Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari
Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari
Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Mi sentii improvvisamente a disagio: “<strong>Dove</strong> vuoi andare con quelle<br />
quattro fotografie da turista? Adesso si staranno facendo una grassa<br />
risata…”.<br />
Quando tornò, avevo già indossato la giacca, pronto a un veloce<br />
congedo. Invece mi fece accomodare in un’altra saletta.<br />
«Ho parlato con <strong>gli</strong> altri dell'ufficio, per noi vai bene, hai un look<br />
attuale, puoi lavorare» mi disse «Chiaramente devi farti fare delle foto<br />
da un fotografo di moda, per iniziare. Ti fissiamo noi<br />
l’appuntamento».<br />
Ci fu un attimo di silenzio. Ero intimorito. Improvvisamente mi<br />
era stata aperta la porta a cui avevo bussato, ma non sapevo ancora<br />
dove stavo entrando.<br />
«E quanto mi verrebbe a costare il test?» domandai<br />
Il primo test, con cui comporre il book di presentazione, costava<br />
duecentocinquanta euro, mi disse. Avrei poi dovuto spendere altri<br />
cento euro per i primi composit, dei cartoncini plastificati da lasciare<br />
ai clienti durante i casting come bi<strong>gli</strong>etti da visita, dove erano<br />
stampate le mie foto più significative e tutte le misure. Ed ero pronto<br />
per lavorare.<br />
«E non ci sono corsi di posa, o altre cose da fare?» chiesi,<br />
avendone sentito parlare.<br />
«Noi siamo un agenzia seria» mi rispose, «non proponiamo corsi,<br />
sono solo cazzate. O sei fotogenico o non lo sei. E a noi, dalle foto<br />
che ci hai mandato, sembra di sì».<br />
Mi guardò, cercando un segno di approvazione che tardava a<br />
venire.<br />
«E se faccio queste foto test voi mi prendete di sicuro?».<br />
Allargò le braccia. «Bisogna vederle, chiaro, ma se te le facciamo<br />
fare è perché per noi puoi lavorare, te l’ho già detto»<br />
Si era un po’ indispettito per tutte quelle domande.<br />
«Io ora devo andare, ti lascio il mio bi<strong>gli</strong>etto da visita. Tu pensaci<br />
con calma, se sei interessato mi chiami e fissiamo l’appuntamento col<br />
fotografo».<br />
Due giorni dopo mi trovavo in un appartamento del centro, dove<br />
in un’ampia camera era stato allestito il set fotografico: un grosso<br />
rullo di carta srotolato che copriva la parete, qualche luce<br />
43<br />
posizionabile, due pannelli di polistirolo appoggiati al muro, un tavolo<br />
per appoggiare l’attrezzatura. Nulla di quanto avevo immaginato,<br />
suggestionato da chissà quale film, ma in quell’ambiente semplice,<br />
essenziale, mi trovai presto a mio agio. Si respirava intimità.<br />
«Se vuoi fumare, fai pure» mi disse il fotografo dopo avermi<br />
preparato il caffè.<br />
Era un ragazzo brasiliano, dall’abbi<strong>gli</strong>amento piuttosto eccentrico.<br />
Mi mostrò alcuni suoi servizi pubblicati su delle riviste di settore.<br />
«Proveremo diversi look oggi, alterneremo foto in bianco e nero,<br />
foto a colori, primi piani, figure intere. Un lavoro completo, cercando<br />
una storia, ok?».<br />
Annuii col capo, nonostante non mi fosse chiaro il discorso della<br />
“storia” di cui tanto mi parlava.<br />
«L’importante è che tu sia naturale quando posi, ok? Devi tenere il<br />
viso rilassato. Tutto qui, poi di volta in volta di darò io le indicazioni,<br />
ok?».<br />
«Ok».<br />
«Vuoi un po’ di musica?».<br />
Iniziò col truccarmi: imbarazzato, lasciai che mi passasse del<br />
fondotinta sul viso, apportando poi delle aggiunte di colore col dito,<br />
che intingeva nella tavolozza. Poi ci portammo in un’altra camera,<br />
adibita a guardaroba, e si mise a spulciare tra centinaia di vestiti. Ne<br />
sce<strong>gli</strong>eva alcuni, poi cambiava idea, in un continuo «… Provati<br />
questo, fammi vedere, no questo non va, ci vuole qualcosa…».<br />
Inventava sul momento, passando dalle giacche di pelle nere alle<br />
camicie di seta rosa, e ancora jeans strappati, cravatte variopinte,<br />
gessati, cinture di pitone, di tela, cappelli da cowboy, bombette,<br />
foulard e scarpe, decine di scarpe, dalle più classiche alle più<br />
stravaganti.<br />
Era già mezzogiorno quando iniziammo a scattare. Le tapparelle<br />
abbassate, le luci posizionate dopo infiniti controlli all’esposimetro, la<br />
macchina fotografica sul piedistallo col rullino inserito.<br />
«Stai rilassato, relax, ok? Le braccia libere. Gli occhi un pelo più<br />
socchiusi. Perfetto, rimani così!».<br />
Rimasi subito affascinato dall’atmosfera che si creò: i flash accanto<br />
a ogni scatto con quel loro suono particolare, le note stucchevoli di<br />
44