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Il Fatto quotidiano - Funize.com

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pagina 7 Giovedì 15 ottobre 2009<br />

<strong>Il</strong> prode Augusto: dalle<br />

escort oscurate al no<br />

alla piazza anti-bavaglio<br />

<strong>Il</strong> 9 giugno Augusto Minzoli si insedia<br />

ufficialmente alla direzione del Tg1, gli<br />

bastano due settimane per cambiare uomini,<br />

ruoli e annacquare qualche notizia s<strong>com</strong>oda a<br />

Berlusconi. <strong>Il</strong> 22 giugno, dalla sua scrivania e con la<br />

Treccani alle spalle, spiega perché il Tg1 non si<br />

occuperà dello scandalo escort e delle feste di Palazzo:<br />

“'Voglio dirvi perché il Tg1 ha assunto una posizione<br />

prudente sull'ultimo gossip, le famose cene o feste<br />

nelle residenze private del premier Berlusconi. Dentro<br />

questa storia piena di allusioni, rancori personali, non<br />

c’è ancora una notizia certa né un'ipotesi di reato che<br />

riguardi il premier e i suoi collaboratori. Solo<br />

strumentalizzazioni, processi mediatici, che non hanno<br />

nulla a che vedere con l'informazione del servizio<br />

pubblico”. Sabato 3 ottobre, il giorno della protesta di<br />

Minzolini: “Dico quello che mi pare<br />

Un minuto non vale 2 ore di Santoro”<br />

Ma in Vigilanza Zavoli insiste: l’informazione sia <strong>com</strong>pleta<br />

di Carlo Tecce<br />

Non sembra braccato, intrappolato<br />

in acque nemiche.<br />

<strong>Il</strong> sorriso beffardo<br />

è indelebile, sfuma<br />

soltanto per ascoltare Sergio<br />

Zavoli. Abbassa la testa per un<br />

attimo, poi la faccia di Augusto<br />

Minzolini trasfigura, diventa<br />

“squalo”, il soprannome<br />

che si era guadagnato - da<br />

Guido Quaranta - nell’altra sua<br />

vita da cronista politico. La<br />

<strong>com</strong>missione di Vigilanza<br />

l’aspetta (quasi) al <strong>com</strong>pleto,<br />

il presidente non vuole rinvigorire<br />

le polemiche: chiede<br />

chiarimenti, con gentilezza:<br />

“A noi interessa garantire trasparenza<br />

e <strong>com</strong>pletezza<br />

dell’informazione. Non esistono<br />

le interpretazioni nel<br />

servizio pubblico, ci sono i fatti.<br />

Direttore, le consiglio di<br />

giocare al centro, alla Pirlo,<br />

non all’attacco <strong>com</strong>e Gilardino”.<br />

Minzolini finge di non<br />

sentire e legge, a volte incespicando,<br />

la sua breve e affastellata<br />

introduzione: “<strong>Il</strong> Tg1 è<br />

il notiziario più seguito e negli<br />

anni ha contribuito alla cultura<br />

italiana. Ho avuto problemi<br />

con la sintonizzazione del digitale.<br />

La Rai è indietro di 20<br />

anni perché soffocata dalle rego<br />

l e ”. E così per dieci minuti. I<br />

due editoriali e le omissioni<br />

del telegiornale sono relegati<br />

in una postilla finale: “Gli interventi<br />

in video rientrano tra<br />

i miei diritti, anche se esprimo<br />

un’opinione diversa. Mi richiamo<br />

all’articolo 21 della<br />

Costituzione: gli altri non hanno<br />

manifestato per questo? <strong>Il</strong><br />

mio predecessore Riotta ne<br />

ha collezionati 15. Non ha<br />

senso accusarmi di aver dato o<br />

non dato alcune notizie. Ho<br />

scelto sobrietà e prudenza”. E<br />

per Minzolini l’audizione potrebbe<br />

finire qui. Ma i deputati<br />

e i senatori fremono e sfrutteranno<br />

i tre minuti a disposizione.<br />

Zavoli prova a indirizzare<br />

la discussione sui temi<br />

del pluralismo e della neutralità:<br />

“Un’insieme di versioni<br />

parziali dei diversi telegiornali<br />

- aggiunge - non garantisco-<br />

no l’imparzialità”. Un’ora di<br />

domande che rispecchiano i<br />

valori e i colori politici: il centrodestra<br />

difende, il centrosinistra<br />

incalza. Alessio Butti<br />

(Pdl) cerca di recuperare il direttore<br />

in trincea, apre una finestra<br />

su Annozero. Minzolini<br />

può mordere e capovolgere<br />

gli argomenti: “Non mi convincono<br />

le trasmissioni monografiche:<br />

il mio minuto non<br />

vale le due ore di Santoro. Non<br />

è possibile ascoltare attacchi<br />

senza replicare. L’azienda non<br />

può permetterlo”.<br />

U<br />

n colpo di teatro che trasforma<br />

i chiarimenti di<br />

Minzolini in un processo ad<br />

Annozero. Zavoli ammonisce,<br />

ancora: “Un approfondimento<br />

non è paragonabile al<br />

telegior nale”. Giovanna Melandri<br />

(Pd) e Nello Formisano<br />

(Idv) s’accalorano, chiedono,<br />

illustrano; Minzolini si dondola<br />

sulla poltrona, sogghigna e<br />

prende pochissimi appunti. <strong>Il</strong><br />

profluvio di quesiti e cifre si<br />

risolve in un quarto d’ora, non<br />

Addio Maria: ora dove cenerà Vespa?<br />

Se ne è andata la Angiolillo, regina dei salotti della Roma inciuciona<br />

di Roberto D’A go s t i n o<br />

M<br />

aria Gerani, sedicente vedova Angiolillo,<br />

'fondata' a Voghera nel 1918, se n'è andata.<br />

Così, all'improvviso, senza neanche<br />

una cena d'addio. In una mattinata di sole autunnale,<br />

in cui a molti "celebro-lesi" del potere<br />

romano sarà sembrato di assistere alla<br />

s<strong>com</strong>parsa del Colosseo. Un'illusione ottica.<br />

Tale era Maria-saura, per tutti quelli che <strong>com</strong>e<br />

me, avevano assistito fin dal principio al miracolo<br />

della sopravvivenza della vera antitesi<br />

al berlusconismo contemporaneo: l'andreottismo<br />

d'antan. La Dc era stata uccisa in un<br />

"attentato" del 1992 ma il sistema di potere<br />

del divo Giulio, sopravviveva nella palazzina<br />

di tre piani affacciata sulla scalinata di Piazza<br />

di Spagna. Era un'epoca diversa, quella. Nel<br />

secolo scorso, vincere in politica, non significava<br />

accaparrarsi tutta la torta e non fare<br />

prigionieri (ideologia berlusconica-brianzola<br />

tendenza Brambilla). L'arte del <strong>com</strong>ando<br />

conosceva la declinazione della spartizione.<br />

“Perchè escludere a priori quando si può agg<br />

iungere?”. E si chiudeva con quest'altro assioma<br />

zen dé noantri: "Quando non c'è soluzione,<br />

non esiste il problema". Su queste<br />

due massime stra-democriste, la Sora Maria<br />

aveva edificato il suo regno, pontefice massimo<br />

Gianni Letta, parroco Bru-neo Vespa,<br />

chierichetto il senatore e avvocato Giuseppe<br />

Consolo, sacrestano alla questua Bellavista<br />

Caltagirone. Gli immancabili della maison.<br />

Quella torta poteva bastare per tutti. Sette fette<br />

a me, tre a te. In attesa della volta successiva.<br />

Prendersi tutto ti crea solo nemici. (Un<br />

esempio, per capirsi meglio. La Banca di Roma<br />

di Geronzi, protesi finanziaria di Andreot-<br />

Da Gianni Letta a<br />

Caltagirone passando<br />

per vip e tv: un cuore<br />

del potere andreottiano<br />

ti, elargiva finanziamenti - a fondo perduto -<br />

sia ai giornali di destra che di sinistra, <strong>com</strong>preso<br />

"<strong>Il</strong> Manifesto" di Valentino Parlato).<br />

<strong>Il</strong> dominio non è smemorato. Gli scalini erano<br />

il tappeto rosso verso la gloria. Umberto<br />

Pizzi da Zagarolo, un fotografo antropologicamente<br />

distante dai paparazzi di oggi, si appostava<br />

paziente. Due, quattro, otto ore.<br />

L'occasione era costantamente imperdibile,<br />

perchè in quella discesa verso casa Gerani-Angiolillo,<br />

Maria riuniva al desco un'enclave<br />

trasversale. Nel più truce periodo di Roma<br />

Ladrona, si attovagliò perfino Bossi.<br />

A differenza degli altri salotti <strong>com</strong>e quello<br />

della marchesa Sandra Verusio, appaltato<br />

esclusivamente a un universo gauchista e radical<br />

chic, a casa di Maria, al riparo da orecchie<br />

indiscrete, si riuniva un mondo eterogeneo.<br />

Io e Pizzi sapevamo in anticipo appuntamenti<br />

e invitati e l'ospite d'onore. Gli<br />

informatori ci informavano. Svelavamo i segreti<br />

discorsi, le inconfessabili aspirazioni<br />

(Letta era molestato dalle richieste di posti<br />

dei vari postulanti e l'Eminenza Azzurrina<br />

aveva una promessa per tutti; così tutti uscivano<br />

convinti di diventare direttore generale<br />

della Rai, capo di una banca, presidente di un<br />

ente). Lei era basita dai report di Dagospia. E<br />

si arrabbiava. Col tempo, si era andata convincendo<br />

che all'interno della ristretta cerchia<br />

dei <strong>com</strong>mensali, si nascondesse una<br />

spia. Come Agatha Christie, diede il là alla sua<br />

personalissima eliminazione dei dieci piccoli<br />

indiani. Tagliò in sequenza Mario D'Urso, poi<br />

Carlo Rossella, ma la situazione non migliorò.<br />

Un giorno ci incontrammo per caso al Grand<br />

Hotel. Era furibonda. “Perchè mi fa questo?”.<br />

In un epoca di esibizionismo extra-large e di<br />

show off, non potevo e non volevo credere<br />

che fosse davvero irata. Ma alla fine capiii che<br />

il vero potere è sempre invisibile. Cuccia non<br />

ha mai concesso un'intervista, nemmeno alla<br />

moglie. Quello che vediamo alla ribalta sono<br />

"attori" che hanno alle spalle chi organizza<br />

tutto per loro. Ora che Maria-saura non c'è<br />

più, Roma inciuciona perde definitivamente<br />

il proprio punto di riferimento.<br />

VIALE MAZZINI<br />

di più. La controffensiva è battente:<br />

“Non sono un direttore<br />

militante, sono istituzionale,<br />

non voglio essere dimezzato.<br />

C’è chi si è lamentato perché<br />

le escort hanno avuto poco<br />

spazio, chi per le tangenti della<br />

sanità. C’è una differenza<br />

tra le vicende di Tangentopoli<br />

e quelle estive. Abbiamo assistito<br />

al susseguirsi di processi<br />

mediatici. Non solo Berlusconi,<br />

ma anche la famiglia Agnelli,<br />

De Benedetti, Ezio Mauro,<br />

Dino Boffo”. Un calderone, e<br />

Minzolini non fa distinzioni.<br />

Per descrivere l’ultima vicen-<br />

da, la “guerra tra testate”, esibisce<br />

una sua versione e una<br />

provocazione: “Ho riportato<br />

fedelmente le posizioni di Eugenio<br />

Scalfari e di Repubblica,<br />

quindi mi serviva il parere di<br />

altri giornali. Semmai dovevo<br />

interpellare Vittorio Feltri”.<br />

Messaggio subliminale per il<br />

presidente Paolo Garimberti:<br />

“Ho interrotto ogni collaborazione<br />

e, a differenza di altri,<br />

non ho rilasciato interviste”.<br />

Oggi secondo tempo dinanzi<br />

al Cda della Rai: “Spero non<br />

parleremo delle stese cose”.<br />

Vana speranza.<br />

Augusto Minzolini (FOTO MASSIMO DI VI TA )<br />

L’album dei neri<br />

Le aggressioni a Roma, Alemanno e il Secolo d’It alia<br />

I<br />

l Secolo d’Italia attacca il <strong>Fatto</strong> per un editoriale contro la violenza a<br />

Roma. Chiedevamo a Gianni Alemanno una parola di analisi: di dire che<br />

in quella violenza c’è un pezzo di Dna che viene dallo squadrismo fascista;<br />

che c’è questa radice nelle coltellate contro i gay, nelle prodezze dei nuovi<br />

eroi metropolitani, a partire dal più truculento, “Svastic hella”. Non abbiamo<br />

detto, ad Alemanno, che vedere Svastichella nei ristoranti del quartiere<br />

Prati, esibire il suo nomignolo repellente per prenotare un tavolo, ci pare una<br />

pratica distorta della custodia cautelare. E nemmeno che la stessa ferocia<br />

con cui certa destra invoca la legge del taglione contro gli extra<strong>com</strong>unitari<br />

andrebbe esercitata contro i citrulli violenti che si sognano ariani. Non lo<br />

abbiamo fatto, perché questa non è una sua responsabilità diretta. Gli<br />

abbiamo chiesto, invece, parole dure e pesanti su quel Dna squadrista. Di<br />

ammettere che in quel Dna c’è sentimento antidemocratico che legittima,<br />

ancora oggi, le culture dell’odio. La giornalista che mi ha bacchettato la<br />

conosco e la stimo. Si chiama Annalisa Terranova, e ieri ci rimproverava<br />

“una uscita tendenziosa”. <strong>Il</strong> titolo, divertente, era: “Alemanno, il postfascista,<br />

è ancora il primo della lista?”. Una lista di proscrizione, si intende, la<br />

nostra. La Terranova aggiungeva una accusa personale: “I Cuori neri diventano<br />

squadracce”. Intendeva dire che io, autore di un libro sui ragazzi di<br />

destra trucidati negli anni settanta, ero incoerente. Concludeva: “Con il<br />

linguaggio stereotipato che induce a parlare di ‘Teppaglia nera’ (Telese) e<br />

‘squadracce di camerati’ (Serra) non andiamo da nessuna parte. La reazione<br />

spontanea è lo sbadiglio. Quella ragionata il voltar pagina. Quella<br />

emozionale l’i n c a z z a t u ra ”. Ebbene, Annalisa non deve incazzarsi e Alemanno<br />

dovrebbe rispondere. Sono orgoglioso di aver denunciato le violenze<br />

e le falsificazioni dei teppisti che molti – negli anni di piombo - fingevano di<br />

non vedere perché erano <strong>com</strong>messe contro fascisti. Proprio per questo possiamo<br />

chiedere ai fascisti e ai postfascisti (per bene) di non chiudere gli occ hi<br />

sulla tavolata di Svastichella. Negli anni settanta c’è un “album di famiglia”<br />

rosso, che per tanti anni la sinistra ha negato: “le sedicenti Brigate rosse”, si<br />

diceva. Ora è tempo che anche la destra parli dell’album di famiglia nero, il<br />

suo. Ci guadagneremmo tutti, ma soprattutto loro. Luca Telese<br />

piazza del Popolo per il no al bavaglio<br />

sull’informazione, Minzolini interviene contro la<br />

manifestazione: “È in<strong>com</strong>prensibile, visto che negli<br />

ultimi mesi sono finiti in tanti nel tritacarne mediatico.<br />

È in atto uno scontro di poteri nell'informazione. Si<br />

tratta di una manifestazione convocata contro la<br />

decisione del premier di presentare due querele a<br />

Repubblica e all'Unità”.<br />

<strong>Il</strong> fatto politico<br />

dc<br />

Ecco perchè<br />

torna il Ponte<br />

di Stefano Feltri<br />

P<br />

erché Silvio Berlusconi<br />

torna a parlare del ponte<br />

sullo stretto di Messina<br />

proprio ora, con i corpi<br />

ancora caldi dei morti dopo il<br />

disastro dei giorni scorsi? Ieri<br />

il presidente del Consiglio ha<br />

detto: “Tra dicembre e<br />

gennaio <strong>com</strong>inceremo la<br />

realizzazione del ponte sullo<br />

S t re t t o ”, mentre - in teoria -<br />

doveva discutere di hub e<br />

trasporto aereo. Parlare di<br />

infrastrutture in questa fase,<br />

in cui i giornali sono pieni<br />

degli sfoghi dei piccoli<br />

imprenditori del nord e dei<br />

lamenti della Confindustria<br />

sulla Finanziaria, non sembra<br />

politicamente molto utile:<br />

l’impatto delle Grandi Opere<br />

sull’economia è molto<br />

differito. Soltanto dopo mesi<br />

o anni si osservano i risultati<br />

in termini di occupazione e<br />

indotto. <strong>Il</strong> Pd dice che il<br />

presidente del Consiglio ha<br />

“un’incredibile faccia tosta”<br />

a continuare a immaginare<br />

infrastrutture strategiche<br />

dove, <strong>com</strong>e dimostra la<br />

recente tragedia, non sono<br />

solide neppure le abitazioni,<br />

figurarsi i ponti.<br />

A<br />

pplicando la logica del<br />

‘cui prodest’ si possono<br />

azzardare alcune<br />

interpretazioni. La prima è di<br />

agenda: oggi in Consiglio dei<br />

ministri si discute la Banca<br />

del Sud, o del Mezzogiorno,<br />

l’ambizioso progetto di<br />

Giulio Tremonti che non<br />

piace molto ad alcuni<br />

ministri (<strong>com</strong>e Stefania<br />

Prestigia<strong>com</strong>o e Raffaele<br />

Fitto) che temono<br />

un’eccessiva ingerenza del<br />

ministro negli affari<br />

meridionali. Berlusconi,<br />

quindi, potrebbe voler<br />

preparare il terreno alla<br />

Banca del Sud, di cui il<br />

ministro dell’Economia ha<br />

davvero bisogno per<br />

consolidare la propria<br />

posizione nell’e s e c u t i vo<br />

dopo le polemiche di questi<br />

giorni rassicurando gli altri<br />

che avranno sempre il ponte<br />

per consolarsi. Va ricordato<br />

però lo scontro tra lo stesso<br />

Berlusconi e Tremonti per il<br />

seminario promosso dal<br />

ministro sul futuro del Paese,<br />

con accenni un po’ t ro p p o<br />

espliciti alla successione al<br />

Cavaliere. Quindi? A essere<br />

maliziosi l’uscita<br />

berlusconiana si potrebbe<br />

leggere anche così: anche se<br />

il governo boccerà la Banca<br />

del Sud, il Mezzogiorno potrà<br />

sempre contare sul ponte.<br />

P<br />

oi, certo, bisogna<br />

ricordare altre due cose: il<br />

Ponte sullo stretto lo<br />

costruirà Impregilo,<br />

presieduta dal tremontiano<br />

Massimo Ponzellini (che il<br />

ministro ha messo alla guida<br />

della Popolare di Milano), ma<br />

questo non sembra essere<br />

decisivo. E, sempre per stare<br />

al ‘cui prodest’, il ponte sta<br />

molto a cuore alla mafia. Che<br />

non sembra troppo<br />

interessata alla banca<br />

t re m o n t i a n a .

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