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pagina 14 Giovedì 15 ottobre 2009<br />

LA PARTITA DECISIVA<br />

IL MIO DIEGO<br />

ANIMA<br />

I N Q U I E TA<br />

DEL SUDAMERICA<br />

Con questo articolo, il regista<br />

Marco Risi inizia la sua<br />

collaborazione con “<strong>Il</strong> <strong>Fatto</strong><br />

<strong>quotidiano</strong>”. Lo fa parlando di<br />

uno dei grandi enigmi irrisolti<br />

del continente sudamericano,<br />

Diego Armando Maradona. Su<br />

Dieguito e sul suo sprofondo<br />

apparentemente senza fondo,<br />

Risi aveva già indagato, nel suo<br />

“La mano de dios”. Oggi<br />

ritorna sul luogo del delitto,<br />

senza volontà omicide.<br />

di Marco Risi<br />

A<br />

Buenos Aires, tra le pieghe nascoste<br />

di una città multiforme,<br />

esiste una chiesa speciale. Esteriormente,<br />

somiglia a tutte le altre.<br />

Ingresso, navate, altare.<br />

Dentro però, si professa il culto<br />

preferito di una nazione. Quello<br />

maradoniano. La gente si riunisce.<br />

Entra in silenzio per dare<br />

poi voce a una sottile linea di<br />

pensiero che attraversa l’anima<br />

inquieta di un luogo unico al<br />

mondo. Le invocazioni a Dio, in<br />

quell’avamposto quasi eretico,<br />

sono rivolte a Diego Maradona.<br />

L’ho visto con i miei occhi,<br />

ascoltato con le mie orecchie.<br />

“Ave Diego che sei tra noi”.<br />

Se non si è almeno una volta<br />

nell’esistenza trasvolato l’Ocea -<br />

no per giungere nella culla del<br />

maradonismo, riesce difficile<br />

crederlo. Ma Baires è un caleidoscopio<br />

di volti, in cui dietro la<br />

patina, l’ologramma di Maradona<br />

non abbandona mai gli abitanti.<br />

Nei bar, davanti alle edicole,<br />

nelle strade larghe <strong>com</strong>e highway<br />

o nei vicoli senza luce,<br />

Diego c’è.<br />

Mantra e dogma, speranza e fideismo.<br />

La venerazione per Maradona,<br />

tocca gli spigoli e sfiora<br />

gli angoli. E’ un vento che rincorre<br />

se stesso e si autorigenera<br />

quotidianamente. In alto il re, in<br />

basso i sudditi. E’ così da quasi<br />

t re n t ’anni e l’attitudine non è<br />

mutata neanche nei frangenti<br />

più <strong>com</strong>plicati dalla frastagliata<br />

biografia del Pibe.<br />

Ho conosciuto Diego Maradona<br />

in Italia. Era l’estate del 2005.<br />

Da tempo cercavo inutilmente<br />

di fissare un incontro per presentare<br />

all’oggetto della mia investigazione,<br />

il progetto di un<br />

film su di lui. Io e Gianni Minàraggiungemmo<br />

Cesenatico in<br />

un caldissimo giorno di luglio.<br />

Nel campus organizzato dal suo<br />

ex <strong>com</strong>pagno di squadra e sodale<br />

Salvatore Bagni, l’atmosfe -<br />

ra era quella della colonia estiva.<br />

Bambini ovunque, palloni,<br />

un confuso sciamare di dialetti<br />

e dietro allo spettacolo, lui.<br />

Sdraiato su una sedia, silente,<br />

un ombrellone a coprirne il corpo<br />

che dopo l’espansione, stava<br />

riappropiandosi di se stesso.<br />

Un quadro triste. Immobile. Ad<br />

un tratto Diego si alzò, si era<br />

stancato della finzione, del ruolo<br />

in cui quella situazione lo ingabbiava<br />

senza possibilità di fuga.<br />

In un istante, cambiò il cielo.<br />

Vidi gli occhi prendere vita, il<br />

sorriso incresparsi, il corpo liberarsi<br />

nell’alveo più naturale<br />

per lui. Quello in cui era nato ed<br />

era riuscito ad esprimersi meglio.<br />

La felicità non costa niente e per<br />

lui, prendeva forma solo sul prato<br />

verde. Poi parlammo. Ne ricavai<br />

l’impressione di un uomo<br />

di un’idiscussa intelligenza animale.<br />

Un monumento alla malinconia<br />

e alla fragilità, <strong>com</strong>e solo<br />

sanno essere i geni, ma senza<br />

reali punti di rottura. Diego ha<br />

sempre camminato da solo. Nel<br />

sole e nella tempesta, con l’ap -<br />

provazione o il discredito. La solitudine<br />

lo abbraccia da quando<br />

è nato, anche se ammetterlo gli<br />

costerebbe troppo.<br />

E’ stato l’unico calciatore che io<br />

ricordi, a poter vincere una partita<br />

da solo. Neanche Pelè sarebbe<br />

riuscito nell’impresa, ma<br />

Diego era diverso. Sentiva la<br />

missione, avvertiva l’investitu -<br />

ra popolare. Potrebbe utilizzare<br />

la sconfinata mitologia sul suo<br />

conto, nella maniera più conveniente.<br />

Entrare in politica, <strong>com</strong>e<br />

sentivo preconizzare in certi<br />

ristoranti argentini, in cui i notabili<br />

ragionavano sui possibili<br />

approdi di una stella appassita.<br />

Oggi che i proci e gli pseudoamici<br />

di un tempo hanno dirottato<br />

l’attenzione verso lidi altri,<br />

Diego lo deciderà finalmente in<br />

assoluta autonomia. Ieri notte<br />

Maradona si è giocato molto.<br />

Nell’ennesima roulette russa<br />

della sua vita, le pallottole gli so-<br />

SECONDOTEMPO<br />

S P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE<br />

no passate molto vicino. Quella<br />

con l’Uruguay non è soltanto la<br />

partita che decide se l’Ar gentina<br />

vedrà da vicino le contraddizioni<br />

sudafricane ma rappresenta<br />

soprattutto la sfida con il<br />

passato prossimo e l’immediato<br />

futuro. I miei amici argentini<br />

non temono.<br />

Non si dubita di una divinità.<br />

Per empatìa e irriducibile desiderio<br />

di schierarmi con i più deboli,<br />

accarezzo anch’io qualche<br />

certezza. Rammento lo scetticismo<br />

nei confronti di Bearzot,<br />

Zoff e Bruno Conti. Erano i giorni<br />

di Pontevedra, 1982. Al termine<br />

della notte, conquistammo<br />

il mondiale.<br />

Non escludo che a Maradona,<br />

una volta superate le colonne di<br />

Montevideo, possa accadere lo<br />

stesso.<br />

Nella difficoltà sa risorgere <strong>com</strong>e<br />

nessuno, la <strong>com</strong>plicazione è<br />

il mare in cui preferisce nuotare<br />

ese la Celeste, a un’ora in cui i<br />

bambini dormono, non si sarà<br />

messa tra lui e il sogno, Maradona<br />

sublimerà anche quest’a<br />

s p e t t a t i va .<br />

M<br />

aradona fluttua in una dimensione<br />

tutta sua. Da tempo<br />

non può più rispondere ai<br />

canoni della normalità. La trasposizione<br />

dei piani si verificò<br />

nell’epoca buia. Nei momenti<br />

più cupi, quelli in cui supponeva<br />

di dominare il reale, assumendo<br />

dieci grammi di cocaina<br />

al dì, Diego iniziò a spiazzare la<br />

ver ità.<br />

Divide anche adesso che la droga<br />

sembra lontana e quella sostanza<br />

che pare sollevarti e poi<br />

inevitabilmente distrugge la<br />

psiche, pare un veleno preistor<br />

ico.<br />

Anche l’Argentina è spaccata<br />

<strong>com</strong>e una mela ma Diego, di<br />

fronte a questa scissione, ha<br />

mantenuto il coraggio della<br />

contraddizione e l’inesausta<br />

fiamma che gli permette di but-<br />

in & out<br />

Polanski<br />

In carcere<br />

sta<br />

p re p a ra n d o<br />

“The ghost”<br />

con Brosnan<br />

tarsi nella mischia <strong>com</strong>e<br />

quand’era giovane, con sette<br />

fratelli, nell’inferno di Villa Fior<br />

ito.<br />

Per meglio <strong>com</strong>prendere nessi<br />

e circostanze, bisogna sentire<br />

l’odore delle cose. Calarsi nei<br />

meandri sconsigliati e nelle tante<br />

lande dimenticate. Villa Fiorito<br />

appartiene a quella schiera.<br />

Girammo nella casa di uno degli<br />

amici di infanzia di Maradona,<br />

tra pistole sul tavolo e criminali<br />

<strong>com</strong>uni. Respirammo l’aria che<br />

Diego aveva avuto <strong>com</strong>e amica<br />

e <strong>com</strong>pagna fin dall’i n fa n z i a .<br />

Un’aria che ti costringe all’at -<br />

tenzione e alla scelta, alla decisione<br />

immediata e all’intuito.<br />

Nessuno <strong>com</strong>e lui ha spinto le<br />

masse all’identificazione. Non<br />

solo per una smania di somigliare<br />

a un eroe maledetto ma perchè,<br />

chi per gettarsi nella battaglia<br />

ha fatto a pezzi la diplomazia,<br />

dimostra ogni giorno che la<br />

convenienza personale non è la<br />

sola ragione a cui immolarsi.<br />

Esiste un’altra via, un possibilità<br />

Classico al “centenario” di Montevideo<br />

PIÙ DI UN SECOLO DI S TO R I A<br />

Due nazioni allo specchio - Davanti alla stessa<br />

arena in cui nel 1930 Argentina e Uruguay diedero<br />

vita alla prima finale di Coppa del Mondo, ieri notte il<br />

Sudamerica si è fermato in contemplazione. In palio,<br />

tra le formazioni di Tabarez e Maradona, la<br />

qualificazione a Sud Africa 2010. Ex italiani in campo<br />

e in panchina, per una gara che evade dallo stretto<br />

sentiero della sfida calcistica per addentrarsi mani,<br />

corpo e anima in una profonda rivalità ancestrale.<br />

Consigli<br />

M a t e ra z z i<br />

Ct: “Al<br />

mondiale<br />

solo chi c’e ra<br />

fino ad ora”<br />

Celentano<br />

“<strong>Il</strong> Ragazzo<br />

della via<br />

Gluck”, 26<br />

puntate<br />

per Sky<br />

differente di essere, un certo<br />

modo di non sembrare.<br />

In mente, dopo tanti mesi piegato<br />

su una sceneggiatura, in<br />

cui <strong>com</strong>e nelle scatole cinesi, ad<br />

ogni porta aperta corrispondeva<br />

una barriera omologa, mi sono<br />

rimaste le immagini. Fotografie<br />

indelebili. Mentre la discesa<br />

non conosceva freno,<br />

Diego emigrò a Cuba.<br />

Nell’avventura all’ombra di Fidel<br />

Castro lo seguì un factotum<br />

italiano che in patria, a migliaia<br />

di chilometri dall’isola, possedeva<br />

un paio di ristoranti.<br />

<strong>Il</strong> suo sosia. Grasso, perduto, devoto.<br />

Era il suo doppio, l’altere -<br />

go che in quel viaggio disperato<br />

e finale, Diego aveva voluto al<br />

proprio fianco.<br />

Maradona impugnava la mazza<br />

da golf fino a tarda sera, quando<br />

sull’Avana, le stelle avevano già<br />

da un pezzo occupato il cielo<br />

senza condizioni. E in quel contesto<br />

da meteora decaduta, Diego<br />

aveva individuato in quello<br />

sport altero e antitetico alle sue<br />

origini, la boa cui aggrapparsi<br />

per stare lontano dalla sostanza<br />

che lo aveva quasi ucciso. Accanto<br />

alle buche, a tenere la torcia<br />

al sovrano in disgrazia, in<br />

quell’imbrunire gravido di simbolismi,<br />

c’era il suo amico.<br />

Maradona mi ha sempre fatto<br />

venire in mente Charlie Parker.<br />

Se hai suonato quella nota, raggiunto<br />

le vette, sfiorato il paradiso,<br />

ripetersi diventa un dovere.<br />

Sfiorare la terra può essere la<br />

pena più dolorosa da scontare.<br />

Ancor di più in un paese in cui<br />

Mourinho<br />

Andrè Boas,<br />

già assistente<br />

tattico del<br />

por toghese,<br />

lascia l'Inter<br />

Diego Armando Maradona (FOTO ANSA)<br />

gli abitanti parlano spagnolo,<br />

vestono all’inglese ma vorrebbero<br />

essere francesi e hanno visto<br />

in Diego l’entità sovrumana<br />

capace di far gol in undici tocch<br />

i .<br />

Fu un lampo, l’isteria collettiva,<br />

il prodigio che si trasforma in<br />

semplicità. Con l’Inghilter ra,<br />

subito dopo aver punito con il<br />

pugno le malefatte inglesi alle<br />

Falkland-Malvinas, Diego aveva<br />

pittato un’opera d’ar te.<br />

La rete perfetta, realizzata <strong>com</strong>e<br />

Nureyev, ballando tra gli avversari.<br />

<strong>Il</strong> radiocronista che raccontò<br />

in tutte le case argentine,<br />

da Posadas a Ushuaia,<br />

quell’epopea, era uruguaiano.<br />

Lo scovammo dopo una perigliosa<br />

ricerca.<br />

Ascoltammo la cronaca<br />

dell’epoca, parlammo con lui,<br />

mettemmo ne “La mano de<br />

Dios”, quella voce ritmata<br />

“ta-ta-ta-ta” che sapeva dove arrivare.<br />

Lui ci confessò che a metà<br />

dell’azione di Maradona, ebbe<br />

l’intuizione decisiva. Sapeva<br />

che nessuno lo avrebbe fermato.<br />

Che al di sopra di tutto, con<br />

tipica enfasi argentina, qualcuno<br />

aveva già deciso. In quella<br />

profezia avverata, c’era molto<br />

del segreto di Diego.<br />

Anche se il campo si è ristretto e<br />

inseguire la lucentezza, ha lo<br />

stolido suono delle rincorse improbabili,<br />

io e quel cantore moderno<br />

la vedevamo nello stesso<br />

modo.<br />

Tifosi, non giudici. Con la birra<br />

nell’angolo e la televisione accesa.<br />

A tutto volume.

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