Il Fatto quotidiano - Funize.com
Il Fatto quotidiano - Funize.com
Il Fatto quotidiano - Funize.com
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
pagina 12 Giovedì 15 ottobre 2009<br />
Dai piccoli gruppi<br />
alle bombe<br />
nella capitale<br />
La chiamano “mafiya”, anche se il suo<br />
nome ufficiale è “Organizatsya”,<br />
organizzazione. La mafia russa ha<br />
conosciuto due momenti storici: uno durante<br />
l’Urss, quando piccoli gruppi disorganizzati si<br />
occupavano di soddisfare la domanda dei beni<br />
introvabili, anche attraverso la <strong>com</strong>plicità di<br />
funzionari corrotti. L’altro, a partire dal 1991 e<br />
con il passaggio all’economia di mercato, quando<br />
la mafia uscì allo scoperto espandendosi<br />
repentinamente. L’Organizatsya faceva ricorso a<br />
metodi violenti, uccidendo funzionari,<br />
imprenditori e anche i presidenti delle principali<br />
banche del paese. La polizia era totalmente<br />
inadeguata a fronteggiare il fenomeno o<br />
addirittura collusa. La mafia riuscì ad infiltrarsi in<br />
ogni aspetto dell’organizzazione economica del<br />
paese, anche grazie all’inflazione galoppante di<br />
quegli anni, che rendeva inadeguati gli stipendi.<br />
Mosca, negli anni 90, dovette fare i conti anche<br />
con le mafie cecena e georgiana, che<br />
scatenarono una vera e propria guerra a suon di<br />
attentati. La lotta principale all’organizzazione si<br />
deve al presidente Boris Yeltsin.<br />
IL PADRINO DI MOSCA<br />
Funerali da star per Ivankov “<strong>Il</strong> Giapponese” che garantiva<br />
la pace fra clan (e business con i servizi)<br />
<strong>Il</strong> Cremlino di Mosca. Sotto, Vyacheslav Ivankov (FOTO ANSA)<br />
di Stefano Citati<br />
Vyacheslav Kirillovic Ivankov<br />
detto “il giapponese”<br />
è stato seppellito e da<br />
ora la mafia russa non sarà<br />
più la stessa. La notizia non<br />
è tanto che al suo funerale c'era<br />
una folla di circa mille persone<br />
e 150 uomini delle truppe<br />
speciali del governo russo<br />
per garantire la sicurezza: la<br />
tomba nel cimitero di Vagankoskoie<br />
era stata prima controllata<br />
dagli artificieri. Ma<br />
che la sua morte – il 9 ottobre,<br />
dopo il ferimento da parte di<br />
un cecchino all'uscita di un ristorante<br />
moscovita in estate –<br />
ha “cambiato la geopolitica<br />
criminale non solo russa, ma<br />
forse europea”, spiegano al<br />
Fa t t o delle fonti informate. Perché<br />
il 69enne nato in Georgia<br />
da genitori russi e con gli occhi<br />
a mandorla era l'uomo capace<br />
di mantenere gli equilibri<br />
mafiosi, soprattutto all'interno<br />
delle carceri, dove è de-<br />
LA SPAGNA<br />
ARRESTATO IL MODERATO DELL’E TA<br />
TERRORISTI BASCHI PRONTI ALLA GUERRA<br />
di Alessandro Oppes<br />
Z<br />
Madr id<br />
apatero era arrivato a definire Arnaldo<br />
Otegi, non più di tre anni fa, <strong>com</strong>e<br />
“un uomo di pace”. Ma quando l’Eta decise<br />
di annunciare a suo modo – con una<br />
bomba all’aeroporto di Barajas – la rottura<br />
della trattativa con il governo, tornò<br />
a essere quello di sempre, un pericoloso<br />
<strong>com</strong>plice dei terroristi. Lo misero in carcere<br />
per quindici mesi, e dall’estate dello<br />
scorso anno era un vigilato speciale.<br />
Fino all’altra sera, quando il giudice Baltasar<br />
Garzón ha ordinato il blitz che lo ha<br />
riportato in cella, insieme ad altri nove<br />
dirigenti della “izquierda abertzale”, il movimento<br />
indipendentista basco. L’a c c usa<br />
è quella di aver tentato di ricostituire<br />
il gruppo dirigente di Batasuna, partito<br />
messo fuorilegge sette anni fa, seguendo<br />
precise indicazioni del vertice<br />
dell’Eta.<br />
Non è mai stato un mistero che la vera<br />
ambizione di Otegi, leader carismatico<br />
del gruppo (decimato negli ultimi anni<br />
dagli arresti) fosse quella di trasformarsi<br />
nel Gerry Adams basco, cioè di farsi promotore<br />
di un’iniziativa politica che permettesse<br />
di mettere fine alla lotta armata<br />
e di concludere un accordo di pace per<br />
chiudere la “questione basca”. Ma il numero<br />
uno di Batasuna si è ritrovato stretto<br />
tra due fuochi: tra i pesanti condi-<br />
<strong>Il</strong> giudice Garzon<br />
decreta nuovamente<br />
la cattura di Otegi e l’ala<br />
dura del movimento<br />
riprende il controllo<br />
zionamenti imposti dai capi della banda<br />
armata (a loro volta divisi in fazioni in<br />
lotta tra loro) e un’offensiva poliziesca e<br />
giudiziaria a corrente alternata: più dura<br />
quando l’attività sanguinaria dell’Eta era<br />
al culmine, molto più blanda – se non<br />
addirittura inesistente – nelle fasi di tregua<br />
e quando il governo di Madrid puntava<br />
a un accordo politico.<br />
Si arrivava così all’assurdo che, nonostante<br />
il partito fosse fuorilegge dal<br />
2002, i suoi dirigenti si sono riuniti per<br />
anni regolarmente, osservati da vicino<br />
dalla polizia che non interveniva mai.<br />
Organizzavano persino conferenze<br />
stampa, a volte invitavano a San Sebastián<br />
piccoli gruppi di corrispondenti<br />
della stampa estera per far conoscere al<br />
mondo la loro “ver ità”. Tutto nell’a mbito<br />
di una specie di illegalità legalizzata.<br />
Un equilibrio andato in frantumi in seguito<br />
alla rottura del cosiddetto “cessate<br />
il fuoco unilaterale” da parte dell’Eta.<br />
Negli ultimi mesi, gli investigatori avrebbero<br />
seguito le tracce di Otegi nel corso<br />
di vari viaggi fatti nel sud della Francia<br />
per “prendere ordini” dai vertici dell’o rganizzazione<br />
terroristica. Secondo<br />
quanto risulta dagli ultimi documenti interni<br />
sequestrati alla banda, i dirigenti<br />
dell’Eta erano da tempo estremamente<br />
insoddisfatti dell’atteggiamento del loro<br />
ex braccio politico. Per questo, superata<br />
ormai la faida a colpi di espulsioni reciproche<br />
che, secondo quanto si è saputo<br />
di recente, aveva rischiato di provocare<br />
lo scorso anno una scissione interna<br />
all’Eta (i due protagonisti, “T h i e rr<br />
y” e “Tx eroki”, sono stati poi entrambi<br />
arrestati), ora l’organizzazione armata<br />
aveva deciso di riprendere in pieno il<br />
controllo di Batasuna. Otegi aveva ricevuto<br />
un secco “no” alla sua idea di creare<br />
una nuova “piattaforma indipendentista”<br />
nel Paese Basco. L’intervento della<br />
polizia ha fatto il resto.<br />
DAL MONDO<br />
tenuto gran parte del potere<br />
delle organizzazioni criminali<br />
russe. Del resto era stato in<br />
carcere - nel 1974, alla Butyrka,<br />
la maggiore prigione di<br />
Mosca dove per decenni sono<br />
stati rinchiusi criminali <strong>com</strong>uni<br />
e criminali politici – che “il<br />
g iapponese” era stato “incoro<br />
n a t o ”, ovvero premiato dalla<br />
fratellanza criminale con il<br />
titolo vor v zakone (ladro nella<br />
legge) uno dei gradi della gerarchia<br />
criminale. La sua carriera<br />
sovietica si interrompe<br />
nel 1991, quando si trasferisce<br />
con un normale visa d'affari<br />
negli Stati Uniti dove i sui business<br />
in libertà durano pochi<br />
mesi: in giugno è arrestato e<br />
incarcerato fino al 2005, quando<br />
viene estradato in Russia.<br />
In realtà, pur avendo passato<br />
la maggior parte del suo tempo<br />
in carcere, la sua attività<br />
non si è mai fermata, perché<br />
proprio dal carcere i capi del<br />
crimine organizzato russo<br />
controllano gli affari, stringono<br />
legami e mantengono il<br />
controllo sugli affiliati.<br />
Ed era proprio questo il cuore<br />
del potere di Ivankov: l'influenza<br />
e l'estesa rete di conoscenze<br />
nel vastissimo arcipelago<br />
carcerario russo, dove almeno<br />
30mila prigionieri appartengono<br />
in qualche modo<br />
e con qualche grado al mondo<br />
criminale. “Adesso quella rete<br />
non ha più una mano che la<br />
str inge”, rischia in qualche<br />
modo di andare in frantumi e<br />
chi vuole mantenere il controllo<br />
della criminalità nell'ex<br />
impero sovietico deve rapidamente<br />
trovare il modo di “r ipristinare<br />
la fiducia che è andata<br />
perduta con la morte di<br />
I va n kov ”.<br />
Dopo il ferimento del Giapponese<br />
il 29 luglio i vertici mafiosi<br />
moscoviti avevano trovato<br />
un sostituto, qualcuno che<br />
si sacrificasse nel ruolo di riunificatore<br />
e garante dei vari<br />
gruppi: la scelta è caduta su un<br />
uomo più anziano di Ivankov -<br />
identificato <strong>com</strong>e Aslan Ussoian,<br />
chiamato “nonno Has-<br />
san”, presente ai funerali - che<br />
dunque deterrà il potere conferitogli<br />
non troppo a lungo e<br />
questo fa pensare che una faida<br />
per la successione si potrebbe<br />
presto aprire.<br />
Intanto l'attacco contro il capo<br />
riconosciuto della mafia<br />
russa - molto probabilmente<br />
<strong>com</strong>piuto dai rivali georgiani,<br />
per via della sua politica “nazionalista”,<br />
ovvero di emarginazione<br />
delle mafie etniche<br />
georgiane o altrimenti caucasiche<br />
– “è stato rapidamente<br />
vendicato: chi ha sparato è già<br />
stato ucciso”, sono sicure nel<br />
affermare fonti informate del<br />
mondo criminale moscovita.<br />
All'eredità “politica” di Ivankov<br />
guardano con attenzione<br />
anche i servizi segreti russi,<br />
presenti ai funerali, secondo<br />
quando riportato dalle agenzie<br />
di stampa; la sua strategia<br />
di riunificazione della mafia<br />
russa contro le altre organizzazioni<br />
era stata avallata in qualche<br />
modo dall'Fsb, i servizi<br />
<strong>Il</strong> capomafia<br />
teneva le fila<br />
delle bande<br />
criminali nelle<br />
carceri russe<br />
Ora c’è un<br />
vuoto di potere<br />
succeduti al Kgb: ed era voce<br />
<strong>com</strong>une che il Giapponese facesse<br />
gli interessi di diversi<br />
mondi economico-finanziari,<br />
“spostando enormi somme di<br />
danaro da una parte all'altra”;<br />
adesso, con la sua morte “queste<br />
enormi somme che scorrono<br />
da una parte all'altra, rischiano<br />
di fermarsi o di disperdersi,<br />
o di cambiare direzione”<br />
e sono in molti a voler seguire<br />
le direzioni che prende-<br />
ra n n o .<br />
Ivankov metteva in relazione,<br />
gestiva rapporti e uomini più<br />
che direttamente cifre e conti,<br />
tessendo relazioni e probabilmente<br />
facendo favori a varie<br />
parti, a chi entrava in contatto<br />
con lui e con i suoi simili, ed<br />
era riuscito a salire i gradini<br />
della gerarchia criminale negli<br />
anni '80, finendo con il soppiantare<br />
la vecchia guardia<br />
della mafia russa – quella raccontata<br />
nei suoi riti e nel rigore<br />
dei ruoli dal giovane Nicolai<br />
Lilin, trasferitosi in Italia, in<br />
“Un'educazione siberiana”,<br />
con riferimento all'insieme di<br />
regole, in carcere e fuori, e i<br />
cui segni esteriori erano (e<br />
continuano ad essere) i tatuaggi<br />
e i loro molteplici significati<br />
– e creare una nuova forma<br />
di organizzazione. La stessa<br />
che aveva provato a esportare<br />
anche oltre Oceano, in<br />
America, a Little Odessa, il<br />
quartiere newyorchese degli<br />
immigrati russi. Ma Ivankov<br />
non era un superpadrino, un<br />
capo che univa i diversi gruppi<br />
e che tutti riconoscevano<br />
<strong>com</strong>e leader: era piuttosto<br />
una figura alla quale rivolgersi<br />
per accordi e intese che sarebbero<br />
poi state prese con altri.<br />
Certo anche se non un supercapo,<br />
Ivankov aveva le sue originalità<br />
e amava esibirle: si sa<br />
che era un patito dell'arte marziale<br />
giapponese del Ju-jitsu;<br />
che aveva pronta un'autobiografia<br />
scritta in carcere (“Contro<br />
il vento”) così <strong>com</strong>e poesie<br />
per bambini.