaco più amato dai c<strong>it</strong>tadini con il 66,9% dei consensi. supera il torinese sergio chiamparino, Gianni<br />

alemanno e perfino la milanese letizia moratti.<br />

Sindaco, come si fa ad essere in cima alla lista dei più amati?<br />

«È una questione di modi di fare, di essere. e di responsabil<strong>it</strong>à. mi comporto normalmente ma con<br />

grande disponibil<strong>it</strong>à di tempo e ascolto. sono un sindaco a tempo pieno, 24 ore su 24 e la gente lo<br />

riconosce».<br />

Come si rapporta all’elettorato? è un pol<strong>it</strong>ico di strada, di battaglia o di governo?<br />

«io giro per strada, vado spesso al mercato, incontro la gente, ascolto i loro problemi. mi faccio fornire i<br />

dati, cerco di entrare nella questione e di dare sempre una risposta. meglio se con i fatti».<br />

Flavio zanonato è su facebook, altri sindaci veneti tengono costantemente aggiornato il loro blog. Lei è<br />

tecnologico, multimediale?<br />

«Per fortuna sono giovane e ho grande dimestichezza con questi mezzi. e il rapporto con i giovani elettori<br />

è molto forte. ma ho scelto di non avere facebook perché è uno strumento delicato da gestire, assorbe<br />

tempo e richiede grande attenzione per ev<strong>it</strong>are polemiche pol<strong>it</strong>iche. chi mi cerca sa comunque dove e<br />

come trovarmi, e la segreteria funziona benissimo. leggiamo ogni mail, fax o lettera scr<strong>it</strong>ta a mano. in<br />

questo siamo efficienti e cerchiamo sempre di dare una risposta in tempi brevi».<br />

Com’era, com’è e come sarà Verona? Passato, presente e futuro dell’era Tosi...<br />

«com’era? bè, quando sono arrivato ho trovato una c<strong>it</strong>tà ferma che aveva trascurato alcuni aspetti legati<br />

alla sicurezza. c’erano degrado, sporcizia, disordine. Gli investimenti erano fermi da 15 anni, parlo di<br />

opere strutturali e di grandi cantieri. nessun investimento significativo».<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 32<br />

33<br />

da dove è part<strong>it</strong>o?<br />

«Ho iniziato dalla sicurezza e oggi verona è al primo posto per ordine pubblico.<br />

Poi abbiamo rilanciato l’economia e le infrastrutture. ora siamo in fase avanzata<br />

per le procedure del Passante nord, circa 400 milioni di investimento; a breve ci<br />

sarà la gara per il filobus per altri 150 milioni di euro. abbiamo anche finanziato<br />

nuovi parchi attorno alla c<strong>it</strong>tà e approvato per primi, in veneto, il Pat, il Piano di<br />

assetto del terr<strong>it</strong>orio».<br />

Parliamo allora di urbanistica. Come sta cambiando la c<strong>it</strong>tà?<br />

«stiamo diventando una c<strong>it</strong>tà verde con una grande attenzione all’ambiente. a<br />

breve sorgeranno tre grandi parchi: uno di 80mila metri quadrati, il Parco di san<br />

Giacomo, uno di 190mila nel luogo dell’ex caserma Passalacqua, infine un terzo<br />

di 40mila vicino alla stazione. Per quanto riguarda la viabil<strong>it</strong>à, verona sarà al passo<br />

con le più moderne c<strong>it</strong>tà europee e avrà una circonvallazione completa. il traforo<br />

delle torricelle (il tunnel sotto la collina, ndr) servirà a questo».<br />

Stato dell’opera di Verona Sud, zona ex Cartiere.<br />

«Qui sorgerà uno dei tre parchi c<strong>it</strong>ati, quello di 40mila, annesso a un’area commerciale<br />

e direzionale con due torri alte cento metri che daranno nuovo volto<br />

all’ingresso in c<strong>it</strong>tà. e parlo di altissima arch<strong>it</strong>ettura. di pregio e prestigio».<br />

Il rapporto di Verona con la Fiera che è dentro la c<strong>it</strong>tà. opportun<strong>it</strong>à. Lim<strong>it</strong>i, progetti<br />

per la nuova area ex polo finanziario.<br />

«Qui, di fatto, è stato bloccato ogni progetto perché era il posto sbagliato. la<br />

Fiera ha bisogno di spazi e di aree per svilupparsi. Qui oggi c’è oggi il parcheggio<br />

della Fiera. l’obiettivo è realizzare presto altri servizi».<br />

e la sua ubicazione in c<strong>it</strong>tà crea problemi?<br />

«non vedo grandi code, la viabil<strong>it</strong>à funziona. abbiamo fatto interventi importanti per<br />

snellire il traffico. l’essere in c<strong>it</strong>tà aiuta i vis<strong>it</strong>atori fieristici a raggiungere il centro. e la<br />

polizia municipale garantisce l’ordine ai quartieri interessati dalle manifestazioni».<br />

dopo la vicenda Goldin, siete ripart<strong>it</strong>i firmando un contratto quinquennale con il Louvre.<br />

è al via la prima mostra. Il contributo finanziario del Comune è fondamentale.<br />

Quanto state investendo in cultura, quale l’obiettivo per Verona?<br />

«innanz<strong>it</strong>utto ci tengo a sottolineare che il contratto con il louvre porterà in dote<br />

molto più di qualche mostra. si parla infatti di interscambio di esperienze e di<br />

studenti, e di collaborazioni varie per un percorso culturale completo da qui ai<br />

prossimi cinque anni.<br />

verona è già una c<strong>it</strong>tà con una grande vocazione culturale. Una c<strong>it</strong>tà d’arte a tutti<br />

gli effetti con almeno sette edifici importanti. devo, ahimé, dire che in quest’anno<br />

di crisi il comune ha dovuto tagliare risorse a bilancio per destinarle al sociale. ma<br />

l’intervento di cariverona è stato fondamentale. l’arena è in leggerissima flessione,<br />

il teatro tiene. il sistema, insomma, funziona».<br />

Lei ha creato il “modello ronde”. Altrove c’è stato un gran clamore ma dopo un avvio iniziale oggi stentano a<br />

vedersi. A Verona continuano le ronde? Come sono organizzate?<br />

«È vero, siamo part<strong>it</strong>i a <strong>novembre</strong> del 2008, un anno fa, e il governo ha preso molto dalla nostra esperienza.<br />

ad oggi impegniamo circa 200 volontari che rimborsiamo simbolicamente e che ruotano a turni per orari e<br />

competenze, secondo le esigenze del comune che si coordina con le associazioni. siamo assolutamente in<br />

linea con la normativa e i c<strong>it</strong>tadini apprezzano questo servizio».<br />

Investimento in sicurezza: dalle ordinanze all’eserc<strong>it</strong>o. La pol<strong>it</strong>ica Tosi per una c<strong>it</strong>tadinanza sicura è…<br />

«l’eserc<strong>it</strong>o ha dato buoni frutti. e la mia idea è che più pattuglie ci sono nel terr<strong>it</strong>orio meglio è. i c<strong>it</strong>tadini sono<br />

più sicuri e prendono loro possesso della c<strong>it</strong>tà diventando controllori dell’ambiente che li circonda. la mia<br />

pol<strong>it</strong>ica è quella di un controllo a rete. e verona è una c<strong>it</strong>tà che ha bisogno di più forze coordinate. i mil<strong>it</strong>ari<br />

sono in linea con la tradizione e la c<strong>it</strong>tà è ab<strong>it</strong>uata a divise e forze dell’ordine».<br />

Sorgerà a Verona il nuovo centro veneto per l’identificazione e l’espulsione dei c<strong>it</strong>tadini extracomun<strong>it</strong>ari?<br />

«È una decisione che spetta al ministero degli interni. la sede in provincia di verona mi pare ormai un fatto<br />

assodato. e reputo a questo punto improbabile che andrà altrove».<br />

I tempi?<br />

«direi che la decisione dovrebbe arrivare tra due-tre mesi. l’allestimento dovrebbe concludersi in sei. diciamo che<br />

tra nove mesi circa dovremmo arrivare a regime. il luogo dovrebbe essere quello dell’ex caserma dismessa».


il Rapporto<br />

di Mattea Guantieri<br />

redd<strong>it</strong>i praticamente dimezzati, una contrazione<br />

della produzione pari a circa un quarto del totale,<br />

un calo del valore su base annua che si aggira<br />

intorno al 20%: è una strada tutta in sal<strong>it</strong>a quella<br />

dell’agricoltura veronese, sottoposta a costi produttivi<br />

che tolgono risorse e che non vengono certo<br />

compensati dai prezzi dei prodotti agricoli che<br />

si stanno riducendo in maniera drammatica.<br />

a incidere maggiormente sull’andamento negativo<br />

sono le produzioni frutticole dove sono coinvolti<br />

la quasi total<strong>it</strong>à dei comuni veronesi con un<br />

fatturato che ha sfiorato nel 2008 i 300 milioni,<br />

ma che è in flessione rispetto all’anno precedente.<br />

Un settore importante per l’economia veronese<br />

che con 1.721.700 quintali di mele, 661.699<br />

quintali di pesche, e 510mila di kiwi ha rappresentato,<br />

nel 2008, l’8% del totale nazionale, interessando<br />

circa 10mila addetti (Fonte istat). eppure<br />

la specializzazione del terr<strong>it</strong>orio non riesce a<br />

fronteggiare l’attuale s<strong>it</strong>uazione economica negativa.<br />

esempio sintomatico è la mela: solo dieci<br />

anni fa gli ettari coltivati erano 6.265 contro gli<br />

attuali 4.531 e con una produzione di 2,28 milioni<br />

quintali rispetto gli attuali 1,7 milioni. dal ‘99 ad<br />

oggi, si è assist<strong>it</strong>o a una contrazione sia delle superfici<br />

che della produzione pari a circa un quarto<br />

del totale. Una crisi che ha molte concause e che<br />

rischia di assestare un colpo con conseguenze<br />

particolarmente negative alla circa mille aziende<br />

interessate e ai 5mila addetti tra fissi e stagionali.<br />

Per superare la crisi, dicono gli operatori veronesi,<br />

serve maggior aggregazione dell’offerta e la nasc<strong>it</strong>a<br />

di un marchio riconoscibile, ma senza costi<br />

aggiuntivi. daniele Gardoni della cia, confederazione<br />

<strong>it</strong>aliana degli agricoltori, ricorda che la produzione<br />

negli anni ottanta «percepiva il 40%, ora<br />

siamo al 20-25%. i produttori spariranno se non<br />

L’AgriCoLturA<br />

è SEMPrE Più CooP<br />

Per gli addetti ai lavori è l’unica via d’usc<strong>it</strong>a dalla crisi: perché il modello<br />

cooperativo integra la filiera, accentra l’offerta e tutela la produzione locale.<br />

Il comparto è in flessione del 20% a valore e del 25% a produzione, soffrono<br />

frutta, tabacco e lattiero caseari. Tengono fragole e vino. e, tra le aziende,<br />

chi investe in innovazione ed energie rinnovabili. In provincia il primato degli<br />

ettari coltivati a biogas, oltre il 70% di tutto il Veneto<br />

sarà loro riconosciuto il giusto guadagno». la<br />

cooperazione è la strada per uscire dalla crisi anche<br />

per damiano berzacola, presidente di<br />

coldiretti verona: «Questa crisi economica, da<br />

molti sfruttata per abbassare i prezzi in modo del<br />

tutto ingiustificato, mostra quando sia frammentato<br />

e dunque debole il nostro sistema di offerta.<br />

È il modello cooperativo, quello vincente, perché<br />

esso già rappresenta una modal<strong>it</strong>à di produzione<br />

e distribuzione che integra i diversi anelli della filiera<br />

agroalimentare ed è tutta locale. Per questo<br />

coldiretti ha promosso l’associazione nazionale<br />

delle cooperative agricole e di trasformazione<br />

agroindustriale aderenti all’Unci. l’obiettivo è di<br />

realizzare la più grande centrale cooperativa<br />

agroalimentare a livello nazionale: così si aggrega<br />

l’offerta, si concentra la trasformazione del prodotto<br />

locale e si valorizzano le produzioni delle<br />

nostre imprese agricole». la cooperazione della<br />

provincia di verona, del resto, ha già dei numeri<br />

di tutto rispetto: 59 cooperative attive, oltre 4.800<br />

soci aderenti a Fedagri-confcooperative e un volume<br />

d’affari che supera i 180 milioni con una<br />

quota destinata all’export pari al 24% (in gran<br />

parte, destinato al mercato europeo e per un<br />

10% extra Ue).<br />

Una fase molto delicata nel veronese l’attraversa<br />

anche il settore del tabacco: 25mila i quintali prodotti<br />

nell’unica provincia del veneto che si dedica<br />

a questa coltura, 22 le aziende interessate con un<br />

fatturato di 9 milioni di euro all’anno che viene<br />

distribu<strong>it</strong>o tra i proprietari tabacchicoli e i 600 lavoratori<br />

all’interno della filiera. le difficoltà, in<br />

questo caso, sono soprattutto a livello internazionale,<br />

la produzione in europa è sostenuta dal<br />

contributo dell’Unione europea e se questo contributo<br />

verrà tolto gli effetti saranno disastrosi so-<br />

3<br />

prattutto nel campo dell’occupazione. l’annata<br />

appena conclusa è da annoverarsi tra le più “sfortunate”<br />

anche per il lattiero caseario veronese. i<br />

2,8 milioni di quintali di latte scaligero partecipano,<br />

infatti, agli 11 milioni e mezzo di quintali del<br />

veneto, che si colloca al terzo posto in <strong>it</strong>alia, dopo<br />

lombardia ed emilia romagna, e segna il 10,7%<br />

della produzione nazionale. «i produttori hanno<br />

lavorato in perd<strong>it</strong>a - spiegano dalla coldiretti - la<br />

media delle quotazioni del latte è stata di 26/28<br />

centesimi/l<strong>it</strong>ro, ben sotto la soglia di sopravvivenza<br />

è cioè il costo di produzione». ma se in generale<br />

verona risente del “male” di questa stagione, a<br />

tenere, con un fatturato in cresc<strong>it</strong>a del 5%, un<br />

giro d’affari di 24 milioni più una remunerazione<br />

per ettaro tra le più alte in <strong>it</strong>alia – 9,2 milioni di<br />

euro liquidati ai 220 soci - è la cantina sociale di<br />

negrar, in valpolicella, zona di produzione dell’omonimo<br />

vino e di amarone. «Gli ultimi investimenti<br />

per consolidare la presenza all’estero e soprattutto<br />

nuove linee di prodotto, come l’amarone<br />

bio - spiega il direttore daniele accordini – ci hanno<br />

consent<strong>it</strong>o in un momento molto complesso<br />

come questo non solo di mantenere il controllo<br />

della s<strong>it</strong>uazione, ma di migliorare la produzione,<br />

trovando canali distributivi diversi».<br />

a salvare verona dalla crisi ci pensano però anche<br />

le fragole delle 150 aziende specializzate localizzate<br />

a san Giovanni lupatoto, che esportano<br />

oltre il 70% del prodotto, ora in attesa del marchio<br />

dop, nonché i tre impianti a biogas aperti in<br />

provincia testimonianza di una volontà forte di<br />

investimento nelle energie alternative. a verona<br />

si concentra infatti quasi il 70% degli ettari invest<strong>it</strong>i<br />

a livello regionale in coltivazioni destinate a<br />

biogas, in prevalenza cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i da mais e da colture<br />

foraggiere.


il pendolino<br />

di Franco Migliorini<br />

ambiente è indivisibile e appartiene a<br />

L’ tutti. È interesse di tutti e di ciascuno<br />

farsi carico del principio di sostenibil<strong>it</strong>à. e il<br />

principio si applica ai quadri locali, dove i<br />

singoli e le collettiv<strong>it</strong>à vivono e operano.<br />

nel caso particolare delle emissioni in<br />

atmosfera, i principali imputati sono, come<br />

noto, il riscaldamento, l’industria e il<br />

traffico. il loro effetto cresce comunque<br />

nelle aree urbane, secondo la dimensione,<br />

e a prescindere dal livello di sviluppo<br />

economico.<br />

Una variabile a parte è la geomorfologia,<br />

che può giocare pro o contro, secondo i<br />

casi, nell’allontanare o trattenere le<br />

emissioni locali.<br />

in questo caso il nordest è solo parte di un<br />

tutto – stavolta sì unificante - che si chiama<br />

pianura padana. Un grande catino in cui le<br />

emissioni ristagnano e si diffondono<br />

equamente tra tutti, ben racchiuse dalla<br />

cinta montana, che ci protegge dai venti<br />

freddi, quelli che più a nord si prendono<br />

invece carico di disperdere, ma non certo<br />

di eliminare, gas e polveri prodotti dal<br />

welfare europeo che tutti vogliamo.<br />

i rimedi sono gli stessi per tutti: fanno capo<br />

a norme, tecnologie e comportamenti. che<br />

sono efficaci solo se combinati con<br />

lungimiranza di vedute e disciplina di<br />

applicazione.<br />

Questo coinvolge i decisori collettivi e i<br />

comportamenti individuali, tanto meglio<br />

quanto più entrambi agiscono in sintonia, e<br />

nella giusta direzione.<br />

in altre parole pol<strong>it</strong>ica e società, per il<br />

tram<strong>it</strong>e delle amministrazioni, centrali e<br />

periferiche.<br />

MUOVERSI TUTTI<br />

E MUOVERSI MEGLIO<br />

Il tema è minimizzare gli spostamenti e massimizzare l’uso dei mezzi,<br />

pubblici e privati, su gomma e su ferro, come in europa insegnano<br />

i sistemi intermodali delle realtà mature. Serve dunque un’attenzione<br />

nuova, e tecnologicamente più evoluta, da parte della pol<strong>it</strong>ica,<br />

e una consapevolezza diversa dei singoli<br />

la mobil<strong>it</strong>à, a breve e lungo raggio, è un<br />

fattore in cresc<strong>it</strong>a proporzionale con lo<br />

sviluppo, che non può essere compressa<br />

ma può essere razionalizzata, secondo una<br />

regolazione che avviene anche nel mercato,<br />

ma che non può accettarlo o subirlo<br />

passivamente, senza un riferimento<br />

all’interesse generale: l’ambiente.<br />

e allora occorre pensare a quella parte<br />

delle pol<strong>it</strong>iche che attiene la sfera locale,<br />

dove indirizzi e comportamenti si fondano<br />

nelle pratiche del quotidiano. trans<strong>it</strong>i e<br />

pendolarismi, di persone e di merci, sono<br />

gli ingredienti per quella frazione di<br />

ambiente che riguarda la mobil<strong>it</strong>à, alla<br />

scala regionale e urbana.<br />

il nordest della grande intrapresa<br />

individuale e della dispersione ab<strong>it</strong>ativa<br />

ruralista non è stato in grado di formulare,<br />

col tradizionale fai da te, la risposta alla<br />

mobil<strong>it</strong>à stradale e individuale, quella che<br />

esso stesso genera in misura crescente, e<br />

da cui si sente parimenti oppresso e<br />

frustrato.<br />

al tempo stesso, la mutata geografia<br />

economica comun<strong>it</strong>aria espone il nordest<br />

alla cresc<strong>it</strong>a dei nuovi trans<strong>it</strong>i, da e per<br />

l’est. e questi trans<strong>it</strong>i, tutti stradali,<br />

sommano alla arretratezza tecnologica e<br />

organizzativa dei nuovi mercati la strategia<br />

dei sistemi ferroviari europei che si<br />

riorganizzano bypassando le alpi, a est<br />

come a ovest, e indirizzando verso la<br />

grande enclave padana i soli vettori<br />

stradali, col loro carico inquinante e il loro<br />

ingombro stradale crescente.<br />

in assenza di alternative più razionali il<br />

mercato opera così, specie là dove nessuno<br />

3<br />

avanza nuove offerte, ferroviarie,<br />

intermodali e logistiche.<br />

invocare il principio di razional<strong>it</strong>à significa<br />

perciò parlare dell’interesse collettivo. la<br />

mobil<strong>it</strong>à va orientata secondo una forma di<br />

risparmio energetico inteso in senso lato,<br />

che freni la evoluzione del sistema<br />

insediativo disperso, consideri le risorse<br />

materiali e umane perdute negli<br />

spostamenti e nella incidental<strong>it</strong>à, postuli<br />

una visione integrata e non più<br />

frammentaria del settore trasporti. dove la<br />

demagogia stradale e il business<br />

infrastrutturale non chiudano il circu<strong>it</strong>o<br />

delle pol<strong>it</strong>iche locali.<br />

il tema è minimizzare gli spostamenti e<br />

massimizzare l’uso dei mezzi, pubblici e<br />

privati, su gomma e su ferro, come in<br />

europa insegnano i sistemi intermodali<br />

delle realtà mature.<br />

con l’incremento del circolante che vanifica<br />

il miglior rendimento dei motori, coi centri<br />

urbani ormai incompatibili con le auto, con<br />

la cresc<strong>it</strong>a suburbana che delinea la nuova<br />

realtà metropol<strong>it</strong>ana, è tempo di siglare un<br />

nuovo patto tra pol<strong>it</strong>iche pubbliche e<br />

comportamenti individuali.<br />

la mobil<strong>it</strong>à, assunta come espressione di<br />

libertà e di benessere, è una materia che<br />

richiede una attenzione nuova, e<br />

tecnologicamente più evoluta, della pol<strong>it</strong>ica,<br />

e una nuova consapevolezza diversa,<br />

individuale ma non individualista, dei singoli.<br />

non è la soluzione di tutti i problemi, ma<br />

solo ciò che ragionevolmente si chiede al<br />

trasporto per contribuire a risolverli.<br />

fmigliorini@virgilio.<strong>it</strong>


Economia<br />

di Roberta Benedetto<br />

gas di<br />

frontiErA<br />

Sfiora ormai il caso diplomatico tra Italia e Slovenia<br />

il progetto per il rigassificatore nel golfo di Trieste.<br />

dei due progetti in campo, quello nella zona industriale<br />

dismessa di zaule pare in dir<strong>it</strong>tura d’arrivo. ma Lubiana<br />

ha posto il veto, gli ambientalisti propongono un<br />

referendum popolare e i tempi si allungano. In ballo ci<br />

sono 370 nuovi posti di lavoro, meno costi di bolletta<br />

energetica per famiglie e imprese e, per l’Italia,<br />

una minor dipendenza dall’estero<br />

«L’ho detto mille volte agli sloveni: se salta il mio rigassificatore,<br />

sentiamo un botto. Se salta la centrale nucleare di Krsko, diventiamo<br />

tutti come Pompei. Ma loro alzano il prezzo e non so per quali moti-<br />

vi. E poi ci sono gli ambientalisti che hanno bloccato lo sviluppo del<br />

nostro Paese…. beh, a Monfalcone hanno fatto una battaglia contro<br />

il gas e si sono tenuti il carbone. Secondo lei sono andati meglio o<br />

peggio?». È un fiume in piena il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza.<br />

Il no dei “vicini” all’opera di cui ormai si parla dal 2000 non gli<br />

va proprio giù. Anche perché alla realizzazione del rigassificatore è<br />

legato il suo “sogno”: trasformare Acegas Aps nella seconda multiutil<strong>it</strong>y<br />

d’Italia, dopo quella di Roma. Come? Con la compartecipazione<br />

all’affaire, posta dall’amministrazione comunale come una delle cond<strong>it</strong>io<br />

sine qua non, che significa per la società nordestina la disponibil<strong>it</strong>à<br />

del 15% di gas degli 8 miliardi di metri cubi l’anno (il 10% del<br />

fabbisogno nazionale) che saranno prodotti dall’impianto progettato<br />

dalla catalana Gas Natural. Per non parlare delle royalty, che potrebbero<br />

far abbassare la bolletta energetica di famiglie e imprese triestine,<br />

e dei posti di lavoro indotti: 300 per la costruzione e 70 una volta che<br />

il terminale entrerà in funzione.<br />

dIBATTITo TuTT’orA APerTo<br />

Dopo l’inaugurazione in pompa magna, lo scorso ottobre, del rigassificatore<br />

al largo di Porto Levante, nel rodigino, il dibatt<strong>it</strong>o a Trieste<br />

ha visto un’improvvisa accelerata. Che non ha, almeno<br />

per ora, modificato la posizione contraria degli sloveni,<br />

di molti c<strong>it</strong>tadini e dei sindaci di alcuni comuni<br />

confinanti, preoccupati da ragioni legate alla sicurezza,<br />

ma che continua a registrare un consenso pol<strong>it</strong>ico sostanzialmente<br />

bipartisan sull’opera. Del resto, lo stesso<br />

ministro allo Sviluppo economico Claudio Scajola in<br />

quella occasione era stato chiaro: «Abbiamo scontato<br />

veti miopi dall’interno, non possiamo permetterci di<br />

scontare anche quelli dall’esterno». E anche Paolo Scaroni,<br />

ai vertici dell’Eni, si è già schierato a favore.<br />

In realtà, anche se l’attenzione sembra catalizzata su<br />

uno soltanto, i progetti sul piatto sono ancora due.<br />

Da un lato quello on shore di Gas Natural che prevede<br />

la costruzione del rigassificatore e di due serbatoi da<br />

140mila metri cubi sulla terraferma, in particolare<br />

nell’area industriale dismessa di Zaule, dove una volta<br />

c’erano le raffinerie. Uno dei 50 s<strong>it</strong>i più inquinati<br />

d’Italia che la stessa società catalana bonificherebbe<br />

a sue spese, con un intervento del valore di circa 50<br />

milioni di euro. Dall’altro c’è il progetto di un’altra<br />

azienda spagnola, Endesa, oggi conflu<strong>it</strong>a nel colosso<br />

tedesco E.On, che prevede invece un terminale off<br />

shore nel golfo di Trieste.<br />

La vicenda singolare è che l’<strong>it</strong>er di questi due progetti<br />

sta procedendo praticamente di pari passo. Ma, mentre<br />

il primo è diviso in due parti (quella strettamente<br />

legata al terminale che ha già ottenuto dal ministero<br />

dell’Ambiente nel luglio scorso il decreto Via, la<br />

valutazione d’impatto ambientale, e il gasdotto di<br />

collegamento di cui si occuperà Snam Rete Gas che è<br />

ancora in attesa di autorizzazione), il secondo prevede<br />

un unico piano e già entro la fine dell’anno potrebbe<br />

ottenere tutti i permessi necessari.<br />

L’IPoTeSI deL reFereNdum PoPoLAre<br />

E a quel punto, chi deciderà? La palla passerà alla<br />

Regione Friuli Venezia Giulia che convocherà la Conferenza<br />

dei servizi e, naturalmente, al governo. Anche se<br />

il sindaco Dipiazza non ha dubbi: il terminale di Zaule<br />

è meno costoso e ha tutte le carte in regola per vincere.<br />

E a chi lo indica come un mostro scaccia-vis<strong>it</strong>atori, il<br />

primo c<strong>it</strong>tadino replica: «Non mi sembra che Barcellona e Tokyo,<br />

che pure hanno un rigassificatore, siano c<strong>it</strong>tà poco turistiche».<br />

Intanto la questione è sempre più “calda” e c’è chi, come alcuni<br />

ambientalisti, propone un referendum popolare. «Lo prevede la<br />

normativa Ue - afferma Roberto Giurastante, presidente Green<br />

action transnational e portavoce Alpe Adria green per l’Italia – ed<br />

è giusto che i c<strong>it</strong>tadini esprimano la loro opinione su un tema così<br />

importante. È comunque assurdo che ogni governo vada per conto<br />

proprio. Italia, Slovenia e Croazia devono arrivare a un accordo per<br />

la pianificazione energetica coordinata. In ogni caso un impianto on<br />

shore è assolutamente improponibile mentre uno in mare dovrebbe<br />

essere collocato ad almeno 20 chilometri dalla costa. Quindi l’ideale<br />

sarebbe al largo della Croazia».<br />

Secondo Giurastante, Zaule è il luogo meno indicato. «Basti pensare<br />

– spiega – che quell’area è inser<strong>it</strong>a a pieno nel contesto urbano, vicino<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 3<br />

3<br />

rovigo, l’indotto<br />

è assicurato<br />

Primi bilanci pos<strong>it</strong>ivi a poco più di un mese dall’avvio del rigassificatore di Porto<br />

Levante. Sono 56 in nuovi posti di lavoro per 43 milioni di contratti con imprese locali<br />

per progettazione e realizzazione degli impianti. L’apporto sul fabbisogno di gas, a livello<br />

nazionale, sarà del 10%<br />

Una risposta concreta, capillare e mirata alle esigenze del terr<strong>it</strong>orio. in tempo di crisi economica<br />

e occupazionale, non si poteva chiedere di più al terminale di rigassificazione adriatic<br />

lng, ovvero la prima struttura al mondo off shore in cemento armato per la ricezione, lo<br />

stoccaggio e la rigassificazione del gas naturale liquefatto (Gnl) pienamente operativo dal<br />

20 ottobre scorso e posizionato al largo di Porto levante (rovigo), nell’alto mare adriatico,<br />

a circa 15 chilometri dalla costa veneta. a un mese e mezzo dall’inaugurazione ufficiale di<br />

questa mega infrastruttura energetica, progettata, costru<strong>it</strong>a e gest<strong>it</strong>a dalla joint venture tra<br />

Qatar terminal lim<strong>it</strong>ed (45%), exxon mobil <strong>it</strong>aliana Gas (45%) ed edison (10%), i primi<br />

risultati sono dunque più che pos<strong>it</strong>ivi. soprattutto per quanto riguarda il versante del lavoro<br />

e delle ricadute sul terr<strong>it</strong>orio per contratti accesi.<br />

il terminale adriatic lng, dove attualmente lavorano in tutto 88 dipendenti, ha infatti creato<br />

56 nuovi posti di lavoro: tra i nuovi assunti, più della metà provengono dal veneto e 16 dalla<br />

provincia di rovigo. e proprio per favorire gli spostamenti da e per la piattaforma, oltre ad<br />

alcune esigenze logistiche, dall’eliporto di Padova si può accedere al terminale grazie a un<br />

elicottero navetta messo a disposizione dall’azienda stessa.<br />

oltre alla rigorosa selezione e alla formazione del personale di bordo e di terra, come ad<br />

esempio ingegneri, tecnici o addetti amministrativi tutti altamente specializzati, il terminale<br />

ha posto grande attenzione nell’offrire opportun<strong>it</strong>à alle aziende locali per la forn<strong>it</strong>ura di beni<br />

e servizi. nella provincia di rovigo sono già stati stipulati contratti per un valore di circa 43<br />

milioni di euro, che comprendono la costruzione del metanodotto, della base operativa di<br />

terra, la progettazione e la realizzazione di due speciali rimorchiatori, il sistema di mon<strong>it</strong>oraggio<br />

ambientale e la gestione dei rifiuti e dei servizi di sicurezza.<br />

a evidenziare l’importanza strategica del rigassificatore in <strong>it</strong>alia, all’avanguardia per innovazione<br />

tecnologica, progettuale e per la prospettiva a lungo termine, è Umberto Quadrino,<br />

amministratore delegato di edison: «Quest’infrastruttura è unica al mondo e aiuterà decisamente<br />

a rafforzare la sicurezza delle forn<strong>it</strong>ure energetiche in <strong>it</strong>alia, coprendo il 10% del<br />

fabbisogno nazionale di gas».<br />

Ma.na.<br />

a rioni popolatissimi come Servola che conta 40mila ab<strong>it</strong>anti, attaccata<br />

a nove impianti già esistenti ad alto rischio e a 35 depos<strong>it</strong>i di gasolio<br />

e olio combustibile che sorgono a poche decine di metri dal luogo<br />

individuato per i due grossi serbatoi del rigassificatore. A segu<strong>it</strong>o di<br />

una nostra denuncia, l’Unione Europea ha messo in mora l’Italia confermando<br />

che manca un adeguato sistema di sicurezza per gli impianti<br />

già esistenti, figuriamoci se aggiungiamo rischio su rischio…».<br />

«Non condivido argomentazioni strumentali – sostiene Sergio<br />

Razeto, presidente degli industriali di Trieste che invece appoggiano<br />

con forza l’opera – ma r<strong>it</strong>engo fondamentale un’ampia informazione<br />

e un confronto con le ist<strong>it</strong>uzioni e l’opinione pubblica sulla sostenibil<strong>it</strong>à<br />

del progetto. La ragione è semplice: oggi il sistema <strong>it</strong>aliano<br />

dipende per il 90% del fabbisogno dal gas d’importazione. E dotare<br />

il nostro terr<strong>it</strong>orio di un rigassificatore provvisto delle migliori tecnologie<br />

in termini di sicurezza non influirà minimamente su altre<br />

direttrici di sviluppo come il turismo».


l'Analisi<br />

di Jacopo Giliberto<br />

il grAnDE gioCo<br />

degli intErESSi<br />

Il ministero dell’Ambiente ha deciso di non scegliere: che siano<br />

il mercato, la capac<strong>it</strong>à di lobby e di investimento, che siano la<br />

disponibil<strong>it</strong>à di metano liquefatto e i prezzi a stabilire quali rigassificatori<br />

avranno successo. Il ministero ha approvato molti dei progetti<br />

presentati; è in arrivo il via-libera ecologico al rigassificatore di<br />

Brindisi della Br<strong>it</strong>ish Gas mentre non fa opposizione ai due progetti<br />

paralleli della Venezia Giulia, cioè quello (ex Endesa) dell’Eon al<br />

largo di Monfalcone e quello proposto dalla catalana Gas Natural<br />

a Trieste-Zaule. Sarà il mercato a decidere quale andrà avanti. Un<br />

mercato reso difficile dai prezzi bassi del metano – i prezzi bassi<br />

scoraggiano gli investimenti e allungano i tempi di rientro – e dalla<br />

competizione.<br />

Se in tempo di vacche grasse i concorrenti sorridono benignamente,<br />

in questo periodo - in cui il mercato del gas gira su prezzi stracciati<br />

e con una domanda pietosa - la competizione ha quasi i toni della<br />

perfidia. La concorrenza si gioca tra Paesi, tra interi sistemi economici<br />

in moto, e scende su tutti i livelli fino a dentro alle singole<br />

aziende, dove un reparto cerca di spuntare un successo a scap<strong>it</strong>o<br />

dell’altra divisione.<br />

LA CoNCorreNzA è deNTro e FuorI<br />

Un esempio di competizione interna a un’azienda? L’Eon ha rilevato<br />

il progetto dell’Endesa al largo di Monfalcone, un progetto che<br />

spicca per il suo costo poiché i terminali gasieri al largo chiedono un<br />

investimento più sostanzioso, ma la stessa Eon partecipa a un progetto<br />

di rigassificatore nel golfo del Carnaro, in Dalmazia. Saranno<br />

realizzati entrambi i progetti oppure (più probabilmente) vincerà<br />

solamente uno dei due?<br />

Un altro esempio simile di competizione interna alle aziende: la<br />

Gas Natural non ha in lizza solamente Zaule. Un altro progetto, di<br />

ottima qual<strong>it</strong>à industriale, è a Taranto, in Puglia. Vista la vicinanza,<br />

ovvio che l’impianto pugliese è concorrente con quello di Brindisi<br />

della Br<strong>it</strong>ish Gas.<br />

Un esempio di grande competizione tra sistemi nazionali. Il rigassificatore<br />

di Trieste dovrebbe sorgere proprio in faccia alla rada di<br />

La questione del rigassificatore di Trieste rientra in uno<br />

scenario più ampio e internazionale, dove incidono, più<br />

che il ministero dell’Ambiente, il progetto concorrente<br />

South Stream, le lobby e le aziende impegnate nella<br />

realizzazione. L’Italia ne ha previsti in tutto 12, ma la<br />

domanda di gas è in discesa e si stima che se ne<br />

costruiranno almeno tre. e rovigo, nello scacchiere<br />

nazionale, resta per ora l'unico impianto attivo<br />

Capodistria, con grande dispetto degli sloveni. C’è da osservare<br />

che l’enorme carbonile (cominciato a costruire peraltro ai tempi<br />

della Repubblica socialista jugoslava, ma per fortuna i tempi sono<br />

cambiati e oggi Lubiana può lamentarsi a Bruxelles del progetto<br />

triestino), e che ha occupato buona parte della baia di Capodistria<br />

dal lato delle storiche saline venete, non ha un’estetica migliore di<br />

un rigassificatore, tanto più ora con i progetti di ingrandimento e<br />

copertura. Ma lo scenario è assai più vasto e il progetto triestino si<br />

inserisce nei sistemi internazionali e nel “grande gioco”.<br />

IL FATTore SLoVeNIA e I CoNCorreNTI “SComodI”<br />

Nelle scorse settimane, la Slovenia ha stretto un accordo a filo doppio<br />

con i moscov<strong>it</strong>i della Gazprom per far passare il gasdotto South<br />

Stream, che percorrerà i Balcani portando in <strong>Europa</strong> il metano<br />

dell’Asia Centrale. Del progetto fa parte l’Eni, e Silvio Berlusconi se<br />

n’è fatto promotore con Vladimir Vladimirovic Putin contrastando<br />

il progetto franco-statun<strong>it</strong>ense concorrente del gasdotto balcanico<br />

Nabucco. Basta osservare gli schieramenti durante la brevissima e<br />

dolorosa guerra dell’estate 2008 tra la Russia e la Georgia, uno dei<br />

Paesi attraversati dal progetto Nabucco: Sarkozy e gli Stati Un<strong>it</strong>i<br />

parteggiavano per la Georgia filo-Usa, Berlusconi per la Russia<br />

putiniana. Oggi la Gazprom, diventata amicissima di Lubiana, non<br />

vede con piacere un rigassificatore concorrente da 8 miliardi di<br />

metri cubi di metano nella rada di Trieste: l’importazione di metano<br />

via nave costa un po’ di più rispetto al metano che arriva da vecchie<br />

condutture già ammortate, ma costa assai meno di quelle migliaia di<br />

chilometri di tubazioni da posare dall’Asia Centrale fino al confine<br />

austriaco. E la Gas Natural sarebbe un concorrente assai fastidioso<br />

al South Stream.<br />

IL CASo-eSemPIo dI roVIGo<br />

A fine ottobre intanto è stato avviato al largo di Porto Levante<br />

(Rovigo), in mezzo al mare di fronte al Delta del Po e con vista sulla<br />

centrale Enel di Isola Camerini, il primo rigassificatore <strong>it</strong>aliano che<br />

non appartiene all’Eni, quello realizzato dalla ExxonMobil e dalla<br />

Qatar Petroleum su progetto dell’Edison. Da qualche settimana<br />

il metano portato via nave dagli impianti di liquefazione di Ras<br />

Laffan, sulla sponda di un Golfo Persico dalle acque opache color<br />

nocciola, arriva liquido a 162 gradi sotto zero nei termos naviganti<br />

delle navi metaniere e viene immesso nei serbatoi del rigassificatore.<br />

L’acqua di mare lo riscalda, e a -160 il liquido trasparente come<br />

acqua comincia a ribollire come una pentola sul fuoco e diventa<br />

vapore (il processo di rigassificazione è ad alta tecnologia e assai più<br />

raffinato rispetto all’immagine di una pentola di acqua bollente, ma<br />

dal punto di vista della fisica il principio è lo stesso).<br />

Il metano tornato gas viene pompato nella tubazione che arriva<br />

fino alla spiaggia, attraversa il sottosuolo delle lagune e percorre<br />

gli argini, e il gas arriva a Minerbio, tra Bologna e Ferrara dove un<br />

vecchio giacimento vuoto è stato trasformato nel principale nodo<br />

<strong>it</strong>aliano del gas e dove confluiscono i principali metanodotti di<br />

importazione.<br />

Tanto gas, ma se ne consuma poco. In settembre la domanda <strong>it</strong>aliana<br />

era precip<strong>it</strong>ata del 9% circa rispetto a un anno fa, cioè 8 miliardi<br />

di metri cubi circa in meno l'anno, mentre gli stoccaggi sono pieni<br />

fino all'orlo e i metanodotti appena potenziati (le condutture da<br />

Algeria e Russia da qualche settimana riescono a importare 13 miliardi<br />

di metri cubi in più) rovesciano in Italia valanghe di metano<br />

che nessuno vuole.<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 0<br />

1<br />

LA STImA? Se Ne reALIzzerà SoLo uN Terzo<br />

Di fronte a questa domanda bassa e a questa offerta abbondante, hanno<br />

senso tutti i progetti di rigassificatori? Ne sono stati cens<strong>it</strong>i dodici, ma<br />

si stima che ne verranno realizzati non più di tre o quattro.<br />

Di sicuro, gli 8 miliardi di metri cubi consumati in meno dagli<br />

<strong>it</strong>aliani sono pari alla taglia media di un terminale, e la caduta della<br />

domanda potrebbe corrispondere alla cancellazione di un impianto.<br />

Inoltre, per un terminale di costo fra 600 e 800 milioni, il servizio<br />

di rigassificazione costa circa un centesimo per ogni metro cubo<br />

riportato allo stato gassoso: se l'impianto chiede un investimento<br />

più cospicuo, il costo del servizio potrebbe rendere poco compet<strong>it</strong>ivo<br />

il progetto.<br />

Oltre a quello appena inaugurato a Rovigo, ai due progetti nel golfo<br />

di Trieste, a quello di Taranto e al rigassificatore della br<strong>it</strong>ish Gas a<br />

Brindisi, hanno molte probabil<strong>it</strong>à di essere costru<strong>it</strong>i i terminal di<br />

Porto Empedocle in Sicilia (Enel), Priolo-Melilli nel polo petrolchimico<br />

siracusano (Erg e Shell) mentre si sta costruendo la nave rigassificatrice<br />

da ormeggiare al largo di Livorno (Eon con Iride). Non<br />

si sa molto del progetto di terminali d'alto mare davanti a Ravenna<br />

(Belleli, interessata l'Eni) e a Senigallia (Suez Gaz de France, interessata<br />

forse l'Api). Sorgenia a Gioia Tauro ha già avuto il via libera<br />

ambientale per il suo progetto, che ha la particolar<strong>it</strong>à di essere sdoppiato<br />

tra l'impianto di rigassificazione a terra e un min<strong>it</strong>erminale di<br />

scarico delle navi in un'isoletta artificiale al largo. Nessun aggiornamento<br />

di rilievo per la proposta (gruppo Sensi) di costruire un piccolo<br />

rigassificatore galleggiante al largo di Civ<strong>it</strong>avecchia e per quella<br />

della Sovay con Edison a Rosignano (Livorno).<br />

L'Autore Jacopo giliberto nato a venezia nel 1961, è giornalista al<br />

sole 24 ore. si occupa di tematiche energetiche e ambientali. Ha scr<strong>it</strong>to<br />

diversi libri. Figlio, nipote, fratello e mar<strong>it</strong>o di giornalisti.


l'intervista<br />

«gLi inCEntiVi?<br />

VAnno Contro<br />

iL MADE in <strong>it</strong>ALy»<br />

Stefano Beraldo, ad del Gruppo Coin, cr<strong>it</strong>ica le provvidenze per l’auto,<br />

che spiazzano le scelte delle famiglie rispetto ai beni come abbigliamento<br />

e mobilio, in cui è forte il <strong>Nord</strong>est. Svela d’essere un manager diviso tra<br />

strategia, esperienza e sperimentazione. Il Gruppo è in espansione grazie<br />

a scelte innovative di format ma anche a «un lavoro di anni». La moda?<br />

«L’<strong>it</strong>alian style resiste – dice – ma oggi bisogna trovare il compromesso<br />

nel rapporto qual<strong>it</strong>à-prezzo»<br />

di Domenico Pecile<br />

Colto (studi classici segu<strong>it</strong>i da una laurea in<br />

Economia e commercio). Controcorrente<br />

(«Se si incentiva la spesa dell'automobile,<br />

resta ben poco per cambiare capi di<br />

abbigliamento o elettrodomestici»).<br />

Determinato («Le performance pos<strong>it</strong>ive sono<br />

frutto di un lavoro continuativo»). Sicuro<br />

(«L'Italian style regge, ma è fondamentale<br />

saper leggere i trend di mercato»). Stefano<br />

Beraldo, dal 2005 è amministratore<br />

delegato e direttore generale di Gruppo<br />

Coin. In meno di due anni ha portato la<br />

cap<strong>it</strong>alizzazione dell'azienda da circa 320<br />

milioni di euro a oltre 750 milioni. Lo<br />

scorso 13 <strong>novembre</strong> al teatro dal Verme<br />

di Milano ha ricevuto il Premio eccellenza<br />

2009 organizzato da Manager<strong>it</strong>alia e dal<br />

Centro di formazione del management<br />

del terziario (Cfmt). La motivazione del<br />

prestigioso riconoscimento è il riassunto di<br />

una v<strong>it</strong>a dedicata all'industria, al marchio<br />

<strong>it</strong>aliano e al successo: «Un nuovo modo<br />

di concepire il negozio e l'abbigliamento,<br />

l'eccellenza nel retail moderno».<br />

una carriera di successo e un approdo con es<strong>it</strong>i<br />

molto pos<strong>it</strong>ivi nel Gruppo Coin, grazie a una pol<strong>it</strong>ica<br />

che punta a razionalizzare le risorse e diminuire i<br />

tagli. Si sente un po' “un caso isolato" in un periodo<br />

in cui le aziende continuano a soffrire e a licenziare<br />

i collaboratori?<br />

«Le performance pos<strong>it</strong>ive del Gruppo,<br />

tanto in termini dimensionali quanto in<br />

redd<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à, non sono episodiche ma il frutto<br />

di un lavoro continuativo svolto negli ultimi<br />

quattro anni: abbiamo invest<strong>it</strong>o molto,<br />

utilizzando peraltro esclusivamente risorse<br />

finanziarie da noi generate, e attivato una<br />

strategia di retail globale, grazie alla quale<br />

Coin è diventato leader nel mercato della<br />

vend<strong>it</strong>a di abbigliamento con una quota del<br />

4,51%. Questi risultati assumono peraltro<br />

una rilevanza particolare perché ottenuti in<br />

un contesto di crisi».<br />

Lei è sicuramente non favorevole agli incentivi<br />

alla Fiat e fa notare che le persone che lavorano<br />

nell'abbigliamento raggiungono quota un milione<br />

contro le 475mila un<strong>it</strong>à del settore auto. I primi non<br />

sono mai stati oggetto di incentivo. C'è una ragione<br />

plausibile o resta vero che questi interventi statali<br />

sono quanto meno antistorici?<br />

«Nonostante siano scesi i tassi del mutuo<br />

così come le bollette di gas e luce, il redd<strong>it</strong>o<br />

delle famiglie è intaccato dalla crisi. Se<br />

poi si incentiva la spesa dell'automobile<br />

nuova resta ben poco per cambiare capi di<br />

abbigliamento, mobilio e elettrodomestici,<br />

con l'aggravante che favoriamo un comparto<br />

in cui le aziende <strong>it</strong>aliane cost<strong>it</strong>uiscono la<br />

minoranza, togliendo così risorse ai beni<br />

di consumo che rappresentano il made in<br />

Italy».<br />

dice di non volersi occupare di pol<strong>it</strong>ica, ma lancia<br />

al governo proposte molto concrete. Per il bonus<br />

statale alle aziende che non licenziano lei ha fatto<br />

pure i conti, e lo Stato ci guadagnerebbe. Le è<br />

giunta qualche risposta?<br />

«Il ministro delle Finanze in aprile ha detto<br />

che era una cosa da fare ma temo rimarrà<br />

un'idea nel cassetto».<br />

Il Gruppo è leader di mercato nella vend<strong>it</strong>a di abbigliamento<br />

al dettaglio con i marchi ovs industry e<br />

Coin. Il focus target al quale vi rivolgete cambia<br />

rispetto alla nazione in cui operate?<br />

«Noi esportiamo i nostri format. Il mondo<br />

Coin è fatto di abbigliamento, accessori,<br />

ma anche bellezza e arredamento; ed<br />

è comunque sinonimo di <strong>it</strong>alian<strong>it</strong>à.<br />

L'obiettivo che ci poniamo è quello di<br />

portare all'estero l'Italian life style con la<br />

formula del department store».<br />

detto questo?<br />

«Il linguaggio di Ovs industry è quello del<br />

fast fashion: un'offerta di stile e tendenze<br />

che si evolve in tempi rapidissimi con<br />

collezioni moda che cambiano ogni 15<br />

giorni. Una formula che oggi fa sì che Ovs<br />

sia diventata la prima azienda in Italia per<br />

quota di mercato nel settore abbigliamento<br />

moda. I due marchi sono apprezzati in tutti<br />

i Paesi in cui siamo presenti e ci hanno<br />

permesso di esportare il nostro format con<br />

successo».<br />

La vostra fascia è medio-alta e si rivolge preva-<br />

lentemente a donne. Avete approf<strong>it</strong>tato, in periodo<br />

di crisi dei consumi, di potenziali migrazioni dal<br />

segmento lusso verso il vostro?<br />

«È possibile che ci sia stata una migrazione<br />

in tal senso, attribuibile solo in parte alla<br />

crisi dei consumi. Credo che sia stato<br />

fatto un importante lavoro su entrambe le<br />

insegne. Primo: il nuovo concept Coin che<br />

ha reinterpretato il negozio trasformandolo<br />

in luogo multi-esperienziale con<br />

l'inserimento di marchi noti ma accessibili.<br />

Secondo: la progressiva trasformazione<br />

della catena Oviesse nel nuovo concept Ovs<br />

industry - avvenuta in tempi record - che<br />

ha permesso di catturare un pubblico più<br />

giovane e attendo alla moda».<br />

Quanto conta il prodotto e quanto il servizio per il<br />

successo della vostra realtà?<br />

«Sono entrambi indispensabili. L'attenta<br />

scelta dei prodotti è fondamentale per<br />

il successo del Gruppo Coin. Il team di<br />

prodotto che opera all'interno dell’azienda<br />

interpreta i trend internazionali, attraverso<br />

un grande lavoro di ricerca, creazione e<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong> 2<br />

3<br />

CONTROCORRENTE<br />

Studi classici e laurea<br />

in Economia per il manager<br />

Coin che ha appena ricevuto<br />

il Premio eccellenza 2009<br />

selezione. Nei negozi Coin, inoltre, la<br />

scelta riguarda anche il brand mix con<br />

l'introduzione di una significativa proposta<br />

di marchi in continuo aggiornamento».<br />

e per le collezioni, come vi muovete?<br />

«Per lo sviluppo delle collezioni, Gruppo<br />

Coin si avvale inoltre della collaborazione<br />

di grandi creativi come Elio Fiorucci, che<br />

disegna in esclusiva la linea Baby Angel e<br />

Love Therapy».<br />

L'Italian style regge ancora la concorrenza o colossi<br />

del settore lo stanno soppiantando riducendo la<br />

competizione al prezzo e alla capac<strong>it</strong>à di presentare<br />

collezioni "veloci" e rispondenti alle tendenze<br />

moda su scala globale?<br />

«L'Italian style sinonimo di qual<strong>it</strong>à e stile<br />

regge eccome, sia nel nostro Paese come<br />

all'estero. Risulta però fondamentale oggi<br />

saper leggere i trend del mercato e trovare il<br />

giusto compromesso nel rapporto qual<strong>it</strong>à/<br />

prezzo e nei tempi e modal<strong>it</strong>à con cui si<br />

introducono i nuovi prodotti nel mercato».<br />

Quali caratteristiche deve avere un manager che<br />

lavora per lei? è vero che non le piacciono quelli<br />

che stanno seduti al computer e non vanno a vedere<br />

di persona come funzionano le cose?<br />

«Ho costru<strong>it</strong>o il mio team selezionando con<br />

grande attenzione persone che sappiano<br />

lavorare in squadra, ma che abbiano anche<br />

una grande curios<strong>it</strong>à e un occhio cr<strong>it</strong>ico<br />

verso tutto ciò che succede all'esterno».<br />

A poco più di cinquant'anni, lei rappresenta un<br />

esempio pos<strong>it</strong>ivo di quella capac<strong>it</strong>à imprend<strong>it</strong>oriale<br />

e manageriale veneta che ha contribu<strong>it</strong>o a portare<br />

il made in Italy nel mondo. Quando prende le sue<br />

decisioni, attinge alla sua formazione classica o a<br />

quella dei numeri?<br />

«Sono entrambe fondamentali e direi<br />

ugualmente importanti. La v<strong>it</strong>a lavorativa<br />

è un continuo compromesso tra<br />

istinto e razional<strong>it</strong>à, visione strategica e<br />

sperimentazione. Insomma, non credo<br />

ci sia una formula per scegliere il giusto<br />

dosaggio che è invece risultato di esperienze<br />

e interazioni».


Francesco Peraro, Giampietro Vecchiato (a cura di)<br />

Responsabil<strong>it</strong>à sociale del terr<strong>it</strong>orio<br />

Manuale operativo di sviluppo sostenibile e best practices<br />

Raccontare e dimostrare la praticabil<strong>it</strong>à della Responsabil<strong>it</strong>à Sociale nella sua dimensione terr<strong>it</strong>oriale (RST) è quello che gli autori si propongono<br />

con questa pubblicazione, la prima in Italia che cerca di dare sistematic<strong>it</strong>à, sia teorica che pratica, ad una innovativa modal<strong>it</strong>à di vivere e progettare<br />

il terr<strong>it</strong>orio in un’ottica di sviluppo sostenibile. Un terr<strong>it</strong>orio ricco di cap<strong>it</strong>ale sociale, che è dato dall’insieme delle relazioni che si attivano tra<br />

la pubblica amministrazione, le imprese, le organizzazioni di rappresentanza e la società civile e dove la fiducia, la comprensione reciproca,<br />

i valori condivisi collegano gli attori della comun<strong>it</strong>à in una rete che rende possibile la cooperazione. Partendo da un inquadramento teorico sulla<br />

materia e da come il concetto di responsabil<strong>it</strong>à sociale possa “trans<strong>it</strong>are” dall’azienda verso il terr<strong>it</strong>orio, il testo affronta poi il fattore centrale<br />

e v<strong>it</strong>ale della RST: la gestione delle relazioni tra i soggetti che devono confrontarsi in modo costruttivo e pensare ad un interesse che può diventare<br />

comune, capace di far convivere economia, ambiente e rispetto per la persona.<br />

Il cap<strong>it</strong>olo centrale presenta il primo manuale operativo in grado di dare organic<strong>it</strong>à al processo di governo delle relazioni terr<strong>it</strong>oriali per la definizione<br />

di un percorso di sviluppo sostenibile. Le buone pratiche, presentate nel cap<strong>it</strong>olo di chiusura, raccontano come questa prospettiva di sviluppo<br />

sia già percorribile e possa diventare sempre più “un’utopia possibile”.<br />

Il testo è rivolto a tutti coloro che credono<br />

che la Responsabil<strong>it</strong>à Sociale di Terr<strong>it</strong>orio possa<br />

essere un’opportun<strong>it</strong>à di sviluppo e un nuovo fattore<br />

di compet<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à; agli operatori ist<strong>it</strong>uzionali, sociali<br />

ed economici del terr<strong>it</strong>orio; ma anche a tutti<br />

coloro che hanno a cuore la propria comun<strong>it</strong>à<br />

terr<strong>it</strong>oriale e che vogliono impegnarsi per renderla<br />

a misura di persona, attenta all’ambiente e<br />

alle generazioni future.<br />

194 pagine, € 18,00<br />

Collana: Management Tools<br />

FrancoAngeli<br />

sotto la lente<br />

di Massimo Malvestio<br />

A<br />

QUELLA DERIVA<br />

DA SCONGIURARE<br />

Il deb<strong>it</strong>o pubblico <strong>it</strong>aliano nel 2011 salirà al 120% del Pil e, con la crisi<br />

economica in atto, l’Italia deve guardarsi anche da scenari da incubo,<br />

come l’usc<strong>it</strong>a dall’euro o un default “argentino”. Qualcuno, come accadde<br />

con la dc negli anni ’90, potrebbe pagare il fio e il capro espiatorio,<br />

questa volta, potrebbe essere il Sud con le voragini dei sistemi san<strong>it</strong>ari,<br />

la spesa previdenziale, lo smaltimento dei rifiuti, l’endemica illegal<strong>it</strong>à<br />

che produce costi fuori controllo<br />

Il deb<strong>it</strong>o pubblico <strong>it</strong>aliano si prevede salga per il 2011 al<br />

120% del Pil. Un aumento di poco meno di un quinto in<br />

meno di un lustro. i tassi sul deb<strong>it</strong>o sono attualmente a livelli<br />

infimi e ciò a causa di una crisi economica che, se da un<br />

lato ha concorso a espandere il deb<strong>it</strong>o incidendo sulla spesa<br />

sociale, dall’altro lato ha determinato un abbassamento<br />

sostanziale del costo del deb<strong>it</strong>o di nuova emissione.<br />

nel momento in cui dovesse esservi la ripresa, le logiche<br />

canoniche dell’economia vorrebbero che vi fosse un<br />

sostanziale incremento dei tassi con il conseguente<br />

maggior costo del deb<strong>it</strong>o pubblico. la pressione fiscale è<br />

già a livelli difficilmente sopportabili e non sarà da lì che<br />

potranno venire grandi risorse per coprire i maggiori oneri<br />

anche in un contesto economico più favorevole.<br />

l’opinione corrente è che la democrazia cristiana abbia<br />

perduto il suo ruolo nel momento in cui, con il crollo del<br />

muro, essa ha perduto la sua funzione storica. io sono<br />

invece dell’avviso che la dc abbia perduto il proprio<br />

consenso soprattutto a causa dell’aumento della pressione<br />

tributaria che è segu<strong>it</strong>a all’espansione del deb<strong>it</strong>o pubblico<br />

avviatasi con i governi di centrosinistra fino all’esplosione<br />

finale degli ultimi anni ottanta.<br />

in dieci anni, dal 1980 al 1990, il rapporto tra deb<strong>it</strong>o<br />

pubblico e Pil è passato dal 62% al 97%. Pochi hanno<br />

dimenticato l’arb<strong>it</strong>rario e forzoso prelievo dai conti correnti<br />

operato dal governo amato. la stagione di mani pul<strong>it</strong>e ha<br />

coinciso con l’inasprimento delle pol<strong>it</strong>iche fiscali così che la<br />

corruzione, concausa dell’esplosione della spesa pubblica,<br />

è stata colp<strong>it</strong>a con un consenso e una compartecipazione<br />

popolare che mai si erano vedute nel nostro Paese. Un<br />

sistema di part<strong>it</strong>i, e un part<strong>it</strong>o come la democrazia<br />

cristiana che regnava incontrastata da cinquant’anni con<br />

una radicamento popolare capillare, si sono sciolti come<br />

neve al sole.<br />

sacrifici enormi e provvidenziali hanno consent<strong>it</strong>o all’<strong>it</strong>alia<br />

di partecipare all’euro. si è avuta così un’inflazione ridotta<br />

ai minimi termini e con essa una possibil<strong>it</strong>à di<br />

programmare e di investire: la disciplina finanziaria che<br />

avrebbe dovuto accompagnare l’adesione all’euro è stata<br />

invece malamente sfruttata da tutti i governi che si sono<br />

succeduti e nessuno, pur tra riforme anche di grande<br />

portata, è riusc<strong>it</strong>o a ridurre davvero l’incidenza del deb<strong>it</strong>o<br />

sul Pil. l’adesione all’euro impedisce che il deb<strong>it</strong>o<br />

pubblico possa essere finanziato stampando moneta.<br />

si dice che la crisi ha fatto sì che tutti i maggiori Paesi<br />

abbiano avuto un’espansione del deb<strong>it</strong>o pubblico e così ci<br />

si consola. ad oggi, in un momento in cui vi è ancora una<br />

forte avversione al rischio e le banche centrali forniscono<br />

abbondante liquid<strong>it</strong>à al sistema non è un problema quasi<br />

per nessuno trovare chi sottoscriva le nuove emissioni che<br />

anzi vanno a ruba, nonostante i tassi infin<strong>it</strong>esimi. le cose<br />

potrebbero presto cambiare e la sete di nuove emissioni<br />

potrebbe essere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dalla concorrenza tra gli stati per<br />

avere la sottoscrizione del proprio deb<strong>it</strong>o.<br />

in un tale scenario, Portogallo, Grecia e <strong>it</strong>alia<br />

cost<strong>it</strong>uirebbero gli anelli deboli del sistema euro. sarebbe<br />

sufficiente che una sola asta andasse deserta o anche solo<br />

che si diffondesse l’opinione che una tale eventual<strong>it</strong>à non è<br />

così remota perché la partecipazione di questi Paesi<br />

all’euro possa essere messa in pericolo.<br />

Un’eventual<strong>it</strong>à remota si dirà. Fantascienza così com’era<br />

fantascienza che la lehman brothers fallisse o che<br />

l’islanda dichiarasse bancarotta. Può darsi. ipotizziamo<br />

tuttavia per un attimo che ciò possa accadere. se negli<br />

anni novanta chi pagò il conto fu il sistema dei part<strong>it</strong>i e la<br />

corruzione fu lo strumento per farlo crollare, che cosa<br />

accadrebbe oggi?<br />

Questa volta la causa del deb<strong>it</strong>o pubblico è facile<br />

immaginare che verrebbe individuata nella cronica e<br />

disperante gestione della cosa pubblica al sud: le voragini<br />

dei sistemi san<strong>it</strong>ari, la spesa previdenziale, lo smaltimento<br />

dei rifiuti della campania e di Palermo, l’endemica illegal<strong>it</strong>à<br />

che produce costi fuori controllo. chi ha a cuore l’un<strong>it</strong>à<br />

nazionale, prima che a denunciare i secessionisti, cominci<br />

a pensare al rientro del deb<strong>it</strong>o pubblico e al ripristino della<br />

legal<strong>it</strong>à sull’intero terr<strong>it</strong>orio nazionale perché non è<br />

pensabile che il nord d’<strong>it</strong>alia possa accettare una deriva<br />

argentina senza che nulla accada.


l’altro <strong>Nord</strong>est<br />

di Sergio Frigo<br />

DIETRO LE SCHERMAGLIE<br />

SUL CANDIDATO<br />

DUE IDEE DIVERSE DEL VENETO<br />

Per il Pdl un eventuale smacco pol<strong>it</strong>ico sulla poltrona del governatore<br />

avrebbe effetti dirompenti, perché potenzierebbe le latenti divisioni<br />

intestine, ed, evidenziando lo scarso radicamento, lo esporrebbe a una<br />

progressiva cannibalizzazione da parte di una Lega diventata part<strong>it</strong>o<br />

di raccolta terr<strong>it</strong>oriale e ident<strong>it</strong>ario, come la Svp in Alto Adige. Intanto,<br />

a sinistra, stanno a guardare…<br />

è una domanda rimasta sottotraccia in questi mesi<br />

C’ di duri scontri fra lega e Pdl per la selezione del<br />

candidato del centrodestra alle prossime regionali: al di là<br />

dell’es<strong>it</strong>o finale, che al momento di scrivere ancora non<br />

conosciamo, quali strascichi si lascerà dietro tutto questo<br />

nei rapporti fra i due part<strong>it</strong>i? o meglio ancora fra i due<br />

elettorati? Perché anche se pare assodato che l’alleanza di<br />

governo sia destinata a durare a lungo, e la fedeltà di<br />

bossi a berlusconi – non proprio disinteressata - sia fuori<br />

discussione, è improbabile che il mare di contumelie che<br />

si sono rovesciati addosso i protagonisti soprattutto a<br />

livello locale possa scivolare via senza lasciare traccia.<br />

il catalogo è lungo, e mer<strong>it</strong>erebbe di essere sfogliato per<br />

intero, se non altro per sorridere a denti stretti su un ceto<br />

pol<strong>it</strong>ico costretto a convivere pur odiandosi cordialmente:<br />

vogliamo c<strong>it</strong>are solo le feroci polemiche intercorse<br />

nell’ultimo anno fra Galan e praticamente tutto<br />

l’establishment leghista, da tosi a zaia, da b<strong>it</strong>onci alla dal<br />

lago, su gran parte dello scibile pol<strong>it</strong>ico; oppure gli scontri<br />

al calor bianco (con tanto di spintoni in parlamento) fra<br />

maurizio castro e Gianpaolo vallardi; oppure gli attacchi<br />

reciproci fra l’assessore donazzan e il presidente della<br />

Provincia di treviso muraro; o la rivolta dei quadri del Pdl<br />

contro la probabile candidatura leghista…<br />

ma al di là degli insulti personali e delle vere e proprie<br />

faide che nell’ultima tornata elettorale hanno procurato al<br />

centrodestra sconf<strong>it</strong>te inaspettate, e che si sono lasciate<br />

dietro fer<strong>it</strong>e non rimarginate, quello che conta di più sono<br />

le divergenze pol<strong>it</strong>iche e programmatiche, che non<br />

investono solo il destino dei protagonisti o quello dei due<br />

part<strong>it</strong>i, ma il futuro stesso del veneto, della sua economia<br />

e dei suoi c<strong>it</strong>tadini: quando Galan (e con lui gli industriali<br />

che lo sostengono) evidenzia che la lega ha sempre<br />

avversato gran parte delle opere che il Pdl considera<br />

strategiche per la regione (dal Passante di mestre al mose,<br />

dal rigassificatore ai termovalorizzatori per i rifiuti) viene da<br />

chiedersi non solo come abbiano fatto a governare insieme<br />

per 15 anni, ma come faranno a continuare nella prossima<br />

legislatura, visto che palesemente non condividono lo<br />

stesso progetto per il veneto.<br />

e non parliamo solo di infrastrutture, ma dell’idea stessa<br />

di società, che appare radicalmente diversa fra i due<br />

schieramenti: come conciliare, ad esempio, i due opposti<br />

atteggiamenti nei confronti del tema cruciale<br />

dell’immigrazione? Già appare arduo ad esempio<br />

ricomporre le fratture fra chi, come l’ala finiana del part<strong>it</strong>o,<br />

vorrebbe inserire nei programmi scolastici un’ora di<br />

insegnamento dell’islam per i piccoli musulmani, oppure<br />

chi è possibilista sull’apertura delle moschee (come<br />

Galan) e chi (come zaia) vorrebbe costringere i piccoli<br />

musulmani a seguire l’insegnamento cattolico, e si<br />

oppone alla realizzazione di qualsiasi luogo di preghiera.<br />

ma che dire della mobil<strong>it</strong>azione promossa da un pezzo da<br />

novanta del Pdl come leonardo Padrin contro la norma<br />

fortemente voluta dalla lega in regione per negare<br />

l’assistenza ai non autosufficienti che risiedono in veneto<br />

da meno di cinque anni?<br />

Già il consiglio regionale uscente, grazie a una continua<br />

guerriglia intestina, ha combinato ben poco, ma cosa<br />

accadrà nel prossimo quinquennio, qualora un presidente<br />

leghista dovesse convivere con una maggioranza di<br />

assessori del Pdl, o viceversa? il tutto, naturalmente, in un<br />

quadro avvelenato – in entrambi i casi – dalla voglia di<br />

rivalsa degli sconf<strong>it</strong>ti nella corsa alla poltrona di<br />

governatore?<br />

tutto questo si riflette naturalmente negli atteggiamenti<br />

delle rispettive basi: con la differenza che – come<br />

mostrano i sondaggi o rivelano quotidianamente le<br />

trasmissioni di radio Padania - mentre quella del Pdl è<br />

permeabile alle sirene leghiste, soprattutto se ammantate<br />

di buon governo, nella lega cresce l’anima popolana che<br />

detesta cordialmente i “lor signori” pidiellini e mal<br />

sopporta ogni alleanza con loro, soprattutto in posizione<br />

subordinata. Per il Pdl dunque un eventuale smacco<br />

pol<strong>it</strong>ico sulla poltrona del governatore avrebbe effetti<br />

dirompenti, perché potenzierebbe le sue già latenti<br />

divisioni intestine, ed evidenziando il suo scarso<br />

radicamento lo esporrebbe ad una progressiva<br />

cannibalizzazione da parte di una lega diventata<br />

part<strong>it</strong>o di raccolta terr<strong>it</strong>oriale e ident<strong>it</strong>ario, come la svp<br />

in alto adige.<br />

e a sinistra stanno a guardare…


Società<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

iL turiSMo è in<br />

CAMPAgnA<br />

da piccole iniziative imprend<strong>it</strong>oriali<br />

a recettori quasi perfetti di una<br />

domanda nuova legata alla natura.<br />

Gli agr<strong>it</strong>urismi del <strong>Nord</strong>est (in totale<br />

sono oltre 4.300) non conoscono<br />

crisi, crescono a percentuali<br />

del 4-5% l’anno, con un indotto pari<br />

a tre volte il fatturato per alloggio.<br />

Le regioni se ne sono accorte<br />

sviluppando una promozione turistica<br />

integrata con l’enogastronomia.<br />

C’è però bisogno di controlli<br />

per assicurare la genuin<strong>it</strong>à dei<br />

prodotti ed ev<strong>it</strong>are che diventino<br />

“ristoranti di massa”<br />

di Silvia Pasqualetto<br />

Eleonora Vallin<br />

Da realtà quasi sconosciuta, e pionieristica,<br />

a punto di riferimento preciso nonché<br />

robusto concorrente di alberghi e ristoranti.<br />

Le s<strong>it</strong>uazioni sono diverse, le proposte<br />

sicuramente alternative ma un dato<br />

è ormai certo: l’agr<strong>it</strong>urismo è diventato,<br />

negli ultimi anni, una componente non<br />

secondaria dell’economia del <strong>Nord</strong>est sia<br />

perché muove denaro sia perché “muove”<br />

i prodotti del terr<strong>it</strong>orio, promuovendo una<br />

cultura che sposa, per dirla alla veneta, tradizione<br />

e schei.<br />

uNA FoToGrAFIA AGGIorNATA<br />

Internet pullula di s<strong>it</strong>i commerciali dove<br />

è l’inserzione a pagamento a fare la parte<br />

del leone. Ma per tracciare una mappa<br />

esaustiva e quantificabile di queste realtà,<br />

bisogna unire fonti diverse. La principale<br />

è Agr<strong>it</strong>urist, l’Associazione nazionale per<br />

l’agr<strong>it</strong>urismo, l’ambiente e il terr<strong>it</strong>orio di<br />

Confagricoltura che, solo in Veneto, nel<br />

2008 ha contato 1.200 agr<strong>it</strong>urismi (il 6,8%<br />

del totale nazionale) per un giro di affari di<br />

70 milioni di euro.<br />

A salire in vetta alla classifica nordestina è<br />

però il Trentino Alto Adige che, stando ai<br />

dati dell’Associazione Gallorosso che riunisce<br />

tutte le strutture regionali, conta 2.600<br />

aziende (circa il 18% del totale <strong>it</strong>aliano, al<br />

secondo posto per numeri dopo la Toscana)<br />

con una cresc<strong>it</strong>a negli ultimi dieci anni<br />

del 120%.<br />

Il Friuli Venezia Giulia sosta in coda a<br />

quota 500 agr<strong>it</strong>urismi prevalentemente<br />

concentrati, circa 320, nella provincia di<br />

Udine segu<strong>it</strong>a da Gorizia a quota 80. La<br />

cresc<strong>it</strong>a è del 4-5% l’anno e sembra non<br />

arrestarsi. La fonte, in questo caso, è la<br />

Regione Friuli Venezia Giulia che ha cens<strong>it</strong>o<br />

le strutture e creato un vero e proprio<br />

albo d’iscrizione. «Difficile però definirne<br />

il business – spiega Alessandra Da Porto,<br />

presidente Agr<strong>it</strong>urist del Friuli Venezia<br />

Giulia – ma i dati parlano di un fatturato<br />

medio a struttura di 60mila euro l’anno. In<br />

questa cifra bisogna contare sia le piccole<br />

strutture da 3 o 4 camere con pochi posti<br />

letto, sia le grandi aziende con ristorante<br />

che fanno numeri ben superiori».<br />

L’indotto? «Un recente rapporto stilato<br />

dall’Osservatorio nazionale sul turismo<br />

– spiega Da Porto – ci dice che ogni euro<br />

speso in alloggio ne muove altri tre per<br />

servizi e beni sul terr<strong>it</strong>orio. Questo significa<br />

che di media ogni struttura, fatturando<br />

60mila euro l’anno, ne porta sul terr<strong>it</strong>orio<br />

180mila». Che, moltiplicati per 500 agr<strong>it</strong>urismi,<br />

solo in Friuli Venezia Giulia, (il<br />

calcolo è ovviamente una stima) porta a un<br />

totale di 90 milioni di euro l’anno.<br />

ArrIVI e PreSeNze, IL TreNd TuTTo IN SALITA<br />

A confortare è però anche il bollettino delle<br />

presenze. Gli ultimi dati disponibili risalgono<br />

a settembre e, di fatto, rappresentano<br />

il bilancio estivo. Ebbene: il Trentino Alto<br />

Adige (fonte Agr<strong>it</strong>urist) ha registrato un<br />

incremento delle presenze del 50%. Il Friu-<br />

FATTORIE DIDATTICHE. Non solo alloggi<br />

negli agr<strong>it</strong>urismi, sempre più scelti anche per<br />

la formazione all’aria aperta<br />

li Venezia Giulia è avanzato del 28,6%, il<br />

Veneto era invece in flessione del 2,5%.<br />

Dati questi, sment<strong>it</strong>i però dalla Regione<br />

Veneto che, nel periodo gennaio-settembre,<br />

per gli agr<strong>it</strong>urismi registra una cresc<strong>it</strong>a<br />

delle presenze dell’8,7%. La più alta nel<br />

panorama della ricettiv<strong>it</strong>à regionale.<br />

Nella graduatoria delle preferenze dei<br />

turisti <strong>it</strong>aliani e stranieri, il <strong>Nord</strong>est non<br />

raggiunge però le classifiche nazionali,<br />

dove sono regioni come la Toscana e<br />

l’Abruzzo a fare da padroni. Così il Trentino<br />

Alto Adige si ferma all’11esimo posto,<br />

segu<strong>it</strong>o dal Veneto al dodicesimo e dal<br />

Friuli Venezia Giulia al 18esimo.<br />

«L’agr<strong>it</strong>urismo nasce come opportun<strong>it</strong>à di<br />

sostentamento al redd<strong>it</strong>o dell’agricoltore<br />

– ha dichiarato al «Sole 24Ore» qualche<br />

mese fa il vicepresidente della Regione<br />

Veneto, Franco Manzato – e non può<br />

certo sost<strong>it</strong>uirsi all’albergo: c’è ad esempio<br />

la necess<strong>it</strong>à di definire la quota minima di<br />

prodotti coltivati in azienda e da utilizzare<br />

per l’attiv<strong>it</strong>à agr<strong>it</strong>uristica, si parla dell’80%<br />

ma il dibatt<strong>it</strong>o è ancora aperto».<br />

NeCeSSITà NormATIVA<br />

Già, in Consiglio regionale veneto giace<br />

da maggio una proposta di legge per il<br />

riordino degli agr<strong>it</strong>urismi che servirà a<br />

dare nuove regole a un settore in cresc<strong>it</strong>a<br />

che oggi trova fondamento ancora in<br />

un testo del 1997. Ed è ovvio che, oggi<br />

qualsiasi formula intensiva di approccio<br />

a questa forma di osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à rischierebbe<br />

di dequalificare l’essenza stessa dell’agr<strong>it</strong>urismo.<br />

«Non c’è dubbio che la formula funzioni<br />

– dice senza remore Michele Lacchin,<br />

vicedirettore Confesercenti Venezia<br />

– l’agr<strong>it</strong>urismo si dimostra un cavallo<br />

sicuro su cui puntare. Anche per i risto-<br />

ratori, che è la categoria che rappresento,<br />

è una buona chance: la legge regionale ha<br />

liberalizzato le licenze in Veneto specie<br />

nelle zone meno popolate; e l’opportun<strong>it</strong>à<br />

è sicuramente molto interessante anche<br />

perché si pone come proposta supplementare<br />

a un turismo che vanta già un’offerta<br />

molto ricca ma deve sempre cercare di<br />

dare qualcosa di nuovo per mantenere<br />

quella leadership a livello nazionale che<br />

detiene da tempo. Ma c’è una questione<br />

a cui non sempre si trova risposta: tutti<br />

i prodotti proposti dall’agr<strong>it</strong>urismo escono<br />

dalla fattoria o provengono piuttosto<br />

dai mercati tradizionali, anche se magari<br />

rispettano il chilometro zero?»<br />

Le reGoLe dA rISPeTTAre<br />

La liberalizzazione, pur ist<strong>it</strong>uendo paletti<br />

ben precisi, non è infatti sempre una<br />

garanzia di qual<strong>it</strong>à ed è su questo che


Società<br />

anche la legge veneta deve cercare risposte.<br />

Nel calderone insistono alloggi,<br />

ristorazioni, fattorie didattiche, aziende<br />

di vend<strong>it</strong>a diretta di prodotti tipici. La<br />

Regione Veneto, sommando tutte le specific<strong>it</strong>à,<br />

arriva a 1.400 imprese. E uno dei<br />

punti caldi riguarda anche la capienza per<br />

ev<strong>it</strong>are che ogni cresc<strong>it</strong>a incontrollabile<br />

dell’offerta mini alla qual<strong>it</strong>à.<br />

La storia ci dice infatti che molte strutture,<br />

capendo che il motore principale è la<br />

ristorazione, hanno aumentato nel tempo<br />

posti a sedere e completato i menu. Non<br />

sempre tenendo fede al requis<strong>it</strong>o della<br />

produzione in loco del cibo. C’è poi chi<br />

è andato anche oltre, trasformando l’agr<strong>it</strong>urismo<br />

in un vero e proprio relais ben<br />

oltre la formula del Bed & breakfast. «Ma<br />

confondere l’agr<strong>it</strong>urismo con un albergo<br />

o un ristorante è mettere sul tavolo modi<br />

diversi di vedere la recettiv<strong>it</strong>à – dice Alessandra<br />

Da Porto, presidente dell’associazione<br />

agr<strong>it</strong>urismi del Friuli Venezia Giulia<br />

-. Chi sceglie le nostre strutture cerca<br />

un’esperienza diversa, a contatto con la<br />

natura e i suoi r<strong>it</strong>mi, sceglie un rapporto<br />

diverso con chi lo osp<strong>it</strong>a, sceglie soprattutto<br />

qualcuno che abbia tempo e voglia<br />

di fermarsi a parlare e raccontare cosa<br />

offre il luogo». «Per questo, a differenza<br />

dei ristoratori, i gestori degli agr<strong>it</strong>urismi<br />

hanno lim<strong>it</strong>i molto rigidi da rispettare e<br />

con i controlli periodici regionali è diffici-<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

le non farlo; penso ad esempio all’obbligo<br />

di restare aperti solo 210 giorni l’anno e<br />

a quello di usare per la ristorazione solo i<br />

prodotti dell’agr<strong>it</strong>urismo stesso. In questo<br />

posso dire cha la nostra regione ha negli<br />

agr<strong>it</strong>urismi una vera e propria eccellenza,<br />

perché offre una cucina ricercata, spesso di<br />

sperimentazione, e di ottima qual<strong>it</strong>à solo<br />

con pochi prodotti locali e stagionali».<br />

LA mASSIFICAzIoNe e LA PoLITICA<br />

deI CoNTroLLI<br />

Non sempre il consumatore-cliente ha<br />

tuttavia la capac<strong>it</strong>à di capire il genuino,<br />

e allora è certamente augurabile che la<br />

pol<strong>it</strong>ica dei controlli e delle licenze sia<br />

garantista sì per l’imprend<strong>it</strong>ore ma anche<br />

per il suo osp<strong>it</strong>e. «Il turista, l’osp<strong>it</strong>e – recisa<br />

Hannes Knollseisen, dell’Associazione<br />

Gallorosso che riunisce gli agr<strong>it</strong>urismi<br />

dell’Alto Adige - è esigente, richiede<br />

qual<strong>it</strong>à e strutture organizzate all’avanguardia,<br />

non basta essere country, servono<br />

servizi di eccellenza. La presenza da noi è<br />

massiccia, ma nonostante i ricavi turistici<br />

legati a quest’offerta siamo solo il 6% del<br />

totale strutture in provincia». «La clientela<br />

è varia – specifica - abbiamo moltissime<br />

famiglie ma anche single, coppie e anziani<br />

distribu<strong>it</strong>i nei vari periodi dell’anno.<br />

Questo ci ha spinti a modificare l’offerta<br />

agr<strong>it</strong>uristica specializzandola; se prima<br />

l’agr<strong>it</strong>urismo era un modo per entrare in<br />

0<br />

contatto con la natura, oggi è più ricerca<br />

di un servizio specifico. Per questo i nostri<br />

masi sono divisi in categorie: antiallergici,<br />

vinicoli, storici per famiglie, sportivi e<br />

biologici». Il tutto, naturalmente, inser<strong>it</strong>o<br />

in un ben preciso contesto terr<strong>it</strong>oriale<br />

perché i locali a marchio Gallorosso sono<br />

a tutti gli effetti parte integrante dell’offerta<br />

turistica dell’Alto Adige e hanno pari<br />

dign<strong>it</strong>à, anche nelle pubblicazioni rivolte<br />

alla clientela potenziale, rispetto ai rinomati<br />

cinque stelle.<br />

Le PIAzze deL PAeSe<br />

«Quello che bisogna sempre tenere ben<br />

presente – sottolinea Sandra Chiarato,<br />

che si occupa del settore per Coldiretti del<br />

Veneto – è che l’agr<strong>it</strong>urismo è una sorta<br />

di mondo a sé, è oggi un vero e proprio<br />

stile di v<strong>it</strong>a, da scoprire, da recuperare e in<br />

alcuni casi da insegnare; ne sono la prova i<br />

tantissimi agr<strong>it</strong>urismi veneti che puntano<br />

soprattutto sulla riscoperta della v<strong>it</strong>a sull’aia.<br />

Fino a pochi anni fa nel mondo contadino,<br />

l’aia era la piazza del paese, qui ci<br />

si sposava, si festeggiavano i momenti più<br />

belli, si giocava, si lavorava, si vedevano<br />

passare le stagioni».<br />

«I nostri agr<strong>it</strong>urismi seguono proprio questo<br />

percorso – aggiunge - raccontano<br />

storia e tradizioni venete, fanno vivere il<br />

concetto di v<strong>it</strong>a slow, legata alle stagioni,<br />

ai suoi r<strong>it</strong>mi lenti e operosi. Da un paio<br />

d’anni è stato creato inoltre il concetto di<br />

fattoria didattica – aggiunge - proprio per<br />

non far perdere le tradizioni che da sempre<br />

caratterizzano la v<strong>it</strong>a contadina, abbiamo<br />

una richiesta sempre crescente per questi<br />

laboratori che vanno dalla raccolta della<br />

frutta, al fare il pane o a pigiare l’uva. I<br />

bambini si divertono, arrivano a gruppi<br />

con le scuole e r<strong>it</strong>ornano poi durante il<br />

fine settimana con le famiglie. Questo<br />

successo ci ha spinti a creare anche laboratori<br />

e, a volte, veri e propri corsi anche per<br />

adulti». «Chi sceglie l’agr<strong>it</strong>urismo – conclude<br />

Chiarato - lo fa perché vuole vivere<br />

il contatto con la natura in un luogo<br />

sicuro in cui i bambini possano giocare<br />

liberamente senza pericoli e imparare che<br />

può essere più stimolante scoprire come<br />

dal grano si arriva al pane che troviamo in<br />

tavola ogni giorno piuttosto che giocare<br />

con i videogiochi o stare ore davanti al<br />

televisore».<br />

60 tecniche – dal “brainstorming” alla tecnica dei “supereroi”, dal “concassage”<br />

alla tecnica “due cervelli in un acquario” – per guidare, passo dopo passo,<br />

lo svolgimento di una riunione creativa. Uno strumento utile per formatori e<br />

direttori creativi, per responsabili finanza e controllo, per manager vend<strong>it</strong>e,<br />

pol<strong>it</strong>ici e autori televisivi, per mettere un gruppo in condizioni di produrre<br />

idee in modo rapido ed efficace e fornire risposte creative alle sfide imposte<br />

dal mondo esterno.


inserto redazionale<br />

GeNNAIo 2010<br />

Parte a Valdobbiadene la seconda<br />

edizione del master in Cultura<br />

del Cibo e del Vino di Ca’ Foscari<br />

Esperienze in aziende locali del comparto,<br />

lezioni sul campo e nei luoghi della filiera,<br />

produttori in cattedra: un autentico Ateneo<br />

a Km O, patrocinato dal Ministero<br />

delle Pol<strong>it</strong>iche Agricole Alimentari e Forestali<br />

Forte del successo della precedente edizione,<br />

ripartirà il prossimo gennaio a Valdobbiadene, nel<br />

cuore delle colline del Prosecco, il Master univers<strong>it</strong>ario<br />

di primo livello in Cultura del Cibo<br />

e del Vino, che prevederà esperienze in significative<br />

realtà terr<strong>it</strong>oriali: il Master Univers<strong>it</strong>ario<br />

dell’Univers<strong>it</strong>à Ca’ Foscari di Venezia, ideato<br />

dal Prof. Gianni Moriani e coordinato dal Prof.<br />

Roberto Stevanato, nasce per rispondere alla<br />

sempre maggiore richiesta di qualificate competenze<br />

professionali nella gestione e valorizzazione<br />

del patrimonio alimentare e v<strong>it</strong>ivinicolo.<br />

Il Master è patrocinato dal Ministero delle Pol<strong>it</strong>iche<br />

agricole alimentari e forestali: “La figura<br />

professionale che verrà formata in<br />

questo Master risponde alle esigenze<br />

di un mercato del lavoro che in questo<br />

settore si mostra sempre più dinamico<br />

e innovativo” - ha dichiarato il Ministro<br />

Luca Zaia - “L’idea di strutturare il<br />

corso di studi nei terr<strong>it</strong>ori di produzione,<br />

e non solo in aula, seguendo i prodotti<br />

agroalimentari nella loro filiera fino al<br />

consumatore finale è particolarmente<br />

innovativa e appropriata”.<br />

L’Assessore Regionale all’Istruzione<br />

Elena Donazzan, entusiasta<br />

del progetto, commenta: “L’Univers<strong>it</strong>à<br />

che incontra la grande tradizione delle<br />

eccellenze del cibo e del vino è il modo<br />

più corretto di applicare la ricerca ad<br />

un settore economico trainante, che<br />

rappresenta oggi una buona risposta<br />

alla crisi, e rappresenterà, per il futuro,<br />

Contatti: IDEAS<br />

tel + 39 041 234 8671<br />

ideas.formazione@unive.<strong>it</strong><br />

www.mastercibovino.<strong>it</strong><br />

un elemento di dinamismo economico, sociale,<br />

che andrà dal turismo, al commercio estero, alla<br />

grande produzione del made in Italy”.<br />

Il Master in Cultura del Cibo e del Vino, inser<strong>it</strong>o<br />

nel Catalogo Interregionale dell’Alta Formazione,<br />

è sostenuto dal Comune di Valdobbiadene, da<br />

Bisol, Jeio, Bel Star, Relais Duca di Dolle,<br />

Terre di Venezia, Latteria Soligo, Consorzio<br />

Tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato<br />

di Castelfranco, dal Corriere del Veneto<br />

e da altre realtà del terr<strong>it</strong>orio che si stanno<br />

avvicinando al progetto.<br />

Il Sindaco di Valdobbiadene Bernardino Zambon<br />

sottolinea “Il Master per Valdobbiadene è un<br />

pregio consent<strong>it</strong>o alla formazione elevata che Ca’<br />

Foscari, con una scelta lungimirante, inserisce in<br />

un terr<strong>it</strong>orio straordinario, che aspira a divenire un<br />

caposaldo di cultura della zona e di produzioni di<br />

eccellenza”.<br />

La lunga e significativa evoluzione terr<strong>it</strong>oriale e<br />

culturale del nostro Paese ha contribu<strong>it</strong>o allo<br />

sviluppo di una tradizione enogastronomica unica<br />

nel panorama mondiale. “Diventa necessario for-<br />

Degustazioni guidate al Relais Duca di Dolle, sede di lezioni ed attiv<strong>it</strong>à legate al Master (foto di Francesco Galifi)<br />

Gianluca Bisol, direttore generale di Bisol (foto di Francesco Galifi)<br />

mare nuove professional<strong>it</strong>à per questo settore<br />

e siamo orgogliosi che Valdobbiadene osp<strong>it</strong>i<br />

questo Master” spiega Gianluca Bisol, direttore<br />

generale di Bisol e esponente della famiglia di<br />

V<strong>it</strong>icoltori in Valdobbiadene dal 1542 “Il fatto che<br />

il Master non si tenga in una metropoli, ma nel<br />

terr<strong>it</strong>orio rappresenta un fondamentale valore<br />

aggiunto, poiché trasmetterà un autentico sentire<br />

del prodotto, non filtrato, permettendo un<br />

contatto diretto con produttori e t<strong>it</strong>olari di aziende<br />

del comparto, possibili futuri datori di lavoro”.<br />

Le lezioni non resteranno confinate in aula, ma<br />

si allargheranno ai luoghi della filiera del cibo,<br />

movendosi tra aziende agricole, cantine, distillerie,<br />

pastifici, caseifici, stabilimenti di torrefazione,<br />

ristoranti e caffè. Dato il carattere interdisciplinare,<br />

al Master possono accedere i laureati triennali o<br />

magistrali di qualsiasi disciplina: le lezioni frontali<br />

si terranno a Valdobbiadene (Tv), presso il centralissimo<br />

Palazzo Celestino Piva. Sono previste<br />

borse di studio, agevolazioni e facil<strong>it</strong>ies di v<strong>it</strong>to e<br />

alloggio per gli studenti: le domande di iscrizione<br />

dovranno pervenire entro l’11 gennaio 2010.<br />

le nostre radici<br />

di Giorgio Roverato<br />

La principale attiv<strong>it</strong>à economica della valle di arzignano-chiampo, nel<br />

vicentino, poggia come è noto sulla concia e lavorazione delle pelli, di<br />

cui l’area cost<strong>it</strong>uisce il maggior polo europeo.<br />

e tuttavia si tratta di una specializzazione relativamente recente, anche se<br />

le sue origini affondano nel passato, come tra l’altro documenta lo statuto<br />

comunale di arzignano del 1490 che paventava l’inquinamento dei corsi<br />

d’acqua causato da tali lavorazioni. la produzione era comunque lim<strong>it</strong>ata.<br />

a volte erano gli agricoltori a provvedere per uso proprio o per la vend<strong>it</strong>a a<br />

terzi alla concia delle pelli degli animali macellati; più spesso essi cedevano<br />

le pelli a operatori specializzati che, dopo averle conciate, le veicolavano<br />

sui mercati lim<strong>it</strong>rofi. Fu un mestiere che migrò molto lentamente alla<br />

produzione industriale, tanto che ancora a metà<br />

degli anni ‘80 dell’ottocento erano solo tre le<br />

concerie attive in vallata, con una occupazione che<br />

non superava la trentina di addetti.<br />

Poca cosa, insomma, visto che la maggior<br />

parte dell’attiv<strong>it</strong>à manifatturiera ottocentesca si<br />

incentrava piuttosto sul ciclo della seta, ovvero sulla<br />

trasformazione in seta dei bozzoli prodotti dagli<br />

agricoltori attraverso la loro trattura e la successiva<br />

torc<strong>it</strong>ura del filato così ottenuto. la vallata<br />

cost<strong>it</strong>uiva, del resto, una delle più significative<br />

zone di produzione di bozzoli del vicentino e<br />

dell’intero veneto. Fu così naturale l’emergere in<br />

loco di produttori “industriali” che, acquisendo<br />

la materia prima dagli agricoltori, provvedevano<br />

poi alle successive fasi di lavorazione. tra questi,<br />

un ruolo fondamentale fu svolto dalla famiglia<br />

bonazzi, i cui esponenti divennero tra otto e<br />

novecento protagonisti non solo dell’industria<br />

serica vicentina ma anche di quella <strong>it</strong>aliana. alla<br />

vigilia della prima guerra mondiale, quando ormai<br />

la gelsobachicoltura aveva iniziato il suo irreversibile ridimensionamento,<br />

fino al tracollo degli anni cinquanta, le filande cost<strong>it</strong>uirono il settore<br />

manifatturiero più importante della vallata, con oltre un centinaio di<br />

aziende di piccola e media dimensione. Un Gino bonazzi divenne negli<br />

anni venti membro influente dell’associazione serica <strong>it</strong>aliana, contribuendo<br />

a determinarne le pol<strong>it</strong>iche, così come i lanifici rossi e marzotto, più il<br />

secondo che il primo, riuscivano a fare nel comparto laniero.<br />

ma il declino del setificio era ormai iniziato. e fu in questo contesto che<br />

l’attiv<strong>it</strong>à di concia iniziò a crescere, a partire della conceria brusarosco,<br />

tutt’ora esistente, che andò rafforzandosi rispetto agli stentati inizi<br />

I MUTEVOLI<br />

PERCORSI DELLA<br />

VALLE DEL CHIAMPO<br />

dalla coesistenza con la produzione della seta prima, all’elettromeccanica<br />

poi, la concia vicentina si è affermata solo nella seconda metà del<br />

Novecento. ma l’attiv<strong>it</strong>à vanta radici quattrocentesche e ha connotazioni<br />

anomale rispetto gli altri distretti; è più propensa alla concentrazione<br />

e nella storia ha già dato prova di grande flessibil<strong>it</strong>à economica, legata<br />

soprattutto alle capac<strong>it</strong>à imprend<strong>it</strong>oriali<br />

ottocenteschi. in un’evoluzione che vide anche qualche operatore serico,<br />

più consapevole di altri della irreversibile crisi, diversificare i propri<br />

investimenti (poi rendendoli prevalenti) proprio in direzione del settore<br />

conciario.<br />

Per l’affermazione di quest’ultimo bisognò tuttavia attendere la seconda<br />

metà del novecento. non tanto per un qualche residuo di v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à delle<br />

lavorazioni seriche, ormai inesistente, quanto per l’insistere in arzignano<br />

di una nuova e fortunata specializzazione, quella elettromeccanica.<br />

essa fu rappresentata, ad opera di Giacomo Pellizzari, dall’evolversi di<br />

una piccola officina familiare – ded<strong>it</strong>a a cavallo del nuovo secolo alla<br />

realizzazione di attrezzature a uso agricolo (tra le quali molini da grano<br />

ed essiccatoi per bozzoli) – in una moderna industria<br />

che si posizionò proficuamente nella produzione di<br />

pompe centrifughe, turbine e trasformatori elettrici.<br />

negli anni cinquanta, quando già contava circa<br />

2.500 addetti, la Pellizzari fu tra le prime in <strong>it</strong>alia<br />

a entrare nel comparto della elettronica industriale<br />

con la costruzione di apparecchiature di comando<br />

per una svariata tipologia di macchinari. la precoce<br />

morte dell’erede di Giacomo, il figlio antonio,<br />

interruppe una cresc<strong>it</strong>a virtuosa, e l’azienda finì nelle<br />

(in questo caso) insipienti mani delle Partecipazioni<br />

statali, che la condussero a inev<strong>it</strong>abile morte. con<br />

un corollario, tuttavia: che le competenze in essa<br />

accumulate trasmigrarono – grazie alla intraprendenza<br />

di un discreto numero di tecnici – in una miriade di<br />

intraprese individuali che integrano il distretto vicentino<br />

della elettromeccanica.<br />

esso – vivace, vivacissimo – convive ora con il<br />

prevalente distretto della concia: il quale presenta<br />

caratteristiche anomale rispetto alle tipologie<br />

distrettuali che conosciamo, ovvero quelle basate sulla<br />

piccola-media impresa. nel caso della lavorazione delle pelli, gli elevati<br />

investimenti richiesti da un ciclo integrato ha portato alla formazione di<br />

forti concentrazioni d’impresa (nelle quali rileva particolarmente il gruppo<br />

mastrotto), le uniche in grado di assicurare all’area posizioni di leadership<br />

mondiale.<br />

il tutto porta a concludere che la flessibil<strong>it</strong>à economica di un’area non<br />

coincide unicamente con quella del lavoro, ma ha anche a che fare (e non<br />

poco) con la capac<strong>it</strong>à imprend<strong>it</strong>oriale di riposizionare i business prevalenti<br />

a seconda del variabile mutare delle congiunture.<br />

www.giorgioroverato.eu<br />

3


Economia<br />

di Francesca Bolletta<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

LA «fErrAri»<br />

DEL Suono<br />

dal Cremlino a hollywood, le casse acustiche prodotte<br />

dalla vicentina Sonus Faber non sono solo strumenti<br />

ma veri e propri oggetti di design. una produzione<br />

destinata per il 90% all’estero, e tutta made in Italy,<br />

oggi in mano a un fondo di private equ<strong>it</strong>y che<br />

continua a investire nell’innovazione e nel lusso.<br />

Il plus? Il servizio al cliente, quello che negli ultimi<br />

mesi ha valso all’azienda un +30%<br />

Dalla residenza di Sharon Stone a Beverly Hills al Cremlino<br />

di Mosca, dove a volerli era stato Vladimir Putin in persona.<br />

Passando per il set del film «Il collezionista d'ossa», grazie alla<br />

passione del protagonista, e loro grande estimatore, Denzel<br />

Washington, per arrivare alle case di musicisti del calibro di<br />

Uto Ughi e Salvatore Accardo. Ne hanno fatto di strada le casse<br />

acustiche di alta gamma prodotte da Sonus Faber, l'impresa<br />

di Arcugnano (Vi) avviata nel 1983 da Franco Serblin, ex<br />

odontoiatra con la passione per la musica, e oggi considerata<br />

una sorta di «Ferrari» dei diffusori del suono, amata sia da<br />

audiofili che da cultori degli oggetti di qual<strong>it</strong>à. Tanto da<br />

annoverare perfino un fan club danese sbarcato in internet nel<br />

2006 con un s<strong>it</strong>o dedicato: www.sonusfaberclub.com.<br />

IL GIuSTo mIx<br />

Nata quasi per hobby, l'azienda vicentina degli “artigiani del<br />

suono” è conosciuta a livello internazionale grazie al mix di<br />

design e purezza del suono, tecnologia e artigianal<strong>it</strong>à. I suoi<br />

altoparlanti si ispirano ai cr<strong>it</strong>eri costruttivi dell'arte liutaia con<br />

una grande attenzione alla ricerca dei materiali e alle rifin<strong>it</strong>ure:<br />

pelli, legni e vernici pregiate. Homage, Cremona, Liuto, Toy,<br />

QUALITÀ INTERNAZIONALE<br />

Mauro Grange amministratore delegato di Sonus Faber<br />

accanto a una delle linee di casse acustiche<br />

Vintage, sono i nomi delle varie<br />

collezioni, linee di prodotto con prezzi<br />

che possono variare da un migliaio<br />

fino ad oltre 30mila euro, per ogni<br />

coppia di speaker. Sono circa 20mila i<br />

pezzi prodotti ogni anno ad Arcugnano<br />

grazie all’opera dei 25 artigiani<br />

dipendenti di Sonus Faber (che si<br />

avvalgono dell’ausilio di altrettanti<br />

lavoratori esterni all’azienda).<br />

Una produzione destinata per il 90%<br />

all’estero, dove viene distribu<strong>it</strong>a in 49<br />

Paesi, e per il restante 10% al mercato<br />

<strong>it</strong>aliano. L'impresa nordestina, che nel 2008 ha fatturato nove<br />

milioni di euro, dopo essere stata acquis<strong>it</strong>a nel 1993 dai fondi<br />

lussemburghesi Natexis Cape e Capeq Partners, è stata ceduta<br />

nel 2007, per 17 milioni di euro, al fondo <strong>it</strong>aliano di private<br />

equ<strong>it</strong>y Quadrivio che oggi ne detiene il 100% del cap<strong>it</strong>ale.<br />

TuTTo mAde IN ITALy<br />

«I nostri mercati di riferimento sono sicuramente gli Stati<br />

Un<strong>it</strong>i – spiega Mauro Grange, amministratore delegato di<br />

Sonus Faber - che pesano per un 10-12%, ma anche Cina e<br />

Hong Kong, India, Singapore, Taiwan e Corea. Ora siamo<br />

appena sbarcati a Dubai mentre un po’ di flessione, a causa<br />

della crisi economica, l'hanno fatta registrare Giappone, Russia<br />

e più in generale, i Paesi dell'<strong>Est</strong> <strong>Europa</strong>». In Cina, l'impresa<br />

vicentina è presente attraverso una filiale commerciale a Hong<br />

Kong e showroom a Guangzhou, Shangai e Pechino. «Mi<br />

piace ricordare - continua Grange - che in Cina ci lim<strong>it</strong>iamo a<br />

vendere mentre la produzione rimane rigorosamente in Italia.<br />

Segnale evidente del fatto che noi puntiamo alla qual<strong>it</strong>à del vero<br />

made in Italy».<br />

Oggi, le casse di Sonus Faber diffondono il suono nella Sala<br />

Violini del Palazzo Comunale di Cremona e nell’Odeon del<br />

Teatro Olimpico di Vicenza ma anche nella Sala del Consiglio<br />

e della presidenza della sede de «Il Sole 24Ore» a Milano. «Tra<br />

i nostri numerosi clienti vip, oltre ai già noti Sharon Stone,<br />

Denzel Washington, Vladimir Putin, Uto Ughi e Salvatore<br />

Accardo – dichiara Grange - annoveriamo un famoso stilista<br />

<strong>it</strong>aliano che, di recente, ha voluto un impianto home theatre<br />

corredato dai nostri diffusori acustici e un celebre cantante che<br />

li ha scelti per la sua ab<strong>it</strong>azione ma anche per i suoi concerti.<br />

Per rispetto della privacy non posso, però, rivelarne il nome».<br />

TeCNICA e ArTe<br />

Ma qual è la formula del successo di questa azienda nordestina?<br />

«Sicuramente la capac<strong>it</strong>à di coniugare il lato tecnico - spiega<br />

Grange - con l’aspetto estetico. Il 90% dei nostri clienti sono<br />

audiofili che a volte ci chiedono persino un rodaggio delle<br />

IN CIFre<br />

9 milioni<br />

Il fatturato 2008 dell’azienda<br />

50<br />

Gli addetti totali:<br />

25 artigiani interni, 25 esterni<br />

49<br />

I Paesi dei mercati presidiati<br />

30-40%<br />

La quota parte di fatturato destinata a<br />

investimenti in innovazione<br />

casse prima dell’acquisto. Ma bisogna<br />

riconoscere che oggi nessuno sarebbe più<br />

disposto a comprare un prodotto brutto,<br />

anche se eccellente dal punto di vista<br />

acustico». E l’attenzione all’estetica del<br />

prodotto si rispecchia anche nella scelta<br />

della sede di Sonus Faber ad Arcugnano,<br />

ideata nel 2003 dall’arch<strong>it</strong>etto Flavio<br />

Albanese. Un gioiello di design<br />

contemporaneo, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un nucleo<br />

di vetro racchiuso da due ali in legno<br />

che richiamano le doghe di un liuto.<br />

Forma che si sposa perfettamente con<br />

l’immagine di un’azienda in grado di produrre veri e propri<br />

strumenti musicali di riproduzione.<br />

INVerSIoNe dI TeNdeNzA<br />

Ma anche Sonus Faber sembra aver risent<strong>it</strong>o, nei mesi scorsi,<br />

della recessione, con un calo del fatturato quantificabile tra<br />

il 10 e il 20%. Anche se, nell’ultimo periodo, l’azienda ha<br />

registrato un'inversione di tendenza. «Negli ultimi quattro<br />

mesi – conferma Grange – abbiamo realizzato una cresc<strong>it</strong>a<br />

del 30% rispetto allo stesso periodo del 2008. Tra i motivi di<br />

questo successo, l’aver scelto di essere più flessibili e più vicini<br />

alla distribuzione. Di sicuro non abbiamo abbassato i prezzi,<br />

ma optato per una pol<strong>it</strong>ica di servizio». Obiettivo dichiarato<br />

dell'impresa, puntare sempre più verso l'alta gamma e il lusso.<br />

«Tra gennaio e febbraio – continua Grange - lanceremo un<br />

nuovo prodotto che costerà circa 100mila euro. Nel frattempo,<br />

però, continuiamo a investire in innovazione e ricerca, con<br />

una percentuale che si aggira attorno al 30-40% del nostro<br />

fatturato».<br />

NuoVe SINerGIe<br />

Nel 2008, anno del 25° anniversario dalla nasc<strong>it</strong>a di Sonus<br />

Faber, il fondo Quadrivio ha acquis<strong>it</strong>o anche l'americana Audio<br />

Research, impresa specializzata in amplificatori. «Entrambe<br />

le società – spiega Grange – fanno capo alla holding. Tra loro<br />

ci sono e ci saranno inev<strong>it</strong>abili sinergie ma ognuna di loro<br />

manterrà il proprio brand. Diciamo che potrebbero essere<br />

considerate “parenti” come molte aziende nel campo della<br />

moda: stessa proprietà ma marchi diversi». Sul ruolo del private<br />

equ<strong>it</strong>y nel successo internazionale di un’impresa come Sonus<br />

Faber non sembrano esserci dubbi. «L'imprend<strong>it</strong>ore può arrivare<br />

fino a un certo punto – conclude Grange – e far crescere le<br />

aziende può risultare difficoltoso. Il fondo di private equ<strong>it</strong>y<br />

apporta quell’innovazione a livello finanziario e commerciale,<br />

grazie a un management competente, in grado di far fare il salto<br />

di qual<strong>it</strong>à». Una buona ricetta, dunque, per continuare a tener<br />

lontana la crisi.


Comunicare<br />

di Giampietro Vecchiato<br />

Prima ancora di vendere prodotti e/o servizi, le organizzazioni – pubbliche o<br />

private, prof<strong>it</strong> e non prof<strong>it</strong> – devono ricercare il consenso di tutti i pubblici per la<br />

propria leg<strong>it</strong>timazione sociale, ist<strong>it</strong>uzionale ed economica. si tratta di un’attiv<strong>it</strong>à<br />

permanente che mette in relazione la singola organizzazione con tutti gli altri<br />

sistemi che agiscono nel terr<strong>it</strong>orio e nella comun<strong>it</strong>à.<br />

l’organizzazione va pertanto considerata come un sistema aperto e v<strong>it</strong>ale che<br />

ricerca la propria sopravvivenza, e il proprio successo sociale, governando il<br />

complesso sistema delle relazioni nelle quali si trova ad agire e nel quale è<br />

immersa. la “licenza ad operare” non viene acquis<strong>it</strong>a “una volta per sempre”,<br />

ma va quotidianamente gest<strong>it</strong>a, mon<strong>it</strong>orata e valutata nella certezza che la<br />

creazione di vuoti comunicativi e relazionali – sia all’interno che all’esterno –<br />

può impedire il raggiungimento degli obiettivi stabil<strong>it</strong>i e danneggiare la<br />

reputazione, il cap<strong>it</strong>ale sociale e relazionale faticosamente costru<strong>it</strong>o nel tempo.<br />

nell’ultimo ventennio l’attenzione riservata dagli operatori economici alle<br />

tematiche della responsabil<strong>it</strong>à sociale di impresa e della salvaguardia e tutela<br />

ambientale è cresciuta notevolmente. ciò ha imposto alle diverse categorie<br />

produttive – e quindi anche ai comunicatori – non solo una ridefinizione del<br />

proprio ruolo, nonché delle attiv<strong>it</strong>à svolte e delle final<strong>it</strong>à che sottendono tali<br />

attiv<strong>it</strong>à, ma anche il ricorso a nuovi strumenti di comunicazione per la diffusione<br />

della conoscenza delle performance persegu<strong>it</strong>e in campo economico, sociale e<br />

ambientale. ma andiamo con ordine, partendo dalle definizioni di sostenibil<strong>it</strong>à<br />

e di responsabil<strong>it</strong>à sociale. lo Sviluppo sostenibile è generalmente defin<strong>it</strong>o<br />

come «lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere<br />

la possibil<strong>it</strong>à per le generazioni future di soddisfare le proprie necess<strong>it</strong>à». la<br />

Corporate Social responsibil<strong>it</strong>y (csr) è defin<strong>it</strong>a come «l’integrazione volontaria<br />

delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni<br />

commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Essere socialmente<br />

responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici, ma<br />

anche andare al di là, investendo di più nel cap<strong>it</strong>ale umano, nell’ambiente<br />

e nei rapporti con le altre parti interessate». risulta a questo punto evidente<br />

come il comunicatore/relatore pubblico risulti coinvolto dal concetto di<br />

sostenibil<strong>it</strong>à e di responsabil<strong>it</strong>à sociale in una duplice veste: da una parte, in<br />

quanto responsabile della comunicazione delle organizzazioni e quindi anche<br />

degli aspetti legati alla sostenibil<strong>it</strong>à della loro attiv<strong>it</strong>à e alla responsabil<strong>it</strong>à dei<br />

loro comportamenti; dall’altra, in quanto essi stessi sono attori economici e/o<br />

professionali che agiscono nell’ambiente e nella comun<strong>it</strong>à.<br />

in questo articolo analizzeremo le linee guida per comunicare efficacemente<br />

la sostenibil<strong>it</strong>à e la responsabil<strong>it</strong>à delle organizzazioni. Un’organizzazione,<br />

in ottica sistemica, deve porsi nei confronti degli altri attori del sistema in<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

Comunicare<br />

la SoSTeNIBILITà<br />

trasparenza, coinvolgimento, verificabil<strong>it</strong>à, completezza, rilevanza,<br />

accuratezza, comparabil<strong>it</strong>à, neutral<strong>it</strong>à, chiarezza e periodic<strong>it</strong>à.<br />

ecco le linee guida della comunicazione responsabile. il comp<strong>it</strong>o del<br />

mediatore, tra gli interessi dell’organizzazione e quelli dei pubblici,<br />

è di aiutare l’impresa nel governo delle relazioni con tutti gli stakeholder.<br />

l’obiettivo? acquisire la “licenza ad operare”<br />

6<br />

maniera sostenibile per poter ottenere nel tempo la “licenza a operare” e “fare<br />

prof<strong>it</strong>to”. l’attiv<strong>it</strong>à di mediazione tra le esigenze dell’impresa e quelle di tutti i<br />

pubblici, interni ed esterni, del sistema spetta ai relatori pubblici, cioè a coloro<br />

che hanno il comp<strong>it</strong>o di aiutare l’impresa nel governo delle relazioni con tutti<br />

gli stakeholder. i principi e le linee guida per comunicare la sostenibil<strong>it</strong>à e la<br />

responsabil<strong>it</strong>à sociale delle organizzazioni – e ai quali i comunicatori dovrebbero<br />

fare riferimento – sono così sintetizzabili:<br />

• Trasparenza. l’informazione e la visibil<strong>it</strong>à dei processi, delle procedure e<br />

delle assunzioni di fondo sono essenziali per la credibil<strong>it</strong>à di ogni azione<br />

sostenibile.<br />

• Coinvolgimento. l’azienda sostenibile e responsabile dove confrontarsi<br />

sistematicamente con i propri stakeholder.<br />

• Verificabil<strong>it</strong>à. i dati e le informazioni devono essere rilevati, analizzati,<br />

esposti e descr<strong>it</strong>ti in modo da rendere possibile l’identificazione della<br />

loro fonte, le implementazioni operate nonché verificarne l’affidabil<strong>it</strong>à.<br />

• Completezza. tutte le informazioni utili ai destinatari per valutare le<br />

performance economiche, ambientali e sociali dell’azienda devono<br />

essere coerenti con la mission aziendale e fare riferimento al periodo<br />

temporale ed ai lim<strong>it</strong>i stabil<strong>it</strong>i e dichiarati.<br />

• rilevanza. È il grado di importanza attribu<strong>it</strong>o a particolari aspetti,<br />

indicatori o informazioni e rappresenta la soglia alla quale le informazioni<br />

diventano significative al fine di essere comunicate agli stakeholder.<br />

• Accuratezza. si riferisce al grado di esattezza e precisione delle<br />

informazioni riportate, necessarie per i destinatari per prendere<br />

decisioni con un alto livello di sicurezza e credibil<strong>it</strong>à.<br />

• Neutral<strong>it</strong>à. ogni informazione deve ev<strong>it</strong>are condizionamenti nella<br />

selezione delle informazioni, fornendo un quadro equilibrato, esaustivo<br />

e ver<strong>it</strong>iero delle performance dell’azienda.<br />

• Comparabil<strong>it</strong>à. l’azienda deve mantenere nel tempo una coerenza<br />

nel dare informazioni, illustrarne ogni cambiamento e riformularne o<br />

riclassificarne le informazioni precedentemente forn<strong>it</strong>e.<br />

• Chiarezza. l’azienda, consapevole delle diverse esigenze e background<br />

degli stakeholder, deve rendere disponibili le informazioni con un<br />

adeguato livello di dettaglio, in modo da renderle comprensibili al<br />

maggior numero di destinatari.<br />

• Periodic<strong>it</strong>à. l'azienda dovrebbe fornire informazioni con una periodic<strong>it</strong>à<br />

adeguata alla natura dell’informazione, tenendo conto delle esigenze<br />

dei destinatari.<br />

Continua…<br />

Professionisti<br />

di Andrea Bertuzzo<br />

i dati forn<strong>it</strong>i dalla direzione generale di statistica del ministero della<br />

Giustizia evidenziano negli ultimi anni un massiccio incremento di utilizzo<br />

nei tribunali <strong>it</strong>aliani dei provvedimenti di istruzione preventiva (dai 7.942<br />

dell’anno 2006 agli 11.593 del 2007, sino agli 11.682 del primo semestre<br />

2008). tale incremento può essere ricondotto all’entrata in vigore<br />

dell’articolo 696 bis del codice di procedura civile, da molti individuato<br />

come un efficace strumento giudiziario per aggirare il problema endemico<br />

dei tempi biblici della giustizia in <strong>it</strong>alia, con l’ulteriore vantaggio di far<br />

sopportare minori costi a carico delle parti in causa.<br />

Per analizzare le peculiar<strong>it</strong>à della consulenza tecnica preventiva, ex<br />

articolo 696 bis, va premesso che, nella prassi giudiziaria, numerosi<br />

processi vertono su questioni eminentemente tecniche, questioni che<br />

vengono generalmente risolte nel corso della fase istruttoria dalle relazioni<br />

dei consulenti tecnici d’ufficio (ctU), sulla base delle quali poi il giudice<br />

redige la sentenza. anche tali processi “tecnici” però durano molti anni,<br />

occupano il lavoro dei giudici e del personale dei tribunali e quindi, oltre<br />

a cost<strong>it</strong>uire un costo rilevante in termini di tempo e denaro per le parti in<br />

causa, determinano un rilevante costo per la macchina giudiziaria.<br />

Partendo da queste premesse, il cosiddetto «decreto compet<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à»<br />

del 2005 ha introdotto la consulenza tecnica preventiva ai fini della<br />

composizione della l<strong>it</strong>e ex art. 696 bis, la cui final<strong>it</strong>à primaria è proprio<br />

quella di rendere più rapidi i tempi della giustizia. la consulenza si<br />

differenzia sia dai provvedimenti cautelari (non è necessario il requis<strong>it</strong>o<br />

dell’urgenza) sia dai provvedimenti di acquisizione preventiva della prova<br />

ed è uno strumento al confine tra quello stragiudiziale della conciliazione e<br />

quello giudiziale vero e proprio.<br />

Un significativo vantaggio dato dall’utilizzo del 696 bis deriva dal fatto che<br />

in caso di mancata conciliazione la relazione del ctU può essere acquis<strong>it</strong>a<br />

agli atti del successivo giudizio di mer<strong>it</strong>o. la parte istante può inoltre<br />

richiedere la condanna ex articolo 96 del codice di procedura civile (l<strong>it</strong>e<br />

temeraria) nei confronti della controparte che non si è voluta allineare alle<br />

valutazioni del per<strong>it</strong>o ed ha reso necessaria l’instaurazione del processo<br />

pur essendo già informata circa il probabile es<strong>it</strong>o della causa.<br />

il campo d’impiego della consulenza tecnica preventiva è molto<br />

ampio. il legislatore ha stabil<strong>it</strong>o che essa può essere utilizzata «ai fini<br />

dell’accertamento e della relativa determinazione dei cred<strong>it</strong>i derivanti<br />

dalla mancata o inesatta esecuzione di obbligazioni contrattuali o da<br />

fatto illec<strong>it</strong>o» ponendo però il lim<strong>it</strong>e che essa deve concernere solo la<br />

risoluzione di questioni tecniche e non valutazioni di dir<strong>it</strong>to. il comp<strong>it</strong>o<br />

Conciliamoci…<br />

anche con le BANChe<br />

molti i campi di applicazione della consulenza preventiva ai fini<br />

della ricomposizione della l<strong>it</strong>e per ev<strong>it</strong>are costi e lungaggini giudiziarie.<br />

il più interessante è quello relativo ai contenziosi tra ist<strong>it</strong>uti di cred<strong>it</strong>o<br />

e Pmi, perché agevola la composizione spontanea dello scontro<br />

ed è economicamente vantaggiosa, visto che ev<strong>it</strong>a future spese legali<br />

del ctU infatti dovrà sempre essere quello di determinare il quantum<br />

debeatur (l’ammontare del risarcimento), senza sconfinare nella<br />

valutazione dell’an debeatur (la sussistenza del dir<strong>it</strong>to), per l’accertamento<br />

del quale è invece necessario l’espletamento di un’istruttoria svolta con<br />

le forme e le garanzie dell’ordinario procedimento di cognizione. l’amb<strong>it</strong>o<br />

applicativo spazia pertanto dalla determinazione dei danni derivanti da<br />

sinistro in cui, pur essendo certa la responsabil<strong>it</strong>à, non vi è accordo<br />

sulla quantificazione del danno, ai danni derivanti dall’inadempimento<br />

di obbligazioni contrattuali; dalle «scorrettezze contabili» delle banche<br />

(anatocismo, interessi ultralegali, valute illegali…) alla responsabil<strong>it</strong>à delle<br />

banche per le perd<strong>it</strong>e derivanti dalle operazioni sui derivati.<br />

Un interessante campo di applicazione del ricorso in questione è quello<br />

relativo ai contenziosi tra le banche e le Pmi, soggetti che maggiormente<br />

godono (o godevano…) del cred<strong>it</strong>o da esse concesso, in quanto l’art. 696<br />

bis può risultare uno strumento economico e particolarmente efficace.<br />

la parte che intende utilizzare questo strumento dovrà essere assist<strong>it</strong>a,<br />

oltre che da un legale, anche da un consulente di parte (commercialista/<br />

esperto in strumenti finanziari) il quale preventivamente valuterà la<br />

fondatezza della pretesa da avanzare nei confronti della banca. così<br />

facendo anticiperà sostanzialmente ciò che dovrebbe rilevare il consulente<br />

super partes nominato dal giudice e quindi preannuncerà il probabile<br />

es<strong>it</strong>o della controversia. l’anticipazione dell’istruttoria ha evidentemente<br />

l’indiscussa util<strong>it</strong>à di rendere consapevoli le parti delle reali probabil<strong>it</strong>à di<br />

successo nel successivo giudizio di mer<strong>it</strong>o. Questa consapevolezza agevola<br />

la composizione spontanea della l<strong>it</strong>e poiché la conoscenza del probabile<br />

es<strong>it</strong>o della causa dovrebbe essere circostanza tale da dissuadere le parti<br />

dall’instaurarla o coltivarla.<br />

l’ist<strong>it</strong>uto bancario inoltre, qualora il ctU riscontri “scorrettezze contabili”,<br />

avrà per primo l’interesse a conciliare poiché ev<strong>it</strong>erà il determinarsi<br />

di un giudicato sfavorevole, non dovrà sostenere i costi della causa di<br />

mer<strong>it</strong>o, ev<strong>it</strong>erà una possibile denuncia penale per usura e, in caso di<br />

soccombenza, non dovrà sostenere le spese legali di controparte ed<br />

una possibile condanna per aver resist<strong>it</strong>o in giudizio temerariamente.<br />

ovviamente il concreto utilizzo di questo strumento è vincolato a un<br />

requis<strong>it</strong>o essenziale: la disponibil<strong>it</strong>à delle parti a conciliare, disponibil<strong>it</strong>à<br />

che spesso viene meno per scelte processuali delle parti che<br />

mer<strong>it</strong>erebbero più ampie riflessioni.<br />

a.bertuzzo@adactastudio.com


di Luigi Costa<br />

La storia di Torri del Benaco con il suo<br />

formidabile paesaggio, le sue chiese, le<br />

sue fortificazioni è strettamente legata alla storia<br />

del lago di Garda, il più grande lago <strong>it</strong>aliano,<br />

così grande da «assomigliare a un mare». Ma è<br />

naturalmente legata anche alla storia di Verona,<br />

visto che si trova sulla gardesana orientale.<br />

Ci sono paesi e contrade che vis<strong>it</strong>ati nella<br />

stagione così detta «bassa» possono sembrare<br />

magici. Una viaggio in questi luoghi ameni<br />

appagherà il vostro spir<strong>it</strong>o e una sosta «Al Caval»<br />

per gustare la cucina di Isidoro Consolini accon-<br />

Tutto è studiato per rendere<br />

piacevole il soggiorno:<br />

Geometrie di un’eleganza quasi<br />

estrosa, spazi e luci studiati per<br />

regalare il massimo del riposo<br />

tenterà il vostro palato oltre che la vostra gola.<br />

Cap<strong>it</strong>ano di lungo corso, questo eclettico<br />

cuoco ha voluto e saputo creare un ristorante<br />

di grande fascino, quello stesso fascino che vi<br />

incanta quando alla sera il cielo blu si fonde<br />

all’orizzonte con le acque misteriose del grande<br />

nordesteuropa.<strong>it</strong><br />

Tempo libero<br />

«Al caval»<br />

in riva al Lago<br />

a torri del benaco (vr), la magia<br />

dell’acqua incontra il gusto della cucina<br />

di isidoro consolini. Grande semplic<strong>it</strong>à,<br />

nell’accoglienza sincera e cortese,<br />

ed estro creativo sono il valore aggiunto<br />

di un ristorante inusuale capace<br />

di regalare sempre preziosi attimi<br />

di relax ai suoi osp<strong>it</strong>i<br />

lago, e nello stesso tempo di grande semplic<strong>it</strong>à<br />

nell’accoglienza sincera e cortese.<br />

Tutto è studiato per rendere piacevole il<br />

soggiorno agli osp<strong>it</strong>i. Geometrie di un’eleganza<br />

quasi estrosa, spazi e luci studiati per regalare il<br />

massimo del relax e dell’atmosfera soft. Anche se,<br />

al primo colpo d’occhio potrà sembrarvi stravagante,<br />

tutto riflette il personaggio Isidoro Consolini.<br />

Lo stesso spir<strong>it</strong>o creativo lo troverete anche<br />

nelle proposte della cucina dove l’innovazione, la<br />

creativ<strong>it</strong>à e l’estro, un<strong>it</strong>e a una grande tecnica e<br />

un’esperienza ormai profondamente consolidata<br />

sono le fondamenta del suo lavoro. Una cucina<br />

comunque generosa, perché assieme al cervello<br />

agisce il cuore, e sincera perché non confonde e<br />

non inganna l’osp<strong>it</strong>e.<br />

Le sue creazioni susc<strong>it</strong>ano emozioni pur con-<br />

ECLETTICO<br />

Cap<strong>it</strong>ano di lungo<br />

corso, Isidoro Consolini<br />

gestisce il ristorante<br />

con la moglie Violetta<br />

servando l’equilibrio dei sapori anche se, qualche<br />

volta, gli accostamenti possono sembrare azzardati.<br />

I piatti del terr<strong>it</strong>orio e della tradizione come il<br />

«nostro risotto con la tinca» o il m<strong>it</strong>ico filetto di<br />

lavarello in crosta di mais dolce con salsa dolce e<br />

sarde sott’olio si affiancano felicemente alla profumata<br />

tartare di tonno di Carloforte con frutto<br />

della passione e salsa Bernese con aglio Orsino o<br />

ai golosi ravioli ripieni di extra vergine “Crer” e<br />

crema di Grana Padano. Le quaglie arrost<strong>it</strong>e con<br />

cous cous di farro, verdurine e polenta sono proprio<br />

una sinfonia di sapori e gli ottimi formaggi<br />

La sua è una cucina generosa<br />

perché assieme al cervello<br />

agisce il cuore, e sincera perché<br />

non confonde e non<br />

inganna l’osp<strong>it</strong>e<br />

della montagna veronese son abbinati alle confetture<br />

e alle mostarde della casa. Su tutti i piatti<br />

grande e sapiente uso dei frutti principali del<br />

terr<strong>it</strong>orio: olio extravergine d’oliva ed erbe aromatiche<br />

(raccolte personalmente). I dolci sono<br />

sempre all’insegna del personaggio: provate il «il<br />

gioco del merlo» un insieme irripetibile di dolci<br />

dai sapori diversi e, l’edizione 2010 della Guida<br />

dell’Espresso, lo ha premiato per il miglior dessert<br />

a base di frutta fresca. La carta dei vini è ben<br />

costru<strong>it</strong>a e i ricarichi sono corretti.<br />

Il servizio in sala è diretto da Violetta,<br />

moglie ideale di un cuoco, un po’ artista, che<br />

lavora in modo serio e appassionato. Menu<br />

degustazione a 75 euro, del terr<strong>it</strong>orio a 55, alla<br />

carta sugli 80 euro.<br />

AL CAVAL<br />

Via Gardesana, 186 - Torri del Benaco (Vr)<br />

Tel. 045.7225083<br />

info@ristorantecaval.com<br />

www.ristorantealcaval.com<br />

Aperto solo alla sera; anche a pranzo nei<br />

festivi.<br />

Chiuso: mercoledì<br />

Ferie: un mese tra gennaio e febbraio;<br />

Carte di cred<strong>it</strong>o: tutte<br />

Costo di un pranzo completo, dall’antipasto<br />

al dolce, 80 euro (vini esclusi)<br />

Come arrivarci:<br />

dalla A4 deviate verso l’Autostrada del Brennero<br />

e uscire al casello di Affi. Imboccare la Gardesana<br />

in direzione Costermano – Torri del Benaco.<br />

Troverete il ristorante lungo la strada


Un simbolo pieno di significati: un Banco fatto dalla gente per la<br />

gente, con la passione per il terr<strong>it</strong>orio e i suoi valori. Con la forza<br />

di un Gruppo radicato, portatore di sviluppo e alla ricerca di nuove<br />

soluzioni. Dedicato alle persone e alle loro esigenze. Fatto di per-<br />

www.bancopopolare.<strong>it</strong><br />

Le tue radici e il tuo futuro sotto un buon segno.<br />

sone che lavorano con professional<strong>it</strong>à, impegno e continua ricerca<br />

della qual<strong>it</strong>à, per offrirti sempre i migliori servizi e prodotti, non dimenticando<br />

mai la cultura e il sociale. Il Gruppo Banco Popolare.<br />

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