Un «filo» tra Milano e Cologno Monzese: Franco ... - poliscritture
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problematico, che poi i giornali gestiscono in termini di dissociazione, di xz, che ti narra il perché<br />
della sua scelta, che cosa ha significato per lui prendere una rivoltella in mano, ti fa il discorso della<br />
responsabilità di questo fatto, della rivendicazione di questo fatto. Pur nella sua lontananza d’oggi<br />
rispetto a quella posizione, ti descrive la questione di come uno che decide di armarsi e di sparare<br />
ad un altro per prima cosa spara verso se stesso.<br />
Ci sono delle cose grosse, fatti esistenziali. Però su questo c'è il silenzio. Su queste<br />
esperienze c'è il silenzio. Non si deve dire alla gente che queste sono cose di sinis<strong>tra</strong>.<br />
Finché sono stato un avvocato che si occupava di diritto civile e basta, questo tipo di<br />
contatto con questa gente, con questi compagni non li ho avuti, non li avevo e mi accorgevo della<br />
difficoltà di capire.<br />
Ecco, è importante che noi abbiamo la possibilità di mettere in piedi delle forme di<br />
conoscenza, di vedere le persone per quello che sono, di vedere la dignità di posizioni che<br />
rivendicano un percorso comunista.<br />
Io stesso sono in difficoltà, perché c'è una sorta di tabù o di esorcizzazione rispetto a questo.<br />
Son dieci anni che ci dicono no, sono "fascisti", poi finanziati dalla Cia o cose di questo tipo,<br />
comunque la causa di ogni male oggi in Italia. […]<br />
Dissociazione e pentitismo sono cose che ritroveremo dentro di noi. E io, con un esempio<br />
forse un po’ immaginoso ma non infondato, dico che la figura del pentito è una sorta di occhio del<br />
Grande Fratello che t'hanno messo di fianco, cioè una forma bestiale di desolidarizzazione, nel<br />
senso che qualunque piccolo embrione organizzativo, antagonista o che si faccia i fatti suoi, si<br />
troverà all'interno di sé il potenziale occhio del Grande Fratello, che domani lo denuncia.<br />
A mio giudizio è importante intervenire su questo. Non ho le idee chiare sulla questione<br />
dell'amnistia. So che ci sono grosse problematiche dentro questo tipo di discorso; ma il discorso<br />
dell'amnistia, se può senz'altro essere una questione non immediatamente realizzabile, ha comunque<br />
il significato di essere un momento di coagulo, di opposizione e di creazione di un'alternativa<br />
rispetto a tutta quell'al<strong>tra</strong> impostazione legata alla dissociazione e al pentitismo; e ha anche il<br />
significato di aprire un dibattito.<br />
4) 18 ottobre 1983: Abate a Fortini<br />
Caro Fortini,<br />
t’invio – <strong>tra</strong>nquillizzato dalla tua gentilezza – il mio “samizdat”. 68<br />
Con l’aiuto della tua critica, che desidero spietata e amichevole, m’aspetto di scoprire la s<strong>tra</strong>da per<br />
collegare il mio indagare da autodidatta (non solo in poesia) a qualche nodo fondamentale della<br />
ricerca contemporanea, così come ho appreso dalla lettura dei tuoi scritti.<br />
Ti rammento anche l’al<strong>tra</strong> mia richiesta: una <strong>tra</strong>ccia e le opportune indicazioni bibliografiche per<br />
approfondire il tuo lavoro di saggista.<br />
Il tutto senza alcuna fretta.<br />
Ringraziandoti per la partecipazione alla serata del 14 ott. a <strong>Cologno</strong>, ti rinnovo stima e amicizia in<br />
attesa di sentirti e di rivederti.<br />
5) 19 aprile 1985: Abate a Fortini<br />
Caro Fortini,<br />
questa è la bozza della pubblicazione che sto preparando sulla serata del 14 ottobre 1983.<br />
Scuserai, facilmente credo in questa fase, sgrammaticature e incoerenze grafiche. Farò rileggere<br />
anche agli altri intervenuti il loro pezzo all’interno della cornice da me predisposta. Se, oltre a<br />
68 Samizdat <strong>Cologno</strong>m. Pseudo-narratorio 1977-82 con 6 disegni, Edizioni CELES, Sesto S. Giovanni 1983<br />
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