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La comunicazione scientifica nei conflitti ambientali. Casi a ...

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Capitolo Capitolo 2<br />

2<br />

L’inquinamento L’inquinamento L’inquinamento industriale industriale industriale a a a Taranto Taranto<br />

Taranto<br />

L’emergenza ambientale di Taranto irrompe <strong>nei</strong> giornali nazionali nell’estate del<br />

2012, in seguito ad un’iniziativa della magistratura. Il 26 luglio 2012 il Giudice per<br />

l’Indagini Preliminari (GIP) di Taranto dispone il sequestro senza facoltà d'uso<br />

dell'intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva. I sigilli sono previsti per<br />

i parchi minerali, le cokerie, l'area agglomerazione, l'area altiforni, le acciaierie e la<br />

gestione materiali ferrosi. Nell'ordinanza il GIP conclude che “Chi gestiva e gestisce<br />

l'Ilva ha continuato nell'attività inquinante con coscienza e volontà per la logica<br />

del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza”. Oltre il sequestro<br />

degli impianti, il GIP dispone gli arresti di Emilio Riva, presidente dell'Ilva Spa fino<br />

al maggio 2010, il figlio Nicola Riva, succedutogli nella carica e dimessosi pochi<br />

giorni prima dell'arresto, l'ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi<br />

Capogrosso, il dirigente capo dell'area del reparto cokerie, Ivan Di Maggio, il<br />

responsabile dell'area agglomerato, Angelo Cavallo. Il 30 luglio 2012 i carabinieri<br />

del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Lecce notificano il provvedimento di<br />

sequestro (http://it.wikipedia.org/wiki/Ilva#Taranto).<br />

Protagonisti del caso Ilva sono quindi in primo luogo i giudici, poi le imprese<br />

produttive accusate d’inquinare, le autorità politiche e quelle di controllo. E la<br />

società civile, che già da anni denunciava la situazione chiedendo maggiori<br />

controlli e che ha contribuito a puntare i riflettori sul caso di Taranto e a creare il<br />

contesto adatto all’inizio del processo.<br />

Almeno dal 2005, infatti, le associazioni <strong>ambientali</strong>ste attive nel territorio (in<br />

particolare PeaceLink, un’associazione di volontari che lavorano sui temi di pace e<br />

ambiente con sede a Taranto) denunciavano i rischi <strong>ambientali</strong> connessi all’attività<br />

dell’Ilva. Ad esempio rilanciando l’informazione che secondo il Registro europeo<br />

delle emissioni (Eper) il polo industriale di Taranto, a causa delle attività<br />

dell’acciaieria, è la maggiore fonte di emissione di diossine d’Europa. Un’attività<br />

d’informazione e sensibilizzazione che negli anni ha sortito importanti effetti,<br />

stimolando ad esempio l’entrata in piena attività dell’Agenzia regionale per la<br />

protezione dell’ambiente (Arpa Puglia). L’Arpa, infatti, per far fronte alla<br />

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