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Il volto sorridente di padre Giovanni si adombrò per un attimo:<br />
un evento stupefacente quanto quelli biblici.<br />
“Posso comprenderla” disse.<br />
Entrai dentro il portone prima che potesse invitarmi alla<br />
santa messa della domenica. Lo faceva sempre, quando mi incontrava,<br />
con la soave ottusità tipica degli uomini di chiesa.<br />
Quel giorno non pranzai. Mi chiusi in camera a leggere il libro<br />
prestato da Marta e, mentre procedevo nella lettura, incappavo<br />
nelle tracce di lei: una virgola di nutella, uno sbaffo di<br />
sangue delle sue unghie rosicchiate, dei piccoli imperfetti cerchi<br />
umidi che potevano essere le sue lacrime, il suo profumo<br />
Eternity mescolato a quello della nicotina, i peli della sua gatta<br />
senza nome. Avevo il terrore di trovare tracce di profumo maschile.<br />
Le trovai. Verso pagina 71. Chiare e distinte.<br />
Gettai il libro contro la scrivania. Forse bestemmiai più e<br />
più volte.<br />
Accesi una sigaretta. Sapeva di suola di Superga.<br />
Mio nonno raccontava della guerra, della Seconda guerra<br />
mondiale a Garogenti.<br />
Lo faceva sempre. Ogni volta che andavo a pranzare da lui<br />
e dalla vecchia.<br />
Si metteva seduto sulla poltrona. Si puliva i denti finti emettendo<br />
dei suoni simili agli squittii dei topi. E mi raccontava la<br />
guerra.<br />
Raccontava di una bomba che cade e un’auto che esce dal<br />
garage in cui è parcheggiata.<br />
Raccontava di un cavallo e del suo padrone sepolti tutti e<br />
due sotto le macerie brulicanti di mosche. La testa del cavallo<br />
separata da tutto il resto.<br />
Raccontava del mare pieno di navi da guerra fino all’orizzonte.<br />
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