28.05.2013 Views

Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari

Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari

Dove danzano gli angeli - Stefano Emanuele Ferrari

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

dire, «per quella stronza di una relatrice». La discussione della tesi<br />

rinviata a data da definirsi. E forse Giuseppe non aveva neanche<br />

finito <strong>gli</strong> esami, spifferava Giacomo, conservandosi il regalo per<br />

l’evento. Vero o non vero, tutto questo non sembrava preoccuparlo<br />

più di tanto. Trangugiò un sorso di birra e ruttò: «Scusa!».<br />

Mi squillò il telefono. Non risposi subito, me ne andai in camera<br />

per evitare spiacevoli colonne sonore. Era Lara. Lara era l’unica<br />

ragazza di quell’estate con cui mi sentivo ancora di frequente, tra di<br />

noi era sbocciata un’amicizia quasi inconsapevolmente.<br />

«Complimenti! Ti ho visto in televisione, in un servizio sulle<br />

sfilate!».<br />

«Impossibile. Non ho preso neanche un lavoro».<br />

«Ma dai.. Che figura! Sembravi proprio tu!».<br />

«Non ero io».<br />

«Come stai?».<br />

«Sono nella mia nuova casetta, sto mangiando…».<br />

«No, ti avevo chiesto come stai?».<br />

«Appunto: finché un uomo ha da dormire e da mangiare non ha<br />

da disperare».<br />

Le nostre conversazioni cadevano sempre sul tragicomico;<br />

eravamo troppo distanti per rimanere seri.<br />

«Cosa ti è successo?».<br />

«Cosa non è successo. Lara, in queste sfilate non ho preso un<br />

lavoro, nulla!».<br />

«Mi dispiace. E l’università?».<br />

«Lascia perdere».<br />

Aveva toccato un altro punto dolente. Andando a iscrivermi per<br />

<strong>gli</strong> esami di febbraio avevo scoperto che le materie che avevo<br />

preparato in quei lunghi viaggi in treno erano tutte del secondo<br />

quadrimestre.<br />

«E adesso?».<br />

«Stasera vado a ballare. Domani non so. E non ho vo<strong>gli</strong>a di<br />

pensarci».<br />

Scoppiò a ridere, e io la seguii. Non c’era altro da fare.<br />

Mi raccontò di alcune sue peripezie nelle studio legale dove stava<br />

terminando il tirocinio, storie di corna al confine col reale, poi arrivò<br />

il momento di salutarci.<br />

63<br />

«Mi raccomando non scoraggiarti mai, è la regola basilare per stare<br />

al gioco!».<br />

«Parola di avvocato?».<br />

«Futuro avvocato!».<br />

Tornai in soggiorno. La pasta era fredda, Giuseppe se ne era<br />

tornato in camera, lasciando il piatto con <strong>gli</strong> avanzi sul tavolino. La<br />

birra probabilmente non l’aveva ancora finita, la botti<strong>gli</strong>a non si<br />

vedeva.<br />

Mi ero appena acceso una sigaretta quando il telefono squillò<br />

nuovamente. Era mia madre: «Ti abbiamo visto in televisione!».<br />

“Anche tu…”.<br />

C’era una foresta di gente in discoteca, in quel piccolo ambiente<br />

dalle luci soffuse e la musica sparata a tutto volume. Eravamo entrati<br />

senza problemi, saltando perfino la coda. Non era stato necessario<br />

neanche allungare i nostri composit all’ingresso, una stretta di mano<br />

ad una delle persone alla porta e ci erano stati consegnati i free pass.<br />

Era stato merito di Fabio, che adesso si era autoeletto a nostra guida<br />

itinerante. Ta<strong>gli</strong>ava la pista seguito da noialtri, lanciando sguardi alle<br />

ragazze che incrociavamo. A volte si fermava, diceva qualcosa a chi<br />

<strong>gli</strong> stava vicino, e ritornava a farsi largo tra quel carnaio.<br />

Un breve giro e ci riportammo accanto al bancone del bar, dove<br />

c’era meno confusione e si riusciva a parlare. Sopra di noi una<br />

ballerina in topless ballava la lapdance. Era tutto un culo che si<br />

muoveva su e giù, con il filo del perizoma a dividere i due mondi.<br />

«Che maiala!» commentò Nicola. Le apostrofava tutte così, le<br />

ragazze che vedeva.<br />

Una schiera di modelle ci passò di fianco; ta<strong>gli</strong>arono la pista una<br />

dietro l’altra e poi scomparvero dietro a delle tende nere.<br />

«<strong>Dove</strong> vanno quelle maiale?».<br />

«Vanno al privè» rispose la nostra guida.<br />

Si trovava in fondo alla sala. La gente si strattonava per entrarci.<br />

Scene da distribuzione del pane nel dopoguerra. Dietro a un<br />

corrimano, due buttafuori con i bicipiti tatuati in bella mostra<br />

sce<strong>gli</strong>evano di volta in volta che far passare e chi respingere, senza<br />

tanti complimenti. Le donne molto appariscenti passavano, dopo<br />

alcune veloci moine. Per <strong>gli</strong> uomini contava più il portafo<strong>gli</strong>o o<br />

64

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!