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Giovedì 15 ottobre 2009 pagina 19<br />

Studenti dell’Aquila<br />

terremotati di serie B<br />

6 Aprile 2009. Tanti studenti <strong>com</strong>e<br />

noi sono morti, quella terribile<br />

notte. Sono morti per la superficialità<br />

e l’indifferenza di chi<br />

avrebbe dovuto proteggerci. Anche<br />

tanti cittadini aquilani sono<br />

morti. Di diverso c’è che, nei<br />

confronti di noi studenti universitari,<br />

quella superficialità e<br />

quell’indifferenza continuano.<br />

Nei mesi successivi al sisma, molti<br />

studenti fuori sede si sono trasferiti<br />

nei paesi della costa abruzzese,<br />

così da poter tornare, con i<br />

mezzi pubblici, per dare gli esami<br />

ed assistere alle rimanenti lezioni.<br />

Per nessuno è stato facile.<br />

Nuova casa, nuova città, nuova<br />

vita. Perché quella vecchia ci era<br />

stata strappata, a noi <strong>com</strong>e ai residenti<br />

aquilani. Ma per loro qualche<br />

agevolazione, seppur insufficiente,<br />

c’è stata (trasporti pubblici<br />

e alloggi gratuiti). Noi studenti<br />

abbiamo pagato di tasca<br />

nostra sia le nuove case sia i trasporti<br />

verso l’Aquila. Abbiamo<br />

chiesto al Comune del L’Aquila la<br />

stessa tessera gratuita che era<br />

stata concessa ai residenti per<br />

viaggiare sugli autobus . Inizialmente<br />

ce l'hanno consegnata alcuni<br />

impiegati <strong>com</strong>unali, dopo<br />

pochi giorni però arriva la telefonata:<br />

“Siamo del <strong>com</strong>une del<br />

L’Aquila, siamo spiacenti, ma lei<br />

deve immediatamente riconsegnare<br />

la tessera per i trasporti<br />

gratuiti. La Regione si è lamenta-<br />

La vignetta<br />

ta con noi. Dice che quella tessera<br />

spetta solo ai residenti nel<br />

<strong>com</strong>une .” Un po’ per mancanza<br />

di tempo, un po’ per rabbia, invece<br />

di fare altre ore di fila per<br />

restituire la tessera, molti di noi<br />

si sono limitati a non utilizzarla<br />

più (pagando ogni volta l’autobus<br />

di tasca nostra). A settembre ci è<br />

arrivata un’altra lettera dal Comune,<br />

nella quale avvertivano<br />

che, se non avessimo restituito<br />

l’abbonamento entro i dieci giorni<br />

successivi, avrebbero preso<br />

provvedimenti legali. Siamo andati<br />

in Comune dove, dopo aver<br />

fatto un po’ di controlli, ci hanno<br />

detto che abbiamo fatto bene a<br />

MAIL B OX<br />

7<br />

Furio Colombo<br />

C<br />

aro Colombo,<br />

dal momento che scrivo a “<strong>Il</strong><br />

<strong>Fatto</strong> Quotidiano” puoi immaginare<br />

che cosa penso di Mara Carfagna.<br />

Eppure la questione del burqa esiste<br />

davvero. Si può permettere che nel<br />

nostro paese ci si possa presentare in<br />

pubblico (e <strong>com</strong>e utenti di servizi<br />

pubblici) a volto coperto e senza<br />

possibilità di identificazione? Si può in<br />

un mondo pericoloso, in giorni <strong>com</strong>e<br />

questi? La Carfagna vuole abolire il<br />

burqa. Ha davvero torto?<br />

S e re n a<br />

CAPISC O. Ma <strong>com</strong>e si fa a discutere<br />

con questo governo dove si alternano, nei<br />

rapporti con gli immigrati e le altre culture,<br />

cattiveria, stupidità, cinismo e sincera<br />

incapacità di governare? A differenza degli altri<br />

paesi europei,che non sono governati dal<br />

“miglior primo ministro in assoluto degli ultimi<br />

150 anni” ( che è anche “il più perseguitato<br />

della Storia”, Gesù Cristo e Anna Frank inclusi),<br />

in Italia si <strong>com</strong>mettono ogni giorno atti illegali e<br />

immorali contro gli immigrati che credono di<br />

approdare in un paese civile. Si va dal<br />

“respingimento in mare” (espediente crudele di<br />

cui non si conosce il numero dei morti<br />

annegati) alla “consegna alla Libia”, senza<br />

alcuna verifica del diritto di asilo e senza<br />

sapere quando s<strong>com</strong>pariranno per sempre nei<br />

campi di detenzione libici (pagati, è triste dirlo,<br />

non usare più la tessera, altrimenti<br />

ci avrebbero fatto ripagare<br />

in un solo colpo tutti i viaggi gratuiti<br />

che avevamo fatto (cosa che,<br />

effettivamente, è toccata ad altri<br />

studenti). Purtroppo i nostri guai<br />

non sono finiti qui. A settembre<br />

veniamo a sapere che l’u n i ve r s i t à<br />

non verrà spostata né a Pescara,<br />

né a Teramo, né in nessun’altra<br />

parte. Bisogna restare tutti a<br />

L’Aquila, perché “la città, se andassero<br />

via gli studenti, sarebbe<br />

p e rd u t a ”. Se siamo un patrimonio<br />

per la città, dobbiamo essere<br />

trattati con rispetto. Abbiamo<br />

telefonato a uno dei nostri ex padroni<br />

di casa, per sapere a che<br />

punto erano i lavori e se potevamo<br />

riavere l’appartamento (la<br />

notte del sisma il palazzo ha avuto<br />

pochi danni). <strong>Il</strong> proprietario,<br />

molto cordialmente, ci ha risposto<br />

che sì, certo, lo potevamo riavere,<br />

ma il prezzo <strong>com</strong>plessivo di<br />

quello che era praticamente un<br />

bilocale era salito da 400 a 650<br />

euro! Oltre al danno anche la bef-<br />

A DOMANDA RISPONDO<br />

DI BURQA<br />

E DI ALTRI VELI<br />

fa: dovevamo essere anche grati,<br />

perché “c’era chi stava facendo<br />

aumenti maggiori”. Abbiamo<br />

cercato altre case: sul sito stesso<br />

dell’Università apparivano offerte<br />

di appartamenti in affitto a<br />

1500 euro. Un giorno abbiamo<br />

trovato una casa al prezzo dell'anno<br />

precedente. <strong>Il</strong> padrone del<br />

palazzo però ci ha chiamati per<br />

dirci che la protezione civile gli<br />

aveva offerto 200 euro al mese in<br />

più se avesse destinato la casa ai<br />

residenti invece che agli studenti!<br />

Tanti studenti <strong>com</strong>e noi sono<br />

morti la notte del 6 Aprile. Avevano<br />

una storia. Avevano dei sogni.<br />

Noi siamo i sopravvissuti, e<br />

chiediamo alle istituzioni, che reputano<br />

che i “re s i d e n t i ” hanno il<br />

diritto di essere supportati,<br />

mentre i “domiciliati” no: “Pe r<br />

quale motivo il nostro dolore<br />

merita meno rispetto di quello<br />

degli altri?”<br />

Noemi Alagia<br />

Forse ci meritiamo<br />

Silvio Berlusconi<br />

Ieri sera l'ennesima arguta puntata<br />

di Blob mi ha fatto aprire gli<br />

occhi: e se ce lo meritassimo il<br />

buon Silvio?<br />

Se ad avere successo in Italia sono<br />

trasmissioni in cui mentecatti<br />

vanno a perdere ogni forma di dignità<br />

davanti a milioni di persone,<br />

oppure programmi dove si parla<br />

della dieta di una starletta, allora,<br />

forse, un Berlusconi è proprio<br />

quello che fa al caso nostro.<br />

Quell'uomo è un genio, è ricco, è<br />

potente, ha 70 anni, va con donne<br />

bellissime e riesce anche a farsi<br />

passare <strong>com</strong>e vittima di oscuri<br />

<strong>com</strong>plotti ad opera di non si sa<br />

bene chi.<br />

Forse questo paese, in balia di un<br />

IL FATTO QUOTIDIANO<br />

via Orazio n. 10 - 00193 Roma<br />

l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t<br />

ma vero, da soldi italiani, previo voto del<br />

parlamento italiano). Ergendosi fiero su questo<br />

crescente tumulo di vittime, il ministro<br />

dell’Interno Maroni, conscio del fatto che<br />

elezioni regionali molto importanti per la Lega<br />

sono vicine, annuncia ogni due giorni “Un<br />

nuovo giro di vite” (<strong>Il</strong> titolo è del “Giornale”, che<br />

sa, 5 ottobre 2009). Forse è la Carfagna che<br />

dovrà indossare qualche tipo di velo o di burqa,<br />

altrimenti con che faccia si presenterà a<br />

persone escluse dagli ospedali, dalle scuole,<br />

dalle case, dal lavoro (salvo il lavoro in nero,<br />

che va fortissimo), per chiedere ai senza potere<br />

di osservare una regola (farsi vedere, che in se<br />

sarebbe logica e normale) da parte di un<br />

potere che le regole le ha violate e le viola<br />

tutte, dalla Carta dei diritti dell’uomo alla<br />

Costituzione italiana? Chi non fosse crudele e<br />

cinico o totalmente in<strong>com</strong>petente, saprebbe<br />

che l’integrazione è un capolavoro di civiltà che<br />

si realizza insieme,chi arriva e chi accoglie.<br />

Solo dopo si diventa grandi paesi (vedi<br />

l’America di Obama) con il merito di aver<br />

trasformato in cittadini i nuovi venuti e il diritto<br />

di chiedere a tutti l’osservanza di regole<br />

<strong>com</strong>uni. Altrimenti qualunque perseguitato da<br />

Maroni e della Lega può chiedere: “R e go l e<br />

<strong>com</strong>uni a chi?”. E anche “perché volete<br />

obbedienza e negate diritti?”<br />

Furio Colombo - <strong>Il</strong> <strong>Fatto</strong> Quotidiano<br />

00193 Roma, via Orazio n. 10<br />

l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t<br />

SECONDO TEMPO<br />

grave smarrimento ormai decennale,<br />

ha finalmente trovato colui<br />

che lo prenderà per mano e lo<br />

condurrà verso una mesta fine.<br />

Mattia Pappagallo<br />

La crisi è vera<br />

e in Sardegna si vede<br />

Scrivo da Carbonia (provincia<br />

sarda, poco nota) situata nella<br />

zona geografica definita Sulcis-Iglesiente.<br />

Volevo porre all'attenzione<br />

pubblica il problema<br />

di un'area che basa la sua economia<br />

sul <strong>com</strong>mercio e sull'industria<br />

(oltre che sul turismo, durante<br />

l'estate). Proprio l'industria<br />

fa da perno dell'economia<br />

col polo industriale sito in Portoscuso<br />

(CI), il problema è che<br />

molte fabbriche hanno temporaneamente,<br />

alcune definitivamente,<br />

chiuso i battenti a causa della<br />

"crisi". La stessa crisi che è vista<br />

<strong>com</strong>e solo “psicologica” dal nostro<br />

presidente del Consiglio.<br />

Sono figlio di un operaio che è in<br />

cassaintegrazione da aprile, una<br />

fortuna nella sfortuna in quanto<br />

molti altri lavoratori (soprattutto<br />

delle imprese di appalto) non<br />

hanno nemmeno il sussidio mensile<br />

per tirare avanti. In ogni caso<br />

la cassa integrazione di mio padre,<br />

che lavora all'Eurallumina, è<br />

garantita fino a marzo, mese in<br />

cui scadrà l'anno di chiusura "tecnico".<br />

Cosa succederà? Gli operai,<br />

lasciati soli da qualsivoglia<br />

rappresentante, cercano di muoversi,<br />

ma sembra tutto inutile.<br />

L'on. Cappellacci si è dimostrato<br />

più interessato a buttare cemento<br />

sulle coste che a salvaguardare<br />

il lavoro dei cittadini. Cappellacci<br />

inoltre è evanescente, marionetta<br />

posta lì dal piccolo giostraio di<br />

Arcore. La situazione è nerissima,<br />

e per il resto d'Italia la nostra<br />

crisi sembra non esistere.<br />

Luigi Floris<br />

Che fine ha fatto<br />

il Corriere della Sera<br />

<strong>Il</strong> Corriere sta bene? Severgnini<br />

dice di sì, e sarà certamente informato,<br />

ma da osservatore<br />

IL FATTO di ieri 15 Ottobre 1975<br />

“Una specie di covo della cultura di genere”. Così Luisa<br />

Muraro, decana del pensiero femminile in Italia, ha di<br />

recente definito la storica “Libreria delle donne”, quello<br />

speciale negozio aperto nel ‘75 a Milano, a due passi dal<br />

Duomo, dalle “ragazzacc e” dei collettivi eretici di via<br />

Cherubini e via Mancinelli. Laboratorio politico destinato<br />

alla vendita di libri scritti solo da donne, ma anche<br />

pensatoio, luogo di scambio di idee e progetti al femminile,<br />

all’ombra di grandi scaffali, un po’ memoria storica del<br />

femminismo, un po’ raccolta in progress di novità editoriali<br />

del “sesso altro”. Niente a che vedere con una strana<br />

riserva indiana. Anche se nel ’75 delle lotte per i diritti civili<br />

- divorzio, aborto, diritto di famiglia – l’idea di uno spazio<br />

collettivo non regolato dagli interessi maschili, era stata<br />

letta <strong>com</strong>e qualcosa di sovversivo, protestatario e sessista.<br />

Oggi, a oltre trenta’anni da quella sfida, la libreria<br />

milanese, coi suoi 10000 titoli, le sue 3000 autrici, la nuova<br />

sede con le vetrine animate da una striscia della vignettista<br />

Pat Carra, è ancora il simbolo della mission culturale di<br />

allora. “Le donne – per dirla sempre con Luisa Muraro –<br />

hanno saputo tener botta.”<br />

Giovanna Gabrielli<br />

L’abb o n at o<br />

del giorno<br />

GABRIELE LANZI<br />

Gabriele, 52 anni, insieme<br />

a Morena ha due ragazzi<br />

che frequentano<br />

l’università, Fabio e Milo.<br />

Possiede quattro bar A<br />

Magreta (frazione di<br />

Formigine). Per un mese ha<br />

pagato l’edicolante perché<br />

ad ogni bar facesse<br />

pervenire anche una copia<br />

del <strong>Fatto</strong>. Scrive:<br />

"Attendevo da tempo la<br />

nascita di un giornale senza<br />

censure o<br />

condizionamenti.<br />

Bisogna<br />

u s c i re<br />

dal<br />

l e t a r go<br />

mentale!”<br />

Raccontati<br />

e manda<br />

una foto a:<br />

a bb o n a t o d e l g i o r n o @<br />

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t<br />

esterno non ne sarei così sicuro.<br />

A parte le tirature - la Repubblica<br />

li ha abbondantemente superati -<br />

mi pare che il Corriere con il suo<br />

filoberlusconismo terzista abbia<br />

perso, e stavolta per sempre, la<br />

sua autorevolezza. E questo perché,<br />

e credo sia innegabile, il<br />

Corriere è <strong>com</strong>pletamente isolato<br />

dal mondo e nel mondo. Tutti<br />

i giornali del mondo sanno che<br />

in Italia c'è una anomalia, e che<br />

questa anomalia è grave. <strong>Il</strong> Corriere<br />

continua ostinatamente a<br />

negarlo, insieme ai giornali di<br />

proprietà del presidente del<br />

Consiglio. Purtroppo sembra<br />

che il berlusconismo abbia forgiato<br />

un nuovo Corriere, meno<br />

ambizioso, meno europeo, più limitato,<br />

più modesto, arroccato<br />

sulle piccolezze italiane, ricattato<br />

dal demiurgo televisivo.<br />

Marco Demmini<br />

<strong>Il</strong> governatore Draghi<br />

e la mia pensione<br />

<strong>Il</strong> Governatore della Banca d’Italia,<br />

Mario Draghi, <strong>com</strong>e molti è<br />

pronto a decidere delle sorti di<br />

milioni di italiani riguardo all'età<br />

in cui si potrà andare in pensione.<br />

Non sto qui a ribadire le solite<br />

cose che questi signori dovrebbero<br />

considerare. Anzi, qualcosa<br />

lo ricordo, perchè credo che dovreste<br />

<strong>com</strong>inciare a ragionare tenendo<br />

in considerazione i problemi<br />

veri, i problemi della gente,<br />

le nostre vite. Non le realtà fittizie<br />

che immaginate quando parlate<br />

di noi. Allora credo che chi<br />

decide per noi dovrebbe mettersi<br />

nei nostri panni.Provassero loro<br />

(industriali, politici, classe dirigente<br />

e lacchè vari) a lavorare<br />

veramente per 40 anni per 8 ore<br />

anzichè passare il loro tempo fra<br />

colazioni e pranzi di lavoro, convegni<br />

e congressi o altre amenità<br />

simili che servono solo a spendere<br />

i nostri soldi. Provassero,<br />

quando prendono queste decisioni,<br />

a tornare a fare una vita<br />

normale <strong>com</strong>e la nostra, sperimentando<br />

le decisioni che prendono<br />

quando stanno sui pulpiti.<br />

Ho cercato di protestare con la<br />

Banca d’Italia, ma nessuno risponde.<br />

Ho cercato di contattare<br />

il governatore Draghi, ma non<br />

c’è nemmeno un indirizzo mail<br />

per scrivergli. Grazie,<br />

Barbara P.<br />

Diritto di Replica<br />

Per un errore redazionale, il corsivo<br />

di pagina 13 dell’edizione di<br />

ieri, mercoledì 14 ottobre, del<br />

<strong>Fatto</strong>, è stata firmata da Gianni<br />

Perrelli invece che da Gianni<br />

Marsilli: ce ne scusiamo con gli int<br />

e re s s a t i .<br />

Direttore responsabile<br />

Antonio Padellaro<br />

Caporedattore Nuccio Ciconte e Vitantonio Lopez<br />

Progetto grafico Paolo Residori<br />

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