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PSICO 10/07/07 11-07-2007 11:01 Pagina 90
tra indeciso sul da farsi, il bip di un messaggio in arrivo
risuonò come un tuono.
«Ho bisogno di parlare con lei, per favore mi risponda».
Ketti aveva bisogno di parlare con me, e, soprattutto, Ketti
mi chiedeva un favore. Avrebbe potuto ingiungermi di
risponderle, secondo il linguaggio che le era diventato abituale,
oppure chiedermi semplicemente di farlo, invece
quella richiesta così formulata suggeriva che qualcosa era
cambiato, dai giorni dell’assalto fisico e degli attacchi
mediatici a tappeto.
La curiosità divenne ansia difficile da contenere, e il bisogno
impellente di sentire la sua voce mi sorprese a tradimento.
Olinda ancora una volta sembrò leggere nei miei pensieri
prima che io li avessi formulati: si allontanò con discrezione,
avviandosi verso la spiaggia attraverso i fili tesi tra
gli alberi, come se dovesse stendervi ancora pazienza, attesa,
rimandi.
(2)
Olinda non aveva compiuto venti passi che il mio cellulare
tornò a squillare, e sullo schermo comparve il cognome
di Ketti.
Lo lasciai suonare abbastanza a lungo perché potesse succedere
di tutto: che lei decidesse di riattaccare, che Olin-
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