Il Fatto quotidiano - Funize.com
Il Fatto quotidiano - Funize.com
Il Fatto quotidiano - Funize.com
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
pagina 18 Giovedì 15 ottobre 2009<br />
PIAZZA GRANDE<br />
Costituzione, articolo 4: il lavoro<br />
di Lorenza Carlassare<br />
Repubblica riconosce<br />
a tutti i cittadini il<br />
diritto al lavoro e pro- “La<br />
muove le condizioni<br />
che rendono effettivo questo<br />
diritto. Ogni cittadino ha il dovere<br />
di svolgere, secondo le<br />
proprie possibilità e la propria<br />
scelta un’attività o una funzione<br />
che concorra al progresso<br />
materiale o spirituale della società”.<br />
Del lavoro si parla fin dal primo<br />
articolo della Costituzione -<br />
L’Italia e una Repubblica democratica<br />
fondata sul lavoro - il cui<br />
significato polemico è chiaro: il<br />
criterio prevalente per il riconoscimento<br />
della dignità morale<br />
e sociale dei cittadini dev’es -<br />
sere il lavoro, non la proprietà<br />
<strong>com</strong>e nelle Costituzioni liberali<br />
dell’800 che la definivano un diritto<br />
sacro e inviolabile. L’art.4 -<br />
collocato tra i principi costituzionali<br />
subito dopo i diritti della<br />
persona e l’eguaglianza (articoli<br />
2 e 3) che ne sono il presupposto<br />
- ha il significato di dichiarare<br />
la rilevanza costituzionale<br />
del lavoro ( <strong>com</strong>e ha riconosciuto<br />
la stessa Corte costituzionale).<br />
Per questo, nel suo stretto<br />
legame con l’art.1, illumina<br />
di senso l’intero sistema: il lavoro<br />
è posto <strong>com</strong>e elemento informatore<br />
dell’ordinamento .<br />
Benché non si tratti “di un diritto<br />
già assicurato e provvisto<br />
di azione giudiziaria” <strong>com</strong>e si<br />
legge nella Relazione al progetto<br />
di Costituzione, il diritto al lavoro<br />
non è mera affermazione<br />
retorica ma ha conseguenze<br />
giuridiche precise, la prima già<br />
espressamente indicata<br />
nell’art.4 : la Repubblica deve<br />
promuovere le condizioni che<br />
rendono effettivo questo diritto.<br />
E’ l’indicazione di un fine da<br />
perseguire, che vincola lo Stato,<br />
le Regioni e tutti gli enti in<br />
cui la Repubblica si articola.<br />
L’art.4 ha funzione di criterio<br />
generale direttivo e interpretativo,<br />
indicando quali devono essere<br />
i criteri degli interventi<br />
pubblici, indirizzando l’attività<br />
dei pubblici poteri ad attuare<br />
una politica di piena occupazione.<br />
P<br />
er la Corte costituzionale<br />
(sentenza n.61 del 1965)<br />
dall’art.4 si ricava che il diritto<br />
al lavoro è un “fondamentale diritto<br />
di libertà della persona<br />
umana che si estrinseca nella<br />
scelta e nel modo di esercizio<br />
dell’attività lavorativa” . E ciò<br />
<strong>com</strong>porta, per quanto riguarda<br />
lo Stato, da una parte il divieto<br />
di creare o lasciar sussistere<br />
norme che pongano limiti discriminatori<br />
a tale libertà o la<br />
rinneghino; dall’altra l’o bbl i go<br />
“di indirizzare l’attività dei pubblici<br />
poteri…alla creazione di<br />
condizioni economiche, sociali<br />
e giuridiche che consentano<br />
l’impiego di tutti i cittadini idonei<br />
al lavoro”. Un obbligo giuridico<br />
che dovrebbe concretarsi<br />
in una politica di sviluppo<br />
economico indirizzata alla creazione<br />
di posti di lavoro, in una<br />
politica in grado di determinare<br />
“una situazione di fatto tale da<br />
aprire concretamente alla generalità<br />
dei cittadini la possibi-<br />
Strag i<br />
e menzogne<br />
di Luigi Li Gotti*<br />
In tutta la vicenda nebulosa<br />
della strage di via D’Amelio,<br />
ciò che mi lascia perplesso,<br />
è il silenzio durato 17 anni<br />
su alcuni importanti snodi. Sino<br />
al luglio del 2009, i dati conosciuti<br />
erano:<br />
a) l’esistenza di una “t ra t t a t i va ”<br />
dello Stato con Cosa Nostra con<br />
annesso “papello” di richieste<br />
di Salvatore Riina per far cessare<br />
l’aggressione stragista;<br />
b) l’inizio della trattativa il 5 agosto<br />
1992 (incontro di Mori con<br />
Ciancimino) e, quindi, dopo la<br />
strage di via D’Amelio (19 luglio<br />
1992). Circostanza riferita da<br />
Mori e, esclusione conseguenziale<br />
di conoscenza da parte di<br />
Paolo Borsellino di una trattativa<br />
ancora inesistente. Peraltro<br />
lo stesso generale Mori, deponendo<br />
nel processo, a Caltanissetta,<br />
per la strage, aveva riferito<br />
che aveva incontrato Paolo Borsellino<br />
il 25 giugno 1992 (nella<br />
caserma Carini a Palermo), e<br />
che qualora avesse già avviato<br />
L’occupazione<br />
oltre che<br />
un diritto sociale,<br />
è una libertà<br />
individuale<br />
in cui rientra<br />
la scelta dell’attività<br />
e si concretizza<br />
nella libertà<br />
di accesso<br />
al mercato<br />
una “t ra t t a t i va ”, ne avrebbe sicuramente<br />
parlato con Borsellino.<br />
Non avendone parlato (e<br />
non avendolo più incontrato),<br />
significò che la trattativa fu succ<br />
e s s i va ;<br />
c) l’esclusione da parte del Ministro<br />
dell’Interno, Vincenzo<br />
Scotti, rimasto in carica fino al<br />
30 giugno 1992 (dal 1° luglio<br />
venne sostituito da Nicola Mancino)<br />
di aver mai saputo di “trat -<br />
t a t i ve ” e di essere per lui un mistero<br />
la ragione della sua sostituzione<br />
con Mancino (deposizione<br />
resa a Caltanissetta nel<br />
processo per la strage di via<br />
D’Amelio);<br />
d) l’esclusione da parte del subentrante<br />
Ministro dell’Inter -<br />
no, Nicola Mancino, di conoscenza<br />
di “t ra t t a t i ve ” e il suo<br />
non ricordo dell’incontro, al Viminale,<br />
con Paolo Borsellino, il<br />
1° luglio 1992.<br />
Essendo questi i fatti salienti conosciuti,<br />
in tutti questi anni e a<br />
lungo, si è discusso nel tentativo<br />
di dare certezza all’epoca<br />
dell’inizio della “t ra t t a t i va ”: sul<br />
lità di procurarsi un posto di lavo<br />
ro ” , ha detto ancora la Corte<br />
costituzionale ( sent. n. 105 del<br />
1963).<br />
<strong>Il</strong> lavoro dunque oltre che un diritto<br />
sociale che <strong>com</strong>porta per<br />
lo Stato l’obbligo di intervenire<br />
nel mercato del lavoro, è una libertà<br />
individuale in cui rientra<br />
la scelta dell’attività lavorativa e<br />
si concretizza nella libertà di accesso<br />
al lavoro, nella pretesa a<br />
che le offerte di lavoro siano<br />
aperte a tutti in modo eguale,<br />
senza discriminazioni che non<br />
siano quelle derivanti dalla capacità<br />
e/o dalla preparazione<br />
specifica richiesta dal tipo di attività<br />
.<br />
T<br />
utti siamo interessati: “lavo -<br />
ro di tutti, non solo manuale,<br />
ma in ogni sua forma di espressione<br />
umana”, fu subito chiarito<br />
. <strong>Il</strong> lavoro si esplica non soltanto<br />
nelle sue forme materiali<br />
“ma anche in quelle spirituali e<br />
morali che contribuiscono allo<br />
sviluppo della società”. L’am -<br />
piezza del concetto di lavoro risulta<br />
evidente dal <strong>com</strong>ma 2 dello<br />
stesso art.4 dove si parla del<br />
‘d ove re ’ di lavorare, e si afferma<br />
che ogni cittadino ha il dovere<br />
di svolgere “un’attività o una<br />
funzione che concorra al progresso<br />
materiale o spirituale<br />
della società”. Concorrere a tale<br />
progresso significa adempiere<br />
un obbligo di solidarietà : è<br />
sempre il concetto espresso nei<br />
l<br />
LA STECCA di I N D RO<br />
Ho fatto mia una regoletta<br />
insegnatami – s’immagini<br />
un po’ – dal Maresciallo<br />
Pétain: “Quando<br />
non sai qual è<br />
la via del dovere,<br />
scegli la più<br />
diff icile”<br />
(«Corriere della sera»,<br />
29 aprile 1996)<br />
prima o dopo la strage di via<br />
D’Amelio e, quindi, se l’accele -<br />
razione dell’esecuzione della<br />
strage, fosse da collegare alla<br />
“t ra t t a t i va ”, ossia ad una ferma<br />
opposizione di Paolo Borsellino<br />
di trattare con gli assassini di<br />
Giovanni Falcone. Insomma<br />
l’eventuale ostilità di Borsellino,<br />
avrebbe potuto indurre Cosa<br />
Nostra ad eliminare l’ostaco -<br />
lo Borsellino. Improvvisamente,<br />
nell’estate di quest’anno, è<br />
ri<strong>com</strong>parsa la memoria:<br />
a) parla Claudio Martelli (Mini-<br />
Claudio Martelli (FOTO ANSA)<br />
SECONDO TEMPO<br />
precedenti articoli che ritorna;<br />
la solidarietà , la pari dignità sociale,<br />
lo sviluppo della persona<br />
in condizioni di eguaglianza<br />
trovano nel lavoro un mezzo<br />
potente per rimuovere gli ostacoli<br />
che, di fatto, impediscono<br />
la partecipazione di tutti i lavoratori<br />
all’organizzazione politica,<br />
economica e sociale del Paese(<br />
art.3).<br />
La parte finale dell’articolo 4<br />
fornisce un altro chiarimento<br />
importante: ciascuno ha il dovere<br />
di esercitare un’attività lavorativa<br />
“secondo le proprie<br />
possibilità e la propria scelta”.<br />
In Assemblea Costituente si insistette<br />
molto su queste parole,<br />
ad evitare che si pensasse<br />
all’imposizione di un lavoro obbligatorio:<br />
”l’Assemblea vuole<br />
fare soltanto un’affer mazione<br />
morale e politica che non <strong>com</strong>porta<br />
vincoli e coazioni per il<br />
cittadino”.<br />
L’art.4 <strong>com</strong>prende il diritto alla<br />
conservazione del posto di lavoro?<br />
Se il diritto al lavoro non è<br />
il diritto ad ottenere un’occupa -<br />
zione, “ciò non esclude che per<br />
i rapporti già costituiti si imponga<br />
un’adeguata protezione<br />
del lavoratore nei confronti del<br />
datore di lavoro” (sent. n.45/<br />
1965). Dopo questa ed altre<br />
precedenti sentenze della Corte<br />
costituzionale , la disciplina<br />
dei licenziamenti è cambiata: la<br />
libertà di recedere dal rapporto<br />
di lavoro a tempo indeterminato<br />
salvo preavviso, è divenuta<br />
del tutto residuale. Che dire oggi<br />
di fronte alla situazione del lavoro?<br />
Tra le varie norme che lo<br />
tutelano, mi sembra necessario<br />
ricordarne una, <strong>com</strong>e conseguenza<br />
diretta del lavoro <strong>com</strong>e<br />
diritto, l’art.36 : in caso di disoccupazione<br />
involontaria, i lavoratori<br />
“hanno diritto che siano<br />
preveduti e assicurati mezzi<br />
adeguati alle loro esigenze di vita”.<br />
Adeguati, s’intende: e se<br />
ogni tanto i nostri governanti se<br />
ne ricordassero?<br />
stro della Giustizia<br />
nel periodo stragista<br />
del 1992) di<br />
una trattativa conosciuta<br />
e<br />
dell’estromissio -<br />
ne di Scotti (e sostituzione<br />
con<br />
Mancino) proprio<br />
a causa della posizione<br />
“d u ra ” as -<br />
sunta da questi<br />
b) anche Vincenzo<br />
Scotti ha, nel<br />
2009, ricordi vaghi<br />
di una “trattati -<br />
va ”.<br />
c) Si dice certo<br />
Martelli del fatto<br />
che Paolo Borsellino<br />
venne subito<br />
informato della<br />
“t ra t t a t i va ” e, a sostegno,<br />
richiama il<br />
ricordo di Liliana<br />
Ferraro (che al Ministero della<br />
Giustizia, aveva preso il posto di<br />
Giovanni Falcone), che ricevette,<br />
all’uopo, la visita del capitano<br />
De Donno, che le riferì dei<br />
contatti con Ciancimino e della<br />
richiesta di Cosa Nostra di copertura<br />
politica della “trattati -<br />
va ”.<br />
d) Colloca Martelli, con certezza,<br />
la conoscenza della trattativa<br />
al 23 giugno 1992 (trigesimo<br />
dell’uccisione di Giovanni Falcone);<br />
e) Non centrale, ma certamente<br />
nordisti É di Gianni Barbacetto<br />
QUI FRANA TUTTO<br />
M<br />
essina ha seppellito i suoi morti e la sciagura che l’ha<br />
colpita sta per essere dimenticata, fino alla prossima<br />
alluvione. Restano il disastro del territorio, il vorace consumo del<br />
suolo, l’abusivismo, gli sprechi. Roba da Meridione d’Italia? No,<br />
a leggere un dossier di Legambiente sul dissesto idrogeologico<br />
della Lombardia. Nella regione più ricca del paese ci sono ben<br />
914 <strong>com</strong>uni a rischio (su 1.500 totali). Solo il 6 per cento di essi<br />
dichiara di aver provveduto a spostare su aree sicure le<br />
abitazioni, le fabbriche, gli impianti costruiti in luoghi sottoposti<br />
a pericolo frane o alluvioni: significa che il restante 94 per cento<br />
dei <strong>com</strong>uni lombardi a rischio ha ancora costruzioni che<br />
potrebbero essere investite dall’acqua e dal fango alla prossima<br />
occasione. Nel solo Oltrepò pavese sono state censite ben 3.400<br />
frane che minacciano un territorio fragile e <strong>com</strong>promesso,<br />
governato da amministrazioni impreparate. La Valtellina, poi, è<br />
un caso da manuale. Qui le frane censite sono addirittura 6.954,<br />
ma la prevenzione lascia molto a desiderare, argomenta il<br />
presidente di Legambiente Lombardia, Damiano Di Simine. Ha<br />
una buona organizzazione di protezione civile, la Lombardia,<br />
pronta a intervenire rapidamente in caso di disastri; ma il<br />
problema è non farli accadere, i disastri, mettendo in sicurezza<br />
un territorio minato dall’incuria, dall’abbandono, dal cemento.<br />
E pensare che proprio in Valtellina la natura ha già mandato, in<br />
passato, un terribile segnale. Era il luglio 1987 quando, dopo<br />
quattro giorni di pioggia, il fiume Adda uscì dagli argini in più<br />
punti e centinaia di frane minarono il territorio e fecero<br />
straripare i torrenti. La frana più grave, in Valpola, scaraventò 40<br />
milioni di metri cubi di terra e fango, alla velocità di 400<br />
chilometri all’ora, sugli abitati di Sant’Antonio Morignone e<br />
Aquilone. Ci furono 35 morti, nonostante i due paesi fossero già<br />
stati evacuati. I detriti crearono uno sbarramento alto 50 metri<br />
che bloccò il flusso dell’Adda e creò un lago che minacciò a lungo<br />
la valle sottostante, con il pericolo di un effetto Vajont. Alla fine,<br />
il bilancio fu di 53 vittime e 4 mila miliardi di lire di danni.<br />
D<br />
a allora, la politica lombarda si è apparecchiata una ricca<br />
tavola in cui sono stati spartiti 1.500 milioni di euro. Nel<br />
1990 è stata approvata, su misura, la cosiddetta “legge<br />
Va l t e l l i n a ” che, gestita poi dalla Regione di Roberto Formigoni, è<br />
servita a distribuire soldi con meno controlli, in nome<br />
dell’emergenza. Ne hanno beneficiato le amministrazioni della<br />
provincia di Sondrio, ma anche (per il 20 per cento) di Bergamo,<br />
Brescia, Como e Lecco. Alla prima Repubblica è succeduta la<br />
seconda, le amministrazioni democristiane e socialiste sono<br />
state sostituite da quelle di Forza Italia e della Lega, ma il<br />
banchetto è proseguito senza scosse. Come ha ricordato Luigi<br />
Corvi sul Corriere, dopo 22 anni dalla sciagura della Valtellina e<br />
dopo 1.500 milioni di denaro pubblico speso, il territorio<br />
regionale resta fragile e ancora a rischio. Per mettere in<br />
sicurezza la frana del Ruinon, in Valfurva, oggi non c’è neppure<br />
un euro a disposizione. Idem per la frana di Spriana, che<br />
continua a minacciare Sondrio, malgrado lavori che sono durati<br />
ve n t ’anni (il cantiere è stato chiuso nel 2008 per mancanza di<br />
fondi). In <strong>com</strong>penso i soldi dell’emergenza Valtellina sono stati<br />
impiegati per opere <strong>com</strong>e il Casinò di San Pellegrino, in<br />
provincia di Bergamo oppure per la creazione di un «sentiero<br />
ornitologico» a Rasura, provincia di Sondrio. Non hanno niente<br />
da dire a proposito i buoni amministratori leghisti che criticano –<br />
giustamente – gli sprechi, i favoritismi, le leggi speciali e i<br />
finanziamenti a pioggia che irrorano il Sud?<br />
neanche marginale,e, <strong>com</strong>unque<br />
inquietante, si colloca anche<br />
una intervista di Arlacchi<br />
(27 luglio 2009 a La Stampa) che<br />
appare dubbioso sull’i n c o n t ro<br />
Borsellino-Mancino il 1° luglio<br />
1992 (incontro invece annotato<br />
sull’agenda grigia – quella rossa<br />
è sparita - di Borsellino e testimoniato<br />
da terzi) e ponendosi,<br />
invece lui, quale la persona che<br />
Borsellino avrebbe incontrato<br />
quel 1° luglio (ma non c’è traccia<br />
nell’agenda). Arlacchi ci dice<br />
anche che Borsellino era<br />
tranquillo (ma sappiamo da plurime<br />
fonti che invece era estremamente<br />
preoccupato e sappiamo,<br />
per testi, che Paolo Borsellino,<br />
in quel contesto temporale,<br />
e capendo che si avvicinava<br />
il “suo momento”, disse di essere<br />
stato tradito da chi si era fidato).<br />
Sempre Arlacchi riferisce<br />
del forte impegno del Ministro<br />
Nicola Mancino, per l’esito del<br />
maxiprocesso a Cosa Nostra<br />
(ma la sentenza del maxiprocesso<br />
è del 30 gennaio 1992, mentre<br />
Mancino divenne Ministro<br />
dell’Interno, dopo 7 mesi, ossia<br />
il 1° luglio). Inoltre, è strana, la<br />
sua affermazione su “f ra n ge<br />
marginali dello Stato che remavano<br />
contro, facevano trattative<br />
e papelli” e riferisce “di tre o<br />
q u a t t ro ” trattative, definendole<br />
anomalie delle quali parlava settimanalmente<br />
con Falcone e<br />
Borsellino, ma probabilmente<br />
non conosciute da altri, oltre<br />
che da lui! Ebbene. Ma perché<br />
per 17 anni è s<strong>com</strong>parsa la memoria<br />
e ora, nell’estate-autunno<br />
del 2009, affiorano tanti, e così<br />
importanti, ricordi? Le verità<br />
del 2009, sono l’altra faccia della<br />
menzogna degli anni precedenti<br />
e dei non ricordo. O, anche,<br />
il contrario. Sbrogliare questa<br />
intricata matassa, non sarà<br />
<strong>com</strong>pito facile. La sensazione di<br />
torbido è l’unica cosa certa.<br />
Qualcuno, pur in ritardo, potrà<br />
avvicinarci alla verità, altri continuano<br />
a intorbidire le acque.<br />
Siamo tornati ai “pupi e pupari”.<br />
Dobbiamo dare un volto agli uni<br />
e agli altri.<br />
(*senatore Italia dei Valori)<br />
Ma perché<br />
per 17 anni<br />
è s<strong>com</strong>parsa<br />
la memoria<br />
e ora affiorano<br />
tanti,<br />
e così importanti,<br />
r i c o rd i ?<br />
Le verità del 2009<br />
sono l’altra faccia<br />
delle bugie passate?