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Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari

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treno?».<br />

«Sì».<br />

«A che ora arrivi?».<br />

«In mattinata. L’ora precisa non me la ricordo. Domani ti chiamo<br />

e ci organizziamo bene…».<br />

«Devo mettermi subito al lavoro! Se vedessi il casino che ho<br />

intorno!».<br />

«Porto anche il costume da bagno, così se è bello andiamo al<br />

mare!».<br />

L’idea le piacque. Parlavamo e già mi immaginavo in spiaggia con<br />

lei, a passeggiare sul bagnasciuga, raccontandoci le disavventure<br />

dell’estate. E come le impronte che lasciavamo alle nostre spalle, tutte<br />

le nostre incomprensioni, tutte le sofferenze, si sarebbero addolcite,<br />

parola dopo parola, passo dopo passo, fino a scomparire.<br />

Il giorno dopo è ancora al telefono che corre la mia vita. Ma<br />

adesso non c’è più l’ansia di ristabilire un contatto, non ci sono più<br />

lunghi sospiri, il mio dito scivola velocemente su quel tasto verde. Ho<br />

in mano un fo<strong>gli</strong>etto con <strong>gli</strong> orari dei treni, dovrò prendere l’espresso<br />

notturno se vo<strong>gli</strong>o giungere a Roma di mattina. E’ un viaggio<br />

scomodo, lungo, ma nella mia immaginazione si è già fatto pittoresco.<br />

Il suo «ciao» mi arriva dopo diversi squilli, ed è un ‘ciao’ diverso<br />

dal giorno prima, è sbiadito, spento.<br />

«Ciao! Come stai?» e la mia voce allegra stona quasi.<br />

«Non sto molto bene…».<br />

«Come mai?».<br />

E adesso sono sceso di qualche tono anch’io.<br />

«Sono sorti un po’ di problemi…».<br />

«Mi dispiace…» .<br />

Ma adesso non ho vo<strong>gli</strong>a di sentirli i suoi problemi, adesso non ho<br />

vo<strong>gli</strong>a.<br />

«Senti, io arrivo in stazione alle nove».<br />

«Alle nove arrivi…» e la sua voce scivola in un lungo silenzio.<br />

«Che allegria… Non te ne frega nulla che scendo?».<br />

Fa un lungo sospiro, quasi per darsi forza. Ed è una stretta al<br />

cuore.<br />

«È un casino... non ho finito ancora il trasloco... poi<br />

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probabilmente dovrò lavorare anche nei prossimi giorni, ho avuto un<br />

sacco di spese ultimamente, mi servono soldi…».<br />

“Bugiarda!”.<br />

«Questo ieri non me lo avevi detto!».<br />

La sento respirare con affanno.<br />

“Manu, cosa ti sta succedendo?”.<br />

Cerco di stare calmo, non ho vo<strong>gli</strong>a di lasciarla fuggire<br />

nuovamente.<br />

«Comunque non preoccuparti. Per il trasloco ti posso dare una<br />

mano, e quando lavori andrò in giro per Roma, ho anche alcuni amici<br />

che non vedo da tempo…».<br />

«Non mi piace farti scendere per vedermi soltanto qualche ora».<br />

“Perché mi dici questo?”.<br />

«Io proprio non ti capisco».<br />

«Non sto bene. Non vo<strong>gli</strong>o che tu mi veda così…».<br />

«Ma che cazzo vuol dire!», e adesso ho perso la calma.<br />

Lei scoppia a singhiozzare. Mi guardo in giro, strappo una zolla<br />

d’erba, faccio un lungo respiro.<br />

«Senti Manu, io vo<strong>gli</strong>o vederti... Non importa se sorridi o sei triste.<br />

Non importa se scopiamo o meno. È tutta l’estate che non ci<br />

vediamo. E poi, scusa, è proprio nei momenti difficili che si vuole<br />

una persona accanto».<br />

È un grido soffocato il mio. Lei ha smesso di singhiozzare, ma<br />

non parla, di nuovo il suo respiro pesante.<br />

«Manu, dimmi qualcosa! Dimmi qualcosa! Lo capisci che stai<br />

buttando via tutto?».<br />

Adesso vo<strong>gli</strong>o piangere anch’io, vo<strong>gli</strong>o urlare tutta la mia<br />

disperazione. Ma cerco di contenermi.<br />

“Non posso darle questa soddisfazione”.<br />

Ormai ne faccio una questione di dignità, mi sento ferito, ferito da<br />

lei, dai sui sbalzi di umore. È rimasta soltanto la dignità da salvare.<br />

Raccolgo le forze e fingo decisione.<br />

«Hai un’altra relazione?».<br />

«No».<br />

«Senti, se tu non vuoi che scenda devi dirmelo…».<br />

Prende un lungo respiro.<br />

“No, non dirmi che non mi vuoi vedere per davvero. Non<br />

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