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coprire lo schifo che avveniva nel seminario. Tutti quei begli<br />

inchiappettamenti... Ora uno di questi seminaristi se ne esce<br />

con queste angherie che ha dovuto subire cinque anni fa e il vescovo,<br />

il garrusone, ha dichiarato che sono tutte menzogne e<br />

addirittura, in ’sti tempi di Dico e castronerie varie, di furbe<br />

manovre politiche. Mah!”<br />

“Ti dico che la prima sega me la sono fatta a sei anni. Giuro!”<br />

Queste le voci. I discorsi al bar di Toti.<br />

Quel bar che prima era stato del padre Calogero e prima<br />

ancora del nonno che si chiamava anche lui Toti. Un bar che<br />

forse era sempre esistito. Anche ai tempi dei sicani, degli arabi,<br />

dei normanni, degli spagnoli, degli aragonesi, degli angioini.<br />

Un continuo alternarsi di Toti e Calogeri, Calogeri e Toti. Da<br />

sempre e per sempre. Odore di giornali e anice, brioscie e caffè.<br />

Quando ero piccolo venivo con mio nonno: lui prendeva il<br />

caffè e mi dava sempre il suo cioccolatino fondente. In quel<br />

bar credo di averci preso anche la mia prima sbronza a base di<br />

birra Forst. Probabile che fossero litri e litri.<br />

Adesso, seduti a uno dei tanti tavolini in ferro battuto, c’eravamo<br />

noi. Quando dico noi intendo io e Marta.<br />

“Nessuno è vuoto dentro. Le persone che noi crediamo<br />

vuote in realtà sono piene dentro. Di merda” stava dicendo<br />

Marta mentre osservavo Toti; l’omone con quelle due enormi<br />

sopracciglia e quella barba candida come la neve di Cammarata,<br />

quella specie di orso albino ingabbiato nella sua solita postazione<br />

dietro la cassa che lui, versione sicula del leggendario re<br />

Artù, faceva somigliare a una specie di trono regale una spanna<br />

più in alto di noi suoi sudditi, comuni mortali. Da lì Toti, con la<br />

sua voce baritonale, salutava chi entrava, scambiava qualche facezia<br />

con i clienti più affezionati, ma soprattutto non la smetteva<br />

di impartire ordini ad Alessandro, il suo dipendente.<br />

“Alessa’, ’stu minchia di cafè?”<br />

“Arriva, arriva. Minchia” rispose Alessandro che in contemporanea<br />

doveva riempire una brioscie col gelato, strappare<br />

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