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quella manica di decerebrati surfisti che sembravano usciti<br />
dalla parodia di un video dei Beach Boys.<br />
Pensavo a questo mentre Marta mi si avvicinava da dietro,<br />
pensavo che a Garogenti tutto ma proprio tutto sembra la parodia<br />
grottesca di qualcos’altro.<br />
Tutto tranne noi. Quando dico noi intendo io e Marta.<br />
“In fondo cosa siamo?” sta dicendo Marta, come se avessimo<br />
già iniziato un discorso.<br />
Io conto le onde nel dipinto.<br />
“Siamo assenze rimandate. Ecco cosa siamo.”<br />
Marta non gira intorno ai concetti. Mai.<br />
Il prete si siede accanto a me. Prende a fissarmi. I suoi occhi<br />
sono degli indici che premono sul mio cuore. Io inghiotto a<br />
vuoto. Mi sembra di non sapere come si faccia a respirare.<br />
Le sue parole da sussurro si tramutano in grido furioso.<br />
L’hai fatto di nuovo, eh? L’hai fatto di nuovo? Bravo. L’hai<br />
fatto di nuovo.<br />
Mentre grida gocce di saliva mi colpiscono la faccia.<br />
Strisce rosse. Lampi viola.<br />
A casa mia non c’è nessuno: mio padre starà scopando da qualche<br />
parte; mia madre starà pregando in chiesa.<br />
Telefono a Marta. Non risponde nessuno.<br />
Vado in salotto e accendo la televisione. Vedo un documentario<br />
sulla presunta morte di Paul McCartney. Paul is dead Paul<br />
is dead Paul is dead Paul is dead Paul is dead.<br />
Mi deprimo. Vorrei spaccare gli animaletti di cristallo a cui<br />
mia madre tiene tantissimo. Cacare sul tappeto. Bere della<br />
vodka pura. Far schiattare il cuore.<br />
Marta che c’è e non c’è. Marta che è come un’immagine gestaltica.<br />
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