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Mi avvicino fingendo grande interesse per un foglio attaccato<br />

alla bacheca che sta accanto a lei. Noto che sul vestito la<br />

ragazza porta delle spillette senza immagini. Sono soltanto delle<br />

frasi e una di queste dice: NIENTE MI SCHIFA OLTRE L’UMANO.<br />

Prima che possa finire la sigaretta devo rivolgerle la parola.<br />

Non so perché, ma sento di averne bisogno. Inghiotto la saliva<br />

che mi accorgo di non avere e dico:<br />

“Sono in classe con te. E il ragazzo con cui parlavi prima è<br />

un coglione”.<br />

“Scusa?”<br />

Maledetta voce impastata. O forse è perché non se l’aspettava?<br />

“Posso parlare con te?”<br />

Lei non risponde. Non sapendo bene cosa fare cerco di leggere<br />

le frasi delle sue spille.<br />

MARTA MI AMO.<br />

Lei frantuma il silenzio. Fruga nella piccola borsetta di canapa<br />

che porta a tracolla e ne esce fuori un pacchetto di sigarette.<br />

Me ne offre una, ma rifiuto mostrando le mie. Lei sorride<br />

e si accende la sua con gesti veloci, automatici. Di certo non<br />

imbarazzati. Emana una sicurezza che ho incontrato in poche<br />

persone. Una sicurezza però che mette a disagio.<br />

Parliamo. Io cresciuto a ostie e oratorio. Lei sembra una<br />

che appicca incendi agli oratori o mostra la fica al prete. Io le<br />

parlo di interrogazioni e compiti in classe. Lei mi racconta di<br />

Robert Cornish e di come sia riuscito a far resuscitare dalla<br />

morte due cani. Lo scienziato si era servito di un tavolo basculante,<br />

della respirazione artificiale e di iniezioni di adrenalina e<br />

anticoagulanti; i cani erano tornati in vita per qualche mese,<br />

mezzi ciechi e con gravi danni cerebrali. Quelle povere bestie<br />

finirono per popolare i miei incubi notturni; Marta ne rideva.<br />

Adesso lei parla, ogni tanto sistema una ciocca dei suoi capelli<br />

dietro l’orecchio. Io, che puzzo di sacrestia, leggo le sue<br />

spille.<br />

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