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Un «filo» tra Milano e Cologno Monzese: Franco ... - poliscritture

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crollo era immenso e riguardava per lui anche la poesia. Andava bene, con Brecht, la poesia anche<br />

nei tempi bui, ma a patto che fosse agganciata a un movimento sociale reale. C’era più veramente?<br />

Sui giovani mobilitatisi contro la guerra del Golfo aveva molti dubbi: «stentano a staccarsi<br />

dall’istituzione, a fare da soli con gli strumenti di bordo, come tu fai a <strong>Cologno</strong>» mi disse. Mi mise<br />

al corrente che Sergio Bologna fra poco avrebbe fatto una rivista 42 e che, con altri, stava affittando<br />

un locale. Lui, pur non avendo più energie, avrebbe seguito il tentativo. C’era anche Ranchetti. E<br />

aggiunse «così siamo due i preti». Scherzando con una certa amarezza, ai giovani aveva detto pure:<br />

«Io vi posso fare l’ora di religione!».<br />

Mi confidò anche che stavano preparando una nuova bibliografia dei suoi scritti («Vedrai<br />

che bel sepolcro!»). E alla mia solita domanda: che fare adesso che la situazione non era più in<br />

movimento, rispose: «Quello che già stai facendo… Rinunciare alla poesia? No…Farla nel vivo<br />

delle situazioni reali, senza rifugiarsi nelle istituzioni. Visto che non ci sei arrivato, non hai neppure<br />

il problema di mollarle!».<br />

Nel luglio 1993 l’avevo ancora chiamato da scuola per chiedergli di farsi intervistare da me<br />

sugli stessi temi di Parlare/scrivere di Jachia e m’aveva dato la sua disponibilità per settembre. Poi<br />

il suo stato di salute precipitò.<br />

Ricordo l’ultima accorata sua telefonata. Aveva letto un mio testo poetico su Utopia<br />

concreta e mi aveva chiamato per questo. Ne rimasi quasi meravigliato. Ma com’era diventata<br />

fievole adesso la sua voce! Al funerale, che m’immaginai affollato da personaggi, preferii non<br />

andarci. Partecipai invece alla serata del 14 dicembre 1996 in sua memoria al Teatro <strong>Franco</strong> Parenti<br />

di <strong>Milano</strong>. Ero in platea e dopo gli interventi di Perlini ed altri, trovai il coraggio di alzarmi e<br />

leggere dal posto in cui ero, con voce un po’ strozzata, una poesia che avevo scritto in quei giorni. 43<br />

42 Sarà Altre ragioni.<br />

43 Eccola nella versione poi rielaborata:<br />

Fuori dal presepe<br />

Lui conclude<br />

su estreme ragioni.<br />

E noi in questa desolata<br />

Betlemme del pensiero<br />

non più ansimanti<br />

per decorarla<br />

smorziamo<br />

il suo dire tonante<br />

i rantoli sublimi<br />

dei grandi morti<br />

che ci affida<br />

ricontrolliamo<br />

i con<strong>tra</strong>ssegni<br />

ai monumenti<br />

da salvare.<br />

Per mondare<br />

le nostre riconoscibili<br />

anime di briganti<br />

chiazzate<br />

di umile marcio<br />

allenate a riverenze<br />

solitarie<br />

ma in sogno<br />

prossime ai potenti?<br />

Tremanti nelle conclusioni<br />

A <strong>Franco</strong> Fortini<br />

16

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