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Un «filo» tra Milano e Cologno Monzese: Franco ... - poliscritture

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Essa è stata esperienza di sradicamento e di deprivazione culturale (Montaldi parlava di «una città<br />

ottenuta per esclusione») non ripensata a sufficienza. Ha sedimentato per <strong>Cologno</strong> una dipendenza<br />

gerarchica e strutturale dal centro metropolitano (<strong>Milano</strong>). Ma ha anche significato tentativo di<br />

nuova acculturazione at<strong>tra</strong>verso il contatto di tanti di noi con la scuola, l’università, i partiti, i<br />

sindacati, i mass media.<br />

Ipsilon ha le sue radici in questa storia collettiva fatta di sconfitte, compromessi e resistenze. Molti,<br />

anche quando sono riusciti ad accostarsi ad una cultura «critica», l’hanno fatto già segnati però dalla<br />

scolarizzazione di massa che di solito è la sua negazione. E anche quando abbiamo fatto in tempo<br />

ad accostarci ad alcune opere di Marx, Lenin e Mao, subito è cominciata da parte della stessa<br />

Sinis<strong>tra</strong> la loro liquidazione.<br />

Nel ciclo dei cinque seminari che proponiamo (ecologia della lettura, emarginazione, <strong>tra</strong>sformazioni<br />

del lavoro, marxismo in crisi, memoria storica) ci proponiamo una riflessione sulla nos<strong>tra</strong><br />

scolarizzazione avvenuta prevalentemente sulla lettura di libri, (Ci hanno fatto progredire? Ci hanno<br />

accostato di più al mondo? Ce ne siamo sovralimentati? Con quali effetti?), sull’emarginazione<br />

nos<strong>tra</strong> e dell’oceano oscuro che ci circonda e a volte ci lambisce [e su altre questioni che ci paiono<br />

di rilievo e attuali…].<br />

Nel titolo dell’incontro abbiamo proposto la nozione recente di «ecologia». La facciamo nos<strong>tra</strong> e la<br />

vogliamo applicare alla cultura di massa per ritornare a distinguere <strong>tra</strong> bisogni culturali profondi e<br />

di superficie e far riaffiorare, se possibile, quella che Fortini ha chiamato l’«antica causa».<br />

Abbiamo chiesto a Fortini di tenere a battesimo la nos<strong>tra</strong> associazione perché nei suoi scritti<br />

abbiamo riconosciuto una parte dei nostri temi e un antidoto al riflusso e alla smemoratezza. Gli<br />

riconosciamo una funzione di maestro anche perché abbiamo trovato nei suoi libri due immagini<br />

veritiere (e forse complementari) della nos<strong>tra</strong> generazione: - quella dei «fratelli amorevoli»<br />

(«intellettuali addetti alla riproduzione culturale […] alla informazione-comunicazione[…]<br />

insomma […]quelli che in Francia chiamano gli “intellettuali bassi”» 72 , accondiscendenti<br />

all’esistente, ironici, evasivi ; - quella che io chiamo degli «intellettuali periferici» che insisto a<br />

immaginarmi più ambivalenti e potenzialmente critici. Di questi un ri<strong>tra</strong>tto illuminante ho trovato<br />

proprio in Insistenze 73 .<br />

A Fortini dobbiamo poi altre due spunti per quest’incontro: - il titolo di questa serata ricalcato su<br />

uno dei suoi 74 ; - l’avvertimento a rifiutare la cultura-feticcio: «È impossibile avvicinare la grande<br />

poesia se non si vuole almeno sapere “di che vivono gli uomini” e se non ci si propone di operare di<br />

conseguenza» 75<br />

72 F. Fortini, Insistenze, p. 272, Garzanti, <strong>Milano</strong> 1985.<br />

73 «Alto e grosso, un giovanotto di gran barba nera e panni dimessi è en<strong>tra</strong>to nella mia portineria, grondando pioggia. A distribuire<br />

espressi urbani. Ero là e credendolo latore di un libro che aspettavo da un amico, quasi gliene toglievo di mano uno che egli recava<br />

con sé, provocandogli un soprassalto e un arre<strong>tra</strong>mento indispettito; solo allora comprendendo che quella lettura egli la veniva<br />

facendo di porta in porta, sotto la mantella d’incerata, verisimilmente per preparasi ad un esame: si <strong>tra</strong>ttava infatti dell’ Orlando<br />

furioso […]Povero Ariosto? No, poveri – molto probabilmente – gl iscolari di quel bravo giovane volenteroso quando, presa la sua<br />

laurea in lettere, andrà magari ad insegnare letteratura italiana. E fin d’ora poveri noi, suoi docenti, che accettiamo d’insegnare sotto<br />

un cielo dove, se vogliamo sperare di vivere, i postini devono studiare letteratura del Cinquecento e gli studenti debbono, per vivere,<br />

distribuire migliaia di costosi cartoncini a stampa per innumerevoli manifestazioni “culturali”» (F. Fortini, Insistenze, p. 283-284,<br />

Garzanti, <strong>Milano</strong> 1985).<br />

74 F. Fortini, Per un’ecologia della letteratura in Insistenze, pag. 279, Garzanti, <strong>Milano</strong> 1985.<br />

75 F. Fortini, Per un’ecologia della letteratura in Insistenze, pag. 291, Garzanti, <strong>Milano</strong> 1985.<br />

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