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16<br />
Zig Zag<br />
Alessandro Moscè<br />
L'avvenire del passato<br />
La storia universale e la storia particolare,<br />
la grande storia e il microcosmo,<br />
specie della provincia italiana.<br />
Come un elastico che si allunga e si<br />
restringe ogni volta, Graziella Carassi (che<br />
svolge l’attività di psicoanalista fra San Benedetto<br />
del Tronto e Roma) impronta la sua<br />
atipica narrazione dal titolo Maddalena profuga<br />
per sempre (Livi, Fermo 2<strong>01</strong>1) su di una<br />
mappatura sentimentale e geogra ca in cui<br />
racconta (anche fotogra camente) le vicende<br />
dell’audace protagonista che ha attraversato<br />
due secoli e due guerre mondiali. L’eco di<br />
questa donna si staglia nel destino che l’accompagna<br />
come un’ombra, vale a dire la condizione<br />
di profuga. Lo scenario iniziale è nello<br />
squarcio della Grande Guerra, a Gorizia, dove<br />
la bambina Maddalena lascia le esili radici<br />
per approdare nelle colline marchigiane che<br />
ricordano molto le incisioni di Luigi Bartolini,<br />
con la mollezza degli altopiani e la vita rurale<br />
conservative di un’aristocratica identi cazione<br />
tra uomo e ambiente. Per Maddalena non ci<br />
sarà mai un approdo de nitivo, specie per la<br />
sua, seppure auspicata, stabilità affettiva. Tra<br />
uno spostamento e l’altro, tra scelte sbagliate<br />
e provvisorie, diviene in ne il soggetto di<br />
una creazione narrativa quando la glia della<br />
sua amica Clara deciderà di trasformarla in<br />
donna di carta, in una gura dalla insicura ma<br />
“invincibile” condizione umana. Colpiscono<br />
molti aspetti del libro, e non solo letterari.<br />
Innanzitutto la complessità dell’impianto<br />
strutturale, come la necessità di af dare alla<br />
memorialistica e ad una sorta di diario intimo,<br />
di taccuino familiare, di cartolina d’annata<br />
uno spaccato sociale dell’Italia. Quindi la<br />
presa di coscienza di una problematica niente<br />
affatto minore nel nostro paese, quella dei<br />
migranti che nello spazio-tempo raggiungono<br />
Si intitola Catalogo dei giorni<br />
felici (Sciascia, Caltanissetta<br />
2<strong>01</strong>2) il primo libro di poesie<br />
di Daniela D’Angelo (nella<br />
foto), che da anni lavora nel<br />
mondo dell’editoria. Una<br />
breve, intensa raccolta di<br />
versi che ssa un percorso<br />
intimo complesso, denso di<br />
sfumature: si va dalla passione<br />
quotidiana alla sofferenza<br />
del distacco, dalla serenità dei<br />
giorni feriali alla cupezza dei<br />
più malinconici sentimenti,<br />
pur attraversati da una consapevole<br />
dignità. D’Angelo<br />
appartiene a quella linea neolirica<br />
italiana che si sta affacciando<br />
con sempre maggiore<br />
convinzione nel proscenio,<br />
variegato e dispersivo, della<br />
poesia odierna. Vira per un<br />
percorso che si identi ca nel<br />
basamento tradizionale, fuori<br />
da ogni impulso femminista.<br />
Sceglie una forte connotazione<br />
auto-conoscitiva nell’altalena<br />
di emozioni personali<br />
e collettive. “Siamo il filo<br />
di lana che ci regge / questo<br />
dondolare piano nella notte<br />
/ il gesto ripetuto all’in nito<br />
/ le mani aperte e chiuse in<br />
un saluto”. Dall’unione con<br />
l’altro si passa repentinamente<br />
al distacco, allo smarrimento<br />
totale del proprio essere:<br />
“L’ho fatto una seconda volta,<br />
l’ho fatto di nuovo; / portare<br />
via gli abiti dai cassetti / dagli<br />
armadi / da rimanerci chiusa,<br />
presa nella rete / tra gli anelli”.<br />
Più il dolore circolare del<br />
tempo che passa si intensi ca,<br />
Daniela<br />
D'Angelo<br />
e una poesia<br />
densa<br />
di sfumature<br />
più la scrittura si restringe: la<br />
poesia si produce in un elenco<br />
misurato di vocaboli e non di<br />
alchimie sintattiche, con un<br />
forte intento evocatorio: “il<br />
mio e il tuo / buco / pillola /<br />
odore / sterile / tutto. Il suono<br />
/ il bisbiglio / il frastuono”<br />
(qui con l’arti cio retorico<br />
del climax, ef cace nella resa<br />
del turbamento). Anche le<br />
volute ripetizioni, in particolar<br />
modo le allitterazioni, si<br />
fanno più ossessive: “Il mio<br />
varco / il mio camice; l’ho<br />
fatto / l’ho fatto”. Figurano tre<br />
testi, nell’ultima sezione del<br />
libro, de niti “Fuori raccolta”.<br />
Qui il distacco dall’altro<br />
diventa totalizzante. Il male,<br />
come una risonanza universale<br />
e pervasiva, genera un<br />
disperante dialogo tra “vivo<br />
e morto”. La parola scorre<br />
rapida, in una visione assoluta<br />
e spesso descrittiva: “Ricompongo<br />
/ il peso, la gura / la<br />
ruga difettosa / la muscolatura<br />
/ la pelle, il gesto / metto<br />
dentro il cellophan / insieme<br />
alla parola”. Questo componi-<br />
sempre un<br />
orizzonte<br />
ignoto, una<br />
terra in nita,transitoria.<br />
E quindi<br />
la patria<br />
dei luoghi,<br />
con i riti e<br />
le consuetudini,<br />
con i<br />
personaggi<br />
strampalati<br />
di ieri, le cui<br />
gesta vengono<br />
rievocate nella<br />
narrazione<br />
orale, in un<br />
“giardino del<br />
piacere” che<br />
non smette di incantare per la sua<br />
istintività a briglie sciolte. Maddalena<br />
profuga per sempre non ha<br />
nulla di folcloristico, ma conserva<br />
un’epopea popolare, un’epica seppure<br />
marginale. Graziella Carassi<br />
“pedina” la donna in un viaggio a ritroso<br />
che si fa testimonianza mordace. Perché la<br />
letteratura dell’esperienza (pertanto anche<br />
una biogra a) sia ancora esistenza vivida,<br />
tra vicoli stretti e piazze vuote, tra strade<br />
rionali e campi sterrati, tra monumenti commemorativi<br />
e mura casalinghe. Sullo sfondo<br />
un’Of da (cittadina marchigiana in provincia<br />
di Ascoli Piceno) come paesaggio dell’anima,<br />
come centro urbano nel cuore di Maddalena<br />
e Graziella, quasi che ad un certo punto la<br />
scrittrice si identi chi in Maddalena stessa<br />
e si congiunga alle sue tensioni, alle sue<br />
gioie, alle sue verità dipanate di città in città.<br />
Clessidra<br />
Elisabetta Monti<br />
Cartografi a<br />
dell'anima<br />
e dei giorni<br />
mento, in particolare, sembra<br />
sottolineare l’afasia provocata<br />
dalla perdita. L’essenzialità<br />
stilistica riesce a cogliere in<br />
profondità, nei dettagli più<br />
bui, l’evento drammatico. La<br />
spezzatura del verso risulta<br />
un ulteriore espediente caro<br />
a Daniela D’Angelo. Si noti<br />
ad esempio il forte enjambement:<br />
“sull’onda / viola della<br />
sera / il catalogo dei giorni<br />
/ si svuota in un bicchiere”.<br />
Questo, peraltro, è l’unico<br />
testo in cui compare la parola<br />
“catalogo”: un registro<br />
fatto non solo di sensazioni a<br />
pelle, ma anche di riti a volte<br />
velati di rimpianto, come<br />
nell’immagine struggente<br />
della propria madre: “le tue<br />
spallucce commoventi / quando<br />
stiri calma nel giardino /<br />
e a nulla serve canticchiare”.<br />
Oppure, riti semplicemente<br />
“Nulla assomiglia al resto, al passato.<br />
Ricominciamo sempre”, scriveva Cesare<br />
Pavese. Graziella Carassi si rifà anche<br />
all’ambiente post-bellico romano, dove<br />
la sua “eroina” muove i primi passi nel<br />
cinema (in un ripartire, appunto), e che<br />
rappresenta un esempio tra i più curiosi<br />
di questo romanzo-non romanzo, come<br />
si può de nire, cioè un libro che sfugge<br />
ad una catalogazione precisa e che<br />
scivola nella sua unicità di genere.<br />
“In quell’ambiente non fu dif cile per<br />
Maddalena conoscere diverse persone<br />
interessanti ed anche registi famosi, e<br />
soprattutto De Sica, al quale rivolse la<br />
preghiera di essere inserita in qualche<br />
lm. La sua costanza nel chiedere fu<br />
premiata quando ricevette l’invito di<br />
Graziella Carassi<br />
e una storia di profuga<br />
recarsi a Cinecittà per ricoprire il ruolo di<br />
comparsa, ruolo che, sebbene poco signi cativo,<br />
la rese soddisfatta e anche era”. Maddalena<br />
partecipò alle riprese di “Messalina”,<br />
dove in mezzo ad una folla di antichi romani<br />
mostrava un volto limpido, lucente, che captava<br />
di primo acchito lo sguardo dell’osservatore<br />
della sala. I giorni si assommano, non<br />
sfuggono ad un disegno che pare preordinato,<br />
ad una messa in prova del coraggio e della<br />
tenacia di Maddalena “nell’emersione di<br />
notizie, oggetti, documenti”, come annota<br />
Renzo Mulato nella prefazione. Graziella<br />
Carassi ammette che Of da è uno dei centri<br />
legati alla vita di coppia,<br />
ad un auspicio amorevole e<br />
condizionato: “Mangeremo<br />
dolci a colazione / e mentre<br />
cala il sole / attraverseremo<br />
il Tevere in battello”. Ma qual<br />
è il senso compiuto di questo<br />
catalogo? La chiave sembra<br />
essere riposta proprio nell’ultima<br />
poesia: “La vita dura<br />
due giorni, il terzo si muore<br />
(…) / Non resta che stare a<br />
guardare / così, senza fare<br />
una piega”. Il nucleo atomico<br />
si trova nella consapevolezza<br />
dolce-amara dello scorrere<br />
fugace dell’esistenza. Non<br />
a caso Emanuele Trevi, che<br />
ha curato la prefazione, ha<br />
d e n it o Catalogo dei giorni<br />
felici un libro straordinariamente<br />
“intenso e originale”.<br />
La comunione umana di<br />
Daniela D’Angelo è fatta<br />
di trasparenza esistenziale,<br />
quasi di confessione (“Indosso<br />
una gonna arancione /<br />
af nché il mondo si accorga<br />
di me”). Una comunione che<br />
si condensa di pesi e levità, di<br />
chiaro-scuri che vanno e vengono<br />
e che rappresentano, in<br />
<strong>L'Azione</strong> 1 dicembre 2<strong>01</strong>2<br />
nevralgici di<br />
questa scrittura,<br />
fonte<br />
di contraddizioniendogene<br />
e materia<br />
incandescente<br />
nel periodo<br />
cruciale della crescita sica e spirituale<br />
della ragazzina. Specchiandosi nella sua<br />
creatura letteraria rivede se stessa, una<br />
registrazione permanente, da estrarre una<br />
volta per tutte e da proiettare nella successione<br />
di ampie zone descrittive. Questo<br />
libro è giustamente impudico, come lo è<br />
qualunque libro imperniato in una memoria<br />
sensoriale, non solo visiva. Ecco che<br />
i personaggi si trasformano in icone e i<br />
posti in simulacri. Ma la realtà così come è<br />
accaduta non viene tradita. Rimane volontà<br />
di rappresentazione nel dispiegamento di<br />
immagini, corredo della lingua scritta e<br />
supporto di un lo conduttore ben preciso.<br />
Non c’è vaghezza in Maddalena profuga<br />
per sempre, ma molta poesia concreta. Tra<br />
forme e colori, tra ritratti in bianco e nero<br />
e dettagli preziosi, la lingua dialettale (in<br />
questo caso per lo più of dana) assume<br />
un rilievo, perché riconosce una koinè,<br />
un marchio, uno scarto. L’estremo con ne<br />
della parola è proprio il dialetto, riteneva<br />
Pasolini, in quanto il cittadino che lo parla<br />
è padrone della vita contro una barbarie che<br />
massi ca e annulla il particolare. In Maddalena<br />
profuga per sempre il particolare<br />
è viceversa il fondamento di una coerenza<br />
espressiva nella sua perfetta levità, di una<br />
corale malinconica nell’Italia di con ne.<br />
Ma a volte la periferia diventa centro e il<br />
centro periferia…<br />
fondo, il sale della vita di ogni<br />
uomo e donna (“Ho messo<br />
tagliole negli angoli / nel caso<br />
tu volessi tornare / ma con<br />
cattive intenzioni, / nel caso<br />
tu volessi dirmi / che non è<br />
più tempo di sogni”). Vengono<br />
chiamati a sé fantasmi che<br />
nutrono l’immaginario della<br />
poesia e che si presenti cano<br />
sotto varie forme, anche<br />
sensuali. La perspicacia sta<br />
nella cartogra a del proprio<br />
catalogo, nella dimensione<br />
animata e corporale, intrisa di<br />
anima, di ricordi che ri utano<br />
ogni tentazione nichilista. La<br />
realtà, anche del passato, resta<br />
un mistero da costruire, pezzo<br />
per pezzo, proiettandola in un<br />
tempo intatto.<br />
16 PROSP.<strong>indd</strong> 1 28/11/12 10.44