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Finalmente Marta si mise a piangere. In silenzio, ma piangeva.<br />
Puntini grigi e neri.<br />
Garogenti è un libro in cui non succede mai niente.<br />
Ascoltavo i Nirvana; consumavo tutti i cd che il gruppo aveva<br />
pubblicato prima di implodere su se stesso. E in quei mesi la<br />
cosa più importante al mondo sembrava consistere nell’avere<br />
una batteria, e imparare a suonarla.<br />
La cosa più importante al mondo dopo noi. Quando dico<br />
noi intendo io e Marta.<br />
Chiuso nella mia stanza, con le cuffie alle orecchie e due<br />
matite in mano. Fingevo che le matite fossero le bacchette, che<br />
la batteria fosse davanti a me, invisibile. Con tanto di charleston<br />
e tom tom.<br />
Ogni giorno mi dicevo che in quello successivo avrei scovato<br />
qualcuno che sapesse insegnarmi a suonarla. Una batteria<br />
vera. Come quella del grande Dave Grohl.<br />
Quella volta stavo con gli occhi chiusi e mimavo i suoi colpi<br />
potenti, ma sentivo qualcosa di strano intorno a me. Una sensazione.<br />
Una presenza.<br />
Aprii gli occhi.<br />
Un tizio con delle enormi sopracciglia e i basettoni mi fissava,<br />
disgustato. Disse di chiamarsi Keith Moon e, nel vedere le<br />
matite che stringevo nelle mani sudate, sbuffò.<br />
“Che ti prende?” chiesi al tizio che puzzava di alcol e sbarrava<br />
di continuo gli occhi.<br />
Keith Moon disse che le matite servivano ad altro. Tipo a<br />
ficcarmele nel culo. Disse proprio così. Poi mi fece una linguaccia.<br />
“Ma che vuoi? Chi ti conosce?”<br />
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