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Un «filo» tra Milano e Cologno Monzese: Franco ... - poliscritture

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Del Giudice parla, scrive in un modo, s'esprime in un certo modo; ha tensioni, scatti, violenze,<br />

concitazioni, passioni, che sono per me perfettamente riconoscibili nell'atmosfera, nello stile di<br />

dieci anni fa.<br />

In altro modo, in altro modo non poi troppo lontano ha scritto Toni Negri nel suo ultimo<br />

libro (si chiama Pipe-line), provocando in quelli come me, che conoscevano e lui e il suo ambiente<br />

(facevo parte del suo ambiente 15 anni fa, ai tempi in cui era ancora vivo Raniero Panzieri);<br />

provocando questa sensazione, questa sensazione quasi raccapricciante, come di chi - per dir così -<br />

continui nervosamente a strofinarsi le mani dove aveva avuto le manette.<br />

Questo strofinarsi le mani dove aveva le manette, si sente benissimo per chi abbia un<br />

minimo di capacità di lettura, nelle pagine di Toni Negri. Proprio perché non è cambiato, proprio<br />

perché si esprime allo stesso modo, è in ritardo su se stesso e la realtà. Comunque si giudichi, per<br />

esempio, il suo comportamento attuale, è molto probabile che giochi in questo un modo<br />

complessivo di vedere le cose, che è un modo sbagliato, che non risponde alla realtà.<br />

Che cosa sia per essere di Del Giudice, non lo so. Troppi nel giro di questi anni abbiamo<br />

veduto salvarsi, perdersi, uccidersi o essere uccisi. Quel poco che possiamo dire è che, - quando Del<br />

Giudice uscirà - quando usciranno con lui gli altri, che come lui subiscono ingiustizia - l’unica<br />

possibilità di realmente aiutarli non sarà data da serate come queste, né tantomeno da discorsi come<br />

i miei. Sarà data soltanto dalla prospettiva splendida, cui ha accennato sul finire del suo intervento,<br />

quando ha detto che si <strong>tra</strong>tta di costituire gruppi sociali capaci di sentire come propria eredità, se<br />

ben ricordo, la popolazione delle carceri: quella di oggi, quella di domani e - temo - anche quella di<br />

dopodomani.<br />

Giuseppe Pelazza: Intervento non rivisto dall’autore<br />

È abbastanza difficile intervenire in questo momento, nel senso che gli interventi si<br />

mantengono su dei terreni molto interessanti e complessivi, mentre in genere il ruolo e il tipo<br />

d'intervento che si richiede ad un avvocato è quello di tipo tecnico. E, siccome c'è il rischio di<br />

buttare tutto sul giuridico, io questo rischio lo voglio evitare. Anche perché penso che molte cose<br />

della situazione carceraria oggi siano conosciute dai presenti a questa riunione.<br />

D'al<strong>tra</strong> parte è anche vero che il libro di Del Giudice, io penso, abbia dentro la volontà di far<br />

nascere dei momenti di dibattito complessivo sulla situazione carceraria oggi; e, quindi, è anche<br />

giusto scendere a terra, sui dati concreti della situazione all'interno delle carceri e, specificatamente,<br />

delle carceri speciali.<br />

È giusto farlo, perché la situazione carceraria non è qualcosa di asettico e di slegato dal<br />

resto. C'è tutta una connessione stretta e evidente, a mio giudizio, fra problema di imbarbarimento e<br />

di fare deserto culturale e politico nell'esterno della società e situazione carceraria.<br />

La disgregazione sociale, quella a cui Del Giudice si riferiva nella descrizione di questa sua<br />

"<strong>tra</strong>duzione" su "gazzella", invece che all'interno di un blindato, secondo me, ha una connessione<br />

evidente col carcere, perché il carcere vuol dire anche processo, gestione del processo, imposizione<br />

di valori… in sostanza vuol dire spingere la gente a dimenticare i principi di onestà intellettuale che<br />

sono quelli della <strong>tra</strong>dizione liberale di una volta.<br />

Perché dico che la questione del carcere è inserita in un discorso di cultura e di<br />

disgregazione? Perché il carcere, com'è oggi, at<strong>tra</strong>verso la differenziazione, si lega al discorso<br />

dell’abiura.<br />

Il <strong>tra</strong>ttamento carcerario differenziato porta il meccanismo processuale all'interno della<br />

struttura carceraria. A livello di legislazione penale - at<strong>tra</strong>verso l'introduzione della legge Cossiga<br />

nel ’79-’80 e poi con la legge dei "pentiti", quella del giugno '82 - abbiamo avuto uno<br />

s<strong>tra</strong>volgimento complessivo dei meccanismi giuridici <strong>tra</strong>dizionali della civiltà occidentale; nel senso<br />

che si è sganciato il modo di fare giustizia dalla problematica relativa all'accertamento delle<br />

responsabilità, all'accertamento della gravità del fatto e alla comminazione di una pena.<br />

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