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PSICO 10/07/07 11-07-2007 11:01 Pagina 40
soprattutto le parole che venivano attribuite all’autrice,
mi innervosirono definitivamente: «Certo, la mia esperienza
personale ha influenzato le convinzioni che esprimo
in queste pagine, a partire dalle cure cui sono stata
forzatamente sottoposta. E quando sostengo: “Psicofarmaci
agli psichiatri!”, mi riferisco, in primis, proprio al
mio psichiatra».
Ketti e l’articolista non risparmiavano intrusioni nella
mia privacy, né tenevano conto del segreto professionale
(cui peraltro è vincolato il medico e non la paziente,
purtroppo), cosicché il mio nome veniva citato con
grande risalto, e forse solo la semplice mancanza di spazio
aveva impedito che anche la mia foto comparisse in
bella vista.
Ma perché mai gli psichiatri, e io per primo, avrebbero
dovuto assumere psicofarmaci, e quali, secondo Ketti,
sarebbero stati indicati nel mio particolare caso?
Sentii tra le dita fremere il desiderio di toccare quel
libro, e un impulso che non potei trattenere mi spinse
a partecipare all’evento del pomeriggio.
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Psicofarmaci agli psichiatri! sembrava un libro progettato
a tavolino per attirare il grande pubblico. La copertina
era vivace, colorata a forti tinte con il disegno di
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