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Il Fatto quotidiano - Funize.com

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pagina 10<br />

CSM<br />

BRUNI, L’ALTRO PM<br />

L’AT T E S A<br />

<strong>Il</strong> 19 ottobre si celebrerà il processo<br />

davanti alla sezione disciplinare del<br />

Csm a carico dei pm di Salerno. <strong>Il</strong> Csm<br />

vaglierà il sequestro dei fascicoli “W hy<br />

Not” e “Poseidone”, operato dai pm di<br />

Salerno, nei confronti dei colleghi di<br />

Catanzaro durante le perquisizioni del<br />

gennaio 2009.<br />

Intanto <strong>Il</strong> <strong>Fatto</strong> Quotidiano è in grado di<br />

rivelare e ricostruire quanto accadde il 27<br />

maggio 2008, giorno in cui un magistrato<br />

bussò alla porta di Luigi de Magistris e<br />

ammise: “Adesso temo di uscirne<br />

stritolato”. Un episodio che getta luce<br />

sullo stato della giustizia in Calabria e nel<br />

resto del Paese.<br />

In basso, Luigi de Magistris<br />

In alto a destra,<br />

il pm Pierpaolo Bruni (FOTO ANSA)<br />

x GIUSTIZIA x<br />

di Antonio Massari<br />

S T R I T O L AT O<br />

DA WHY NOT<br />

IL 2008 per de Magistris è un periodo intenso.<br />

È stato punito dal Csm, trasferito di sede e funzioni<br />

dalla procura di Catanzaro, va e viene dalla<br />

procura di Salerno, dove sta denunciando un<br />

“sistema” di malaffare <strong>com</strong>posto da politici, imprenditori,<br />

agenti dei servizi, faccendieri, giornalisti e - soprattutto<br />

- magistrati. È questo “sistema” - dice De Magistris<br />

ai colleghi di Salerno - che gli ha sottratto le<br />

indagini “Why not” e “Po s e i d o n e ”. Gliele ha sottratte<br />

in maniera illegale e mirata: per impedirgli di continuare<br />

a indagare.<br />

È in questo contesto che, il 27 maggio, un magistrato<br />

si affaccia alla porta del suo ufficio. <strong>Il</strong> suo nome è Pierpaolo<br />

Bruni. Cravatta sottile, testa rasata, il crotonese<br />

Bruni è un pm poco noto alle cronache nazionali, e c’è<br />

poco da stupirsi, visto che da decenni, in Italia, la mafia<br />

non fa più notizia. Bruni - che ha quarantuno anni -<br />

può già contare numerosi successi in indagini di mafia.<br />

Vive sotto scorta e nel suo curriculum figurano<br />

circa 400 arresti, una decina di boss condannati in<br />

regime di 41-bis, almeno 140 milioni di euro sequestrati<br />

alle cosche. E infatti: la vita di Bruni è fortemente<br />

a rischio.<br />

PER 280MILA EURO<br />

Un collaboratore di giustizia, l’11 luglio dello stesso<br />

anno, chiede di parlare con la polizia. Poiché teme<br />

per la propria vita, decide di parlare soltanto in via<br />

“infor male”, e in questura verbalizzano il<br />

contenuto della dichiarazione: “Ernesto Grande<br />

Aracri, che è stato appena scarcerato, si sarebbe<br />

impegnato a trovare una persona che in cambio di<br />

280 mila euro sia disposta a portare a termine<br />

l’attentato nei confronti del magistrato”.<br />

Pochi giorni dopo, un<br />

altro collaboratore di<br />

giustizia, Angelo<br />

Salvatore Cortese,<br />

confermerà agli<br />

investigatori della<br />

squadra mobile di<br />

Crotone, guidati dal<br />

vice questore Angelo<br />

Morabito, che le cosche<br />

hanno condannato a<br />

morte Bruni. Come<br />

vedremo, gli stralci del<br />

verbale, meglio di qualsiasi <strong>com</strong>mento, spiegano la<br />

situazione.<br />

“Nel periodo 2000-2003”, dice Cortese il 19 luglio,<br />

“durante il processo ‘Scacco Matto’, mi trovavo nel<br />

carcere di Catanzaro e in parecchie occasioni si era<br />

parlato del dottor Bruni <strong>com</strong>e persona pericolosa<br />

per la nostra cosca. (…) Si doveva trovare una<br />

soluzione per fermarlo perché era pericoloso per le<br />

indagini che stava portando avanti”.<br />

“Che significa soluzione?”, chiede l’i s p e t t o re<br />

Russo. “Soluzione vuol dire eliminazione, di fare un<br />

attentato al dottor Bruni. Perché era pericoloso<br />

sia per il processo che era in corso, Scacco Matto,<br />

sia per altri procedimenti che sapevamo che<br />

erano contro la nostra cosca e le cosche, diciamo,<br />

alleate a noi (…). Parlando fra noi affiliati (…) si<br />

parlò del dottor Bruni, di una persona<br />

pericolosissima per le nostre attività e per la<br />

nostra cosca e si doveva in qualche<br />

modo eliminarlo e fermarlo con qualsiasi mezzo<br />

(…). E quindi si è già progettato che si doveva<br />

fermare con qualsiasi mezzo nel 2003 (…), con<br />

qualsiasi azione, sia con bazooka, sia con bombe,<br />

sia … trovare la soluzione di ucciderlo (…). Così si<br />

cambiava pm, insomma, si prendeva tempo …<br />

L’input è partito dalla nostra cosca, Grande Aracri<br />

Nicolino (…) e poi automaticamente tutti noi<br />

affiliati parlammo di questo qua perché, ogni volta<br />

che andavamo a fare i processi a Crotone partivamo<br />

da Catanzaro, un pullman, ed eravamo tutti noi<br />

affiliati (…) e si parlava, insomma, ogni volta che<br />

vedevano il dottor Bruni c’erano parole, diciamo,<br />

indescrivibili contro il dottor Bruni, che si dicevano<br />

sia durante il processo e sia una volta tornati in<br />

carcere … perché tutti i giorni c’era il problema del<br />

dottor Bruni, tutti i giorni si parlava, si doveva<br />

fermare in tutti i modi”.<br />

L’ispettore domanda: “Quindi oggi potrebbe essere<br />

a rischio?”:<br />

Risponde Cortese: “È a rischio, sì, specialmente<br />

con il fatto della mia collaborazione, perché io<br />

quando ho iniziato a collaborare ho deciso di<br />

parlare direttamente con il dottor Bruni (…). Sono<br />

a rischio di ergastolo le persone, in questo<br />

momento, e quindi è motivo in più adesso di<br />

uccidere il dottor Bruni (…). E poi il fatto che<br />

abbiamo a disposizione molte armi, sia bazooka, sia<br />

esplosivo in quanto già all’epoca si parlava che era<br />

una persona che non camminava così, libero,<br />

camminava con la scorta, con la macchina blindata,<br />

quindi si parlava di fare un attentato in modo che si<br />

colpisse la macchina blindata (…). Noi abbiamo a<br />

disposizione vari mezzi, dai lanciarazzi ed<br />

esplosivo, potrebbero mettere anche<br />

dell’esplosivo nell’abitazione, sia durante che si fa il<br />

<strong>Il</strong> 27 maggio 2008 Bruni dice<br />

a de Magistris di temere<br />

ritorsioni per un’indagine che<br />

coinvolge molti personaggi noti<br />

processo a Catanzaro, sul tragitto oppure anche<br />

durante il processo, si può colpire (…). Perché<br />

abbiamo anche fucili di precisione (…) venuti dalla<br />

Germania, di precisione, di lungo tiraggio, arrivano<br />

a due trecento metri (…) i mezzi ci sono, non<br />

mancano i mezzi, mezzi e armi non ci mancano, e<br />

uomini, quindi il dottor Bruni è a rischio di vita<br />

proprio assoluto”.<br />

“MI VOGLIONO STRITOLARE”<br />

Nel 2008, quindi, Bruni è certamente a “rischio di<br />

vita assoluto”. Eppure, quando bussa alla porta di<br />

de Magistris, è preda di ben altre preoccupazioni.<br />

Dice di temere per sé, esterna il timore d’e s s e re<br />

“str itolato”, ma non si riferisce alla ‘ndrangheta o ai<br />

bazooka o ai fucili di precisione. Si riferisce ai suoi<br />

colleghi. Ed è questo il punto. Bruni ha ereditato un<br />

filone dell’inchiesta “Why Not”, quella avocata a de<br />

Magistris, ma ha appena deciso di mollare il<br />

pool. È allarmato. E a distanza di un anno e<br />

mezzo - <strong>com</strong>e vedremo - i fatti gli danno<br />

ragione. Ma andiamo con ordine. La<br />

mattina del 27 maggio 2008, Bruni,<br />

intende spiegare a de Magistris<br />

<strong>com</strong>e procede l’indagine. Non<br />

parla dei contenuti. Non fa<br />

cenni all’aspetto<br />

investigativo. Vuole<br />

ra c c o n t a re<br />

l’organizzazione del<br />

Dopo de Magistris<br />

il caso del<br />

p ro c u r a t o re<br />

applicato<br />

all’inchiest a<br />

contro la sua<br />

vo l o n t à<br />

lavoro. Denuncia delle “anomalie”. A rivelarlo,<br />

dinanzi ai pm di Salerno, è lo stesso de Magistris.<br />

Una settimana più tardi, il 3 giugno, l’ex pm fa<br />

mettere a verbale: “La mattina del 27 maggio è<br />

venuto nel mio ufficio il dr. Pierpaolo Bruni (…). Mi<br />

ha detto di temere d’essere stritolato. Ha detto che<br />

voleva parlarmi (…) nell’interesse della Giustizia.<br />

Mi ha riferito che era molto contrariato delle<br />

continue anomalie che si stavano verificando<br />

nell’inchiesta Why Not (…). A suo dire, stavano<br />

demolendo l’intera originaria inchiesta (…)”. De<br />

Magistris aggiunge poi un altro particolare. Ed è<br />

quello che ci interessa: “Bruni mi ha detto, a questo<br />

punto, di temere di “essere stritolato”dalla Procura<br />

Generale. Mi ha detto che il dottor Iannelli lo<br />

avrebbe “distr utto” se egli si fosse “messo contro la<br />

sua volontà”.<br />

<strong>Il</strong> dottor Iannelli è l’ex procuratore generale di<br />

Catanzaro, indagato a Salerno, per la conduzione<br />

dell’inchiesta “Why not”. Con la formazione del<br />

pool, l’inchiesta viene separata in diversi filoni e,<br />

sempre secondo la procura di Salerno, che<br />

indagherà sulla vicenda, si creano i presupposti per<br />

la “stagnazione delle attività investigative”, per la<br />

“disintegrazione dell’originario disegno<br />

i nve s t i g a t i vo ”, per il “progressivo dissolvimento di<br />

tracce investigative”. Torniamo alle dichiarazioni di<br />

Bruni riferite da De Magistris. “Mi ha detto anche<br />

che lo potevano “r icattare” per il fatto che egli<br />

avesse delle applicazioni DDA (direzione<br />

distrettuale antimafia, ndr) … e che se avesse creato<br />

problemi, potevano revocargliele, tenuto conto<br />

anche della grave situazione di organico della<br />

procura della Repubblica di Crotone”. E infatti: a<br />

distanza di un anno e mezzo, scopriamo che Bruni<br />

aveva visto giusto: non è più applicato all’a n t i m a fi a ,<br />

gli hanno revocato l’applicazione, proprio <strong>com</strong>e<br />

aveva previsto. <strong>Il</strong> motivo? Esattamente quello che<br />

aveva immaginato: l’organico scarno della procura<br />

di Crotone. <strong>Il</strong> punto più oscuro, però, riguarda un<br />

altro elemento della sua profezia: Bruni si è davvero

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